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Comunicati stampa

Sono dodici gli studenti, tra civili e personale della Marina Militare, che oggi hanno ricevuto il diploma del master di II livello in Elettroacustica subacquea e sue applicazioni (EAS) dedicato alla progettazione di sistemi sonar, i sistemi che permettono di rivelare la presenza di oggetti in ambiente marino e consentono ai veicoli subacquei di comunicare tra loro e con l’esterno, sfruttando onde acustiche, dato che l’acqua impedisce la propagazione di altri tipi segnali.

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Foto dei diplomati della terza edizione del master, con i rappresentanti della Marina Militare e del dipartimento di Ingegneria dell'Informazione.

Il percorso EAS – afferma Fulvio Gini, professore del dipartimento di Ingegneria dell’Informazione e direttore del master – è stato pensato per mettere a punto le competenze nell’ambito della progettazione di sistemi subacquei di nuova generazione, che avranno sempre più applicazioni in futuro, dal monitoraggio dell’ambiente marino e costiero, ad attività connesse all’installazione e alla manutenzione di condotte per idrocarburi e di comunicazione, sino allo sviluppo di apparati di sorveglianza e difesa delle acque”.

Il master EAS è gestito dal dipartimento di Ingegneria dell'Informazione dell’Università di Pisa in collaborazione con l'Accademia Navale di Livorno, con il Centro di Sperimentazione e Supporto Navale (CSSN) e con il Centre for Maritime Research and Experimentation (CMRE) di La Spezia, a cui si aggiunge il sostegno di aziende come Leonardo, Kongsberg Maritime, Calzoni L3 e Logicka.

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Da sinistra: Fulvio Gini (DII), Ruggero Reggiannini (DII), Ettore Ciaccia (Accademia Navale di Livorno), Andrea Caiti (DII), Luca Rainone (Accademia Navale di Livorno).

QBrobotics srl, spin off dell’Università di Pisa, ha vinto il primo premio start up innovativa nell’ambito della competizione ‘Innovazione Toscana’, un’iniziativa lanciata quest’anno dal Consiglio regionale per sostenere e valorizzare la ricerca, l’innovazione tecnologica e digitale delle imprese del territorio. Il primo premio della sezione innovazione 4.0 invece è andato a Cromology Italia SpA per il progetto Coolsun, sviluppato con un gruppo di ricerca del dipartimento di Chimica e chimica industriale dell'Università di Pisa coordinato dal professore Fabio Bellina e formato dai professori Andrea Pucci, Marco Geppi, Giacomo Ruggeri e dal dottor Marco Lessi.

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Foto di gruppo della premiazione

La consegna dei riconoscimenti è avvenuta lunedì 18 dicembre a Palazzo Bastogi a Firenze e ai vincitori sono andati 15mila euro ciascuno. QbRobotics ha vinto, secondo la giuria, per essersi distinta per l’elevato contenuto tecnologico-innovativo nello sviluppo dei prodotti e per aver contribuito alla crescita del territorio toscano tramite il progetto di diffusione della tecnologia della soft-robotics nei settori della robotica di servizio, industriale e biomedicale. Nata nel 2011 come spin-off dell’Università di Pisa e dell’Istituto Italiano di Tecnologia, l’azienda è oggi operativa presso il Polo Tecnologico di Navacchio nel settore della robotica dove ha realizzato una protesi robotica per la mano e l’avambraccio.

Il Premio ‘Innovazione Toscana’ è stato organizzato quest’anno per la prima volta dal Consiglio regionale in collaborazione con Anci Toscana, Confindustria, Unioncamere Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato, Cna e Casa Artigiani. La commissione che ha assegnato riconoscimenti di questa prima edizione era composta da Giuseppe Iannaccone, ordinario di elettronica al dipartimento di ingegneria dell’informazione dell’Università di Pisa, dal direttore dell’Istituto di biorobotica del Sant’Anna di Pisa Paolo Dario, da Leonardo Masotti, docente all’Università di Firenze e fondatore di El.En. S.p.A., da Franco Tocci, fondatore e presidente di Ambrogio S.r.l., e da Cristian Della Giovampaola, titolare e senior engineer alla Wave Up S.r.l.

