Numero 25 – Editoriale
Novembre 2008
Era da tempo che le università italiane non vivevano un “autunno caldo” come quello appena trascorso. Quasi tutti gli atenei sono stati interessati da una straordinaria ondata di protesta contro i provvedimenti adottati dal governo con la legge numero 133 e anche Pisa ha vissuto una consistente mobilitazione, con prese di posizione forti da parte degli organi accademici e delle facoltà, con manifestazioni, incontri e assemblee pubbliche, con lezioni tenute all’aperto e con occupazioni più che altro simboliche. L’assemblea di Ateneo, convocata dal rettore al Polo Fibonacci, e il corteo che ha attraversato le vie della città, portando all’attenzione dell’opinione pubblica la gravità della situazione del sistema universitario italiano, hanno rappresentato il centro di questa mobilitazione, registrando una partecipazione massiccia che, stando ai ricordi di chi ha vissuto precedenti esperienze, non si vedeva da alcuni decenni.
Per qualche settimana i media hanno dato meno enfasi agli scandali e alle disfunzioni che indubbiamente persistono all’interno del mondo universitario e si sono soffermati invece sulla complessità e sulla ricchezza che caratterizza questa realtà. Hanno così sottolineato il potenziale che gli atenei potrebbero rappresentare per la crescita del nostro Paese, se solo fosse loro garantito un livello di finanziamento in linea con la media delle nazioni europee più avanzate.
Al centro del movimento di protesta, poi, vi è stata la legittima preoccupazione delle giovani generazioni di vedere limitato l’accesso all’istruzione universitaria e, allo stesso tempo, di vedersi negare la possibilità di affermare il proprio talento continuando a fare ricerca nel nostro Paese. Come era accaduto poche volte in passato, la mobilitazione ha compattato l’intero universo della ricerca, dai professori ordinari ai giovani dottorandi e assegnisti, uniti nel tentativo di salvare e migliorare un sistema che, nonostante tutto, ha dimostrato di saper produrre idee e progetti innovativi.
Nel suo piccolo, lo dimostra questo numero di Athenet, costruito intorno al contributo dei docenti e dei giovani ricercatori pisani al progetto LHC del CERN di Ginevra, il più importante esperimento scientifico di sempre sia per risorse investite e per studiosi coinvolti, sia per l’ambizione di riprodurre, attraverso un immenso acceleratore di particelle, le condizioni del Big Bang, e di tentare in questo modo di affrontare i quesiti ancora aperti sull’origine dell’universo. Lo dimostra anche l’interessante iniziativa di alcuni studenti e giovani ricercatori della facoltà di Ingegneria, che hanno deciso di mettere su un gruppo di lavoro per costruire una monoposto da corsa e sfidare squadre provenienti da altri atenei europei e non solo.
Un’ultima considerazione: di fronte alla mancanza di progettualità e di spinta verso il futuro che sembra essere una caratteristica dei nostri tempi, della politica e della società italiana di oggi, viene quasi spontaneo rivalutare e valorizzare un’esperienza politica illuminata quale quella dei Lorena, a cui è stata dedicata una bella mostra al Museo di Palazzo Reale.
La Redazione