Contenuto principale della pagina Menu di navigazione Modulo di ricerca su uniPi
Comunicati stampa

cover rivista Advanced Functional MaterialsNon servono più costosi macchinari e complicati processi di lavorazione ma, grazie a una ricerca condotta all'Università di Pisa, per fabbricare microstrutture e microsistemi in silicio basta un contenitore di plastica, una soluzione di acqua e acido fluoridico e un contatto elettrico per far passare la corrente. L'innovativa tecnologia di microlavorazione è stata sviluppata nei laboratori del dipartimento di Ingegneria dell'Informazione dal gruppo di ricerca guidato da Giuseppe Barillaro e il lavoro è stato recentemente premiato con la copertina della rivista "Advanced Functional Materials" che ha pubblicato anche un articolo con i risultati della ricerca (http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/adfm.201102124/pdf).

Il silicio è il materiale principale con cui sono realizzati i circuiti elettronici, tanto che la famosa Silicon Valley in California, nota per le sue aziende di elettronica, prende il suo nome da questo elemento. Il silicio è inoltre fondamentale in molti settori dell'industria, da quella biomedicale, dove vengono utilizzati ad esempio microsistemi in silicio per l'amplificazione del DNA, a quella delle automobili, dove sono utilizzati sensori in silicio per il monitoraggio della pressione dei pneumatici o la gestione dell'apertura dell'airbag.

Microgripper ottico"Il principale vantaggio della tecnologia di microlavorazione elettrochimica da noi sviluppata è quello di offrire la possibilità di realizzare in ogni laboratorio microstrutture e microsistemi complessi in silicio utilizzando una cella elettrochimica, molto più semplice e notevolmente meno costosa delle apparecchiature ad oggi utilizzate per microstrutturare il silicio con elevata flessibilità, sia a livello commerciale che in ambito di ricerca", spiega Barillaro. "La flessibilità e le potenzialità di microfabbricazione della tecnologia ECM (Electro-Chemical Micromachining) sono tuttavia comparabili, e per alcuni aspetti superiori, a quelle delle tecnologie attualmente disponibili a livello commerciale e in ambito di ricerca".

gruppo ricerca BarillaroIl processo di lavorazione sviluppato nei laboratori di Ingegneria consiste nel mettere una piastrina di silicio - sulla quale è stata definita la geometria della struttura o del sistema da realizzare mediante un processo litografico - in contatto con una soluzione acquosa contenente una piccola percentuale di acido fluoridrico, applicare un'opportuna tensione tra la piastrina di silicio, che funge da anodo della cella elettrochimica, e un filo di platino, che funge da catodo della cella elettrochimica, immerso nella soluzione acquosa e controllare in tempo reale la corrente che scorre attraverso la cella in modo da rimuovere in maniera controllata il silicio coerentemente con la geometria definita sulla sua superficie. È possibile fabbricare in questo modo sia strutture in silicio quali tubi, punte, spirali, piani, fori con dimensioni micrometriche, sia microsistemi complessi quali sistemi micro-(opto)-electromeccanici o sistemi optofluidici.

Giuseppe Barillaro, insieme ai suoi collaboratori Margherita Bassu, Salvatore Surdo, Lucanos M. Strambini, ha recentemente presentato i risultati della ricerca sulla tecnologia ECM al congresso internazionale di Malaga "Porous Semiconductors - Science and Technology Conference" e la presentazione ha vinto il premio di "Best Talk of the Conference".

Ne hanno parlato:
Tirreno Pisa
Nazione Pisa 
PisaInformaFlash.it 

Mercoledì 30 maggio, alle ore 16.00, alla Biblioteca di Filosofia e Storia in via Pasquale Paoli 9, Stefano Busellato, Franco Ferrarotti, Alfonso M. Iacono e Andrea Orsucci presenteranno il volume "Friedrich Nietzsche, 
Epistolario" (1885-1889), pubblicato da Adelphi. Nell'occasione saranno presenti i curatori del volume, Giuliano Campioni e Maria Cristina Fornari, e la traduttrice Vivetta Vivarelli. Seguirà un concerto di Lieder con musiche di Nietzsche, Schubert, Schumann, Brahms e Wagner eseguite da
Stefano Busellato (baritono) e Carlo Pernigotti (pianoforte).