Nei giorni 1 e 2 dicembre si è tenuto a Firenze il convegno dal titolo “L’Università del Carcere”, organizzato dalle Università di Firenze, Pisa, Siena e Università per Stranieri di Siena, dalla Regione Toscana e dal Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria. Per l'Ateneo pisano sono intervenuti il prorettore per i Rapporti con gli enti del territorio, Marco Gesi, e il delegato per il Polo Penitenziario Universitario dell’Istituto Don Bosco, Andrea Borghini.

Nel suo saluto, il professor Marco Gesi ha citato "l'esperienza del Polo Penitenziario Universitario di Pisa, nato ufficialmente nel 2003 e da alcuni anni intitolato al compianto professor Renzo Corticelli, come sintesi felice dell’incontro tra sapere pubblico e istituzioni di rieducazione, finalizzato alla crescita culturale e al reinserimento sociale dei detenuti e orientato a garantire il diritto all’istruzione, come chiaramente espresso in numerosi articoli del nostro dettato costituzionale".
Pubblichiamo di seguito la riflessione post convegno del professor Andrea Borghini.

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Il convegno su “L’Università del Carcere” è stato una prima fondamentale occasione per affrontare l’esperienza dei Poli Universitari Penitenziari, sia in ambito regionale, sia in ambito nazionale. Nella due giorni fiorentina, docenti, mondo del volontariato, mondo istituzionale, e studenti hanno discusso punti di forza e di criticità del progetto Polo Penitenziario Universitario, sottolineando come tale realtà si stia espandendo a livello nazionale. Sono infatti stati censiti fino ad ora 21 poli penitenziari che lavorano su 50 istituti di pena.
In tal senso, nel corso del convegno, è emersa la necessità di rafforzare il ruolo di un Coordinamento nazionale dei Poli, avviando un’interlocuzione con la CRUI, in grado farsi portavoce del progetto con gli interlocutori politici di riferimento; e al contempo, si è lavorato a cercare di individuare procedure standardizzate che permettano agli studenti di usufruire di trattamenti univoci in qualsiasi sede essi siano collocati.
In particolare, è emersa la centralità e la validità del modello toscano. La Toscana ha avviato dal 2010 un accordo che costituisce il Polo Regionale della Toscana, l’unico sistema integrato di formazione universitaria presente a livello nazionale. All’interno di tale accordo, che prevede anche un finanziamento annuale della Regione Toscana, spicca il Polo di Pisa, il quale si struttura in una sede ‘storica’ come quella presso la Casa Circondariale Don Bosco della città toscana, ma vede studenti, iscritti all’Ateneo pisano, collocati anche in altre realtà penitenziarie quali quelle di Volterra, Massa, Porto Azzurro, Livorno e Gorgona. Ciò fa del Polo di Pisa una realtà sui generis, che necessita di un grande impegno dell’ateneo per venire incontro alle esigenze della popolazione studentesca detenuta. Nel corso degli anni, l’ateneo ha accettato la sfida, lavorando a standardizzare le procedure di iscrizione, azzerando le tasse universitarie, individuando funzionari amministrativi in grado di coordinare i vari passaggi burocratici; e ancora, individuando personale docente incaricato, in grado di coordinarsi con gli istituti per seguire al meglio le carriere degli studenti, che ormai, a partire dal 2003, anno di istituzione del polo pisano, sono stati oltre 115.

