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Comunicati stampa

Un primato che vede coinvolte l’Italia e la Spagna e che ha consentito di trapiantare con successo due pazienti, il primo a Pisa e il secondo a Barcellona. Il 19 luglio scorso, i due Paesi hanno realizzato, per la prima volta nel Sud Europa, una catena internazionale di trapianto di rene in modalità incrociata (il cosiddetto programma “cross over”), in cui sono state coinvolte due coppie donatore-ricevente non compatibili, una di Barcellona e una di Pisa.
L’obiettivo della collaborazione tra i due Paesi, entrambi già impegnati con programmi nazionali di cross over, è di allargare ulteriormente il bacino di potenziali donatori a favore di quei pazienti che non possono ricevere l’organo dal loro donatore, a causa della presenza di anticorpi specifici che ne determinano l’incompatibilità. Questo protocollo si inserisce nell’ambito della South Alliance for Transplant (SAT), un accordo internazionale che vede coinvolte la Spagna, la Francia, l’Italia e il Portogallo per individuare programmi comuni di cooperazione con l’obiettivo di incrementare le risposte assistenziali ai pazienti in attesa di ricevere un trapianto.

In concreto, se con il programma nazionale cross over viene data la possibilità ad una coppia donatore-ricevente incompatibile di ricevere e donare un rene incrociando le loro compatibilità immunologiche con quelle di altre coppie donatori-riceventi nella stessa condizione, con il cross over internazionale la ricerca di donatori compatibili si allarga oltre confine, aumentando le possibilità di trapianto. La prima ricerca per individuare la catena cross-over internazionale ha coinvolto 113 coppie donatore-ricevente incompatibili tra loro (79 coppie spagnole, 19 portoghesi e 15 italiane) e 14 ospedali (10 spagnoli, 1 portoghese e 3 italiani: Pisa, Siena e Bologna).

L’avvio della stretta collaborazione tra gli esperti del CNT (Centro Nazionale Trapianti) e dell’ONT (Organización Nacional Trasplantes) per la messa a punto della catena risale al 23 maggio scorso e ha richiesto un intenso impegno per il coordinamento di tutte le fasi di valutazione immunologica e coordinamento organizzativo. Le operazioni di prelievo e di trapianto sono state realizzate in Italia presso l’Azienda ospedaliero-universitaria pisana dal professor Ugo Boggi e dal professor Fabio Vistoli (U.O. Chirurgia generale e dei trapianti) e a Barcellona dal dottor Alberto Breda, capo dell’équipe chirurgica di trapianti renali della Fondazione Puigvert dell’Università Autonoma di Barcellona.

 

I risultati dei chirurghi pisani sono frutto di una lunga esperienza.

Era il 15 novembre 2005 quando, per la prima volta in Italia, veniva eseguito a Pisa un trapianto di rene da vivente cross-over tra coppie incompatibili. Si trattava di uno scambio di reni tra tre coppie di coniugi di mezza età nelle quali vi erano barriere di incompatibilità immunologica che impedivano il trapianto diretto tra i familiari, mentre incrociando tra loro donatori e riceventi si era stato possibile realizzare tre trapianti di rene da vivente con compatibilità “standard”. È da questa esperienza pionieristica che poco più di un anno dopo è stato redatto un protocollo nazionale per regolare questa materia e dal 2015, dopo alcune esperienze monocentriche, si è avviato un programma di scambio regolato a livello nazionale. Anche in questa attività il centro di Pisa ha svolto un ruolo di primo piano, essendo coinvolto con una o più coppie nella stragrande maggioranza degli scambi effettuati nel nostro Paese. Ed oggi celebriamo un ulteriore primato, quello del primo scambio tra coppie di nazioni diverse: Spagna e Italia, successo che non poteva che vedere ancora Pisa protagonista: infatti è sempre il Centro di Pisa il maggior fornitore di coppie incompatibili che popolano le liste dei programmi di cross-over nazionale e internazionale.

Nel complesso da quel lontano 2005, 22 riceventi a Pisa hanno potuto coronare il proprio desiderio di ricevere un trapianto di rene da donatore vivente superando la barriera biologica che li separava dal desiderio di un proprio familiare di donare loro il proprio rene, attraverso lo scambio con il donatore di un’altra coppia in situazione analoga. Per 13 di loro si è trattato di scambi effettuati tra coppie tutte afferenti al Centro di Pisa; in 8 casi di scambi avvenuti nell’ambito di catene di trapianti in ambito nazionale che hanno coinvolto 19 coppie in Italia, i più innescati da un donatore samaritano; l’ultimo caso è quello del cross-over internazionale che celebriamo oggi.

