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Comunicati stampa

Assistenza, didattica, formazione, ricerca. Questi gli ambiti in cui si svilupperà la collaborazione tra Regione Toscana e le tre Università di Firenze, Pisa e Siena, in base al protocollo d'intesa siglato stamani dal presidente della Regione, presente l'assessore al diritto alla salute, e i rettori delle tre Università: Luigi Dei (Firenze), Francesco Frati (Siena), Paolo Maria Mancarella (Pisa).

I precedenti protocolli firmati tra Regione e Università toscane negli anni passati hanno contribuito a garantire qualità e sostenibilità del Servizio sanitario regionale, ad assicurare la qualità e la congruità della formazione del personale medico e sanitario rispetto ai fabbisogni, a promuovere lo sviluppo della ricerca biomedica e la valorizzazione dei risultati. Con questo protocollo, i firmatari intendono confermare e sviluppare sedi, strumenti e metodi per rafforzare la collaborazione tra SSR e Università in tema di integrazione tra attività assistenziali, formative e di ricerca.

"Le parti sottoscrittrici - si legge nel protocollo - intendono confermare lo spirito di fattiva collaborazione e l'impegno a sviluppare metodi e strumenti di collaborazione, tra sistema socio-sanitario integrato regionale e sistema didattico scientifico universitario, che esprimano la comune volontà di perseguire in modo congiunto obiettivi di qualità, efficienza, efficacia e competitività del servizio sanitario pubblico, e di promuovere e sviluppare contestualmente la qualità e la congruità rispetto alle esigenze assistenziali, alle attività di formazione del personale medico e sanitario e alla ricerca clinica e preclinica". L'integrazione tra SSR e sistema universitario, precisa il protocollo, si realizza attraverso le Aziende ospedaliero universitarie (AOU). E attraverso l'identificazione di progettualità condivise tra Regione Toscana e Università, e anche attraverso la partecipazione dell'Università alla programmazione socio-sanitaria integrata regionale. AOU e Università perseguono obiettivi di efficacia, efficienza ed economicità.

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Il presidente della Regione ha sottolineato che questo protocollo è la base della collaborazione tra Servizio sanitario toscano e le Università per assistenza, formazione e sviluppo della ricerca. Ciò che qui è dato per scontato non lo è nel resto del Paese. In molte classifiche la Toscana è ai primi posti come qualità del Servizio sanitario regionale. Secondo le statistiche, il 50% dipende dall'organizzazione, il 50% dal personale. E il personale lo forma l'Università, che quindi dà un contributo fondamentale alla formazione. Questo protocollo ci dà sfide nuove, in un contesto di innovazione che negli ultimi tempi ha impresso un'accelerazione e prodotto una svolta. L'assessore al diritto alla salute ha ricordato come questo protocollo contenga elementi di innovatività, a cominciare dal fatto che per la prima volta viene stipulato dalla Regione con tutte e tre le Università insieme. Il protocollo integra assistenza, formazione e ricerca, e sempre più l'Università è parte importantissima dell'impegno per dare qualità, valore, efficienza al Servizio sanitario regionale.

"Non è un'esperienza tanto comune che Università e Regione dialoghino in maniera così serrata - ha evidenziato il rettore dell'Università di Firenze Luigi Dei - L'università, ha detto, mette le proprie eccellenze a disposizione della qualità del Servizio sanitario regionale, e questo lo si fa attraverso una programmazione congiunta". Il rettore dell'Università di Pisa, Paolo Maria Mancarella, ha ringraziato tutti quanti hanno collaborato, ricordato che non si è trattato di un percorso semplice, e sottolineato nuovamente l'importanza di un protocollo unico dei tre Atenei con la Regione Toscana. Soddisfazione e gratificazione ha espresso anche il rettore dell'Università di Siena, Francesco Frati, per questa firma che è un punto di arrivo in un percorso di avvicinamento che ha visto tutti coinvolti, perché dietro al documento c'è già un grande lavoro di collaborazione che consente di elevare il livello di prestazioni che il SSR offre ai cittadini. Anche Frati ha ricordato che la nostra regione ha uno dei migliori servizi sanitari che ci sono in Italia, e questo si deve sia alla parte politica che alla qualità dei docenti delle nostre Università.

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Ecco alcuni dei punti salienti del protocollo.

Assistenza
Le Università concorrono al raggiungimento degli obiettivi di salute ed inclusione sociale fissati dalla programmazione integrata socio sanitaria regionale. Le attività di assistenza sono una componente inscindibile della didattica e della ricerca. La rete regionale dell'assistenza comprende i poli integrati per la didattica costituiti dall'insieme delle strutture sanitarie pubbliche, Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (IRCCS) e dalle strutture private accreditate con le quali le Università stipulano le specifiche convenzioni.

