E’ in partenza il progetto "Agricoltura digitale per lo sviluppo sostenibile" (Agritech UE), con un budget di circa 3,5 milioni di euro e co-finanziato al 50% nell’ambito del programma Digital Europe.
Il progetto è coordinato dal professor Gianluca Brunori dell'Università di Pisa e vi partecipano il consorzio universitario QUINN, il CNR-ISTI, l’Università di Macerata, le Università di Gent, di Atene, di Almeria, di Montpellier, ed alcune imprese Agritech.
L’obiettivo di Agritech è sviluppare moduli didattici che costruiscano competenze di alto livello nell’ambito della digitalizzazione per l’agricoltura sostenibile, con una particolare enfasi sui principi dell'agroecologia e dell’innovazione responsabile. Verranno affrontati tra gli altri i temi dell'agricoltura di precisione, dell'uso di droni a scopo di monitoraggio, della gestione dei dati aziendali, dell'applicazione dell'intelligenza artificiale, dell'automazione delle operazioni agricole, della digitalizzazione della tracciabilità di filiera. Per ciascuno di questi temi si analizzeranno anche le implicazioni socio-economiche (compresi i rischi e le conseguenze inattese) e legali. I corsi saranno basati su programmi interdisciplinari in grado di unire le competenze tecnologiche, agronomiche, e socio-economiche.
I moduli saranno rivolti in via prioritaria a studenti con laurea triennale in scienze agrarie, informatica, ingegneria informatica. Il progetto ambisce a costruire un catalogo europeo di attività didattiche blended, puntando su una didattica innovativa basata sull’esperienza, fortemente orientata su strumenti online. E’ prevista la mobilità degli studenti e dei docenti e l’attivazione di titoli congiunti.
“Puntiamo a valorizzare l’esperienza maturata in diversi progetti europei e nel corso di perfezionamento attivato dal DISAAA in partnership con DI, DII, CNR, QUINN e creare sinergie con le iniziative avviate nell'ambito del Contamination Lab – spiega il professor Brunori – per l’Ateneo, che partecipa con il Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari ed Agro-ambientali in collaborazione con i Dipartimenti di Ingegneria Informatica e di Informatica, il progetto rappresenta una preziosa opportunità per qualificarsi in ambito Europeo come uno degli atenei di eccellenza sulla tematica dell'agricoltura digitale”.
A curriculum vitae donation campaign kicks off to develop fair and non-discriminatory candidate selection systems. This initiative is part of the European project FINDHR (Fairness and Intersectional Non-Discrimination in Human Recommendation) in which the University of Pisa is a partner. FINDHR aims to combat discrimination, particularly in systems that rank job applicants. Italian and English anonymised CVs can be donated via the project’s website and will be used to develop a system that generates CVs.
"In this way we disengage ourselves from the donated CVs so that we can generate as many as we like, changing only a few sensitive elements, such as gender, so as to verify the impact of that factor while keeping everything else intact," explains Professor Salvatore Ruggieri, FINDHR contact person for the University of Pisa.
The use of automatic candidate selection systems based on Artificial Intelligence is widespread, especially by recruiting companies that have to monitor and assess large numbers of applications. It is well known that these systems can reproduce discriminatory decisions in the training data of models, to the disadvantage of people and social groups, such as women, migrants and ethnic minorities. Furthermore, these systems can introduce new forms of algorithmic discrimination, e.g., favouring candidates because of the submitted CV format, such as a pdf or text files.
From a multidisciplinary point of view, including technological, legal and ethical aspects, FINDHR will therefore facilitate prevention, detection and management of discrimination in candidate selection systems.
In addition to the University of Pisa, FINDHR's partners are IT specialists (Universitat Pompeu Fabra, coordinator, Universiteit Van Amsterdam, Max Planck Institute), ethical-legal specialists (Erasmus Universiteit Rotterdam, Radboud Universiteit), Human Resources companies (Adevinta, Randstad), and labour rights organisations (AlgorithmWatch, Eticas, European Trade Union Confederation, Praksis, WIDE+).
