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È stato assegnato a Davide Neri il “SummerSoC Young Researcher Award”, il premio come miglior giovane ricercatore per il contributo presentato alla tredicesima edizione del “Symposium and Summer School on Service-Oriented Computing”, svoltosi a Creta dal 17 al 23 giugno 2019. Davide Neri è dottorando presso il dipartimento di Informatica dell’Università di Pisa e fa parte del gruppo di ricerca in “Service-Oriented, Cloud e Fog Computing” (SOCC) coordinato dal professor Antonio Brogi.

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Il contributo premiato, intitolato “Design principles, architectural smells and refactorings for microservices: A multivocal review” è una revisione sistematica dello stato dell’arte su architetture a microservizi con lo scopo di fornire una tassonomia dei problemi più ricorrenti nello sviluppo di architetture a microservizi ed elencare le soluzioni adottate per risolvere tali problemi. Il contributo è frutto di un lavoro congiunto tra Antonio Brogi, Davide Neri e Jacopo Soldani del dipartimento di Informatica di Pisa e il professor Olaf Zimmerman della Hochschule für Technik (HSR FHO) di Rapperswil, Svizzera.

Il premio, sponsorizzato dalla “Scientific Academy for Service Technology”, riconosce l’originalità e l’importanza del contributo presentato. Davide Neri e gli altri autori del contributo premiato si sono detti soddisfatti e onorati per il prestigioso riconoscimento, che conferma la qualità del loro lavoro di ricerca anche a livello internazionale.

I ragazzi dell’Università di Pisa si sono classificati terzi alla CyberChallenge 2019 che si è svolta il 27 giugno presso la Scuola Telecomunicazioni delle Forze Armate (Stelmilit) di Chiavari. Primi si sono classificati i ragazzi del Politecnico di Milano e secondi quelli dell’Università di Bologna. La competizione è stata introdotta dal sottosegretario alla Difesa Angelo Tofalo; la premiazione è stata effettuata dal ministro della Difesa Elisabetta Trenta.La CyberChallenge è il primo programma italiano di addestramento alla cybersecurity per giovani di talento delle scuole superiori e delle università. La CyberChallenge 2019 è la terza edizione del programma a cui hanno partecipato 18 università italiane. L’Università di Pisa partecipava quest’anno alla CyberChallenge per la prima volta. 

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La squadra pisana è costituita da: Lorenzo Catoni (primo anno della laurea triennale in Ingegneria informatica), Marco Gaglianese (primo anno della laurea magistrale in Informatica), Quint Guillame (primo anno della laurea triennale in Ingegneria informatica), Nicola Vella (primo anno della laurea triennale in Ingegneria informatica).

I ragazzi dell’Università di Pisa hanno raggiunto questo risultato dopo una dura selezione e un programma di formazione intensivo. La selezione si è svolta in due fasi: un pre-test online nei giorni 23-25 gennaio e un test di ammissione il 1 febbraio di logica e programmazione. Di 167 iscritti al pre-test, i 20 migliori sono stati selezionati per la fase formazione di cui solo 12 sono riusciti a completarla. La fase di formazione prevedeva 12 settimane, da marzo a maggio, per un totale di 72 ore, di cui 24 di lezione e 48 di esercitazione. La fase di formazione era in aggiunta alle normali attività didattiche. 

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Anche tre studenti delle scuole superiori sono stati ammessi e hanno completato il programma intensivo di formazione: Giada Betti Sorbelli (I.I.S. Da Vinci - Fascetti, Pisa), Leandro Cardoso Santana (I.I.S. Da Vinci - Fascetti, Pisa), Andrea Malatesta (I.I.S., Ferraris Brunelleschi, Empoli)

Il 6 giugno, al termine della fase di formazione, si sono svolte le qualificazioni, una competizione di tipo capture-the-flag, con l’obiettivo di selezionare i quattro membri della squadra pisana.