Ma la ricerca di soluzioni alternative in presenza di incompatibilità immunologica a Pisa, partita con il programma cross-over, è proseguita andando a sondare anche altre soluzioni che consentissero di eseguire in modo diretto trapianti tra soggetti tradizionalmente considerati incompatibili. Nel 2009 il primo trapianto di rene da vivente tra soggetti con incompatibilità di gruppo sanguigno, nel 2010 quello tra soggetti con anticorpi contro antigeni specificamente presenti nel donatore. In questi casi si è trattato di mettere a punto strategie di trattamento farmacologico e di pulizia del sangue supplementari nel ricevente per consentirgli di accettare un organo incompatibile. Dal 2009 sono stati eseguiti 36 trapianti di rene da vivente diretti tra donatori e riceventi non compatibili: 18 trapianti da familiari donatori con gruppo sanguigno non compatibile, 13 trapianti da familiari donatori con antigeni verso cui i riceventi presentavano anticorpi specifici e 5 trapianti da donatori che cumulavano entrambi questi elementi di incompatibilità.

Oggi a Pisa sono disponibili tutte le opzioni clinicamente accettate dalla comunità trapiantologica internazionale per superare le barriere di incompatibilità biologica. E la ricerca clinica non si ferma, allo scopo di allargare ancora di più gli ambiti di applicazione delle soluzioni di successo consolidate anche all’ambito della donazione da donatore cadavere e per esplorare nuove frontiere, sempre guidati dal principio di prudente intraprendenza che non dimentica mai che chi ha necessità di un trapianto deve essere curato con la massima attenzione perché ottenga il risultato atteso senza correre rischi eccessivi che ne potrebbero compromettere irrimediabilmente la vita.

“La ricerca continua di soluzioni farmacologiche, tecnologiche e organizzative all’avanguardia volte ad allargare la platea delle persone che possono ricevere un trapianto di rene da vivente anima la nostra attività quotidiana. Oltre a quelle celebrate in questa occasione, mi piace ricordare che a Pisa abbiamo la disponibilità di sistemi robotici avanzati per eseguire trapianti di rene in chirurgia mininvasiva”, dice il professor Ugo Boggi, ordinario di Chirurgia generale dell’Ateneo pisano e direttore dei Programmi di Trapianto di rene e di pancreas dell’Azienda ospedaliero-universitaria pisana.

“Il successo odierno - sottolinea il professor Fabio Vistoli, associato di Chirurgia a Pisa e responsabile del Coordinamento Trapianti di rene e di pancreas dell’Azienda ospedaliero-universitaria pisana - è solo una tappa di un percorso che viene da lontano (è del 1972 il primo trapianto di rene da vivente a Pisa) e che mira ad un futuro che possiamo solo immaginare, consapevoli però che tra tutte le forma di trapianto di rene, quella che utilizza un organo da donatore vivente garantisce risultati di funzione nel tempo più che doppi rispetto al miglior organo da donatore cadavere e che quando vi è un donatore idoneo e disponibile in famiglia è una risorsa che va sempre considerata con la massima attenzione prima di rinunciarvi per cause di non compatibilità. Anche per questo a Pisa abbiamo da quasi 20 anni centralizzato specificamente l’attività di valutazione delle coppie da vivente dedicandovi personale sanitario e risorse diagnostiche specifiche in modo da non lasciare nulla al caso”.

A 12 anni di distanza dai primi trapianti non compatibili superati con cross-over tra donatori di coppie differenti, in totale 58 riceventi hanno ricevuto un rene da donatore vivente che fino ad allora era considerato impossibile eseguire. L’impegno quotidiano nella ricerca e nell’innovazione per arrivare a superare o abbattere muri definiti con troppa facilità invalicabili, sono le caratteristiche che definiscono meglio il lavoro quotidiano al Centro Trapianti di Rene e di Pancreas di Pisa, dove tutti - ricercatori, medici, infermieri, sanitari - collaborano attivamente per risolvere i problemi di chi attende un organo e di chi vuole donare una nuova stagione di salute ad un proprio caro.

 

Primo trapianto di rene da donatore vivente in modalità incrociata del Sud Europa: le tappe.

