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Comunicati stampa

È stata inaugurata Giovedì 8 novembre, alla Scuola di Ingegneria, la terza edizione del master di II livello dell'Università di Pisa in Building Information Modeling e BIM Manager. La lezione di apertura è stata tenuta dal professor Paolo Fiamma, direttore del Master, ed è stata preceduta dai saluti portati dal prorettore vicario, Nicoletta De Francesco, dal presidente della Scuola di Ingegneria, Alberto Landi, dal direttore del dipartimento di Ingegneria dell'energia, dei sistemi, del territorio e delle costruzioni (DESTeC), Umberto Desideri. Subito dopo sono intervenuti il presidente della Camera di Commercio di Pisa, Walter Tamburini, e gli assessori comunali all'Urbanistica, Massimo Dringoli, e ai Lavori pubblici, Raffaele Latrofa.

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Il master ha avuto quest'anno un boom di iscrizioni, con 85 domande accolte tra le quali molte provenienti da enti pubblici e dal mondo delle professioni, a testimonianza del grande interesse e delle notevoli prospettive che si aprono per coloro che vogliono percorrere un percorso professionalizzante sul tema della Building Information o meglio della modellazione delle costruzioni attraverso un sistema ad “oggetti orientati”. Anzi ci deve essere correlazione continua fra modello 3D orientato a oggetti e processo, senza la quale non esiste BIM. Con il BIM si possono attribuire ed elaborare molti livelli di informazione relativi a una costruzione, che sia un edificio oppure una infrastruttura, e questo porta vantaggi sia in fase progettuale che realizzativa e manutentiva. Il BIM infatti rappresenterà lo standard secondo cui svolgere le procedure relativa agli appalti pubblici, imponendo una modifica sostanziale nel modo di progettare, eseguire e fare manutenzione nel tempo a una costruzione.
"Hanno riscosso molto successo - ha detto il professor Paolo Fiamma - i nuovi indirizzi che il master ha individuato per questa terza edizione, perché orientati a precisi ambiti di specializzazioni indipendenti. quello pisano è infatti l’unico master a offrire questo livello di specializzazioni: strutture (incluso insegnamento del software Tekla); beni monumentali (con applicazioni specifiche “Heritage BIM”); infrastrutture stradali e ferroviarie (incluso insegnamento del software CIVIL 3D); parametric design (incluso insegnamento di software generativi)".
Il master costituisce anche un luogo d’incontro fra domanda e offerta per l’utilizzo della nuova metodologia BIM e la digitalizzazione della filiera del settore delle costruzioni, da un lato formando professionisti capaci di rispondere alle nuove esigenze professionali e del mercato, dall’altro rappresentando un centro di competenze per il territorio.

Medicinali che si deteriorano durante la spedizione, oggetti fragili che vengono danneggiati da shock e vibrazioni o, ancora, articoli di lusso che vengono sottratti o manomessi. Sono molti i problemi che possono insorgere quando particolari beni viaggiano, ma per trasportare in tutta sicurezza oggetti fragili, deperibili o costosi arriva eQuality4Logistics, un progetto finanziato dalla Regione Toscana che punta a trovare soluzioni ICT per il trasporto intelligente delle merci. Con un team di ingegneri e chimici che comprende i professori Donato Aquaro, Fabio Di Francesco ed Elvezia Cepolina, l’Università di Pisa è partner scientifico dell’iniziativa e affianca le tre aziende del progetto, Caen RFID Srl, Alha Servizi Srl e Omnia Service Italia Srl.

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Foto a sinistra (da sinistra) Michele Lanzetta, Paola Forte, Donato Aquaro e Leonardo Tognotti; foto a destra (da sinistra) Elvezia Cepolina e Ilaria Giusti mentre ricevono il Best Award Paper al Congresso Internazionale “The 15th International Multidisciplinary Modelling & Simulation Multiconference I3M 2018” September 17-19, 2018 Budapest.

L’obiettivo finale di eQuality4Logistics è quello di realizzare un servizio innovativo di monitoraggio e tracciamento delle merci durante il trasporto aereo. In particolare, il progetto prevede la realizzazione di sensori che, abbinati alla tecnologia RFID, consentiranno di memorizzare le informazioni relative alle merci in modo da monitorarle durante la spedizione attraverso una piattaforma software, accessibile via web da qualsiasi tipo di dispositivo.

