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Comunicati stampa

 

copertina libro

"La qualità della vita in una società in trasformazione. Vita urbana, salute, partecipazione" (Carocci, 2017) è l'ultimo libro curato da Rita Biancheri, professoressa di Sociologia dei processi culturali al Dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Pisa. Il libro arriva è stato realizzato nell'ambito del Progetto di ricerca di Ateneo 2016 "Mutamento e qualità della vita. Salute, ambiente urbano e partecipazione politica".

Pubblichiamo di seguito un estratto dall'introduzione.

 

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Il dibattito sociologico per molti anni è stato animato dall’interpretazione e dalla valutazione dei cambiamenti in corso, numerosi aggettivi sono stati utilizzati e molte le designazioni che hanno indicato o un presunto passaggio epocale o una transizione caratterizzata da maggiore continuità con il passato, a seconda degli approcci teorici di riferimento. L’uso dell’espressione “società in trasformazione”, richiamato nel titolo, permette di prendere in considerazione i numerosi aspetti - dalla salute, alla vita urbana, alla partecipazione - tutti temi che sono stati analizzati dagli Autori e Autrici del volume, secondo l’obiettivo stesso della ricerca, in un’ottica multidisciplinare.

Lo sforzo congiunto è stato, dunque, quello di individuare un terreno aperto dove la contaminazione tra saperi potesse incontrarsi e promuovere efficacemente il benessere delle persone, attraverso più focus di approfondimento su: il buon funzionamento delle istituzioni, compreso le politiche di welfare socio-sanitario, l’aumento della partecipazione dei cittadini alle decisioni pubbliche e l’investimento in sicurezza derivante da una crescita sostenibile per migliorare la qualità dell’ambiente. Questioni solo apparentemente separate che invece costituiscono parte integrante della riflessione comune, di cui si dà conto nel testo.

Inoltre, il concetto polisemico di qualità della vita, nelle sue alterne fortune, non sempre ha trovato piena accoglienza nelle comunità scientifiche, mentre nel dibattito attuale occupa una posizione centrale per la sua capacità di interpretare la complessità dei fenomeni in corso.

Un necessario approfondimento analitico si è reso perciò indispensabile ed è stato realizzato attraverso il continuo confronto all’interno del gruppo di lavoro; scambio reso possibile non solo per le competenze pregresse dei singoli ma anche per l’accesso ai finanziamenti ottenuti con i fondi Progetti di Ricerca di Ateneo (PRA) 2016 che ha consentito le indagini empiriche effettuate.


Il volume, esito di tale sfida epistemologica, senza nessuna pretesa di esaustività, offre un panorama delle varie prospettive utilizzate e intende aprire ad ulteriori e originali linee di ricerca su problemi cruciali ma ancora troppo spesso trascurati.


Rita Biancheri

All’Università di Pisa è nato un nuovo centro di ricerca che si occuperà di management responsabile e sviluppo sostenibile. Il suo nome è REMARC e raccoglie le expertise di alcuni docenti del dipartimento di Economia e Management e quelle di numerosi collaboratori esterni.

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“Il nostro obiettivo è quello di avere un impatto sui manager e policy maker a tutti i livelli – spiega la direttrice Elisa Giuliani – e intanto nei prossimi mesi, per avere visibilità internazionale, abbiamo fatto richiesta di inserimento fra i Sustainability Centres, una rete di istituzioni che si occupano del tema della sostenibilità”.

La genesi del centro, nato ufficialmente a nell’autunno del 2017, risale a due anni fa, quando la professoressa Giuliani si è aggiudicata un finanziamento dell’Ateneo per un progetto di ricerca su "Responsabilità Sociale d'Impresa nelle Multinazionali da Peasi Emergenti: Quale impatto in Europa?".

“In qualche modo quel progetto ha consentito di far convergere alcuni docenti del dipartimento intorno al tema della responsabilità sociale – ha aggiunto Elisa Giuliani – ora il nuovo finanziamento per progetti di ricerca di Ateneo di cui sono risultata vincitrice nel 2017 rappresenta sicuramente un ulteriore supporto per le future attività del centro”.

