Il gioco non è una cosa da bambini: studi linguistici sulla radice indoeuropea del termine rimandano soprattutto alle aree semantiche del «movimento» e del «travestimento»
Giocare non è solamente una cosa da bambini, almeno secondo la linguistica. La sorpresa viene da un recente studio sulla radice indoeuropea del termine che lo ricollega soprattutto all'area semantica del "movimento" e del "travestimento". Sono queste le conclusioni a cui è giunto Andrea Nuti, ricercatore di Glottologia e Linguistica del dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica dell'Università di Pisa, che da molti anni si occupa del tema e che ha scritto come ultimo contributo in materia il saggio "Sui termini indicanti 'gioco' e 'giocare' nelle lingue indoeuropee. Una panoramica" pubblicato nel volume "Il gioco e i giochi nel mondo antico" (Edipuglia Bari, 2013).
"La prospettiva linguistica – spiega Andrea Nuti - è fondamentale per capire come l'esperienza umana organizza, culturalmente e cognitivamente, il fenomeno del gioco e come le diverse culture lo vedono e lo vivono con il variare del tempo".
Proprio per questa complessità sociale e culturale del gioco, la ricerca non ha rivelato un'unica radice del termine, ma una molteplicità di forme che si ricollegano alla sfera semantica del "movimento", della "mimesis", cioè del travestimento e della finzione, con l'unica eccezione del greco dove c'è un rimando esplicito alla sfera infantile. Nelle altre lingue analizzate come il germanico, il baltico, il slavo, il celtico e l'indiano antico il richiamo più diretto è al movimento (l'ing. play, ad esempio, da ricondurre all'anglosassone plegan 'move radipidly, dance'; o il ted. Spiel, dall'antico alto tedesco spilōn 'spielen/ giocare, sich bewegen / muoversi, hüpfen / saltare). Nel latino invece prevale la mimesis (così è per ludus che, oltre al 'gioco', indica anche l'atto di 'esercitarsi' e la riproduzione mimetica insita nell'apprendimento, ed è probabilmente connesso col gotico lita 'fizione, recita, inganno').
"Nel caso del gioco, le cose sono sfuggenti e complicate – sottolinea ancora Andrea Nuti – e infatti il riferimento a un'attività tanto intellettuale quanto fisica, che può implicare tanto un alto grado di astrazione quanto una miriade di sfaccettature, impone di avvicinarsi con cautela a procedimenti di riduzione semantica. Non si può dare per scontato, insomma, che l'obiettivo debba necessariamente essere la ricostruzione di un solo nome (o verbo) indoeuropeo"
"Tutto lascia credere – conclude quindi il ricercatore dell'Ateneo pisano - che, al di là di poche costanti semantiche e cognitive (come la mimesis e il movimento), vi dovessero essere molti nomi del gioco: riflesso del carattere quantomai polimorfico, anche culturalmente, del fenomeno ludico. E probabilmente, come indica la proliferazione delle forme attestate, tali nomi dovevano essere oggetto di un rinnovamento continuo. Il che rende la ricerca molto difficile, ma anche appassionante".
Delegazione cinese in Ateneo firma accordo con il dipartimento di Veterinaria
Sabato 29 agosto nel Rettorato dell'Università di Pisa è stato siglato l'accordo tra il Dipartimento di Scienze Veterinarie, rappresentato dal Vice direttore Prof. Luigi Intorre e l'Agenzia per gli Alimenti e i Medicinali della Regione Autonoma del Guangxi (Cina), rappresentata dal Prof. Wei Bo.
L'accordo fa seguito alle attività di collaborazione già in atto da anni nell'ambito della formazione e della ricerca nel settore della sicurezza alimentare, coordinate dalla Professoressa Alessandra Guidi, Prorettore all'Internazionalizzazione che ha accolto la delegazione cinese. L'obiettivo è la creazione di una attività formativa strutturata che avrà sede, inizialmente a Pisa e, successivamente anche a Nanning, capitale del Guangxi, relativa alla produzione e controllo degli alimenti.
Durante l'incontro le parti hanno avuto modo di confrontarsi sui rispettivi sistemi di sicurezza alimentare e su come essi siano implementati nei propri Paesi. Le autorità cinesi hanno evidenziato i progressi raggiunti dal loro sistema e le prospettive di miglioramento igienico sanitario nelle attuali modalità di produzione, trasformazione e vendita dei prodotti alimentari, sottolineando, tuttavia, la necessità di un supporto da parte di Paesi, come il nostro, che hanno raggiunto un livello di eccellenza nei sistemi di gestione e controllo di questo settore della sanità Pubblica.