Attività didattica e formativa
La valorizzazione delle risorse professionali esistenti all'interno del SSR è garantita dalla rete formativa del SSR stesso: il sistema delle Aziende sanitarie che si avvale della collaborazione delle Università toscane. La rete formativa regionale partecipa all'attività didattica esercitando docenza, tutoraggio e altre attività. Le Università si impegnano nell'applicazione degli indirizzi assunti dalla Commissione regionale per la formazione.
Con accordi specifici, sarà possibile attivare intese tra le Università e le Asl, per realizzare modelli didattici omogenei sul territorio regionale e di Area vasta.
Regione e Università concordano sull'esigenza di mettere a disposizione sedi idonee a supporto della rete formativa per lo svolgimento di corsi di laurea per le professioni sanitarie e per le scuole di specializzazione anche presso strutture ospedaliere e territoriali di Aziende sanitarie diverse dalle AOU di riferimento.

Osservatorio Regionale per la Formazione Medica
Il protocollo istituisce l'Osservatorio Regionale per la Formazione Medico-Specialistica, cui spetta la definizione e la verifica degli standard di attività assistenziali dei medici in formazione specialistica, ed è tenuto a fornire elementi di valutazione all'Osservatorio Nazionale. L'Osservatorio è composto da 7 docenti universitari, 7 dirigenti sanitari, 3 rappresentanti dei medici in formazione specialistica, uno per ogni Università, il direttore della Direzione regionale competente in materia di diritto alla salute.

Ricerca, sperimentazione clinica e innovazione
Regione e Università promuovono e sostengono le attività di ricerca, favorendo il trasferimento dei risultati nell'ambito del Sistema sanitario, per rendere disponibile ai cittadini l'accesso a costi sostenibili alle innovazioni più avanzate. Relativamente alle attività di ricerca, Regione e Università si impegnano a promuovere l'approccio di genere e la salute globale e a garantire attenzione alla specificità in ambito pediatrico, alla medicina rigenerativa e dei trapianti.
Tra gli obiettivi individuati dal protocollo in tema di ricerca, favorire l'accesso delle attività di ricerca e di sviluppo tecnologico alle procedure di finanziamento nazionali e internazionali; trasferire alla pratica assistenziale i risultati della ricerca.
Regione e Università individuano l'Ufficio regionale per la Valorizzazionje dei Risultati della Ricerca biomedica e farmaceutica (UVaR) quale supporto al coordinamento e alla realizzazione delle linee strategiche.

Partecipazione dell'Università alla programmazione socio-sanitaria integrata regionale
Le Università contribuiscono all'elaborazione degli atti della programmazione sanitaria a tre livelli: regionale, di Area vasta e in ambito aziendale.

Finanziamento delle aziende ospedaliero-universitarie
La Regione classifica le AOU nella fascia di presidi a più elevata complessità assistenziale e riconosce alle medesime i maggiori costi indotti sulle attività assistenziali dalle funzioni di didattica e di ricerca. Al sostegno economico-finanziario delle attività svolte dalle AOU concorrono risorse messe a disposizione sia dall'Università sia dal Fondo sanitario regionale.

Strutture assistenziali
Le attività e le relative strutture assistenziali sono individuate sulla base di soglie operative, consistenti nei livelli minimi di attività necessaria per assicurare efficacia assistenziale ed economicità nell'impiego delle risorse professionali.

La libera professione
Le Aziende organizzano l'attività libero professionale all'interno delle proprie strutture, e si impegnano a definire una regolamentazione interna in merito all'attività libero professionale dei medici in formazione specialistica.

(fonte: Ufficio stampa Regione Toscana)

Un eccezionale traguardo è stato raggiunto in Aoup con l’esecuzione del primo trapianto di fegato da donatore a cuore non battente mediante utilizzo del sistema di perfusione normotermica. Si tratta del primo intervento di questo tipo mai realizzato in ambito internazionale. Altri centri italiani ed esteri hanno infatti realizzato trapianti di fegato da donatore a cuore non battente, ma nessuno aveva finora usato la combinazione delle due procedure, ossia anche la perfusione normotermica.