Intanto per chi volesse saperne di più c’è il sito internet del centro https://remarc.ec.unipi.it/ e un canale facebook dedicato per essere aggiornati su tutte le principali iniziative.

The University of Pisa has officially inaugurated the Foundation Course, the program of study principally aimed at international students who do not possess the minimum schooling requirements set by current legislation for enrolment at Italian Universities. The University of Pisa, is the first and for the moment the only Italian University to have activated this important course of studies, which has been present in the most important European universities for many years. By attending the Foundation Course and passing the relative exams, students will subsequently be able to continue with their academic career enrolling onto a Bachelors degree programme.

The University of Pisa offers two different programmes, a humanistic one (Foundation Course Humanities – FCH) and a scientific one (Foundation Course Science – FCS). The contents of the lessons of the FCS has been thought out taking into consideration the necessary preparation for passing the entry tests both for Medicine as well as for scientific degree programmes, for example, Engineering and Pharmacy.

With a small welcome ceremony at Polo Fibonacci, the new Foundation Course in Science (FCS) started at the University of Pisa. In the presence of students from various countries (Azerbaijan, Cyprus, Venezuela, India, The Netherlands, Zimbabwe, Pakistan) Professor Chiara Roda (the Scientific Manager of the FCS) spoke, as well as the lecturers of the various teaching courses: Benedetta Mennucci, Jeannette Lucejko, Nicola Meccheri, Laura Mascia, Susanna Pecchia, Eugene Stepanov, Andrea Corradini and Paola Cappelini (Head of the International Cooperation Office at the University of Pisa).

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The Foundation Course in Humanities (FCH) has also been inaugurated at Palazzo Ricci in the presence of students from Azerbaijan and Russia. Professor Arturo Marzano (the Scientific Manager of the FCH) spoke, as well as Matteo Caponi (History Lecturer) and Anna Maria Lossi (Philosophy Lecturer).

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Furthermore, students enrolled onto the FC, alongside the relative lessons in the chosen subject, will follow an Italian Language Course at the University Linguistic Centre (CLI), with the aim of giving them the basics to be able to deal with, in the future, a degree course taught entirely in Italian.

Information and contacts of the Foundation Course: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

È stato ufficialmente inaugurato all’Università di Pisa il Foundation Course, il programma di studio rivolto principalmente a studenti internazionali che non possiedono i requisiti minimi di scolarità previsti dalla normativa vigente per l’immatricolazione agli atenei italiani. L’Università di Pisa, è stato il primo e per il momento unico ateneo italiano ad aver attivato questo importante percorso, già presente nelle più importanti università europee da diversi anni. Attraverso la frequenza del Foundation Course e con il superamento dei relativi esami gli studenti potranno successivamente proseguire la loro carriera accademica iscrivendosi ad un corso di laurea di primo livello.

L’Università di Pisa propone due diversi curricula, uno umanistico (Foundation Course Humanities - FCH) e uno scientifico (Foundation Course Science - FCS). I contenuti degli insegnamenti del curriculum scientifico sono stati pensati anche tenendo in considerazione la preparazione necessaria per il superamento dei test di accesso sia a Medicina sia ai corsi di laurea di carattere scientifico come, ad esempio, Ingegneria o Farmacia.

Con una piccola cerimonia di benvenuto, al Polo Fibonacci ha preso il via il nuovo Foundation Course Science (FCS) dell’Università di Pisa. Alla presenza degli studenti, provenienti da vari paesi – Azerbaijan, Cipro, Venezuela, India, Paesi Bassi, Zimbabwe, Pakistan – sono intervenuti la professoressa Chiara Roda, responsabile Scientifico del FCS, i docenti titolari dei vari corsi di insegnamento, Benedetta Mennucci, Jeannette Lucejko, Nicola Meccheri, Laura Mascia, Susanna Pecchia, Eugene Stepanov, Andrea Corradini, e Paola Cappellini, responsabile dell’Ufficio Cooperazione internazionale dell’Università di Pisa.

