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Pisa, 24 aprile 2024 – Il dipartimento di Scienze agrarie dell'Università di Pisa ha siglato un accordo con Fastweb, Zelari Piante e Netsens avviando un’importante collaborazione per l’implementazione di un progetto centrato sulla sostenibilità ambientale e produttiva, e che grazie alla digitalizzazione dei processi e all’utilizzo di tecnologie comel’Edge Computing ed il 5G, mira a ottimizzare l’uso delle risorse nei vivai e a produrre piante più sane e resistenti, riducendo il consumo idrico e l’impiego di fertilizzanti e agrofarmaci.

VINSTEIN, promosso con un bando della Regione Toscana volto a rafforzare i processi di transizione green e finanziato con le risorse del Fondo Sociale Europeo+ 2021-2027 (FSE+), conta su un mix unico di competenze scientifiche, industriali e digitali. Ideato dal Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell’Università di Pisa, di cui fanno parte il Dott. Lorenzo Cotrozzi, docente di patologia vegetale e responsabile scientifico del progetto, e il Prof. Luca Incrocci, docente di orticoltura e floricoltura, VINSTEIN vede la compartecipazione dell’Istituto di Ricerca sugli Ecosistemi Terrestri del Consiglio Nazionale delle Ricerche, dell’Associazione Toscana Costitutori Viticoli (TOS.CO.VIT) e della stessa Zelari Piante, azienda leader del vivaismo italiano, dove verranno concentrate le attività sperimentali. Il progetto, grazie anche al Project Work dell’Ing. Angelo Di Mauro, allievo del Master “Sviluppo Sostenibile e Cambiamento Climatico”, dell’Università di Pisa, ha trovato il sostegno tecnologico di Fastweb e Netsens, rafforzando l’ambizione di migliorare l’efficienza operativa e ridurre l’impatto ambientale nel settore del vivaismo, facendo leva su sensoristica avanzata, piattaforme Edge Computing, rete 5G e applicazioni software intelligenti.

 

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Nel concreto, l’accordo prevede la creazione di un ‘AgriLab’ in cui verrà testata e validata la soluzione I.o.T. di Agricoltura 4.0 che rappresenterà la prima e sinora unica soluzione in Italia specifica per l’ambito vivaistico. L’Agrilab sarà costituito da tre siti sperimentali: due presso sedi universitarie di Pisa e uno all’interno del vivaio Zelari di Pistoia, nella sede storica di produzione dal 1953, dove potranno essere effettuate le validazioni dei sistemi I.o.T. sviluppati dai partner.

L’iniziativa si concentra su due aspetti: da un lato, l’utilizzo e l’implementazione di sensori iperspettrali per il monitoraggio delle condizioni di salute delle piante e la valutazione dei genotipi più resistenti e dell’adeguatezza delle pratiche di gestione, dall’altro, lo sviluppo e validazione di un “Decision Support Systems (DSS)”, una piattaforma che supporterà i vivaisti nel prendere decisioni più efficienti nell’ambito della gestione delle coltivazioni, per monitorare in tempo reale e prevenire, attraverso algoritmi di intelligenza artificiale, condizioni di stress causate da fattori biotici e abiotici, quali agenti patogeni e carenze idriche e nutrizionali.

Netsens, azienda italiana che produce sistemi di monitoraggio per agricoltura, meteorologia, ambiente e info mobilità, fornirà gran parte della sensoristica agro-ambientale e il know-how per lo sviluppo del DSS.
Fastweb, tra i principali operatori di telecomunicazioni in Italia e azienda da sempre impegnata nel favorire la digitalizzazione del Paese, metterà a disposizione la sua infrastruttura di rete e una innovativa piattaforma tecnologica I.o.T. progettata per facilitare la connessione, il monitoraggio e il controllo dei dispositivi intelligenti connessi in 5G, oltre a tecnologie all’avanguardia come il Cloud e l’Edge Computing, necessarie al corretto funzionamento del sistema. Il nuovo DSS sarà sviluppato su piattaforma Cloud Edge e Data Management di Fastweb all’interno del Data Center regionale dell’azienda a Bologna e fornirà agli agricoltori raccomandazioni dettagliate grazie a modelli previsionali intelligenti basati sulle informazioni raccolte dai sensori permettendo così di automatizzare la gestione delle coltivazioni.

