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Comunicati stampa

Il clima in Europa 12mila anni fa era in molte regioni più piovoso di oggi, in alcune aree del Mediterraneo fino a 1000-2000 mm all’anno in più rispetto all’attuale. E’ questo quanto emerge da uno studio pubblicato sulla rivista Science Advances e condotto da un consorzio internazionale di università fra cui quella di Pisa.

La scoperta rovescia le attuali convinzioni, sinora si riteneva infatti che il clima in quell’epoca fosse generalmente più arido, e migliora sensibilmente i modelli predittivi sul clima grazie anche ad una maggiore comprensione dell’importanza della corrente a getto polare (un vento molto veloce di alta quota) per il clima di quel periodo.

“Per l’Europa si tratta della prima ricostruzione quantitativa delle precipitazioni avvenute durante lo Younger Dryas, cioè il periodo di rapido raffreddamento del clima avvenuto circa 12.000 anni fa, alla fine dell’ultima era glaciale”, spiega il professore Adriano Ribolini del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Ateneo pisano.

 

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“Oggi – continua Ribolini - abbiamo segnali che la corrente a getto polare potrebbe cambiare con il riscaldamento del clima, probabilmente spostandosi verso nord e diventando più intermittente. Questo potrebbero portare a più eventi estremi, ad esempio ondate di caldo in estate ed una maggiore frequenza di tempeste e alluvioni in inverno”.

Il team di scienziati ha esaminato una grande quantità di dati paleoglaciologici, ricostruendo la forma di 120 ghiacciai dello Younger Dryas, distribuiti dalla Norvegia al Marocco, includendo i Balcani e la Turchia. Dall’analisi è emerso un modello di circolazione atmosferica globale da cui si evidenzia il ruolo fondamentale della corrente a getto polare che, allora come adesso, ha veicolato precipitazioni atmosferiche (pioggia e neve) dall'Atlantico sul continente. Il risultato è che alcune regioni erano sostanzialmente più umide di oggi (Gran Bretagna, Irlanda, Portogallo, Spagna e la regione mediterranea centro-orientale) e altre più aride (Francia, Belgio, Olanda, Germania e l'Europa orientale). In qualche punto della regione mediterranea le precipitazioni erano più abbondanti anche di 1000-2000 mm all’anno rispetto a quelle attuali; in altre regioni a Nord delle Alpi erano invece anche fino a 1000 mm all’anno in meno delle attuali.

“I dati paleoclimatici, come le precipitazioni ricavate in questo studio, possono essere utilizzati per testare e migliorare i modelli matematici di previsione del clima esistenti, verificando se questi stessi dati riescono a simulare correttamente le condizioni del passato – conclude Ribolini – Per quanto riguarda l’Università di Pisa il nostro compito in particolare è stato di contribuire alla ricostruzione dell’estensione dei paleoghiacciai e del calcolo dei valori di precipitazioni che ne garantivano l’esistenza nell’intero continente europeo”.

La ricerca è stata finanziata dal Leverhulme Thrust, oltre all’Ateneo pisano hanno partecipato l’University of Aberdeen come capofila e altre cinque università/enti di ricerca (Manchester, Londra, Amsterdam, Zurigo, Bergen).