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Il Foundation Course Humanities (FCS) è stato invece inaugurato a Palazzo Ricci alla presenza degli studenti provenienti da Azerbaijan e Russia. Sono intervenuti il professor Arturo Marzano, responsabile scientifico del FCH, Matteo Caponi, docente di Storia, e Anna Maria Lossi, docente di Filosofia.
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Gli iscritti al FC, inoltre, accanto agli insegnamenti relativi al curricula scelto, seguiranno un corso di lingua italiana presso il Centro Linguistico di Ateneo (CLI), finalizzato a conferire loro le basi per poter affrontare, il prossimo anno, un corso di laurea tenuto completamente in lingua italiana.

Info e contatti Foundation Course:
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Adalberto Giazotto, il fisico pioniere della ricerca sulle onde gravitazionali e ideatore del rivelatore Virgo costruito a Cascina, è morto nella notte tra il 15 e il 16 novembre. Da alcuni giorni era ricoverato all'ospedale Cisanello di Pisa. Il professor Giazotto, 77 anni, aveva indicato le frequenze nelle quali andare a cercare le onde gravitazionali, orientando sia la ricerca condotta dal rivelatore Ligo sia la realizzazione di Virgo. Alla moglie Lidia e ai figli Francesco, Alessandro, Cosima e Ilaria vanno le condoglianze del rettore Paolo Mancarella e dell'Università di Pisa.
Pubblichiamo di seguito il ricordo del professor Adalberto Giazotto, scritto dal collega Francesco Fidecaro a nome dei docenti del Dipartimento di Fisica dell'Ateneo Pisano.

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In ricordo di Adalberto Giazotto

Il 17 agosto di quest’anno, poco prima delle tre di pomeriggio a Pisa, veniva registrato dall’interferometro Virgo e dai suoi omologhi statunitensi di LIGO il passaggio di una onda gravitazionale. Il segnale era ben diverso da quello registrato negli eventi a partire dal 2015. Non due buchi neri, pura energia in grado di curvare un raggio di luce fino a catturarlo, ma due stelle di neutroni, materia compressa alla massima densità possibile dalla forza di gravità. La combinazione di Virgo e LIGO permise, indicando la direzione della sorgente, ai telescopi a terra e nello spazio di osservare un nuovo oggetto astronomico. Gli scienziati delle collaborazioni LIGO e Virgo, migliaia di astronomi e astrofisici con un centinaio di telescopi hanno lavorato in maniera frenetica per osservare tutte le fasi della “kilonova”, dall’accensione al raffreddamento. I dati hanno mostrato per la prima che in questo processo si formano, a partire dalla materia neutronica, gli elementi chimici pesanti come l’oro o l’uranio, la cui abbondanza è difficile spiegare altrimenti.

Si era realizzata la visione di Adalberto Giazotto il quale, mentre si costruiva Virgo, convinse i colleghi di LIGO a parlare degli interferometri come di una “singola macchina” distribuita su tutta la superficie terrestre con una piena condivisione dei dati, e non di una somma di tre strumenti. La sua visione si estese poi agli osservatori astronomici, e ben prima che venissero registrati gli eventi, comunità diverse si erano preparate alle osservazioni, scientificamente ma anche con accordi e protocolli, che potessero riconoscere a ciascuno il proprio contributo.

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Nato nel 1940 a Genova, Adalberto Giazotto si era laureato a Roma con una tesi di Fisica Teorica per poi unirsi al gruppo di fisica sperimentale diretto prima da Edoardo Amaldi e poi da Gherardo Stoppini, titolare della cattedra di Spettroscopia a Pisa. Assieme ad alcuni colleghi pisani si trasferì nei primi anni ’70 a Daresbury, nel Regno Unito, per svolgere esperimenti di fisica delle particelle presso un elettrosincrotrone tra i più potenti dell’epoca. Successivamente partecipò al CERN a Ginevra all’esperimento FRAMM per la fotoproduzione di particelle con charm, assieme a un folto gruppo di giovani fisici pisani.

