Benventa industria 5.0!
Il 29 novembre al Polo Piagge il Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell'Università di Pisa ha presentato a imprese, istituzioni e cittadini le ricerche per l’industria del futuro. I ricercatori hanno descritto e mostrato le tecnologie elaborate all’interno del FoReLab (Future Oriented Research Laboratory), il laboratorio del dipartimento dedicato all’industria 5.0, e che raccoglie progetti e dispositivi di frontiera, destinati a modellare e modificare nel profondo società e processi produttivi.
L’atrio del Polo ha ospitato una squadra di robot, sottomarini, veicoli terrestri e aerei, per il monitoraggio e la tutela ambientale; la ricerca per la produzione energetica: nanostrutture in silicio in grado di convertire l’energia dispersa in energia elettrica; le reti mobili del futuro, basate sull’Intelligenza Artificiale affidabile, che fanno della trasparenza e della tutela della privacy i propri punti cardine; innovazioni in agritech: una serra sensorizzata per ottimizzare acqua e nutrienti nella coltivazione, dotata di un braccio robotico con una mano “soft”, in grado di cogliere i pomodori con la stessa delicatezza della mano umana; inoltre, la ricerca per il futuro della medicina, che sarà sempre più personalizzata e non invasiva: dispositivi per la stampa 3D in ambito biomedicale, che consentiranno in futuro di rigenerare tessuti e organi danneggiati del nostro corpo, sensori biodegradabili all'interno del corpo, in grado di rilevare il grado di assorbimento di farmaci, in particolare di farmaci tumorali, valutando passo-passo l'efficacia della terapia, dispositivi in grado di rilevare il grado di stress partendo dalla rilevazione della temperatura cutanea.
Infine, gli intervenuti hanno potuto chiacchierare da remoto con Abel, il robot umanoide dalle sembianze di un adolescente, che è stato dotato dai ricercatori di una intelligenza artificiale che gli consente di comprendere le situazioni e parlare in modo empatico con i suoi intelocutori umani.
Abel con Lorenzo Cominelli e Andrea Galatolo, ricercatori DII
“Le ricerche del FoReLab - spiega Giovanni Stea, docente di ingegneria informatica e coordinatore esecutivo del laboratorio - puntano a rendere possibile un nuovo paradigma di gestione e produzione industriale, incentrato sul rispetto di persone e ambiente, e in generale un nuovo approccio al rapporto tra persone e tecnologie. Questo richiede un deciso cambio di paradigma culturale, ma anche, da parte del mondo della ricerca, di lavorare su tecnologie abilitanti visionarie e con un orizzonte di applicazione a lungo termine. Dopo quasi un anno dall’inizio del progetto FoReLab però siamo in grado di mostrare progetti e dispositivi, alcuni dei quali possono già essere a disposizione delle imprese.”
Da sinistra, Andrea Caiti, direttore del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa e Giovanni Stea, docente di ingegneria informatica e coordinatore esecutivo del laboratorio
“Consideriamo il supporto ad imprese e processi produttivi una parte fondamentale del nostro lavoro di ricercatori e accademici. - commenta Andrea Caiti, direttore del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa - dal 2018 sono attivi i CrossLab, cinque laboratori dedicati nello specifico alla transizione digitale delle imprese tramite soluzioni immediatamente applicabili, e che rendono la ricerca avanzata concretamente e quotidianamente fruibile dalle imprese. I laboratori FoReLab e CrossLab si integrano per coprire tutto lo spettro delle esigenze, dalle tecnologie immediatamente disponibili e quelle invece di una ricerca di frontiera, per costruire un nuovo paradigma di società e produzione”.
La giornata si è chiusa con una tavola rotonda che ha messo a confronto mondo della ricerca, istituzioni, imprese e giuristi.
"Non dobbiamo pensare a Industria 5.0 solamente in termini di innovazioni tecnologiche futuristiche - prosegue Caiti - L'innovazione va affiancata, e forse preceduta, da uno sforzo di tutta la società, di tipo etico, sociale e normativo, perché il cambio di paradigma del 5.0, che vuole i processi di produzione plasmati sulle esigenze di persone e ambiente, non resti sulla carta. Anche questo sforzo che viene richiesto in primis al mondo delle imprese, questo cambio di paradigma, non è fine a se stesso, ma è, in fin dei conti, ciò che può consentire di mantenere competitivo e moderno il nostro sistema produttivo e il nostro territorio.
