Turning photobiology into commercial reality: exploiting UV radiation for sustainable and innovative food
Meeting nell'ambito dell'European Society for Photobiology Congress
Il 6 settembre 2017, presso il Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali (DiSAAA-a), si tiene il meeting dal titolo “Turning photobiology into commercial reality: exploiting UV radiation for sustainable and innovative food”, dedicato al possibile impiego della radiazione ultravioletta nella produzione di cibi con proprietà curative.
Il meeting, organizzato dalla prof. Anna Maria Ranieri (DiSAAA-a e Nutrafood) in collaborazione con il prof. Gareth Jenkins (Institute of Molecular Cell and Systems Biology, University of Glasgow), entrambi membri dell’ “International Association for Plant UV Research”, verrà realizzato congiuntamente all’European Society for Photobiology (ESP) Congress (Pisa, 4-8 settembre, Palazzo dei Congressi).
Da pochi anni a questa parte, l’interesse della popolazione è sempre più rivolto verso alimenti in grado non solo di soddisfare i bisogni primari, ma anche di apportare concreti benefici alla propria salute. “Curarsi col cibo” è diventato perciò uno dei leit motiv della nostra epoca, sfruttando le proprietà nutraceutiche (termine nato dalla fusione di “nutrizionali” e “farmaceutiche”) di frutta e verdura abitualmente presenti sulle nostre tavole.
La ricerca scientifica ha fatto passi da gigante in questa direzione. Termini come “carotenoidi”, “flavonoidi”, “acido ascorbico”, “fenoli” e “composti antiossidanti”, “cominciano a risultare familiari anche ai non addetti ai lavori e sempre più frequentemente si sente parlare di funtional food. Ma è possibile modulare il contenuto di questi composti all’interno di un organismo vegetale, frutto o parte edibile di una pianta, senza ricorrere all’ingegneria genetica? La risposta è sì ed è possibile farlo sfruttando semplicemente la luce.
La radiazione ultravioletta che raggiunge la biosfera è rappresentata principalmente dall’ UV-A e in minor misura dall’UV-B. L’individuazione di un sistema di ricezione specifico per gli UV-B e di trasduzione del segnale ha permesso di considerare questa radiazione non più soltanto una forma di energia potenzialmente dannosa per la cellula vegetale ma anche un “elicitore” della sintesi di molecole bioprotettive. Ma ciò che rende queste molecole così importanti per la salute umana è il loro potere antiossidante che viene, parzialmente mantenuto anche nel frutto o nell’ortaggio raccolto e utilizzato nella dieta.
Ma qual è la concentrazione di UV necessaria per incrementare il contenuto di queste molecole così preziose per il nostro organismo? Quale frazione della radiazione UV (UV-A o UV-B) è più efficace in tal senso? Quali sono i composti che maggiormente vengono indotti dalla radiazione UV? E’ possibile trasferire questa tecnologia anche a livello industriale e commerciale? Queste sono alcune delle domande e dei temi che verranno affrontati durante il meeting.
Info e Contatti:
Annamaria Ranieri anna.maria.ranieri@unipi.it http://uv4plants.org/2017/03/uv-b-meetings-2017/