Convegno internazionale sull’Himalaya
Un incontro internazionale con cento studiosi da tutto il mondo per discutere dei più recenti studi sull'Himalaya, la catena di montagne più alta del mondo. Dal 2 al 4 settembre al Palazzo Ducale di Lucca si svolgerà il convegno scientifico internazionale: "29th Himalaya-Karakoram-Tibet workshop", un appuntamento che si tiene ogni anno in una nazione diversa e che riunisce i ricercatori che lavorano attivamente sulla catena Himalayana, sul Karakoram e sul Tibet. Il congresso torna in Italia dopo ben 17 anni ed è organizzato da Chiara Montomoli e Salvatore Iaccarino, ricercatori dell'Università di Pisa, e dal professore Rodolfo Carosi dell'Università di Torino.
L'interesse per l'Himalaya deriva dal fatto che rappresenta il più classico esempio di catena montuosa prodotta dalla collisione tettonica, dovuta alla convergenza tra le placche indiana e euro-asiatica. In questo eccezionale laboratorio naturale che si estende per oltre 2400 km in lunghezza si possono ad esempio osservare spaccati della crosta terreste di oltre 8 km. Qui sono particolarmente sensibili gli effetti del clima e i suoi cambiamenti (non a caso l'Himalaya è considerato il "terzo polo") e qui possono essere studiate le relazioni tra le forze tettoniche e l'evoluzione morfologica e climatica delle aree circostanti tanto che i risultati degli studi effettuati servono anche per capire meglio i cambiamenti e i processi in atto di altre zone del pianeta.
Il "29th Himalaya-Karakoram-Tibet workshop" si svolge sotto gli auspici della Società Geologica Italiana e del Gruppo Italiano di Geologia Himalayana e grazie alla sensibilità dell'amministrazione Provinciale e della Fondazione Banca del Monte di Lucca. Per ulteriori informazioni: http://www.ighg.it/Welcome.html
Dopo la pausa estiva riapre «Matricolandosi»
Dopo la pausa estiva, dal 21 agosto è riaperto al Polo Fibonacci, in via Buonarroti 4, "Matricolandosi", il centro per le immatricolazioni che, insieme allo sportello "Welcome International Students!" (WIS!), accoglie ogni anno gli studenti italiani e stranieri che scelgono di iscriversi all'Università di Pisa. Oltre al centro servizi che fa ormai parte della tradizione dell'Ateneo, è attivo anche il portale web (http://matricolandosi.unipi.it/), pensato per essere fruito anche sui dispositivi mobili. E anche quest'anno sarà disponibile un'applicazione che, con il semplice inserimento del voto di maturità e dell'ISEE, sarà in grado di calcolare subito l'importo delle tasse da pagare.
Nato nel 2004, "Matricolandosi" è sempre molto apprezzato dai nuovi allievi sia perché presenta in forma semplice e omogenea tutte le informazioni sui corsi di studio, sia perché guida passo dopo passo i ragazzi nelle procedure di immatricolazione, fino alla consegna in tempo reale del libretto universitario. Fra le novità più significative del 2014 c'è il rilascio in tempo reale di Cartapiù, la carta di riconoscimento che l'Università di Pisa ha creato per i suoi studenti in collaborazione con la Banca di Pisa e Fornacette. Cartapiù è una card multiservizi che può essere usata come tessera identificativa all'interno dell'Ateneo, come tessera per avere accesso ai servizi universitari come la mensa e il prestito bibliotecario, oppure, se attivata, può essere usata come carta conto dotata di IBAN e quindi utilizzabile come un qualsiasi conto corrente. Al Centro Matricolandosi è attivo anche uno sportello del DSU dove, oltre a trovare informazioni su tutti i servizi e le opportunità offerte, è possibile compilare la domanda per la borsa di studio.
Il Centro "Matricolandosi" resterà aperto fino all'8 ottobre dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 12. Gli stessi orari valgono anche per il WIS!, lo sportello appositamente dedicato agli studenti stranieri.
Empatia: l'uomo vince sempre?