18/06/2018: il nulla osta immunologico tra il donatore di Barcellona e quello di Pisa, e viceversa, sono stati comunicati dal dott. Emanuele Cozzi, immunologo di riferimento del CNT e dal dott. Lluís Guirado della Fondazione Puigvert dell’Università Autonoma di Barcellona.

29/06/2018: i centri trapianto di Pisa e Barcellona comunicano l’idoneità clinica delle due coppie coinvolte nella catena.

04/07/2018: scambio dei dati clinici e strumentali delle coppie coinvolte nella catena tra i centri italiani e spagnoli.

05/07/2018: in Italia il laboratorio di Pisa provvede ad effettuare il cross-match cititossico mentre il laboratorio di Firenze effettua il cross-match in fluorimetria.

06/07/2018: il laboratorio di Pisa e quello di Firenze comunicano il risultato negativo del cross-match tra il donatore della Spagna e il ricevente di Pisa. Nella stessa giornata viene comunicato il referto negativo del cross-match tra il donatore di Pisa e il ricevente di Barcellona.

10/07/2018: il giudice conferma il nulla osta al trapianto tra il donatore di Barcellona e il ricevente di Pisa.

13/07/2018: organizzazione del trasporto del rene dall’Italia alla Spagna e viceversa. Sarà impiegato un solo aeromobile della compagnia AVIONORD, organizzato dall’Organizzazione Toscana Trapianti- OTT e dal CRAOT.

19/07/2018: alle 09.00 inizio del prelievo del rene dal donatore di Pisa, successivo trasporto del rene a Barcellona; prelievo del rene a Barcellona e successivo trasporto a Pisa per trapianto sul ricevente italiano. Alle 19.00 circa terminano le procedure di prelievo e trapianto.

È stata la lettura di uno dei libri più famosi di Isaac Asimov a fornirle la prima idea. “Avete presente la trama di "Viaggio allucinante"? – racconta Veronica Iacovacci, post-doc dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Sant’Anna – quella in cui il sommergibile Proteus entra nel corpo dello scienziato Benes per salvarlo da un aneurisma cerebrale? Dopo aver letto il libro, mi sono chiesta: cosa ancora ci separa da terapie così mirate e accurate? Esiste un modo per trasformare la fantascienza in scienza al servizio dell’uomo?

Da queste domande è nato il paper “An Intravascular Magnetic Catheter Enables the Retrieval of Nanoagents from the Bloodstream”, pubblicato sulla rivista Advanced Science da un gruppo di ricercatori proveniente da tre centri di ricerca d’eccellenza italiani: l’Istituto di BioRobotica (oltre a Veronica Iacovacci, hanno contribuito al paper Arianna Menciassi e Leonardo Ricotti), l’Istituto Italiano di Tecnologia con Edoardo Sinibaldi e Giovanni Signore e il Dipartimento di Ricerca Traslazionale dell’Università di Pisa con Fabio Vistoli.

Immagini per paper Iacovacci 2 copyLo studio punta a risolvere un problema ormai annoso nei trattamenti di terapia localizzata: il controllo di nanoparticelle con proprietà magnetiche che, proprio come il Proteus, si muovono all’interno del corpo umano e possono essere iniettate nel flusso sanguigno di pazienti affetti da tumori per rilasciare farmaci o per fare ipertermia, ovvero per bruciare localmente i tessuti tumorali. Purtroppo, nella stragrande maggioranza dei casi, le nanoparticelle si perdono nel corpo, danneggiando i tessuti e gli organi sani. Per contrastare questo problema è stato progettato per la prima volta un microcatetere intravenoso in grado di recuperare e isolare le particelle pericolose per l’organismo umano e “accompagnarle” fuori dal circolo sanguigno grazie all’utilizzo di magneti. Il sistema è in grado di intervenire nelle patologie che si sviluppano principalmente nel fegato, ma anche in altri organi come i reni e il pancreas.

“Innanzitutto – spiega Veronica Iacovacci – siamo partiti da un dato di fatto: nonostante i progressi dell’ultimo decennio, controllare “sommergibili” di dimensioni pari ad alcune decine di nanometri e guidarli con precisione verso la zona interessata alla patologia è una sfida ancora aperta. Secondo uno studio pubblicato recentemente su Nature, con gli approcci proposti finora, meno dell’1% delle nanoparticelle terapeutiche iniettate raggiunge l’organo da curare. Questo apre un dilemma senza fine: avremmo infatti bisogno di iniettare dosi massicce di particelle per accumulare una dose efficace di farmaco nel tessuto; di contro ma questo significa avere una dose proporzionalmente altissima, quasi il 99% di particelle non accumulate, libere di navigare nel corpo umano ed esercitare effetti tossici sui tessuti sani”.

