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Comunicati stampa

Accredia-Garante-privacy.jpgIl Laboratorio di Igiene del Dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia dell’Università di Pisa è il primo laboratorio universitario in Toscana a conseguire l’accreditamento ISO/IEC 17025.

Grazie a questo risultato da luglio il laboratorio è la prima struttura universitaria iscritta nell’elenco dei centri di analisi nell'ambito delle procedure di autocontrollo delle industrie alimentari istituito dalla Regione Toscana nel 2006.

L’accreditamento, raggiunto a giugno 2018 e successivamente esteso a maggio 2019, è stato conseguito da un team coordinato dai professori Angelo Baggiani e Gaetano Privitera e composto dai dottori Michele Totaro e Lorenzo Frendo e dalla dottoressa Serena Giorgi. Il gruppo di lavoro ha realizzato l’intero processo di progettazione e implementazione di un Laboratory Management System conforme allo Standard internazionale ISO/IEC 17025.

L’accreditamento è stato conseguito dal dopo un’approfondita verifica di valutazione condotta dagli ispettori Accredia, l’unica autorità referente a livello nazionale designata dal governo italiano e che opera sotto la vigilanza del Ministero dello Sviluppo Economico. Il risultato finale è stato così il riconoscimento internazionale delle attività analitiche svolte presso il Laboratorio di Igiene dell'Ateneo grazie agli accordi di mutuo riconoscimento della European Cooperation for Accreditation (EA-MLA) e della International Laboratory Accreditation Cooperation (ILAC-MRA) di cui Accredia è firmatario.

 

Sono circa 40 gli studenti che nell’ultimo anno accademico hanno partecipato al Foundation Course, il percorso formativo rivolto agli studenti internazionali che devono colmare il vuoto di scolarità di un anno per iscriversi alle università in Italia. Nel corso di una piccola cerimonia che si è tenuta nella Sala dei Mappamondi del rettorato, l’Università di Pisa ha consegnato i diplomi finali ai primi studenti che hanno conseguito il titolo. A salutare i ragazzi era presente, a nome del rettore, Francesco Marcelloni, prorettore alla Cooperazione e relazioni internazionali, insieme ai responsabili scientifici dei due curricula del FC – la professoressa Chiara Roda, responsabile del Foundation Course Science (FCS), e il professor Arturo Marzano, responsabile scientifico del Foundation Course Humanities (FCH) – e lo staff dell’Unità cooperazione internazionale, coordinato da Paola Cappellini.

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Gli studenti che hanno ritirato il diploma sono: Malithi Chathurangi Kankani Lokuge (Sri Lanka-FCS), Angelina Prushinskaya (Russia, FCH), Kseniia Petrova (Russia, FCH), Vibuthi Dilshan Mitipatabendiralalage Silva (Sri Lanka, FCS), Gaven Earle (USA, FCH), Noemi Sugirtha Segar (Italia, FCH), Karima Brimzhanova (Kazakhstan, FCS), Diana Nurtayeva (Kazakhstan, FCS), Adelya Kalmyshova (Kazakhstan, FCS), Alessandro Liam Diora Carter (US/Italy, FCS), Evgenia Denisova (Russia, FCH), Polina Kostina (Russia, FCS), Nazerke Utesheva (Kazakhstan, FCH), Dasha Lebedeva (Russia, FCH), Vlada Konakova (Russia, FCS), Francesco Montevecchi (Italy, Native Italians), Naim Shurush (Israel, FCS).

I seguenti studenti ritireranno il diploma successivamente, in quanto assenti alla cerimonia: Michela Tambasco (US/Italy, FCS), Konstantinos Marneros (Cipro, FCS), Dina Yeerbule (Cina, FCS), Aleksandr Carbonaro (Italy/Russia, FC native italians), Fabrizio Ciampani (Italia/Colombia Native italians), Isabella Delgado (Italy, FCH), Duilio Celi (Italy/Perù FCH).

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Il Foundation Course è un programma della durata di un anno accademico che serve a colmare la scolarità di studenti internazionali (provenienti ad esempio da USA, Russia e alcuni Stati dell’America Latina) che non possono accedere direttamente a un corso di laurea di primo livello presso le università italiane.

