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Comunicati stampa

Un innovativo laser in grado di emettere un fascio molto focalizzato è stato ottenuto grazie alla duplice natura delle onde Terahertz. Lo studio è stato pubblicato su Light: Science & Applications da un gruppo di ricercatori dell’Istituto nanoscienze del Consiglio nazionale delle ricerche (Nano-Cnr) e dell’Università di Pisa, in collaborazione con la Scuola normale superiore (Sns) e l’Università di Cambridge. Le onde Terahertz, che penetrano facilmente plastica, vestiti e altri materiali, sono una nuova frontiera della radiologia applicata alla rilevazione di armi o agenti biologici nascosti, o per evidenziare difetti nei materiali, negli imballaggi o nelle opere d'arte.

Laboratori CNR SNS

Le Terahertz sono onde elettromagnetiche 'vicine' alle microonde e all’infrarosso e hanno una natura ibrida: si propagano sia con le proprietà delle onde - come le onde radio – sia con quelle dei raggi di luce. Per questo è possibile manipolarle combinando le tecniche di questi due campi, sia con antenne che con lenti o specchi. È quanto è stato fatto nel nuovo laser, da Luca Masini, Alessandro Pitanti, Lorenzo Baldacci, Miriam Vitiello di Nano-Cnr, coordinati da Alessandro Tredicucci (foto in basso) dell'Università di Pisa, con l'obiettivo di generare un fascio di onde Terahertz altamente collimato da superare i limiti imposti dai microlaser disponibili finora.

"L’idea originale è quella di utilizzare in un unico dispositivo le due anime della radiazione Terahertz: quella ereditata dalla luce e quella proveniente dalle microonde - spiega Luca Masini di Nano-Cnr e Sns - Infatti, per generare la radiazione il dispositivo la tratta come fosse luce, usando un disco di materiale artificiale composto da strati di semiconduttore, mentre per diffonderla verso l'esterno la manipola come un’onda, utilizzando un'antenna in oro integrata nel dispositivo. Il risultato è un'emissione verticale e molto focalizzata che permette di impiegare questo laser in apparecchiature per analisi spettroscopica di materiali e di integrarlo nei nuovi laboratori miniaturizzati, i cosiddetti Lab-On-a-Chip".

Le onde Terahertz, considerate i raggi X del futuro per le grandi potenzialità di imaging (dai body scanner alla rivelazione di veleni, alle recenti applicazioni per il risparmio idrico), unite a bassi rischi per la salute, sono tra le frontiere della fotonica.

Alessandro Tredicucci inside


"Generare radiazione Terahertz ha rappresentato una sfida scientifica per molti anni - commenta Alessandro Tredicucci, pioniere di questo settore - ora la nuova sfida è farne una tecnologia, con dispositivi sempre meno complessi. Il nostro laser, che per la prima volta utilizza un approccio ibrido, va in questa direzione poiché permette di miniaturizzare il dispositivo e ridurre i consumi necessari per il funzionamento". Il laser è stato sviluppato nell’ambito del progetto europeo ERC SouLMan coordinato da Alessandro Tredicucci.

 