Al via una campagna di donazione dei curriculum vitae per sviluppare sistemi di selezione del personale equi e non-discriminatori. L’iniziativa rientra nell’ambito del progetto europeo FINDHR (Fairness and Intersectional Non-Discrimination in Human Recommendation) di cui l’Università di Pisa è partner. L’obiettivo di FINDHR è di contrastare le discriminazioni, in particolare nei sistemi che mettono in graduatoria i candidati ad una posizione lavorativa.
I curriculum anonimizzati in Italiano e Inglese si possono donare attraverso il sito del progetto e serviranno per addestrare un sistema che genera CV.
“In questo modo ci sganciamo dai curriculum donati così da generarne a piacere, con la possibilità di cambiare solo alcuni elementi sensibili, come ad esempio il genere, in modo da verificare l'impatto di quel fattore mantenendo fermo tutto il resto”, spiega il professore Salvatore Ruggieri, referente di FINDHR per l’Università di Pisa.
L’utilizzo di sistemi automatici di selezione dei candidati basati sull’Intelligenza Artificiale è diffusissimo, soprattutto dalle aziende che fanno recruiting e che devono vagliare e valutare moltissime candidature. E' noto però che questi sistemi possono riprodurre decisioni discriminatorie presenti nei dati di allenamento dei modelli a sfavore di persone e gruppi sociali (quali donne, migranti e minoranze etniche), o addirittura di introdurre nuove forme di discriminazione algoritmica, ad esempio favorendo i candidati in base al formato (pdf o testo) del cv presentato.
Con un'ottica multidisciplinare che coinvolge aspetti tecnologici, legali ed etici, FINDHR opera per prevenire, individuare e gestire il problema della discriminazione nei sistemi di selezione del personale.
Oltre all'Università di Pisa, i partner di FINDHR includono specialisti informatici (Universitat Pompeu Fabra, coordinatore, Universiteit Van Amsterdam, Max Planck Institute), etico-legali (Erasmus Universiteit Rotterdam, Radboud Universiteit), aziende di selezione del personale (Adevinta, Randstad), e organizzazioni di tutela dei diritti dei lavoratori (AlgorithmWatch, Eticas, European Trade Union Confederation, Praksis, WIDE+).
La fertilità del suolo e i sistemi agricoli delle aree aride e semiaride del Mediterraneo sono al centro del progetto di ricerca europeo SHARInG-MeD “Soil Health and Agriculture Resilience through an Integrated Geographical information systems of Mediterranean Drylands”, coordinato dall’Università di Pisa e finanziato nell’ambito del Programma PRIMA con un budget totale di 4,1 milioni di euro, di cui circa 1 milione destinato all’Ateneo pisano. Con responsabile scientifico Sergio Saia (nella foro in basso), professore associato di Agronomia e Coltivazioni Erbacee presso il Dipartimento di Scienze Veterinarie, SHARInG-MeD ha una durata di tre anni e ha l’obiettivo di promuovere la qualità dei suoli e la resilienza dei sistemi agricoli nelle aree aride e semiaride del Mediterraneo attraverso uno studio integrato a scala geografica di una vasta gamma di indicatori di fertilità e bontà agronomica dei sistemi e dei territori.
In SHARInG-MeD sono coinvolti partner da tutto il Mediterraneo con una grande varietà di competenze, dalla nematologia (Marocco) all’entomologia e qualità ambientale (Algeria), dalla Scienza del Suolo (Tunisia), alla microbiologia del suolo (Spagna), all’uso dei microrganismi promotori della crescita vegetale, applicazione di materiali organici al suolo e agricoltura conservativa (Italia, Croazia e Turchia), alla modellistica del suolo e agricoltura di precisione (Francia, Grecia, Croazia), alla qualità del suolo ed emissioni di gas serra (Francia).