Impossibilitato a compiere i lunghi viaggi a Ginevra si dedicò a partire dei primi anni ’80 allo studio della Relatività Generale, riconoscendo che la rivelazione delle onde gravitazionali doveva essere guidata per quanto possibile dalla natura delle sorgenti e che le tecniche sperimentali dovessero essere al servizio di tale scopo. Con gli strumenti disponibili si potevano rivelare sorgenti interessanti ma rarissime, deboli, che emettono onde oscillanti molto rapidamente. Invece altre sorgenti, intense perché composte da masse molto maggiori, generano onde che oscillano più lentamente. Quelle erano l’obiettivo di Giazotto ma gli strumenti venivano assordati dalle vibrazioni della crosta terrestre. Partendo dai primi studi furono necessari vent’anni di sperimentazione a Giazotto e al suo gruppo per capire come costruire uno strumento in grado di registrare quelle oscillazioni. Proprio quelle delle sorgenti rivelate nel 2015.
Dirigente di ricerca dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, propose assieme al francese Alain Brillet la costruzione dell’interferometro Virgo, che venne approvata con un accordo internazionale tra l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare italiano e il Centre National de la Recherche Scientifique francese nel 1994 che si impegnavano a finanziarne la costruzione. Nel 2002 le infrastrutture di Virgo, due tunnel rettilinei di tre chilometri nella campagna di Cascina, dove far viaggiare tra due specchi la luce di un laser, venivano consegnate per la sperimentazione e allo stesso tempo nasceva l’idea della “single machine”. Ci vollero altri 15 anni per giungere alla sua concretizzazione.

 Adalberto Giazotto

Dai molteplici interessi, appassionato collezionista di cristalli, manifestava la sua meraviglia per le bellezze che potevano sorgere dall’opera della natura e del tempo, così come dall’opera dell’uomo, in particolare attraverso la musica, di per sé effimera ma fonte di emozioni durature, come gli eventi che Virgo ha registrato.
Raffinato esponente di una scienza guidata da remoti obiettivi di conoscenza, era pressoché impermeabile ai meccanismi odierni di funzionamento della ricerca scientifica, guidato dalla sola ricerca della perfezione necessaria a fare “una cosa di una difficoltà mostruosa”. Adalberto Giazotto è uno straordinario esempio di come le idee scientifiche possano essere portate avanti, senza compromessi ma accettando sempre il responso della natura, fino a raggiungere traguardi impensabili.

Adalberto Giazotto ci ha lasciati lo scorso 16 novembre, creando un vuoto incolmabile. Desideriamo inviare alla famiglia il nostro più sentito cordoglio. Possa il suo ricordo rimanere anche quale esempio per i nostri studenti, nello studio e nella vita.

Francesco Fidecaro e i colleghi del Dipartimento di Fisica dell'Università di Pisa

"Lasciati sorprendere dallo sport", è questo il messaggio della campagna pubblicitaria del CUS Pisa che, all'insegna di un binomio sempre più stretto tra studio e sport, si rivolge alla popolazione dell'Ateneo e si apre alla città, presentando un'offerta sportiva di oltre cinquanta corsi aperti a tutti. Si tratta di immagini di atleti che praticano discipline diverse, scelte tra quelle proposte dal CUS, che vengono messi a confronto tra loro, provocando un effetto di stupore in chi guarda. I poster fanno già bella mostra di sé sul retro degli autobus cittadini e su alcuni cartelloni pubblicitari affissi in città, oltre che in manifesti all'interno dei dipartimenti universitari.

