Il 12 dicembre del 1969, alle 16:37, una bomba esplose nella sede della Banca Nazionale dell'Agricoltura in Piazza Fontana, a Milano. Le vittime furono 17 e i feriti 88. Per l'Italia fu "il giorno dell'innocenza perduta", in cui fu posto un brusco stop al sogno del '68 e si dette avvio alla cosiddetta "Strategia della tensione", una serie di attentati terroristici e stragisti, brutali e sotterranei, che negli anni successivi colpirono semplici cittadini inermi.
A cinquant'anni di distanza, con alle spalle numerosi processi dagli esiti incerti, la strage di Piazza Fontana resta ancor oggi uno dei casi più controversi dell'Italia Repubblicana e uno degli episodi che più hanno segnato la storia contemporanea del nostro Paese. Per questo l'Università di Pisa intende ricordare questo anniversario pubblicando un intervento a firma della dottoressa Caterina Di Pasquale, ricercatrice del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere, che parte dal recente convegno su "Generazioni, Trauma e Memorie: dai massacri in guerra alle stragi in tempo di Pace”.
Leggi l'intervento del rettore Paolo Mancarella in apertura di convegno.
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“La percezione della gravità di un avvenimento non del tutto chiaro, la paura per i propri padri, la difficoltà nell’avere notizie, la certezza della loro morte e il riconoscimento dei loro corpi, o meglio di quello che resta. E poi il giorno del funerale, il 15 dicembre, quando la città si ferma, il silenzio scende e l’eco dei passi fatti per raggiungere le bare rimbomba sul selciato”: queste sono solo alcune delle immagini-ricordo trasmesse da Carlo Arnoldi e da Paolo Silva, Presidente e Vicepresidente della Associazione Familiari Vittime Piazza Fontana 12 dicembre 1969 in occasione del convegno organizzato a Pisa il 18 ottobre scorso da Caterina Di Pasquale, Fabio Dei e Luca Baldissara.
Il convegno intitolato “Generazioni, Trauma e Memorie: dai massacri in guerra alle stragi in tempo di Pace” è nato con l’obiettivo di celebrare il cinquantesimo anniversario creando un momento dialogico tra società civile, associazionismo, istituzioni, mondo della ricerca e della accademia. Le parole-chiave sulle quali discutere sono tre: generazioni, memoria e trauma. L’iniziativa è stata impreziosita dalla testimonianza del Rettore Paolo Maria Mancarella, che nei saluti di apertura ha contribuito a celebrare il cinquantesimo anniversario di Piazza Fontana a partire dalle memorie private, dal suo ricordo della strage e dal ruolo che Piazza Fontana ha avuto nella sua formazione.
Senza voler isolare il ricordo delle vittime della Banca della Agricoltura dalla realtà storica, culturale e sociale del secondo dopoguerra, il convegno ha cercato di connettere alcuni casi di memorie conflittuali ed emblematiche come quelle che caratterizzano le comunità di Sant’Anna di Stazzema, Montesole, Bologna e Milano. Relatrici e relatori della mattina sono in tutto quattro, Caterina Di Pasquale, Andrea Ventura, Toni Rovatti e Lia Luchetti.
I casi di studio selezionati testimoniano una stagione di studi piuttosto feconda, che ha caratterizzato positivamente l’ateneo pisano, il dipartimento Civiltà e Forme del Sapere (ex Facoltà di Storia e Filosofia), i cdl di Storia e civiltà e Scienze per la Pace, le cattedre di Antropologia Culturale e di Storia Contemporanea. Il pomeriggio il numero dei relatori e delle relatrici è aumentato. Intorno al tavolo della Aula Magna Storica del Palazzo della Sapienza si è realizzato un acceso confronto tra associazionismo e comunità accademica. Sono state affrontate alcune questioni come il ruolo della società civile, della televisione, del cinema e dell’industria culturale, la funzione del diritto, della ricerca e delle istituzioni pubbliche nel descrivere i fenomeni storici, culturali e sociali di violenza collettiva, nell’analizzare le conseguenze sulle comunità dei crimini perpetrati in guerra e in pace, nel trasmettere il portato storico e simbolico di tali eventi.
Dopo un pomeriggio intenso, il convegno si è chiuso con la promessa di non ricordare solo in occasione degli anniversari importanti, ma di continuare a riflettere insieme a partire da nodi complicati e complessi, quali per esempio quello che unisce le memorie tragiche alle verità (testimoniale, narrativa, culturale, storica e giuridica) e al desiderio di riconoscimento e giustizia. Su questo tema i presenti rilanciano l’idea di non interrompere il dialogo avviato, organizzando nuovi tavoli di lavoro e discussione a partire dal 2020.
Caterina Di Pasquale
ricercatrice del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere