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Comunicati stampa

stefano_del_prato.jpegPatients with diabetes are particularly at risk in the case of infection with Covid-19, especially as this syndrome is often accompanied by other pathologies such as hypertension, cardiovascular disease and obesity. This is what emerges from a study carried out by 4th year residents from the Scuola di specializzazione in Endocrinologia e Malattie del metabolismo at the University of Pisa and published in Lancet Diabetes & Endocrinology. The article contains a systematic assessment of the reasons why Covid-19 implicates a worse prognosis and higher death rate, often 2 or 3 times higher, in patients with diabetes mellitus than in non-diabetic patients.

The study was carried out by Dr. Matteo Apicella, Dr. Maria Cristina Campopiano, Dr. Michele Mantuano and Dr. Laura Mazoni, coordinated by Dr. Alberto Coppelli (Section of Diabetes and Metabolic Diseases of the AOUP) and by Professor Stefano Del Prato (photo on the right), professor of Endocrinology and Chief of the Section.

From the outset of the pandemic, scientific studies on the risks from Covid-19 have focused on patients with diabetes precisely because of their intrinsic ‘vulnerability’, whether it be diabetes mellitus type 2 or type 1. Age, sex and ethnicity were also noted to be amongst the many concomitant risk factors. Anti-cholesterol drugs and antiviral treatment may modulate the risks but the limitations to their use and the potential interaction with anti-Covid-19 treatment must be carefully managed. Finally, the acute respiratory syndrome caused by Covid-19 can lead to metabolic complications in patients with diabetes such as diabetic ketoacidosis or the onset of hyperglycaemia in those patients with undiagnosed or recently discovered diabetes, once they are admitted to hospital.

 

Le informazioni specifiche sullo svolgimento delle attività didattiche di questo corso di studio nel primo semestre 2020/21 saranno disponibili non appena possibile.

Dopo tre anni di ricerche si è concluso un progetto coordinato dalla professoressa Vittoria Raffa del Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa che aveva lo scopo di studiare i meccanismi di rigenerazione del sistema nervoso indotta da stimoli meccanici. I risultati raggiunti sono stati pubblicati sulla rivista Journal of Neuroscience in un articolo dal titolo “Extremely Low Forces Induce Extreme Axon Growth”. Al progetto di ricerca, intitolato “Mechanotransduction of neurons: a future strategy for the regeneration of spinal cord lesions?” e finanziato dalla Fondazione Wings for Life, ha partecipato anche la University of Seattle.

Il gruppo di ricerca della professoressa Raffa, formato da Alessandro Falconieri, Sara De Vincentiis, Vincenzo Scribano, Samuele Ghignoli, Luciana Dente dell’Ateneo pisano e Nathan Sniadecki e Nikita Taparia dell’Università di Seattle, ha dimostrato che l’applicazione di stimoli meccanici esogeni di intensità uguale o inferiore a quelli generati in vivo è un potente stimolo per la maturazione dei neuroni e per l’accrescimento e la ramificazione dell’assone, prolungamento principale della cellula nervosa responsabile della conduzione degli impulsi nervosi.

Il gruppo ha sviluppato un metodo basato sull’utilizzo di nanoparticelle per applicare sull’assone forze meccaniche estremamente piccole capaci di indurre una crescita assonale estrema, superiore a quella indotta da stimoli chimici. Inoltre, gli studi più recenti del gruppo hanno in parte chiarito i meccanismi molecolari responsabili della crescita assonale mediata da stimoli meccanici (stretching).

“La metodologia proposta dal nostro gruppo si basa sull’utilizzo di particelle già approvate per uso clinico e campi magnetici non invasivi – spiega la professoressa Raffa – Si aprono dunque prospettive future per l’impiego di questa metodologia al trattamento di lesioni nervose e, in particolare, di lesioni spinali, grazie al supporto ricevuto dalla Fondazione Wings for Life. Il neuroscienziato Paul Weiss fu il primo ad ipotizzare nel 1941 che la forza meccanica che si origina dall’accrescimento della massa corporea è un segnale che stimola l’allungamento dell’assone. A 80 anni da tale intuizione, la comunità ha finalmente a disposizione una tecnologia per studiare tale fenomeno e sfruttarlo per la progettazione di nuove terapie per la rigenerazione nervosa”.