“Il partenariato campionerà suoli da ambienti diversificati, in usi del suolo diversi ma prossimali, e li analizzerà per una pluralità di variabili già incluse nel database LUCAS del Joint Research Center della Commissione Europea, con cui collaborerà attivamente – spiega il professor Saia. Tra le variabili misurate a scala di campione, appezzamento e territorio sono incluse le caratteristiche chimiche, fisiche e biologiche del suolo, le emissioni potenziali in gas serra, gli impatti economici e ambientali dell’uso del suolo e della sua gestione e i dati telerilevati. Con tali informazioni, verranno proposti modelli di gestione per salvaguardare gli aspetti socio-economici e ambientali”.
In parallelo, tecniche di agricoltura conservativa e altre tecniche per il miglioramento del suolo verranno studiate in prove di campo sperimentali e presso aziende e di queste verrà valutato l’impatto economico e ambientale. Infine, il turnover dell’azoto dalle piante agli insetti (una fondamentale componente del suolo e del ciclo degli elementi) al suolo e quindi nuovamente alle piante verrà studiato in dispositivi controllati con traccianti isotopici.
Le strategie di campionamento saranno inoltre condotte sia in accordo alle metodologie del JRC, che campiona dal 2009 con cadenza quadriennale i suoli europei, sia con il progetto H2020 Soil4Africa, focalizzato sui suoli africani, consentendo quindi di poter strutturare procedure di armonizzazione dei database al fine di poter valutare in maniera coerente la qualità dei suoli del Mediterraneo. Nel progetto, verranno intessuti anche rapporti con studenti di istituti superiori, produttori, policy makers e consumatori, onde fornire consapevolezza dell’importanza della tutela ambientale e del suolo, con speciale riferimento all’agricoltura.
Venerdì 7 luglio è prevista una sessione aperta online per la presentazione del progetto a cui è possibile iscriversi qui: https://tinyurl.com/SharingMed7Jul.
Con l’obiettivo di sviluppare una piattaforma digitale per tracciare le attività relative al ciclo di vita degli edifici, ha preso avvio BUILDCHAIN, un progetto di ricerca fortemente interdisciplinare coordinato dall’Università di Pisa a cui partecipano 11 partner europei. Finanziato dalla Commissione europea nell’ambito del programma Horizon Europe con un totale di 5.182.600 milioni di euro – di cui circa 681.650 euro destinati all’Università di Pisa – ha come responsabile scientifico Pietro Croce, professore associato di Tecnica delle Costruzioni presso il Dipartimento di Ingegneria Civile e Industriale.
“L'idea di BUILDCHAIN è quella di costruire una base di conoscenza digitale avanzata finalizzata al tracciamento di tutte le attività relative al ciclo di vita degli edifici – spiega il professor Croce – A partire dalle direttive dell'UE riguardanti la sostenibilità, la resilienza e l'efficienza energetica del patrimonio edilizio, si intende fornire una piattaforma digitale (LogBook) in cui vari attori a diverso titolo coinvolti nella costruzione e gestione di insiemi vasti di edifici possano condividere le loro conoscenze, compresi i certificati di qualità e le credenziali, in modo che si possa registrare e tracciare ogni informazione, attività e cambiamento, anche al fine di migliorare la sostenibilità”.
Il progetto estenderà gli strumenti e le funzionalità già disponibili in un Digital Building LogBook (DBL) esistente, utilizzato dal Comune di Firenze per la gestione e l'amministrazione di un vasto insieme di edifici (circa duemilacinquecento), con funzionalità, strumenti e dati innovativi, e, con l'ausilio di un grafico della conoscenza decentralizzato (DKG), proporrà una soluzione open source basata su blockchain.
Il software DKG includerà ontologie specifiche relative agli edifici, in modo che tutte le conoscenze e le informazioni sul ciclo di vita dell’edificio possano essere registrate, archiviate e continuamente aggiornate, fornendo strumenti e interfacce per le diverse parti interessate (tecnici, costruttori, gestori, conservatori, manutentori, ecc), per pubblicare, tracciare, condividere, modificare, aggiornare e recuperare dati e persino introdurre modelli commerciali in un'economia di mercato. L'integrazione delle informazioni e la loro elaborazione potrà supportare la definizione delle più opportune politiche di gestione del patrimonio edilizio anche al fine dell’allocazione ottimale delle risorse disponibili nell'ambito delle strategie di pianificazione degli interventi per grandi popolazioni di edifici.