Chi non è mai stato contagiato almeno una volta dallo sbadiglio di un'altra persona? L'uomo e il bonobo sono ad oggi le uniche due specie nelle quali è stato dimostrato che il contagio di sbadiglio segue un gradiente empatico ed è più frequente tra gli individui che condividono uno stretto legame emotivo, come amici e parenti. Ma un nuovo elemento di discussione è dato dallo studio di un team di ricercatori del Museo di Storia Naturale dell'Università di Pisa - Elisabetta Palagi, Ivan Norscia ed Elisa Demuru - che ha paragonato le due specie. La ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica PeerJ (https://peerj.com/articles/519/), ha messo in luce che una stretta relazione tra gli individui è il fattore più importante nel determinare la risposta empatica e che l'uomo "vince" sul bonobo solo quando sono implicati legami forti, ma questa differenza si annulla quando sono coinvolte relazioni deboli.
I ricercatori hanno osservato entrambe le specie nelle loro attività quotidiane e in particolare hanno confrontato due caratteristiche del contagio, ovvero la frequenza e la velocità di trasmissione degli sbadigli da un individuo all'altro. Il risultato è che l'uomo risponde più frequentemente e più velocemente del bonobo solo quando sono coinvolti amici e parenti, probabilmente perché le forti relazioni umane sono caratterizzate da un sofisticato sistema emotivo in cui si intrecciano processi cognitivi, memoria e ricordi. In questo caso, il circuito positivo che si instaura tra l'affinità emotiva e il meccanismo percezione-azione sembra essere più forte negli uomini che nei bonobo
In sintesi, questo studio suggerisce che i differenti livelli di contagio emotivo tra uomo e bonobo sono attribuibili alla qualità delle relazioni tra gli individui. "Ma quando la complessità dei legami sociali, tipica degli uomini, non è in gioco - spiega Elisabetta Palagi - l'uomo scende dal "podio empatico" per ritornare sul gradino che condividiamo con i nostri cugini più prossimi: le grandi scimmie antropomorfe".
Gli scavi dell’Università di Pisa a Badia Pozzeveri protagonisti a «Superquark»
Andrà in onda durante la prima serata di RAI 1, nell'ambito della trasmissione di divulgazione scientifica "Superquark" di Piero Angela, un servizio sugli scavi condotti dall'Università di Pisa nel sito archeologico di Badia Pozzeveri. Lo scavo, su cui opera la Divisione di Paleopatologia guidata dal professor Gino Fornaciari, è tra i principali della Toscana per dimensione e numero di partecipanti. Deve la sua notorietà anche alla collaborazione che già da diversi anni vede lavorare gomito a gomito i ricercatori pisani e quelli della Ohio State University, la prima università statunitense per dimensioni e la seconda per numero di studenti. Proprio per questi motivi, nel dicembre dello scorso anno aveva conquistato la copertina della rivista "Science".
In tre giorni di riprese, la troupe di "Superquark", coordinata sul campo dal giornalista e autore Giovanni Carrada, stretto collaboratore di Piero Angela, ha filmato le attività di scavo e di didattica e compiuto interviste sulle metodologie utilizzate dal gruppo di ricerca. Al centro del servizio ci saranno gli importanti risultati ottenuti dallo scavo sia in campo archeologico, sia, soprattutto, in quello bioarcheologico e archeoantrologico, con un particolare riguardo alle sepolture pertinenti alla grande epidemia di colera che colpì Italia ed Europa nell'autunno del 1855, mietendo, solo in Toscana, oltre 27mila vittime.
Per maggiori informazioni si possono consultare gli indirizzi: http://www.paleopatologia.it/Badiapozzeveri/BP11/
http://spark.sciencemag.org/the-thousand-year-graveyard/
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Si è intanto conclusa la Summer School in Osteoarchaeology and Paleopathology, che si è svolta nel Laboratorio di Paleopatologia della Scuola Medica sotto la direzione e supervisione del professor Fornaciari e le cui attività di laboratorio sono state seguite dalle dottoresse Valentina Giuffra e Simona Minozzi. Si è trattato della prima edizione della Summer School, che ha avuto più richieste di partecipazione rispetto alle aspettative, tanto che è stato necessario attivare due sessioni. I dieci allievi ammessi provenivano da diverse parti del mondo, tra cui l'Ohio, la Georgia, le Hawaii e l'Australia.
La Summer School in Osteoarchaeology and Paleopathology è volta a fornire le competenze necessarie per effettuare lo studio antropologico e paleopatologico di base dei resti scheletrici umani antichi. Ciascuna sessione della Summer School si è svolta nell'arco di tre settimane, durante le quali sono state effettuate lezioni frontali e una consistente parte di attività pratica in laboratorio.