Un innovativo laser in grado di emettere un fascio molto focalizzato è stato ottenuto grazie alla duplice natura delle onde Terahertz. Lo studio è stato pubblicato su Light: Science & Applications da un gruppo di ricercatori dell’Istituto nanoscienze del Consiglio nazionale delle ricerche (Nano-Cnr) e dell’Università di Pisa, in collaborazione con la Scuola normale superiore (Sns) e l’Università di Cambridge. Le onde Terahertz, che penetrano facilmente plastica, vestiti e altri materiali, sono una nuova frontiera della radiologia applicata alla rilevazione di armi o agenti biologici nascosti, o per evidenziare difetti nei materiali, negli imballaggi o nelle opere d'arte.
Le Terahertz sono onde elettromagnetiche 'vicine' alle microonde e all’infrarosso e hanno una natura ibrida: si propagano sia con le proprietà delle onde - come le onde radio – sia con quelle dei raggi di luce. Per questo è possibile manipolarle combinando le tecniche di questi due campi, sia con antenne che con lenti o specchi. È quanto è stato fatto nel nuovo laser, da Luca Masini, Alessandro Pitanti, Lorenzo Baldacci, Miriam Vitiello di Nano-Cnr, coordinati da Alessandro Tredicucci dell'Università di Pisa, con l'obiettivo di generare un fascio di onde Terahertz altamente collimato da superare i limiti imposti dai microlaser disponibili finora.
"L’idea originale è quella di utilizzare in un unico dispositivo le due anime della radiazione Terahertz: quella ereditata dalla luce e quella proveniente dalle microonde - spiega Luca Masini di Nano-Cnr e Sns - Infatti, per generare la radiazione il dispositivo la tratta come fosse luce, usando un disco di materiale artificiale composto da strati di semiconduttore, mentre per diffonderla verso l'esterno la manipola come un’onda, utilizzando un'antenna in oro integrata nel dispositivo. Il risultato è un'emissione verticale e molto focalizzata che permette di impiegare questo laser in apparecchiature per analisi spettroscopica di materiali e di integrarlo nei nuovi laboratori miniaturizzati, i cosiddetti Lab-On-a-Chip".
Le onde Terahertz, considerate i raggi X del futuro per le grandi potenzialità di imaging (dai body scanner alla rivelazione di veleni, alle recenti applicazioni per il risparmio idrico), unite a bassi rischi per la salute, sono tra le frontiere della fotonica.
"Generare radiazione Terahertz ha rappresentato una sfida scientifica per molti anni - commenta Alessandro Tredicucci, pioniere di questo settore - ora la nuova sfida è farne una tecnologia, con dispositivi sempre meno complessi. Il nostro laser, che per la prima volta utilizza un approccio ibrido, va in questa direzione poiché permette di miniaturizzare il dispositivo e ridurre i consumi necessari per il funzionamento". Il laser è stato sviluppato nell’ambito del progetto europeo ERC SouLMan coordinato da Alessandro Tredicucci.

Martedì, 06 Giugno 2017 07:54

Pixel a 45 giri

"Pixel a 45 giri" è titolo dell’installazione musicale che sarà inaugurata giovedì 8 giugno alle 17,30 nella Gipsoteca di arte antica dell’Università di Pisa (Piazza S. Paolo All'Orto, 20, Pisa). Nata da un progetto HMR & GAP Record Store e realizzata da Giovanni Cignoni e Alessandro Magnani, l’installazione rende omaggio al mondo dei 45 giri. In mostra ci sono 126 copertine che, come dei pixel, compongono la scritta “Prima dell’MP3” per raccontare 40 anni di musica.
“Le copertine, tutte appartenenti al mercato italiano, più che per il brano sono state scelte perché graficamente interessanti o bizzarre – spiegano gli organizzatori - Il contrasto fra la forma digitale e i materiali analogici e la realizzazione sospesa, come i brani che si scaricano dalla nuvola di internet, costituiscono poi ulteriori elementi di curiosità e spunti di riflessione”.
Dopo l’inaugurazione della mostra seguirà un brindisi.

Martedì, 06 Giugno 2017 07:39

Cosa c'è dopo la dodicesima notte?

Il 10 giugno alle 21, nell'aula am2, Largo Bruno Pontecorvo, si tiene lo spettacolo teatrale "Cosa c'è dopo la dodicesima notte? Il teatro oltre Shakespeare"con Vittorio Giannitelli.

Un viaggio oltre il teatro elisabettiano, raccontato da Giannitelli con un soundtrack electro swing.

Una commedia di scambi di identità, di amori e inganni, rielaborata in chiave moderna: Olivia si innamora di Cesario, che in realtà è la bella Viola, travestita da uomo per lavorare alla corte del duca di Orsino, di cui è anche lei innamorata. Uno spettacolo teatrale per sensibilizzare la popolazione studentesca alle tematiche di genere.