A Scienze politiche nasce GLINNOD, il laboratorio di ricerca che studia l’impatto delle nuove tecnologie sulle dinamiche economiche globali
Nasce al Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Pisa un nuovo laboratorio di ricerca che studia gli effetti dell’innovazione e delle nuove tecnologie sull’economia globale. Il suo nome è GLINNOD (Global Innovation Dynamics) ed è diretto dai professori Chiara Franco e Claudio Fassio che, per il prossimo 1° dicembre, hanno organizzato un primo evento aperto a tutti in cui affrontare il tema della robotica e del suo impatto sull’economia e l’occupazione.
“Le dinamiche della globalizzazione sono cambiate nel corso del tempo a causa delle turbolenze finanziarie, dei cambiamenti istituzionali e delle trasformazioni nei processi di produzione – spiegano i professori – In questo contesto, diventa fondamentale capire come le aziende si muovono in un ambiente globalmente mutevole e soprattutto come riescono a creare e trasferire conoscenze oltre i loro confini. Le nuove tecnologie, in particolare quelle legate all'Industria 4.0, sono diventate particolarmente rilevanti per la competitività delle aziende nei mercati internazionali e gli studi incentrati sugli esiti della loro adozione sono ancora un'area aperta di ricerca, che richiede ulteriori indagini”.
L’obiettivo dei ricercatori di GLINNOD è promuovere e ampliare il dibattito su globalizzazione e dinamiche dell’innovazione attraverso il coinvolgimento degli stakeholder locali e della comunità accademica, mediante seminari, simposi pubblici, coinvolgimento con gli studenti e workshop accademici. Recentemente due progetti dei ricercatori afferenti al centro sono stati finanziati dall’ANVUR: il primo, di Daniele Moschella e Chiara Franco, è “Automation, Trade, and Global Value Chains: New Empirical Evidence and Theory Development”; l’altro è “Multinationals and the green transition of host countries” di Claudio Fassio.
L’evento del 1° dicembre, che si terrà alle 14.30 al Polo Piagge, vedrà protagonisti il professor Fabio Montobbio del Dipartimento di Politica Economica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, che farà un intervento dal titolo "Robots e mercato del lavoro", e la professoressa Lucia Pallottino del Dipartimento di Ingegneria dell'Informazione e direttrice del Centro di ricerca Piaggio dell’università di Pisa, che farà un intervento dal titolo "Sfide e prospettive della robotica in ambito industriale".
A Scienze politiche nasce GLINNOD, il laboratorio di ricerca che studia l’impatto delle nuove tecnologie sulle dinamiche economiche globali
Nasce al Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Pisa un nuovo laboratorio di ricerca che studia gli effetti dell’innovazione e delle nuove tecnologie sull’economia globale. Il suo nome è GLINNOD (Global Innovation Dynamics) ed è diretto dai professori Chiara Franco e Claudio Fassio (nella foto in basso) che, per il prossimo 1° dicembre, hanno organizzato un primo evento aperto a tutti in cui affrontare il tema della robotica e del suo impatto sull’economia e l’occupazione.
“Le dinamiche della globalizzazione sono cambiate nel corso del tempo a causa delle turbolenze finanziarie, dei cambiamenti istituzionali e delle trasformazioni nei processi di produzione – spiegano i professori – In questo contesto, diventa fondamentale capire come le aziende si muovono in un ambiente globalmente mutevole e soprattutto come riescono a creare e trasferire conoscenze oltre i loro confini. Le nuove tecnologie, in particolare quelle legate all'Industria 4.0, sono diventate particolarmente rilevanti per la competitività delle aziende nei mercati internazionali e gli studi incentrati sugli esiti della loro adozione sono ancora un'area aperta di ricerca, che richiede ulteriori indagini”.
Chiara Franco e Claudio Fassio.
L’obiettivo dei ricercatori di GLINNOD è promuovere e ampliare il dibattito su globalizzazione e dinamiche dell’innovazione attraverso il coinvolgimento degli stakeholder locali e della comunità accademica, mediante seminari, simposi pubblici, coinvolgimento con gli studenti e workshop accademici. Recentemente due progetti dei ricercatori afferenti al centro sono stati finanziati dall’ANVUR: il primo, di Daniele Moschella e Chiara Franco, è “Automation, Trade, and Global Value Chains: New Empirical Evidence and Theory Development”; l’altro è “Multinationals and the green transition of host countries” di Claudio Fassio.
