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Comunicati stampa

conferenza donazione PizzanelliUn quadro che raffigura il Palazzo alla Giornata come appariva all'inizio del Novecento, opera dell'artista pisano Ferruccio Pizzanelli, tra i maggiori esponenti della pittura toscana del XX secolo. Il dipinto è stato consegnato, martedì 10 gennaio 2012, dai rappresentanti della direzione generale della Fondiaria SAI e dell'Agenzia generale SAI di Pisa nelle mani del rettore Massimo Augello. Cornice della cerimonia la suggestiva Sala dei Mappamondi dello stesso Palazzo oggi sede del rettorato, il luogo per di più in cui il giovane Pizzanelli aveva tenuto la sua prima esposizione.

Nel loro intervento, il rettore dell'Ateneo Pisano, i vertici della Società assicuratrice, Piergiorgio Costantini e Cesare Zunino, e l'agente generale e procuratore della Società, Maurizio Sbrana, hanno ricordato la solida tradizione di collaborazione che lega le due Istituzioni, che va anche al di là delle convenzioni sottoscritte per agevolare il ricorso ai servizi assicurativi da parte del personale e degli studenti dell'Università. Negli scorsi anni, infatti, la SAI ha finanziato l'istituzione di borse di studio a laureati in discipline giuridiche ed economiche con tesi in argomento assicurativo; ha permesso di acquisire una preziosa collezione mineralogica che è entrata a far parte del patrimonio scientifico dell'Ateneo e che è possibile ammirare al Museo di Storia naturale e del territorio di Calci; ha contributo all'acquisto di nove manoscritti giovanili di Enrico Fermi; ha donato il ritratto di Galileo Galilei che è stato collocato nella Sala al piano terra di Palazzo alla Giornata.

Quadro Pizzanelli

Il rettore ha quindi sottolineato il ruolo sociale svolto dalla compagnia di assicurazione "attraverso l'impegno convinto in campo culturale, poiché il grado di progresso di ogni società si misura a partire dalla sua capacità di trasmettere cultura e di guardare sempre, e con fiducia, al futuro". I rappresentanti della Sai hanno messo in evidenza il profondo legame che lega la Società e la sua Agenzia generale alla città di Pisa, di cui l'Università è senza dubbio tra le più importanti istituzioni e il principale luogo di elaborazione e di trasmissione del sapere.

I professori di Storia dell'arte, Lucia Tomasi Tongiorgi e Alessandro Tosi, hanno tracciato un breve profilo di Ferruccio Pizzanelli, un artista abile con i pennelli, così come nella lavorazione artistica del cuoio, e capace di descrivere con la sue opere paesaggi e volti autentici della tradizione toscana. È stato inoltre illustrato il volume dedicato al pittore pisano e al dipinto su Palazzo alla Giornata, realizzato dalla SAI con un testo curato dal professor Stefano Renzoni.

Nella stessa occasione, alla presenza del preside della facoltà di Agraria, Manuela Giovannetti, è stato anche presentato il volume curato dai professori Alessandro Tosi e Romano Paolo Coppini sui due grandi affreschi realizzati da Ferruccio Pizzanelli nell'Aula Magna della facoltà di Agraria e su quello che si trova nell'ex Clinica dermatologica.

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Mauro Rosi C'è anche un docente dell'Università di Pisa nella nuova "Commissione nazionale per la previsione e la prevenzione dei grandi rischi" appena nominata dalla Presidenza del Consiglio dei ministri. Mauro Rosi, docente di Geochimica e Vulcanologia e direttore del dipartimento di Scienze della Terra dell'Ateneo pisano, è il nuovo vicepresidente dell'organo di consulenza scientifica del capo dipartimento della Protezione civile che raccoglie le competenze di 58 professori universitari, rappresentanti dei principali enti di ricerca nazionali (come Cnr e Ingv) ed esperti tecnici delle diverse tipologie di rischi naturali, ambientali e industriali.