L'evento è organizzato dall'Associazione Pisa Città di Frontiera con i contributi per le attività studentesche autogestite dell'Università di Pisa.

Info:
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Dal 29 maggio al 1 giugno, l'Università di Pisa ha ospitato 24 docenti provenienti da prestigiosi atenei e centri di ricerca asiatici (Vietnam, Tailandia e Cambogia) per una training week sulle nuove tecnologie applicate alla didattica accademica e alla formazione, nell'ambito del Progetto Asifood, finanziato dall’Erasmus+ (azione "Capacity Building”). Il progetto, coordinato dall'Istituto Nazionale di Studi avanzati sull'Agricoltura SupAgro di Montpellier e localmente dalla professoressa Alessandra Guidi, ha la finalità di riqualificare le competenze relative alla sicurezza alimentare delle citate istituzioni e la creazione di moduli didattici da inserire nei percorsi di master fruibili a livello regionale in area ASEAN. Per questo motivo, oltre alle specifiche tematiche della sicurezza alimentare che coinvolgono il dipartimento di Scienze veterinarie, sono stati coinvolti anche altri dipartimenti che hanno fornito le competenze sulle nuove metodologie d'insegnamento supportate da strumenti tecnologici innovativi funzionali alla costruzione di percorsi di formazione reticolari su scala regionale, in grado di far dialogare paesi e istituzioni tra loro molto distanti.

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Sui temi della formazione e dell'innovazione tecnologica, sono stati coinvolti la professoressa Daria Coppola del dipartimento di il Filologia, Letteratura e Linguistica, coordinatrice delle attività della training week, che è intervenuta su "Technology in higher education and training”, "Cooperative Mobile”, "Technology and language teaching"; il professor Stefano Giordano del dipartimento di Ingegneria dell'Informazione, che ha parlato di "Internet of things”, "Remote Instrumentation for e-Science”, "The virtual lab"; il professor Marco Guidi del dipartimento di Economia e Management, che ha presentato l'E-Learning System dell’Università di Pisa e si è soffermato su "How to build a lesson" (video recording, the webinar) e sul "Blended learning"; il professor Julien Rose dell'Istituto Nazionale di Studi Superiori SupAgro di Montpellier, che è intervenuto su Technology and science education. Sui temi più specifici della sicurezza alimentare, sono intervenuti Alessandra Guidi, "The Food Area at UNIPI” e Francesco Di Iacovo "Innovative learning methods in rural development studies”. Ad alcune attività hanno partecipato anche gli studenti del corso di Comunicazione della professoressa Coppola, i quali hanno potuto commentare, in diretta, un video, realizzato in collaborazione con il team E-Learning events di UNIPI, che li riprende in aula, mentre lavorano in gruppo utilizzando la tecnologia mobile. Hanno inoltre collaborato il professor Mario Meola (Area Medica), la professoressa Luisa Panichi (Centro linguistico di UNIPI) e la dottoressa Priscilla d'Amico (dipartimento di Scienze Veterinarie).

Nel corso della settimana, gli ospiti hanno potuto visitare il centro di eccellenza ENDOCAS, diretto dal professor Mauro Ferrari del dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia e il Laboratorio di Cultura Digitale, diretto dalla professoressa Enrica Salvatori del dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere.
Gli altri partners europei del progetto sono l'Institut agronomique, vétérinaire et forestier de France, l'University of Liège e l'University of Natural Resources and Life Sciences di Vienna. I Partners asiatici sono l'Asian Institute of Technology, Vietnam National University of Agriculture, Institute of Technology of Cambodia, Kasetsart University, Prince of Songkla University, Royal University of Agriculture, Nong Lam University, Hanoi University of Science and Technology.

Lunedì, 05 Giugno 2017 09:16

I cavalli sanno riconoscersi allo specchio?