Durante la competizione nazionale del 27 giugno di tipo attacco-difesa, la squadra pisana si è distinta in questi punti: è stata la prima squadra ad aver trovato una vulnerabilità sul servizio AirCnC (che era il più complesso tra i 4 proposti); è stata la prima squadra ad aver trovato vulnerabilità su tutti i servizi proposti, dopo 4 ore di gara su 7 (tutte le altre squadre in quel momento avevano trovato vulnerabilità al più per 2 soli servizi); è stata la prima squadra come punteggio di difesa (ovvero è il team che riuscito a difendere meglio i propri servizi, così che le altre squadre non potevano sfruttare le vulnerabilità per rubare flag dai nostri).

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La formazione è stata svolta in collaborazione da docenti e studenti del dipartimento di Ingegneria dell’informazione e del dipartimento di Informatica. I trainer sono stati per il dipartimento di Ingegneria informatica: Giuseppe Lettieri (RTI), Antonio Arena (dottorando), Michele La Manna (dottorando), Dario Varano (tecnologo), Giacomo Tanganelli (assegnista), Federico Galatolo (dottorando). Per il dipartimento di Informatica: Anna Bernasconi (PA), Iacopo Soldani (assegnista), Gaspare Ferraro (studente a contratto), Anna Monreale (RTD). Coordinatore dell’iniziativa per l’Università di Pisa è stato il professor Gianluca Dini.

CyberChallenge è su Twitter @CyberChallengIT e su Facebook: @CyberChallengeIT.

Sono state 37 le squadre di studenti delle scuole superiori che sabato 6 aprile hanno partecipato alla XXIII edizione della Gara Nazionale di programmazione della Macchina di Turing organizzata dall’Università di Pisa, con il sostegno del Rotary Club Galilei. I ragazzi, provenienti da 14 città italiane, hanno avuto tre ore per risolvere il testo ideato dal professor Vincenzo Gervasi e la squadra vincitrice ha risolto correttamente 7 dei 10 esercizi proposti. L’iniziativa fa parte di “Informatica50”, il ciclo che lungo tutto il 2019 propone iniziative ed eventi per ricordare e festeggiare uno storico anniversario: il 1969 è infatti l’anno in cui l’Università di Pisa ha istituito il primo corso di laurea in Informatica in Italia.

Questa è la classifica finale:

1. Galilei - Verona (Dal Forno Luca; Rizzotti Lorenzo)
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2. Galilei - Verona (Paolettoni Edoardo; Vignola Luca)
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3. Buzzi - Prato (Martorella Tommaso; Risaliti Davide)
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4. Dini - Pisa (Manzini Damiano; Stracca Iacopo)
5. Marconi - Latina (Spataro Lorenzo; Ripanti Riccardo)
6. Marconi - Foligno (Moretti Simone; Gagliardoni Leonardo)
7. Luigi Di Savoia - Chieti (Ch) (Scanzano Pasquale; Santone Domenico)
8. Galilei - Livorno (Biagioni Francesco; Terreni Vittorio)
9. Giua - Cagliari (Cadoni Valentino; Piedimonte Giusto)
10. Einaudi - Montebelluna (TV) (Xu Siyang; Dall’Armi Filippo)

La gara nasce come iniziativa nel 1997 nell’ambito della settimana della cultura scientifica promossa dal MIUR. L’idea originale del professor Antonio Brogi, supportata dall’allora direttore del dipartimento di Informatica Franco Turini, era quella di far avvicinare al mondo della programmazione studenti delle scuole superiori di ogni genere e tipo; per questo motivo si scelse di non usare un linguaggio di programmazione che avrebbe favorito gli istituti tecnici, bensì un formalismo molto importante alla base della disciplina informatica: la macchina di Turing. Si tratta di un modello astratto e molto semplice sia da descrivere, sia da capire come si possa programmare in modo da implementare un algoritmo che dia soluzione ad un problema.

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Il modello della macchina di Turing (proposto da Alan Turing, il matematico inglese considerato tra i padri fondatori dell’informatica e dell’intelligenza artificiale, a cui è intitolato il premio mondiale equivalente al premio Nobel) è capace di implementare tutte le funzioni matematiche calcolabili (in accordo alla tesi di Church Turing) e ha quindi la stessa espressività del più moderno computer nonostante la sua semplicità.