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Il programma regionale di trapianto di organi da donatore a cuore non battente (DCD-donazione dopo la morte cardiocircolatoria) era stato avviato sul finire del 2016 e aveva visto la realizzazione solo di trapianti di rene. Nel 2017 però la macchina organizzativa del Centro trapianti di fegato ha lavorato alla realizzazione della perfusione normotermica del fegato, un’innovativa tecnica che consente di perfondere l’organo del donatore dopo il prelievo con sangue e nutrienti e prim’ancora che sia trapiantato nel ricevente. Così, dopo aver eseguito 14 procedure con questo tipo di perfusione, l’équipe dell’Aoup l’ha applicata ieri per la prima volta alla donazione del fegato da un donatore a cuore non battente.

Lo scopo di combinare la perfusione normotermica al trapianto da DCD è di migliorare le condizioni del fegato e di “testarlo” prima che sia trapiantato, valutandone la qualità. Così, nella serata di sabato 3 febbraio, all’Aou di Careggi si è reso disponibile un donatore DCD. Sono immediatamente partite le procedure di segnalazione, l’attivazione dell’équipe di coordinamento infermieristico aziendale guidata dal dottor Juri Ducci e l’allerta dell’équipe di prelievo composta dal dottor Davide Ghinolfi e dal dottor Emanuele Balzano. Dopo aver prelevato il fegato, l’organo è stato riportato a Pisa dove è stato sottoposto a circa 3 ore di perfusione normotermica prima di essere trapiantato. La perfusione normotermica è stata realizzata dai dottori Davide Ghinolfi ed Erjon Rreka in collaborazione con Elisa Lodi. La procedura di trapianto è stata eseguita dal professor Paolo De Simone assistito dai dottori Nicolò Roffi e Marina Lucchesi, con l’assistenza anestesiologica fornita dal dottori Luca Meacci, Alicia Spelta e Lucia Bindi. Del trapianto ha beneficiato un paziente toscano in lista al Centro trapianti dell’Aoup da circa 2 mesi.

Questo intervento apre la strada all’attivazione su grande scala del programma DCD regionale con la prospettiva di offrire una soluzione terapeutica a pazienti in attesa di un fegato. Il risultato raggiunto rappresenta lo sforzo collettivo di una macchina organizzativa aziendale complessa ed efficiente, che ha visto impegnati circa 200 professionisti tra chirurghi, medici, anestesisti, infermieri e tecnici, insieme a tutti gli altri servizi aziendali. Un ringraziamento speciale va all’équipe anestesiologica dell’Unità operativa di Anestesia e rianimazione trapianti diretta dal professor Gianni Biancofiore; all’équipe di infermieri del Coordinamento trapianti di fegato diretta dal dottor Juri Ducci; a quella della degenza protetta del Centro trapianti di fegato diretta dalla dottoressa Elisa Giannessi; all’équipe infermieristica di sala operatoria diretta dalla signora Marilise Ibba, all’Unità operativa di Medicina trasfusionale e biologia dei trapianti, all’Anatomia patologica, al Laboratorio di analisi chimico-cliniche, al Laboratorio trapianti, alla Radiodiagnostica. Tutti hanno lavorato senza sosta per la realizzazione della prima procedura e per l’attivazione del programma.

Con questo eccezionale intervento l’Aoup e l’Università di Pisa confermano la vocazione trapiantologica, il ruolo di leadership internazionale e l’impegno a innovare ed esplorare nuove modalità terapeutiche per i pazienti in lista d’attesa di trapianto. Questi ed altri temi saranno dibattuti in occasione della prossima celebrazione per i 2000 trapianti di fegato che avrà luogo a Pisa, al Teatro Verdi, il prossimo 4 maggio. (Fonte Ufficio stampa AOUP).

È stata discussa per la prima volta in videoconferenza con gli Stati Uniti una tesi di laurea del corso di laurea in Medicina e Chirurgia dell’Università di Pisa: la tesista Valentina Nardi, originaria di Carrara, ha presentato il suo lavoro in collegamento con la Mayo Clinic di Rochester, in Minnesota, da dove ha partecipato il professor Amir Lerman, direttore della “Chest Pain and Coronary Physiology Clinic”, Division of Ischemic Heart Disease and Critical Care, Department of Cardiovascular Medicine.

Il titolo della tesi, che ha avuto come relatore il professor Stefano Taddei, docente di Medicina interna al dipartimento di Medicina clinica e sperimentale dell’Ateneo pisano, era “Nuovi predittivi di eventi clinici avversi in pazienti sottoposti a endoaterectomia carotidea: studio longitudinale di coorte”.