Le nomine, sono state firmate a fine dicembre dal presidente del consiglio Mario Monti su proposta del capo dipartimento della Protezione civile Franco Gabrielli, che ha indicato in Luciano Maiani, ex presidente del Cnr, il presidente e in Giuseppe Zamberletti il presidente emerito. La nuova commissione sarà articolata in cinque settori corrispondenti alle varie tipologie di rischio: settore rischio sismico; settore rischio vulcanico; settore rischi meteo-idrologico, idraulico e di frana; settore rischi chimico, nucleare, industriale e trasporti; settore rischio ambientale e incendi boschivi. Compito della nuova commissione sarà fornire al dipartimento della Protezione civile pareri di carattere tecnico-scientifico in relazione alle diverse tipologie di rischio e anche indicazioni per migliorare le capacità di valutazione, previsione e prevenzione dei diversi rischi.

Mauro Rosi si è laureato a Pisa in Geologia nel 1974 ed è professore ordinario di Vulcanologia dal 2002. Dal 2006 è direttore del dipartimento di Scienze della Terra. Attualmente ricopre l'incarico di presidente della Federazione Nazionale di Scienze della Terra ed è membro del consiglio scientifico dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Il professor Rosi ha un'esperienza pluridecennale nella gestione di crisi vulcaniche di tutto il mondo (eruzione del St. Helens-USA 1980, Nevado del Ruiz-Colombia 1985, Guagua Pichincha e Tungurahua-Ecuador 1999, St. Helens-USA 2004, Merapi-Indonesia 2006, Isola Reunion-Oceano Indiano 2009) e in Italia (Etna, 1981; Etna 1983; Stromboli 1985; Etna 2001; Etna 2002; Stromboli 2002-2003; Stromboli 2007). Rosi ha anche svolto, in alcuni casi, il ruolo di consulente per conto di autorità governative per l'assunzione di decisioni in materia di protezione civile (N. del Ruiz-Colombia 1985, Guagua Pichincha e Tungurahua-Ecuador 1999) e organismi internazionali (Nazioni Unite luglio 2011).


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pellicolaIl 4 gennaio 2012, all'interno del programma "Cose dell'altro Geo", è andata in onda su RaiTre la trasmissione "Geo Scienza", dove sono stati presentati da Andrea Pucci, ricercatore del dipartimento di Chimica e chimica industriale, una serie di esperimenti su alcuni film polimerici condotti dal team di ricerca dell'Università di Pisa. I materiali hanno la proprietà di cambiare colore a seguito di stimoli esterni di varia natura come le deformazioni meccaniche e gli sbalzi di temperatura, e sono sviluppati in collaborazione con i professori Marco Pasquali, Francesco Ciardelli e Giacomo Ruggeri all'interno di un progetto denominato "Poloptel", finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pisa.

In studio Andrea Pucci ha mostrato una serie di pellicole che, sottoposte a deformazione, hanno cambiato colore in emissione da verde a blu a causa della rottura degli aggregati di colorante in esso dispersi. In un secondo esperimento è stato poi mostrato il fenomeno opposto, cioè la formazione di aggregati di colorante una volta che il film viene posto per pochi istanti sopra una piastra alla temperatura controllata superiore a 60°C.

I risultati di questa ricerca potrebbero avere importanti ricadute nella vita di tutti i giorni portando allo sviluppo di pellicole per "imballaggio intelligente", capaci cioè di rilevare attraverso un cambiamento delle proprietà ottiche del materiale se vi è stata una sollecitazione esterna (contaminazione), attraverso uno stress meccanico (deformazione, strappo del materiale), o di natura termica (sbalzo di temperatura). Visti i controlli necessari per tutti gli alimenti appartenenti alla catena del freddo, la ricerca potrebbe portare allo sviluppo di nuovi imballaggi alimentari, le cui caratteristiche devono rispondere a parametri precisi, come garantire la protezione dell'alimento da danni meccanici, oppure prevenirne o ritardarne la degradazione fisica.

Guarda il video della trasmissione.
 

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Intervista ad Andrea Pucci
 

AndreaPucciDi cosa è fatta la pellicola sensibile alla deformazione meccanica?
Il materiale è semplicemente composto da una miscela di un polimero di largo uso, soprattutto nel settore dei film per l'imballaggio e cioè polietilene o polipropilene oppure poliesteri aventi caratteristiche anche di biodegradabilità, con un colorante generalmente impiegato come sbiancante ottico per plastiche o tessuti in concentrazione inferiore all'1% in peso.