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«È proprio questa natura astratta e non tecnica ad aver reso la gara così longeva ed è un appuntamento che è divenuto ormai tradizionale per molti istituti provenienti da tutta Italia – commenta Antonio Cisternino, direttore della gara e membro del comitato scientifico insieme a Vincenzo Gervasi – I professori che raccolgono la sfida e contribuiscono alla preparazione dei ragazzi, per una competizione che è divenuta molto difficile e competitiva, nel tempo si sono appassionati al valore formativo che ha l’insegnamento del pensiero computazionale mediante questo sistema. Nel tempo sono nate spontaneamente delle competizioni regionali ideate per selezionare gli studenti che debbano partecipare all’edizione nazionale della gara ospitata da 23 anni presso il nostro Ateneo». La gara è stata diretta negli anni dal professor Antonio Brogi, poi dal professor Roberto Grossi, e a partire dalla settima edizione da Antonio Cisternino (in precedenza responsabile per il supporto tecnico fin dalla prima edizione).

Si ringrazia per il supporto organizzativo Simona Pucciarelli e Luigi Capuano; per il supporto tecnico il Polo 2 della Direzione Servizi Informatici e Statistici.

Informazioni sulle edizioni precedenti: http://mdt.di.unipi.it/.

Si è svolta a Pisa il 12 e 13 ottobre 2018 la Soccer Data Challenge la competizione aperta a tutti gli appassionati di dati e calcio organizzata all’interno di Internet Festival con il supporto del Master in Big Data dell’Università di Pisa, WyScout e l’infrastruttura di ricerca europea SoBigData.

Le 10 squadre partecipanti avevano a propria disposizione le informazioni relative a una intera stagione di serie A: oltre 500mila eventi di gioco accaduti nella partite della scorsa stagione di Serie A, messi a disposizione dall’azienda Wyscout.

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Per 30 ore consecutive, studenti, ricercatori e professionisti del settore si sono sfidati sullo sviluppo di una soluzione al problema proposto dalla giuria tecnica, che chiedeva di individuare i ruoli dei giocatori sulla base delle indicazioni di un allenatore professionista. Le soluzioni sono state vagliate dalla giuria composta da Michele Salzarulo (football analysis manager dell’Inter), Vlad Andersen (ricerca e sviluppo WyScout), Flavio Fusi (giornalista di Ultimo Uomo), Anna Monreale (professoressa Università di Pisa) e Paolo Ferragina (professore Università di Pisa).

Ad aggiudicarsi il premio di 5.000 euro è stato il team “Holly e Benjo”, composto da ricercatori dell’Università di Siena (Alessandro Rossi, Andrea Zugarini, Dario Zanca e Matteo Tiezzi). La premiazione si è svolta al termine di una tavola rotonda, durante la quale i giurati hanno raccontato come la scienza dei dati stia assumendo un ruolo sempre più centrale in ambito sportivo. Gli organizzatori - Paolo Cintia, Luca Pappalardo, Alessio Rossi, Daniele Fadda e Viola Bachini, membri del progetto SoBigData e del KDD Lab (CNR e Università di Pisa) - hanno infine consegnato l’assegno ai vincitori.

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I partecipanti
La gara era aperta a chiunque: studenti, programmatori, designer, data scientist, ricercatori, o semplici appassionati di calcio. Le doti richieste, oltre alla capacità di programmazione, erano curiosità, entusiasmo e resistenza. Per essere ammessi alla challenge, i team hanno superato una fase di qualificazione. Gli organizzatori hanno ricevuto oltre 30 richieste di iscrizione e hanno selezionato le migliori 10 squadre. Hanno partecipato persone provenienti da tutta Italia, tra cui professionisti del settore, studenti universitari o liceali (il più giovane, 16 anni, faceva parte di una squadra composta da 5 cugini). C’era anche un’undicesima squadra, fuori concorso, formata da 5 ragazzi dell’ITI Galilei di Livorno in alternanza scuola-lavoro.