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Lo studio ha valutato in modo retrospettivo il potere predittivo dell’acido urico e dell’infiammazione nel predire gli eventi cardiovascolari maggiori in circa 500 pazienti sottoposti a endoarterectomia. Il lavoro di Valentina Nardi è stato quello di creare il date-base e mettere a punto un algoritmo di studio che potesse calcolare il valore predittivo delle variabili studiate. La studentessa ha svolto la ricerca dal 1 giugno al 31 dicembre 2017 a Rochester con la borsa del corso di laurea per le tesi all’estero e con una borsa del dipartimento di Medicina clinica e sperimentale.

Ascoltare i pazienti e renderli parte attiva nella cura, è questa la chiave del progetto europeo INTEGRATE partito a gennaio 2018 con un finanziamento di circa 500mila euro per due anni. Coordinatrice dello studio è la professoressa Marta Mosca del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell’Università di Pisa che lavorerà insieme ai colleghi Giuseppe Turchetti della Scuola Superiore Sant’Anna e Matthias Schneider della Heinrich-Heine-Universitaet Duesseldorf.

“L’obiettivo del progetto - spiega Marta Mosca - è quello di sviluppare un sistema che aiuti ad integrare il punto di vista del paziente, cioè quanto riferisce sia come sintomi o effetti di una terapia sia come qualità della vita in generale, con il punto di vista del medico che talvolta è più freddo e attaccato a dati ‘oggettivi’”.

 La comunicazione tra medico e paziente è infatti talvolta difficile e spesso aspetti della cura che sono importanti per il medico non lo sono altrettanto per il paziente e viceversa. Questa difficoltà rischia di mettere medici e pazienti su “due fronti opposti” anziché alleati nel combattere la malattia. Per mettere a punto una strategia di cura integrata medico-paziente, il progetto si concentrerà sul Lupus Eritematoso Sistemico (LES), una malattia reumatica cronica caratterizzata da un quadro clinico eterogeneo e complesso che incide in modo significativo sulla qualità della vita dei pazienti. 


Il progetto prevede il coinvolgimento dei medici, dei pazienti e dei loro familiari attraverso surveys ed incontri che verteranno sulla identificazione dei bisogni e delle aspettative di cura. In particolare, sarà centrale anche il coinvolgimento delle associazioni a livello europeo per consentire di raggiungere pazienti di diversi stati membri e assicurare che la valutazione tenga conto delle differenti esperienze, organizzazioni e culture in modo che il risultato della analisi sia quindi applicabile in contesti anche molto diversi.

“INTEGRATE potrà avere un ruolo centrale nell’aumentare le conoscenze del medico sulla patologia - in particolare sul suo impatto sulla vita del paziente – conclude Marta Mosca - ma soprattutto nel consentire al paziente di avere un ruolo attivo nella gestione della propria malattia migliorando quindi il processo di cura”.

casadei cover"Biologia della letteratura. Corpo, stile, storia" (il Saggiatore, 2018) è l'ultimo libro di Alberto Casadei, ordinario di Letteratura italiana al Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica del nostro Ateneo.

Il professore Casadei si è occupato di testi dal Tre al Cinquecento, e di poesia e narrativa contemporanee, anche in una prospettiva comparatistica e teorica. Fra i suoi ultimi studi, Poetiche della creatività. Letteratura e scienze della mente (2011), Dante oltre la “Commedia” (2013), Letteratura e controvalori. Critica e scritture nell’era del web (2014), Ariosto: i metodi e i mondi possibili (2016).

Pubblichiamo di seguito un estratto dalla premessa del volume.

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Se, come già diceva Paul Cézanne, «il colore è il luogo dove s’incontrano il nostro cervello e l’universo» (aforisma non a caso citato da Maurice Merleau Ponty nel suo L'occhio e lo spirito), allo stesso modo è lecito affermare che lo stile indirizza le propensioni biologiche a un’esigenza higher level, quella di rendere le forme convenzionali (i ritagliamenti introdotti nel continuum materiale, come le fisionomie dei corpi e degli oggetti) attrattive e capaci di veicolare nuclei di senso: un’operazione che può risultare conscia o inconscia, o forse, per usare una categoria inventata da Arthur Schnitzler, persino ‘medioconscia’, situandosi su un livello di transizione tra diverse dimensioni di coscienza che sembrerebbe il più adatto all’elaborazione artistica.

L’inserimento dei processi artistici in un continuum biologico-storico-culturale consente di spiegare meglio la componente essenziale per il cambiamento di status di un oggetto (non solo testuale, e non solo verbale) da semplice entità d’uso a opera adeguata per un riuso autonomo nel tempo. Grazie allo stile, inteso appunto come un’elaborazione higher level a partire da forme riconoscibili, non ci si limita a indicare sottili discrimini fra ciò che è creazione e ciò che rimane nel campo della scoperta o dell’invenzione ma si toccano i fondamenti del rapporto dell’artista con il mondo.

