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agricoltura sostenibile copyL'Accademia dei Georgofili ha organizzato insieme al Dipartimento di Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientalialimentari dell'Università di Pisa la giornata di studio "Le Scienze agrarie di fronte alla sostenibilità. Paradigmi a confronto". L'incontro ha avuto un grande successo di partecipazione sia da parte degli studenti che dei docenti. Le relazioni sono state seguite con particolare attenzione e hanno alimentato una viva discussione al termine delle presentazioni dei relatori. Di seguito offriamo una sintesi dei contenuti trattati alla giornata di studi, a firma del professor Amedeo Alpi, docente dell'Università di Pisa e presidente della Sezione Centro-Ovest dell'Accademia dei Georgofili.

Le premesse

L'evoluzione che l'agricoltura ha subito durante la seconda metà del secolo ventesimo è stata riassunta mettendo in risalto anche il parallelo cambiamento delle scienze agrarie, considerate come scienze applicate ai bisogni primari dell'uomo. Pertanto, se l'attività di Norman Borlaug - il padre della Rivoluzione Verde - è stata guidata, per vari lustri, dall'obiettivo di incrementare le produzioni per un mondo carente in alimenti, così, in anni più vicini a noi, si è seguito, quanto meno in Italia e in Europa, il cammino fatto dal vino, caratterizzato da un eccezionale salto qualitativo, ma con un contemporaneo calo produttivo se riportato all'ettaro di vigna coltivata. Seguendo questo percorso si osserva che nel 1990 si afferma, nell'Unione Europea, il concetto di agricoltura multifunzionale che sancisce, in modo più generale, che le rese per ettaro non sono più il dato fondamentale, ma diviene prioritaria la qualità del prodotto e il mantenimento in buone condizioni dell'ambiente in cui si opera. Il rispetto dell'ambiente, globalmente inteso, guadagna molti consensi anche nel mondo scientifico; tanto è vero che la prestigiosa rivista Nature pubblica, nel 2009, l'articolo di Johan Rockström et al. "A safe operating space for humanity", nel quale vengono fissate quelle soglie che non devono essere superate e concernenti una serie di parametri, quali biodiversità, qualità dell'acqua, ecc. che sono entrati in un progressivo degrado anche a seguito dell'agricoltura indirizzata esclusivamente agli incrementi produttivi. Analogamente nel 2015 la Conferenza Internazionale sul Clima di Parigi, partecipata da 175 Nazioni, ha stabilito, per contenere l'incremento termico medio mondiale entro 1,5°C, una serie di comportamenti utili a ridurre l'accumulo di gas serra, ai quali viene chiamata ad adeguarsi anche l'agricoltura, considerata anch'essa produttrice di tali gas.

Le agricolture

Pertanto, attualmente la sfida per l'agricoltura sta nell'esser capace di generare reddito per l'agricoltore, ma nell'ambito della compatibilità ambientale e sociale. Per far questo si riducono i classici input della rivoluzione verde (fertilizzanti, fitofarmaci, ecc.) cercando, nel contempo di aumentare gli input "interni" (evitare l'erosione del suolo, ridurre la perdita di sostanza organica, ridurre la salinità, contenere la perdita di biodiversità, cioè tutte quelle ricadute negative di una agricoltura che ha avuto per obiettivo solo l'incremento delle produzioni). E' quanto prevede l'Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile con i suoi 17 obiettivi (e 169 sotto-obiettivi), sottolineando quanto complessa e impegnativa sia questa via. A fronte di una razionalizzazione delle tecniche e dei mezzi tecnici già abbastanza realizzata, ci sono altri obiettivi più complicati da raggiungere: ridisegnare gli agroecosistemi, basandosi sui processi e non sui prodotti e definire, su basi nuove, l'intesa produttori-consumatori. In conclusione, si concorda che l'orientamento riduzionistico, perseguito per molti anni dalle scienze agrarie, ha evitato di considerare le ricadute negative di tipo socio-ambientale.