La campagna è stata presentata venerdì 17 novembre, a Palazzo alla Giornata, dal rettore Paolo Mancarella, dal prorettore per i Rapporti con gli enti del territorio, con delega alle attività sportive, Marco Gesi, dal commissario straordinario del CUS Pisa, Nicola Aprile, e da alcuni rappresentanti degli atleti e del personale del CUS. Nell'occasione, i relatori hanno voluto ricordare che il lancio promozionale segna anche una tappa importante nel nuovo corso che il CUS Pisa ha intrapreso da circa un anno, caratterizzato per una più stringente sinergia con l'Università di Pisa, oltre che per una maggiore apertura alla città.
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"Negli ultimi anni - ha dichiarato il rettore Paolo Mancarella - si era perso il significato indissolubile che lega la nostra Università al CUS. Al contrario, con il prorettore Marco Gesi siamo fermamente convinti che per Pisa questo sodalizio abbia un ruolo fondamentale che non si limita all'aspetto sportivo, ma comprende la responsabilità di formare dei giovani che, attraverso le regole dello sport, possano costruirsi un futuro professionale basato su sani principi. Per questo motivo abbiamo inserito tra gli obiettivi del nostro mandato quello di tornare ad avere un ruolo importante all'interno del CUS, affinché questa realtà torni al più presto al centro della vita studentesca".

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"Da questa volontà appena richiamata - ha continuato il professor Marco Gesi - derivano modifiche organizzative e tecnico-amministrative per rendere il CUS migliore e più attrattivo. La nuova stagione è infatti iniziata con maggior rispetto dell'osservanza di statuti, regolamenti e convenzione con l'Università, con una maggior cura degli impianti, soprattutto nelle manutenzioni puntuali, con il rafforzamento di tutte le attività corsistiche di base e la limitazione dell'attività agonistica, rendendo più disponibili gli spazi a favore degli studenti universitari. È stato inoltre commissionato un restyling della cartellonistica interna, che presto prenderà il posto della vecchia, che renderà omogenea la grafica a quella dei dipartimenti universitari. In quest'ottica si colloca la campagna pubblicitaria che insiste sul binomio tra studio e sport, per dimostrare che qui a Pisa un ottimo studente può essere anche un ottimo sportivo".

"Abbiamo ritenuto necessario investire in una campagna di comunicazione - ha concluso il commissario straordinario Nicola Aprile - per rafforzare il concetto che il CUS Pisa è parte integrante dell'Ateneo, con cui lavora in sinergia, e si tratta di un ente che opera in nome e per conto dell'Università di Pisa. È utile ribadire che per il CUSI e per i CUS d'Italia il diritto allo sport è un elemento fondamentale del più generale concetto di diritto allo studio. Rafforzare questa sinergia e farlo presente al mondo accademico e all'opinione pubblica è necessario anche per marcare la differenza da gestioni passate del CUS Pisa che avevano male interpretato il rapporto con l'Università".

Il CUS Pisa propone per l'anno sportivo 2017/2018 un'ampia offerta sportiva rivolta agli studenti universitari e alla città: oltre cinquanta corsi suddivisi tra sport di squadra e sport individuali. Gli sport individuali comprendono: attività di fitness (aerobica, palestra e zumba), arti marziali, autodifesa e corpo libero (fitboxe, ginnastica pugilistica, ju jitsu, judo, karate, kung fu shaolin, thai boxe, wing-tsun, yoga), così come corsi di atletica, nuoto, tennis e tennis tavolo, ginnastica dolce, tiro con l'arco. Tra gli sport di squadra invece è possibile iscriversi a: beach volley, calcio a 5 femminile e maschile, fit hockey, pallacanestro, rugby e volley.

Per partecipare ai corsi non è necessario essere studenti universitari, basta avere la tessera del CUS e un certificato medico di idoneità all'attività sportiva non agonistica; si possono associare tutti i cittadini dai 4 agli 85 anni. La tessera del CUS permette di usufruire degli impianti sportivi del CUS, partecipare alle attività organizzate (a pagamento), usufruire delle agevolazioni previste con le strutture convenzionate e usufruire della copertura assicurativa espressamente prevista per legge. I corsi hanno un costo variabile a seconda del tipo di sport (individuali o di squadra) e per categoria (studenti universitari, dipendenti dell'Unipi, esterni).