Giunto alla sua terza edizione, il Foundation Course è cresciuto di anno in anno, arrivando a contare quasi 40 studenti nell’a.a. 2018-19. L’Università di Pisa è stato il primo ateneo italiano ad aver attivato questo importante percorso, già presente nelle più importanti università europee da diversi anni. Attraverso la frequenza del Foundation Course e con il superamento dei relativi esami, gli studenti possono proseguire la loro carriera accademica iscrivendosi a un corso di laurea di primo livello.

L’Ateneo pisano propone due diversi curricula, uno umanistico (Foundation Course Humanities - FCH) e uno scientifico (Foundation Course Science - FCS). I contenuti degli insegnamenti del curriculum scientifico sono stati pensati anche tenendo in considerazione la preparazione necessaria per il superamento dei test di accesso sia a Medicina sia ai corsi di laurea di carattere scientifico come, ad esempio, Ingegneria o Farmacia. Gli iscritti al FC, accanto agli insegnamenti relativi al curricula scelto, seguono inoltre un corso intensivo di lingua italiana presso il Centro Linguistico di Ateneo (CLI), finalizzato a conferire loro le basi per poter affrontare un corso di laurea tenuto completamente in lingua italiana.

In aggiunta ai due curricula sopra menzionati, è disponibile anche un percorso per studenti italiani che hanno ottenuto il diploma di scuola superiore all’estero (Foundation Course for Native Italians), il quale prevede la sostituzione dei crediti di lingua italiana con altri che possono essere presi dal curriculum scientifico e da quello umanistico.

I ragazzi dell’Università di Pisa si sono classificati terzi alla CyberChallenge 2019 che si è svolta il 27 giugno presso la Scuola Telecomunicazioni delle Forze Armate (Stelmilit) di Chiavari. Primi si sono classificati i ragazzi del Politecnico di Milano e secondi quelli dell’Università di Bologna. La competizione è stata introdotta dal sottosegretario alla Difesa Angelo Tofalo; la premiazione è stata effettuata dal ministro della Difesa Elisabetta Trenta.La CyberChallenge è il primo programma italiano di addestramento alla cybersecurity per giovani di talento delle scuole superiori e delle università. La CyberChallenge 2019 è la terza edizione del programma a cui hanno partecipato 18 università italiane. L’Università di Pisa partecipava quest’anno alla CyberChallenge per la prima volta. 

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La squadra pisana è costituita da: Lorenzo Catoni (primo anno della laurea triennale in Ingegneria informatica), Marco Gaglianese (primo anno della laurea magistrale in Informatica), Quint Guillame (primo anno della laurea triennale in Ingegneria informatica), Nicola Vella (primo anno della laurea triennale in Ingegneria informatica).

I ragazzi dell’Università di Pisa hanno raggiunto questo risultato dopo una dura selezione e un programma di formazione intensivo. La selezione si è svolta in due fasi: un pre-test online nei giorni 23-25 gennaio e un test di ammissione il 1 febbraio di logica e programmazione. Di 167 iscritti al pre-test, i 20 migliori sono stati selezionati per la fase formazione di cui solo 12 sono riusciti a completarla. La fase di formazione prevedeva 12 settimane, da marzo a maggio, per un totale di 72 ore, di cui 24 di lezione e 48 di esercitazione. La fase di formazione era in aggiunta alle normali attività didattiche. 

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Anche tre studenti delle scuole superiori sono stati ammessi e hanno completato il programma intensivo di formazione: Giada Betti Sorbelli (I.I.S. Da Vinci - Fascetti, Pisa), Leandro Cardoso Santana (I.I.S. Da Vinci - Fascetti, Pisa), Andrea Malatesta (I.I.S., Ferraris Brunelleschi, Empoli)

Il 6 giugno, al termine della fase di formazione, si sono svolte le qualificazioni, una competizione di tipo capture-the-flag, con l’obiettivo di selezionare i quattro membri della squadra pisana.