Dopo tre anni di ricerche si è concluso un progetto coordinato dalla professoressa Vittoria Raffa del Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa che aveva lo scopo di studiare i meccanismi di rigenerazione del sistema nervoso indotta da stimoli meccanici. I risultati raggiunti sono stati pubblicati sulla rivista Journal of Neuroscience in un articolo dal titolo “Extremely Low Forces Induce Extreme Axon Growth”. Al progetto di ricerca, intitolato “Mechanotransduction of neurons: a future strategy for the regeneration of spinal cord lesions?” e finanziato dalla Fondazione Wings for Life, ha partecipato anche la University of Seattle.

neuroni
Immagine di neuroni di ganglio della radice dorsale di topo soggetti a stretching meccanico (colorazione in immunofluorescenza)


Il gruppo di ricerca della professoressa Raffa, formato dal dott. Alessandro Falconieri, la dott.ssa Sara De Vincentiis, il dott. Vincenzo Scribano, il dott. Samuele Ghignoli, la professoressa Luciana Dente dell’Ateneo pisano e il professor Nathan Sniadecki e la dott.ssa Nikita Taparia dell’Università di Seattle, ha dimostrato che l’applicazione di stimoli meccanici esogeni di intensità uguale o inferiore a quelli generati in vivo è un potente stimolo per la maturazione dei neuroni e per l’accrescimento e la ramificazione dell’assone, prolungamento principale della cellula nervosa responsabile della conduzione degli impulsi nervosi.

Il gruppo ha sviluppato un metodo basato sull’utilizzo di nanoparticelle per applicare sull’assone forze meccaniche estremamente piccole capaci di indurre una crescita assonale estrema, superiore a quella indotta da stimoli chimici. Inoltre, gli studi più recenti del gruppo hanno in parte chiarito i meccanismi molecolari responsabili della crescita assonale mediata da stimoli meccanici (stretching).

team raffaDa sinistra: Vincenzo Scribano, Sara De Vincentiis, Vittoria Raffa, Samuele Ghignoli e Alessandro Falconieri.


“La metodologia proposta dal nostro gruppo si basa sull’utilizzo di particelle già approvate per uso clinico e campi magnetici non invasivi – spiega la professoressa Raffa – Si aprono dunque prospettive future per l’impiego di questa metodologia al trattamento di lesioni nervose e, in particolare, di lesioni spinali, grazie al supporto ricevuto dalla Fondazione Wings for Life. Il neuroscienziato Paul Weiss fu il primo ad ipotizzare nel 1941 che la forza meccanica che si origina dall’accrescimento della massa corporea è un segnale che stimola l’allungamento dell’assone. A 80 anni da tale intuizione, la comunità ha finalmente a disposizione una tecnologia per studiare tale fenomeno e sfruttarlo per la progettazione di nuove terapie per la rigenerazione nervosa”.

Mercoledì, 22 Luglio 2020 10:23

INCONTRANDO LA RUSSIA GREGORIO MALTZEFF

Giovedì 23 luglio, alle ore 16 si terrà un incontro per via telematica dedicato alla figura e all'opera del pittore russo Gregorio Maltzeff (Governatorato di Nizhny Novgorod, 1881- Spoleto, 1953). Per seguire la diretta, collegarsi al canale YouTube "MediaEventi Unipi", al link: https://www.youtube.com/watch?v=H5Uawa8VH7A.

Giunto a Roma nel 1914 come borsista dell'Accademia delle belle Arti, Maltzeff rimase in Italia a causa degli eventi bellici e poi della Rivoluzione d'Ottobre. Membro della numerosa colonia dei pittori russi in Italia, si affermò come pittore di tematiche storiche e poi religiose, manifestando rilevanti qualità anche come ritrattista e paesaggista.

All'incontro dedicato alla sua vita, alla sua opera, ai suoi contatti con il mondo russo dell'emigrazione e della cultura italiana, prenderanno parte il figlio dell'artista Paolo Maltzeff, la nipote Cristina Vanarelli, la biografa Delfina Ducci, la storica dell'arte G.N. Petrova (Astrakhan'), la direttrice del Museo "Roerikh" di Odessa Elena Petrenko, il professor Stefano Garzonio, direttore del Centro di Studi "Il Mondo Russo" dell'Università di Pisa, e Anastasia Kondrasheva. Introduce il professor Alessandro Tosi, direttore del Museo della Grafica di Pisa.