Mercoledì 30 maggio, alle ore 10.00, nell'Aula 1 di Palazzo Ricci, si terrà l'incontro "Orientarsi al lavoro in tempo di crisi", un'iniziativa promossa dalla facoltà di Lettere e filosofia e dal Centro per l'impiego di Pisa per accompagnare gli studenti verso il mondo del lavoro. I consulenti di orientamento e selezione del Centro per l'impiego presenteranno i servizi ai ragazzi, spiegheranno come si scrive un curriculum vitae e una lettera di presentazione e daranno alcuni consigli su come prepararsi al colloquio di selezione.

È nato all'Università di Pisa il Centro di studi e ricerche sul volontariato, un'articolazione del dipartimento di Scienze politiche e sociali che funzionerà da un lato come luogo di aggregazione per docenti e giovani studiosi, dall'altro come referente istituzionale verso il mondo del volontariato e gli enti che se ne occupano. Il Centro raccoglie la tradizione e le competenze dell'Ateneo nel campo del volontariato: a Pisa sono attivi già da diversi anni un corso di laurea triennale in "Scienze sociali e del servizio sociale" e uno di laurea specialistica in "Sociologia e politiche sociali", oltre a uno specifico insegnamento in "Sociologia del terzo settore", tenuto dal professor Andrea Salvini, che è unico in Toscana e tra i pochi in Italia dedicati al fenomeno del volontariato.

La prima iniziativa pubblica del nuovo Centro si terrà lunedì 28 maggio 2012, nell'Aula Magna Storica della Sapienza, con il convegno dal titolo "Quale volontariato?" e con la presentazione del numero monografico della rivista "Sociologia e ricerca sociale", edita da Franco Angeli, dedicato a "Forme e dinamiche del volontariato in Italia".

Il convegno sarà aperto, alle ore 15, dai saluti del preside di Scienze politiche, Claudio Palazzolo, e dell'editor della casa editrice Franco Angeli, Claudia Camerini. Interverrà quindi il prorettore per gli Affari giuridici, Francesco Dal Canto, che porterà il benvenuto dell'Ateneo e svilupperà una riflessione sulle prospettive di riforma della legge 266/1991, che regola i rapporti tra volontariato e istituzioni. Subito dopo, studiosi di diverse università e responsabili delle principali reti di coordinamento e di promozione del volontariato, con il coordinamento del professor Andrea Salvini, si confronteranno sul presente e sulle prospettive future del volontariato.

Nel corso dell'incontro sarà presentato il libro sulle forme e sulle dinamiche del volontariato in Italia. Curato da docenti, giovani ricercatori e dottorandi dell'Università di Pisa, il volume mira a ricostruire i caratteri essenziali che il volontariato ha assunto nella realtà sociale del nostro Paese, approfondendo soprattutto le dinamiche di trasformazione che lo stanno attraversando e che implicano una riflessione sulla natura, sull'identità e sugli orizzonti del fenomeno.

Il volontariato costituisce un fenomeno particolarmente diffuso e consolidato nella nostra regione, dove sono più di 300.000 le persone che svolgono attività di volontariato organizzato e gratuito e circa 100.000 i volontari che operano in modo continuativo e durevole. Il settore è in continua crescita e, almeno da un punto di vista quantitativo, non sembra soffrire troppo della crisi in atto. Tale crisi, tuttavia, ha effetti paradossali, perché da un lato produce l'aumento dei bisogni materiali delle persone e delle famiglie, specie di quelle più deboli, e richiede quindi una presenza più incisiva, articolata e capillare del volontariato; dall'altro riduce la capacità di fare fronte a queste necessità impellenti, sia perché si riducono i fondi a disposizione del welfare, sia perché i volontari sono impegnati a fronteggiare gli effetti della crisi nella propria dimensione personale, riducendo gli spazi e il tempo a disposizione per gli altri.

