Contenuto principale della pagina Menu di navigazione Modulo di ricerca su uniPi

“Un progetto esemplare di educazione al patrimonio culturale dedicato ai giovani cittadini in formazione e ai loro insegnanti”. Con queste parole la giuria del Premio Silvia Dell’Orso ha assegnato una menzione speciale a “Nel/Col/Dal Museo civico Fattori di Livorno: opere, percorsi, link”, un progetto dell’Università di Pisa realizzato con la collaborazione del Comune di Livorno. La premiazione è avvenuta a Milano venerdì 15 dicembre nel corso di una cerimonia pubblica e a ritirare il riconoscimento c'erano Antonella Gioli, professoressa dell’Ateneo pisano e responsabile scientifico del progetto, insieme a due dei tre componenti del gruppo di lavoro, Sara Bruni e Marina Sabatini.

“Abbiamo sperimentato il progetto a Livorno nell’anno scolastico 2016/2017 con grande partecipazione delle scuole cittadine di ogni ordine e grado - spiega Antonella Gioli - grazie a sei guide e ad altri materiali didattici gli alunni hanno visitato il museo secondo percorsi tematici che spaziavano dal particolare della singola opera all’intera città”.

Un approccio innovativo e interdisciplinare che è stato infatti premiato, come sottolinea ancora la motivazione della giuria Premio Silvia Dell’Orso, per aver consentito “esperienze significative di conoscenza ed elaborazione da parte degli alunni non solo delle opere del Museo, ma anche dei paesaggi culturali della Città, della Storia e delle storie che li rendono vivi e attuali”.

“Dopo aver già vinto il concorso nazionale ‘Progetti didattici nei musei, nei siti di interesse archeologico, storico e culturale o nelle istituzioni culturali e scientifiche’ del Ministero Istruzione Università e Ricerca – conclude Antonella Gioli - è per noi una grande soddisfazione ricevere questo riconoscimento, l’unico in Italia per chi si impegna nella comunicazione rigorosa e puntuale delle problematiche che riguardano i beni culturali”.
Dal 2010 il Premio Silvia Dell’Orso è conferito dal comitato scientifico dell’omonima associazione culturale oggi composto da Annalisa Cicerchia, Pietro Clemente, Marisa Dalai Emiliani, Francesco Erbani, Mario Turci e Paolo Cavaglione. Oltre al progetto “Nel/Col/Dal Museo civico Fattori di Livorno: opere, percorsi, link”, quest’anno una menzione speciale è andata anche all’Associazione Amici del Monumentale di Milano mentre il premio per il miglior lavoro di divulgazione nell’ambito dei beni culturali è stato assegnato a Studio Azzurro di Milano.

“Un progetto esemplare di educazione al patrimonio culturale dedicato ai giovani cittadini in formazione e ai loro insegnanti”. Con queste parole la giuria del Premio Silvia Dell’Orso ha assegnato una menzione speciale a “Nel/Col/Dal Museo civico Fattori di Livorno: opere, percorsi, link”, un progetto dell’Università di Pisa realizzato con la collaborazione del Comune di Livorno. La premiazione è avvenuta a Milano venerdì 15 dicembre nel corso di una cerimonia pubblica e a ritirare il riconoscimento c'erano Antonella Gioli, professoressa dell’Ateneo pisano e responsabile scientifico del progetto, insieme a due dei tre componenti del gruppo di lavoro, Sara Bruni e Marina Sabatini.

 

un momento della premiazione

Antonella Gioli Sara Bruni e Marina Sabatini durante la premiaizone a Milano

 

“Abbiamo sperimentato il progetto a Livorno nell’anno scolastico 2016/2017 con grande partecipazione delle scuole cittadine di ogni ordine e grado - spiega Antonella Gioli - grazie a sei guide e ad altri materiali didattici gli alunni hanno visitato il museo secondo percorsi tematici che spaziavano dal particolare della singola opera all’intera città”.