E, seppur in questo momento, siamo ancora in una fase preliminare dello studio, questo lavoro può aprire nuove frontiere di ricerca nei campi della microrobotica e della nanomedicina visto che il microcatetere consentirebbe di superare i limiti delle terapie tradizionali aumentando l’efficacia del trattamento e riducendo gli effetti collaterali.

“Il dispositivo – continua Iacovacci – è formato da 27 magneti di soli 3,6 mm di diametro ed è in grado di scandagliare il corpo del paziente e recuperare nanoparticelle magnetiche con efficienze fino al 94%. L’impiego di tale catetere permetterebbe di svolgere l’azione terapeutica nella zona interessata alla patologia, senza interferire sui tessuti sani del corpo”.

“Abbiamo progettato il microcatetere – sottolinea Edoardo Sinibaldi di IIT – partendo da un modello matematico che descrive il flusso pulsante del sangue e la forza di attrazione esercitata dai magneti sulle nanoparticelle, usando algoritmi in grado di elaborare grandi quantità di dati (big data) e dimostrando come sia necessario affrontare aspetti teorici e applicativi in modo combinato per risolvere problemi all’intersezione tra ingegneria, nanotecnologie e medicina.”

Fabio Vistoli.jpg"Anche in medicina la sfida dell'innovazione tecnologica deve sempre partire da una visione di una soluzione ideale di un problema concreto - aggiunge il professor Fabio Vistoli (nella foto a destra), docente di chirurgia generale all’Università di Pisa, che ha collaborato nella selezione di alcuni target di malattia e organi bersaglio che si potevano meglio prestare, per la loro anatomia, a ottenere il risultato di colpire il tumore e consentire un recupero efficace delle particelle magnetiche residue - visione che poi, per diventare soluzione praticabile, richiede uno sforzo di analisi, creatività e trovare conferme di applicabilità. La solidità dei risultati ottenuti, come nel caso di questo dispositivo, nasce dall'applicazione di un metodo rigoroso derivante dalla collaborazione tra ricercatori di formazione ed estrazione varia, come quelli che sono rappresentati nel nostro gruppo di ricerca: matematici, ingegneri e clinici. Sono convinto che altri risultati arriveranno continuando su questa strada di collaborazione multidisciplinare tanto proficua”.

Il prossimo step è proseguire nella linea tracciata dal lavoro. In tal senso il gruppo Menciassi sta cercando finanziamenti pubblici e privati che permettano di intraprendere un percorso verso l’effettiva realizzazione di un sistema che segnerebbe un deciso progresso nell’impiego di nanotecnologie nella pratica clinica, nonché nell’utilizzo di farmaci finora poco impiegati nelle cure tumorali per il rischio di effetti collaterali.

 

calendario 2018Gli Uffici dell'Amministrazione dell'Università di Pisa rimarranno chiusi da lunedì 6 agosto (compreso) a venerdì 17 agosto (compreso).

Gli sportelli della Segreteria studenti e di Matricolandosi saranno chiusi al pubblico da lunedì 6 agosto (compreso) a mercoledì 22 agosto (compreso).

Gli sportelli della Segreteria post-laurea e dell'Unità Orientamento e sostegno agli studenti saranno chiusi al pubblico da lunedì 6 agosto (compreso) a venerdì 17 agosto (compreso).

L’USID e lo Sportello DSA rimarrano chiusi da lunedì 6 agosto (compreso) a venerdì 17 agosto (compreso).

Lo sportello Welcome International Students! (WIS!) sarà chiuso da lunedì 6 agosto (compreso) a mercoledì 22 agosto (compreso).

Il Career Service d’Ateneo sarà chiuso da lunedì 6 agosto (compreso) a lunedì 20 agosto (compreso).

A questo link è possibile consultare gli orari estivi delle Biblioteche d'Ateneo.

The Fields Medal – the international award considered to be the Nobel Prize in Mathematics – has been awarded to Alessio Figalli, a graduate of the University of Pisa and alumnus of the Scuola Normale Superiore of Pisa. Figalli, 34, now a professor at the Swiss Federal Institute of Technology Zurich, is the second Italian to win this award, 44 years after Enrico Bombieri.

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The committee gave the award to Figalli "for his contributions to optimal transport, to the theory of partial derivative equations and to probability". The Fields Medal is the most important recognition for mathematicians and, unlike the Nobel Prize, can be given only to mathematicians who are not yet 40 years of age.