Alberto Casadei

Lopez premioL’Accademia di Storia dell’Arte Sanitaria ha conferito il premio letterario-scientifico 'Cesare Serono' a Francesco Lopez, autore del volume 'Democede di Crotone e Udjahorresnet di Saïs. Medici primari alla corte achemenide di Dario il Grande', pubblicato nel 2016 dalla Pisa University Press, la casa editrice dell'Università di Pisa.

La cerimonia di consegna si è svolta giovedì 25 gennaio a Roma, nella Sala Alessandrina del Complesso Monumentale di Santo Spirito, in occasione dell’inaugurazione del 98° anno accademico e nell’ambito di un importante congresso dedicato alla Storia delle vaccinazioni in Italia, alla presenza della ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, e della senatrice Maria Pia Garavaglia.

A consegnare il prestigioso riconoscimento sono stati il professor Gianni Iacovelli, presidente dell’Accademia, e il prof. Adelfio Elio Cardinale, presidente della Società Italiana di Storia della Medicina e vice-presidente del Consiglio Superiore di Sanità.

cover democedeIl premio, intitolato al senatore Cesare Serono (1871-1952), rappresenta il massimo riconoscimento in Italia per gli studi di Storia della Medicina.

La pubblicazione di Francesco Lopez, che nasce da un progetto dell’Università di Pisa in collaborazione con i Musei Vaticani, si è distinta per aver aperto nuovi e fecondi orizzonti di ricerca nello studio della storia dell’arte medica tra Oriente e Occidente nel VI sec. a.C., proponendo per la prima volta la disamina comparata dei ‘medici personali’ del re dei Persiani Dario I, l’uno Democede di Crotone, magnogreco, e l’altro Udjahorresnet di Sais, egizio.

L’Accademia di Storia dell’Arte Sanitaria, una delle più illustri istituzioni culturali internazionali di Storia della Medicina, ha origini molto antiche. Fondata nel 1922 sotto l’egida dei ministeri della Salute e della Difesa, ha raccolto l’eredità dell’Accademia Romana di Medicina che aveva sede sin dal XVII secolo nell’ospedale Santo Spirito di Roma. Costituita in Ente Morale, l’Accademia svolge attività culturali e scientifiche con la finalità di contribuire alla diffusione e l’incremento degli studi storici dell’arte sanitaria.

Provengono tutti dalla Scuola di Ingegneria i progetti di ricerca selezionati nell’ambito della sesta call del MIT-UNIPI Project, l'iniziativa che dal 2012 promuove collaborazioni tra gruppi di ricerca dell'Università di Pisa e del Massachusetts Institute of Technology (MIT). Tra le 8 proposte arrivate, ne sono state selezionate 5 per un finanziamento totale di 40.000 euro. Le ricerche sono tutte ad alto contenuto tecnologico e riguardano ambiti di forte innovazione: si va dallo sviluppo di dispositivi tattili per l’assistenza a ipovedenti nella deambulazione, alla progettazione di smart drive sicuri e sostenibili per veicoli elettrici; dallo studio di nuove interfacce aptiche che migliorino la percezione tattile umana, all’ideazione di reti elettrificate basate su energie rinnovabili per paesi in via di sviluppo, fino allo studio di nuove metodologie per migliorare le performance dei processi di servizio in ambito sanitario.

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Dall’avvio della collaborazione con Boston sono stati finanziati 43 progetti per un totale di circa 300.000 euro. Le attività dei progetti, coordinate da un Principal Investigator (PI) della nostra Università e da uno del MIT, si svolgeranno da gennaio 2018 ad agosto 2019. Il contributo dell’Ateneo finanzia le spese di viaggio, vitto e alloggio del gruppo di ricerca pisano che si recherà a Boston. Analogamente il MIT finanzia le spese di viaggio, vitto e alloggio del suo gruppo di ricerca che si recherà a Pisa.

bianchi_pallottino_bicchi.jpgProvengono dal dipartimento di Ingegneria dell’informazione due dei progetti selezionati. Il primo, presentato da Matteo Bianchi, Lucia Pallottino e Antonio Bicchi, si intitola “Haptic Assistance in Autonomous Walking for Visually Impaired People”. Scopo del progetto è mettere a punto dispositivi tattili per il supportare persone ipovedenti e metterli in grado di passeggiare senza bisogno di ulteriori aiuti. Questo andrà così ad aumentare considerevolmente la loro autonomia personale, migliorando la qualità della loro vita, ma anche riducendo considerevolmente costi sociali e sanitari. Il dispositivo che verrà sviluppato sarà poco invasivo e indossabile, e basato su stimoli tattili che verranno forniti sulla base di dati visivi acquisiti da sistemi altrettanto poco invasivi, e guideranno la persona ipovedente in modo che eviti ostacoli e possa raggiungere il luogo di destinazione in modo sicuro, grazie all’integrazione ad alto livello di mappe e GPS.