L’accordo ha una durata di due anni e nel mese di febbraio 2024 si è dato l’avvio alla prima fase, che prevede lo sviluppo e la validazione del DSS. Lo step successivo permetterà di realizzare una soluzione replicabile, scalabile e applicabile anche ad altri tipi di colture, oltre ad essere economicamente accessibile per l’intero network di imprenditori agricoli.

«VINSTEIN rappresenta un’unicità tecnologica e un’eccellente opportunità per il settore del vivaismo di abbracciare l'innovazione e la sostenibilità» – commenta la Prof.ssa Cristina Nali, vice-direttore del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell’Università di Pisa – «Grazie alla collaborazione tra istituzioni accademiche, aziende tecnologiche e produttori agricoli, il progetto mira a trasformare radicalmente il modo in cui vengono coltivate e gestite le piante, promuovendo un approccio più intelligente ed efficiente. È questa la risposta dell’agricoltura alla sfida del cambiamento climatico e della sostenibilità».

«Produciamo piante da oltre 70 anni all’interno del distretto pistoiese conosciuto nel mondo come la Capitale del Verde. La nostra vastissima gamma di piante ornamentali da esterno ci ha permesso di soddisfare le attese di verde in tutta Europa. Ma le condizioni meteorologiche e la scarsità dell’acqua, elementi fondamentali nel nostro settore, hanno subito un cambio epocale che ci obbliga ad operare diversamente. L’unione tra Natura e Tecnologia sviluppata in questo progetto apre una nuova strada piena di speranze», aggiunge Andrea Zelari, legale rappresentate di Zelari Piante.

«La partecipazione a questa importante iniziativa è una preziosa opportunità per la nostra azienda di sviluppare nuove competenze e conoscenze in un settore specialistico, quale quello della produzione di piante ornamentali, così importante per il tessuto produttivo della Toscana. Siamo orgogliosi che le nostre tecnologie ed i nostri prodotti possano contribuire anche in questo settore a migliorare l’impiego delle risorse ambientali, grazie anche alla collaborazione con prestigiose istituzioni ed importanti realtà industriali», dichiara Antonio Manes, CEO Netsens.

«Siamo entusiasti di contribuire alla realizzazione di un progetto così ambizioso che unisce sostenibilità ambientale e innovazione per contribuire ad accelerare la trasformazione digitale delle imprese e del territorio» Ha dichiarato Augusto Di Genova, Chief Enterprise Officer di Fastweb. « La rivoluzione digitale offre enormi possibilità di sviluppo in tutti i settori e da anni Fastweb si impegna per supportare imprese e PA nei loro percorsi di digitalizzazione mettendo a disposizione tecnologie e soluzioni all’avanguardia dal Cloud, al 5G fino all’intelligenza artificiale. »

 

Trovare una casa adatta a più cani possibili, il primo che ne sistema quattro ha vinto. E’ questa la sfida di CityPets, un gioco di carte realizzato in collaborazione con LuccaCrea nell’ambito del progetto europeo InHabit del dipartimento di Scienze veterinarie dell’Università di Pisa. L’obiettivo è, insieme al Comune, quello di rendere Lucca una città ideale per umani e animali, la prima in Europa a valorizzare gli animali per promuovere qualità della vita e benessere per tutti e dove gli animali assicurano beni pubblici per cittadine e cittadini. A giocare con CityPets saranno intanto 19 classi di alcune scuole primarie di Lucca. Bambini e bambine dovranno trovare gli abbinamenti più adatti fra famiglie e “amici a quattro zampe” tenendo conto delle esigenze di persone e animali e dei servizi offerti dalla città.