Durante la competizione nazionale del 27 giugno di tipo attacco-difesa, la squadra pisana si è distinta in questi punti: è stata la prima squadra ad aver trovato una vulnerabilità sul servizio AirCnC (che era il più complesso tra i 4 proposti); è stata la prima squadra ad aver trovato vulnerabilità su tutti i servizi proposti, dopo 4 ore di gara su 7 (tutte le altre squadre in quel momento avevano trovato vulnerabilità al più per 2 soli servizi); è stata la prima squadra come punteggio di difesa (ovvero è il team che riuscito a difendere meglio i propri servizi, così che le altre squadre non potevano sfruttare le vulnerabilità per rubare flag dai nostri).

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La formazione è stata svolta in collaborazione da docenti e studenti del dipartimento di Ingegneria dell’informazione e del dipartimento di Informatica. I trainer sono stati per il dipartimento di Ingegneria informatica: Giuseppe Lettieri (RTI), Antonio Arena (dottorando), Michele La Manna (dottorando), Dario Varano (tecnologo), Giacomo Tanganelli (assegnista), Federico Galatolo (dottorando). Per il dipartimento di Informatica: Anna Bernasconi (PA), Iacopo Soldani (assegnista), Gaspare Ferraro (studente a contratto), Anna Monreale (RTD). Coordinatore dell’iniziativa per l’Università di Pisa è stato il professor Gianluca Dini.

CyberChallenge è su Twitter @CyberChallengIT e su Facebook: @CyberChallengeIT.

È nato ufficialmente il 1 luglio a Milano l’Istituto di Robotica e Macchine Intelligenti (I-RIM) che riunisce tutti gli attori e scienziati italiani del settore, dalla ricerca più visionaria all’industria più aperta alle tecnologie avanzate. Il suo presidente neoeletto è il professore Antonio Bicchi dell’Università di Pisa e dell’IIT. I-RIM è un’associazione nazionale no-profit che vuole promuovere lo sviluppo e l’uso delle Tecnologie dell’Interazione per il benessere dei cittadini e della società.

“Il motto del nostro neonato istituto è Diamo corpo all’Intelligenza Artificiale – dice Antonio Bicchi – Le Tecnologie dell’Interazione (IAT) si concentrano infatti su quegli aspetti della Intelligenza Artificiale che hanno a che fare con il mondo fisico e su come modificarne il comportamento. Sono quindi complementari alle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (ICT), che si occupano principalmente di raccogliere, trasmettere e analizzare dati.”

 

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Il professore Antonio Bicchi

 

Alcuni campi in cui le Tecnologie dell’Interazione sono indispensabili sono ad esempio l’ausilio fisico alle persone anziane o disabili, la riduzione dei pericoli e della fatica nel lavoro, il miglioramento dei processi di produzione di beni materiali e la loro sostenibilità, la sicurezza, l’efficienza e la riduzione dell’impatto ambientale del trasporto delle persone e dei beni, il progresso delle tecniche diagnostiche e chirurgiche.

I-RIM verrà presentato al pubblico in un grande appuntamento di tre giorni che si svolgerà nei padiglioni 9 e 10 della Fiera di Roma, dal 18 al 20 ottobre 2019. Il calendario è ricchissimo di incontri per gli associati, ma aperti anche a tutti gli interessati. La tre giorni è organizzata in coincidenza e in collaborazione con Maker Faire – The European Edition 2019, la kermesse tecnologica che attira decine di migliaia di fan delle tecnologie. La Tre Giorni e Maker Faire si svolgeranno in parallelo nella Fiera di Roma.

 

Con i progetti speciali per la didattica, l’Università di Pisa ha inaugurato un nuovo modo di fare lezione, che va oltre la tradizionale “aula”: gli studenti hanno la possibilità di partecipare a viaggi studio, lezioni fuori sede, iniziative all’estero e svolgere tante altre attività pensate per rendere più efficaci e incisivi gli insegnamenti dei corsi di laurea. Dei “progetti speciali” si parlerà nell’ambito dell’evento Focus Didattica in programma mercoledì 3 luglio al Polo Fibonacci a partire dalle ore 9, una giornata di approfondimenti, informazioni e notizie sulle iniziative dell’Ateneo nel campo della didattica, dell’orientamento e dei servizi per gli studenti.