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L’altro progetto del DII è di Sergio Saponara e si intitola “Modeling and Design of Safe and Sustainable Smart Drives for E-vehicles”. La ricerca intende fare fronte alla necessità di progettare e sviluppare nuove architetture per motori elettrici da applicare su veicoli, che assicurino alte prestazioni, affidabilità anche quando si trovano a operare in ambienti ostili, per esempio a causa di vibrazioni, variazioni di temperatura, umidità, interferenze elettromagnetiche, e, infine, garantiscano di poter risparmiare energia in modo efficiente. Verranno quindi messe a punto soluzioni innovative per motori elettrici e generatori compatti, energicamente efficienti, funzionali e sicuri, provvisti di sensoristica ed elettronica di controllo. Chiave per una progettazioni così complessa sarà l’integrazione con le competenze elevate sui motori elettrici del gruppo di ricerca del MIT.

rizzoGli altri tre progetti finanziati provengono invece dal dipartimento di Ingegneria dell'energia, dei sistemi, del territorio e delle costruzioni. Il primo, dal titolo "Electromagnetic/Magnetorheological Haptic Devices”, è stato presentato da Rocco Rizzo che, col suo team di ricerca, lavora alla progettazione di nuove interfacce aptiche basate sui fluidi magneto-reologici (MRF). Il progetto MIT-UNIPI ha lo scopo di rendere sinergiche le competenze del team pisano con quello del MIT diretto da Lynette Jones, impegnato in attività di ricerca nel campo della psicofisica tattile e del riconoscimento tattile e multisensoriale di oggetti. Lo scopo è migliorare la conoscenza scientifica della percezione tattile umana e sviluppare interfacce aptiche altamente innovative.

Fioriti_Poli_Giglioli_ok.jpgIl progetto di Davide Poli, Romano Giglioli e Davide Fioriti, dal titolo "Optimal Electrification Strategies for Rural Areas of Developing Countries through Mini-Grids: From Social Needs to Technical Sizing” mira a sviluppare tecniche ottimali di elettrificazione rurale basate non solo su aspetti energetici, ma anche sociali. Considerato che oltre un miliardo di persone oggi vivono senza elettricità nelle aree rurali dei paesi in via di sviluppo, il gruppo di ricerca studierà una soluzione tecnica molto promettente per favorire l'accesso di queste popolazioni all'energia elettrica. Creando una sinergia fra le competenze del MIT e quelle dell'Università di Pisa, i ricercatori lavoreranno per ideare e realizzare piccole reti isolate (mini-grid ibride), che utilizzano fonti rinnovabili disponibili in loco e sistemi di accumulo dell’energia.

aloini stefaniniInfine c’è il progetto di Davide Aloini e Alessandro Stefanini, dal titolo "Increasing Collaboration Among Healthcare Providers by studying Social Interactions", che ha l'obiettivo di migliorare le performance dei processi di servizio in ambito sanitario, studiando le dinamiche collaborative dei team di lavoro tramite approcci di tipo data-driven. La ricerca svilupperà e testerà sul campo modelli e metodologie innovative per l'analisi dei comportamenti organizzativi e delle dinamiche di processo, sfruttando le potenzialità offerte dai "Wearable Sensors" e le tecniche di "Process Mining" per l'analisi dei dati. A tale fine il team di ricerca lavorerà a contatto con i professori Thomas Malone e Peter Gloor del MIT Sloan School of Management.

dellorso2È scomparso all’età di 60 anni il professor Mauro Dell'Orso, docente di Fisica generale (nella foto a lato, attorniato dal suo gruppo di ricerca). Nato a Montreal nel 1957, e studente della Scuola Normale Superiore, laureato in Fisica a Pisa nel 1980, ha insegnato Fisica generale nelle Università di Catania e Pisa. Il professor Dell'Orso ha da sempre svolto la sua attività di ricerca in fisica subnucleare. Il suo lavoro nell'analisi dei dati, nel calcolo e nell'elettronica avanzata ha contribuito allo sviluppo delle conoscenze in fisica fondamentale, fra le quali la scoperta del quark "top" nell'esperimento CDF a Fermilab. Fra le varie cariche ricoperte ricordiamo la presidenza del Consiglio del corso di laurea in Fisica, l'incarico di coordinatore delle ricerche agli acceleratori di particelle della sezione di Pisa dell'istituto Nazionale di Fisica Nucleare e il ruolo di rappresentante italiano in ECFA (European Committee for Future Accelerators).