L’evento del 1° dicembre, che si terrà alle 14.30 al Polo Piagge, vedrà protagonisti il professor Fabio Montobbio del Dipartimento di Politica Economica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, che farà un intervento dal titolo "Robots e mercato del lavoro", e la professoressa Lucia Pallottino del Dipartimento di Ingegneria dell'Informazione e direttrice del Centro di ricerca Piaggio dell’università di Pisa, che farà un intervento dal titolo "Sfide e prospettive della robotica in ambito industriale".
Ateneo in lutto per la scomparsa della professoressa Maria Grazia Capusso
È scomparsa dopo una lunga malattia la professoressa Maria Grazia Capusso, a lungo docente di Filologia romanza all’Università di Pisa. Nata a Torino nel 1950, ha compiuto tutti gli studi universitari presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Pisa, laureandosi nel 1975 con una tesi in Filologia romanza (Saggio di concordanze del lessico poliano), sotto la guida di Valeria Bertolucci Pizzorusso. Dallo stesso anno ha prestato servizio come assistente incaricata presso la Cattedra di Filologia romanza della Facoltà di Lettere e Filosofia, svolgendo in tale sede (Istituto di Filologia romanza della Facoltà di Lettere, poi Dipartimento di Lingue e Letterature romanze) l’attività scientifica e didattica, proseguita a partire dal 1981 come ricercatrice universitaria.
Dal 1992 è stata nominata professoressa di seconda fascia presso la Facoltà di Lingue e Letterature straniere moderne dell'Università della Tuscia di Viterbo, titolare, oltre che di Filologia romanza, anche di Lingua e Letteratura catalana. Contemporaneamente teneva l'affidamento di Filologia romanza presso l’Università di Pisa, dove ha ottenuto il trasferimento dal 2002, sempre presso la suddetta Facoltà di Lettere, afferendo al Dipartimento di Lingue e Letterature romanze, ora Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica, e dove ha prestato servizio fino al 2019, anno del suo pensionamento. Titolare dell’insegnamento di Filologia romanza sia per i corsi di Laurea triennale che per quelli di laurea magistrale, ha diretto numerose tesi di laurea di primo e di secondo livello, e partecipato a vari collegi di dottorato (Pavia, Padova, Pisa). Ha quindi partecipato, anche come responsabile locale, a vari programmi di ricerca cofinanziati dal MIUR per l’area disciplinare 10 (“Scienze dell’antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche”).
È stata membro della «Association Internationale d'Études Occitanes», della «International Courtly Literature Society», della «Società Italiana di Filologia Romanza», della «Societad de Estudios Medievales y Renacentistas», della «Société Internationale Arthurienne», della «Société ‘Rencesvals’ pour l’étude des épopées romanes», e ha partecipato a vari congressi nazionali e internazionali. Ha collaborato inoltre, a partire dall'anno di fondazione (1987) al 2002, alla stesura ed al coordinamento del settore “Literatura española” nel «Boletín bibliográfico de la Asociación Hispánica de Literatura Medieval», della cui associazione (A.H.L.M.) era membro.
Le sue principali linee di ricerca si sono dirette verso più settori linguistico-letterari romanzi, in ossequio alla grande tradizione della disciplina e agli studi portati avanti dalla scuola pisana fondata da Silvio Pellegrini, e proseguita negli stessi anni anche da Valeria Bertolucci Pizzorusso e Pietro G. Beltrami. Nel settore del franco-italiano, decisamente privilegiato, la produzione francese di autori italiani dei secoli XIII e XIV ha richiamato la sua attenzione fin dall'elaborazione della tesi di laurea, dedicata alla più antica ed autorevole redazione del Milione di Marco Polo (Parigi, BnF, ms.fr.1116). Nello stesso ambito ha esaminato altri componimenti caratterizzati da ibridismo linguistico: dalle Estoires de Venise di Martin da Canal alla cosiddetta Geste Francor (Cod. Marc. fr. XIII di Venezia). Per l’antico francese, si è dedicata a vari aspetti della narratio brevis, a partire dai lais di Maria di Francia (Eliduc, Chievrefoil) fino ai lais anonimi, sia bretoni che realistico-cortesi. Nel settore dell’antico provenzale, ha effettuato sondaggi testuali ed editoriali su vari trovatori, da Guglielmo IX a Guiraut Riquier.