La sfida
La sfida proposta alle squadre partecipanti è stata formulata dagli organizzatori insieme ai match analyst di Wyscout, con l’obiettivo di simulare uno scenario reale di applicazione. La scelta è ricaduta sull’analisi del “ruolo” di un calciatore, partendo dalle indicazioni dello staff tecnico. Wyscout ha fornito una lista di 19 ruoli diversi, dal “terzino offensivo” al “centravanti cinico”, corredati da una lista di 3 calciatori rappresentanti del ruolo. Da questa lista, i partecipanti hanno costruito un modello in grado di assegnare il ruolo ad ogni giocatore, basandosi esclusivamente sugli eventi di gioco prodotti nelle partite. Alla fine delle 30 ore, oltre a presentare l’idea di fronte alla giuria, i partecipanti hanno fornito alla giuria tecnica anche il codice sorgente utilizzato per ottenere i risultati presentati.

I vincitori
Il team “Holly e Benjo” è composto da quattro studenti di dottorato presso le Università di Firenze-Siena (Andrea Zugarini, Dario Zanca, Matteo Tiezzi), ed uno studente di dottorato (Alessandro Rossi) che attualmente ha una borsa di ricerca presso la Fondazione Bruno Kessler (FBK) di Trento.

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I professori Roberto Barbuti, Roberta Gori e Paolo Milazzo del Dipartimento di Informatica dell’Università di Pisa hanno vinto il premio per il “risultato teorico dell’anno” assegnato dalla International Membrane Computing Society (IMCS), grazie al lavoro “Multiset Patterns and Their Application to Dynamic Causalities in Membrane Systems”.

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Da sinistra Paolo Milazzo, Roberta Gori e Roberto Barbuti.

L’International Membrane Computing Society (IMCS) è un’associazione internazionale costituita da ricercatori che si occupano di “Membrane Computing”, un modello di calcolo sviluppato a partire dai primi anni 2000. Il paradigma di “Membrane Computing”, ispirato da modelli biologici, ha trovato innumerevoli applicazioni in svariati campi scientifici, dall’informatica alla biologia e alla medicina.

Ogni anno la IMCS assegna tre premi: il premio per la migliore tesi di dottorato, “The PhD Thesis of the Year”, il premio per il miglior risultato teorico, “The Theoretical Result of the Year” e il premio per la migliore applicazione, “The Application of the Year”.

«Desidero conglatularmi con i colleghi e amici che hanno conseguito questo prestigioso riconoscimento - commenta il rettore Paolo Mancarella - La soddisfazione è anche doppia considerando che il Dipartimento di Informatica è anche il mio dipartimento e ancora una volta dimostra la sua eccellenza e avanguardia a livello internazionale”.

Lo studio premiato ha riguardato la possibilità di descrivere i possibili stati iniziali di un calcolo che porta in un preciso stato finale. A partire dallo stato finale, la ricerca ha permesso di ricostruire un insieme di stati iniziali, descritti da una logica opportunamente definita, a partire dai quali si è certi di raggiungere la stato finale dato. Questo tipo di studio ha particolare rilevanza in tutti i sistemi reali in cui è necessario capire quali circostanze possono aver generato un particolare fenomeno.

Un torneo di calcetto molto particolare si è svolto al Liceo Carducci di Pisa: tre squadre, due del Carducci e una dell’IIS Santoni di Pisa si sono sfidate in un torneo cinque contro cinque. In campo però non erano schierati i canonici dieci giocatori, perché a custodire le porte delle due squadre c’erano due portieri elettronici, El.Go. (Electronic Goal Keeper), progettati e costruiti dal team del professor Luca Fanucci, del Dipartimento di Ingegneria dell'Informazione dell'Ateneo.

El.Go. è un sistema costituito da una sagoma di forma umana e da un sistema elettro-meccanico che permette a questa di scorrere lungo la linea di porta, emulando l’azione di un portiere umano. I portieri elettronici erano pilotati da due ragazzi disabili, che sedevano alle spalle della porta, in modo da avere la stessa prospettiva di un portiere. Gli El.Go. agivano come una sorta di avatar, permettendo quindi ai due ragazzi di giocare effettivamente la partita con la squadra.