Quali sono i materiali più largamente utilizzati per tale tipo di applicazione?
Sono materiali plastici che compongono i film per l'imballaggio e generalmente polietilene, sia a bassa che alta densità, o polipropilene. Negli ultimi anni poliesteri biodegradabili stanno entrando come materiali di largo consumo. Le caratteristiche principali del colorante sono la sua fluorescenza, le sue proprietà ottiche modulabili a seconda del suo stato di aggregazione e la sua scarsa mobilità all'interno del film polimerico, proprietà che rende il colorante impiegabile anche per gli imballaggi alimentari. Tra le caratteristiche appunto degli imballaggi alimentari, la protezione dell'alimento da danni meccanici, la prevenzione o ritardo della degradazione fisica e il rappresentare una fonte di informazione risultano quelle maggiormente richieste negli ultimi anni.

Come si prepara la pellicola?
Il metodo di preparazione prevede l'aggiunta sia del polimero che del colorante all'interno della camera di miscelazione di un miscelatore discontinuo oppure di un estrusore. L'alta temperatura presente all'interno della macchina di circa 180-200°C a seconda del polimero di partenza fa fondere il polimero mentre la rotazione dei rotori consente la miscelazione del colorante all'interno della matrice fusa. Terminata la miscelazione, la miscela polimero-colorante viene recuperata e sottoposta a un processo di stampaggio ad alta temperatura e pressione che consente l'ottenimento della pellicola avente spessori dell'ordine dei 100 micron

In quali forme le molecola di colorante sono disperse?
A seconda della concentrazione di colorante all'interno del film di polimero si possono avere due forme in equilibrio tra di loro: quella in cui le molecole di colorante sono disperse singolarmente e non interagenti tra di loro (M) e quella in cui le molecole sono fortemente interagenti e aggregate (A).

Come posso promuovere la loro aggregazione e cosa comporta alle proprietà del colorante?
L'aggregazione può essere ad esempio promossa aumentando la concentrazione del colorante all'interno del film. Esisterà quindi una soglia di concentrazione, che varia in base alla natura del polimero e del colorante stesso, al di sopra della quale l'equilibrio tra le due forme viene a instaurarsi. Alcuni coloranti sono in grado di emettere un radiazione luminosa chiamata fluorescenza differente se le loro molecole sono nella forma non interagente oppure in quella aggregata. Ad esempio, nel caso del colorante da noi utilizzato la forma non interagente e molecolarmente dispersa nel film polimerico emette luce blu a 430 nm, mentre la forma aggregata di colorante emette luce verde (500 nm).

polietileneCosa succede ad esempio se una pellicola contenente coloranti in forma aggregata subisce una deformazione?
A seguito della deformazione meccanica le catene di polimero tendono a riorganizzarsi lungo la direzione dello stress meccanico. Le forze che agiscono a livello molecolare sono tali da promuovere non solo il trascinamento degli aggregati di colorante lungo la direzione di deformazione ma anche la loro rottura. L'accumulazione all'interno del film deformato di molecole di colorante non più nella forma di aggregato ma nella forma isolata e non interagente promuove di conseguenza anche una variazione di colore dell'emissione da verde a blu.

Di cosa è fatta la pellicola sensibile alla sollecitazione termica?
La pellicola sensibile allo stress di natura termico, come ad esempio uno sbalzo di temperatura, è composta da un materiale polimerico differente dal caso dei materiali usati precedentemente come indicatori di deformazione. Il polimero è infatti caratterizzato dall'avere la temperatura di transizione vetrosa, e cioè il valore di temperatura al di sotto della quale un materiale amorfo si comporta da solido vetroso, al di sopra della temperatura ambiente e non distante da quella di miscelazione.

Come si prepara?
Il materiale polimero+colorante si prepara sempre per miscelazione meccanica ad alta temperatura introducendo i componenti nella camera di miscelazione. A fine processo il polimero tende a raffreddare e la sua temperatura scende al di sotto della temperatura di transizione vetrosa più velocemente della diffusione delle molecole di colorante le quali al di sotto della transizione vetrosa si troveranno intrappolate cineticamente all'interno del film nella forma non interagente. Il film quindi emetterà un'emissione blu a circa 430 nm.