Il volontariato, in Toscana come nel resto d'Italia, sta attraversando un periodo di trasformazione particolarmente cruciale, poiché alcuni processi in atto – per esempio, l'accentuazione delle caratteristiche di professionalizzazione e burocratizzazione e la frammentazione delle associazioni - hanno messo in crisi i suoi modelli organizzativi, arrivando a porre in discussione natura e fini del movimento. La proposta che partirà da Pisa tenderà invece a promuovere un'idea di volontariato basata su un progetto di società condivisa, in cui al centro ci siano il graduale ampliamento della sfera di cittadinanza e il raggiungimento di livelli sempre più elevati di coesione e di giustizia sociale. Su un piano più operativo, l'incontro servirà per rilanciare un modello che sia in grado di rispettare e valorizzare la pluralità e le diverse vocazioni del volontariato, e che nello stesso tempo sappia lavorare in rete, condividendo idee e risorse proprio nell'ottica di una società più solidale.

Nessun rischio immediato per il Palazzo della Sapienza di Pisa e per le tante persone che ogni giorno la frequentano, ma una situazione che sicuramente verrà tenuta sotto stretto controllo, in attesa delle decisioni degli organi competenti.

A seguito dello sciame sismico che ha interessato il centro-nord dell'Italia negli ultimi giorni, con epicentro in Emilia, provocando un aggravamento dei problemi esistenti sulla struttura, l'Università di Pisa ha richiesto una verifica sulla sicurezza dell'edificio da parte dei Vigili del Fuoco del Comando di Pisa. Gli esiti del sopralluogo, che si è svolto immediatamente dopo la richiesta la mattina di giovedì 24 maggio, saranno comunicati ufficialmente nei prossimi giorni, anche se vi è già la conferma di una situazione certamente critica, ma non di allarme immediato.

Da tempo lo storico Palazzo della Sapienza presenta degli evidenti fenomeni di dissesto, tanto che erano già in corso da diversi mesi alcuni rilevanti interventi di consolidamento e manutenzione, concentrati in particolare sul loggiato intermedio e nella parte dell'edificio sottostante i locali occupati ai piani superiori dalla Biblioteca Universitaria.

La Biblioteca, ricca di un patrimonio bibliografico di circa 600.000 volumi fra cui preziosi manoscritti e cinquecentine, nonostante il nome non dipende dall'Università ma dal ministero per i Beni e le Attività Culturali e sin dal 1823 ha sede nel Palazzo della Sapienza, che dal 1959 è in uso perpetuo e dal 2002 interamente di proprietà dell'Ateneo. Le problematiche di sicurezza dell'edificio risultano al momento principalmente legate all'eccessivo carico costituito dai libri della biblioteca ospitati ai due piani superiori, che nel tempo o in caso di sisma potrebbe compromettere la stabilità dell'intera struttura.

Quando l'iter di verifica - avviato dalla richiesta da parte dell'Università - arriverà nei prossimi giorni alla sua conclusione formale da parte del Comune di Pisa con l'emissione di un verbale di notifica, saranno anche evidenziate le azioni necessarie alla messa in sicurezza dell'edificio e dei sui occupanti, decisioni che l'Ateneo metterà in atto - anche se impegnative e dolorose - per salvaguardare un patrimonio storico non solo dell'Ateneo stesso ma di tutta la città di Pisa.