Ritenendo fondamentali i rapporti tra forma di agricoltura e sostenibilità, ci si è posti alcune domande alle quali appare arduo rispondere considerando l'enorme variabilità globale esistente sia in termini di dimensioni delle aziende agrarie (grandi dimensioni, sino a toccare centinaia di migliaia di ettari, in certe aree del mondo, o piccole dimensioni sino a scendere sotto un ettaro, tipico di molte aree asiatiche) che in termini di competitività (es.: sul prezzo o sulla qualità?). E ancora: la qualità deve essere per pochi o per tutti? Il convenzionale e il biologico devono o non devono coesistere? L'agricoltura convenzionale è ormai limitata alle zone non evolute del mondo, mentre l'agricoltura integrata ha ridotto notevolmente l'uso dei prodotti chimici di sintesi e ha rivalutato antiche pratiche agronomiche molto efficaci (es. rotazioni). L'agricoltura biologica può condurre a produzioni più basse, ma certamente a minor impatto ambientale ed esenti dalla maggior parte dei residui chimici, mentre la biodinamica si presenta con fondamenti discutibili anche perché poco studiata. L’agricoltura conservativa appare più convincente anche in virtù della sua ampia diffusione a livello globale. Tenendo conto della sola sostenibilità economica, si potrebbe dire che la forma di agricoltura integrata sembrerebbe più sostenibile della biologica, ma la situazione si ribalta se si considera la sostenibilità ambientale. La conclusione è stata razionale anche se abbastanza salomonica: la migliore forma di agricoltura è quella suggerita dalle specifiche condizioni socio-ambientali. Quindi nessuna è migliore delle altre, ma le varie forme devono coesistere.

Focalizzando la ricerca sui rapporti tra sistemi di produzione e qualità degli alimenti si è discusso il metodo metanalitico con riferimento particolare al lavoro di Barañsky et al. (British Journal of Nutrition, 2014) che ha analizzato oltre 17.000 lavori scientifici. Questo accurato confronto ha fatto rilevare poche differenze tra i prodotti derivati da agricoltura convenzionale e quelli derivati da agricoltura biologica. Più che alla forma di agricoltura, le differenze tra prodotti sono più imputabili al genotipo e al clima. Pertanto, anche la meta-analisi porta alla conclusione che per capirne di più del complesso rapporto tra salute, ambiente e economia occorre approfondire e ampliare la ricerca.

Il futuro

Il futuro dell'agricoltura è stato delineato tenendo presente la nascita e sviluppo dell'Agroecologia. Nonostante il termine “Agroecologia” sia nato intorno al 1930, negli anni recenti ha conosciuto una rinnovata fortuna. Attualmente il termine comprende sia la produzione di alimenti che la gestione degli agroecosistemi e, come tale, può essere considerata una scienza, ma è anche un movimento sociale che comporta una pratica applicazione. Nel 2014 in Francia si è implementato il metodo agroecologico; all'EXPO nel 2015 si è discussa l'importanza dell'agroecologia e nel 2018 è nata AIDA, l'Associazione Italiana di Agroecologia, associazione di promozione sociale che comporta una visione sistemica e trans-disciplinare dell'agroecologia, segnando una inclusione e un superamento dell'agricoltura di precisione, come di quelle integrata e biologica, introducendo la dimensione sociale. Si ritiene indispensabile trasformare i sistemi agroalimentari, così come anticipato dalla "Lancet Commission on global mental health and sustainable development" nell'Ottobre 2018. L'agroecologia promuove una agricoltura per la biodiversità; il caso di studio è rappresentato dalle "cover crops", cioè le colture di copertura per una agricoltura che non richieda lavorazioni (no till). L'agroecologia, così intesa, non può basarsi su una sola disciplina, ma supera, di fatto, anche l'interpretazione multidisciplinare e interdisciplinare per proporre la dimensione trans-disciplinare nel senso dato a questo termine da Jean Piaget nel 1970, che si manifesta non nelle interazioni tra ricerche specializzate, ma mettendo in evidenza i collegamenti all'interno di un sistema totale che supera i confini disciplinari. Pertanto la frammentazione delle conoscenze, così come si è venuta a determinare nel tempo, nonostante abbia svolto un ruolo utile, è ora da superare se si vuole realizzare una transizione ecologica delle attività umane.

Il ruolo delle scienze agrarie per la sostenibilità è stato infine posto in termini di paradigmi, cioè dei sistemi di valori che orientano le decisioni sia individuali che istituzionali e politiche; in tal senso la valutazione diviene globale passando dalla scienza alle religioni attraversando tutti i settori intermedi, ma rispettando gli specifici ambiti dei fatti (scienza), dei valori (filosofia) e dei doveri (etica). Questo tipo di atteggiamento conferma quanto detto in precedenza circa il limite della cultura disciplinare e sottolinea la necessità di andare verso un carattere trans-disciplinare delle ricerche. Occorre una sorta di nuovo atteggiamento che integri l'agricoltura con l'umanità; muovendosi in questa ottica divengono intollerabili le enormi differenze di qualità di vita che si riscontrano sul pianeta. A questa profonda ingiustizia va sommato il ripristino del predominio della natura, che va assecondata anziché contrastata. Il percorso compiuto sino ad ora è stato invece nel senso contrario: tutto è stato industrializzato, trascurando la natura e la sua proprietà sistemica che trova nell'insieme delle parti il vero successo e che costituisce il fondamentale esempio di sostenibilità.