Cosa succede alla pellicola contenente colorante se viene sollecitata termicamente al di sopra di una certa temperatura?
Se la pellicola contenente colorante molecolarmente disperso subisce uno stress termico a una temperatura superiore alla sua transizione vetrosa, la mobilità della fase polimerica consente la diffusione delle molecole di colorante che tendono ad aggregarsi promuovendo il cambiamento di colore in emissione da blu a verde.

Dov'è indirizzata la ricerca oggi su tale tipo di applicazione?
La ricerca oggi soprattutto in ambito accademico è indirizzata verso materiali biodegradabili o ottenuti da processi di riciclo di plastiche, quindi si pensa anche a applicazioni non in ambito puramente alimentare ma ad esempio materiali per il settore dell'edilizia dove è importante monitorare la stabilità meccanica di una struttura portante. Inoltre la ricerca è concentrata nel rendere il materiale ancora più sensibile verso ad esempio le minime sollecitazioni meccaniche o piccole variazioni di temperatura.

Mercoledì, 04 Gennaio 2012 12:30

Alberto Del Guerra nominato 'Fellow' dell’IEEE

del guerraAlberto Del Guerra, docente di Fisica medica alla facoltà di Medicina e chirurgia dell'Università di Pisa, è stato nominato "fellow" dell'IEEE (Institute of Electrical and Electronics Engineers), l'associazione internazionale di professionisti impegnata a favore del progresso della tecnologia a beneficio dell'umanità. Il prestigioso riconoscimento è stato assegnato al professore "per i suoi contributi allo sviluppo di rivelatori di radiazioni e di sistemi per la fisica medica e per l'imaging molecolare". Del Guerra ha contribuito al progresso nel suo settore scientifico attraverso l'invenzione e la costruzione di dispositivi innovativi e lo sviluppo di nuove tecniche per la creazione di farmaci e per la diagnosi e terapia delle malattie.

L'"IEEE fellow" è conferito a una personalità con un eccellente primato di risultati, provenienti da diverse aree scientifiche, che vanno dai sistemi aerospaziali, all'ingegneria informatica, delle telecomunicazioni e biomedica, all'elettronica. Per il 2012, sono 322 i professionisti che nel mondo hanno ottenuto il riconoscimento. Attraverso i suoi 385.000 membri in 160 paesi del mondo, l'IEEE promuove lo sviluppo della tecnologia per l'umanità e pubblica circa il 30% del materiale tecnico riguardante i diversi settori di interesse.

Alberto Del Guerra, dopo essersi laureato in Fisica all'Università di Pisa nel 1968, è diventato professore associato presso il dipartimento di Fisica pisano nel 1982. Tra 1981 e 1982 ha trascorso un periodo come "Fulbright Scholar" al Lawrence Berkeley Laboratory della California, dove ha iniziato la sua attività di ricerca sulla PET la tomografia a positroni, allora ai primordi. Nel 1987 è diventato professore di prima fascia di Fisica all'Università "Federico II" di Napoli, per poi passare a Ferrara ed essere richiamato a Pisa, alla facoltà di Medicina e chirurgia, nel 1998. Attualmente, è anche direttore della Scuola di specializzazione in fisica medica dell'Università di Pisa e presidente del Collegio dei direttori delle scuole italiane.

Il professor Del Guerra è autore di oltre 300 articoli su riviste internazionali, la maggior parte nel campo dell'imaging radiologico, nucleare e molecolare. Dirige un gruppo di ricerca in fisica medica, in stretta collaborazione con l'Istituto nazionale di fisica nucleare. È stato presidente della Federazione europea della Società di Fisica medica per tre anni, fino a esserne nominato membro onorario nel 2009. È membro del Consiglio direttivo della Associazione italiana di Fisica medica.


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Venerdì, 23 Dicembre 2011 11:17

Il libro che non c'è

pessoaPubblichiamo un intervento della professoressa Valeria Tocco sul Libro dell'inquietudine di Fernando Pessoa di cui ha curato una nuova traduzione appena uscita per Mondadori.