Il professor Pietro Croce.
L’innovativo DBL, caratterizzato da un’implementazione multiscala e multilivello, sarà integrato con diverse nuove funzionalità, che includono il monitoraggio strutturale, la vulnerabilità sismica, l’adattamento nei confronti dei cambiamenti climatici, anche ai fini della gestione operativa su scala urbana di eventi climatici estremi, e la valutazione del ciclo di vita degli edifici. Particolare attenzione sarà dedicata all'interoperabilità tra i sistemi legacy e gli strumenti esistenti, quali, per esempio, i modelli BIM (Building Information Modeling) generali e i modelli H-BIM (Heritage BIM), specificamente impiegati nell’ambito della conservazione dei beni culturali, anche al fine di definire un sistema di avviso e allerta automatizzato, basato sull'Intelligenza Artificiale, l’apprendimento automatico e i "gemelli digitali". Le nuove applicazioni basate sul DBL saranno testate su progetti pilota incentrati su edifici storici e strategici, e su insiemi di edifici. Scopo del progetto è di pervenire, in accordo con le politiche dell'UE, a un ambiente costruito più intelligente e sostenibile, aprendo mercati innovativi e favorendo nuova creazione di valore.
BUILDCHAIN (BUILDing knowledge book in the blockCHAIN distributed ledger. Trustworthy building life-cycle knowledge graph for sustainability and energy efficiency) ha una durata triennale e ha come altri partner SZTAKI (Institute for Computer Science and Control) – Budapest (HU); l’Università di Granada (ES); ZAG (Slovenia National Building and Civil Engineering Institute) – Lubiana (SI); Università di Lubiana (SI); Athens University of Economics and Business Research Center – Atene (GR); Origin Trail (Prospeh) – Lubiana (SI); RINA Consulting – Genova (IT); CLIO srl – Lecce (IT); Comune di Firenze (IT); BEXEL Consulting – Belgrado (RS); PRP – Lubiana (SI).
Venerdì 31 marzo, nella sala conferenze del Polo Didattico delle Piagge (Via Giacomo Matteotti 11, Pisa), il Dipartimento di Ingegneria Civile e Industriale dell’Università di Pisa (DICI) e il gruppo di ricerca B4DS – Business Engineering for Data Science presentano i risultati del progetto Erasmus+ eSTEM - Toolboxes for SuperFast learning digital contents in STEM. L’evento, dal titolo “Revolutionizing Education through Artificial Intelligence: Progress and Promise” è destinato a docenti e educatori dell’istruzione superiore (professori universitari, ricercatori, dottorandi, progettisti didattici, agenzie di formazione, ecc.) e ha l’obiettivo di aumentare la loro capacità di sviluppare contenuti formativi online di alta qualità, incrementando le loro competenze pedagogiche in particolare relative alle metodologie di apprendimento attivo.
“Anche prima dell’emergenza Covid - spiega Gualtiero Fantoni, docente di Tecnologie e Sistemi di Lavorazione al DICI e coordinatore di ESTEM - il passaggio da una società basata sull'industria a una società basata sulla conoscenza aveva iniziato a modificare radicalmente gli approcci formativi. L'online si stava già diffondendo, supportato da tecnologie in continua evoluzione ed era considerato una risorsa importante per gli istituti di istruzione superiore. Il Covid19 ha accelerato il processo e ha costretto tutti gli istituti di istruzione superiore ad affrontare la sfida di spostare online ciò che inizialmente veniva erogato in presenza. I docenti hanno appreso che non è sufficiente tradurre i contenuti formativi in una presentazione .ppt o in una video-lezione per renderli efficaci: esistono metodologie pedagogiche specifiche per lo sviluppo di classi e contenuti digitali che devono essere padroneggiate per fornire prodotti di qualità.“
“Presenteremo quattro toolbox sviluppate nell’ambito del progetto eSTEM, una per ogni metodologia di apprendimento attivo affrontata nel progetto (inquiry-based learning, problem-based learning, scenario-based learning e dataset-based learning) - aggiunge Elena Coli, postdoc al DICI - I toolbox forniscono agli educatori una serie di strumenti chiave, teorici, metodologici e pratici per sviluppare lezioni di action-based learning che rispondano a specifici requisiti pedagogici, oltre alla SuperFast Learning Machine, uno strumento informatico che adotta metodologie di Natural Language Processing e data mining che consente di raccogliere dati ed estrarre informazioni da diverse fonti documentali selezionate dagli educatori. Sono inoltre messi a disposizione esempi di lezioni già testate e un corso di e-learning per insegnare agli educatori a adottare nella pratica tutti gli strumenti sviluppati. Verrà poi presentato anche uno strumento utile agli educatori per scegliere il migliore approccio educativo tra i quattro proposti all’interno del progetto.”
