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Comunicati stampa

Conquista ben due podi nelle competizioni della Formula SAE Italy l’E-Team Squadra Corse dell’Università di Pisa, che ha debuttato nella sua prima gara di stagione con la nuova vettura Kerublast sul circuito “Riccardo Paletti” di Varano de’ Melegari. Il team di futuri ingegneri (e non solo) ha partecipato dal 24 al 28 luglio alla competizione organizzata da SAE International (Society of Automotive Engineering) in partnership con ANFIA e con la main sponsorship di FCA, presente con il marchio Abarth, e di Dallara.

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La Formula SAE non è una semplice gara, ma un’iniziativa che ha lo scopo di valutare il miglior prototipo da competizione sotto ogni aspetto: sportivo, commerciale, tecnologico ed ecosostenibile. L’E-Team ha affrontato con grande successo tutti gli eventi statici e dinamici, ottenendo tante vittore in un solo colpo: ben due primi posti per il Cost Event e il Business Presentation Event, quinto posto nell’Acceleration (accelerazione di 75 metri su un rettilineo piano) e nono posto nell’Autocross (due giri di corsa con l’obiettivo di valutare le skills della macchina), risultando terzo team italiano nella classifica generale.

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A Varano de’ Melegari si sono sfidati ben 2600 studenti provenienti da 26 paesi (India e Israele i più lontani) e da oltre 79 diversi atenei. Nello specifico hanno partecipato 86 team universitari, di cui 69 europei e 17 italiani, con un obiettivo principale comune: costruire una monoposto come se si dovesse davvero vendere e proporre sul mercato. La Squadra Corse dell’Università di Pisa si è confrontata con i top team europei e ha proposto il suo modello di monoposto all’interno di un contesto in cui è stato notevole l’elevato livello tecnologico delle vetture realizzate.

“Sono molto soddisfatta del percorso fatto e dei miei ragazzi, del sostegno e dell’aiuto ricevuto da tutti nella squadra, che hanno permesso di portare Pisa sul podio: era un premio molto ambito ed essere arrivati a conquistarlo è stata veramente una grande soddisfazione!” dice Giulia Poli, caposettore Business Plan della squadra. Anche Joseph Karaburun, caposettore Layout & Cost Report, esprime la sua felicità così: “Se dovessi spiegare tutte le sensazioni che ho provato dopo aver ritirato il primo premio con la mia squadra, potrei stare qui ore e ore, scrivendo pagine su pagine, tanto l’emozione è stata forte”.

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Il Business Presentation Event si incentra sulla valutazione della capacità del team di sviluppare e presentare un modello di business completo che dimostri come il prodotto oggetto di analisi – il prototipo di una macchina da corsa – possa diventare un’opportunità di investimento profittevole. L’idea che ha portato alla vittoria l’Università di Pisa è stata quella di realizzare un racing video game sui circuiti reali integrando nelle monoposto dei visori per realtà aumentata. Cambiando il modo di vedere l’intrattenimento nel mondo del motorsport e in quello del gaming la squadra si è presentata come “The Next Generation of Motorsport Entertainment”, conquistando il gradino più alto del podio.

Il Cost Event rappresenta invece uno studio sulla gestione dei costi necessari per la realizzazione del veicolo, ma anche sulle scelte make or buy di impatto ambientale. La Squadra Corse dell’Università di Pisa si è concentrata particolarmente sulla realizzazione della BOM del veicolo (Bill Of Material), della DBOM, cioè della lista dei processi per realizzare il componente, e della CBOM, ovvero la lista dei costi associati: un duro lavoro che ha portato i suoi frutti a Varano.

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Un’altra importante vittoria è stata poi la prova di Endurance, da sempre la più temuta di tutte: si tratta di percorrere 22 km senza mettere mani sulla macchina (è previsto un solo cambio pilota dopo i primi tredici giri), con lo scopo di valutare le performance generali della vettura. Kerublast è riuscita a portare a termine tutti e 25 i giri previsti: una grandissima soddisfazione, se si considera che sono pochi i team che giungono alla fine di questa prova. Ma questo non è stato l’unico successo ottenuto: grazie all’abilità dei piloti, la monoposto dell’Università di Pisa ha registrato dei tempi record rispetto agli anni precedenti.

L’E-Team Squadra Corse inaugura nel migliore dei modi la stagione delle competizioni e condivide tutti i risultati conseguiti con i professori e gli sponsor che supportano il progetto.

Giovedì, 01 Agosto 2019 14:35

“Luna50” conquista il pubblico di Pisa

Un cartellone di eventi che ha coinvolto oltre 2000 persone, con un picco di quasi 500 presenze - di cui molti bambini - durante la giornata finale del 20 luglio, quando gli esterni della Cittadella Galileiana si sono trasformati nel Virtual Luna Park, con istallazioni video, giochi e realtà aumentata per viaggiare virtualmente verso la Luna. Sono questi i numeri di “Luna50”, la manifestazione organizzata congiuntamente da Università di Pisa e Comune di Pisa per ricordare il cinquantesimo anniversario dello sbarco sulla Luna.

