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Fiori, farfalle e insetti coloratissimi, ma anche suggestivi scorci di città ci accompagneranno per tutto il 2018 grazie al calendario del dipartimento Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell’Università di Pisa che è possibile scaricare gratuitamente dal web.

Il calendario è stato realizzato con le foto degli studenti che hanno partecipato a due concorsi fotografici organizzati dallo stesso dipartimento e dedicati a “Piante in città” e a “Piante e animali” di cui proponiamo una selezione.

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È operativa da alcuni giorni la nuova Unità Relazioni con il Pubblico-URP (www.unipi.it/urp) dell'Università di Pisa, nata innanzitutto per rispondere agli importanti e ripetuti interventi legislativi dell'ultimo periodo in materia di trasparenza amministrativa.

L'URP, costituita all'interno della Direzione programmazione, valutazione e comunicazione istituzionale, è destinata a svolgere un ruolo centrale per quanto concerne la trasparenza dell'attività amministrativa, sia in tema di accesso nelle sue varie forme (accesso civico semplice, accesso civico generalizzato e accesso documentale), sia nella gestione della sezione "Amministrazione Trasparente" del sito d'Ateneo, dove sono pubblicati dati, informazioni e documenti oggetto di pubblicazione obbligatoria. In particolare, la novità rappresentata dal diritto di accesso generalizzato - che attribuisce a ogni cittadino il diritto di accedere ai dati e ai documenti detenuti dalle pubbliche amministrazioni, nel rispetto dei limiti relativi alla tutela di interessi pubblici e privati giuridicamente rilevanti - è uno strumento per consentire l'esercizio di un controllo diffuso sul perseguimento delle funzioni istituzionali e sull'utilizzo delle risorse pubbliche, oltre che per promuovere la partecipazione degli interessati all'attività amministrativa.

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L'URP si occuperà, inoltre, di svolgere attività di informazione e orientamento sui servizi offerti dall’Ateneo, sull’organizzazione, sulle competenze dell’Ateneo e delle sue strutture periferiche, sullo stato di avanzamento delle pratiche amministrative; di ricevere e gestire segnalazioni, suggerimenti e reclami; di curare i rapporti con gli uffici interni ed esterni all'amministrazione per le procedure di accesso.

L'Unità Relazioni con il Pubblico di cui fanno parte Valeria Alberti, responsabile, Claudia Abbandoni e Antonella Pietroni è contattabile ai numeri 050/2212914-907-909 e alla mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. Lo sportello di ascolto è aperto dal lunedì al giovedì, dalle ore 9 alle 12, e il martedì e giovedì dalle ore 15 alle 17.

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Il diabete di tipo 2, da cui sono affette più di mezzo miliardo di persone in tutto il mondo, insorge quando le beta cellule pancreatiche non riescono a produrre abbastanza insulina per mantenere normali i livelli di glucosio nel sangue.

Uno studio nato dalla collaborazione tra i gruppi coordinati dal professor Piero Marchetti (Università di Pisa e Aoup), dal professor Michele Solimena (Technische Universität di Dresda), dalla dottoressa Anke M Schulte (di Sanofi, Francoforte) e dal dottor Mark Ibberson (Swiss Institute of Bioinformatics, Losanna) ha identificato un nuovo gruppo di geni malfunzionanti all'interno delle isole pancreatiche di pazienti affetti da diabete di tipo 2. Gli autori sono membri dell'Imidia, consorzio di ricerca costituitosi nell'ambito della progettualità europea denominata Imi (Innovative medicines initiative), e i risultati di questo studio sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Diabetologia.

L'obiettivo del gruppo Imidia, di cui hanno fatto parte 14 istituzioni accademiche europee, aziende farmaceutiche e imprese biotecnologiche, era quello di trovare nuove strategie per la rigenerazione, la conservazione e la protezione delle beta cellule pancreatiche, che producono insulina, per poter sviluppare strategie sempre più efficaci per la prevenzione e la cura del diabete. Uno dei compiti principali del consorzio era capire quali geni vengono espressi in modo anomalo nelle beta cellule delle isole di soggetti diabetici, rispetto alle beta cellule di soggetti non diabetici. Proprio l'espressione alterata di uno o più geni, infatti, potrebbe contribuire allo sviluppo del diabete di tipo 2.