Riconoscersi allo specchio è una prerogativa degli esseri umani e di poche altre specie, come scimmie antropomorfe, elefanti asiatici, delfini e gazze, una capacità che presuppone una coscienza di sé e specifiche competenze cognitive e percettive. Il comune denominatore di queste specie è un cervello complesso, che spesso corrisponde a un sistema sociale altrettanto complesso. A partire da queste premesse quattro ricercatori del Dipartimento di Scienze Veterinarie e Museo di Storia Naturale dell'Università di Pisa, Paolo Baragli, Elisa Demuru, Chiara Scopa ed Elisabetta Palagi, hanno lanciato una nuova sfida scientifica per capire se anche i cavalli sono capaci di riconoscersi allo specchio. I risultati dello studio pilota sono stati pubblicati in un articolo uscito sulla rivista PlosOne e saranno presentati al pubblico in un incontro divulgativo che si svolgerà il 9 giugno alle 16.30 al Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa (via Roma 79, Calci).

cavallo


Abbiamo selezionato il cavallo non solo in quanto animale sociale capace di riconoscere individualmente gli esseri umani e i propri simili con modalità multisensoriali – spiega Paolo Baragli – ma soprattutto per il ruolo che questa specie ha svolto e svolge in condivisione con l'uomo, in ambito produttivo, ludico-sportivo e terapeutico grazie agli Interventi Assistiti con Animali, genericamente indicati con il termine di Pet Therapy”. “Inoltre la capacità di riconoscersi allo specchio è da considerare elemento predeterminante in forme sociali complesse sia dal punto di vista cognitivo che empatico” – aggiunge Elisabetta Palagi.

Per realizzare l’esperimento i ricercatori hanno utilizzato il mark test, una tecnica messa a punto e usata per i primati che consiste nell’applicare una marcatura colorata su un punto del corpo che l'animale può vedere solo con l'aiuto di una superficie riflettente. In questo modo il soggetto, se capace di riconoscersi, attua una serie di comportamenti volti a interagire con il segno, provando ad esempio a grattarlo via. Come controllo si applica una marcatura trasparente, invisibile, che garantisce la stessa sensazione tattile della marcatura colorata, senza però fornire alcuno stimolo visivo.

I risultati hanno rivelato che tre cavalli su quattro interagivano con la marcatura, grattandosi più frequentemente la guancia sinistra quando su essa era presente il segno colorato rispetto a quando la stessa guancia era marcata con il segno trasparente. Inoltre, uno dei tre cavalli ha mostrato un forte interesse anche quando il segno colorato era sulla guancia destra.

Questi risultati non confermano appieno la capacità di riconoscersi allo specchio nel cavallo – specifica Elisabetta Palagi - tuttavia l'accurata video analisi ha rivelato la presenza di particolari comportamenti che i soggetti mettevano in atto esclusivamente davanti alla superficie riflettente; ad esempio, subito dopo aver esplorato la loro immagine riflessa, i cavalli guardavano dietro lo specchio, come a voler verificare l'assenza o la presenza di un altro individuo”.

A partire da questo studio pilota, i ricercatori intendono quindi sciogliere le riserve sulla capacità di auto-riconoscimento dei cavalli individuando una nuova metodologia sperimentale adatta a questi animali. Il mark test infatti è stato concepito per le grandi scimmie antropomorfe, animali con elevate capacità manipolatorie di cui i cavalli sono privi.

“La difficoltà di rimuovere la marcatura potrebbe indurre nei cavalli stati d'ansia e frustrazione che inevitabilmente ridurrebbero la motivazione a rimuovere il segno colorato, nonostante questo possa essere perfettamente percepito come presente sul proprio corpo – spiega Paolo Baragli - Abbiamo già eseguito dei nuovi test su un campione più numeroso presso il centro Addestramento Etologico (San Marcello Pistoiese) apportando modifiche al disegno sperimentale in modo da tenere conto delle specificità anatomiche dei cavalli e presto inizieremo l’analisi dei dati raccolti”.