Con una cerimonia di premiazione ospitata nell'Aula Magna dell'Università di Copenaghen, lo scorso 8 maggio la Commissione europea ha ufficialmente attribuito all'Università di Pisa il "Diploma Supplement Label", l'etichetta di prestigio che valorizza i titoli accademici rendendoli più spendibili nel mondo del lavoro. Il "Diploma", è stato ritirato dal professor Francesco Fornai, delegato nell'occasione a rappresentare l'Università di Pisa, e rappresenta un importante riconoscimento per l'attività svolta dall'Ateneo nell'ambito della attività formativa internazionale.

Il "Diploma Supplement Label" riconosce alla nostra università il merito di rilasciare, secondo le modalità richieste, il DS, un documento integrativo valido in tutta Europa - e anche nel resto del mondo - che serve a rendere più "trasparente" e più spendibile nel mondo del lavoro il proprio titolo di studio. Il Diploma Supplement, inoltre, facilita la valutazione del titolo ai fini dell'accesso ai livelli di formazione successive, in Italia e all'estero. Collegandosi al portale Alice, i nostri laureati possono infatti stamparsi automaticamente e gratuitamente il "Diploma Supplement" in versione italiana e inglese, che fornisce informazioni più dettagliate sul percorso di studi svolto.

Il DS integra il diploma di laurea standard con la descrizione del curriculum di studi effettivamente seguito, fornendo una descrizione della natura, del livello, del contesto, del contenuto e dello status degli studi effettuati e completati dallo studente secondo un modello standard articolato in 8 punti, sviluppato per iniziativa della Commissione europea, del Consiglio d'Europa e dell'Unesco.

Lunedì 28 maggio alle ore 17, nell'aula multimediale di Palazzo Ricci, avrà luogo il secondo incontro annuale del "Seminario per Francesco Orlando". L'iniziativa, destinata a mantenere vivo l'insegnamento del grande studioso e teorico della letteratura scomparso nel 2010, che ha insegnato a lungo all'Università di Pisa, prevede contributi di giovani studenti e dottorandi affiancati da studiosi affermati. Alle relazioni di Iacopo Leoni e Fabien Kunz seguirà l'intervento di Guido Paduano.

Da lunedì 28 a mercoledì 30 maggio, al complesso di Santa Croce in Fossabanda, nell'ambito dei progetti di cooperazione internazionale, il centro interuniversitario Padova-Pisa GRAL (Greco-Arabo-Latino. Incontri di culture), diretto dal professor Gianfranco Fioravanti, e l'Ecole Pratique des Hautes Etudes di Parigi organizzano la VII settimana di formazione, dedicata all'Etica Nicomachea di Aristotele alla sua recezione tardo-antica, araba, bizantina e medievale.

Le tre giornate, pensate in primo luogo per dottorandi italiani e stranieri, sono aperte a tutti coloro i cui studi abbiano attinenza con la trasmissione dei testi filosofici e scientifici greci alla falsafa islamica e all'Occidente cristiano, divenuta ormai un luogo di incontro e di scambio per gli studiosi interessati a questo vastissimo tema.

Venerdì, 25 Maggio 2012 14:27

Nota dell'Ateneo sul Palazzo della Sapienza

Palazzosapienza

Nessun rischio immediato per il Palazzo della Sapienza di Pisa e per le tante persone che ogni giorno la frequentano, ma una situazione che sicuramente verrà tenuta sotto stretto controllo, in attesa delle decisioni degli organi competenti.

A seguito dello sciame sismico che ha interessato il centro-nord dell'Italia negli ultimi giorni, con epicentro in Emilia, provocando un aggravamento dei problemi esistenti sulla struttura, l'Università di Pisa ha richiesto una verifica sulla sicurezza dell'edificio da parte dei Vigili del Fuoco del Comando di Pisa. Gli esiti del sopralluogo, che si è svolto immediatamente dopo la richiesta la mattina di giovedì 24 maggio, saranno comunicati ufficialmente nei prossimi giorni, anche se vi è già la conferma di una situazione certamente critica, ma non di allarme immediato.