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Dal convegno fiorentino è inoltre emerso, soprattutto attraverso le testimonianze degli ex studenti detenuti, l’utilità di questa attività, spesso percepita da essi come fonte di riscatto sociale. E’ stato, inoltre, evidenziato come sia importante per gli studenti detenuti sentirsi parte della comunità accademica, superando il senso di isolamento dato dal contesto in cui vivono: esperienze di contatto con altri studenti sono vissute come momento di scambio, oltre che momenti di confronto sui percorsi formativi.
La figura dei tutor è risultata essere di grande importanza al fine di consentire una reale attuazione del diritto all’istruzione e dei princìpi di inclusione e di integrazione.
E’ stato inoltre ribadito che il dialogo fra le istituzioni coinvolte prosegua in modo sempre più stretto e si traduca in interventi concreti quali, ad esempio, la messa a disposizione di spazi che permettano la creazione di un contesto idoneo allo studio. Infine, è stato sottolineato come l’esperienza dei Poli debba darsi un piano comunicativo più efficace sia attraverso la costruzione di eventi pubblici ad hoc sia con la creazione di siti web dedicati: si tratta di una strategia, quest’ultima, utile a diffondere nel mondo universitario la consapevolezza del ruolo svolto dall’Università nel garantire il diritto allo studio e nel sensibilizzarlo verso questo tipo di utenza, anche al fine di costruire una comunità accademica solidale e aperta ed evitare i rischi di stigmatizzazione e isolamento dello studente detenuto.

Andrea Borghini
Delegato del Rettore per il Polo Penitenziario Universitario dell’Istituto Don Bosco

“Un progetto esemplare di educazione al patrimonio culturale dedicato ai giovani cittadini in formazione e ai loro insegnanti”. Con queste parole la giuria del Premio Silvia Dell’Orso ha assegnato una menzione speciale a “Nel/Col/Dal Museo civico Fattori di Livorno: opere, percorsi, link”, un progetto dell’Università di Pisa realizzato con la collaborazione del Comune di Livorno. La premiazione è avvenuta a Milano venerdì 15 dicembre nel corso di una cerimonia pubblica e a ritirare il riconoscimento c'erano Antonella Gioli, professoressa dell’Ateneo pisano e responsabile scientifico del progetto, insieme a due dei tre componenti del gruppo di lavoro, Sara Bruni e Marina Sabatini.

 

un momento della premiazione

Antonella Gioli Sara Bruni e Marina Sabatini durante la premiaizone a Milano

 

“Abbiamo sperimentato il progetto a Livorno nell’anno scolastico 2016/2017 con grande partecipazione delle scuole cittadine di ogni ordine e grado - spiega Antonella Gioli - grazie a sei guide e ad altri materiali didattici gli alunni hanno visitato il museo secondo percorsi tematici che spaziavano dal particolare della singola opera all’intera città”.

Un approccio innovativo e interdisciplinare che è stato infatti premiato, come sottolinea ancora la motivazione della giuria Premio Silvia Dell’Orso, per aver consentito “esperienze significative di conoscenza ed elaborazione da parte degli alunni non solo delle opere del Museo, ma anche dei paesaggi culturali della Città, della Storia e delle storie che li rendono vivi e attuali”.
“Dopo aver già vinto il concorso nazionale ‘Progetti didattici nei musei, nei siti di interesse archeologico, storico e culturale o nelle istituzioni culturali e scientifiche’ del Ministero Istruzione Università e Ricerca – conclude Antonella Gioli - è per noi una grande soddisfazione ricevere questo riconoscimento, l’unico in Italia per chi si impegna nella comunicazione rigorosa e puntuale delle problematiche che riguardano i beni culturali”.

Studenti al Museo Fattori (immagine tratta dalla pagina Facebook del progetto)

 

Dal 2010 il Premio Silvia Dell’Orso è conferito dal comitato scientifico dell’omonima associazione culturale oggi composto da Annalisa Cicerchia, Pietro Clemente, Marisa Dalai Emiliani, Francesco Erbani, Mario Turci e Paolo Cavaglione. Oltre al progetto “Nel/Col/Dal Museo civico Fattori di Livorno: opere, percorsi, link”, quest’anno una menzione speciale è andata anche all’Associazione Amici del Monumentale di Milano mentre il premio per il miglior lavoro di divulgazione nell’ambito dei beni culturali è stato assegnato a Studio Azzurro di Milano.