“Il nostro progetto si costruisce attraverso il coinvolgimento attivo di tutti - spiega Francesco Di Iacovo, direttore del dipartimento di Scienze veterinarie dell’Ateneo pisano – con le scuole, in accordo con il Comune di Lucca, abbiamo già iniziato attività di co-disegno (con il contributo del partner Design For Change) nelle quali coinvolgiamo bambine e bambini nell’esprimere idee sugli animali presenti in città e su cosa ritengono utile per creare condizioni di proficua convivenza tra animali e umani anche per aiutarci a vivere meglio. Il gioco, quindi, rappresenterà un ulteriore utile momento di apprendimento”.

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CityPets presentato alle scuole a Lucca durante la manifestaizone Verde Mura a Lucca

In Italia ci sono circa 65 milioni di pet censiti, l’idea generale di Inhabit è di realizzare a Lucca la prima città europea con una politica integrata humanimal. Si tratta cioè di ripensare la relazione esseri umani-animali per migliorare la qualità della vita nei centri urbani, luoghi dove si concentra oramai l’85% della popolazione e una grandissima quota, peraltro in crescita, di animali.
Per fare il punto sul progetto a metà percorso è appena uscito un articolo sulla rivista scientifica Animals in cui, per la prima volta, si introduce l’idea degli animali come soluzioni per migliorare la qualità della vita in città.

Dal suo avvio nel 2020, InHabit si è sviluppato guardando all’economia, alla società e al benessere. Il progetto, grazie al supporto del partner Bridge for Billions, ha incubato circa 15 imprenditori che stanno approntando soluzioni innovative per valorizzare l’interazione degli animali non umani nella società (nel turismo, nella gestione dei pet, nei servizi innovativi di interventi assistiti con animali, nella predisposizione di app mirate, nella facilitazione della costruzione dei rapporti con i propri pet). La pet economy è considerata tra le grandi opportunità di sviluppo economico del futuro, si va dal cibo, ai servizi agli animali e ai loro portatori, a tutto il settore del turismo. Per quanto riguarda l’ambito sociale e sanitario il Comune di Lucca, nel progetto inhabit, ha selezionato e coinvolto più associazioni in un lavoro di co-progettazione che ha portato, alla fine del 2023, a iniziare degli interventi assistiti con animali, ancora in corso in due RSA. L’interazione degli animali gestiti da equipe competenti con più gruppi di anziani aventi diversi livelli di capacità e deficit ha dato esiti incoraggianti in termini di riattivazione delle persone, dal punto di vista fisico, mentale e relazionale, portando a un miglioramento della loro routine quotidiana di vita. Sempre in ambito sociale, InHabit ha poi lanciato un nuovo servizio di pet-care volto ad assicurare sostegno a persone con fragilità temporanea che si trovano in difficoltà nella gestione quotidiana dei loro animali.

Fra gli altri traguardi tagliati dal progetto c’è stata anche la realizzazione da parte del Comune di Lucca, delle “animabili”, cioè percorsi urbani smart in alcune zone di Lucca (parco fluviale del Serchio ed ex ospedale). Il futuro è un cammino di 15 km che comprende il Parco del Serchio, le mura e l’acquedotto Nottolini. L'idea è di disegnare tragitti a diversa intensità di impegno in funzione della taglia dei cani e della capacità fisica dei conducenti.

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CityPets presentato alle scuole a Lucca durante la manifestaizone Verde Mura a Lucca

“La nostra ambizione è di replicare anche altrove il modello che stiamo sviluppando a Lucca basato sul concetto di One health o Salute unica – conclude Di Iacovo – in questa prospettiva abbiamo già inviato una proposta al Comune di Pisa, dopo un primo contatto positivo con il Sindaco Conti, mentre intendiamo coinvolgere l’Associazione Nazionale Comuni Italiani per trasferire l’idea su scala regionale. Gli animali sono con noi, la costituzione assicura loro nuovi diritti e la valorizzazione delle loro capacità apre percorsi di innovazione sociale capaci di dare nuove risposte ai bisogni emergenti nelle città valorizzando le risorse già disponibili, quelle dei nostri animali”.