Nell’ambito del progetto il dipartimento di Ingegneria Civile ed Industriale (DICI) dell’Ateneo pisano si occuperà di validare il funzionamento dell’intera filiera della spedizione merci mentre il quello di Chimica e Chimica Industriale (DCCI) svilupperà materiali innovativi per la realizzazione di etichette RFID sensorizzate in grado di intercettare le sostanze volatili liberate da merci alimentari in fase di degradazione.

 

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Controllo merci con il sistema RFID


“L’idea innovativa è quella di fornire, oltre ai dati quantitativi relativi alla spedizione, anche informazioni aggiuntive basate su aspetti qualitativi, relativi ad esempio allo stato e alla gestione delle merci - spiega Donato Aquaro - Attualmente, alcuni trasportatori usano sistemi di monitoraggio, ma si tratta per lo più di soluzioni private, non standardizzate e limitate al solo vettore. Il nostro obiettivo, invece, è quello di sviluppare un sistema ad “interfacce aperte” e fortemente standardizzato che consenta l’interoperabilità ed il dialogo a tutti i partner della catena di fornitura. Solo in questo modo, infatti, sarà possibile creare una “catena di custodia” continua ed affidabile”.

Il team di ricerca del Dipartimento di Ingegneria Civile e Industriale comprende anche i professori Gabriella Caroti, Paola Forte, Maria Chiara Giorgi, Michele Lanzetta, Andrea Piemonte, Leonardo Tognotti e i dottori Andrea Rossi, Ilaria Giusti e Riccardo Cangelosi.

giacomo lorenziniIl professor Giacomo Lorenzini è il primo direttore del neonato Centro interdipartimentale di ricerca per lo studio degli effetti del cambiamento climatico (CIRSEC) dell’Università di Pisa. Docente di Patologia vegetale del Dipartimento di Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali, e membro del Senato Accademico, il professore resterà in carica per i prossimi tre anni.

La mission del Centro è quella di promuovere, coordinare e svolgere studi e sostenere il trasferimento tecnologico sul tema del cambiamento climatico e attualmente vi aderiscono i dipartimenti di Biologia, Scienze politiche e Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali, per un totale di 72 docenti.

“Per noi sarà prioritario confrontarci con i vari stakeholder, a cominciare dagli amministratori pubblici e dai policy maker su scala locale, regionale e nazionale – spiega Lorenzini – il Centro promuoverà inoltre eventi scientifici e corsi di formazione, aggiornamento e divulgazione rivolti a professionisti, produttori, associazioni e cittadini, e naturalmente una particolare attenzione sarà data anche all’educazione ambientale, con il coinvolgimento di insegnanti e alunni”.

 

Anfore per vino, olio e salse di pesce, vasellame da cucina e da tavola e, ancora, in grande quantità, ossa di animali residuo dei pasti. L’ultima campagna di scavi dell’Università di Pisa condotta a Luni ha portato alla luce nuovi reperti che documentano la vita quotidiana dei lunensi nell’età tardo antica fra VI e VII secolo dopo Cristo.

“E’ emerso che gli abitanti dell’area consumavano vino ed olio provenienti dai mercati mediterranei, in particolare dal Nord-Africa, dall’Asia minore e dalla fascia costiera siro-palestinese, e che avevano una dieta molto ricca, a base di carne – racconta la professoressa Simonetta Menchelli dell’Ateneo pisano che ha diretto gli scavi - lo studio dei reperti delle ossa e dei vasi da cucina ha evidenziato infatti un notevole consumo di maiale, ed anche di bovini ed ovini, oltretutto macellati in giovane età, indizio di una comunità con un alto tenore di vita”.

 

scavi in corso

Gli scavi in corso

Complessivamente, la campagna di scavi che è terminata lo scorso ottobre ha interessato il settore meridionale di Luni, presso Porta Marina, e quello settentrionale, documentando una complessa stratificazione databile dall’epoca romana sino al VII-inizi dell’VIII secolo, quando la città passò dal dominio bizantino a quello dei Longobardi.