L'orgoglio e la gratitudine della Toscana per "un lavoro di ricerca scientifica senza confini geografici e temporali, che ha come fine la conoscenza dell'Universo", si sono concretizzati nel conferimento del Pegaso d'Oro all'Eurpean Gravitational Observatory di Cascina, che ospita e gestisce Virgo, un'infrastruttura per lo studio delle onde gravitazionali. A consegnare il premio ai ricercatori che, proprio nei giorni scorsi, hanno perso, con Adalberto Giazotto, uno dei padri fondatori, è stato il presidente della Regione Enrico Rossi venerdì 15 dicembre nel corso di una cerimonia organizzata dalla regione in Sala Pegaso.

Qualche mese fa il conferimento del Nobel per la fisica a tre scienziati statunitensi per il loro ruolo nella scoperta delle onde gravitazionali, aveva riportato alla ribalta anche l'interferometro Virgo e il suo contributo alle scoperte realizzate dai tre riceratori premiati, a distanza di un secolo dalle previsioni di Albert Einstein con la teoria della relatività generale. A questo proprosito il presidente della Regione Enrico Rossi ha ricordato come la presenza di questa struttura a Cascina si debba anche e soprattutto alla tenacia e lungimiranza degli amministratori dell'epoca, in particolare dell'allora presidente della Provincia di Pisa Gino Nunes e dell'allora sindaco Carlo Cacciamano.

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Ego e l'interferometro di Cascina
VIRGO nasce da un'idea del ricercatore scomparso pochi giorni fa Adalberto Giazotto e del francese Alain Brillet e ha rappresentato un grande passo avanti nella tecnologia degli interferometri, aprendo la strada proprio all'americano Advanced LIGO. Il captatore di onde gravitazionali VIRGO ha sede all'interno dell'European Gravitational Observatory di Cascina, fondato dall'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) italiano e dal Centre National de la Recherche Scientifique (Cnrs) francese.

Giazzotto è stato, tra l'altro, il pioniere dell'idea di una rete globale di rivelatori. L'annuncio della storica scoperta delle onde gravitazionali era stato dato congiuntamente dalle collaborazioni scientifiche LIGO e VIRGO l'11 febbraio 2016 e, dallo scorso agosto, l'interferometro VIRGO si è unito ai due LIGO statunitensi nella raccolta dei dati, portando ad una nuova osservazione di onde gravitazionali.

Un Nobel anche un po' toscano
L'Accademia delle Scienze svedese ha preso in considerazione il lavoro dei tre scienziati Rainer Weiss, Barry Barish e Kip S.Thorne che, per primi, il 14 settembre 2015, avevano misurato le onde gravitazionali, ovvero quel debolissimo segnale generato da un catastrofico evento avvenuto lontano, nel cosmo e che un secolo fa Einestein aveva previsto, su un piano solo teorico, nella sua teoria della "Relatività Generale". Nell'annunciare il conferimento del Premio Nobel, l'Accademia delle Scienze svedese aveva menzionato anche la collaborazione con VIRGO all'interno del centro toscano EGO.

(fonte: Toscana Notizie)

Si è appena conclusa la prima Design School del progetto europeo UBORA, coordinato dal Centro di Ricerca dell'Università di Pisa "E. Piaggio" che coinvolge partner europei e africani. Lo scopo di UBORA è di creare una piattaforma virtuale dove progettare e condividere progetti di dispositivi medici open source studiati secondo gli standard di sicurezza europei, messi a disposizione dei bioingegneri e dei medici di tutti i paesi che ne avranno la necessità. La scorsa settimana presso la Kenyatta University di Nairobi in Kenya, quaranta studenti provenienti da vari paesi africani ed europei, hanno seguito una settimana intensiva di corsi di progettazione e prototipazione di dispositivi medici.