Attivati per la prima volta lo scorso anno accademico, i progetti speciali sono finanziati con fondi che l’Ateneo ha dedicato appositamente a questo scopo. Nell’anno accademico 2018/2019 sono 40 i progetti a cui hanno partecipato gli studenti e per il prossimo semestre ci sono già 37 proposte in fase di valutazione. “I progetti speciali per la didattica hanno riscosso un immediato successo fra studenti e docenti, anche portando alla luce quante attività didattiche innovative, inaspettate ed entusiasmanti sono offerte dai nostri corsi di studio”, commenta il professor Marco Abate, prorettore per la Didattica.

Ma quali sono le attività proposte? Nel corso della giornata “Focus Didattica”, nella sessione delle 11.30, si parlerà in particolare di 4 progetti. Il primo si intitola “Storie di Case” e ha come referente il professor Luca Lanini. Gli studenti dei corsi in Ingegneria edile-Architettura e di Ingegneria edile-ambientale hanno partecipato a un ciclo di dieci conferenze che hanno proposto una lettura critica di alcune case-icona dell’architettura moderna e contemporanea, svolte da esperti italiani e internazionali. Si è parlato della Casa Schröder di Gerrit Rietveld a Utrecht, dei Lichtungsräume di Mies van der Rohe, dell’architettura di Ivan Leonidov e molto altro. Il ciclo si è chiuso con la mostra dei lavori dei laboratori integrati e di quelli di Architettura e Composizione architettonica.

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Il gruppo dei partecipanti a "Storie di case".

Il secondo progetto, “Geo-traversa Albania-Macedonia: le Dinaridi, la regione dei grandi laghi, tra tettonica e paleoclima", è in programma il prossimo settembre ed è un viaggio di studio proposto dai professori Luca Pandolfi, Giovanni Zanchetta e Monica Bini del dipartimento di Scienze della Terra. L’escursione nella regione balcanica permetterà a 15 studenti di Scienze e tecnologie geologiche e Scienze ambientali di confrontarsi su tematiche che vanno dall’osservazione della geologia di una catena montuosa complessa, alla conoscenza delle problematiche ambientali derivate dall’attività industriale del periodo della guerra fredda, fino allo studio delle variazioni paleoclimatiche ricostruite nella regione dei grandi laghi sul confine macedone-albanese.

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Il lago di origine glaciale di Golemo Ezero sul Monte Pelister (Macedonia) e uno dei rifugi dove saranno ospitati gli studenti durante il progetto speciale didattico (Foto Monica Bini).

Il progetto “Università Musei Pubblico: prodotti di comunicazione per il Museo Nazionale di San Matteo”, referente la professoressa Antonella Gioli, è nato dal corso di "Comunicazione museale" e coinvolge ora un gruppo di studenti di diversi corsi triennali (Scienze dei Beni Culturali, Discipline dello Spettacolo e della Comunicazione) e magistrali (Storia delle Arti visive, dello Spettacolo e dei nuovi media), seguiti da studenti della Scuola di specializzazione in Beni storico-artistici e da collaboratori di MUSEIA-Laboratorio di cultura museale, tutti del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere. Grazie alla collaborazione del Polo Museale della Toscana diretto da Stefano Casciu, il gruppo svilupperà e realizzerà prodotti di comunicazione relativi al Museo Nazionale di San Matteo di Pisa e alle sue straordinarie raccolte di opere d'arte del Medioevo e Rinascimento, seguiti anche dalla referente del Museo e cultore della materia "Comunicazione museale" Caterina Bay.

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Studenti al lavoro al Museo di San Matteo. Foto di Elena Janniello, Scuola di specializzazione in Beni storico-artistici di Pisa.

Molto innovativo è anche il progetto “Insegnamento dell’Economia politica mediante esperienze di teatro didattico e public speaking”, proposto dal professor Mario Morroni del Dipartimento di Scienze Politiche, che ha offerto agli studenti un approccio allo studio della macroeconomia basato sul teatro didattico. In aprile è stata organizzata una prima lettura teatrale tratta dal libro “Le conseguenze economiche della pace” di J.M. Keynes con l'intervento di due colleghi dell'Università di Genova. Gli studenti che hanno partecipato ai seminari della dott.ssa Patrizia Pasqui hanno realizzato e presentato sette diversi testi teatrali con un esercizio che ha permesso loro di conoscere ed esporre meglio i temi dell’economia politica e divulgare al pubblico importanti concetti economici, con una lettura pubblica che si è tenuta il 14 maggio.