Lorenzo Peruzzi.jpgSecondo il nuovo censimento delle piante in Italia, che ha aggiornato i dati del 2018, sono 46 in più le specie autoctone e 185 in più quelle aliene registrate. Dai dati complessivi emerge che nel nostro Paese ci sono oggi 8.241 specie e sottospecie autoctone, di cui 1.702 endemiche (cioè esclusive del territorio italiano) mentre 28 sono probabilmente estinte. A queste si aggiungono 1.782 specie aliene. Tra di esse, 250 sono invasive su scala nazionale e ben 20 sono incluse nella 'lista nera' della Commissione Europea, che elenca una serie di piante e animali esotici, la cui diffusione in Europa va assolutamente tenuta sotto controllo.

“Rispetto all’analogo censimento pubblicato sei anni fa abbiamo un incremento dei numeri totali: ciò è dovuto a nuovi studi e all’esplorazione di nuovi territori, ma anche, per quanto riguarda le aliene, all’ingresso di numerose nuove specie, da monitorare attentamente e se possibile eradicare”, racconta Lorenzo Peruzzi (foto), fra i coordinatori della ricerca, professore di Botanica sistematica nel Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa e direttore dell’Orto e Museo Botanico.

Gli elenchi aggiornati della flora vascolare (ossia felci e affini, conifere e piante a fiore) autoctona e aliena presente in Italia sono stati appena pubblicati sulla rivista internazionale “Plant Biosystems”, organo ufficiale della Società Botanica Italiana. Si è trattato di una ricerca collaborativa, realizzata grazie agli sforzi congiunti di 45 ricercatori italiani e stranieri. Insieme a Lorenzo Peruzzi hanno coordinato lo studio anche Gabriele Galasso del Museo Civico di Storia Naturale di Milano e Fabrizio Bartolucci e Fabio Conti dell’Università di Camerino. Tra gli autori della ricerca anche Francesco Roma-Marzio, Curatore dell’Erbario dell’Orto e Museo Botanico dell’Ateneo pisano.

“C’è ancora molto da fare – conclude Peruzzi – e il lavoro di continua ricerca e verifica svolto dai floristi e dai tassonomi per descrivere la biodiversità vegetale italiana è ben lungi dall’essere concluso. Certamente, però, il quadro delle conoscenze che abbiamo oggi è sempre più completo e potrà permettere azioni di tutela maggiormente mirate e consapevoli”.

barillaro.jpegUna tecnologia innovativa per produrre condensatori robusti, flessibili e a basso costo, capaci di accumulare energia in pochi nanometri e posizionabili su ogni tipo di substrato, anche flessibile. Lo studio del team del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa coordinato da Giuseppe Barillaro (foto) è stato condotto in collaborazione con il Surflay Nanitec GmbH di Berlino e il Dipartimento di Fisica dell’Università di Pisa, ed è stato pubblicato su Advanced Materials, la rivista più prestigiosa nel settore della scienza dei materiali.

“Un condensatore - spiega Giuseppe Barillaro - è in grado di immagazzinare energia in un materiale isolante posto tra due conduttori metallici. La sua capacità aumenta al diminuire dello spessore del materiale isolante.
Il metodo che abbiamo sviluppato ci consente di controllare l’assemblaggio dei condensatori chiamati elettrolitici, cioè quelli che tipicamente usano come materiale isolante un liquido o un gel con un'elevata concentrazione di ioni (detto elettrolita). I condensatori elettrolitici prodotti con il nostro metodo hanno spessore ridotto di almeno cinquanta volte rispetto ai condensatori attuali, mentre una frequenza di funzionamento di almeno cinquanta volte superiore. A differenza degli attuali condensatori elettrolitici, che funzionano per applicazioni a bassa frequenza, come le reti elettriche, i nano-condensatori dell’Università di Pisa possono essere usati per applicazioni a media ed alta frequenza, come per esempio le comunicazioni wireless".