Ne hanno parlato:

La Nazione Pisa
Il Tirreno
Il Tirreno Pisa
Larepubblica.it
Lastampa.it
Ilsole24ore.com
Fanpage.it
Agi.it
Nationalgeographic.it
Cavallomagazine.it
Controradio.it
Quotidiano.net
Pisainformaflash.it
Informazione.it
Intoscana.it
Greenreport.it
Il Ruggito del Coniglio (Rai Radio2)

 

 

Fra i migliori giovani ricercatori al mondo in oncologia premiati al congresso dell'American Society of Clinical Oncology che si sta svolgendo a Chicago in questi giorni, dal 2 al 6 giugno, c’è anche Daniele Rossini specializzando dell’Università di Pisa in Oncologia medica presso l’Azienda ospedaliero-universitaria pisana.

daniele rossini

Daniele (foto), 29 anni, è il più giovane fra i nove italiani premiati con il Conquer Cancer Foundation Merit Award, un riconoscimento assegnato ogni anno ai primi autori di lavori che portano ad un sostanziale avanzamento nel proprio settore di studi. Il ricercatore pisano, ora in America al convegno, si occupa del tumore retto metastatico in collaborazione con il Gruppo oncologico nord-ovest e sotto la guida del professore Alfredo Falcone e della dottoressa Chiara Cremolini.

In particolare, Daniele Rossini ha studiato la messa a punto di uno schema terapeutico per i malati di cancro al colon-retto metastatico che dopo un primo ciclo di trattamento subiscono una recidiva della malattia.

Ne hanno parlato:

Il Corriere della Sera
Ansa (english)
Repubblica.it
Corriere.it

 

Mercoledì 7 giugno, alle ore 21.15, nella chiesa monumentale di Santa Caterina avrà luogo il diciottesimo concerto annuale del Coro dell’Università di Pisa, l’ormai tradizionale grande evento musicale che l’Ateneo pisano offre nel Giugno Pisano ai propri studenti, alla comunità accademica e a tutta la cittadinanza. Il Coro, composto di circa 140 elementi, nella gran parte studenti, ma anche docenti e personale amministrativo e tecnico dell’Università di Pisa, è molto amato e seguito in città ed ha al suo attivo numerosi concerti, in Italia e all’estero. Per scelta formativa il suo repertorio è variegato e attraversa diversi generi ed epoche, dalla musica barocca a quella classica e contemporanea, fino al musical.
“Con questo concerto – dice il Maestro, Stefano Barandoni – il Coro torna alla musica sacra dopo essersi più recentemente cimentato in brani di tipo operistico e nel musical americano di Gershwin e Bernstein: esplorare i diversi generi musicali rappresenta infatti, soprattutto per i giovani, una valida scelta formativa”.
Il programma è interamente incentrato sul compositore romantico Franz Schubert, del quale saranno eseguiti il Magnificat D 486 e l’oratorio Stabat Mater D 383. “Lo Stabat Mater di Schubert si distacca dalla tradizione colta e popolare che dal XIII secolo in poi si esprime in numerosissime versioni - afferma Maria Antonella Galanti, coordinatrice del Centro di Ateneo per la diffusione della cultura e della pratica musicale - perché il punto focale della drammaticità non è più la sola Maria, la madre straziata dal dolore, ma l’ultimo abbraccio con il figlio morente. Attraverso il filtro dello sguardo di lei tutti noi, indipendentemente dall’essere donne o uomini, ci sentiamo in qualche modo madri, per lo sconforto sbigottito che sempre ci genera la morte innocente”.
Insieme al Coro dell’Università di Pisa si esibiranno il soprano Sonia Ciani, il contralto Sara Bacchelli, il tenore Artemy Nagy e il baritono Michele Pierleoni, mentre l’accompagnamento è affidato alla Tuscan Chamber Orchestra. Dirigerà il maestro Stefano Barandoni. Il concerto è patrocinato dal Comune e dall’Arcidiocesi di Pisa ed è realizzato in collaborazione con Associazione Culturale Italo Tedesca, Goethe Institut, Parrocchia di Santa Caterina d’Alessandria e Fondazione Teatro di Pisa. L’ingresso è libero.

Lunedì, 05 Giugno 2017 08:44

I cavalli sanno riconoscersi allo specchio?