 

Dopo la chiusura dovuta all'emergenza sanitaria, riaprono al pubblico, in totale sicurezza, l'Orto e Museo Botanico e il Museo di Storia Naturale di Calci, due delle più importanti realtà museali dell'Università di Pisa.

Giovedì 23 luglio sarà possibile ritornare a passeggiare tra i viali dell'Orto Botanico e visitare le sale del Museo Botanico. Per prevenire il sovraffollamento ai cancelli, l'entrata è da via Ghini, mentre l'uscita è da via Roma. È inoltre possibile prenotare online, scegliendo data e ora (per i dettagli https://www.sma.unipi.it/2020/07/riaperturaorto/).

Venerdì 24 sarà la volta delle sale del Museo di Storia Naturale, con alcune importanti novità: l'apertura della nuova mostra "La plastica e noi", l'adozione di un sistema di prenotazioni online, un biglietto unico a tariffa ridotta e una intera settimana di gratuità al pubblico. Tutte le informazioni sono sul sito https://www.msn.unipi.it/it/.

"Dopo l'Università, anche il nostro Sistema Museale d'Ateneo si rimette in cammino - commenta il rettore dell'Università di Pisa, Paolo Mancarella - Iniziamo con la riapertura di due delle nostre eccellenze, l'Orto e Museo Botanico e il Museo di Storia Naturale. Nella speranza che questo possa contribuire alla ripresa del turismo cittadino. Presto, inoltre, seppur con qualche limitazione di orario, torneranno ad aprirsi al pubblico anche il Museo della Grafica, la Gipsoteca di Arte Antica, le Collezioni Egittologiche e la Mostra "Hello World", organizzata al polo Le Benedettine dal Museo degli Strumenti per il Calcolo". "Un ritorno alla normalità - conclude il rettore - che ci permette anche di riprendere la preziosa collaborazione con Terre di Pisa, avviata poco prima del lockdown e nata per contribuire a una promozione turistica della nostra città sempre più integrata e efficace".

Nei mesi di chiusura, i due Musei hanno continuato a lavorare. L'Orto e Museo Botanico ha rafforzato la sua componente virtuale, grazie ai molti contenuti digitali realizzati per accompagnare adulti e bambini alla scoperta delle sue collezioni: video, schede creative, immagini delle fioriture "a domicilio" e quiz di cultura botanica. Dietro i cancelli chiusi, i giardinieri hanno continuato a prendersi cura delle piante in collezione, dagli alberi più vecchi come gli esemplari di Magnolia grandiflora o Ginkgo biloba, alle vivaci fioriture che i visitatori hanno potuto ammirare virtualmente da casa, grazie alle foto scattate quasi giornalmente per loro. Si ricorda anche che l'Orto e Museo Botanico rimarranno chiusi il 27 e 28 luglio.
Anche il personale del Museo di Storia Naturale ha continuato a lavorare nei mesi scorsi per mantenere vivo il dialogo con il pubblico, per realizzare nuovi allestimenti e per offrire nuove modalità di visita che permettano ai visitatori di tornare a vivere il museo. All'interno della suggestiva Galleria dei cetacei, è ora allestita la nuova esposizione temporanea "La plastica e noi", che affronta il tema dell'inquinamento da plastica in mare, un problema globale che riguarda molti aspetti della nostra vita quotidiana e molti aspetti della salvaguardia ambientale e della salute umana. Per favorire i visitatori in un momento economicamente delicato, in occasione della riapertura del Museo è stato pensato un biglietto unico a tariffa ridotta che permetterà di visitare le esposizioni permanenti del Museo, la mostra temporanea "La plastica e noi" e l'Acquario, e che resterà in vigore fino al 30 settembre 2020. Inoltre, durante la prima settimana di apertura (dal 24 al 30 luglio 2020) l'ingresso sarà gratuito. Il numero di visitatori che potrà accedere al Museo di Calci sarà contingentato e l'ingresso sarà possibile solo previa prenotazione online sul sito del Museo. I visitatori potranno scegliere la fascia oraria preferita e dovranno presentarsi all'ingresso con la prenotazione (anche su smartphone). Al fine di poter garantire una visita in sicurezza e serenità, il Museo adotterà tutte le misure necessarie (sanificazione giornaliera degli ambienti, percorsi semplificati e indicati tramite apposita segnaletica, presenza di colonnine con gel sanificante per le mani, avvisi con le regole di comportamento ripetuti nelle sale) e ai visitatori sarà chiesta la massima collaborazione nel rispettare le misure obbligatorie (utilizzo della mascherina, corretta sanificazione delle mani, rispetto della distanza fisica).