Un ciclo di iniziative durato più di due settimane che ha proposto, per lo più nei luoghi all’aperto della città e del suo litorale, conferenze, osservazioni astronomiche, proiezione di film e video, concerti, letture aperte a un pubblico estremamente vario per età, livello culturale e interessi.

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“La rassegna si è distinta per il registro appassionatamente interdisciplinare e per una scelta espressiva volutamente pluri-linguistica – commentano Chiara Bodei, Maria Antonella Galanti, Sergio Giudici e Sandra Lischi, membri del comitato scientifico della manifestazione – Studiosi di diverse aree hanno intrecciato punti di vista e competenze specifiche, offrendo una visione articolata e complessa della Luna. Italo Calvino diceva: “Chi ama la Luna davvero non si accontenta di contemplarla come una immagine convenzionale, vuole entrare in un rapporto più stretto con lei, vuole vedere di più nella Luna, vuole che la Luna dica di più”. Sulla falsariga delle sue parole, la manifestazione ha dato voce sia alla Luna degli scienziati, sia a quella degli umanisti, senza lasciare indietro la Luna dei musicisti, del cinema e delle arti figurative e drammatiche”.

La manifestazione ha visto anche il supporto di una serie di associazioni e centri culturali.

È il primo sistema al mondo bimodale (composto da uno scanner PET e da un tracciatore di particelle cariche) in grado di monitorare in tempo reale i fasci di ioni carbonio e protoni utilizzati nell’adroterapia oncologica per colpire i tumori resistenti alla radioterapia ai raggi X e non operabili: si chiama INSIDE, Innovative Solution for Dosimetry in Hadrontherapy, e la Fondazione CNAO, Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica di Pavia, insieme all’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), al Dipartimento di fisica dell’Università di Pisa e alla Sapienza Università di Roma, ne ha avviato la sperimentazione sui pazienti, con l’obiettivo di verificare ancora più efficacemente gli effetti dell’adroterapia sui tessuti tumorali e rendere ancora più preciso il trattamento.

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Per questo scopo è stato avviato uno studio clinico che coinvolgerà 40 pazienti del CNAO sottoposti ad adroterapia per il trattamento di meningiomi e tumori del distretto testa-collo (carcinoma adenoideo-cistico, cordoma della base del cranio, carcinoma del rinofaringe). CNAO è l’unico centro italiano e uno dei soli 6 al mondo in grado di erogare l’adroterapia con protoni e ioni carbonio, forma avanzata di radioterapia capace di colpire i tumori non operabili e resistenti alla radioterapia tradizionale.

Osservare le radiazioni in “tempo reale”
Per colpire i tessuti tumorali l’adroterapia oncologica utilizza fasci di protoni o ioni carbonio che, rispetto ai raggi X impiegati nella radioterapia tradizionale, hanno la capacità di rilasciare la loro energia solo in prossimità della massa tumorale, riducendo al minimo l’impatto sui tessuti sani circostanti e i conseguenti effetti collaterali. INSIDE è uno strumento posizionato vicino al letto dove il paziente riceve il trattamento con adroterapia e si compone di due rilevatori (un sistema di imaging bi-modale, con uno scanner per la Tomografia a Emissione di Positroni-PET e un tracciatore di particelle cariche) in grado di misurare le particelle secondarie prodotte durante il trattamento facendo capire con un brevissimo scarto temporale dove si sta rilasciando l’energia e se il volume tumorale, in seguito al trattamento, si modifica.

Viviana Vitolo, radioterapista oncologa del CNAO, spiega: “Già oggi l’adroterapia, grazie alle caratteristiche fisiche dei protoni e degli ioni carbonio, è in grado di colpire i tessuti malati con grande precisione, ma grazie a INSIDE d’ora in avanti sarà possibile osservare in tempo reale come il tumore reagisce al trattamento, se si modifica di dimensioni rispetto alla situazione basale definita nella fase di preparazione al trattamento. Sulla base di queste osservazioni, che raccoglieremo grazie allo studio clinico avviato al CNAO, si potrà ricalibrare il fascio di particelle e rendere il trattamento ancora più preciso e potenzialmente ancora più efficace”.

Elisa Fiorina, ricercatrice dell’INFN, sottolinea: “INSIDE è una tecnologia di eccellenza a cui l'INFN ha contribuito in modo sostanziale a partire dalla fase di progettazione dei rivelatori fino alla costruzione del sistema installato al CNAO e alla preparazione ed esecuzione dei test clinici. Nei prossimi mesi, INSIDE opererà in modo bimodale raccogliendo nuovi dati e impiegando strumenti avanzati di image processing e simulazioni Monte Carlo per analizzarli, con l'obiettivo di migliorare ulteriormente, nella pratica clinica, il controllo di qualità dei trattamenti con protoni e ioni carbonio”.