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Squadre Carducci - Santoni

Si tratta del secondo evento che coinvolge El.Go., dopo la prova dello scorso anno, svoltasi sempre al liceo Carducci, in cui le squadre si erano sfidate con un solo portiere elettronico. “Quest’anno – spiega Fanucci – abbiamo messo in campo due portieri, uno per squadra, e migliorato prestazioni e sicurezza. Ma non troppo… La bravura del portiere dipende dalla prontezza di riflessi, dalla concentrazione e dalla velocità del pilota che lo guida. In questo modo i ragazzi possono davvero giocare e far parte della squadra”.

Per pilotarlo, sono possibili diverse interfacce, dal joystick ai pedali, a sensori che colgono il movimento della testa. In questo modo potranno scendere in campo molti ragazzi diversamente abili.

“Siamo particolarmente orgogliosi di questo progetto - aggiunge Giuseppe Anastasi, direttore del DII – che ha impegnato per diverso tempo molto dei nostri studenti e ricercatori per risolvere una quantità di problemi, dalla meccanica al controllo. Ma crediamo che sia parte della vocazione della ricerca, oltre la soluzione di problemi teorici, o il trasferimento tecnologico verso l’industria, anche il proporre soluzioni per una migliore integrazione sociale, aprendo spazi e opportunità a persone che prima non l’avevano. Anche per i nostri studenti è stato molto formativo”.

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El.Go in porta

In effetti, il team di El.Go. ha lavorato accanitamente per mettere a punto in tempo tutti i dettagli. Inclusa la porta sui cui è montato il sistema, costruita a mano da Luca Baldanzi, dottorando al DII e che ha dedicato anima e corpo al progetto, assieme a colleghi che nel frattempo avevano trovato posto di lavoro altrove, persino all’estero, ma che non hanno mai smesso di contribuire all’evoluzione del progetto. E il torneo è stato un successo.

“Una bellissima esperienza per tutti – dichiara la professoressa Silvia Cifarelli, docente al liceo Carducci e organizzatrice del torneo – per i nostri ragazzi è una opportunità di toccare con mano il significato dello sport come inclusione, e in cosa la tecnologia può contribuire a costruire una società più aperta”.

“Ci vorrebbe un El.Go. per ogni scuola – conclude Fanucci – per dare l’opportunità a tutti i ragazzi di sperimentare l’ebbrezza del gioco in squadra. Per adesso il sistema è un prototipo, costruito grazie al contributo dei giovani LEO del Distretto 108LA. In particolare ringrazio i responsabili del progetto, Carlo Gasperini e Maria Ginevra Gnesi, e la presidentessa del Distretto Martina Cecchi, che hanno creduto con entusiasmo nel progetto. Adesso, siamo in cerca di un’azienda che possa adattare El.Go. a una produzione in serie e diffonderlo”.

 

Fondazione Sistema Toscana e il dipartimento di Informatica dell’Università di Pisa, con il sostegno di SIAE e MiBACT, nell’ambito dell’iniziativa “Sillumina – Copia privata per i giovani, per la cultura”, organizzano “Storie dell’altro mondo (virtuale)”, un corso di specializzazione gratuito a numero chiuso incentrato sulle tecniche della Virtual Reality applicata al Web e alla narrazione video, la cui fase finale si svolgerà in occasione dell’edizione 2018 di Internet Festival.

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Le tematiche approfondite nel corso saranno: Introduzione al Pensiero ComputazionaleInteractive Narrative and Virtual Reality Design PhilosophyCreative Coding, Big Data & Data Science, Internet of Things, 3D Interaction Design/Modellazione 3D, Filmmaking 3D, Sound Design. L’offerta formativa si compone di due momenti chiave: il primo a Firenze presso ZAP, organizzato in moduli, arricchito da un percorso di tutoraggio, prevede una formazione frontale condotta da esperti del mondo creativo ed accademico. La seconda verrà organizzata attraverso il working experience durante Internet Festival 2018: attività laboratoriali e di produzione basate sulle nozioni e concetti appresi durante i moduli didattici.