 

Il "libro di impressioni senza nesso": per una cronistoria del "Desassossego"

La storia del Libro dell'inquietudine è la storia di un libro che non c'è. Per dirla alla Pessoa, è la storia di un libro che, proprio perché non è mai esistito, è esistito fin troppo, assumendo a volte le forme del sogno dei propri editori. Scusate il paradosso, ma in fondo è così. L'Inquietudine è il "Grande Libro" che Pessoa scrisse nel corso di tutta la sua vita, il suo grande progetto mai concluso, mai realizzato, mai formalizzato. Paradosso per paradosso, per dirla con Eduardo Lourenço, il Libro dell'inquietudine è un libro che Pessoa ha scritto ma che non ha mai letto... Tuttavia, è arrivato in Portogallo alla sua settima edizione (contando una sola volta le otto edizioni curate da Richard Zenith). E ogni edizione è diversa dall'altra, anche se il curatore è magari lo stesso.

Questo "Grande Libro" è un progetto al quale Pessoa si è dedicato per tutta la vita, riunendo in cinque buste brani, testi, annotazioni e frammenti: i primi testi con l'esplicita indicazione «L. do D.» (Livro do Desassossego) appaiono attorno agli anni Dieci del Novecento; gli ultimi risalgono al 1934, un anno prima della morte dell'autore. Oggi le buste con gli originali di ciò che forse dovrebbe costituire il Libro sono nove: le ultime quattro sono state riempite grazie al lavoro di ricerca di vari studiosi, dopo la morte di Pessoa. In vita, verranno pubblicati su rivista solo dodici testi dichiaratamente appartenenti al Libro dell'inquietudine "in preparazione" (uno su «A Águia», nel 1913; tre su «A Revista»: due nel 1929 e uno nel 1932; due su «Presença», rispettivamente nel 1930 e nel 1931; cinque su «Descobrimento. Revista de Cultura», nel 1931; uno su «Revolução», nel 1932).

Visto che Pessoa non ha mai avuto modo di dar forma definitiva al suo progetto, gli editori che si sono confrontati fino a oggi con il Libro hanno scelto due strade diverse per organizzare i vari brani di cui si compone: Jacinto do Prado Coelho e Richard Zenith hanno optato per un montaggio prevalentemente tematico dei frammenti; Teresa Sobral Cunha e Jerónimo Pizarro, al contrario, hanno cercato di ordinare i frammenti dal punto di vista cronologico. Nel corso degli anni, di edizione in edizione, tra polemiche a volte molto accese, sono confluiti nel Libro, per una sorta di contiguità stilistica o tematica riscontrata dagli editori, spesso a dispetto di qualsivoglia indicazione esplicita da parte di Fernando Pessoa (il quale era solito contrassegnare con la sigla «L. do D.» i brani che avrebbe voluto includere nel volume), anche una serie di frammenti che in realtà facevano parte di altre iniziative letterarie. Certo non è facile discernere ciò che Pessoa aveva in mente di inserire nel Libro dell'inquietudine da ciò che invece avrebbe dovuto integrare altri progetti, per via della ovvia contaminazione tematica e stilistica dei brani avulsi.

In questa nuova edizione italiana, che esce ora per Mondadori, ho scelto di mantenere l'ordine cronologico dei brani proposto da Jerónimo Pizarro per suggerire meglio al lettore italiano l'idea del "libro che non c'è", del libro che si costruisce mentre si scrive e mentre si legge, senza un montaggio se non quello dato dalla creazione nel tempo dei frammenti di cui si costituisce.

Valeria Tocco
professoressa di Letteratura Portoghese e Brasiliana, Università di Pisa

Scheda libro

Venerdì, 23 Dicembre 2011 07:50

La facoltà di Farmacia tra passato e futuro

Cerimonia FarmaciaUna giornata per ricordare i cinquant'anni dal trasferimento della facoltà di Farmacia nell'attuale sede di via Bonanno, preludio all'inaugurazione ufficiale poi effettuata nel 1965, e per celebrare l'antica tradizione che Pisa può vantare in campo farmaceutico. Insieme, un appuntamento per pensare al presente e al futuro di questo settore di studi, che entro pochi mesi confluirà in modo unitario nel nuovo dipartimento di Farmacia, e per ribadire la volontà di puntare sempre di più sull'apertura alle realtà del territorio. Infine, un'occasione per conferire il "Premio Bellucci" a una giovane e brillante laureata della facoltà.