Il processo di produzione individuato dai ricercatori è molto semplice: un substrato metallico sul quale è stata indotta una carica superficiale viene immerso in un liquido contenente un polielettrolita di spessore nanometrico con carica opposta, che quindi si deposita sul metallo. Il substrato può essere poi immerso di nuovo in un altro liquido contenente un polielettrolita con carica opposta alla prima, per formare un altro strato. Il processo è semplicissimo e può essere automatizzato con una macchina che immerge alternativamente il metallo nei due liquidi, il che lo rende anche estremamente economico.

“Il condensatore - conclude Barillaro - è realizzabile su qualunque tipo di substrato, anche su materiali curvi e flessibili, e su aree molto vaste, aprendo la strada a diverse possibili applicazioni in campo di sistemi wearable, automotive, e energy storage. Per esempio, la flessibilità intrinseca dei polielettroliti permetterebbe di usarli all’interno di una pelle elettronica – electronic skin -, come sensori di pressione e/o per immagazzinare energia, ma le potenzialità sono infinite, e in settori che nella nuova rivoluzione industriale del 5.0 assumeranno una rilevanza sempre più marcata.

Il lavoro su materiali innovativi per immagazzinare energia infatti è una delle ricerche condotte nel laboratorio FoReLab del Dipartimento, dedicato allo sviluppo delle tecnologie per industria e società 5.0.




Romano Prodi è l’ultimo ospite della rassegna “Sguardi nel futuro” organizzata dall’Università di Pisa. L’appuntamento è martedì 19 marzo alle 16 al Polo Carmignani dell’Università di Pisa (Piazza dei Cavalieri). L’economista e politico, già Presidente della Commissione Europea e Presidente del Consiglio dei Ministri, incontrerà studentesse e studenti dell’Ateneo e delle ultime classi delle scuole superiori per parlare di crisi mondiale e crisi europea. Lo scenario che tratteggerà Prodi va dal 1945 ad oggi, un periodo in cui nonostante molti conflitti locali, gran parte del mondo ha avuto 75 anni di pace. Ma il futuro appare meno rassicurante come raccontano le notizie che arrivano da Ucraina, Palestina, Taiwan. Tramontati i poli Est e Ovest, il pianeta è diventato infatti multipolare: Occidente, Russia, Cina, India, Sud America, paesi arabi e l’Africa in pieno boom demografico. Una delle questioni centrali è quindi di capire il ruolo che avrà l’Unione Europea, se riuscirà per esempio a darsi una politica estera con un peso pari alla sua importanza economica.

L’evento sarà trasmesso in streaming, per la partecipazione in presenza di studentesse e studenti Unipi è richiesta la registrazione.

“Sguardi nel futuro” è una iniziativa a cura del professore Dario Pisignano, del Centro per l’Innovazione e la Diffusione della Cultura (CIDIC) dell’Università di Pisa, e del divulgatore e giornalista Piero Bianucci.

Questo primo ciclo iniziato a ottobre 2023 ha ospitato personalità come Umberto Agrimi dell’Istituto Superiore di Sanità, l’ex magistrato Gherardo Colombo, Nicola Armaroli del CNR-ISOF, la senatrice a vita Elena Cattaneo, Roberto Battiston, già Presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, Fosca Giannotti, professoressa di Informatica alla Scuola Normale Superiore, e Gianfausto Ferrari, presidente Digital Universitas, fondatore di Talent Garden e Superpartes Innovation Campus, e la presidente del CNR Maria Chiara Carrozza Ad oggi sono circa 1000 le studentesse e gli studenti che hanno partecipato ai vari eventi del ciclo.