The medals are assigned every four years. Figalli’s theories deal with a multitude of problems - some related to optimal transport, on which he wrote his doctoral thesis, others to the 'free frontier', the field of study he has cultivated most in recent years - and although they are theoretical results, they have engineering and physical applications, and they allow a better understanding of natural phenomena such as soap bubbles, meteorology and cloud formation.
“Nature is optimal ", explains Figalli in an interview with “Repubblica”. 

Born in Rome on 2 April 1984, Figalli studied in Italy, first at a classical high school in Rome and then in Pisa. In 2006 he successfully defended his second cycle (Ma) thesis; it was entitled "Optimal transport on non- compact varieties" and was prepared under the guidance of professors Luigi Ambrosio (SNS) and Giovanni Alberti (University of Pisa). After obtaining his PhD from the Scuola Normale Superiore, and doing further research in Italy and France, he won a research grant from the French CNR; then became a professor in Austin, Texas, and finally at ETF Zurich.

"As Director of the Department of Mathematics, I warmly congratulate Alessio Figalli - comments Professor Carlo Petronio - He is another of our graduates who has distinguished himself internationally, once again witnessing the high level of education that students receive in Pisa".

È stata assegnata ad Alessio Figalli, laureato dell’Università di Pisa ed ex allievo della Scuola Normale, la medaglia Fields, il premio internazionale considerato il Nobel della matematica. Figalli, 34 anni, oggi professore al politecnico di Zurigo, è il secondo italiano ad aggiudicarsi questo riconoscimento, 44 anni dopo Enrico Bombieri.

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Il comitato ha premiato Figalli "per i suoi contributi al trasporto ottimale, alla teoria delle equazioni derivate parziali e alla probabilità". La medaglia Fields è il più importante riconoscimento per i matematici e, a differenza del Nobel, viene assegnato ogni quattro anni a quattro matematici che non abbiano superato i 40 anni di età.

I teoremi di Figalli affrontano una moltitudine di problemi – alcuni connessi al trasporto ottimale, su cui ha scritto la tesi di dottorato, altri alla ‘frontiera libera’, il campo di studi a cui più si sta dedicando negli ultimi anni - e non si limitano a essere risultati teorici: hanno applicazioni ingegneristiche e fisiche, e permettono una maggiore comprensione di fenomeni naturali come le bolle di sapone, la meteorologia e la formazione delle nuvole. "La natura è ottimale", spiega Figalli in un’intervista a Repubblica.

Figalli, nato a Roma il 2 aprile 1984, ha studiato in Italia, prima in un liceo classico di Roma e poi a Pisa. Nel 2006 ha discusso la tesi di laurea magistrale dal titolo “Trasporto ottimale su varietà non compatte” con i professori Luigi Ambrosio (SNS) e Giovanni Alberti (Unipi). Dopo il PhD ottenuto alla Scuola Normale, studiando tra Italia e Francia, ha vinto una borsa di ricerca al Cnr francese per poi diventare professore a Austin, in Texas, e infine al Politecnico di Zurigo.

“Come direttore del Dipartimento di Matematica mi congratulo vivamente con Alessio Figalli - commenta il professor Carlo Petronio - È un altro nostro laureato che si è distinto a livello internazionale, testimoniando ancora una volta l’alto livello della formazione che gli studenti ricevono a Pisa”.

RadioEco, la web radio dell’Università di Pisa, lancia una campagna di recruitment per nuovi speaker, redattori e tecnici che vogliano entrare a far parte dello staff della radio e contribuire a far crescere un progetto nato dagli studenti e portato avanti dalla loro voce. Per chi fosse appassionato di musica, giornalismo, multimedia, informatica, fotografia, videomaking, social media e comunicazione, RadioEco mette a disposizione un laboratorio per imparare, crescere e coltivare queste passioni. Chi volesse candidarsi, può compilare entro il 10 settembre questo modulo: http://bit.ly/CandidaturaRadioEco1819.

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Nello specifico sono ricercati i seguenti profili: per l’area IT sviluppatori java, python, C, C++, swift, web designer, HTML, markdown, CSS, javascript, NodeJS e data analyzer al fine di partecipare alla programmazione di applicazioni Android e iOS e per manutenzione e progettazione del sito web della radio. L’area tecnica offre inoltre la possibilità di fare esperienza attiva di fonico di studio, fonico di presa diretta, missaggio audio, videomaking/editing con il fine di produrre contenuti fruibili dal pubblico di RadioEco. Infine si cercano anche blogger, fotografi e videomaker, speaker, social media manager e content creator.