Il suo peculiare interesse per il trobadorismo italiano si è poi concentrato su autori come Rambertino Buvalelli e Lanfranco Cigala; in collaborazione con l’allievo Frej Moretti ha di recente messo a punto un repertorio bibliografico sui trovatori d’Italia. Su un piano più comparatistico, si è occupata delle tradizioni gallo-romanze, italo-romanze e ibero-romanze di opere come l’Apollonio di Tiro, del genere del salutz, e del “dibattito del chierico e del cavaliere”. Appassionata e rigorosa, è stata una studiosa attenta anche alle nuove tendenze della disciplina, senza trascurare l’attività didattica e istituzionale. Amici e colleghi del Dipartimento di FiLeLi, collaboratori e allievi, ne ricordano, oltre che quello scientifico, anche il lato umano, con grande e sincero affetto.
Qui sotto una selezione di alcune sue pubblicazioni particolarmente rappresentative:
La lingua del Divisament dou monde di Marco Polo. I. Morfologia verbale, Pisa, Pacini, 1980.
L' Exposition di Guiraut Riquier sulla canzone di Guiraut de Calanson 'Celeis cui am de cor e de saber', Pisa, Pacini, 1989.
I trovatori d’Italia. Repertorio bibliografico (in collaborazione con F. Moretti), Pisa, Pacini, 2018.
Appunti sui Lais di Maria di Francia. I. Il cosiddetto "Prologo di Guigemar". II. Un'altra eco dell'Apollonio di Tiro'?, in «Studi Mediolatini e Volgari», XLII (1996), pp.79-117.
La novella allegorica di Peire Guilhem, in «Studi Mediolatini e Volgari», XLIII (1997), pp.35-130.
La foresta degli amanti. Echi e rifrazioni dell’immaginario medievale nel ‘salut’ Destret d’emors mi clam a vos (codice catalano F), in «Il confronto letterario», 43/1(2005), pp.7-23.
Il ‘nuvel lay’ di Tristano. Ancora sul ‘Chievrefoil’ di Maria di Francia, in Studi di Filologia romanza offerti a Valeria Bertolucci Pizzorusso, a cura di P.G.Beltrami, M.G.Capusso, F.Cigni, S.Vatteroni, Pisa, Pacini, 2006, I, pp. 393-417.
Riflessi citazionali dell’ ‘Apollonio di Tiro’, in «Studi Mediolatini e Volgari», LII (2006), pp.33-54.
Graelent, Roland e la Bretagna, in «Studi Mediolatini e Volgari», LV (2009), pp.5-36.
Performances giullaresche, ricapitolazioni e riconoscimenti, in «Ogni onda si rinnova». Studi di ispanistica offerti a Giovanni Caravaggi, a cura di A.Baldissera, G.Mazzocchi, P.Pintacuda, Como-Pavia, Ibis, 2011, I, pp.51-75.
Rambertino Buvalelli, ‘Ges de chantar nom voill gequir’ (BdT 281.5) http://www.lt.unina.it/Capusso-2011.pdf.
Raimon Bistortz d'Arles, Aissi com arditz entendenz (BdT 416.2) https://www.lt.unina.it/Capusso-2016.pdf
Fabrizio Cigni
Professore di di Filologia e linguistica romanza
Università di Pisa
"Siculo" - concerto degli Unavantaluna
Tutte le informazioni al link: https://www.unipi.it/index.php/presentazione/item/27122
"Siculo" - concerto degli Unavantaluna
Sabato 2 dicembre, alle ore 21.00, presso il Teatro Nuovo, andrà in scena il concerto degli Unavantaluna dedicato al nuovo album 'Siculo'.
Unavantaluna è un gruppo composto da Francesco Salvadore (voce), Carmelo Cacciola (voce e lauto cretese), Luca Centamore (voce e chitarre), Pietro Cernuto (voce, zampogne e friscaletti) e Arnaldo Vacca (voce e percussioni): gli artisti sono uniti dalle origini siciliane e dalla passione per le arti e le tradizioni popolari della loro terra.
L'esibizione inaugura la stagione di ‘Calendario Popolare’, la tradizionale rassegna di musica popolare del Teatro Nuovo.
Il costo del biglietto ridotto per studenti e dipendenti dell’Università di Pisa è di 10 euro.
Botteghino del teatro aperto martedì e giovedì dalle 16.00 alle 19.00 e a partire da un'ora prima dell'inizio degli spettacoli.
Informazioni: 392.3233535; teatronuovopisa@gmail.com
Procedura di stabilizzazione ai sensi d.lgs n. 75-2017
Italia e islam. Culture, persone e merci dal Medioevo all'età contemporanea
Pisa - Giovedì 30 novembre, alle 17.30, presso l'Auditorium di Palazzo Blu (Lungarno Gambacorti, 9), si svolge la presentazione del volume "Italia e islam. Culture, persone e merci dal Medioevo all'età contemporanea" (Carocci, 2023) a cura di Daniele Mascitelli e Renata Pepicelli dell’Università di Pisa che saranno presenti insieme a Stefano Allievi e Simone Collavini.