Romano_Prodi.JPGRomano Prodi è l’ultimo ospite della rassegna “Sguardi nel futuro” organizzata dall’Università di Pisa. L’appuntamento è martedì 19 marzo alle 16 al Polo Carmignani dell’Università di Pisa (Piazza dei Cavalieri). L’economista e politico, già Presidente della Commissione Europea e Presidente del Consiglio dei Ministri, incontrerà studentesse e studenti dell’Ateneo e delle ultime classi delle scuole superiori per parlare di crisi mondiale e crisi europea. Lo scenario che tratteggerà Prodi va dal 1945 ad oggi, un periodo in cui nonostante molti conflitti locali, gran parte del mondo ha avuto 75 anni di pace. Ma il futuro appare meno rassicurante come raccontano le notizie che arrivano da Ucraina, Palestina, Taiwan. Tramontati i poli Est e Ovest, il pianeta è diventato infatti multipolare: Occidente, Russia, Cina, India, Sud America, paesi arabi e l’Africa in pieno boom demografico. Una delle questioni centrali è quindi di capire il ruolo che avrà l’Unione Europea, se riuscirà per esempio a darsi una politica estera con un peso pari alla sua importanza economica.

L’evento sarà trasmesso in streaming, per la partecipazione in presenza di studentesse e studenti Unipi è richiesta la registrazione.

“Sguardi nel futuro” è una iniziativa a cura del professore Dario Pisignano, del Centro per l’Innovazione e la Diffusione della Cultura (CIDIC) dell’Università di Pisa, e del divulgatore e giornalista Piero Bianucci.

Questo primo ciclo iniziato a ottobre 2023 ha ospitato personalità come Umberto Agrimi dell’Istituto Superiore di Sanità, l’ex magistrato Gherardo Colombo, Nicola Armaroli del CNR-ISOF, la senatrice a vita Elena Cattaneo, Roberto Battiston, già Presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, Fosca Giannotti, professoressa di Informatica alla Scuola Normale Superiore, e Gianfausto Ferrari, presidente Digital Universitas, fondatore di Talent Garden e Superpartes Innovation Campus, e la presidente del CNR Maria Chiara Carrozza Ad oggi sono circa 1000 le studentesse e gli studenti che hanno partecipato ai vari eventi del ciclo.

Un drammatico innalzamento della temperatura dell’acqua di 4 o 5 gradi per almeno cinque giorni. Sono queste le ondate di calore che interessano sempre più i mari del nostro pianeta mettendo a rischio la fauna ittica e la sopravvivenza di alcune specie. Le aree marine protette sono però una risposta in grado di mitigare questo fenomeno dovuto al cambiamento climatico. La notizia arriva da uno studio internazionale pubblicato sulla rivista Nature Communications coordinato dall’Università di Pisa.

 

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“E' noto che le aree marine protette, se ben gestite e con opportuna sorveglianza, hanno effetti positivi sulla fauna marina eliminando o riducendo gli effetti diretti della pesca – spiega il professore Lisandro Benedetti-Cecchi del dipartimento di Biologia dell’Ateneo pisano primo autore dell’articolo pubblicato – per la prima volta grazie a questo studio abbiamo dimostrato che sono anche in grado di mitigare l'impatto delle ondate di calore”.

La ricerca ha riguardato 2269 specie di pesci costieri che vivono in 357 siti interni alle aree marine protette e 747 siti esterni. I dati provengono da oltre 70mila osservazioni ottenute su intervalli temporali che vanno da un minimo di 5 a un massimo di 28 anni. Le aree marine protette studiate sono sparse in tutto il globo, nel Mediterraneo soprattutto in prossimità delle coste spagnole, poi in Australia, California e Indopacifico.

“Le proiezioni suggeriscono che i cambiamenti nel clima oceanico, di cui le ondate di calore sono espressione, si acutizzeranno nei prossimi decenni e che gli attuali tassi di riscaldamento supereranno presto il margine di sicurezza termica di molte specie – sottolinea Benedetti-Cecchi – L’allarme è ancora maggiore per il Mar Mediterraneo, che si sta riscaldando a un ritmo allarmante di tre volte quello dell’oceano globale”.