Gli studenti sono stati istruiti sulle procedure di pulizia, consolidamento, restauro, siglatura, inventario e schedatura dei resti scheletrici e dentari. Sono state inoltre affrontate le principali tematiche riguardanti lo studio antropologico dei resti scheletrici, in particolare le metodologie per la determinazione del sesso e dell'età alla morte degli individui, l'osteometria, il rilevamento dei caratteri ereditari e il rilevamento del grado di sviluppo delle inserzioni muscolari. Infine, gran parte delle lezioni è stata dedicata alla paleopatologia, cioè al riconoscimento delle malattie nei resti scheletrici.
Gli studenti hanno potuto visitare il già richiamato scavo archeologico di Badia Pozzeveri, dove si svolgeva contemporaneamente la Field School, organizzata in collaborazione tra le Università di Pisa e dell'Ohio e co-diretta dai professori Fornaciari e Larsen, e hanno potuto osservare il lavoro archeologico e di recupero dei resti umani. Inoltre, hanno effettuato una visita alla Divisione di Radiologia dell'Università di Pisa, dove gli studenti hanno potuto vedere l'applicazione delle indagini radiologiche ai resti scheletrici patologici, e una visita al Museo di Anatomia Umana "Filippo Civinini", dove sono conservati preziosi reperti anatomici.
L'Università di Pisa in festa per la vittoria del suo studente Daniele Meucci, campione europeo di maratona
Commento del rettore Massimo Augello:
"A un mese di distanza dall'argento individuale e dall'oro a squadre ottenuti ai campionati mondiali di fioretto da Martina Batini, studentessa di Ingegneria all'Università di Pisa, una nuova splendida affermazione sportiva vede come protagonista uno studente del nostro Ateneo. Daniele Meucci, che oggi è diventato campione europeo della maratona, si è infatti laureato all'Università di Pisa in Ingegneria dell'Automazione e sta attualmente seguendo il corso di dottorato in Robotica. All'arrivo vittorioso della sua gara, in diretta RAI, Daniele ha tenuto a includere tra i ringraziamenti anche la sua Università. È l'Università di Pisa a essere oggi in festa, orgogliosa di questo campione dello sport, dello studio e della vita. Aspetteremo ora il rientro di Daniele per tributare a lui, e a Martina, il sentito riconoscimento da parte dell'Ateneo pisano".
Commento del professor Ugo Boggi:
"Definire Daniele un Campione è facile, visto il suo impressionante palmares e la vittoria odierna. Anche se la mia conoscenza personale con Daniele scaturisce proprio dal mondo sportivo, che frequento in modo amatoriale, ho avuto il piacere di conoscerlo anche come persona.
Daniele è un ragazzo pulito, per bene, sensibile, e altruista. Quando partecipa alla mezza maratona città di Pisa, che l'Associazione per Donare la Vita Onlus organizza per sensibilizzare l'opinione pubblica circa il valore della donazione degli organi e tessuti, Daniele regolarmente vince e stabilisce il record del percorso. Non che ciò sia necessariamente semplice, neppure per lui, vista la regolare partecipazione di atleti di colore di ottimo valore e di altri atleti italiani molto forti. Dopo aver vinto, Daniele lascia regolarmente i suoi premi in beneficenza. Nessuno degli altri atleti lo fa. Spesso ci regala sue maglie o le sue tute, indossate con la Nazionale, perché ne possiamo fare oggetto di lotterie di beneficenza. Chi ha fatto sport sa il valore simbolico che anche i semplici indumenti possono avere per uno sportivo.
Daniele è sposato con Giada, ex-atleta di ottimo livello, ed ha due bambini. Anche oggi ha ricordato loro all'arrivo della maratona. Daniele è così tutti i giorni: famiglia, campo di atletica, e studio. Qualcuno potrebbe dire, 'un giovane di altri tempi.
Non mi è mai capitato incontrando Daniele che non fosse cortese e disponibile. L'oro che ha vinto oggi, e che tutti noi speriamo sia solo il primo di una lunga serie, deriva dalle sue innate qualità atletiche (vederlo correre dal vivo è uno spettacolo), ma anche dalla sua costante e meticolosa dedizione a uno sport fatto prevalentemente di fatica. Il fatto che nonostante l'impegno sportivo sia anche laureato in Ingegneria, e che ora stia effettuando il dottorato di ricerca in robotica, ne testimoniano anche le qualità intellettive. La sua tattica nella gara odierna, semplicemente perfetta, è forse la migliore dimostrazione della correttezza della locuzione latina 'mens sana in corpore sano.