Il clima in Europa 12mila anni fa era in molte regioni più piovoso di oggi, in alcune aree del Mediterraneo fino a 1000-2000 mm all’anno in più rispetto all’attuale. E’ questo quanto emerge da uno studio pubblicato sulla rivista Science Advances e condotto da un consorzio internazionale di università fra cui quella di Pisa.
La scoperta rovescia le attuali convinzioni, sinora si riteneva infatti che il clima in quell’epoca fosse generalmente più arido, e migliora sensibilmente i modelli predittivi sul clima grazie anche ad una maggiore comprensione dell’importanza della corrente a getto polare (un vento molto veloce di alta quota) per il clima di quel periodo.
“Per l’Europa si tratta della prima ricostruzione quantitativa delle precipitazioni avvenute durante lo Younger Dryas, cioè il periodo di rapido raffreddamento del clima avvenuto circa 12.000 anni fa, alla fine dell’ultima era glaciale”, spiega il professore Adriano Ribolini del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Ateneo pisano.
“Oggi – continua Ribolini - abbiamo segnali che la corrente a getto polare potrebbe cambiare con il riscaldamento del clima, probabilmente spostandosi verso nord e diventando più intermittente. Questo potrebbero portare a più eventi estremi, ad esempio ondate di caldo in estate ed una maggiore frequenza di tempeste e alluvioni in inverno”.
Il team di scienziati ha esaminato una grande quantità di dati paleoglaciologici, ricostruendo la forma di 120 ghiacciai dello Younger Dryas, distribuiti dalla Norvegia al Marocco, includendo i Balcani e la Turchia. Dall’analisi è emerso un modello di circolazione atmosferica globale da cui si evidenzia il ruolo fondamentale della corrente a getto polare che, allora come adesso, ha veicolato precipitazioni atmosferiche (pioggia e neve) dall'Atlantico sul continente. Il risultato è che alcune regioni erano sostanzialmente più umide di oggi (Gran Bretagna, Irlanda, Portogallo, Spagna e la regione mediterranea centro-orientale) e altre più aride (Francia, Belgio, Olanda, Germania e l'Europa orientale). In qualche punto della regione mediterranea le precipitazioni erano più abbondanti anche di 1000-2000 mm all’anno rispetto a quelle attuali; in altre regioni a Nord delle Alpi erano invece anche fino a 1000 mm all’anno in meno delle attuali.
“I dati paleoclimatici, come le precipitazioni ricavate in questo studio, possono essere utilizzati per testare e migliorare i modelli matematici di previsione del clima esistenti, verificando se questi stessi dati riescono a simulare correttamente le condizioni del passato – conclude Ribolini – Per quanto riguarda l’Università di Pisa il nostro compito in particolare è stato di contribuire alla ricostruzione dell’estensione dei paleoghiacciai e del calcolo dei valori di precipitazioni che ne garantivano l’esistenza nell’intero continente europeo”.
La ricerca è stata finanziata dal Leverhulme Thrust, oltre all’Ateneo pisano hanno partecipato l’University of Aberdeen come capofila e altre cinque università/enti di ricerca (Manchester, Londra, Amsterdam, Zurigo, Bergen).

Per l’anno accademico 2020/2021, l’Università di Pisa ha vinto 2 borse di studio aggiuntive di dottorato di ricerca a tema vincolato e incentrato sulle tematiche riguardanti le aree interne e marginalizzate del Paese. Il tutto per un finanziamento complessivo di 158.295 euro da parte del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (FSC) nell'ambito del Piano Stralcio “Ricerca e Innovazione 2015-2017”.

Entrambi i progetti prevedono sia partnership con aziende che con pubbliche amministrazioni locali, presso le quali i dottorandi svolgeranno parte delle loro ricerche. L’Ateneo pisano, a fronte dei 6 progetti presentati tutti valutati positivamente e approvati dall’ANVUR, è l’unico in Toscana ad aver ottenuto questo finanziamento.

Borse di studio finanziate - XXXVI Ciclo – (a.a. 2020/2021)

Borsa di dottorato in Biologia (DOT13GFICX) - Il progetto presentato, a tema vincolato, intende investigare un approccio innovativo per la cura delle lesioni del midollo spinale che sfrutta la terapia cellulare sostitutiva in sinergia con il meccanismo dello stretch-growth. La forza meccanica, infatti, è stata descritta come uno dei migliori induttori di allungamento assonale tanto che i dati preliminari mostrano, infatti, un tasso di allungamento 3 volte maggiore rispetto a quello raggiunto spontaneamente.

Borsa di dottorato Scienze giuridiche (DOT1398IR1) – Al fine di permettere agli enti locali di fornire alla cittadinanza informazioni aggiornate e in formato immediatamente fruibile, il progetto presentato, a tema vincolato, intende sviluppare degli applicativi digitali che aiutino a trasformare il dato normativo complesso e stratificato in una informazione semplificata che possa essere diffusa al momento giusto (quando serve al cittadino) e aggiornata in maniera automatica, usando gli algoritmi.

Parte il concorso fotografico a tema botanico, bandito dall’Orto e Museo Botanico del Sistema Museale di Ateneo dell’Università di Pisa. Il bando è aperto a tutti.

Le proposte dovranno pervenire entro il 30 marzo 2021.

 

https://www.ortomuseobot.sma.unipi.it/2021/01/fito-2021-concorso-fotografico-allorto-e-museo-botanico-di-pisa/

Parte il concorso fotografico a tema botanico, bandito dall’Orto e Museo Botanico del Sistema Museale di Ateneo dell’Università di Pisa. Il bando è aperto a tutti.

Le proposte dovranno pervenire entro il 30 marzo 2021.