I ricercatori hanno condotto il loro studio comparativo basandosi non solo sulle isole ottenute da soggetti donatori di organo, ma anche su quelle provenienti da pazienti sottoposti a chirurgia pancreatica. Grazie a questo approccio, è stato possibile raccogliere cellule da molti soggetti diabetici e non diabetici (la casistica più ampia disponibile a livello internazionale) e anche studiare isole di soggetti prediabetici. Gli studiosi hanno così identificato 19 geni la cui espressione era alterata nelle cellule provenienti da soggetti con diabete di tipo 2, in comune nei donatori d'organo e nei pazienti sottoposti a resezione pancreatica. In particolare, 9 dei geni identificati erano precedentemente sconosciuti da questo punto di vista. D'altra parte, non è stato ancora possibile dimostrare se un simile malfunzionamento sia presente anche nelle isole di pazienti prediabetici, motivo per cui nuove ricerche sono necessarie per capire quali alterazioni delle beta cellule siano presenti nelle fasi che precedono la diagnosi di diabete. Questo, tra l'altro, è quanto si propone di fare il nuovo consorzio Eu-Imi chiamato Rhapsody, che include tra i partner coinvolti i quattro gruppi alla guida del presente studio Imidia.

"Questi risultati dichiara il professor Marchetti - contribuiscono alla comprensione di ciò che non funziona nelle isole pancreatiche nel diabete di tipo 2, per individuare nuovi metodi per meglio prevenire e curare questa forma di diabete. Lo studio, inoltre, stabilisce nuovi standard di riferimento per le ricerche che da ora in avanti saranno condotti in questo campo". (Fonte Ufficio Stampa AOUP).

Nuovi incarichi in Ateneo: le professoresse e Chiara Bodei e Antonella Gioli sono rispettivamente le due nuove presidenti del Sistema Museale e del Sistema Bibliotecario. Le due docenti sono state nominate con decreto rettorale il 27 novembre ed entreranno ufficialmente in carica il 1 dicembre per restarci sino al 31 ottobre 2019 data di fine mandato per entrambe.

 

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Da sinistra, Antonella Gioli e Chiara Bodei

 

Ecco quindi un breve profilo delle due nuove presidenti.

Chiara Bodei è professore associato al Dipartimento di Informatica dal 2005. I suoi interessi di ricerca sono legati alla semantica della concorrenza, alla biologia dei sistemi e alla sicurezza nei sistemi distribuiti e delle reti; recentemente si è dedicata anche allo studio di modelli e di proprietà dei servizi web e dell’Internet delle cose. Ha partecipato a vari progetti di ricerca italiani ed europei ed è autrice di più di 50 pubblicazioni su riviste e su atti di congressi internazionali. Ha inoltre operato attivamente anche nel campo della divulgazione scientifica, come delegato dell’Università di Pisa nel comitato scientifico di Pianeta Galileo, iniziativa del Consiglio Regionale della Toscana, per promuovere la divulgazione della cultura scientifica tra i ragazzi delle scuole secondarie superiori.

Antonella Gioli è professore associato in “Museologia, Critica artistica e del restauro” al Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere. Suoi ambiti di ricerca, nei quali ha numerose pubblicazioni, sono la storia delle istituzioni e politiche culturali dal XVIII secolo ad oggi, la comunicazione, educazione e valorizzazione dei musei e del patrimonio culturale, la conservazione e il restauro dei manufatti artistici.
Ha partecipato e diretto numerosi progetti di ricerca; in particolare l’ultimo come responsabile scientifico è il PRIN “La vita delle opere: dalle fonti al digitale”. Ha fatto parte del Consiglio d’Amministrazione della Soprintendenza Speciale e del Polo museale di Firenze. È infine membro di comitati editoriali per case editrici e collabora strettamente con musei civici, diocesani e statali per la progettazione e lo svolgimento di attività di ricerca, educazione e comunicazione.

Gianluca Fiori, professore associato di elettronica al Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa, è tra i 329 scienziati europei che hanno ottenuto il prestigioso ERC Consolidator Grant, attribuito ogni anno a ricercatori con 7-12 anni di esperienza post dottorato i quali ricevono così sino a 2 milioni di euro di finanziamento sulla base di un elevato curriculum scientifico e di un progetto di ricerca altamente innovativo.

Il progetto presentato riguarda le applicazioni di materiali bidimensionali, come il grafene, nel campo dell’elettronica, per la costruzione di circuiti elettronici contenuti per esempio nei nostri computer e smartphone, e che in futuro potranno essere stampati su supporti flessibili come la carta.