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Arrivata al decimo anno di attività, RadioEco ha vissuto una vera e propria evoluzione: ad oggi conta più di 400 collaboratori negli anni passati e circa 100 solo nella precedente stagione. RadioEco ha condotto nel tempo innumerevoli interviste ad artisti, politici, personaggi televisivi e sportivi, tutte fruibili attraverso il sito internet radioeco.it. La web radio conta più di 19.000 followers sui diversi social network (facebook, instagram, twitter) e intrattiene ogni anno una serie di collaborazioni con realtà locali e festival noti a livello nazionale e internazionale, ai quali i redattori possono partecipare al fine di raccontarli al meglio.
«Entrare a far parte di questa associazione vuol dire avere a disposizione due studi dove informatici, esperti in comunicazione, videomaker, fonici e speaker partecipano attivamente alla produzione crossmediale di nuovi contenuti al fine di arricchire l’offerta formativa dell’Università di Pisa, e di conseguenza le proprie capacità tecniche - scrivono dalla radio - Ma RadioEco è molto di più. È un gruppo che trova la sua anima nella condivisione di progetti dentro e fuori Pisa, un punto di riferimento culturale di una città che ancora ricorda il FRU - Festival delle Radio Universitarie - che nel 2012 portò diecimila persone nelle strade dell'università del cherubino. Con l'aiuto di tutti RadioEco organizza eventi, feste e concerti che ripagano l’impegno investito con la soddisfazione e il divertimento».

L’Università di Pisa ha ricevuto in rettorato una rappresentanza diplomatica dell’ambasciata del Salvador. La delegazione era guidata dall’ambasciatrice Sandra Elizabeth Alas Guidos, accompagnata dalla ministra consigliera per le relazioni accademiche, Maria Adelina Torres.

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Da sinistra: Francesco Marcelloni, Paolo Mancarella e l'ambasciatrice Sandra Elizabeth Alas Guidos.

Gli ospiti sono stati accolti a Palazzo alla Giornata dal rettore Paolo Mancarella, dal prorettore per la Cooperazione e le relazioni internazionali, Francesco Marcelloni, e dallo staff dell’Ufficio Internazionale dell’ateneo: Laura Nelli, responsabile dell’Unità Promozione internazionale, Paola Cappellini, responsabile dell’Unità Cooperazione internazionale, Tommaso Salamone, responsabile dell’Unità Programmi internazionali di cooperazione, e Belkis Hernandez, coordinatrice dei progetti per l’America Latina.

L’incontro è servito a gettare le basi per collaborazioni future, che potrebbero concretizzarsi in accordi di cooperazione per la mobilità e la ricerca tra l’Università di Pisa e le università del Salvador. Inoltre si è discusso di possibili accordi con lo Stato salvadoregno per promuovere l’offerta academica e l’assegnazione di borse di studio agli studenti più meritevoli, come anche la possibilità di presentare progetti congiunti finanziati della comunità europea all’interno di programmi già consolidati. Infine si è esplorato la possibilità di creare percorsi di alta formazione per il personale docente del Salvador.

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Biswanath Sarkar, direttore della divisione dei sistemi di refrigerazione di l’ITER Organization, ha visitato l’Università di Pisa accolto dai rappresentanti istituzionali dell’Ateneo e dai ricercatori del Dipartimento di Ingegneria civile e industriale (DICI). In particolare, Biswanath Sarkar ha visitato il laboratorio “Bruno Guerrini” dove il gruppo di ricerca del professor Donato Aquaro, vincitore di un bando di ricerca internazionale finanziato da ITER Organization, sta conducendo uno studio in scala reale del principale sistema di sicurezza del reattore a fusione nucleare, ITER, in costruzione in Francia nei pressi di Aix-en-Provence. L’ospite ha esaminato lo stato di avanzamento dell’impianto sperimentale per la qualificazione del principale sistema di sicurezza del reattore a fusione nucleare.

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Biswanath Sarkar nella Sala Mappamondi del rettorato, salutato dal prorettore Walter Salvatore.

Biswanath Sarkar, nei colloqui con le autorità accademiche, ha affermato che l'Università di Pisa fornisce uno dei contributi più importanti al progetto ITER, qualificando il suo sistema di sicurezza principale. Ha ampiamente riconosciuto il contributo dell'Università di Pisa e ha ringraziato il team guidato dal professor Donato Aquaro e le autorità dell'Università.