La call è rivolta a 12 giovani artisti e designer under 35 residenti in Italia interessati a migliorare le proprie capacità artistiche e culturali e sviluppare nuove competenze legate al mondo del digitale. Il percorso formativo si snoda su un totale di 35 giorni (luglio, settembre e ottobre 2018), per un totale di 197 ore di formazione frontale, attività laboratoriali e verifica finale.
Le lezioni e i laboratori saranno tenuti da docenti universitari e esperti del mondo creativo che da anni lavorano nella produzione audio-video.
La domanda di iscrizione dovrà pervenire tramite email entro e non oltre le ore 23.00 del giorno 8 giugno a questo indirizzo: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Per maggiori info si rimanda al Bando ufficiale.

 

L'Università di Pisa raggiunge un nuovo importante traguardo: Google finanzierà un progetto rivolto allo sviluppo del Pensiero Computazionale destinato ai docenti delle discipline scientifiche e tecnologiche delle scuole secondarie superiori. Il progetto, uno dei tre vincitori del Google Educator Grant Award in Italia, è stato ideato da Paolo Ferragina e Fabrizio Luccio professori del Dipartimento di Informatica dell’Ateneo pisano ed è supportato dal Comune di Pisa e dalla Fondazione Innovazione e Sviluppo Imprenditoriale della Camera di Commercio di Pisa. Il grant segue altri finanziamenti destinati alla ricerca scientifica che Google ha nel tempo erogato allo stesso Dipartimento.

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Il concetto di pensiero computazionale ha acquisito una rilevanza grandissima negli anni più recenti. Nato agli albori dell’informatica ha ricevuto il battesimo ufficiale in un articolo pubblicato nel 2006 da Jeanette M. Wing, direttrice del Dipartimento di Computer Science dell’Università Carnegie Mellon degli Stati Uniti, e successivamente ha innescato una serie di studi e progetti didattici in tutto il mondo. Ricordando le parole di Jeanette Wing, il professor Fabrizio Luccio osserva che “il pensiero computazionale riflette il modo con cui gli esseri umani e non i computer ragionano: non si propone cioè di portare gli uomini a ragionare come computer ma esattamente il contrario”. Infatti, il Pensiero Computazionale è inteso come attitudine mentale a descrivere, analizzare e risolvere problemi (problem solving) progettando algoritmi che possano poi essere sperimentati su un calcolatore. Pertanto, “nel progettare il percorso formativo – sottolinea il professor Luccio – abbiamo pensato che fosse fondamentale partire dalla formulazione e risoluzione di problemi alla lavagna prescindendo inizialmente dall'uso del calcolatore, come proprio delle discipline scientifiche. Il concetto di partenza è dunque l’algoritmo e non la sua formulazione come un programma, o coding”.

Il progetto, della durata di sei mesi (da ottobre 2018 a marzo 2019), prevede dieci lezioni frontali tenute da docenti universitari e altrettante attività di laboratorio ad esse correlate. Il punto focale, evidenzia il professor Paolo Ferragina, sarà quello di “descrivere in un linguaggio matematico elementare problemi reali e loro soluzioni algoritmiche che nascono in vari ambiti in cui l’impiego dell’informatica è oggi fondamentale quali crittografia, motori di ricerca, bioinformatica, reti sociali, intelligenza artificiale, big data e robotica. Ampio spazio verrà riservato alla discussione con i partecipanti su come le nozioni presentate in classe potranno essere trasferite nell’insegnamento della scuola secondaria di cui proprio i partecipanti sono gli esperti. Così, le attività laboratoriali saranno declinate in due modi: alcuni docenti realizzeranno in linguaggio Python gli algoritmi visti in classe con l’aiuto di personale universitario e membri del club CoderDojo di Pisa, altri potranno approfondire alcuni argomenti e progettare moduli, possibilmente multi-disciplinari, che siano utilizzabili direttamente in classe con gli studenti delle scuole.”