“Grazie alla collaborazione con l’Università di Manchester, insignita del premio Nobel 2010 per le ricerche sul grafene – spiega Fiori – possediamo degli inchiostri ricavati da questo materiale, che sono del tutto simili agli inchiostri delle nostre stampanti, ma con proprietà elettroniche eccellenti. La ricerca finanziata ha lo scopo di utilizzare questa tecnologia per stampare circuiti integrati e transistor. Magari, in un futuro non lontano, potremmo arrivare a stampare da soli il nostro ipad o il nostro smartphone, con una semplice stampante a getto di inchiostro e un foglio di carta. Potremo quindi progettare e stampare dispositivi “personalizzati”, che rispondono alle nostre esigenze specifiche, a basso impatto ambientale e facilmente smaltibili”.

 

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Gianluca Fiori, professore associato di elettronica al Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione

Responsabili di questo scenario futuristico sono le proprietà degli inchiostri composti da materiali bidimensionali (sottili come un singolo strato atomico), a base d’acqua, biocompatibili e adatti a una tecnologia a basso costo come la stampa a getto di inchiostro. Questa tecnologia può aprire la porta a innumerevoli applicazioni, che vanno da etichette intelligenti per l’industria 4.0 a dispositivi biomedicali per l’analisi dei segnali biometrici, a metodi smart anti contraffazione.

“Al momento – aggiunge Fiori – il livello di integrazione dei circuiti bidimensionali a cui possiamo arrivare è simile a quello che la tecnologia basata sul silicio (tuttora utilizzata per costruire i nostri processori) aveva negli anni settanta, quando la potenza di calcolo dei computer era immensamente inferiore all’attuale. Ma poi le cose sono progredite in modo sorprendentemente veloce: il primo processore, realizzato agli inizi degli anni 70, conteneva solo 2000 transistor: ora i chip ora ne contengono miliardi".

Nei prossimi 5 anni, il professor Fiori e il suo gruppo di ricerca lavoreranno per rendere reale quello che ora, nell’immaginario collettivo, sembra un film di fantascienza.

Circa 3.000 sono stati i progetti presentati per ottenere il riconoscimento. I 329 selezionati riceveranno un finanziamento complessivo di 630 milioni di euro. 33 gli Italiani, di cui però solo 14 condurranno la propria ricerca in Università e strutture italiane. Oltre all’Università di Pisa, con il Grant di Fiori, nella lista dei premiati figurano l’Università di Milano, l’Università di Padova, la Sissa di Trieste, il Politecnico di Torino, la Sapienza di Roma, l’Inaf, l’Infn, l’Università Sacro Cuore, il Laboratorio Europeo di Spettroscopie, l’Università di Torino e il CNR.

copertina Grammatica Tedesca "Grammatica del tedesco parlato" è una delle novità appena pubblicate dalla Pisa University Press. Il volume è curato da Marina Foschi, professore ordinario al Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica dell'Ateneo, e da Marcella Costa professore associato di Lingua e traduzione tedesca all'Università degli Studi di Torino.

Di seguito una breve presentazione del volume ripresa dal sito dell'editore.

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Il tedesco parlato, constatazione non sempre ovvia in ambito di didattica della lingua, rappresenta un sistema con regole proprie, in parte derivanti dalle esigenze specifiche del medium. Il presente volume ne offre una descrizione basata su esempi autentici tratti da corpora, prendendo le mosse dal confronto con le regole codificate della grammatica tedesca tradizionale, modellata sull’uso scritto, e, laddove opportuno, con il parlato italiano. Descrizione e confronto si fondano su una base teorico-metodologica orientata prevalentemente agli studi sul parlato e la comunicazione orale di scuola tedesca. La comunità scientifica di riferimento presenta oggi un panorama caratterizzato da ampia quantità di studi e orizzonti teorici, all’interno del quale la tendenza descrittiva ha acquisito incontrastato diritto di cittadinanza con il suggello della canonica grammatica Duden, che ha accolto nella sua settima edizione (2005) un esteso capitolo sulle regole del parlato, rivisto e ampliato nelle edizioni successive (2009, 2016).