Non solo progetti speciali, ma anche una offerta formativa ampia e articolata che negli ultimi due anni si è arricchita di 5 nuovi corsi di laurea, attivati per rispondere alle esigenze del tessuto sociale e del mondo del lavoro, tenendo conto delle continue novità portate dall'evoluzione scientifica e tecnologica. Anche di questi nuovi corsi – Scienze della formazione primaria, Management for Business and Economics, Diritto dell’innovazione per l’impresa e le istituzioni, Ingegneria per il design industriale e Management e controllo dei processi logistici – si parlerà alla giornata “Focus Didattica”, che prevede inoltre la presentazione delle attività organizzate dall’Ateneo per l'orientamento in ingresso e in uscita, per l’internazionalizzazione e per il sostegno agli studenti disabili, e una sessione dedicata all’iniziativa “Insegnare a insegnare” rivolta ai docenti neo-assunti per migliorare la qualità dell’insegnamento.

Il programma completo è disponibile a questo link.

La storia della matematica italiana dopo la seconda guerra mondiale, con l'abbandono della tradizione autarchica e l'apertura alla collaborazione con le principali scuole internazionali, deve molto a Guido Stampacchia, il professore napoletano che nel corso della carriera ha insegnato nelle Università di Genova, Pisa, Roma e alla Scuola Normale Superiore di Pisa. Per sottolineare il rapporto affettivo sempre mantenuto con la città di origine e allo stesso tempo il rilievo scientifico e culturale di Napoli, i figli e la famiglia hanno donato la raccolta di carte scientifiche di Guido Stampacchia all'Università "Federico II", depositandole al Dipartimento di Matematica intitolato a Renato Caccioppoli, maestro e amico del professore.

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Le carte, in gran parte inedite, restituiscono quasi per intero il percorso biografico di Guido Stampacchia, che ha frequentato il Liceo Vico di Napoli prima di trasferirsi a Pisa nell'autunno del 1940 per iniziare gli studi universitari nell'Ateneo e alla Scuola Normale.

Guido Stampacchia2Partendo dagli anni di formazione pisana, con appunti delle lezioni interne della Normale, e passando per i successivi rapporti con Renato Caccioppoli (nella foto a lato con Guido Stampacchia) a Napoli, sede in cui ha avviato la carriera universitaria, i documenti si estendono a tutti gli anni Sessanta e Settanta, fino ad arrivare alla morte del professore avvenuta nel 1978. Emerse nella loro completezza solo di recente, le carte documentano per quei decenni l'intensa attività di relazione e collaborazione con matematici in Italia e fuori, sia attraverso la corrispondenza personale e scientifica, sia attraverso la raccolta di opere e articoli di matematici a lui contemporanei. Nella raccolta ci sono anche testi di Leonida Tonelli, di Carlo Severini, di Cesare Arzelà e, naturalmente, di Renato Caccioppoli; mentre tra i contemporanei spiccano le figure di Enrico Magenes e di Ennio De Giorgi e dei moltissimi altri, italiani e stranieri, con i quali la collaborazione è stata stretta, il più delle volte amicale.

Il fondo - composto da appunti di studio, preprint, estratti dei propri lavori dalle riviste scientifiche, schemi per conferenze e corsi tenuti nelle università di tutto il mondo: Stampacchia ha insegnato anche a New York, Minneapolis, Parigi, Chicago e Brighton - è completato da una sezione iconografica con foto e video che documentano l'aspetto conviviale e amicale di tanti rapporti scientifici.