Un approccio innovativo e interdisciplinare che è stato infatti premiato, come sottolinea ancora la motivazione della giuria Premio Silvia Dell’Orso, per aver consentito “esperienze significative di conoscenza ed elaborazione da parte degli alunni non solo delle opere del Museo, ma anche dei paesaggi culturali della Città, della Storia e delle storie che li rendono vivi e attuali”.
“Dopo aver già vinto il concorso nazionale ‘Progetti didattici nei musei, nei siti di interesse archeologico, storico e culturale o nelle istituzioni culturali e scientifiche’ del Ministero Istruzione Università e Ricerca – conclude Antonella Gioli - è per noi una grande soddisfazione ricevere questo riconoscimento, l’unico in Italia per chi si impegna nella comunicazione rigorosa e puntuale delle problematiche che riguardano i beni culturali”.

Studenti al Museo Fattori (immagine tratta dalla pagina Facebook del progetto)

 

Dal 2010 il Premio Silvia Dell’Orso è conferito dal comitato scientifico dell’omonima associazione culturale oggi composto da Annalisa Cicerchia, Pietro Clemente, Marisa Dalai Emiliani, Francesco Erbani, Mario Turci e Paolo Cavaglione. Oltre al progetto “Nel/Col/Dal Museo civico Fattori di Livorno: opere, percorsi, link”, quest’anno una menzione speciale è andata anche all’Associazione Amici del Monumentale di Milano mentre il premio per il miglior lavoro di divulgazione nell’ambito dei beni culturali è stato assegnato a Studio Azzurro di Milano.

Si è appena conclusa la prima Design School del progetto europeo UBORA, coordinato dal Centro di Ricerca dell'Università di Pisa "E. Piaggio" che coinvolge partner europei e africani. Lo scopo di Ubora è di creare una piattaforma virtuale dove progettare e condividere progetti di dispositivi medici open source studiati secondo gli standard di sicurezza europei, messi a disposizione dei bioingegneri e dei medici di tutti i paesi che ne avranno la necessità. La scorsa settimana presso la Kenyatta University di Nairobi in Kenya, quaranta studenti provenienti da vari paesi africani ed europei, hanno seguito una settimana intensiva di corsi di progettazione e prototipazione di dispositivi medici.
"Gli studenti - afferma la professoressa Arti Ahluwalia, direttrice del Centro “E. Piaggio” e coordinatrice del progetto - hanno lavorato su casi reali per imparare a progettare e prototipare in maniera conforme all’attuale regolamentazione europea sui dispositivi medici, alternando le attività di laboratorio con lezioni tenute da esperti di fama internazionale". Tutti i progetti sono stati sviluppati sulla piattaforma UBORA, presentata in anteprima durante la scuola, e che la cui release pubblica è prevista nel corso del 2018. La selezione dei partecipanti è avvenuta attraverso un concorso rivolto agli studenti di tutte le università partner del progetto, lanciato a febbraio 2017, che aveva come tema la riduzione della mortalità infantile.
Ventisei borse di studio sono state messe in palio da UBORA e quattro sono state vinte da studenti dell'Università di Pisa. I progetti premiati sono stati: un ciuccio per monitorare il respiro del bambino e ridurre i casi di morte improvvisa in culla e uno per somministrare dei farmaci, un sistema di conservazione del latte materno senza l'utilizzo di energia elettrica e un metodo per curare la sindrome del piede torto attraverso gessi stampati in 3D.
Durante la cerimonia di chiusura, a cui hanno partecipato delegati delle ambasciate italiana e spagnola in Kenya, docenti, ricercatori e funzionari delle varie istituzioni presenti hanno firmato una dichiarazione per promuovere l'accessibilità ai dispositivi medici. Il documento, chiamato "Dichiarazione di Kahawa" (nome della zona in cui sorge la Kenyatta University), esprime il comune intento di promuovere la più ampia condivisione degli strumenti di progettazione dei dispositivi medici, come gli standard e la piattaforma UBORA, al fine di garantire una sanità sostenibile e una formazione universitaria più solida.
L'appuntamento per il 2018 è a Pisa. Il tema della scuola sarà la disabilità, i criteri di partecipazione saranno disponibili nei primi giorni di gennaio sul sito del progetto. "Scuole di questo tipo - conclude la professoressa Ahluwalia - rappresentano una grande opportunità per i nostri studenti, sia africani che europei, che hanno avuto a disposizione conoscenze e nuovi strumenti di progettazione, e sono indispensabili per creare una comunità di studiosi che condivida un nuovo approccio alla progettazione di dispositivi medici basati sui bisogni reali delle persone”.