Tutte le info sul nuovo sito del CUS Pisa, che riprende la grafica e i colori di quello dell'Ateneo: http://cuspisa.unipi.it

Come percepiamo i suoni? Con oscillazioni che riflettono i ritmi della nostra attenzione. Lo ha dimostrato uno studio pubblicato nella prestigiosa rivista Current Biology, dal titolo "Auditory Sensitivity and Decision Criteria Oscillate at Different Frequencies Separately for the Two Ears", che ha fornito nuove importanti prove sulla natura ciclica della percezione. La ricerca è il risultato di una collaborazione italo-australiana, che ha coinvolto David Alais e Johahn Leung del dipartimento di Psicologia e Scienze Mediche dell’Università di Sydney, David Burr del dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Firenze e Maria Concetta Morrone e Tam Ho del dipartimento di Ricerca Traslazionale dell’Università di Pisa.

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Nella foto David Burr (Università di Firenze) e Tam Ho (Università di Pisa).

Grazie a semplici esperimenti comportamentali, gli autori hanno dimostrato che la sensibilità nel rilevare la presenza di un suono debole non è costante, ma fluttua ritmicamente nel tempo. La ritmicità della sensibilità induce un campionamento sequenziale dei segnali provenienti dalle due orecchie, circa a un decimo di secondo, abbastanza velocemente da agire al di fuori della nostra coscienza.

«Oscillazioni percettive erano state già descritte per il sistema visivo, ma mai prima per il sistema uditivo – spiega David Burr – La difficoltà nel dimostrare la ritmicità percettiva del sistema uditivo è proprio legata alla peculiarità di una frequenza di oscillazione di opposta polarità nelle due orecchie. Tuttavia campionare a tempi diversi i segnali provenienti dalle due orecchie può offrire numerosi vantaggi, non ultimo quello di monitorare con attenzione il segnale monoaurale, ma senza perdere l’informazione importante per la localizzazione del suono».

Ancora più sorprendentemente gli autori hanno dimostrato che la ciclicità riguarda non solo la capacità di rilevamento, ma anche la capacità decisionale di classificare il suono. In questo caso le oscillazioni sono molto più rapide, sottolineando come i processi che sottendono le nostre decisioni e le nostre abilità percettive possano utilizzare circuiti diversi ed essere regolati da ritmi diversi.

«Questi risultati sono importanti sotto molteplici aspetti – aggiunge Maria Concetta Morrone – Per prima cosa mostrano che le oscillazioni sono una caratteristica generale della percezione, non specifica solo per il sistema visivo. In secondo luogo suggeriscono che probabilmente è l’attenzione, incapace di essere distribuita in molteplici domini simultaneamente, che oscilla e campiona sequenzialmente i segnali provenienti dalle due orecchie. Infine lo studio dimostra che la sensibilità sensoriale e la nostra capacità di prendere decisioni oscillano su ritmi specifici e a frequenze diverse».

Quale può essere il vantaggio per il cervello di effettuare un campionamento ritmico delle informazioni sensoriali? Le teorie al riguardo abbondano, ma una delle teorie di maggior successo, abbracciata anche dagli autori di questo studio, ipotizza che il fenomeno rifletta l’azione dell’attenzione. «Quando esaminiamo una scena non tutte le sue parti sono egualmente salienti: alcune ricevono più attenzione di altre e queste vengono analizzate con priorità – spiega Tam Ho – Questa è una strategia molto efficace: permette di concentrare le nostre risorse attentive, di solito molto limitate, su specifici oggetti di interesse, invece di diluirle su tutta la scena. Allo stesso modo le risorse attentive possono essere concentrate in brevi frazioni di tempo: come una luce stroboscopica che lega insieme gli oggetti della scena illuminati simultaneamente».