In questo contesto Pisa ha avuto un ruolo essenziale nella vita e nel percorso scientifico di Guido Stampacchia. L'Università è stata la prima e anche l'ultima sede di lavoro, alla Facoltà di Ingegneria dove ha collaborato intensamente con Piero Villaggio, poi alla Scuola Normale, vicino di stanza di Aldo Andreotti e di Ennio De Giorgi. Dopo la prematura scomparsa nell'aprile del 1978, il direttore della Scuola, Edoardo Vesentini, volle sottolineare il progetto coltivato dal professor Stampacchia di "fare scuola" matematica a Pisa. Inoltre, il dipartimento di Matematica dell'Università gli ha intitolato un'aula della sua sede.

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"Il Dipartimento di Matematica 'Renato Caccioppoli' della Federico II di Napoli - hanno ricordato i familiari di Guido - ha accettato con molta generosità la proposta della famiglia di ricevere e ordinare ulteriormente il fondo, per poi metterlo a disposizione degli studiosi. Si allarga così la documentazione finora a disposizione, con la quale la professoressa Silvia Mazzone ha pubblicato un pregevole profilo biografico e scientifico e steso una voce per la Treccani. Lo sviluppo e la ripresa della matematica italiana negli anni del secondo dopoguerra e il suo allacciare fecondi rapporti internazionali con altre scuole matematiche, trovano in queste carte ulteriori elementi di documentazione e occasione di ricerca."

La rucola aiuta a combattere l’ipertensione e le malattie cardiovascolari grazie ad un principio attivo in grado di abbassare la pressione arteriosa che conferisce a questa insalata proprio il suo caratteristico sapore pungente. La scoperta arriva dall’Università di Pisa dove un team di farmacologi guidato dal professore Vincenzo Calderone ha condotto lo studio in collaborazione con le università di Firenze e “Federico II” di Napoli e il “Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia” (CREA) di Bologna. La ricerca, pubblicata sul “British Journal of Pharmacology”, la rivista in campo farmacologico più prestigiosa a livello internazionale, ha infatti dimostrato le proprietà vasorilascianti ed anti-ipertensive dell’isotiocianato Erucina, un principio attivo prodotto dalla pianta come meccanismo di difesa e che conferisce alla rucola proprio il suo caratteristico sapore ed odore pungente.

“Quando le foglie di rucola vengono tagliate o masticate – spiega Alma Martelli ricercatrice dell’Università di Pisa e prima autrice della pubblicazione – i glucosinolati e l’enzima mirosinasi, entrano in contatto generando l’isotiocianato Erucina. Se quest’ultimo per la pianta è un meccanismo di difesa che serve per allontanare ad esempio gli animali, per l’uomo è invece un principio attivo di origine naturale in grado di rilassare la muscolatura dei vasi e di abbassare la pressione arteriosa attraverso il rilascio di un gastrasmettitore, il solfuro d’idrogeno”.

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Da destra, Eugenia Piragine, Alma Martelli, Vincenzo Calderone, Valentina Citi e Lara Testai


I ricercatori hanno dimostrato le proprietà vasorilascianti ed anti-ipertensive dell’isotiocianato Erucina sia in vitro, su cellule di aorta umana e su vasi isolati, che in vivo, su animali spontaneamente ipertesi.
“Questa scoperta ha importanti ripercussioni in campo medico poiché per ottenere questi effetti antiipertensivi possiamo certamente somministrate il principio attivo purificato, sotto forma di integratore ma, almeno in parte, possiamo ottenere gli stessi effetti anche attraverso l’alimentazione - sottolinea Alma Martelli - infatti diversamente dalle altre piante appartenenti alla famiglia delle Brassicaceae come il cavolo, il broccolo o il rafano, la rucola si può mangiare cruda così da non degradare l’enzima con la cottura e assicurare la sintesi di Erucina”.


La dottoressa Alma Martelli che ha condotto la ricerca, è ricercatrice in Farmacologia al Dipartimento di Farmacia dell’Università di Pisa dal 2014. Già nel 2016 ha ricevuto un importante premio internazionale, il “Ciro Coletta Youg Investigator Award”, per le sue ricerche sugli isotiocianati e il solfuro d’idrogeno. Più di recente, nel marzo scorso, ha ricevuto il premio ”Best Oral communication Award” nell’ambito del congresso “Le Basi farmacologiche dei Nutraceutici” proprio per la ricerca sulle proprietà anti-ipertensive di Erucina.