Lunedì, 18 Dicembre 2017 08:38

A Virgo il Pegaso d'oro della Regione Toscana

L'orgoglio e la gratitudine della Toscana per "un lavoro di ricerca scientifica senza confini geografici e temporali, che ha come fine la conoscenza dell'Universo", si sono concretizzati nel conferimento del Pegaso d'Oro all'Eurpean Gravitational Observatory di Cascina, che ospita e gestisce Virgo, un'infrastruttura per lo studio delle onde gravitazionali. A consegnare il premio ai ricercatori che, proprio nei giorni scorsi, hanno perso, con Adalberto Giazotto, uno dei padri fondatori, è stato il presidente della Regione Enrico Rossi venerdì 15 dicembre nel corso di una cerimonia organizzata dalla regione in Sala Pegaso.

Qualche mese fa il conferimento del Nobel per la fisica a tre scienziati statunitensi per il loro ruolo nella scoperta delle onde gravitazionali, aveva riportato alla ribalta anche l'interferometro Virgo e il suo contributo alle scoperte realizzate dai tre riceratori premiati, a distanza di un secolo dalle previsioni di Albert Einstein con la teoria della relatività generale. A questo proprosito il presidente della Regione Enrico Rossi ha ricordato come la presenza di questa struttura a Cascina si debba anche e soprattutto alla tenacia e lungimiranza degli amministratori dell'epoca, in particolare dell'allora presidente della Provincia di Pisa Gino Nunes e dell'allora sindaco Carlo Cacciamano.

virgo1 copy

Ego e l'interferometro di Cascina
VIRGO nasce da un'idea del ricercatore scomparso pochi giorni fa Adalberto Giazotto e del francese Alain Brillet e ha rappresentato un grande passo avanti nella tecnologia degli interferometri, aprendo la strada proprio all'americano Advanced LIGO. Il captatore di onde gravitazionali VIRGO ha sede all'interno dell'European Gravitational Observatory di Cascina, fondato dall'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) italiano e dal Centre National de la Recherche Scientifique (Cnrs) francese.

Giazzotto è stato, tra l'altro, il pioniere dell'idea di una rete globale di rivelatori. L'annuncio della storica scoperta delle onde gravitazionali era stato dato congiuntamente dalle collaborazioni scientifiche LIGO e VIRGO l'11 febbraio 2016 e, dallo scorso agosto, l'interferometro VIRGO si è unito ai due LIGO statunitensi nella raccolta dei dati, portando ad una nuova osservazione di onde gravitazionali.

Un Nobel anche un po' toscano
L'Accademia delle Scienze svedese ha preso in considerazione il lavoro dei tre scienziati Rainer Weiss, Barry Barish e Kip S.Thorne che, per primi, il 14 settembre 2015, avevano misurato le onde gravitazionali, ovvero quel debolissimo segnale generato da un catastrofico evento avvenuto lontano, nel cosmo e che un secolo fa Einestein aveva previsto, su un piano solo teorico, nella sua teoria della "Relatività Generale". Nell'annunciare il conferimento del Premio Nobel, l'Accademia delle Scienze svedese aveva menzionato anche la collaborazione con VIRGO all'interno del centro toscano EGO.

(fonte: Toscana Notizie)

Si è appena conclusa la prima Design School del progetto europeo UBORA, coordinato dal Centro di Ricerca dell'Università di Pisa "E. Piaggio" che coinvolge partner europei e africani. Lo scopo di UBORA è di creare una piattaforma virtuale dove progettare e condividere progetti di dispositivi medici open source studiati secondo gli standard di sicurezza europei, messi a disposizione dei bioingegneri e dei medici di tutti i paesi che ne avranno la necessità. La scorsa settimana presso la Kenyatta University di Nairobi in Kenya, quaranta studenti provenienti da vari paesi africani ed europei, hanno seguito una settimana intensiva di corsi di progettazione e prototipazione di dispositivi medici.

Ubora_school1.jpg

"Gli studenti - afferma la professoressa Arti Ahluwalia, direttrice del Centro “E. Piaggio” e coordinatrice del progetto - hanno lavorato su casi reali per imparare a progettare e prototipare in maniera conforme all’attuale regolamentazione europea sui dispositivi medici, alternando le attività di laboratorio con lezioni tenute da esperti di fama internazionale". Tutti i progetti sono stati sviluppati sulla piattaforma UBORA, presentata in anteprima durante la scuola, e che la cui release pubblica è prevista nel corso del 2018. La selezione dei partecipanti è avvenuta attraverso un concorso rivolto agli studenti di tutte le università partner del progetto, lanciato a febbraio 2017, che aveva come tema la riduzione della mortalità infantile.