Il volume, articolato in sette capitoli, si apre con una retrospettiva a cura di uno dei pionieri degli studi sul parlato di area tedesca, Reinhard Fiehler. Segue un capitolo sul tema del confronto tra grammatica del tedesco scritto e parlato (Marina Foschi Albert) e sei capitoli di descrizione dei fenomeni linguistici, con focus sui vari livelli, dal generale al particolare: generi comunicativi (Marcella Costa e Donatella Mazza), interazione nel dialogo spontaneo (Lucia Cinato), sintassi (Sabrina Ballestracci e Miriam Ravetto), lessico, morfologia e formazione delle parole (Peggy Katelhön e Martina Nied), fonetica e prosodia (Federica Missaglia).

Prima opera sul tema destinata a un pubblico italiano, la Grammatica del tedesco parlato si rivolge a studiosi, docenti e, in particolare, agli apprendenti universitari di germanistica e tedesco L2, per i quali è essenziale acquisire consapevolezza delle varie realizzazioni dell’oggetto di studio nella sua concretezza e autenticità di manifestazione. Il volume è frutto della collaborazione tra docenti di Lingua e traduzione tedesca delle Università di Firenze, Milano Cattolica, Milano Statale, Pavia, Piemonte Orientale, Pisa, Roma Tre e Torino. Il saggio introduttivo, presentato in versione bilingue, è opera di Reinhard Fiehler (IDS Mannheim), autore del capitolo sul tedesco parlato della Duden Grammatik.

Promosso dal Museo Nazionale della Letteratura Romena, in collaborazione con altre importanti istituzioni culturali e accademiche romene, si è svolto a Bucarest un convegno internazionale dedicato ai rapporti tra cultura romena e culture europee al quale è stata invitata una delegazione di docenti dell’Università di Pisa.

locandina simposio

Due giorni di lavori, dal 23 al 24 novembre, con un’anteprima nel pomeriggio del 22 novembre che hanno visto la partecipazione di rappresentanti di primo piano del mondo accademico e intellettuale romeno ed europeo: storici e critici letterari e dell’arte, professori e studiosi. Per l’Ateneo pisano sono intervenuti dai dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica e Civiltà e Forme del Sapere Fabrizio Cigni, Emilia David, Enrico Di Pastena, Marianne Hepp, Antonietta Sanna, Valeria Tocco, Bruno Mazzoni e Maria Antonella Galanti.

delegazione UNIPI

La delegazioni di docenti dell'Ateneo pisano

Il convegno ha rappresentato la prima di una serie di occasioni di scambio scientifico e di partenariato culturale tra la Romania e l’Italia, promosse dal Museo Nazionale della Letteratura Romena in qualità di organizzatore principale dell’iniziativa.

Anche l’Università di Pisa sarà a Roma dal 1 al 3 dicembre per partecipare alla quinta edizione della Maker Faire, la più importante manifestazione nel campo dell'innovazione organizzata dalla Camera di Commercio della capitale e dedicata a settori quali realtà virtuale e aumentata, robotica, impresa 4.0, Internet delle cose, energia sostenibile e mezzi di trasporto del futuro.

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Negli stand e nei workshop tematici i ricercatori dell’Ateneo illustreranno le più recenti innovazioni sviluppate dal Centro “E.Piaggio” e dai dipartimenti di Ingegneria dell'Informazione e di Informatica. I visitatori potranno così vedere la mano robotica SoftHand, il robot semi-antropomorfo progettato per l’interazione remota AlterEgo, e il veicolo a guida autonoma Jobot. Saranno inoltre presentati i progetti UBORA sulle tecnologie biomediche per la sanità in Africa, VOSTARS che ha l’obiettivo di creare un visore per realtà aumentata in chirurgia, UMI-SCI-ED pensato per educare i ragazzi all’Internet delle cose e ILIAD, robotica per la logistica e la gestione dei magazzini in industria 4.0.

Partecipa inoltre alla Maker Faire Zerinth, una startup dell’Università di Pisa, che mostrerà la sua 4zerobox, una scatola intelligente in grado di traghettare le imprese verso l’industria 4.0 senza la necessità di acquistare nuovi macchinari ma “aggiornando” in modo automatico quelli esistenti. Sarà infine presentato anche il progetto Tennis Commander, il primo software di monitoraggio delle performance dedicato ai tennisti di tutte le categorie, ideato da una start-up del dipartimento di Informatica in procinto di essere riconosciuta come spin-off dell'Università di Pisa.