I funerali del professor Dell'Orso si terranno nella chiesa del Santo Sepolcro a Pisa giovedì 1 febbraio alle ore 9:30.

Pubblichiamo di seguito il ricordo del professor Mauro Dell'Orso scritto dal professor Giovanni Batignani, ordinario di Fisica sperimentale ed ex direttore della sezione di Pisa dell”INFN.

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Il mio ricordo di Mauro Dell'Orso, prematuramente scomparso, è quello di un coetaneo che ha svolto la missione di ricerca scientifica e di insegnamento universitario con successo ed in modo esemplare.
Nato a Montreal (Canada) nel 1957, laureato in fisica con lode a Pisa nel 1980, Mauro ha dedicato la sua vita alla ricerca dei costituenti "ultimi" della materia nelle interazioni nei collisori adronici, gli acceleratori di particelle caratterizzati dalle maggiori energie. Si è inserito e ha fondato gruppi di ricerca che hanno sviluppato le tecnologie necessarie: dai primi rivelatori a semiconduttore ad altissima risoluzione spaziale, a raffinati metodi di calcolo per individuare eventi rarissimi in ambienti ostili (il classico "ago nel pagliaio"), ai dispositivi integrati VLSI full-custom ed ai sistemi per ricostruzione di eventi in tempo reale. La sua genialità e la sua passione hanno contribuito a risultati di prestigio, uno per tutti la scoperta negli anni '90 del quark "top" nell'esperimento CDF a Fermilab. Instancabile, attualmente proseguiva con coerenza e continuità le sue ricerche nell'esperimento ATLAS al CERN, ed era anche leader del progetto europeo FTK per la ricostruzione on-line delle traiettorie delle particelle cariche prodotte negli urti ad altissima energia.

Tuttavia non è solo la attività di ricerca il motivo per cui era molto apprezzato nel nostro Ateneo. Per oltre trenta anni gli studenti di Fisica e di Ingegneria di Pisa lo hanno potuto avere come docente nei corsi di Fisica di base, corsi che lasciano una impronta indelebile nella formazione, e per i quali Mauro ha sempre dedicato il meglio di sé stesso, senza risparmio e ben oltre i semplici doveri didattici fino a quando le forze glielo hanno concesso. Con la convinzione che la didattica universitaria debba essere caratterizzata a tutti i livelli da una inscindibile e profonda connessione con le attività di ricerca, è stato presidente dei corsi di studio in Fisica e coordinatore della programmazione didattica. La sua disponibilità ad assumere funzioni di responsabilità e la sua dedizione sono difficilmente immaginabili per chi non lo abbia conosciuto personalmente.

A tutti noi che condiviamo i suoi ideali ed i suoi obiettivi di progresso nella ricerca e nello sviluppo dell'istruzione lascia un magnifico ricordo ed un grande vuoto.

A Paola, sua compagna nella vita e nella ricerca scientifica, alla figlia Anna, ai familiari tutti, vanno le nostre più sentite condoglianze.

Giovanni Batignani
Professore di Fisica sperimentale

Per la prima volta un team di ricercatori ha rivelato il meccanismo che permette alla quinoa di resistere all’esposizione ai raggi ultravioletti estremi consentendo a questa pianta di sopravvivere molto più a lungo rispetto ad altre specie erbacee.

Lo studio è stato finanziato dalla Schlumberger Foundation a Thais Huarancca Reyes, assegnista dell'Università di Pisa, nell’ambito del programma “Faculty for the Future”. A coordinare il gruppo è stato Lorenzo Guglielminetti del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell’Università di Pisa che ha lavorato insieme alle colleghe Antonella Castagna e Annamaria Ranieri e in collaborazione con Andrea Scartazza del CNR ed Eric Cosio Caravasi della Pontificia Università Cattolica del Perù. I risultati della ricerca sono stati appena pubblicati in un articolo su “Scientific Reports, una delle riviste del gruppo Nature.

 

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Pianta di quinoa (Chenopodium quinoa Willd)


“Negli ultimi anni gli studi incentrati sulla percezione e sulla risposta ai raggi ultravioletti sono decisamente aumentati, un interesse legato anche alla riduzione dello strato di ozono nell’atmosfera degli ultimi decenni – ha spiegato il professore Lorenzo Guglielminetti - ma ricerche approfondite sulla risposta di una pianta adattata a esposizioni ultraviolette estreme, come la quinoa, non erano ad oggi ancora disponibili”.