In particolare gli archeologi hanno portato in luce cospicui resti di due domus romane costruite agli inizi I sec. a.C. e già individuate negli anni precedenti. Nella domus meridionale sono stati ritrovati dei pavimenti a mosaico e, al di sotto, i resti di un’altra domus costruita intorno al 130 a.C., sulla quale fu costruita, ampliandola, quella del I secolo. Su quest’ultima residenza, nel corso del II secolo d.C. si impiantò un ulteriore edificio quadrangolare di notevoli dimensioni, diviso in almeno tre ambienti, per la cui sottopavimentazione furono utilizzati grossi frammenti di intonaco dipinto – prevalentemente di secondo stile pompeiano -, con tutta probabilità derivati dalla distruzione dei muri della domus sottostante. Il riutilizzo di strutture preesistenti è testimoniato anche nell’area della domus settentrionale, occupata nel IV-V sec. d.C. da un impianto artigianale per il lavaggio e la produzione di tessuti. Qui gli archeologi hanno individuato i resti di vari edifici costruiti in parte sfruttando i muri preesistenti e in parte con strutture lignee, in particolare tettoie rette da pali. Fra tutti è risultato particolarmente ben conservato un lungo ambiente rettangolare con il focolare al centro, una struttura tipica delle abitazioni di età tardo antica/altomedievale.


Un frammento di intonaco dipinto appena portato in luce

Un frammento di intonaco dipinto appena portato in luce


Gli scavi sono stati svolti in regime di concessione da parte della Soprintendenza Archeologica Liguria e in sinergia con il Museo Archeologico Nazionale di Luni. Hanno partecipato studenti dell’Università di Pisa, dell’Istituto Parentucelli Arzelà di Sarzana e del Liceo Costa di La Spezia, coordinati sul campo dal dottore Paolo Sangriso, con i dottori Stefano Genovesi, Alberto Cafaro, Silvia Marini, Rocco Marcheschi. In particolare, lo studio dei reperti archeoozoologici è stato eseguito da Julie Reynaert dell’Università di Ghent, con Traineeship Contract con l’Università di Pisa.

Al progetto degli scavi hanno inoltre partecipato il professore Adriano Ribolini del Dipartimento Scienze della Terra (con gli studenti della Laurea Magistrale in Geofisica di Esplorazione ed Applicata) per le indagini Ground Penetrating Radar volte all’individuazione delle strutture sepolte e il professore Vincenzo Palleschi del CNR di Pisa per le rilevazioni mediante drone per la modellazione delle strutture in 3D.

I risultati della campagna archeologica sono stati presentati nel corso di un open day, sabato 20 ottobre, con visite guidate agli scavi, esposizione dei reperti e punti informativi sulla metodologia, gli strumenti e le tecniche utilizzate. L’evento ha registrato un notevole successo di pubblico, con la partecipazione di oltre 170 visitatori.


Mercoledì, 07 Novembre 2018 10:38

INVITO STAMPA L’ICT non è roba da donne?


Venerdì 9 novembre alla scuola di Ingegneria dell’Università di Pisa si parlerà di questione di genere e rivoluzione digitale, i colleghi giornalisti sono invitati a intervenire alle 11
Venerdì 9 novembre dalle 10 nell’aula magna Pacinotti della Scuola di Ingegneria dell’Università di Pisa (Largo Lucio Lazzarino), sei scienziate si racconteranno a studenti e studentesse universitarie e delle scuole superiori. L’occasione è l’incontro “L’ICT non è roba da donne?”.
Saranno presenti, le organizzatrici, Lucia Pallottino e Maria Sabrina Greco, Dipartimento di Ingegneria dell'Informazione di Pisa, Nicoletta De Francesco, prorettrice Vicaria dell’Università di Pisa, Mirella Cocchi presidentessa del comitato Pari Opportunità della Regione Toscana, Giuseppe Anastasi, direttore del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione e Paolo Pesciatini assessore all’innovazione del Comune di Pisa.
Scienziate e rappresentanti delle istituzioni saranno disponibili a rispondere alle domande dei giornalisti alle 11.00.