A meeting to talk about their arrival in Pisa, about university life far away from their home countries, and to generate suggestions and proposals for how to improve their mobility experience in Italy was held at the central administration building, Palazzo Vitelli. The meeting was organized for the students who arrived in Pisa in the month of September, in the framework of the KA 107 Project, the Erasmus+ program that extends the Erasmus experience ‘beyond Europe’, to the wider world. Prof. Katherine Isaacs, National EHEA expert, who has promoted Erasmus projects for many years, took part in the meeting, as did the personnel of the ‘International Programs’ Office who work closely with the KA107 students and their home universities in order to organize the mobility and make it fruitful.

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This year 29 students came to Pisa, mostly from Uzbekistan, Kyrgyzstan, Mongolia, Lao, Cambodia, Morocco, Egypt, Serbia and Israel, some to attend second cycle (MA) courses taught in English (particularly in Economics) and others, PhD students, in order to develop their research projects with the help of a tutor in various departments.

The Erasmus+ KA 107 mobility, which the University of Pisa has promoted actively since 2015 (the year this kind of mobility became possible), is organized annually in two-year projects, which in part overlap. The first project (2015-17) closed last summer; at present the International Programs Office (Unità Programmi Internazionali di Cooperazione, Formazione e Mobilità) is busy implementing the following two projects (2016-18 and 2017-19). The latter has been approved by the National Erasmus+ Agency with several new ‘partner countries’ and many opportunities for mobility: 100 in all, including both incoming (students of all three cycles and staff) and outgoing.

In addition to our consolidated partners in East and Central Asia (such as Lao, Cambodia, Vietnam, Kyrgyzstan, Kazakhstan, Tajikistan and Mongolia), and our closer neighbors in Egypt, Morocco and Serbia, the 2017-19 project, which begins now, includes countries such as Georgia, Thailand, Ethiopia and Tunisia, providing not only new opportunities for students and staff from these countries, but also novel possibilities for University of Pisa staff to teach there.

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Un incontro per parlare del loro arrivo a Pisa, della vita universitaria vissuta così lontano dai loro paesi di origine, con suggerimenti e proposte per migliorare la loro esperienza di mobilità in Italia. Si è svolto a Palazzo Vitelli un incontro con gli studenti arrivati a Pisa nel mese di settembre nell’ambito del Progetto KA 107, il programma dell’Erasmus+ che apre le porte ai paesi “oltre l’Europa”. All’incontro erano presenti anche la professoressa Katherine Isaacs, National EHEA expert, promotrice da sempre di questi progetti e grande motivatrice di tutte le persone coinvolte in queste azioni, e lo staff dell'unità "Programmi internazionali" che lavora a stretto contatto con gli studenti e con le loro università di origine per promuovere e organizzare la mobilità.

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Quest’anno sono arrivati a Pisa ventinove studenti, prevalentemente da Uzbekistan, Kirghizistan, Mongolia, Laos, Cambogia, Marocco, Egitto, Serbia e Israele, alcuni per seguire corsi di laurea magistrale in inglese (soprattutto in Economia) e altri, dottorandi, per sviluppare i propri progetti di ricerca grazie anche all’aiuto di tutor all’interno dei vari dipartimenti.

Il programma Erasmus+ KA 107, per il quale l’Università di Pisa si è fatta promotrice sin dal 2015, anno in cui è partito questo tipo di mobilità internazionale, si svolge in progetti che durano due anni. Terminato da poco il progetto 2015-17, l’Università di Pisa, grazie all’operato dell’Unità Programmi Internazionali di Cooperazione, Formazione e Mobilità, è ora impegnata nello svolgimento di due progetti che si sovrappongono, il 2016-18 e il 2017-19, quest’ultimo approvato dall’Agenzia Nazionale Erasmus+ con un notevole numero di paesi partecipanti e di occasioni di mobilità, 100 in tutto, sia incoming (studenti dei 3 cicli e per staff) che outgoing.

Al di là dei consueti paesi dell’Asia orientale come Laos, Cambogia, Vietnam, Kirghizistan, Kazakistan, Tagikistan e Mongolia, e dei più vicini Egitto, Marocco e Serbia, già partner dell’Università di Pisa nei passati progetti, il progetto 2017-19 si è ora aperto a nuovi paesi come Georgia, Thailandia, Etiopia e Tunisia, fornendo non solo nuove opportunità a studenti e docenti provenienti da questi paesi, ma anche possibilità per i docenti dell’Ateneo di fare esperienze di insegnamento in paesi finora poco toccati a livello universitario.

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