Il percorso formativo, accreditato dal MIUR e disponibile sulla piattaforma Sofia, coinvolgerà inizialmente le scuole dell’area pisana e, per motivi logistici, potrà essere frequentato al più da cento partecipanti ai quali non sarà richiesta alcuna conoscenza pregressa di informatica, ma sarà diffuso anche in streaming tramite la piattaforma Mediateca dell’Università di Pisa così che possa essere fruito da docenti di altri istituti superiori della Toscana e di altre regioni. Tutto il materiale didattico sarà reso disponibile pubblicamente sul sito del corso.

“L'Università di Pisa è da sempre sensibile alle iniziative rivolte alle scuole – dichiara il rettore Paolo Mancarella - Questo progetto conferma come Pisa sia ormai un riferimento per la formazione informatica, dalle scuole superiori fino ai percorsi universitari. L’informatica poi è la disciplina che mi ha portato a Pisa, quindi la soddisfazione per me è doppia. Per questo ringrazio di cuore, a nome mio personale e di tutto l’Ateneo, i colleghi e amici Paolo Ferragina e Fabrizio Luccio che, ancora una volta, hanno saputo dare lustro alla nostra Università”.

Come già osservato, il progetto conta sul supporto del Comune e della Fondazione ISI. L’assessora Marilù Chiofalo commenta: “Con il suo sistema di educazione e alta formazione e ricerca dal nido all’Università, Pisa è la città dell’umanesimo scientifico di Galileo, dove la conoscenza prodotta in attività di ricerca viene applicata a tecnologie digitali o analogiche per migliorare la vita delle persone di ogni età, a partire dalle dimensioni fondamentali dei processi di apprendimento e del funzionamento del sistema di educazione e istruzione, della salute, del lavoro in un potentissimo circolo virtuoso. A Pisa, i luoghi educativi diventano laboratori di ricerca universitari, e il sistema pubblico di ricerca diventa attrattivo per quello privato con partnership inedite sia nella visione che nell’investimento di risorse. L’innovativa avventura introdotta da questo progetto ideato dall’Università di Pisa, in partnership con il Comune, la Fondazione ISI e Google, è un altro straordinario e unico biglietto da visita per la nostra città nel mondo”.

Per la Fondazione ISI il presidente Valter Tamburini ha espresso “grande soddisfazione per l’approvazione di questo progetto che, fin da subito, abbiamo ritenuto di grande importanza per migliorare la capacità degli insegnanti di trasferire ai propri studenti l’attitudine mentale alla soluzione dei problemi, capacità fondamentale per promuovere l’imprenditorialità nei giovani. Aumentare la propensione all’imprenditoria è un obiettivo molto ambizioso della Fondazione e può essere raggiunto solo attraverso un cambio di mentalità nei giovani che passa proprio dalla costruzione di quelle abilità fondamentali che un imprenditore deve avere, tra cui il problem solving. La Fondazione consapevole dell’importanza di lavorare in questa direzione in collaborazione con gli istituiti scolastici, si farà parte attiva nella promozione del progetto affinché quanti più docenti possibile possano aderirvi".

Il sito del progetto: http://ilpensierocomputazionale.di.unipi.it.

 

 

In occasione dell’entrata in vigore del nuovo regolamento europeo sulla privacy, il prossimo 25 maggio, l’infrastruttura di ricerca europea SoBigData lancia un corso online gratuito sull’argomento. Il corso è rivolto ai data scientist e a tutti coloro che lavorano con i dati e fornisce loro gli elementi di base del nuovo regolamento e suggerisce le domande etiche da porsi per essere data scientist responsabili.

Il nuovo regolamento generale sulla protezione dei dati, noto anche come GDPR (General Data Protection Regulation) cambia la gestione dei dati personali relativi ai cittadini europei. L'obiettivo principale del regolamento è proteggere le persone nei loro diritti e libertà fondamentali e in particolare richiede che i dati personali siano trattati in modo equo e, soprattutto, lecito e trasparente. Tutto ciò anche nel caso in cui i dati sono gestiti da società, come i grandi colossi del web e dei social, che operano fuori dalla Comunità Europea, pena importanti sanzioni.