Da tempo lo storico Palazzo della Sapienza presenta degli evidenti fenomeni di dissesto, tanto che erano già in corso da diversi mesi alcuni rilevanti interventi di consolidamento e manutenzione, concentrati in particolare sul loggiato intermedio e nella parte dell'edificio sottostante i locali occupati ai piani superiori dalla Biblioteca Universitaria.

La Biblioteca, ricca di un patrimonio bibliografico di circa 600.000 volumi fra cui preziosi manoscritti e cinquecentine, nonostante il nome, non dipende dall'Università ma dal ministero per i Beni e le Attività Culturali e sin dal 1823 ha sede nel Palazzo della Sapienza, che dal 1959 è in uso perpetuo e dal 2002 interamente di proprietà dell'Ateneo. Le problematiche di sicurezza dell'edificio risultano al momento principalmente legate all'eccessivo carico costituito dai libri della biblioteca ospitati ai due piani superiori, che nel tempo o in caso di sisma potrebbe compromettere la stabilità dell'intera struttura.

Quando l'iter di verifica - avviato dalla richiesta da parte dell'Università - arriverà nei prossimi giorni alla sua conclusione formale da parte del Comune di Pisa con l'emissione di un verbale di notifica, saranno anche evidenziate le azioni necessarie alla messa in sicurezza dell'edificio e dei suoi occupanti, decisioni che l'Ateneo metterà in atto - anche se dovessero essere impegnative e dolorose - per salvaguardare un patrimonio storico non solo dell'Ateneo stesso ma di tutta la città di Pisa.

Venerdì, 25 Maggio 2012 09:00

Quale volontariato?

salviniOneNell'ambito del convegno dal titolo "Quale volontariato?", che si è svolto lunedì 28 maggio nell'Aula Magna Storica della Sapienza, è stato presentato il numero monografico della rivista "Sociologia e ricerca sociale", edita da Franco Angeli, dedicato a "Forme e dinamiche del volontariato in Italia". Curato da docenti, giovani ricercatori e dottorandi dell'Università di Pisa, il volume mira a ricostruire i caratteri essenziali che il volontariato ha assunto nella realtà sociale del nostro Paese, approfondendo soprattutto le dinamiche di trasformazione che lo stanno attraversando e che implicano una riflessione sulla natura, sull'identità e sugli orizzonti del fenomeno.

Pubblichiamo di seguito un estratto del saggio finale del professor Andrea Salvini su "Paradossi e direzioni verso il futuro. Per un volontariato aperto e reticolare".

Il volontariato costituisce un fenomeno particolarmente diffuso e consolidato nel nostro Paese sia pur con intensità diverse; esso gode di particolare apprezzamento e consenso per le attività che svolge, per i risultati che raggiunge e per i generali riferimenti etico-valoriali che ne sono a fondamento. Ma, allo stesso tempo, esso presenta una serie di paradossi e di ambivalenze, che ne segnalano la situazione di difficoltà nell'immaginare il proprio sviluppo, una sorta di crisi di identità che in questi ultimi anni ha costituito un fattore di preoccupazione per gli operatori e molti studiosi...