A subire le conseguenze delle ondate di calore è la stabilità dell’intero ecosistema e delle popolazioni, con i pesci erbivori che tendono ad aumentare e i carnivori, come squali, barracuda, cernie o dentici, che invece sono più minacciati. Il risultato può essere il collasso dell’intero sistema sino all’estinzione locale di alcune specie. Questi effetti sono però molto mitigati dalle aree marine protette. Qui le popolazioni di pesci sono più abbondanti e funzionalmente strutturate rispetto alle aree non protette, conferendo stabilità alle comunità anche in presenza di eventi climatici estremi.

“Il nostro lavoro – conclude Benedetti Cecchi – vuole enfatizzare l'importanza delle aree marine protette per salvaguardare la fauna marina fornendo supporto alle politiche di conservazione, articolate nelle varie direttive internazionali, come ad esempio la Convention for Biological Diversity, secondo le quali entro il 2030 almeno il 10% della superficie degli oceani dovrebbe essere sottoposta a protezione”.



 

L’ambientalismo di facciata, il cosiddetto greenwashing, influisce negativamente sugli affari, ma l’effetto è mitigato dalla presenza femminile, quando cioè nei consigli di amministrazione c’è una sostanziale parità di genere. La notizia arriva da uno studio pubblicato sulla rivista Research in International Business and Finance e condotto dalla professoressa Giuliana Birindelli (foto) del Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Pisa in collaborazione con la professoressa Helen Chiappini dell’Università G. d’Annunzio di Chieti-Pescara, e il dottor Raja Nabeel-Ud-Din Jalal dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. La ricerca si è concentrata su un campione di banche europee quotate in borsa (in totale 77, di cui 15 italiane) nel periodo 2013-2020.

“Le banche sono imprese sulle quali l’attenzione della comunità è molto alta – spiega Giuliana Birindelli – tant’è che quando il greenwashing viene scoperto o anche solo percepito scatta la punizione degli investitori e dei clienti. In altre parole, il mercato reagisce con rabbia al tradimento della fiducia, i clienti diventano scettici e personale qualificato può allontanarsi dall’azienda, così come brillanti partner”.

Ma pur rischiando una perdita di legittimità sul mercato e un deterioramento delle performance aziendali, gli esempi di ambientalismo di facciata sono molti. Nel gennaio 2024, la Banca Centrale Europea (BCE) per esempio ha pubblicato un report che ha sollevato preoccupazioni sul greenwashing delle banche europee. Il documento ha infatti rilevato che le banche che si dichiarano più attente all’ambiente hanno in realtà concesso ingenti prestiti alle aziende inquinanti. E tuttavia, come dimostra la ricerca, questi effetti negativi si riducono in presenza di una diversità di genere nei consigli di amministrazione.

Come dimostrano anche altri studi che abbiamo condotto, le donne sono più sensibili alle tematiche ambientali e più orientate alla trasparenza informativa – sottolinea Birindelli – questi aspetti giocano un ruolo importante nel mitigare una pratica scorretta come il greenwahing, ampiamente diffusa anche nel settore bancario, attenuando gli impatti negativi in termini di performance finanziarie. In sostanza, la ricerca dimostra che il greenwashing peggiora la performance bancaria, ma l’effetto si riduce se nei CdA siedono anche le donne”.

Giuliana Birindelli è professoressa ordinaria di Economia degli Intermediari finanziari dell’Università di Pisa. È membro del Banking Advisory Panel presso l’European Financial Reporting Advisory Group, del Comitato scientifico della Fondazione “Organismo Italiano di Business Reporting” e del Comitato Tecnico-Scientifico dell’Associazione Italiana Financial Industry Risk Managers. È Associate Editor di “Economics Notes” (Wiley) e dal dicembre 2017 è sindaca della Banca d’Italia.