A valle della presentazione dei risultati di progetto verranno ospitati sei keynote speech riguardo l’uso dell’Intelligenza Artificiale e dei dati nell’istruzione. Leggi il programma della giornata.
I disturbi dello spettro autistico sono le più frequenti condizioni patologiche legate allo sviluppo cerebrale nell’uomo e portano a gravi problemi di comunicazione e di interazione sociale. Una delle cause recentemente individuate per i disturbi dello spettro autistico sono le mutazioni nel gene SETD5 che generano l’inattivazione di una delle due copie del gene (aploinsufficienza). Un nuovo studio, appena pubblicato su “International Journal of Molecular Sciences”, ha messo a punto per la prima volta un modello di aploinsufficienza di SETD5 nel pesce zebra (zebrafish) che riproduce importanti tratti dei disturbi dello spettro autistico.
La ricerca è stata condotta da un team del Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa, coordinato dal professor Massimiliano Andreazzoli, che vede coinvolti la professoressa Chiara Gabellini, il dottor Davide Martini, il dottor Matteo Digregorio e, tra i collaboratori esterni, il dottor William Norton della University of Leicester (UK).
Mutanti di zebrafish con aploinsufficienza di setd5, generati nell’unità di Biologia Cellulare e dello Sviluppo con l’innovativa tecnologia del CRISPR/Cas9 (un sistema che consente di modificare in modo rapido una precisa regione del DNA), presentano difetti nei comportamenti sociali legati all’aggregazione e al riconoscimento di nuovi stimoli sociali. L’analisi molecolare ha permesso di evidenziare una significativa riduzione dell’espressione di RNA messaggeri che codificano per proteine fondamentali nel funzionamento delle sinapsi neurali, suggerendo, come conseguenza, una ridotta connettività del cervello nei mutanti per il gene setd5.
Da sinistra: Massimiliano Andreazzoli, Davide Martini, Chiara Gabellini, Matteo Digregorio.
La validità di questo modello di malattia è ulteriormente sostenuta dall’osservazione che i deficit comportamentali possono essere notevolmente ridotti dal trattamento dei mutanti con risperidone, un farmaco usato per alleviare alcuni sintomi negli individui con disturbi dello spettro autistico. Questi dati indicano un promettente futuro utilizzo di questo modello di aploinsufficienza di SETD5 per lo screening di molecole atte a compensare i deficit causati dalla mutazione, contribuendo quindi allo sviluppo di nuovi trattamenti terapeutici per i disturbi dello spettro autistico.
Sono sette i Dipartimenti universitari di eccellenza dell’Università di Pisa ammessi al finanziamento del MUR per il quinquennio 2023-2027. Un risultato importante, che certifica la qualità della ricerca e nella progettualità scientifica dell’Ateneo pisano in alcuni dei campi che, peraltro, ne hanno scritto la storia: Biologia; Civiltà e Forme del Sapere; Filologia, Letteratura e Linguistica; Fisica; Ingegneria dell'informazione; Matematica e Scienze Veterinarie. Con Civiltà e Forme del Sapere e Ingegneria dell'informazione che ottengono questo riconoscimento per la seconda volta.