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"Gli studenti - afferma la professoressa Arti Ahluwalia, direttrice del Centro “E. Piaggio” e coordinatrice del progetto - hanno lavorato su casi reali per imparare a progettare e prototipare in maniera conforme all’attuale regolamentazione europea sui dispositivi medici, alternando le attività di laboratorio con lezioni tenute da esperti di fama internazionale". Tutti i progetti sono stati sviluppati sulla piattaforma UBORA, presentata in anteprima durante la scuola, e che la cui release pubblica è prevista nel corso del 2018. La selezione dei partecipanti è avvenuta attraverso un concorso rivolto agli studenti di tutte le università partner del progetto, lanciato a febbraio 2017, che aveva come tema la riduzione della mortalità infantile.

Ventisei borse di studio sono state messe in palio da UBORA e quattro sono state vinte da studenti dell'Università di Pisa. I progetti premiati sono stati: un ciuccio per monitorare il respiro del bambino e ridurre i casi di morte improvvisa in culla e uno per somministrare dei farmaci, un sistema di conservazione del latte materno senza l'utilizzo di energia elettrica e un metodo per curare la sindrome del piede torto attraverso gessi stampati in 3D.

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Il team UBORA di Unipi.

Durante la cerimonia di chiusura, a cui hanno partecipato delegati delle ambasciate italiana e spagnola in Kenya, docenti, ricercatori e funzionari delle varie istituzioni presenti hanno firmato una dichiarazione per promuovere l'accessibilità ai dispositivi medici. Il documento, chiamato "Dichiarazione di Kahawa" (nome della zona in cui sorge la Kenyatta University), esprime il comune intento di promuovere la più ampia condivisione degli strumenti di progettazione dei dispositivi medici, come gli standard e la piattaforma UBORA, al fine di garantire una sanità sostenibile e una formazione universitaria più solida.

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Da sinistra: Carmelo De Maria del Centro Piaggio, Angela Loi, delegata dell’ambasciata italiana, e la professoressa Arti Ahluwalia.

L'appuntamento per il 2018 è a Pisa. Il tema della scuola sarà la disabilità, i criteri di partecipazione saranno disponibili nei primi giorni di gennaio sul sito del progetto. "Scuole di questo tipo - conclude la professoressa Ahluwalia - rappresentano una grande opportunità per i nostri studenti, sia africani che europei, che hanno avuto a disposizione conoscenze e nuovi strumenti di progettazione, e sono indispensabili per creare una comunità di studiosi che condivida un nuovo approccio alla progettazione di dispositivi medici basati sui bisogni reali delle persone”.

Rosalia Lo Bue e Francesco Rappisi, studenti del dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa hanno vinto le finali dell'Italian Challenge Bowl 2017, la gara a quiz di Geofisica che si si è svolta a Trieste in occasione del Convegno Nazionale di Geofisica della Terra Solida (GNGTS). "La competizione è stata lunga e faticosa, in lizza c’erano sette squadre composte da dottorandi di altre università italiane - racconta Francesco Rappisi - nello scontro finale abbiamo vinto contro l'Università di Napoli praticamente all'ultima domanda".

Come premio la Society of Exploration Geophysicists (SEG), principale sponsor della manifestazione, sosterrà le spese di partecipazione Rosalia e Francesco al prossimo congresso mondiale che si terrà a Los Angeles nell'ottobre 2018.

 

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Rosalia Lo Bue e Francesco Rappisi vincitori del Challenge Bowl 2017


"Siamo molto emozionati all’idea di andare negli Stati Uniti - dice Rosalia Lo Bue – perché potremo toccare con mano i risultati della ricerca di alto livello e anche conoscere molte società leader nel campo della Geofisica”.
Rosalia e Francesco, entrambi ventiseienni, dopo il corso triennale all’Università di Palermo sono venuti a Pisa per iscriversi alla magistrale in Geofisica di Esplorazione ed Applicata e proprio venerdì 15 dicembre hanno conseguito la laurea con una tesi in sismologia discussa con il professore Alfredo Mazzotti. La loro aspirazione futura è di lavorare per una grande azienda di esplorazione geofisica, anche se non escludono di poter fare un dottorato.