Ora, insieme ai tanti sportivi pisani che conoscono bene Daniele, aspetto il Campione per salutarlo e festeggiarlo."
L’Università di Pisa al top in Italia secondo l’ARWU di Shanghai
L'Università di Pisa continua a essere, insieme a quelle di Bologna, Milano, Padova, Roma "La Sapienza" e Torino, la migliore in Italia secondo il prestigioso Academic Ranking of World Universities (www.shanghairanking.com/) elaborato dalla "Jiao Tong" University di Shanghai per il 2014. Pisa e Roma fanno un passo indietro rispetto allo scorso anno, scendendo tra il 151° e il 200° posto, dove si collocano Milano e Padova, che confermano il risultato del 2013, e Bologna e Torino, che salgono invece di un gradino. Più in basso si piazzano l'Università di Firenze e il Politecnico di Milano, posizionate tra il 201° e il 300° posto. Altri 13 atenei sono tra il 301° e il 500° posto.
L'Università di Pisa ottiene risultati lusinghieri per quanto riguarda il macro settore delle Scienze naturali e matematiche, dove si piazza tra il 101° e il 150° posto al mondo, e i campi disciplinari della Matematica, in cui è prima in Italia e tra il 76° e il 100° posto al mondo, e della Fisica, dove è tra il 101° e il 150° posto generale.
Come al solito, a primeggiare nella classifica di Shanghai sono le università degli Stati Uniti, con 146 tra le prime 500, seguite dalla Cina (44), dalla Germania (39) e dal Regno Unito (38). Con 21 atenei tra i primi 500, l'Italia vede aumentare di due unità il suo contingente, posizionandosi sullo stesso livello di Francia e Canada. Per la prima volta, tuttavia, il nostro Paese non ha rappresentanti tra le prime 150 posizioni al mondo, mentre gli Stati Uniti ne hanno 52 tra i primi 100, il Regno Unito 8, Canada, Francia e Germania 4 ciascuna.
"Il ranking di Shanghai – ha commentato il rettore Massimo Augello – può essere letto in una duplice chiave. In campo nazionale, l'Università di Pisa conferma di essere ai primissimi posti della graduatoria e ribadisce la tradizione e la vitalità di alcuni suoi settori di punta, a partire da quelli delle Scienze naturali, della Matematica e della Fisica. A livello generale, la classifica è frutto di un panorama internazionale sempre più dinamico e globalizzato, in cui si affacciano nuove realtà e guadagnano posizioni le università dei Paesi che continuano a investire nel settore. In questo quadro, l'Italia mantiene una buona qualità media – con 21 atenei tra i primi 500 – ma perde progressivamente le sue punte di eccellenza, considerando che in poco più di un decennio siamo usciti dalle prime 100 e ora anche dalle prime 150 posizioni al mondo. A mio parere, questa situazione è l'inevitabile conseguenza dei continui tagli al finanziamento del sistema universitario e del blocco del turn over di personale. Al tempo stesso, essa riflette lo stato complessivo del Paese, in cui si fa fatica a individuare e valorizzare i settori che possono davvero contribuire al rilancio della nostra economia e porre le basi per un solido sviluppo futuro. Certamente tra questi settori vi è quello dell'università e della ricerca."
A Pisa un master per Film maker sui diritti umani
In un'epoca caratterizzata dal potere delle immagini, come può un cineasta o un autore audiovisivo contribuire alla conoscenza, alla promozione, alla difesa dei diritti umani? All'Università di Pisa è nato il master per "Film maker sui diritti umani", un corso di 300 ore che si svolgerà tra Pisa e Buenos Aires che mira a formare persone consapevoli dell'uso dei linguaggi e delle tecnologie audiovisive in grado di raccontare storie di questo ambito. Affiancando alle lezioni storiche, filosofiche e cinematografiche specifici seminari e incontri con registi, il master offrirà agli studenti l'opportunità di confrontarsi non solo con studiosi ma anche con autori e protagonisti in campo cinematografico e audiovisivo rispetto alla trattazione dei diritti umani.