Ventisei borse di studio sono state messe in palio da UBORA e quattro sono state vinte da studenti dell'Università di Pisa. I progetti premiati sono stati: un ciuccio per monitorare il respiro del bambino e ridurre i casi di morte improvvisa in culla e uno per somministrare dei farmaci, un sistema di conservazione del latte materno senza l'utilizzo di energia elettrica e un metodo per curare la sindrome del piede torto attraverso gessi stampati in 3D.

Ubora_school4.jpg
Il team UBORA di Unipi.

Durante la cerimonia di chiusura, a cui hanno partecipato delegati delle ambasciate italiana e spagnola in Kenya, docenti, ricercatori e funzionari delle varie istituzioni presenti hanno firmato una dichiarazione per promuovere l'accessibilità ai dispositivi medici. Il documento, chiamato "Dichiarazione di Kahawa" (nome della zona in cui sorge la Kenyatta University), esprime il comune intento di promuovere la più ampia condivisione degli strumenti di progettazione dei dispositivi medici, come gli standard e la piattaforma UBORA, al fine di garantire una sanità sostenibile e una formazione universitaria più solida.

 Ubora_School2.jpg
Da sinistra: Carmelo De Maria del Centro Piaggio, Angela Loi, delegata dell’ambasciata italiana, e la professoressa Arti Ahluwalia.

L'appuntamento per il 2018 è a Pisa. Il tema della scuola sarà la disabilità, i criteri di partecipazione saranno disponibili nei primi giorni di gennaio sul sito del progetto. "Scuole di questo tipo - conclude la professoressa Ahluwalia - rappresentano una grande opportunità per i nostri studenti, sia africani che europei, che hanno avuto a disposizione conoscenze e nuovi strumenti di progettazione, e sono indispensabili per creare una comunità di studiosi che condivida un nuovo approccio alla progettazione di dispositivi medici basati sui bisogni reali delle persone”.

Rosalia Lo Bue e Francesco Rappisi, studenti del dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa hanno vinto le finali dell'Italian Challenge Bowl 2017, la gara a quiz di Geofisica che si si è svolta a Trieste in occasione del Convegno Nazionale di Geofisica della Terra Solida (GNGTS).

"La competizione è stata lunga e faticosa, in lizza c’erano sette squadre composte da dottorandi di altre università italiane - racconta Francesco Rappisi - nello scontro finale abbiamo vinto contro l'Università di Napoli praticamente all'ultima domanda". Come premio la Society of Exploration Geophysicists (SEG), principale sponsor della manifestazione, sosterrà le spese di partecipazione Rosalia e Francesco al prossimo congresso mondiale che si terrà a Los Angeles nell'ottobre 2018.

"Siamo molto emozionati all’idea di andare negli Stati Uniti - dice Rosalia Lo Bue – perché potremo toccare con mano i risultati della ricerca di alto livello e anche conoscere molte società leader nel campo della Geofisica”.

Rosalia e Francesco, entrambi ventiseienni, dopo il corso triennale all’Università di Palermo sono venuti a Pisa per iscriversi alla magistrale in Geofisica di Esplorazione ed Applicata e proprio venerdì 15 dicembre hanno conseguito la laurea con una tesi in sismologia discussa con il professore Alfredo Mazzotti. La loro aspirazione futura è di lavorare per una grande azienda di esplorazione geofisica, anche se non escludono di poter fare un dottorato.

"Durante i nostri studi abbiamo frequentemente avuto contatti diretti o indiretti con aziende geofisiche, e penso che quello sarebbe il mio mondo" dice Francesco Rappisi. "Ma mi piacerebbe anche provare a fare un dottorato", ha aggiunto Rosalia Lo Bue.

“Il risultato di Rosalia e Francesco segue quello di altri due studenti dell’Ateneo pisano, Francesco Grigoli e Angelo Sajeva, che nel 2008 vinsero la competizione nazionale e poi si classificarono terzi in quella mondiale – commenta il professore Adriano Ribolini professore di Geografia Fisica e Geomorfologia dell’Ateneo pisano –naturalmente la soddisfazione per i dipartimenti di Scienze della Terra e di Fisica, che gestiscono la Laurea Magistrale in Geofisica è molto alta”.