Maria Giuseppina Bisogni, professoressa di fisica medica dell’Università di Pisa e responsabile del gruppo di progetto INSIDE, aggiunge: “INSIDE è un sistema di monitoraggio innovativo. È capace di fotografare ciò che avviene nel paziente durante un trattamento di adroterapia controllandone le zone trattate. Questo è possibile perché, unico nel suo genere, INSIDE sfrutta la rivelazione combinata dei diversi segnali emessi dal corpo in seguito all’interazione con il fascio terapeutico. I risultati dello studio saranno fondamentali per valutare l’impatto clinico derivante dall’impiego di questo potente strumento e sfruttare così al meglio l’enorme potenziale della adroterapia”.

Alessio Sarti, docente di fisica sperimentale della Sapienza Università di Roma spiega: “La caratteristica unica del sistema INSIDE è la capacità di monitorare anche i trattamenti effettuati con ioni carbonio. Grazie al rivelatore progettato presso il Dipartimento di Scienze di base e applicate per l’ingegneria della Sapienza è possibile rivelare le radiazioni secondarie generate dall’interazione degli ioni carbonio con i tessuti del paziente, per controllare in tempo reale il percorso del fascio. Nell'ambito della collaborazione interdipartimentale Applied Radiation Physics Group (Arpg – Sapienza) coordinata da Vincenzo Patera e Riccardo Faccini, abbiamo anche sviluppato gli algoritmi di ricostruzione e analisi dei dati permettendo allo staff del CNAO di osservare cosa accade mentre il paziente viene trattato”.

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INSIDE: fisica e medicina per migliorare le cure oncologiche.
La sperimentazione sui pazienti e l’avvio dello studio clinico rappresentano la seconda fase del progetto INSIDE, finanziata dalla Fondazione CNAO e dalla Regione Toscana tramite il progetto POR FSE 2014 -2020 PETRA - INFN-RT2 172800, portata avanti dalla Fondazione stessa insieme all’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (con le sezioni di Torino, Milano, Pisa, Roma1 e i Laboratori Nazionali di Frascati), al Dipartimento di fisica “Enrico Fermi” dell’Università di Pisa, e Sapienza di Roma. In questa fase il progetto si svolge in una delle tre sale di trattamento del CNAO dove i due rilevatori che compongono il sistema INSIDE sono stati installati su una struttura prossima al letto su cui il paziente riceve il trattamento con adroterapia.

La prima fase del progetto INSIDE, che si era concentrata invece sulla creazione dei due rilevatori, è stata portata avanti tra il 2013 e il 2016, grazie a un PRIN (Progetto di Rilevante Interesse Nazionale) da 1 milione di euro del Ministero dell’Università e della Ricerca, dall’Università di Pisa, in veste di coordinatore, in collaborazione con gli Atenei di Torino, la Sapienza di Roma", il Politecnico di Bari, l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, il Museo Storico della Fisica e Centro Studi e Ricerche "Enrico Fermi" e il Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica (CNAO).

Lo studio clinico su 40 pazienti.
È stato avviato uno studio clinico osservazionale che consiste nella sperimentazione di INSIDE su 40 pazienti del CNAO che si sottopongono ad adroterapia con protoni, per il trattamento di meningiomi e carcinomi squamocellulari della rinofaringe, e con ioni carbonio per il trattamento di carcinomi adenoideo-cistici e cordomi della base del cranio. Il piano di trattamento per queste patologie prevede dalle 15 alle 35 sedute di adroterapia, una al giorno. Lo studio clinico prevede all’inizio 3/4 misurazioni attraverso INSIDE, durante la prima settimana di trattamento, e in seguito 1 misurazione a settimana.
Sulla base delle rilevazioni di INSIDE e dei risultati di eventuali Tac di rivalutazione, è possibile osservare le modifiche morfologiche subite dalla massa tumorale durante la terapia e, se necessario, rivedere e aggiornare il piano di trattamento per renderlo ancora più preciso.

È stato assegnato a Davide Neri il “SummerSoC Young Researcher Award”, il premio come miglior giovane ricercatore per il contributo presentato alla tredicesima edizione del “Symposium and Summer School on Service-Oriented Computing”, svoltosi a Creta dal 17 al 23 giugno 2019. Davide Neri è dottorando presso il dipartimento di Informatica dell’Università di Pisa e fa parte del gruppo di ricerca in “Service-Oriented, Cloud e Fog Computing” (SOCC) coordinato dal professor Antonio Brogi.

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Il contributo premiato, intitolato “Design principles, architectural smells and refactorings for microservices: A multivocal review” è una revisione sistematica dello stato dell’arte su architetture a microservizi con lo scopo di fornire una tassonomia dei problemi più ricorrenti nello sviluppo di architetture a microservizi ed elencare le soluzioni adottate per risolvere tali problemi. Il contributo è frutto di un lavoro congiunto tra Antonio Brogi, Davide Neri e Jacopo Soldani del dipartimento di Informatica di Pisa e il professor Olaf Zimmerman della Hochschule für Technik (HSR FHO) di Rapperswil, Svizzera.

Il premio, sponsorizzato dalla “Scientific Academy for Service Technology”, riconosce l’originalità e l’importanza del contributo presentato. Davide Neri e gli altri autori del contributo premiato si sono detti soddisfatti e onorati per il prestigioso riconoscimento, che conferma la qualità del loro lavoro di ricerca anche a livello internazionale.

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