"Durante i nostri studi abbiamo frequentemente avuto contatti diretti o indiretti con aziende geofisiche, e penso che quello sarebbe il mio mondo" dice Francesco Rappisi. "Ma mi piacerebbe anche provare a fare un dottorato", ha aggiunto Rosalia Lo Bue.

“Il risultato di Rosalia e Francesco segue quello di altri due studenti dell’Ateneo pisano, Francesco Grigoli e Angelo Sajeva, che nel 2008 vinsero la competizione nazionale e poi si classificarono terzi in quella mondiale – commenta il professore Adriano Ribolini professore di Geografia Fisica e Geomorfologia dell’Ateneo pisano – naturalmente la soddisfazione per i dipartimenti di Scienze della Terra e di Fisica che gestiscono la Laurea Magistrale in Geofisica è molto alta”.



copertinaEsce pubblicato dalla Pisa University Press il volume "La zoologia di Aristotele e la sua ricezione, dall'età ellenistica e romana alle culture medioevali" che Maria Michela Sassi, professoressa di Storia della Filosofia Antica al dipartimento di Civilta' e Forme del Sapere, ha curato insieme a Elisa Coda e Giuseppe Feola.

Pubblichiamo seguito una presentazione del libro tratta dal sito dell'editore.

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Tema di questo volume, che raccoglie le relazioni della decima Settimana di formazione dottorale del Centro Interuniversitario “Incontri di Culture”, è la ricezione dell’opera zoologica di Aristotele dall’età ellenistica al tardo Medioevo.

Stranamente, nella tradizione filosofica greco-romana dopo la morte di Aristotele il corpus dei suoi scritti zoologici sembra occupare un posto marginale, tanto più in quanto la Historia animalium conosce invece straordinaria fortuna nell’ambito della cultura generale (per esempio nella letteratura paradossografica e in quella fisiognomica, o nell’opera di Plinio il Vecchio). Sembra venir meno in ogni caso, dopo Aristotele, il progetto aristotelico di uno studio teorico e sistematico degli animali, che in apparenza rinasce solo nel XII secolo d.C., con il trattato De animalibus di Alberto Magno.

I contributi qui raccolti dimostrano nel loro insieme che la storia non è così semplice. È anzi possibile disegnare una linea di ricezione in cui momenti e spazi innegabili di discontinuità (che nel pensiero greco si spiega con il mutare dell’agenda filosofica, evidente per esempio in area neoplatonica) procedono paralleli a un filo di continuità (solidissimo certo nel mondo arabo, ma tenuto ben teso, nel mondo romano, da un Galeno) che è quello che congiunge di fatto, attraverso l’opera di traduzione di Scoto, Aristotele all’età di Alberto Magno.

Questo volume non intende certo esaurire la questione complessa della trasmissione e ricezione del corpus zoologico aristotelico, ma apre nuove vie di ricerca approfondendo autori, momenti e aspetti non usualmente valorizzati in questo orizzonte problematico.

Per divulgare la scienza ci vuole anche un po’ di sano umorismo. E’ questa una delle conclusioni che emerge da uno studio condotto da Elisa Mattiello ricercatrice di Lingua Inglese al dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica dell’Università di Pisa che ha analizzato i TED Talks di ambito medico-scientifico tenuti fra il 2010 e il 2015. La ricerca, pubblicata sull’«International Journal of Language Studies», ha indagato le caratteristiche linguistiche dei TED Talks, un genere di comunicazione a metà strada fra una lezione universitaria e una conferenza che riflette anche degli influssi del Web per gli aspetti multimodali e l’ampia fruibilità su una piattaforma globale.