 

https://www.ortomuseobot.sma.unipi.it/2021/01/fito-2021-concorso-fotografico-allorto-e-museo-botanico-di-pisa/

Sono tre i progetti dell’Università di Pisa finanziati dal Ministero dell’Università e della Ricerca attraverso le risorse del Fondo Integrativo Speciale per la Ricerca (FISR). Un risultato che conferma l’eccellenza dell’Ateneo pisano nell’ambito della ricerca competitiva, se si pensa che in totale sono 22 i progetti finanziati in tutta Italia a fronte di un numero di quasi 1000 domande. Il contributo complessivo assegnato ai tre progetti ammonta a circa 1,5 milioni di euro, che corrisponde al 5,66% del budget totale stanziato dal MUR per questo bando. L’Ateneo pisano è stato finanziato in tutti e tre i macrosettori (LS - Life Sciences; SSH - Social Sciences and Humanities; PE - Physical Sciences and Engineering) e nel settore SSH, è l’ente che ha ricevuto il finanziamento più corposo.
I tre progetti che coinvolgono docenti e ricercatori dell’Università di Pisa sono i seguenti:
Progetto VIOLoC, "Analisi di VIno e OLio mediante un Laboratorio on-Chip (LoC) a remote connettivity (clouding)", coordinato da Fabio Mencarelli del Dipartimento di Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali, che vede coinvolti come partner l'Università della Tuscia e il CNR-Nano Pisa. Il progetto prevede di rivoluzionare il mondo dell'analitica del vino e dell'olio grazie allo sviluppo e applicazione di microsensoristica (Lab on Chip) a base microfluidimetrica per l'analisi dei polifenoli del vino e dell'olio. Questi sensori affittati alle aziende potranno esser impiegati sia nel processo che nell'analitica e i segnali che acquisiranno saranno inviati in cloud a un centro (laboratorio, start-up) dove, grazie ad AI, saranno processati e rinviati alle aziende sotto forma numerica (concentrazione di un analita). Non girano bottiglie ma girano segnali e numeri.
Progetto S-P-HERITAGE, "Lezioni per il futuro dal patrimonio culturale del passato: quattrocentomila anni di risposta delle popolazioni umane alle variazioni del livello del mare e ai cambiamenti climatici nel Mediterraneo Nord-Occidentale", di cui è responsabile Marta Pappalardo del Dipartimento di Scienze della Terra, insieme a una équipe dell'Università di Milano. Il progetto, condotto in un'ottica interdisciplinare, cerca di approfondire le lezioni provenienti dalla storia profonda del nostro pianeta, da cui possiamo ricavare importanti informazioni sui cambiamenti climatici, osservando in particolare gli effetti provocati dalle variazioni del livello del mare avvenute negli ultimi 400mila anni in uno dei siti più importanti della preistoria europea, quello dei Balzi Rossi (IM).
Progetto SERICA, "Sino-European Religious Intersections in Central Asia. Interactive Texts and Intelligent Networks (Intersezioni Religiose tra Cina ed Europa sulle rotte dell'Asia Centrale. Testi interattivi e Reti Intelligenti", coordinato da Chiara Ombretta Tommasi del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere. Studiosi di differente formazione e background (compresi ricercatori del dipartimento di Ingegneria dell’informazione, oltre all'Università di Torino quale partner) collaborano con l’obiettivo di produrre un archivio di testi e di oggetti che sia in grado di fornire una visione globale delle interconnessioni tra Europa e Asia lungo la Via della Seta, articolate lungo tre assi portanti – idee, persone, realia – in una prospettiva diacronica che si estende dal II-I secolo a.C. al XIX.

 

Giovedì, 21 Gennaio 2021 10:58

Il paese innovatore

Il 22 gennaio, alle ore 16,45, il professore Giuseppe Iannaccone dell’Università di Pisa incontra Antonio Fuggetta, autore di Il Paese Innovatore (Egea Edizioni,). L’appuntamento fa parte di i21, una serie di conversazioni con Giuseppe Iannaccone su come prepararsi al mondo che cambia e sull’impatto che scienza e tecnologia hanno sull’economia, società, lavoro, istruzione, cultura.
L'evento sarà trasmesso in diretta streaming su YouTube e Facebook
Antonio Fuggetta è professore del Politecnico di Milano e amministratore delegato di CEFRIEL, un’impresa con origini universitarie che è oggi un campione nazionale dell’innovazione tecnologica.
L’attività si svolge nell’ambito del progetto Evo4.0, sull’evoluzione delle tecnologie industria 4.0 e il loro impatto socio-economico. Il progetto Evo4.0 è cofinanziato da Regione Toscana ed è coordinato da Giuseppe Iannaccone, nell’ambito del laboratorio Crosslab IT& Società del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione, Università di Pisa.

 

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