Riconoscersi allo specchio è una prerogativa degli esseri umani e di poche altre specie, come scimmie antropomorfe, elefanti asiatici, delfini e gazze, una capacità che presuppone una coscienza di sé e specifiche competenze cognitive e percettive. Il comune denominatore di queste specie è un cervello complesso, che spesso corrisponde a un sistema sociale altrettanto complesso. A partire da queste premesse quattro ricercatori del Dipartimento di Scienze Veterinarie e Museo di Storia Naturale dell'Università di Pisa, Paolo Baragli, Elisa Demuru, Chiara Scopa ed Elisabetta Palagi, hanno lanciato una nuova sfida scientifica per capire se anche i cavalli sono capaci di riconoscersi allo specchio. I risultati dello studio pilota sono stati pubblicati in un articolo uscito sulla rivista PlosOne (http://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0176717) e saranno presentati al pubblico in un incontro divulgativo che si svolgerà il 9 giugno alle 16.30 al Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa (via Roma 79, Calci).
“Abbiamo selezionato il cavallo non solo in quanto animale sociale capace di riconoscere individualmente gli esseri umani e i propri simili con modalità multisensoriali – spiega Paolo Baragli – ma soprattutto per il ruolo che questa specie ha svolto e svolge in condivisione con l'uomo, in ambito produttivo, ludico-sportivo e terapeutico grazie agli Interventi Assistiti con Animali, genericamente indicati con il termine di Pet Therapy”. “Inoltre la capacità di riconoscersi allo specchio è da considerare elemento predeterminante in forme sociali complesse sia dal punto di vista cognitivo che empatico” – aggiunge Elisabetta Palagi.
Per realizzare l’esperimento i ricercatori hanno utilizzato il mark test, una tecnica messa a punto e usata per i primati che consiste nell’applicare una marcatura colorata su un punto del corpo che l'animale può vedere solo con l'aiuto di una superficie riflettente. In questo modo il soggetto, se capace di riconoscersi, attua una serie di comportamenti volti a interagire con il segno, provando ad esempio a grattarlo via. Come controllo si applica una marcatura trasparente, invisibile, che garantisce la stessa sensazione tattile della marcatura colorata, senza però fornire alcuno stimolo visivo.
I risultati hanno rivelato che tre cavalli su quattro interagivano con la marcatura, grattandosi più frequentemente la guancia sinistra quando su essa era presente il segno colorato rispetto a quando la stessa guancia era marcata con il segno trasparente. Inoltre, uno dei tre cavalli ha mostrato un forte interesse anche quando il segno colorato era sulla guancia destra.
“Questi risultati non confermano appieno la capacità di riconoscersi allo specchio nel cavallo – specifica Elisabetta Palagi - tuttavia l'accurata video analisi ha rivelato la presenza di particolari comportamenti che i soggetti mettevano in atto esclusivamente davanti alla superficie riflettente; ad esempio, subito dopo aver esplorato la loro immagine riflessa, i cavalli guardavano dietro lo specchio, come a voler verificare l'assenza o la presenza di un altro individuo”.
A partire da questo studio pilota, i ricercatori intendono quindi sciogliere le riserve sulla capacità di auto-riconoscimento dei cavalli individuando una nuova metodologia sperimentale adatta a questi animali. Il mark test infatti è stato concepito per le grandi scimmie antropomorfe, animali con elevate capacità manipolatorie di cui i cavalli sono privi.
“La difficoltà di rimuovere la marcatura potrebbe indurre nei cavalli stati d'ansia e frustrazione che inevitabilmente ridurrebbero la motivazione a rimuovere il segno colorato, nonostante questo possa essere perfettamente percepito come presente sul proprio corpo – spiega Paolo Baragli. Abbiamo già eseguito dei nuovi test su un campione più numeroso presso il centro Addestramento Etologico (San Marcello Pistoiese) apportando modifiche al disegno sperimentale in modo da tenere conto delle specificità anatomiche dei cavalli e presto inizieremo l’analisi dei dati raccolti”.

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