 

 

 

giuliana_birindelli.jpgL’ambientalismo di facciata, il cosiddetto greenwashing, influisce negativamente sugli affari, ma l’effetto è mitigato dalla presenza femminile, quando cioè nei consigli di amministrazione c’è una sostanziale parità di genere. La notizia arriva da uno studio pubblicato sulla rivista Research in International Business and Finance e condotto dalla professoressa Giuliana Birindelli (foto) del Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Pisa in collaborazione con la professoressa Helen Chiappini dell’Università G. d’Annunzio di Chieti-Pescara, e il dottor Raja Nabeel-Ud-Din Jalal dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. La ricerca si è concentrata su un campione di banche europee quotate in borsa (in totale 77, di cui 15 italiane) nel periodo 2013-2020.

“Le banche sono imprese sulle quali l’attenzione della comunità è molto alta – spiega Giuliana Birindelli – tant’è che quando il greenwashing viene scoperto o anche solo percepito scatta la punizione degli investitori e dei clienti. In altre parole, il mercato reagisce con rabbia al tradimento della fiducia, i clienti diventano scettici e personale qualificato può allontanarsi dall’azienda, così come brillanti partner”.

Ma pur rischiando una perdita di legittimità sul mercato e un deterioramento delle performance aziendali, gli esempi di ambientalismo di facciata sono molti. Nel gennaio 2024, la Banca Centrale Europea (BCE) per esempio ha pubblicato un report che ha sollevato preoccupazioni sul greenwashing delle banche europee. Il documento ha infatti rilevato che le banche che si dichiarano più attente all’ambiente hanno in realtà concesso ingenti prestiti alle aziende inquinanti. E tuttavia, come dimostra la ricerca, questi effetti negativi si riducono in presenza di una diversità di genere nei consigli di amministrazione.

Come dimostrano anche altri studi che abbiamo condotto, le donne sono più sensibili alle tematiche ambientali e più orientate alla trasparenza informativa – sottolinea Birindelli – questi aspetti giocano un ruolo importante nel mitigare una pratica scorretta come il greenwahing, ampiamente diffusa anche nel settore bancario, attenuando gli impatti negativi in termini di performance finanziarie. In sostanza, la ricerca dimostra che il greenwashing peggiora la performance bancaria, ma l’effetto si riduce se nei CdA siedono anche le donne”.

Giuliana Birindelli è professoressa ordinaria di Economia degli Intermediari finanziari dell’Università di Pisa. È membro del Banking Advisory Panel presso l’European Financial Reporting Advisory Group, del Comitato scientifico della Fondazione “Organismo Italiano di Business Reporting” e del Comitato Tecnico-Scientifico dell’Associazione Italiana Financial Industry Risk Managers. È Associate Editor di “Economics Notes” (Wiley) e dal dicembre 2017 è sindaca della Banca d’Italia.

 

 

 

Umberto_Agrimi.jpegLo scienziato Umberto Agrimi (foto) dell’Istituto Superiore di Sanità, è il nuovo ospite del ciclo Sguardi nel Futuro. Venerdì 23 febbraio alle 16 al Polo Carmignani dell’Università di Pisa (Piazza dei Cavalieri), Agrimi incontrerà studentesse e studenti dell’Ateneo e delle ultime classi delle scuole superiori per parlare del nostro rapporto con il Pianeta Terra in una prospettiva di salute unica.

L’evento sarà trasmesso in streaming, la partecipazione in presenza di studentesse e studenti Unipi è previa registrazione.

Sguardi nel futuro ha già ospitato personalità come l’ex magistrato Gherardo Colombo, Nicola Armaroli del CNR-ISOF, la senatrice a vita Elena Cattaneo, Roberto Battiston, già Presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, Fosca Giannotti, professoressa di Informatica alla Scuola Normale Superiore, e Gianfausto Ferrari, presidente Digital Universitas, fondatore di Talent Garden e Superpartes Innovation Campus, e la presidente del CNR Maria Chiara Carrozza. Ad oggi sono circa 1000 le studentesse e gli studenti che hanno partecipato ai vari eventi del ciclo.

“Sguardi nel futuro” è una iniziativa a cura del professore Dario Pisignano, del Centro per l’Innovazione e la Diffusione della Cultura (CIDIC) dell’Università di Pisa, e del divulgatore e giornalista Piero Bianucci.

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