Ancora più interessante è l’utilizzo di questi ritmi da parte del meccanismo che scandisce il tempo, l’orologio del cervello: «Le oscillazioni neurali potrebbero avere lo scopo di organizzare e codificare nel tempo, attraverso frequenze diverse, le informazioni provenienti dai vari sensi per farci interagire in maniera ottimale con il mondo esterno – concludono gli autori dello studio – Sebbene al momento queste siano solo ipotesi una cosa è chiara: la nostra percezione del mondo è inerentemente ritmica, sebbene non ne siamo assolutamente coscienti».

Si chiamano Chiara Andreotti, Marta Donno e Filippo Giusti, studiano Ingegneria gestionale all’Università di Pisa e a inizio novembre sono stati invitati all’evento “Strategy Workshop for Engineers”, organizzato da The Boston Consulting Group (BCG) a Parigi, nel castello di Prés d’Écoublay. All’iniziativa erano presenti i migliori 50 studenti delle università europee e del Medio Oriente e i ragazzi di Pisa sono stati l’unico caso di tre studenti selezionati da una stessa università.

Marta Donno è una studentessa del I anno della laurea magistrale in Ingegneria gestionale, mentre Chiara e Andreotti e Filippo Giusti sono neolaureati in Ingegneria gestionale e, quest'ultimo, partecipante al Graduate Programme, DS Smith. L’attività è stata promossa da Community ORG2.0, il laboratorio gestito da Antonella Martini, docente di Organizzazione d’impresa e di Strategic & Competitive Intelligence.

Parigi_tre_studenti.jpgNella foto, da sinistra: Marta Donno, Chiara Andreotti e Filippo Giusti.

Gli studenti invitati al workshop BCG hanno lavorato insieme a un “business case” relativo a un’azienda automotive, con necessità di incrementare la capacità produttiva. Il loro compito era analizzare diverse opzioni strategiche tramite cost-benefit analysis e strutturare una strategia verso il nuovo paradigma tecnologico, l’Industria 4.0. «Siamo stati organizzati in team supervisionati da due consulenti BCG ciascuno – raccontano i ragazzi – ci sono stati forniti i dati e le informazioni da analizzare, assegnandoci una deadline entro la quale dover presentare la miglior strategia, articolata in breve e lungo periodo. Ogni team ha, quindi, esposto il proprio lavoro di fronte ad un panel di consulenti BCG i quali, interpretando l’azienda cliente, proponevano domande sfidanti per valutare quanto il team potesse sostenere la propria strategia. È stato molto entusiasmante lavorare in un contesto fortemente internazionale e mettersi alla prova, suddividendo le responsabilità del team e valorizzando le competenze di ognuno per portare a termine il business case in un tempo ridotto».

Il workshop ha rappresentato per i ragazzi una grande occasione per venire a contatto con una delle migliori aziende di consulenza strategica al mondo e per vedere da vicino come lavora per proporre soluzioni ai propri clienti. «Abbiamo realizzato come la chiave di successo sia il teamwork – concludono i ragazzi – saper collaborare in team è ormai un’abilità essenziale per ogni tipo di ingegnere ed il nostro consiglio è quello di sfruttare al massimo ogni occasione durante la carriera universitaria per essere pronti a farlo anche in ambito lavorativo».

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È stato firmato mercoledì 15 novembre il protocollo d'intesa tra l'Università di Pisa e la Lega Regionale Toscana Cooperative e Mutue (Legacoop) che mira a promuovere le collaborazioni tra i due enti nell'ambito della didattica, della ricerca e del trasferimento tecnologico. L'accordo è stato presentato al Palazzo alla Giornata dal rettore Paolo Mancarella e dal presidente di Legacoop Toscana Roberto Negrini, alla presenza del delegato dell'Ateneo per la Promozione delle iniziative di spin off, start up e brevetti, Leonardo Bertini.