Amedeo Alpi

Un biosensore per rilevare i danni cerebrali da trauma e una piattaforma antidiscriminazione per la selezione del personale. Sono queste le due idee di imprese elaborate dagli studenti del PhD+ dell’Università di Pisa e premiate durante la cerimonia finale del corso che si è svolta lo scorso 28 febbraio al Centro congressi Le Benedettine.
Agostini Matteo, 30 anni di Latina, e Marco Cecchini, 42 anni di Piombino, si sono così aggiudicati un assegno di mille euro messo in palio dall’Ateneo pisano grazie a BRAIKER (Advanced resonator biosensor for brain-biomarkers). I due inventori hanno ideato un biosensore per rilevare i biomarcatori nel sangue, in particolare una proteina chiamata GFAP legata ai danni cerebrali da trauma. Con un semplice analisi del sangue questo dispositivo potrà quindi identificare un danno cerebrale in pochi minuti, senza utilizzare analisi costose e lunghe come la TAC o la risonanza magnetica.
Francesca Lucia Maria Celano, 24 anni di Canicatti (Agrigento), e Francesco Franco 25 anni di San Marzano di San Giuseppe (Taranto), hanno invece vinto i mille euro del premio “InnovAzioni Positive” messo in palio dal Comitato Unico di Garanzia dell’Università di Pisa con il progetto TAM - Talent Acquisition Management. I due studenti hanno ideato una piattaforma per il reclutamento di personale nelle grandi aziende e nelle multinazionali. Il sistema prevede un processo di selezione a fasi che mantiene l’anonimato del candidato fino al momento del colloquio permettendo così di individuare il profilo maggiormente compatibile con la specifica posizione senza incorrere in comportamenti discriminatori.
“Per la prima volta abbiamo avuto l’opportunità di premiare idee innovative, su temi legati alla promozione delle pari opportunità, al contrasto alle discriminazioni e alla piena realizzazione del benessere lavorativo - ha detto Adriana Ciurli, vicepresidente del CUG - Non possiamo che esprimere soddisfazione per il risultato e come CUG rinnoveremo questo impegno anche in occasione del PhD+ 2020”.
Il PhD+ dell’Università di Pisa, svolto per la prima volta quest’anno nell’ambito del Contamination Lab, è una iniziativa organizzata in collaborazione con Sant’Anna, Normale ed IMT di Lucca, che promuove la creatività, l’innovazione e lo spirito imprenditoriale degli studenti premiando le migliori idee di impresa. In questa nona edizione erano in gara 13 progetti elaborati dopo un percorso che ha previsto, fra le varie attività, seminari sulla creazione di impresa con esercitazioni pratiche e incontri “one to one” con esperti del trasferimento tecnologico.
“I risultati ottenuti nella edizione 2019 del Ph.D+ sono molto soddisfacenti- conclude il professore Leonardo Bertini, delegato del Rettore per la promozione delle iniziative di Spin Off, Start Up e Brevetti e Chief del Contamination Lab - Le idee presentate appaiono molto interessanti e lasciano intravedere le immense possibilità che possono dispiegarsi nel momento in cui si riesca a stimolare, come in questo caso, le potenzialità creative dei nostri allievi. Inoltre, l’ambiente di “contaminazione culturale” creato ha favorito la nascita di team multidisciplinari di allievi, fattore determinante per ottenere “spin-off” di successo. Tutto questo è stato reso possibile anche grazie alla professionalità ed all’impegno dello staff dell’Ufficio di Trasferimento Tecnologico dell’Università, cui va un doveroso e sentito ringraziamento”.

 

Un biosensore per rilevare i danni cerebrali da trauma e una piattaforma antidiscriminazione per la selezione del personale. Sono queste le due idee di imprese elaborate dagli studenti del PhD+ dell’Università di Pisa e premiate durante la cerimonia finale del corso che si è svolta lo scorso 28 febbraio al Centro congressi Le Benedettine.