L’indagine si è concentrata in particolare su tre aspetti: la ridotta tecnicità dei contenuti e del lessico, l’utilizzo di un registro informale tipico della conversazione, incluso il tono umoristico, e l’uso della narrazione, attraverso esperienze o aneddoti personali, per introdurre gli argomenti specialistici.

 

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“Nei TED Talks i relatori usano raramente la terminologia medica o scientifica, se non accompagnata da spiegazioni o parafrasi e questo per comunicare anche ai non specialisti e ridurre la distanza con l’ascoltatore – spiega Elisa Mattiello - i TED Talks sono inoltre ricchi di parti narrative che permettono ai relatori di suscitare reazioni di simpatia o empatia da parte dell’audience, una loro peculiarità è poi l’umorismo, che può derivare da elementi di incongruenza, da autoironia e che soprattutto è utilizzato per alleggerire le tensioni derivanti da argomenti seri, delicati, come patologie o malattie”.

“Queste caratteristiche – aggiunge Elisa Mattiello – hanno contribuito ad affermare il successo dei TED Talks sia verso il grande pubblico sia verso gli specialisti e in particolare l’umorismo emerge come uno strumento di attrazione e persuasione, capace di confermare, anche rispetto ad una audience di esperti, la competenza del relatore e la sua familiarità con gli argomenti trattati”.


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Elisa Mattiello ricercatrice di Lingua Inglese al dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica


Lo studio della ricercatrice dell’Ateneo pisano, svolto nell’ambito del Programma di ricerca scientifica di rilevante interesse nazionale 2015 ‘Knowledge Dissemination across Media in English’, ha quindi dimostrato come Internet abbia rivoluzionato il discorso specialistico e i suoi partecipanti, passando dalla comunicazione a senso unico dei generi monologici ad una conversazione pubblica con molteplici partecipanti. I TED Talks, infatti, non si rivolgono soltanto ad un pubblico di esperti co-presenti alle conferenze, ma anche ad un pubblico internazionale di partecipanti più vasto e variegato che accede ai talks sul Web.

 

Riferimenti all’articolo scientifico:
Elisa Mattiello, “The popularisation of specialised knowledge via TED Talks”, in "International Journal of Language Studies", Volume 11, Num. 4., Ottobre 2017, Numero speciale intitolato “English for Specific Purposes: Redefining the State of the Art”, curato da Emilia Di Martino, Gabriella Di Martino e Christopher Williams.

L’Università di Pisa ha ricevuto al rettorato il professor Wei He, rettore della “He University” in Cina. L’ospite è stato accolto dal rettore Paolo Mancarella, dal prorettore per l’Internazionalizzazione Francesco Marcelloni e dal professor Marco Nardi, docente di Malattie dell’apparato visivo al dipartimento di Patologia chirurgica, medica, molecolare e dell’area critica.

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Da sinistra il professor Wei He, il rettore Paolo Mancarella, il prorettore per l'Internazionalizzazione Francesco Marcelloni e il professor Marco Nardi.

Insieme allo staff dell’Ufficio internazionale, le due università hanno discusso i dettagli di un accordo quadro che prevede lo sviluppo di progetti di collaborazione, in particolare l’organizzazione di una summer school sull’elaborazione di grandi moli di dati provenienti dal settore medico, alternando lo svolgimento un anno a Pisa e un anno in Cina, oltre che scambio docenti e studenti.

Luminare nel campo dell’oftalmologia in Cina e a livello internazionale, il professor Wei He è fondatore del “He Vision Group”, che comprende, oltre all’Università, 11 ospedali specializzati in malattie visive e oltre 60 cliniche di Optometria.

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_20171204222424.jpgNella foto, da sinistra: Zhao Ming, direttrice del "He Vision Group", Paola Cappellini, dell'Ufficio internazionale dell'Ateneo, il prorettore Francesco Marcelloni, il professor Marco Nardi. 

 

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