Tutto questo è stato l'incontro su "La facoltà di Farmacia a Pisa: passato, presente, futuro", che si è svolto giovedì 22 dicembre 2011 nell'Aula Magna della facoltà. Aperta dai saluti del rettore Massimo Augello e del sindaco Marco Filippeschi, l'iniziativa è stata introdotta e coordinata dalla preside Claudia Martini. I professori Marco Fabrizio Saettone e Antonio Lucacchini hanno sintetizzato il percorso storico della Scuola e poi della facoltà di Farmacia dal 1865 a oggi. È quindi seguita una tavola rotonda che ha messo a confronto studiosi e rappresentanti degli enti locali e regionali, del mondo economico e industriale pisano, dell'Ordine dei Farmacisti e delle altre istituzioni interessate a consolidare il dialogo con questo importante settore di studi dell'Ateneo.

Dopo averne ripercorso le principali tappe di sviluppo, il rettore ha ricordato che "la facoltà di Farmacia costituisce uno dei grandi patrimoni culturali della nostra Università. Nell'intraprendere il delicato passaggio che ci ha portato nel giro di pochi mesi a rimodellare l'assetto organizzativo delle strutture universitarie, ci siamo impegnati a salvaguardare e valorizzare allo stesso tempo l'omogeneità scientifica e la vocazione multidisciplinare che sono alla base della sua storia".

Il preside Claudia Martini ha invece sottolineato la vocazione della facoltà a interfacciarsi con le varie realtà del territorio, esprimendo la volontà di guardare con sempre maggiore attenzione alle esigenze espresse dal mondo industriale locale e regionale e di costruire collegamenti ancora più stretti tra formazione degli studenti e richieste da parte del mercato di specifiche competenze professionali.

Premio FarmaciaA conclusione della mattinata è stato conferito il "Premio Bellucci", che quest'anno è andato alla giovane Ileana Frau, laureata in Chimica e tecnologia farmaceutiche sotto la guida del professor Paolo Crotti.

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Giovedì, 22 Dicembre 2011 12:02

Riparte il Laboratorio universitario volterrano

Laboratorio_Universitario_VolterranoStudiare l'identità multipla di Volterra e riproporla ai cittadini e agli studiosi. Con questo ambizioso obiettivo, a 15 anni dalla sua prima costituzione, riprende slancio il progetto del Laboratorio universitario volterrano (Luv) grazie alla convenzione appena siglata fra Università di Pisa, Priovincia di Pisa, Comune di Volterra e Fondazione CaRiVolterra.

"In questi anni il Luv - ha detto Maria Antonella Galanti prorettore per rapporti con il territorio

dell'Università di Pisa - ha lavorato soprattutto sul lato della formazione, con lezioni e stage per studenti che hanno partecipato a campagne di scavo valorizzando così il potenziale di Volterra e del suo circondario, come 'giacimento vivente' di ricchezze culturali, storiche, architettoniche, paesaggistiche e archeologico"

"Ma l'accordo appena firmato – ha aggiunto Maria Antonella Galanti – contiene alcuni aspetti evolutivi: in particolare il coinvolgimento di sei Dipartimenti universitari (delle discipline archeologiche, architettoniche, storiche, artistiche, urbanistiche, sociologiche e della rappresentazione), con un comitato scientifico di sette docenti e ricercatori".