Matteo Agostini, 30 anni di Latina, e Marco Cecchini, 42 anni di Piombino, si sono così aggiudicati un assegno di mille euro messo in palio dall’Ateneo pisano grazie a BRAIKER (Advanced resonator biosensor for brain-biomarkers). I due inventori hanno ideato un biosensore per rilevare i biomarcatori nel sangue, in particolare una proteina chiamata GFAP legata ai danni cerebrali da trauma. Con un semplice analisi del sangue questo dispositivo potrà quindi identificare un danno cerebrale in pochi minuti, senza utilizzare analisi costose e lunghe come la TAC o la risonanza magnetica.

 

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Matteo Agostini, uno dei due vincitori del premio del PhD+ con il progetto BRAIKER


Francesca Lucia Maria Celano, 24 anni di Canicattì (Agrigento), e Francesco Franco 25 anni di San Marzano di San Giuseppe (Taranto), hanno invece vinto i mille euro del premio “InnovAzioni Positive” messo in palio dal Comitato Unico di Garanzia dell’Università di Pisa con il progetto TAM - Talent Acquisition Management. I due studenti hanno ideato una piattaforma per il reclutamento di personale nelle grandi aziende e nelle multinazionali. Il sistema prevede un processo di selezione a fasi che mantiene l’anonimato del candidato fino al momento del colloquio permettendo così di individuare il profilo maggiormente compatibile con la specifica posizione senza incorrere in comportamenti discriminatori.

 

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I vincitori del premio “InnovAzioni Positive” con il progetto Tam, Francesca Lucia Maria Celano e Francesco Franco


“Per la prima volta abbiamo avuto l’opportunità di premiare idee innovative, su temi legati alla promozione delle pari opportunità, al contrasto alle discriminazioni e alla piena realizzazione del benessere lavorativo - ha detto Adriana Ciurli, vicepresidente del CUG - Non possiamo che esprimere soddisfazione per il risultato e come CUG rinnoveremo questo impegno anche in occasione del PhD+ 2020”.

Il PhD+ dell’Università di Pisa, svolto per la prima volta quest’anno nell’ambito del Contamination Lab, è una iniziativa organizzata in collaborazione con Sant’Anna, Normale ed IMT di Lucca, che promuove la creatività, l’innovazione e lo spirito imprenditoriale degli studenti premiando le migliori idee di impresa. In questa nona edizione erano in gara 13 progetti elaborati dopo un percorso che ha previsto, fra le varie attività, seminari sulla creazione di impresa con esercitazioni pratiche e incontri “one to one” con esperti del trasferimento tecnologico.

 

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Il professore Bertini dell’Università di Pisa con lo staff dell’Ufficio di Trasferimento Tecnologico


“I risultati ottenuti nella edizione 2019 del Ph.D+ sono molto soddisfacenti - conclude il professore Leonardo Bertini, delegato del Rettore per la promozione delle iniziative di Spin Off, Start Up e Brevetti e Chief del Contamination Lab - Le idee presentate appaiono molto interessanti e lasciano intravedere le immense possibilità che possono dispiegarsi nel momento in cui si riesca a stimolare, come in questo caso, le potenzialità creative dei nostri allievi. Inoltre, l’ambiente di “contaminazione culturale” creato ha favorito la nascita di team multidisciplinari di allievi, fattore determinante per ottenere “spin-off” di successo. Tutto questo è stato reso possibile anche grazie alla professionalità ed all’impegno dello staff dell’Ufficio di Trasferimento Tecnologico dell’Università, cui va un doveroso e sentito ringraziamento”.

 