La presentazione del volume si svolge nell'ambito della mostra “Pisa e il mondo arabo”, che si tiene a Palazzo Toscanelli e al Museo Nazionale di S. Matteo, dal 24 novembre al 23 gennaio 2024.
In Ateneo il primo Convegno Italiano di Archeologia dell'età Contemporanea
Si svolge a Pisa il primo convegno italiano di Archeologia dell'età Contemporanea. Il 30 novembre e il 1° dicembre un centinaio di studiosi e studiose si ritrovano al Centro Congressi "Le Benedettine" (Piazza S. Paolo a Ripa D'Arno, 16) per questa iniziativa coordinata dal MAPPA Lab del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Ateneo pisano e dal Dipartimento di Ricerca e formazione umanistica dell'Università di Bari.
“A livello internazionale l’archeologia contemporanea è una disciplina che esiste da circa venti anni, in Italia siamo ancora agli inizi – spiega Francesca Anichini, una delle responsabili scientifiche dell’iniziativa – studiamo le tracce materiali contemporanee degli ultimi due secoli, fino al presente”.
Gli ambiti che sono illustrati nel convegno sono moltissimi: dalla ricostruzione dei paesaggi delle due Guerre mondiali, all’archeologia della Resistenza, sino a scenari futuribili, come l’archeologia delle missioni spaziali, nello specifico la missione Rosetta dell’Agenzia Spaziale Europea (2004-2016), o i graffiti sui muri di Venezia, quasi pagine di un libro che raccontano le storie di chi ha vissuto la città nelle sue varie fasi storiche.
“Ogni azione che facciamo lascia delle tracce; siamo tutti circondari e immersi negli oggetti, senza rendercene conto, stringiamo con loro tantissimi vincoli e relazioni– spiega Anichini – Partendo da queste tracce che ci lasciamo dietro, l’archeologia dell’età contemporanea cerca di comprendere le dinamiche che hanno caratterizzato e caratterizzano gli eventi della nostra società”.
Nella due giorni del convegno parleranno circa trenta relatori da varie università italiane e straniere e sarà possibile seguire i lavori anche online. Il programma dettagliato e il link per lo streaming sono sul sito del convegno https://sites.google.com/view/ciac23/home
Zippalanda: sulle tracce della “città santa” degli Ittiti, tra bioarcheologia e antichi rituali
In attesa della prova finale che il sito archeologico di Uşaklı Höyük è veramente Zippalanda, l’antica città santa degli Ittiti, ma la soluzione dell’enigma sembra ormai ad un passo. La sedicesima campagna della Missione Archeologica Italiana in Anatolia Centrale, guidata dall’Università di Pisa, ha fatto emergere, infatti, nuovi e importanti elementi sull’uso rituale delle strutture di epoca ittita ritrovate nella zona nord della città, in primo luogo l’enigmatica struttura circolare rinvenuta nel 2022.
“Siamo ancora in attesa dei risultati dello studio archeozoologico – spiega il professor Anacleto D’Agostino dell’Università di Pisa, che dirige gli scavi -, ma il ricco repertorio di resti faunistici trovato al suo interno, principalmente pecore e capre, con segni di una lavorazione molto particolare, diversa da quella ordinaria, sembra confermare una sua interpretazione in chiave rituale. Ipotesi realistica, vista anche la sua vicinanza al tempio della città bassa, riportato alla luce nel 2013”.
“Allo stesso modo – prosegue D’Agostino -, l’ampliamento dello scavo sulla corte lastricata vicina alla struttura circolare, ha fatto riemergere gli scheletri parziali di due bambini nei pressi di un focolare, tra un accumulo di cenere, ossa animali e frammenti di contenitori ceramici. Un ritrovamento enigmatico, ma che rafforza ulteriormente la nostra ipotesi sulla specificità del contesto che stiamo scavando. Specificità che si inquadra nell’ambito rituale e delle attività connesse, verosimilmente, con la sfera religiosa”.
Tra i reperti che rafforzano l’ipotesi che si tratti di uno spazio legato ad attività di ambito rituale, anche alcuni frammenti di intonaco dipinto a fresco con motivi geometrici e figurati di colore rosso e nero simili a quelli rinvenuti in altri templi di epoca ittita, oltre ai pezzi di due particolari vasi fatti a forma di avambraccio e con la parte terminale, quella della mano, a coppella, usati per le libagioni.