La dottoressa Martelli lavora in un team guidato dal professore Vincenzo Calderone di cui fanno parte la professoressa Lara Testai e le dottoresse Valentina Citi ed Eugenia Piragine. Da anni il gruppo studia le proprietà cardiovascolari del solfuro d’idrogeno occupandosi anche di farmacologia dei composti di origine naturale, due filoni di ricerca che si sono uniti in questo lavoro appena pubblicato sul “British Journal of Pharmacology”.

 

L'Università di Pisa ha aderito al programma Software Heritage, il progetto senza scopo di lucro, sotto l'egida dell'Istituto nazionale francese per la ricerca nell'informatica e nell'automazione (INRIA), che persegue l'obiettivo di costruire l'archivio universale di tutto il codice sorgente del software disponibile, preservando le preziose conoscenze in esso contenute e rendendolo ampiamente accessibile. L'Ateneo pisano ha deciso di sostenere il programma, nell'anno in cui festeggia i 50 anni dalla nascita del corso di laurea in Informatica, il primo in Italia, in quanto consapevole che gran parte delle conoscenze tecniche e scientifiche attuali risiedono nel software e che dunque la conservazione di tale conoscenza assume un'importanza fondamentale per lo sviluppo futuro della ricerca.

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Pur nata in Francia, la sfida ambiziosa e complessa del programma Software Heritage ha tra i suoi fondatori due informatici italiani: Roberto Di Cosmo e Stefano Zacchiroli. Il direttore di Software Heritage, Roberto Di Cosmo, sostenitore convinto del software libero e scienziato informatico di livello internazionale, si è laureato in Informatica all'Università di Pisa, diplomandosi anche alla Scuola Normale Superiore, e sempre nell'Ateneo di Pisa ha ottenuto il dottorato di ricerca. "Siamo felici di dare il benvenuto all'Università di Pisa come sostenitrice di Software Heritage - ha detto il professor Di Cosmo, direttore del programma - Pisa è sede del primo corso di laurea italiano in Informatica ed è quindi un partner particolarmente qualificato per diffondere la necessità di preservare il nostro patrimonio culturale, supportando la scienza aperta e la ricerca condivisa, a vantaggio dell'intera società".

“Ho accolto subito con entusiasmo la sollecitazione dell’amico e collega Di Cosmo – ha detto il rettore Paolo Mancarella - ed è particolarmente significativo che l’adesione dell’Università di Pisa avvenga nel 50esimo dalla istituzione del primo corso di laurea italiano in Scienze dell’Informazione. Pisa e il nostro Ateneo sono stati la culla dell’Informatica italiana, sin dagli anni ’50 del secolo scorso. Sarà interessante, soprattutto per chi era allora in prima linea, riportare alla luce il codice sorgente scritto in quegli anni memorabili, riscoprendo anche le piccole magie alle quali si doveva ricorrere per sfruttare al massimo le potenzialità dei calcolatori di allora”.

fridays for future pisaVenerdì 28 giugno, alle ore 18.00 in Piazza XX Settembre il presidio settimanale dei ragazzi dei “Venerdì del futuro” contro l’emergenza climatica vedrà anche la partecipazione dell’Università di Pisa. Nelle scorse settimane infatti l’Ateneo  ha lanciato un sondaggio sul consumo di acqua in bottiglia di plastica "Riempi la borraccia, svuota il cestino", in occasione del Festival dello Sviluppo Sostenibile 2019. La campagna di sensibilizzazione, condotta in collaborazione con Legambiente Pisa, Sinistra per… e Greenpeace gruppo locale Pisa, punta a rendere l’Università di Pisa un luogo plastic-free.

L’evento vedrà gli interventi di Elisa Giuliani, del dipartimento di Economia e Management e direttrice del Centro REMARC, Università di Pisa, Simone D’Alessandro, del dipartimento di Economia e Management dell’UNIPI e membro del gruppo energia di RUS (Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile), Elena Giusti, Greenpeace gruppo locale Pisa, Jacopo Bettin, Legambiente Pisa, e Myriam Bartolucci, Fridays for Future. Subito dopo, la premiazione con dieci borracce, estratte a sorte tra le persone che hanno compilato il questionario.