Il professor Massimo Guiggiani, ordinario di Meccanica applicata alle macchine dell'Università di Pisa, è tra i vincitori del Textbook Excellence Award per il 2019, assegnato dalla Textbook and Academic Authors Association (TAA), per la seconda edizione del libro "The Science of Vehicle Dynamics", pubblicata da Springer lo scorso anno. Nelle motivazioni del riconoscimento si sottolinea che il volume è "un capolavoro scritto da un eccezionale divulgatore nel campo delle matematiche applicate. Sia studenti che professionisti beneficeranno della trattazione pratica e innovativa del materiale, che ha già avuto il suo impatto sull’industria del settore".
Classe 1956, laureato in Ingegneria meccanica con lode nel 1981 e da diversi anni docente di Meccanica applicata alle macchine e di Dinamica dei veicoli nell'Ateneo pisano, il professor Massimo Guiggiani ha condotto ricerche per l’ENEA e per il suo omologo francese, il CEA, nell’ambito dell’interazione tra la fluido-struttura e la stabilità dinamica dei gusci. Inoltre si è occupato di valutazione di integrali singolari nel metodo degli elementi di contorno (BEM), di stime dell’errore di discretizzazione e della soluzione numerica dei problemi di lubrificazione idrodinamica. Il professor Guiggiani ha approfondito vari temi legati alla dinamica dei veicoli, sia motocicli che autoveicoli, e ha sviluppato un nuovo approccio sulla generazione delle ruote dentate, chiamato “approccio invariante”, e contribuito allo sviluppo del codice informatico HyGo. Dal 2008 al 2011 ha supportato l’E-team, la squadra corse dell’Università di Pisa per la Formula SAE.
Anche basandosi sugli studi condotti alla Piaggio sulla Vespa Rally e la Vespa PX, il professor Guiggiani aveva già pubblicato nel 1998 per la CittàStudiEdizioni (Gruppo UTET) la prima edizione di “Dinamica del Veicolo”, in cui esponeva in maniera sistematica gli aspetti fondamentali che regolano il comportamento dinamico degli autoveicoli. Il 2014 è l’anno di pubblicazione della prima edizione inglese di “The Science of the Vehicle Dynamics”, poi aggiornato e ripubblicato nel 2018.

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Writing about the social history of Ancient Egypt beyond the grandeur of the pharaohs and queens and focusing instead on the population and the lower classes: this is the challenge behind the research project of national interest (PRIN) ‘Pharaonic Rescission’ (PROCESS) of the University of Pisa which has just been awarded funding of over two hundred thousand euros  by the Ministry of Education, Universities and Research (MIUR). The project was conceived and proposed by Gianluca Miniaci from the Department of Civilisations and Forms of Knowledge, one of the two researchers under the age of forty in Italy who have managed to obtain ministerial funds for a project in the “Junior” category for sector SH6 “The Study of the Human Past: archeology and history”.

“Up to the present, we have only read about the part of history dealing with the pharaohs and the elite who left us inscriptions, records of great deeds, temples and monumental tombs, archeological treasures, all fragments of their ‘memories’. We know almost nothing about the common people who were not able to leave such evident traces in history,” recounts Gianluca Miniaci. “Now it’s time to write a new story in history, a story where the protagonist is that invisible mass of people, for the most part made up of workers, merchants and farmers, but also of rich and wealthy people who did not play an important role in the politics of the time.”

The social history of Ancient Egypt in the second millennium B.C. will, therefore, be rewritten from ‘the bottom up’. In particular, through the materiality analysis of objects, in other words, thanks to archaeometric analyses and the data provided by archeology, it will be possible to extract a large amount of information about the spatial temporal contexts in which the objects moved in antiquity, from their creation (simply the extraction of the raw materials) to their production, circulation and use. Artifacts from the Egyptian collections of the most important Italian, European and international museums will therefore be fundamental in outlining the identikit of the people who produced the material culture of Ancient Egypt.

“In order to understand the originality of our approach, we can use two objects as an example,” explains Miniaci. “One is an unguent vase from the necropolis of Badari in Egypt with the name of the pharaoh Pepi II inscribed on it (ca. 2250 B.C.) and the other, a beetle with the name of the pharaoh Sobekemsaf (ca. 1650 B.C.), today preserved in the British Museum.

In this way, by means of a series of sophisticated analyses such as the XRF spectrometry, we discover, for example, that the vase is made of calcite, a material that comes from a cave 80 km north of the site in which the object was found and this already tells us the story of one or more people who went to Badari to extract this block of stone. The beetle, instead, is made of green Diaspore, a material which was imported from outlying areas of Egypt, or outside the country, and which involved a greater number of people from distant places and countries. Thanks to analyses using the scanning electron microscope (SEM), it is possible to identify traces of the manufacturing process of both the vase and the beetle and, therefore, understand which tools were used by the people who made them and what techniques they possessed, in other words, who they were and what they did. In addition, thanks to the FTIR spectrometer, it is possible to identify organic residues inside the vase and listen to another unheard voice, the voice of the people who produced the oils later poured into the vase

 

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Beetle with the name of the pharaoh Sobekemsaf

“Generally, traditional history would only consider the vase and the beetle in relation to the sovereign’s name,” concludes Miniaci. “Instead, our objective is to uncover the different stories, which are hidden and forgotten, that objects might encapsulate.”