salvini2Le trasformazioni legislative, organizzative e culturali che hanno coinvolto il fenomeno negli ultimi anni, hanno di fatto modificato la vecchia immagine di un volontariato genericamente supplementare (e finanche oppositivo) rispetto alle istituzioni pubbliche (a suo tempo segnalata dall'espressione "il volontariato opera laddove lo stato e il mercato non arrivano"). Oggi le organizzazioni di volontariato, o almeno gran parte di esse, realizzano intensi rapporti di collaborazione con gli enti locali, senza il cui apporto molte delle attività e dei progetti che vengono realizzati non potrebbero nemmeno essere immaginati. Si tratta di una collaborazione reciprocamente vantaggiosa, dato che il volontariato costituisce una risorsa formidabile per la tenuta del sistema di Welfare, ma anche come "scuola" di partecipazione e, ovviamente, bacino di consenso. Tuttavia questa collaborazione – come ogni processo complesso in ambito politico-sociale – produce effetti non sempre desiderati, sebbene non necessariamente perversi. Dal punto di vista del volontariato, le dinamiche degli ultimi anni segnalano un incremento della dipendenza delle fonti di finanziamento dal settore pubblico, in corrispondenza di una più consistente presenza in termini sia di progettazione che di erogazione dei servizi negli ambiti socio-sanitari. Va ricordato che queste dinamiche costituiscono un tratto essenziale, comunque lo si valuti, delle scelte di politica socio-sanitaria adottata dagli enti locali da alcuni decenni. Le conseguenze di queste dinamiche sono state, almeno in passato, una maggiore capacità delle politiche e degli interventi di far fronte alla diffusione dei bisogni sul territorio, stante la capacità del volontariato di partecipare da vicino alla vita delle persone e alle loro sofferenze, in modo capillare e sostanziale, contribuendo alla riduzione delle derive individualistiche che si stanno pericolosamente radicando nel nostro Paese. Tuttavia queste dinamiche hanno contestualmente comportato un incremento dei livelli di professionalità per i volontari coinvolti in attività non più soltanto di "welfare leggero" (come ad esempio accompagnare i malati all'ospedale, il sostegno affettivo-psicologico alle persone, ecc...). Oggi il volontariato è impegnato in iniziative che hanno a che fare con il fronteggiamento della povertà delle famiglie, dei minori, della popolazione anziana, l'inclusione sociale degli emarginati, il supporto ai malati terminali o ad una grande quantità di patologie sanitarie complesse, la donazione del sangue e degli organi, la lotta contro l'usura, la promozione dei diritti degli immigrati e della loro integrazione sociale, la cooperazione internazionale, la tutela dei beni culturali ed ambientali, la difesa dei diritti di cittadinanza, e molte altre ancora potrebbero essere elencate. Si tratta di attività che richiedono continuità, dedizione, ma anche preparazione, adeguamento ai criteri di qualità – per il rispetto dovuto ai "terzi beneficiari" e alla loro dignità. Questo ha prodotto, nel tempo, un paradosso singolare: il volontariato non può più fondarsi su elementi di tipo meramente "volontaristico", ed esige organizzazione, progettazione, e finanche professionalizzazione e burocratizzazione – in qualche misura, si assiste all'alienazione del volontariato da se stesso. In questo senso, peraltro, il volontariato italiano si sta avvicinando sempre di più alle caratteristiche del volontariato europeo. La produzione di questa "sfera pubblica allargata" (Wagner, 2000) ha anche aumentato la dipendenza di una parte considerevole del volontariato dalle risorse pubbliche, vicenda che rischia oggi di tramutarsi in un terribile boomerang stante la situazione di crisi economica e di tagli alla spesa sociale, sanitaria, culturale e ambientale. Eccoci, dunque di fronte ad un altro paradosso: la crisi economica attuale non solo produce l'aumento dei bisogni materiali delle persone e delle famiglie, specie di quelle più deboli, ma nel contempo riduce la capacità non soltanto istituzionale, ma anche quella del terzo settore, cioè della solidarietà organizzata, di farvi fronte. Non soltanto perché si riducono i fondi a disposizione per le politiche, ma anche perché i volontari – persone come tutte le altre – sono e saranno sempre più impegnati a fronteggiare gli effetti della crisi nelle dimensioni della loro vita quotidiana riducendo, loro malgrado, il tempo a disposizione per gli altri. Dobbiamo dunque riconoscere che è sempre più difficile essere volontari e "fare" volontariato, per quanto le statistiche non segnalino, almeno fino ad ora, un arretramento complessivo del numero dei volontari nel nostro Paese. Nel contempo, il "terzo settore" diviene sempre meno "tertium" mentre il volontariato, al suo interno, costituisce un anima relativamente discontinua rispetto all'impresa sociale e alla cooperazione.