“In soli cinque anni siamo passati da due a sette dipartimenti d’eccellenza finanziati dal Ministero. Una crescita significativa, che premia il grande lavoro e le scelte fatte dal 2017 ad oggi – commenta il Rettore, Riccardo Zucchi – Di tutto ciò non posso che ringraziare il mio predecessore, i direttori dei dipartimenti, i docenti e il personale tecnico-amministrativo che hanno permesso di concretizzare un risultato importante per il nostro Ateneo e per la città”.
“Se, peraltro, sommiamo ai nostri sette, quelli ottenuti dalla Scuola Normale Superiore, dalla Scuola Superiore Sant'Anna e dalla Scuola IMT – conclude Zucchi - i dipartimenti finanziati salgono ad undici. Numero che riflette la vitalità del nostro sistema universitario, oltre che la straordinaria concentrazione di eccellenze che può vantare il nostro territorio. È da qui che adesso dobbiamo partire, per incrementare ulteriormente la qualità della nostra ricerca e la nostra capacità di attrarre studenti e giovani ricercatori”.
La graduatoria dei 180 Dipartimenti assegnatari del finanziamento è stata pubblicata ieri dall’ANVUR, l’Agenzia nazionale di valutazione del Sistema universitario e della ricerca. Complessivamente erano 14 su 20 i Dipartimenti dell’Università di Pisa ammessi alla procedura di selezione sulla base del valore dell’Indicatore Standardizzato di Performance Dipartimentale (ISPD).
In totale sono 271 i milioni di euro stanziati dal Ministero e ogni dipartimento di Eccellenza può aspirare ad essere finanziato con un budget annuale che va dai 1,620 ai 1,080 milioni di euro per cinque anni. Per i dipartimenti delle aree CUN da 1 a 9 sarà assegnato anche un budget di 250 mila euro annui vincolato a infrastrutture di ricerca.
Il progetto europeo SCORE a cui partecipa anche l’Università di Pisa è uno dei due casi studio che appare nel nuovo report "Sea’ties Regional Report - Adaptating Coastal Cities and Territories to Sea Level Rise in the Mediterranean Region, Challenges and Best Practices”, che verrà presentato sabato 12 novembre alla COP27 di Sharm el-Sheikh, nel Padiglione del Mediterraneo.
"L'innalzamento del livello del mare è una questione particolarmente importante per il bacino del Mediterraneo, così come per le città costiere in tutto il mondo- spiega Filippo Giannetti, docente di Telecomunicazioni al Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione e referente scientifico di SCORE per l’Università di Pisa - Proprio questo è il problema affrontato dal progetto SCORE, un consorzio che conta 28 partner di 12 nazioni, impegnati a delineare una strategia condivisa per aumentare la resilienza delle città costiere di fronte ed eventi meteorologici estremi causati dall’aumento del livello della temperatura globale”.
Le attività di SCORE prevedono in particolare la creazione di una rete di 10 città e aree costiere europee accomunate da problematiche simili. Ciascuna di queste è oggetto di studi scientifici e costituisce un laboratorio partecipativo (Coastal City Living Lab, CCLL), un concetto innovativo in cui i processi di ricerca vedono il coinvolgimento di tutti i cittadini, associazioni, istituzioni pubbliche ed operatori economici privati attraverso la co-creazione, l'esplorazione, la sperimentazione e la valutazione di idee innovative, di scenari, concetti e relativi manufatti tecnologici in casi d'uso reali utilizzando dei modelli virtuali altamente complessi. “Il progetto sfrutta anche il contributo dei cittadini attivamente coinvolti tramite sensori a basso costo e/o autocostruiti ("citizen science kit") per realizzare un monitoraggio e un controllo intelligenti e istantanei della resilienza climatica nelle città costiere – aggiunge Giannetti – Siamo molto fieri che il nostro lavoro venga portato a modello fin un evento così importante per il pianeta come la COP27”.
Proprio il meccanismo innovativo dei Coastal Cities Living Labs (CCLL) del progetto SCORE viene infatti portati ad esempio di strategie virtuose per aumentare la resilienza dei territori fragili, come le città costiere, ai cambiamenti climatici. Il rapporto è pubblicato con il sostegno del Comune di Marsiglia, Plan Bleu e MedECC, ed è consultabile a questo link.