Programma
Registrazione 10:00 - 10:30
Saluti Istituzionali 10:30 - 11.20
Cristiana Rita Alfonsi (Regione Toscana)
Paolo Pesciatini (Assessore all'Innovazione Comune di Pisa)
Nicoletta De Francesco (Prorettrice Vicaria Università di Pisa)
Alberto Landi (Preside della Scuola di Ingegneria Università di Pisa)
Nadia Pisanti (Comitato Unico di Garanzia Università di Pisa)
Mirella Cocchi (Commissione Regionale Pari Opportunità della Toscana)
Giuseppe Anastasi (Direttore Dipartimento di Ingegneria dell'Informazione)
Introduzione 11.20 - 11.30
Lucia Pallottino (Università di Pisa)
Interventi 11:30 - 13.00
Mariagrazia Dotoli (Politecnico di Bari): Viviamo in un mondo Automatico: presentazione, prospettive ed esperienze della "hidden technology"
Maria Sabrina Greco (Università di Pisa): Il radar e il fantastico mondo delle telecomunicazioni
Tiziana Catarci (Università la Sapienza di Roma): Un altro genere di ICT
Pranzo 13.00 - 14.00
Interventi 14:00 - 15.30
Dajana Cassioli (Università degli Studi dell'Aquila, WIE AG IEEE Italy Section): I servizi ICT innovativi per la valorizzazione del patrimonio culturale a L’Aquila
Chiara Bodei e Linda Pagli (Università di Pisa): Informatica: un paese per donne
Barbara Mazzolai (Istituto Italiano di Tecnologia): I robot del futuro? sono soffici e bioispirati!
Discussione e conclusioni 15:30 - 16.10

Il professor Giacomo Lorenzini è il primo direttore del neonato Centro interdipartimentale di ricerca per lo studio degli effetti del cambiamento climatico (CIRSEC) dell’Università di Pisa. Docente di Patologia vegetale del Dipartimento di Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali, e membro del Senato Accademico, il professore resterà in carica per i prossimi tre anni.
La mission del Centro è quella di promuovere, coordinare e svolgere studi e sostenere il trasferimento tecnologico sul tema del cambiamento climatico e attualmente vi aderiscono i dipartimenti di Biologia, Scienze politiche e Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali, per un totale di 72 docenti.
“Per noi sarà prioritario confrontarci con i vari stakeholder, a cominciare dagli amministratori pubblici e dai policy maker su scala locale, regionale e nazionale – spiega Lorenzini – il Centro promuoverà inoltre eventi scientifici e corsi di formazione, aggiornamento e divulgazione rivolti a professionisti, produttori, associazioni e cittadini, e naturalmente una particolare attenzione sarà data anche all’educazione ambientale, con il coinvolgimento di insegnanti e alunni”.