“Renderemo noti i risultati del sondaggio per poter avviare delle riflessioni – conclude Simone D’Alessandro – tra i dati più interessanti, il 70% di coloro che hanno partecipato conferma di fare uso di bottigliette di plastica, ma il 100% ritiene che dovrebbero essere eliminate all’interno dell’Ateneo. Le Università, come centro di creazione e diffusione della conoscenza, devono farsi parte attiva nel diffondere una maggior consapevolezza della gravità e dell’urgenza del problema ambientale e di come piccole innovazioni e cambiamenti nei nostri comportamenti possono contribuire alla riduzione degli impatti”.

“Venerdì, il nostro consueto presidio si unisce volentieri all’iniziativa dell’Università – commenta Myriam Bartolucci, educatrice ambientale e attivista Fridays for Future – Il tema è di importanza capitale nella lotta per la salvaguardia del nostro pianeta, dove ogni anno vengono utilizzati 1,5 milioni di tonnellate di plastica per produrre bottiglie di acqua. In Italia, il paese con il più alto consumo di acqua in bottiglia in Europa (e terzo al mondo dopo Messico e Thailandia), ogni anno devono essere smaltiti oltre 10 miliardi di bottiglie di plastica. Un italiano infatti consuma annualmente in media 200 bottiglie di acqua. Per produrle vengono usati circa 86 kg di acqua e 10 kg di petrolio, e dispersi in atmosfera ben 11,5 kg di Anidride Carbonica. Tutto questo quando potremmo usare l’acqua del rubinetto, che è controllata e non reca danni a salute e ambiente. Dobbiamo invertire rotta ora, perché la produzione e l’uso della plastica devono subire una diminuzione radicale”.

 

 

Continua l’impegno dell’Ateneo in favore del pieno riconoscimento del diritto allo studio universitario anche in condizione di privazione della libertà. Nel quadro del progetto speciale per la didattica “Carcere e università: percorsi di inclusione didattica per gli studenti universitari detenuti”, coordinato dai professori Andrea Borghini, delegato rettorale per il Polo Universitario Penitenziario, e Gerardo Pastore, delegato del Dipartimento di Scienze Politiche per il Polo Universitario Penitenziario, il 24 giugno scorso presso il carcere di Porto Azzurro si è svolta la ormai consueta giornata di orientamento e di supporto allo studio universitario.

All’incontro hanno preso parte, oltre agli studenti detenuti, la tutor di ateneo del Polo Universitario Penitenziario, gli studenti dei corsi di laurea del Dipartimento di Scienze Politiche che collaborano alle attività di counseling e i volontari dell’associazione "Il Dialogo", che da anni collabora con la Casa di Reclusione P. De Santis di Porto Azzurro. Si tratta di un appuntamento molto importante, anche in termini simbolici, in quanto dà prova della prossimità dell’istituzione universitaria e introduce virtuosi elementi di novità negli ordinari processi di prigionizzazione.

 

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Da sinistra, Andrea Borghini, Renata Leardi (tutor didattica Unipi), Gerardo Pastore, Valerì Rita Cali e Giorgia Baudinelli (studentesse Unipi di Scienze Politiche selezionate per il progetto speciale per la didattica)

"Questo progetto speciale - ribadiscono i coordinatori - intende inoltre valorizzare la dimensione relazionale delle attività di studio e didattiche. Lo studio, le attività didattiche e, nello specifico, l’incontro tra carcere e realtà universitaria, si configurano come efficaci strumenti per attenuare l’elemento drammatico della detenzione e riempirla di contenuti costruttivi in grado di elevare, per così dire, oltre se stessi i detenuti ma anche l’istituzione e coloro i quali, ad ogni livello, la amministrano. Il tasso iniziale di estraneità o addirittura di privilegio si supera perseguendo l’obiettivo ulteriore di aumentare il consenso intorno ai luoghi di pena; e si può ottenere questo risultato nella misura in cui l’attività di studio è in grado di consentire quelle dilatazioni pedagogiche e quella contagiosità etica che costituiscono nel tempo medio le basi per un successo costituzionale da lungo tempo atteso".

 

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