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Lorenzo Guglielminetti e Thais Huarancca Reyes

 

In particolare, i ricercatori hanno indagato le reazioni di difesa che la quinoa, una pianta sempre più utilizzata per le preziose qualità nutrizionali e nutraceutiche dei suoi semi, mette in atto per rispondere a dosi elevate di raggi ultravioletti di tipo B. Lo studio ha quindi messo in luce gli adattamenti metabolici e fisiologici grazie ai quali la quinoa riesce a rallentare i processi degenerativi (diretti ed indiretti) tipici dello stress da raggi ultravioletti e che garantiscono a questa pianta una sopravvivenza più lunga rispetto ad altre analoghe specie erbacee.

“La comprensione di queste caratteristiche – ha concluso Lorenzo Guglielminetti - non riveste solamente un interesse scientifico, ma apre anche scenari applicativi per il miglioramento genetico di altre colture agrarie in risposta allo stress da raggi ultravioletti”.

 

Vitantonio Di BelloLunedì 29 gennaio ci ha lasciati, dopo pochi mesi di malattia, il professor Vitantonio Di Bello. Aveva 66 anni ed era associato di Cardiologia all’'Università di Pisa, al dipartimento di Patologia chirurgica, medica, molecolare e dell'area critica. In Aoup dirigeva invece la sezione dipartimentale di Cardio-angiologia, succedendo al professor Alberto Balbarini.

Pur consapevole della gravità della sua patologia, si è dedicato al suo lavoro fino a pochi giorni fa, impegnando tutte le sue residue energie nell’'organizzazione di un convegno internazionale sull’”'imaging cardiovascolare”, tema a lui molto caro, che si è tenuto la scorsa settimana, purtroppo senza la sua partecipazione.

Grande studioso, specializzato oltreché in Cardiologia, anche in Medicina dello sport e Medicina nucleare, in questi anni aveva concentrato i suoi interessi scientifici e il filone delle sue ricerche, come detto, nel campo dell'’imaging cardiaca e delle innovazioni sempre più avanzate in questo specifico settore. Dalla scorsa estate ricopriva anche l’incarico di direttore del Cirhta-Centro interdipartimentale per la ricerca in health technology assessment, una delle prime strutture in Italia ad occuparsi di valutazione delle tecnologie medicali in sanità. Il professor Di Bello era anche membro di numerose società scientifiche: la Società italiana di Cardiologia, la Società italiana di Cardiologia dello sport, il Gruppo italiano di Cardiologia nucleare, la Società italiana di Ecografia cardiovascolare (per la quale ha ricoperto anche la carica di presidente), l’'American Institute of Ultrasound in Medicine, l’'American Society of Nuclear Cardiology, l’'American Society of Echocardiography.

La sua prematura scomparsa rappresenta, per tutti i suoi allievi, la perdita di un importante punto di riferimento professionale e umano. La porta del professor Di Bello infatti è sempre stata aperta per tutti i suoi collaboratori, che ha sempre sostenuto e incoraggiato anche negli ultimi giorni di vita. La sua passione per il ragionamento clinico e la ricerca è testimoniata dall’'affetto dei suoi pazienti e di tutti i suoi allievi, che hanno ammirato la tenacia, la serenità, il coraggio e la dignità con cui ha affrontato la malattia: il loro impegno è quello di portare avanti l’'attività assistenziale e di ricerca, come lui ha insegnato. (fonte: Ufficio Stampa AOUP)

L'Università di Pisa si associa al personale del dipartimento Cardio-toraco-vascolare dell’'Aoup e alla Direzione aziendale, nello stringersi intorno alla famiglia e ai colleghi della sua struttura per esprimere le più sentite condoglianze.

Un sentito messaggio di cordoglio, firmato dai professori Emanuele Neri, Simone Lazzini, Luca Anselmi e dall'ing. Massimo Mancino, arriva dal CIRHTA:  «A nome dei componenti del Centro Interdipartimentale per la Ricerca in Health Technology Assessment (CIRHTA) ci uniamo al cordoglio della Comunità Accademica per la prematura scomparsa del Direttore, il Prof. Vitantonio di Bello. Il Prof. Di Bello aveva da alcuni mesi assunto l’incarico di Direzione con grande entusiasmo e progettualità. La sua prematura scomparsa ci addolora profondamente e lascia un vuoto incolmabile nel CIRHTA:».

 

 

 

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