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Da sinistra: Francesca Pratesi e Fosca Giannotti.

“La questione della trasparenza è fondamentale. Nella pratica, quando ci iscriveremo a un sito, questo dovrà fornirci informazioni chiare e comprensibili relative a come saranno conservati e utilizzati i nostri dati personali e garantire i nostri diritti, tra cui la possibilità di aggiornare i dati, di dimenticarli su richiesta, e la portabilità, ovvero la possibilità di trasferirli in blocco a un gestore diverso”, spiega Fosca Giannotti, dirigente di ricerca al CNR e coordinatrice di SoBigData.

L’etica e la privacy sono tra i pilastri fondanti di SoBigData, una comunità di ricercatori che, in tutta Europa, studiano la società attraverso i Big Data senza tralasciare le questioni etiche legate all’uso dei dati personali. Da qui l’idea di uno strumento concreto e liberamente accessibile, rivolto anche a chi non ha competenze tecniche. “Il corso copre una panoramica dei principali problemi etici della scienza dei dati, presenta le principali novità del GDPR, incluso l'obbligo di un responsabile del trattamento dei dati e della "privacy-by-design", e la legge sulla proprietà intellettuale” - illustra Francesca Pratesi, ricercatrice presso il KDD Lab (Università di Pisa e CNR) e tra i curatori del corso FAIR (First Aid for Responsible Data Scientist) – Nei prossimi mesi amplieremo l'offerta del corso con altri moduli specifici, come una sintesi delle principali tecniche per gestire i dati in forma anonima”.

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In questo momento sono attivi 3 moduli, ognuno corredato da un test finale che fornisce un feedback immediato sul livello di competenza raggiunto. Questo è l’indirizzo per accedere al corso: http://fair.sobigdata.eu/moodle/
"Il GDPR non è un ostacolo allo sviluppo di innovazioni digitali basate sui dati degli utenti, al contrario è una grande occasione per l'Europa per affermare il proprio approccio centrato sulla persona, sia in carne ed ossa che digitale, e sui suoi irrinunciabili diritti, in modo da creare fiducia online", conclude Fosca Giannotti.

Alla presentazione del corso erano presenti Claudio Montani, direttore ISTI-CNR, Franco Turini, prorettore per la revisione dei regolamenti e delle procedure amministrative, Fosca Giannotti, coordinatore SoBigData.eu e dirigente di ricerca CNR, Anna Monreale, del dipartimento di Informatica dell'Università di Pisa e vicedirettore master Big Data Analytics, Dianora Poletti, professore Diritto Privato e direttore master Internet Ecosystem, Enza Pellecchia, professore di Diritto privato e direttrice del CISP, Giovanni Comandé, professore Scuola S. Anna e Francesca Pratesi, del dipartimento di Informatica dell'Università di Pisa e ISTI-CNR.

 Guarda il video di presentazione a questo link.

image001È stato assegnato a Jacopo Soldani il “Christos Nikolaou Memorial Ph.D. Award”, il premio per la miglior tesi di dottorato nell’area del service-oriented e cloud computing. Jacopo Soldani ha conseguito il dottorato in Informatica (corso dottorale regionale “Pegaso”) presso il dipartimento di Informatica dell’Università di Pisa, dove ora è ricercatore post-doc nel gruppo “Service-oriented, Cloud and Fog Computing”.

La tesi, supervisionata dal professor Antonio Brogi del dipartimento di Informatica, propone nuove soluzioni per automatizzare il dispiegamento e la gestione di applicazioni multi-componente su piattaforme cloud. Il premio è stato assegnato da una commissione internazionale di esperti del settore, che ha riconosciuto l’originalità e l’innovatività delle soluzioni proposte dal dr. Soldani.

Il premio verrà ufficialmente consegnato il prossimo 25 giugno, a Creta, durante il “12th Symposium and Summer School On Service-Oriented Computing”. In tale occasione Jacopo Soldani terrà una relazione invitata in cui presenterà i suoi risultati su “Modelling, analysing and reusing composite cloud applications”.

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