Rosalia Lo Bue e Francesco Rappisi, studenti del dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa hanno vinto le finali dell'Italian Challenge Bowl 2017, la gara a quiz di Geofisica che si si è svolta a Trieste in occasione del Convegno Nazionale di Geofisica della Terra Solida (GNGTS). "La competizione è stata lunga e faticosa, in lizza c’erano sette squadre composte da dottorandi di altre università italiane - racconta Francesco Rappisi - nello scontro finale abbiamo vinto contro l'Università di Napoli praticamente all'ultima domanda".

Come premio la Society of Exploration Geophysicists (SEG), principale sponsor della manifestazione, sosterrà le spese di partecipazione Rosalia e Francesco al prossimo congresso mondiale che si terrà a Los Angeles nell'ottobre 2018.

 

Rappisi_LoBue_GNGTS_insde.jpg

Rosalia Lo Bue e Francesco Rappisi vincitori del Challenge Bowl 2017


"Siamo molto emozionati all’idea di andare negli Stati Uniti - dice Rosalia Lo Bue – perché potremo toccare con mano i risultati della ricerca di alto livello e anche conoscere molte società leader nel campo della Geofisica”.
Rosalia e Francesco, entrambi ventiseienni, dopo il corso triennale all’Università di Palermo sono venuti a Pisa per iscriversi alla magistrale in Geofisica di Esplorazione ed Applicata e proprio venerdì 15 dicembre hanno conseguito la laurea con una tesi in sismologia discussa con il professore Alfredo Mazzotti. La loro aspirazione futura è di lavorare per una grande azienda di esplorazione geofisica, anche se non escludono di poter fare un dottorato.

"Durante i nostri studi abbiamo frequentemente avuto contatti diretti o indiretti con aziende geofisiche, e penso che quello sarebbe il mio mondo" dice Francesco Rappisi. "Ma mi piacerebbe anche provare a fare un dottorato", ha aggiunto Rosalia Lo Bue.

“Il risultato di Rosalia e Francesco segue quello di altri due studenti dell’Ateneo pisano, Francesco Grigoli e Angelo Sajeva, che nel 2008 vinsero la competizione nazionale e poi si classificarono terzi in quella mondiale – commenta il professore Adriano Ribolini professore di Geografia Fisica e Geomorfologia dell’Ateneo pisano – naturalmente la soddisfazione per i dipartimenti di Scienze della Terra e di Fisica che gestiscono la Laurea Magistrale in Geofisica è molto alta”.



Con la nuova area della degenza del Centro multidisciplinare di Chirurgia robotica mini-invasiva, riservata ai pazienti dell’area vasta nord-ovest e alle pazienti ginecologiche dell’Aoup, arriva a completamento il progetto di potenziamento del settore della robotica per l’Aoup cominciato nel lontano 2001 con l’acquisto del primo sistema robotico “Da Vinci” e ora concretizzatosi in un Centro che è di riferimento europeo per la formazione, con tre sistemi robotici in dotazione, di cui l’ultimo all’avanguardia (il Da Vinci Xi) e una caratterizzazione multidisciplinare e multispecialistica che ne fa il primo centro europeo per numero di interventi effettuati. Solo nel 2016 sono stati infatti 1139 e per l’anno che sta per finire la quota verrà anche superata di qualche decina. Un punto di forza ne ha decretato il successo: la standardizzazione delle procedure e il coordinamento centralizzato dell’utilizzo delle risorse umane e tecnologiche, che è anche la chiave della sostenibilità dei costi.

davinci1.jpg

Adesso i pazienti provenienti dall’area vasta (più le pazienti ginecologiche dell’Aoup) sottoposti a intervento di chirurgia robotica avranno dei letti dedicati (10, in 5 camere doppie) per completare il percorso assistenziale fino alla dimissione, senza più trasferimenti negli altri reparti di degenza dell’ospedale.