ITER è un’organizzazione internazionale di cui fanno parte Unione Europea, USA, Federazione Russa, Cina, Giappone, India e Corea del Sud. Tale organizzazione finanzia il più grande e costoso esperimento mai effettuato precedentemente. Lo scopo del progetto è la dimostrazione della fattibilità di produrre energia dalla fusione nucleare con un impianto di taglia industriale ottenendo un plasma stabile.

Il team di ricerca del professor Aquaro studierà il ‘Vacuum Vessel Pression Suppression System’, ossia il sistema che garantisce il mantenimento della pressione entro i limiti ammissibili in caso di incidente nel componente principale del reattore, la camera a vuoto. Nell’interno di tale componente in condizione di vuoto quasi assoluto, avviene la reazione di fusione nucleare fra un nucleo di deuterio e uno di trizio nel plasma ad una temperatura di oltre 100 milioni di gradi. La reazione di fusione simula quella che avviene nel sole.

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Biswanath Sarkar salutato dal professor Donato Aquaro.

Il plasma per le altissime temperature non deve venire in contatto con le pareti, pertanto viene messo in movimento in un recipiente torico (Tokamak) da elevatissimi campi elettromagnetici. Considerando le estreme condizioni operative, non si può escludere la possibilità di incidenti di rottura delle tubazioni di refrigerazione della parete affacciata al plasma. Il fluido refrigerante (acqua) potrebbe invadere il Tokamak e vaporizzare a causa delle elevate temperature, provocando la sua pressurizzazione. Per evitare il raggiungimento di valori di pressione pericolosi per la stabilità della struttura, viene attivato un sistema di sicurezza di riduzione della pressione con condensazione diretta del vapore in acqua, il ‘Vacuum Vessel Pression Suppression System’. Tale sistema è stato scelto dall’Autorità di Sicurezza per gli stress test sull’impianto.

Biswanath Sarkar, laureato in Fisica conseguita con medaglia d'oro e massimi voti presso l’Università di Aallahabad, in India, ha sviluppato programmi di ricerca, nell’Institute for Plasma Research di Ahmedabad, riguardanti temperature criogeniche, magneti superconduttori, sviluppo di materiali e tecnologie per reattori nucleari a fusione.

Giornate intense e ricche di prove – non ultime quelle atmosferiche – che hanno impegnato l’E-Team Squadra Corse dell’Università di Pisa nella loro prima gara della stagione. Anche quest’anno il team di futuri ingegneri (e non solo) può vantare un’attiva partecipazione a uno degli eventi più prestigiosi organizzati da SAE International (Society of Automotive Engineering). Sul Circuito Riccardo Paletti si sono sfidati ben 2600 studenti provenienti da 26 Paesi (Iran e India i più lontani) e da oltre 79 diversi atenei.

L’E-Team Squadra Corse dell’Università di Pisa si è confrontata con i top team europei e ha proposto il suo modello di monoposto all’interno di un contesto in cui è stato notevole l’elevato livello tecnologico delle vetture realizzate, come sottolineato dallo stesso Direttore ANFIA, Gianmarco Giorda. Da due anni ANFIA organizza la competizione internazionale in partnership con SAE International e con la main sponsorship di FCA, presente con il marchio Abarth, e di Dallara.

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L'E-Team Squadra Corse a Varano De' Malegari

Non si tratta di una semplice gara, ma di un’iniziativa che ha lo scopo di valutare il miglior prototipo da competizione sotto ogni aspetto: sportivo, commerciale, tecnologico ed ecosostenibile. “I Cinque Giorni” di Varano hanno visto il succedersi di numerosi eventi statici e dinamici, tutti volti a verificare le conoscenze ingegneristiche acquisite dagli studenti, il rispetto delle tempistiche, l’idea progettuale e la gestione della realizzazione.

L’E-Team ha conquistato il podio nel Cost Event, uno dei tre eventi che hanno caratterizzato la parte statica, insieme al Business Presentation Event (simulazione della presentazione della vettura proposta davanti ad una platea di potenziali investitori) e al Design Event (valutazione del lavoro ingegneristico che sta dietro alla vettura, ma anche dell’estetica e del grado di creatività ed innovazione del progetto). Una prova assolutamente da non sottovalutare, se si considera che, oltre ad un’analisi dei cost report prodotti dai team indicando la quantità dei materiali e componenti utilizzati per la vettura, si compone anche di una visita da parte dei giudici volta a verificare, sia con domande che con un controllo diretto, la validità del progetto descritto in termini di costi e sostenibilità. A ciò si aggiunge anche il Real case scenario, una prova di simulazione di una situazione aziendale in cui un ipotetico top management chiede di ridurre del 20% tre macro-aree di costo del progetto.