Anfore per vino, olio e salse di pesce, vasellame da cucina e da tavola e, ancora, in grande quantità, ossa di animali residuo dei pasti. L’ultima campagna di scavi dell’Università di Pisa condotta a Luni ha portato alla luce nuovi reperti che documentano la vita quotidiana dei lunensi nell’età tardo antica fra VI e VII secolo dopo Cristo.
“E’ emerso che gli abitanti dell’area consumavano vino ed olio provenienti dai mercati mediterranei, in particolare dal Nord-Africa, dall’Asia minore e dalla fascia costiera siro-palestinese, e che avevano una dieta molto ricca, a base di carne – racconta la professoressa Simonetta Menchelli dell’Ateneo pisano che ha diretto gli scavi - lo studio dei reperti delle ossa e dei vasi da cucina ha evidenziato infatti un notevole consumo di maiale, ed anche di bovini ed ovini, oltretutto macellati in giovane età, indizio di una comunità con un alto tenore di vita”.
Complessivamente, la campagna di scavi che è terminata lo scorso ottobre ha interessato il settore meridionale di Luni, presso Porta Marina, e quello settentrionale, documentando una complessa stratificazione databile dall’epoca romana sino al VII-inizi dell’VIII secolo, quando la città passò dal dominio bizantino a quello dei Longobardi.
In particolare gli archeologi hanno portato in luce cospicui resti di due domus romane costruite agli inizi I sec. a.C. e già individuate negli anni precedenti. Nella domus meridionale sono stati ritrovati dei pavimenti a mosaico e, al di sotto, i resti di un’altra domus costruita intorno al 130 a.C., sulla quale fu costruita, ampliandola, quella del I secolo. Su quest’ultima residenza, nel corso del II secolo d.C. si impiantò un ulteriore edificio quadrangolare di notevoli dimensioni, diviso in almeno tre ambienti, per la cui sottopavimentazione furono utilizzati grossi frammenti di intonaco dipinto – prevalentemente di secondo stile pompeiano-, con tutta probabilità derivati dalla distruzione dei muri della domus sottostante. Il riutilizzo di strutture preesistenti è testimoniato anche nell’area della domus settentrionale, occupata nel IV-V sec. d.C. da un impianto artigianale per il lavaggio e la produzione di tessuti. Qui gli archeologi hanno individuato i resti di vari edifici costruiti in parte sfruttando i muri preesistenti e in parte con strutture lignee, in particolare tettoie rette da pali. Fra tutti è risultato particolarmente ben conservato un lungo ambiente rettangolare con il focolare al centro, una struttura tipica delle abitazioni di età tardo antica/altomedievale.
Gli scavi sono stati svolti in regime di concessione da parte della Soprintendenza Archeologica Liguria e in sinergia con il Museo Archeologico Nazionale di Luni. Hanno partecipato studenti dell’Università di Pisa, dell’Istituto Parentucelli Arzelà di Sarzana e del Liceo Costa di La Spezia, coordinati sul campo dal dottore Paolo Sangriso, con i dottori Stefano Genovesi, Alberto Cafaro, Silvia Marini, Rocco Marcheschi. In particolare, lo studio dei reperti archeoozoologici è stato eseguito da Julie Reynaert dell’Università di Ghent, con Traineeship Contract con l’Università di Pisa.
Al progetto degli scavi hanno inoltre partecipato il professore Adriano Ribolini del Dipartimento Scienze della Terra (con gli studenti della Laurea Magistrale in Geofisica di Esplorazione ed Applicata) per le indagini Ground Penetrating Radar volte all’individuazione delle strutture sepolte e il professore Vincenzo Palleschi del CNR di Pisa per le rilevazioni mediante drone per la modellazione delle strutture in 3D.
I risultati della campagna archeologica sono stati presentati nel corso di un open day, sabato 20 ottobre, con visite guidate agli scavi, esposizione dei reperti e punti informativi sulla metodologia, gli strumenti e le tecniche utilizzate. L’evento ha registrato un notevole successo di pubblico, con la partecipazione di oltre 170 visitatori.
Fig.1. Gli scavi in corso.
Fig. 2. Un frammento di intonaco dipinto appena portato in luce
Fig. 3. Un’abitazione tardoantica in corso di scavo.
Fig. 4. L’open day a Luni (20 ottobre 2018)

 

Martedì, 06 Novembre 2018 11:47

Lo zen e l’arte della lotta alla corruzione

copertina libroLo zen e l’arte della lotta alla corruzione (Altraeconomia, 2018) è l’ultimo libro di Lucio Picci e Alberto Vannucci. I due autori, esperti a livello internazionale sul tema della corruzione, insegnano rispettivamente alle università di Bologna e Pisa. Alberto Vannucci dirige inoltre il Master universitario in Analisi, prevenzione e contrasto della criminalità organizzata e della corruzione, in collaborazione con Libera e Avviso Pubblico.

Pubblichiamo di seguito alcuni estratti dall’introduzione del libro.

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Per raggiungere un obiettivo di conoscenza, nello Zen ci si deve distanziare da esso, per guardare altrove e, in un certo senso, scartare di lato. E così, per lottare contro la corruzione noi sosteniamo che sia utile, anzi, indispensabile, fare qualcosa di simile e ragionare soprattutto d’altro. Solo per questa via, andando al di là del pensiero corrente, si può alla fine raggiungere il Satori, ovvero, la comprensione della verità dello Zen. E in modo analogo, per questa via indiretta e “orientale”, si può costruire un piano credibile per combattere seriamente la corruzione.

Il lettore troverà in questo libro da una parte leggerezza e distacco, e dall’altra, serietà e preoccupazione. Crediamo che atteggiamenti così contrastanti non solo possano, ma anzi, in un certo senso, debbano coesistere. Solo distanziandosi dal problema, evitando reazioni istintive spesso inutili o peggio dannose, per quanto provocate da un comprensibile sdegno morale; solo guardando altrove, senza perdere l’orientamento su quali siano le ragioni e le nostre finalità ultime, possono nascere nuove idee e proposte sensate per affrontare il problema.