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Il protocollo, che sarà valido per tre anni, costituisce un accordo quadro nel cui ambito si potranno sottoscrivere convenzioni di dettaglio. L'obiettivo di fondo è ottimizzare le sinergie tra il mondo accademico e quello produttivo, così da favorire lo sviluppo di iniziative volte a creare start-up post-universitarie in forma cooperativa e a promuovere ricerca e studi su tematiche inerenti la cooperazione.

Per gli studenti saranno disponibili borse di studio per tesi di laurea sul mondo della cooperazione che Legacoop si impegna a finanziare, e sarà promossa l'opportunità, sia all'interno del percorso formativo che come formazione post laurea, di svolgere tirocini e stage formativi nelle cooperative associate a Legacoop.

Tra gli scopi dell’accordo, anche la definizione di progetti congiunti di ricerca, innovazione e trasferimento tecnologico. Nell’accordo di collaborazione è infine prevista l’organizzazione congiunta di seminari ed eventi, dei quali potranno, in particolare, avvalersi gli allievi del Contamination Lab, il nuovo laboratorio accademico volto a favorire la nascita di aziende spin off, alcune delle quali potrebbero essere organizzate in forma di cooperativa.

"Il protocollo che abbiamo firmato oggi - ha commentato il rettore Paolo Mancarella - rappresenta un ulteriore tassello della politica di apertura al territorio che l'Università di Pisa sta perseguendo in modo convinto, con l'obiettivo di mettere le proprie competenze a disposizione degli imprenditori locali, in questo caso dell'importante realtà costituita dalle aziende associate alla Legacoop Toscana, e nello stesso tempo di far meglio conoscere ai propri studenti e laureati le realtà imprenditoriali e, tra queste, il modello cooperativo".

“Il nostro impegno è quello di diffondere la cultura cooperativa nelle università. La cooperazione offre opportunità per i giovani laureati, sia in termini di occupazione nelle cooperative già esistenti in Toscana che attraverso lo sviluppo della loro idea imprenditoriale in forma cooperativa - ha sottolineato il presidente di Legacoop Toscana, Roberto Negrini - ci siamo attivati per sviluppare i rapporti fra il mondo accademico e quello produttivo e vogliamo lavorare insieme al territorio per portare nuova linfa nella cooperazione. Il rapporto fra Legacoop Toscana e Università di Pisa vuol servire a integrare le competenze apprese dai giovani durante gli studi con i valori promossi dalle cooperative, per creare una nuova leva di cooperatori”.

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Nella notte tra domenica 12 e lunedì 13 novembre è venuto improvvisamente a mancare Tiziano Manetti, responsabile dell’Unità Convenzioni generali e partecipazione ad organismi associativi della Direzione Affari legali e generali dell’Ateneo.

Tiziano Manetti era entrato a lavorare all’Università di Pisa nel 1989. Nei primi anni della sua carriera è stato segretario amministrativo di diverse strutture dell’Ateneo, prima del Dipartimento di Istituzioni, impresa e mercato “A. Cerrai”, poi della Facoltà di Scienze politiche, infine del Dipartimento di Statistica e matematica applicata all’Economia. Dal 2005 lavorava in Amministrazione centrale, dove ha sempre ricoperto l’incarico di responsabile di Unità.

Chi ha conosciuto Tiziano lo ricorda, oltre che per la sua competenza nelle varie mansioni che ha ricoperto, soprattutto per la sua disponibilità e gentilezza. Molto importante è stato anche il suo impegno nel Centro Ricreativo Dipendenti Universitari (CRDU), del quale era vicepresidente e componente della squadra di Tiro a volo. Tiziano, fin dai primi anni dalla sua assunzione all’Università, si è associato e messo subito a disposizione del Centro Ricreativo abbracciandone lo spirito statutario e attuandolo con la propria attività.

I funerali si terranno martedì 14 novembre, alle ore 15, al cimitero della Misericordia in via Pietrasantina. 

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Tiziano Manetti, primo a destra, con i compagni di squadra del CRDU a una gara di Tiro a volo.

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