According to the QS World University Rankings by Subject for 2019, the University of Pisa is among the top one hundred in the world in five subjects, confirming its distinction in the sectors where the University has a long tradition of excellence: from the rankings the University is top in “Classics and Ancient History” (26th place)“Mathematics”, “Physics and Astronomy” and “Computer Science and Information Systems” (all between 51st and 100th). This year the University earned an excellent place for the new subject introduced by QS, “Library and Information Management”, where Pisa gained 50th place in the world.qs rankings by subj 2019 3

More in general, the University of Pisa is present in 24 subjects out of the 48 surveyed by QS Rankings, covering all 5 subject areas. In almost all 24 subjects, the University of Pisa is among the first 10 in Italy. “Our University improves year after year,” declares the rector Paolo Mancarella. “Comparing the results of the last three years, in the 5 macro areas, the University has confirmed the levels of excellence already reached in "Natural Sciences" and in "Engineering and Technology" and it has moved up around 50 places in “Arts and Humanities”, "Life Science and Medicine" and “Social Sciences and Management”. I am particularly satisfied by the result reached in “Computer Science and Information Systems”, thanks also to the Departments of Computer Science and of Information Engineering, considering that we are about to celebrate the 50th anniversary of the first Italian degree course in Computer Science which was launched at the University of Pisa in 1969: the foresight of the person who believed in it then has definitely paid off!”

There are also a number of single subjects which have improved with respect to the previous year: "Modern Languages” (from 251-300 to 101-150), “Statistics and Operational Research” (from 151-200 to 101-150), “Linguistics”, "Chemical Engineering” and "Mechanical, Aeronautical and Manufacturing Engineering” (all from 201-250 to 151-200), “Chemistry” and “English Language and Literature” (from 251-300 to 201-250).
For the 2019 edition, QS World University Rankings by Subject assessed 1,200 universities located in 153 countries, examining 48 subjects divided into 5 macro sectors on the basis of indicators such as quality of research and the reputation of the universities.

 

Guiggiani MassimoIl professor Massimo Guiggiani, ordinario di Meccanica applicata alle macchine dell'Università di Pisa, è tra i vincitori del Textbook Excellence Award per il 2019, assegnato dalla Textbook and Academic Authors Association (TAA), per la seconda edizione del libro "The Science of Vehicle Dynamics", pubblicata da Springer lo scorso anno. Nelle motivazioni del riconoscimento si sottolinea che il volume è "un capolavoro scritto da un eccezionale divulgatore nel campo delle matematiche applicate. Sia studenti che professionisti beneficeranno della trattazione pratica e innovativa del materiale, che ha già avuto il suo impatto sull’industria del settore".

Classe 1956, laureato in Ingegneria meccanica con lode nel 1981 e da diversi anni docente di Meccanica applicata alle macchine e di Dinamica dei veicoli nell'Ateneo pisano, il professor Massimo Guiggiani ha condotto ricerche per l’ENEA e per il suo omologo francese, il CEA, nell’ambito dell’interazione tra la fluido-struttura e la stabilità dinamica dei gusci. Inoltre si è occupato di valutazione di integrali singolari nel metodo degli elementi di contorno (BEM), di stime dell’errore di discretizzazione e della soluzione numerica dei problemi di lubrificazione idrodinamica. Il professor Guiggiani ha approfondito vari temi legati alla dinamica dei veicoli, sia motocicli che autoveicoli, e ha sviluppato un nuovo approccio sulla generazione delle ruote dentate, chiamato “approccio invariante”, e contribuito allo sviluppo del codice informatico HyGo. Dal 2008 al 2011 ha supportato l’E-team, la squadra corse dell’Università di Pisa per la Formula SAE.

Anche basandosi sugli studi condotti alla Piaggio sulla Vespa Rally e la Vespa PX, il professor Guiggiani aveva già pubblicato nel 1998 per la CittàStudiEdizioni (Gruppo UTET) la prima edizione di “Dinamica del Veicolo”, in cui esponeva in maniera sistematica gli aspetti fondamentali che regolano il comportamento dinamico degli autoveicoli. Il 2014 è l’anno di pubblicazione della prima edizione inglese di “The Science of the Vehicle Dynamics”, poi aggiornato e ripubblicato nel 2018.

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