I pazienti diabetici sono particolarmente a rischio in caso di infezione da Covid-19, soprattutto perché questa sindrome si accompagna spesso ad altre patologie come ipertensione, malattie cardiovascolari, obesità. E’ questo quanto emerge da uno studio dei medici specializzandi del IV anno della Scuola di specializzazione in Endocrinologia e Malattie del metabolismo dell'Università di Pisa uscito su Lancet Diabetes & Endocrinology. L’articolo contiene un'accurata revisione che valuta appunto i motivi per i quali il Covid-19 comporta una prognosi più severa e una mortalità, nelle persone affette da diabete mellito, 2-3 volte maggiore rispetto ai pazienti non diabetici.

I firmatari dello studio sono i dottori Matteo Apicella, Maria Cristina Campopiano, Michele Mantuano e Laura Mazoni con il coordinamento del dottor Alberto Coppelli (Unità operativa di Malattie metaboliche e Diabetologia dell'Aoup) e del professor Stefano Del Prato, ordinario di Endocrinologia nonché direttore della medesima struttura.

Sin dall'inizio della pandemia gli studi scientifici sui rischi da Covid-19 si sono concentrati sui pazienti diabetici proprio in ragione della loro intrinseca "fragilità", sia se affetti da diabete mellito di tipo 2 sia di tipo 1. Ed è emerso come, nel quadro complessivo dei vari fattori di rischio, pesino anche l'età, il sesso, l'etnia. I farmaci anticolesterolo e i trattamenti antivirali possono modulare il rischio ma le limitazioni al loro uso e le potenziali interazioni con le terapie anti-Covid-19 vanno attentamente valutate. Infine, la stessa sindrome respiratoria acuta determinata dal Covid-19 può causare nei pazienti diabetici complicazioni metaboliche quali la chetoacidosi diabetica o l'insorgenza di iperglicemia, in soggetti con diabete non ancora diagnosticato o scoperto di recente, una volta ricoverati in ospedale.

stefano_del_prato.jpegI pazienti diabetici sono particolarmente a rischio in caso di infezione da Covid-19, soprattutto perché questa sindrome si accompagna spesso ad altre patologie come ipertensione, malattie cardiovascolari, obesità. E’ questo quanto emerge da uno studio dei medici specializzandi del IV anno della Scuola di specializzazione in Endocrinologia e Malattie del metabolismo dell'Università di Pisa uscito su Lancet Diabetes & Endocrinology. L’articolo contiene un'accurata revisione che valuta appunto i motivi per i quali il Covid-19 comporta una prognosi più severa e una mortalità, nelle persone affette da diabete mellito, 2-3 volte maggiore rispetto ai pazienti non diabetici.

I firmatari dello studio sono i dottori Matteo Apicella, Maria Cristina Campopiano, Michele Mantuano e Laura Mazoni con il coordinamento del dottor Alberto Coppelli (Unità operativa di Malattie metaboliche e Diabetologia dell'Aoup) e del professor Stefano Del Prato (foto a destra), ordinario di Endocrinologia nonché direttore della medesima struttura.

Sin dall'inizio della pandemia gli studi scientifici sui rischi da Covid-19 si sono concentrati sui pazienti diabetici proprio in ragione della loro intrinseca "fragilità", sia se affetti da diabete mellito di tipo 2 sia di tipo 1. Ed è emerso come, nel quadro complessivo dei vari fattori di rischio, pesino anche l'età, il sesso, l'etnia. I farmaci anticolesterolo e i trattamenti antivirali possono modulare il rischio ma le limitazioni al loro uso e le potenziali interazioni con le terapie anti-Covid-19 vanno attentamente valutate. Infine, la stessa sindrome respiratoria acuta determinata dal Covid-19 può causare nei pazienti diabetici complicazioni metaboliche quali la chetoacidosi diabetica o l'insorgenza di iperglicemia, in soggetti con diabete non ancora diagnosticato o scoperto di recente, una volta ricoverati in ospedale.

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