Il rilancio del progetto prevede inoltre l'avvio di nuove iniziative: dalla collaborazione con altre università italiane e straniere al servizio di preorientamento e formazione per ragazzi delle scuole superiori di tutta la provincia, con proposte di stage di approfondimento in singole discipline. Per rendicontare le proprie attività, il Luv poi organizzerà ogni anno convegni e giornate di studio, senza dimenticare la pubblicazione dei Quaderni di cui sono già usciti 14 numeri, dalla fondazione del Laboratorio ad oggi.

piccolo scimpanzeBaby Chimpanzees play in a very similar way to human beings. They alternate diverse game phases human in the same way human infants do. This is the principle result of a study on game behaviour of a large species of Pan troglodytes , published in the scientific journal 'PloS ONE'. University of Pisa Research was carried out by Doctors Elisabetta Palagi and Giada Cordoni from the University of Pisa Natural History and Territory Museum in collaboration with the Institute of Science and Technology of Cognition at the CNR ( National Council for Research) in Rome. This project is included in the international socio-biological research that the Calci Museum has been conducting for many years.

gioco di lottaThis research is the result of observations that the researchers conducted in large European parks hosting many reproductive colonies. Over the long run these observations gave rise to data on 15 immature monkeys, infants and youths, allowing precise comparison of play in the diverse age phases. This study of Pisan researchers focussed principally on the analysis of parameters relating to social play when there are two or more animals. The results obtained demonstrated that there exist appreciable variations during the passage from the infant to the later youth stages in chimpanzees, as there are in man. In particular this research study reinforced the fact that solitary play and social play follow two ontogenetically different paths. While the former shows a peak frequency during infancy, the latter maintains reasonably constant levels during the entire immature phases. These differences are not only quantitative but also qualitative since the young chimps become more articulate (given the number of game patterns used in a session) and more balanced (given the modality and frequency these directional patterns are exchanged amongst the players).

PalagiThe importance of this study resides in the fact that the data regarding non human primates were compared (in the standardised and precise way) with the data present in the literature on human game behaviour. What emerged was that like the baby chimps children of pre-school age, from 0 to 3 years, show very high levels of solitary game play and the frequency of the social game of wrestling remains reasonably constant. Both immature chimpanzees and Homo sapiens showed they prefer games with their playmates of the same age which, in adolescents of both species, becomes more balanced and complex, even if also more competitive.

Starting with the idea of a contestation of the close philogenetic association between Homo sapiens and other anthropomorphic monkeys, this research suggests that the behavioural confrontation among these species plays a crucial role for illuminating the biological bases of many behaviour patterns present in what we can call, from a zoological and evolutive point of view, the "animal-man".

Giovedì, 22 Dicembre 2011 09:20

I piccoli scimpanzé giocano come noi

piccolo scimpanzeI piccoli scimpanzé giocano in modo molto simile agli esseri umani, alternando le diverse fasi ludiche come fanno i bambini in età infantile. È questo il risultato principale di uno studio sul comportamento ludico delle grandi antropomorfe della specie Pan troglodytes, che è stato pubblicato sulla rivista scientifica internazionale "PLoS ONE". La ricerca è stata realizzata dalle dottoresse Elisabetta Palagi e Giada Cordoni, del Museo di Storia Naturale e del Territorio dell'Università di Pisa, in collaborazione con l'Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del CNR (Roma). Il progetto scientifico, coordinato dalla stessa dottoressa Palagi, rientra nell'ambito delle ricerche socio-biologiche che il Museo di Calci conduce da molti anni a livello internazionale.

gioco di lotta scimpanzèLa ricerca è il frutto di osservazioni che le ricercatrici hanno condotto in grandi parchi europei che ospitano numerose colonie riproduttive. Le osservazioni a lungo termine hanno dato la possibilità di raccogliere dati su 15 immaturi, sia piccoli che giovani, consentendo una comparazione precisa del gioco nelle diverse fasi di età. Lo studio delle ricercatrici pisane si è concentrato principalmente sull'analisi dei parametri relativi al gioco sociale, cioè quello effettuato da due o più animali. I risultati ottenuti hanno dimostrato che, nello scimpanzé come nell'uomo, esistono variazioni apprezzabili durante il passaggio dalla fase infantile a quella giovanile. In particolare, la ricerca ha evidenziato che il gioco solitario e il gioco sociale seguono due traiettorie ontogenetiche differenti: mentre il primo mostra un picco di frequenza durante l'infanzia, il secondo mantiene livelli pressoché costanti in tutta la fase immatura. Le differenze non sono solo di carattere quantitativo, ma anche qualitativo, poiché le sessioni di gioco sociale, nei giovani scimpanzé, diventano più articolate, dal punto di vista del numero di pattern ludici utilizzati in una sessione, e più bilanciate, dal punto di vista delle modalità e delle frequenze con cui vengono scambiati i pattern direzionali tra giocatori.