Ma perché proprio l'Argentina? L'idea del corso è nata in occasione della visita a Pisa di Estela Carlotto, presidente dell'associazione Abuelas de Plaza de Mayo, che a fine novembre ha tenuto una lezione agli studenti dell'Università di Pisa. Le "Abuelas" sono una delle organizzazioni fondatrici dell'IMD, l'Instituto Multimedia DerHumALC (Derechos Humanos en America Latina y el Caribe), che ha promosso l'istituzione del master e che contribuirà alla didattica nella seconda parte di lezioni che si svolgeranno in Argentina. "L'IMD nasce dalla quasi ventennale esperienza del Festival Internacional de Cine de Derechos Humanos di Buenos Aires, festival fondatore della rete internazionale dei festival cinematografici dei diritti umani – spiega Hugo Estrella, docente del corso di laurea in Scienze per la pace dell'Università di Pisa e coordinatore del master - L'Instituto farà anche da porta d'accesso ad altre realtà quali l'Archivo Nacional de la Memoria, il cui fondo archivistico multimediale è gestito proprio dall'IMD".
Il master, diretto dalla professoressa Sandra Lischi, si rivolge innanzitutto a laureati in triennali e magistrali che siano interessati a un particolare percorso storico-teorico e tecnico-realizzativo nel campo dell'audiovisivo a tematica sociale, in particolare a coloro che, con una preparazione storica, giuridica o filosofica, vogliano sperimentare una declinazione "audiovisiva" e realizzativa della propria formazione, e a chi, avendo già una preparazione cinematografica e audiovisiva, voglia acquisire strumenti critici e metodologici di approccio alle tematiche dei diritti civili e sociali. "Un'attività audiovisiva – aggiunge Estrella - che può andare, a seconda delle aspirazioni e dei contesti, dallo spot alla pubblicità-progresso al lungometraggio al documentario alla videoinstallazione fino a specifici prodotti per la rete, alla proposta di prodotti televisivi, a lavori indipendenti, ad allestimenti museali "multimediali". Le iscrizioni sono aperte fino a metà settembre e maggiori informazioni sono disponibili sul portale dei master http://filmmakerdu.hosting.unipi.it/.
Tra i docenti del corso, molti professori dell'Università di Pisa, professionisti del settore e testimonial d'eccezione, come Vera Vigevani Jarach, protagonista nei mesi scorsi della web serie del Corriere TV "Il rumore della memoria" di Marco Bechis, in cui ha raccontato la sua "doppia tragedia" di ebrea italiana sfuggita alla Shoah e di madre di una ragazza "desaparecida" durante la dittatura argentina.
A scuola di paleopatologia con gli esperti dell’Università di Pisa
Dieci studenti da tutto il mondo per la Summer School in "Osteoarchaeology and Paleopathology" che si è svolta nel mese di luglio nel laboratorio di Paleopatologia della Scuola Medica dell'Università di Pisa. I ragazzi - provenienti dall'Ohio, la Georgia, le Hawaii e l'Australia – hanno potuto acquisire le competenze necessarie per effettuare lo studio antropologico e paleopatologico di base dei resti scheletrici umani antichi, sotto la direzione e supervisione del professor Gino Fornaciari, mentre le attività di laboratorio sono state seguite da Valentina Giuffra e da Simona Minozzi.
Gli studenti sono stati istruiti sulle procedure di pulizia, consolidamento, restauro, siglatura, inventario e schedatura dei resti scheletrici e dentari; sono state affrontate le principali tematiche riguardanti lo studio antropologico dei resti scheletrici, in particolare le metodologie per la determinazione del sesso e dell'età alla morte degli individui, l'osteometria, il rilevamento dei caratteri ereditari e il rilevamento del grado di sviluppo delle inserzioni muscolari. Infine, gran parte delle lezioni è stata dedicata alla paleopatologia, cioè al riconoscimento delle malattie nei resti scheletrici.
Gli studenti hanno potuto anche visitare lo scavo archeologico di Badia Pozzeveri, dove si svolgeva contemporaneamente la Field School, organizzata in collaborazione tra l'Università di Pisa e l'Università dell'Ohio e co-diretta dal professor Fornaciari e dal professor Clark Spencer Larsen, e hanno potuto osservare il lavoro archeologico e di recupero dei resti umani. Inoltre, sono state organizzate una visita alla divisione di Radiologia dell'Università di Pisa, dove gli studenti hanno potuto vedere l'applicazione delle indagini radiologiche ai resti scheletrici patologici, e una visita al Museo di Anatomia Umana "Filippo Civinini", dove sono conservati preziosi reperti anatomici.
La Divisione di Paleopatologia vanta un'esperienza pluriennale nel settore degli studi antropologici e paleopatologici: decine di studenti si sono formati nei suoi laboratori svolgendo tirocini e tesi di laurea e la Summer School è stata organizzata con lo scopo di internazionalizzare questo settore e diffonderne le competenze anche oltre i confini dell'Italia.