salvini3Ma c'è un altro paradosso, di cui parlare. Il volontariato costituisce oggi, come si diceva, una risorsa formidabile per il territorio, non soltanto e non tanto per i servizi che eroga o le attività che svolge, ma prima di tutto per la sua capacità di stare accanto alle persone e di testimoniare solidarietà reale e direttamente vissuta nelle interazioni sociali. Tuttavia il volontariato rappresenta anche un soggetto frammentato e differenziato in una miriade di associazioni – soprattutto piccole e medie – spesso impegnate a perseguire i propri specifici obiettivi organizzativi (o a sopravvivere!), in questo manifestando una scarsa propensione alla collaborazione e al coordinamento delle attività, salvo eccezioni. Paradossalmente, dunque, il volontariato non costituisce (e non si percepisce come) un soggetto collettivo non voglio dire "unitario", ma almeno in grado di generare un pensiero sociale condiviso; esso si presenta come un universo individualizzato e "separato" al suo interno; e, come si sa, un soggetto sociale e politico frammentato è anche un soggetto debole e vulnerabile – come dimostra la situazione attuale di difficoltà...

...la funzione fondamentale del volontariato non potrà non essere quella di operare per il graduale ampliamento della sfera della cittadinanza, per il raggiungimento di livelli sempre più elevati di coesione sociale e di giustizia sociale specie in un quadro di estesi particolarismi ed egoismi.

Sono due, dunque, a mio parere, i punti su cui il volontariato dovrà recuperare prima di tutto il suo protagonismo: il primo ha a che fare con il recupero dei margini di autonomia e di capacità critica rispetto alla sfera politico-istituzionale, con la quale dovrà instaurarsi un rapporto dialettico di confronto e di eventuale compartecipazione alla realizzazione delle politiche locali soltanto quando esse non siano il prodotto di una delega "istituzionale" che genera deresponsabilizzazione per l'ente di governo ed un carico non sostenibile per il volontariato. Il recupero di tale autonomia di lavoro è prima di tutto recupero di capacità di pensiero, di cultura e di testimonianza sociale, anche a costo di rinunciare a compiere qualche servizio in più...

salvini5Il secondo punto riguarda il fatto che l'autonomia e la partecipazione alla network governance allargata non può realizzarsi senza aumentare il livello di confronto, di condivisione e di produzione di pensiero dentro il volontariato, in modo che si riducano i livelli di frammentazione interna. Questo implica, di fatto, operare in direzione della diffusione di una cultura di rete come derivata in linea diretta della cultura della solidarietà che informa l'azione delle OdV verso la società allargata. La cultura di rete è intesa qui come una forma di apprendimento di tipo inter-organizzativo esteso a livello di rete, dove cioè il soggetto che apprende è costituito dalla rete stessa (di OdV), e dove gli outcomes sono costituiti dai cambiamenti che si verificano nel tempo nelle proprietà della rete di governance e nelle caratteristiche delle organizzazioni-nodi della rete (White, 2008; Prell, 2006). Infatti, la cooperazione inter-organizzativa non rappresenta un modo per creare nuove forme e nuovi soggetti organizzativi, ma per rivisitare ed eventualmente ristrutturare le forme organizzative dei nodi membri della rete alla luce delle stesse connessioni con altri soggetti.

Quanto più le organizzazioni di volontariato cominceranno a parlarsi, a confrontarsi, a lavorare insieme, a condividere idee e risorse, come si dice oggi "a mettersi in rete", e a superare la presunzione di "potercela fare da soli", tanto più la solidarietà che testimonieranno sarà efficace ed in grado di contrapporsi non soltanto alle derive individualistiche della società, ma anche alla burocratizzazione e alla economicizzazione della propria presenza sociale.

Andrea Salvini
docente di Sociologia del terzo settore

Questo sito utilizza solo cookie tecnici, propri e di terze parti, per il corretto funzionamento delle pagine web e per il miglioramento dei servizi. Se vuoi saperne di più, consulta l'informativa