L'iniziativa Sea'ties mira a facilitare lo sviluppo di politiche pubbliche e l'attuazione di soluzioni di adattamento per supportare le città costiere minacciate dall'innalzamento del livello del mare. È guidato dalla piattaforma Ocean & Climate. Il report sarà presentato anche in streaming alle 11.15 (UTC+2) a questo link.
Transizione ecologica in agricoltura, intelligenza artificiale, mobilità sostenibile, big data e calcolo quantistico, scenari energetici del futuro e life sciences sono solo alcuni dei temi al centro dei 13 progetti in cui è coinvolta l’Università di Pisa finanziati con i fondi del PNRR – il Piano nazionale di ripresa e resilienza “Italia domani” – per un totale di circa 42 milioni di euro.
L’Ateneo pisano è presente in ben quattro dei cinque Centri nazionali che hanno da poco iniziato l’attività e che sono dedicati alla realizzazione e allo sviluppo di programmi e attività di ricerca di frontiera: HPC, Big Data and Quantum Computing è il Centro Nazionale di Supercalcolo, il più grande sistema italiano dedicato al calcolo ad alte prestazioni, alla gestione dei big data e al calcolo quantistico che svolgerà attività di ricerca e sviluppo a livello nazionale e internazionale a favore dell'innovazione nel campo delle simulazioni, del calcolo e dell'analisi dei dati ad alte prestazioni; il Centro Nazionale Agritech lavora allo sviluppo di tecnologie per l’agricoltura e in particolare l’Università di Pisa si occuperà di progettare allevamenti e filiere agroalimentari smart, rendere le produzioni sostenibili e certificarne la qualità; il Centro Nazionale “Sviluppo di terapia genica e farmaci con tecnologia a RNA” che ha l’obiettivo di costruire una filiera di ricerca e innovazione che permetta all’Italia di essere competitiva nelle tecnologie su cui si basano nuove cure sempre più mirate sia per le malattie ad alto impatto socio-economico che per le malattie rare; il Centro Nazionale per la Mobilità Sostenibile promuove la ricerca su temi legati alla decarbonizzazione, alla decongestione stradale, alla mobilità autonoma connessa e smart, alla sicurezza dei veicoli e delle infrastrutture, all’accessibilità, all’inserimento nel mercato di nuove professionalità e competenze.
L'Università di Pisa è inoltre coinvolta nella linea di investimento del PNRR che prevede la creazione o il rafforzamento di 12 Ecosistemi dell’innovazione “leader territoriali di R&S” sul territorio nazionale. Il progetto finanziato in cui è coinvolta UNIPI è THE – Tuscany Health Ecosystem, un ecosistema dell’innovazione sulle scienze e le tecnologie della vita in Toscana.
Sono in totale quattro le Infrastrutture di Ricerca e le Infrastrutture tecnologiche dell’Innovazione finanziate dal PNRR in cui è coinvolta l’Università di Pisa: si tratta di SEE LIFE (StrEngthEning the ItaLIan InFrastructure of Euro-bioimaging), So Big Data, Einstein telescope (ETIC) e Simulazione e il monitoraggio del sistema energetico.
Infine ci sono i Partenariati Estesi, una linea di investimento che promuove la creazione di almeno 10 e fino a un massimo di 14, partenariati estesi alle università, agli enti pubblici di ricerca e a soggetti pubblici e privati altamente qualificati, su scala nazionale, per il finanziamento di progetti di ricerca fondamentale o applicata caratterizzati da un approccio fortemente interdisciplinare. I quattro Partenariati Estesi finanziati in cui è coinvolta l’Università di Pisa sono Intelligenza artificiale: aspetti fondazionali; Scenari energetici del futuro; Diagnostica e terapie innovative nella medicina di precisione; Modelli per un’alimentazione sostenibile.
Maggiori dettagli sui progetti PNRR sono disponibili nella pagina web dedicata https://pnrr.unipi.it/.