“Sono stati tre gli obiettivi nella realizzazione logistica del Centro e di questa nuova area dedicata al ricovero – spiega la professoressa Franca Melfi, chirurgo toracico e direttore del Centro – l’omogeneità di trattamento per tutti i pazienti, il training (la formazione anche attraverso la simulazione) e la ricerca. Pisa è riconosciuto centro di formazione e ogni settimana molti sono i chirurghi provenienti da tutta Europa. Siamo infatti centro di riferimento per la chirurgia robotica toracica e per i trapianti robotici e l’esperienza qui maturata da tutto lo staff, medico, infermieristico e tecnico, ha fatto sì che il centro venisse individuato come piattaforma clinica per la produzione di dati valutati dalla FDA-Food & Drug Administration, l’Agenzia del governo americano che si occupa di regolamentare i prodotti che vengono immessi in commercio, compresi i dispositivi e le attrezzature mediche, per l’applicazione clinica del software Table Motion relativo al tavolo operatorio integrato con i sistemi robotici. Una piattaforma multispecialistica cui guarda con interesse anche l’industria, per l’applicazione e lo sviluppo di nuove tecnologie”.

davinci2.jpg

Ma l’area della degenza non è l’unica nuova acquisizione del Centro multidisciplinare di Chirurgia robotica dell’Aoup, che si trova al piano terra dell’Edificio 30 A e dove i tre robot vengono utilizzati (per interventi di chirurgia generale, ginecologica, toracica, urologica, otorinolaringoiatrica, dell’esofago, bariatrica, endocrinochirurgia e trapianti) anche dai chirurghi provenienti dall’area vasta. Nei nuovi spazi è stata anche allestita, oltre a una saletta soggiorno dedicata per i pazienti, un’area meeting per la didattica e la formazione, direttamente collegata con le tre sale operatorie, in modo da consentire le sedute di training sul “Da Vinci” agli operatori sanitari in addestramento (chirurghi e infermieri). Tutta l’organizzazione del Centro pisano rientra nel contesto del Polo regionale di chirurgia robotica per coordinare il quale la Regione ha creato un tavolo tecnico-scientifico guidato dalla professoressa Melfi, con l’obiettivo di estendere il modello su tutto il territorio regionale. (Fonte Ufficio stamps AOUP).

copertinaEsce pubblicato dalla Pisa University Press il volume "La zoologia di Aristotele e la sua ricezione, dall'età ellenistica e romana alle culture medioevali" che Maria Michela Sassi, professoressa di Storia della Filosofia Antica al dipartimento di Civilta' e Forme del Sapere, ha curato insieme a Elisa Coda e Giuseppe Feola.

Pubblichiamo seguito una presentazione del libro tratta dal sito dell'editore.

***********

Tema di questo volume, che raccoglie le relazioni della decima Settimana di formazione dottorale del Centro Interuniversitario “Incontri di Culture”, è la ricezione dell’opera zoologica di Aristotele dall’età ellenistica al tardo Medioevo.

Stranamente, nella tradizione filosofica greco-romana dopo la morte di Aristotele il corpus dei suoi scritti zoologici sembra occupare un posto marginale, tanto più in quanto la Historia animalium conosce invece straordinaria fortuna nell’ambito della cultura generale (per esempio nella letteratura paradossografica e in quella fisiognomica, o nell’opera di Plinio il Vecchio). Sembra venir meno in ogni caso, dopo Aristotele, il progetto aristotelico di uno studio teorico e sistematico degli animali, che in apparenza rinasce solo nel XII secolo d.C., con il trattato De animalibus di Alberto Magno.

I contributi qui raccolti dimostrano nel loro insieme che la storia non è così semplice. È anzi possibile disegnare una linea di ricezione in cui momenti e spazi innegabili di discontinuità (che nel pensiero greco si spiega con il mutare dell’agenda filosofica, evidente per esempio in area neoplatonica) procedono paralleli a un filo di continuità (solidissimo certo nel mondo arabo, ma tenuto ben teso, nel mondo romano, da un Galeno) che è quello che congiunge di fatto, attraverso l’opera di traduzione di Scoto, Aristotele all’età di Alberto Magno.

Questo volume non intende certo esaurire la questione complessa della trasmissione e ricezione del corpus zoologico aristotelico, ma apre nuove vie di ricerca approfondendo autori, momenti e aspetti non usualmente valorizzati in questo orizzonte problematico.

Questo sito utilizza solo cookie tecnici, propri e di terze parti, per il corretto funzionamento delle pagine web e per il miglioramento dei servizi. Se vuoi saperne di più, consulta l'informativa