Elisabetta PalagiL'importanza di questo studio risiede nel fatto che i dati riguardanti i primati non-umani sono stati comparati, in modo standardizzato e puntuale, con i dati presenti in letteratura sul comportamento di gioco dell'uomo. È emerso così che i bambini in età prescolare da 0 a 3 anni, come i piccoli di scimpanzé, mostrano più alti livelli di gioco solitario, mentre il gioco sociale di lotta rimane pressoché costante dall'infanzia all'adolescenza. Sia gli immaturi di scimpanzé che quelli di Homo sapiens prediligono il gioco con i coetanei che, negli adolescenti di entrambe le specie, diviene più bilanciato e complesso, sebbene anche più competitivo.

Partendo dalla constatazione della stretta vicinanza filogenetica tra Homo sapiens e le altre scimmie antropomorfe, la ricerca suggerisce che il confronto comportamentale tra specie assume un ruolo cruciale per far luce sulle basi biologiche di molti comportamenti presenti in quello che, dal punto di vista zoologico ed evolutivo, possiamo chiamare l'"animale uomo".

 

Guarda il video dei ricercatori del Museo di Storia naturale e del Territorio "Madagascar, missione-Berenty: qualche ingrediente per fare ricerca".


Ne hanno parlato:

Io DonnaAnsa
Tirreno Pisa
LaNazione.it
Corriere Fiorentino 
Libero
Il Giornale 
Il Tempo
InToscana.it
PisaNotizie.it
Le Scienze 
Asca
Adnkronos

PisaInformaFlash.it 
IlReporter.it 

Mercoledì, 21 Dicembre 2011 14:13

A Economia il concerto degli auguri di Natale

Lunedì 19 dicembre 2011 nell'Auditorium del Palazzo dei Congressi si è svolto il tradizionale concerto degli Auguri di Natale della facoltà di Economia. L'appuntamento, giunto alla settima edizione, ha rappresentato, come sempre, un significativo momento di incontro tra il personale della facoltà, ma anche con colleghi di altre strutture e dell'amministrazione centrale, che, a vario titolo, collaborano strettamente con la facoltà.

Il Concerto di quest'anno si è ispirato alla ricorrenza del 150° anniversario dell'Unità d'Italia ed è stato caratterizzato dalla presenza, sulla scena, di studenti, docenti e personale non strutturato che hanno intrattenuto il pubblico presente. Da qui la titolazione "Concerto... in Economia". Gli studenti di "RadioEco" hanno effettuato una "intervista impossibile" a personaggi conosciuti e meno conosciuti del Risorgimento italiano, interpretati da giovani studenti e laureati; il professor Luca Spataro, docente di Economia politica, con la sua chitarra classica, ha presentato alcuni brani tratti dal repertorio delle canzoni napoletane; la dottoressa Manuela Cortese, collaboratrice della facoltà, al pianoforte, con il figlio Michele La Greca al clarinetto, ha eseguito brani di Baermann, Lefèvre e Verdi; Patty L'Abbate, ex allieva, accompagnata da Piergiorgio Pirro al pianoforte, ha presentato un repertorio di "sonorità jazz" italiane.

L'evento si è concluso con l'intervento del preside Dianora Poletti, che ha ringraziato tutti coloro che hanno collaborato alla realizzazione dell'iniziativa, sottolineando come questa edizione sia l'ultima per la facoltà, visti i grandi cambiamenti organizzativi che coinvolgeranno l'Ateneo nei prossimi mesi. L'augurio del preside è stato quello di tenere comunque vivo l'entusiasmo per continuare a lavorare insieme per la nostra Università.

L'evento è stato realizzato con il sostegno di: Cassa di Risparmio di San Miniato, Geofor SpA, CDC Spa, Cassa di Risparmio di Lucca Pisa Livorno, Associazione Ordini dei Dottori Commercialisti Alto Tirreno, Ordini dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Pisa, Lucca, Massa Carrara, La Spezia e Livorno, Palazzo dei Congressi, Bar Tozzini, Universo Libro e Centro Stampa.

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