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La monoposto Kerub

Una simile vittoria testimonia un’ampia consapevolezza da parte degli studenti dell’E-Team del compromesso necessario tra gestione del budget e performance da raggiungere, e consolida l’idea di una realtà che si configura sempre di più come una vera e propria azienda, in cui tutte le competenze a disposizione sono necessarie per il raggiungimento dell’obiettivo. Tra gli eventi dinamici, invece, si segnala la prova di Endurance che ha registrato un innalzamento di livello generale rispetto agli altri anni. Si tratta di una prova che tende a verificare le performance complessive delle singole vetture in gara. Degna di nota è stata, in particolar modo, l’esecuzione della Classe 1C (vetture a combustione interna), dove il forte temporale ha esaltato le capacità dei piloti e la messa a punto delle vetture sulla pista bagnata. Come ha sottolineato Carlo Giorgioni, head of cost judges: “Qui chi vince, vince. Chi perde, impara”.

L’E-Team Squadra Corse dell’Università di Pisa ha vinto e ha imparato. Diverse testate giornalistiche l’hanno segnalata come: “tra le più attive nella richiesta di consulenza durante l’anno”, a testimonianza del fatto che è stato davvero colto lo spirito di questa competizione, definito dallo stesso Direttore ANFIA, “più educational che competitivo”. Non ultima, la possibilità che il team ha avuto anche quest’anno di potersi confrontare con professionisti di un certo rilievo nel mondo dell’automotive. Far parte, quindi, di quei 14 team italiani su un totale di 84 team che nel complesso hanno partecipato a un evento di tale portata non può che essere motivo di orgoglio.

PUPILTRAITS portrait alternative PaolaBinda MG 7489Paola Binda, a researcher in Physiology at the University of Pisa, has been awarded a grant of 1.5 million euros as part of the ERC Starting Grant programme in order to study the relationship between the brain (in particular the visual areas), personality and metabolism. Binda is one of the 42 Italian scientists who have received this accolade from the European Research Council. 403 early career European researchers (out of the 3,170 applicants) will benefit from 603 million euros in total, to conduct pioneering projects. However, only 15 of the 42 Italians will carry out their research in Italy.

“The ERC provides the most prestigious of the European grants for research, where the sole selection criteria is scientific excellence,” commented the rector Paolo Mancarella. “For this reason I must congratulate Paola Binda whose success contributes to the growing prestige of our university at international level. Her ERC Starting Grant joins the other seven our university has received over the last few years in the fields of Humanities, Medicine, Physics, Chemistry and Information Engineering totaling more than 10 million euros, an accolade our university is proud of.”

Paola Binda’s five-year project entitled “PUPILTRAITS” will benefit from the network of excellence that the University of Pisa and its territory have to offer in the study of human physiology and will be able to depend upon innovative instruments to face one of the classic, unanswered questions of all times: why do we not all see things in the same way? When looking at Ruben’s famous vase illusion, some people see a vase while others see two faces, and the perception can vary from one moment to another.

“We believe that these variations reflect more profound differences,” says Paola Binda. “These are differences in our state of health, in particular in our metabolism, in what and how we eat and in our personality traits.”

It is a well-known fact that the autism spectrum disorder is accompanied by a particular, characteristic perceptual style; it is equally true that in many developmental pathologies there is a link between cerebral alteration and alterations at a metabolic and gastrointestinal level. The project aims to follow these links from both a pathological and physiological point of view.

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The research will make use of neuroimaging (including the ultra-high field magnetic resonance at the IMAGO7 centre in Calambrone) and perceptual tests involving pupil size modulation (‘a window on the cortical processing of visual stimuli’, according to recent studies by Paola Binda), together with simple metabolic interventions.

Paola Binda proposes a new ‘vision’ of the visual system, which is not only important for the role that visual sensation covers in our perception, but also as a litmus test of the interaction between the brain and the body. Understanding how we see, therefore, could open new horizons in the diagnosis of pathological conditions and the development of new approaches which aim to modify our behaviour and feelings through interventions on general physiology and metabolism.

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