Nel corso della sedicesima campagna di scavo, che si è svolta tra la fine di aprile e gli inizi di luglio, l’attività del gruppo internazionale di archeologi guidato dall’Università di Pisa si è concentrata anche in altre zone della città. In particolare, è proseguito lo scavo della necropoli individuata lo scorso anno, sul limite della parte pianeggiante del sito, mettendo in luce tombe di epoca tardo romana e bizantina (in giara e a cista) risultate importanti per la ricostruzione delle pratiche funerarie e lo studio delle paleopatologie e del DNA, in una regione che vede in questo periodo avvicendarsi alle genti autoctone nuovi arrivati e trasformarsi in termini di popolamento. Sulla pendice sud-orientale del sito è stata aperta, inoltre, una nuova trincea di scavo per approfondire la conoscenza del sistema di terrazzamento della cittadella dell’età del Ferro.
Proseguono, infine, da parte degli specialisti della missione, l’analisi dei resti vegetali, condotti su campioni di terreno precedentemente raccolti e setacciati, e delle ossa animali, che stanno fornendo agli archeologi importanti informazioni riguardanti uno dei filoni principali di ricerca del progetto, relativo all’archeologia dell’alimentazione. Oltre a permettere una futura ricostruzione del contesto ambientale antico.
“I resti di cibo e degli animali abbattuti, gli specifici contenitori ceramici in uso permettono di ricostruire aspetti importanti relativi alle pratiche di cottura e sfruttamento delle risorse via via a disposizione dando nuovo impulso alla ricostruzione del paesaggio antico, a definire aspetti quotidiani legati alle ricorrenti crisi che lo hanno riguardato e alle risposte che la società ha saputo trovare nel corso del tempo – conclude il professor Anacleto D’Agostino – In particolare, le ricerche di paleobotanica, archeozoologia e paleoantropologia hanno permesso l’acquisizione di importanti dati ambientali che oggi ci permettono di comprendere come l’uso del territorio e le abitudini alimentari si siano trasformate nel corso dei secoli in risposta anche alle trasformazioni sociali e politiche prodotte dalla fine delle organizzazioni centralizzate e delle economie ad esse legate”.
Il progetto archeologico della Missione Archeologica Italo-Turca in Anatolia Centrale (Uşaklı Höyük Archaeological Project), iniziato nel 2008 e in cui è impegnato l’Ateneo pisano, è l’unico a direzione italiana che opera su un insediamento ittita nell’area che fu centro del regno prima e poi dell’impero.
Il progetto opera con una concessione decennale della Direzione Generale del Patrimonio Culturale e dei Musei, Ministero della Cultura e Turismo della Repubblica di Turchia. Sostenuto finanziariamente, per l’anno 2023, dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, dall’Università di Pisa, dalla Fondazione Oriente Mediterraneo e dall’Università degli Studi di Firenze, coinvolge archeologi, filologi, ricercatori e studenti delle Università di Pisa, Firenze, Siena, Koç, Istanbul, Yozgat Bozok e UCL Londra coordinati da Anacleto D’Agostino (Pisa), Valentina Orsi (Siena e Koç), Stefania Mazzoni e Giulia Torri (Firenze), Yagmur Erskine Heffron (Londra), Demet Taşkan (Yozgat Bozok), e gli specialisti Claudia Minniti (Sapienza Università di Roma), Yılmaz Selim Erdal (Ankara Hacettepe) e Lorenzo Castellano (New York University).
Hanno inoltre preso parte alla campagna 2023: i dottori Giacomo Casucci, Giuseppe Facchetti, Joshua Britton e Marta Doglio; gli studenti Ilaria Carboni, Emily Cox, Alessia Fontini, Vittoria Malerba, Cristina Napolitano, Arife Ak, Abdul Samet Başkal, Kerime Başkal, Gizem Çetinkaya, Nagihan Dalkılıç, Zeki Esen, Havva Güneş, Neriman İpek; i dottori Emanuele Taccola del Laboratorio LaDiRe dell’Università di Pisa - che ha realizzato il rilievo topografico e le riprese da drone - e Neil Erskine; la dott.ssa Elisa Girotto e Sergio Martelli hanno eseguito i disegni dei materiali.
PER MAGGIORI INFORMAZIONI: Scavi e ricerche a Uşaklı Höyük, tra bioarcheologia e tracce di antichi rituali