Proposte indirizzate a chi? Non certo “al Principe”. Questo libro non è rivolto a chi governa per un semplice motivo, lo stesso chealimenta la contraddizione insita nella natura stessa della lotta alla corruzione. Se la corruzione rappresenta un equilibrio perverso che chiama in causa tutti i cittadini, soluzioni calate dall’alto e in un certo senso tecnocratiche, indipendenti da una consapevolezza diffusa e da un consenso popolare, sono quasi sempre inutili, velleitarie e inconcludenti.

Le nostre proposte sono rivolte invece alle italiane e agli italiani, con un duplice auspicio. Primo, che i cittadini imparino a riconoscere meglio la natura di un problema complesso e dalle mille sfaccettature. E, di conseguenza, a non farsi abbindolare da ricette miracolistiche che vengono spesso spacciate per soluzioni risolutive, e che tali non sono.
Noi speriamo che le proposte che avanziamo, sicuramente eterodosse rispetto alle ricette semplificate che vanno per la maggiore, possano divenire il fondamento di richieste rivolte “alla politica”, ma anche - in una certa misura - a ciascun gruppo e formazione sociale. E che rappresentino un metro di giudizio per valutare la credibilità dei programmi e delle proposte avanzate nel dibattito pubblico.

Dovremo però procedere con ordine. Così nel primo capitolo porremo le basi per l’analisi successiva, cercando di chiarire che cosa sia la corruzione: solo definendone il concetto possiamo porci il problema di misurarne l’entità, e quindi di valutarne effetti e cause da un lato, possibili strumenti di contrasto dall’altro. Della misurazione della corruzione ci occupiamo nel secondo capitolo, le cui conclusioni sono fin d’ora riassumibili con un messaggio semplice e un po’ scoraggiante: la corruzione è un problema complicato, tutte le misure di cui disponiamo sono non solo imperfette, ma potenzialmente fuorvianti, e dunque vanno prese con le molle. Attingendo da più fonti d’informazione tentiamo comunque di dare una risposta a una domanda che sicuramente interessa molti: quanta corruzione c’è in Italia, e com’è cambiata nel tempo. Armati della nostra conoscenza, per quanto imperfetta, circa la diffusione del malaffare, e sulle sue caratteristiche, nel terzo capitolo ne consideriamo cause ed effetti, quasi sempre legati tra loro fino ad alimentare veri e propri “circoli viziosi”. Nel quarto capitolo ci occupiamo di come siano strutturate le politiche anticorruzione nei due pilastri della repressione e della prevenzione. Dedichiamo infine l’ultimo capitolo, il quinto, a descrivere quelle caratteristiche “Zen” che a nostro avviso quelle politiche dovrebbero assumere.

E da qui ad allora - si rassicuri il lettore - si incontreranno molteplici divagazioni che sicuramente faranno perdere la strada - perché, e valga come primo kōan (affermazione paradossale, e pratica meditativa Zen) da noi inventato -: “per scoprire la propria destinazione, è necessario perdersi”.

Lucio Picci e Alberto Vannucci

Si svolgerà giovedì 8 novembre dalle ore 9.30 presso l’Aula Magna del Polo didattico delle Piagge di Pisa il secondo incontro fra le imprese di Confindustria Livorno-Massa Carrara e l’Università di Pisa. Dopo il comparto chimico, è ora la volta delle imprese metalmeccaniche, che si racconteranno agli studenti del quarto e quinto anno dei corsi di laurea di Ingegneria meccanica, elettronica, elettrica, gestionale e aerospaziale dell'Università di Pisa, nonché a quelli del dipartimento di Economia e Management.
Le imprese Magna Closures, Pierburg Pump Technology Italy, SKF Industrie, Kayser Italia, Leonardo, Nuovo Pignone, P.E.S., Tenaris Dalmine porteranno la propria testimonianza, evidenziando le figure e le competenze professionali di cui hanno bisogno e i progetti di ricerca mirati al trasferimento tecnologico tra università e imprese.
I dipartimenti dell’Università di Pisa a loro volta presenteranno alle imprese la loro offerta di ricerca indirizzata al trasferimento tecnologico per consolidare ed ampliare il rapporto col mondo imprenditoriale.
Durante l’incontro è inoltre previsto uno spazio nel quale altre imprese associate a Confindustria Livorno-Massa Carrara potranno incontrare gli studenti, nello specifico Arcelor Mittal, Elettromar, Euro Motor Service, Prometec, Sime, Sintecnica Engineering, SMS Operations Italia.

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