Borsa per lo svolgimento di una ricerca dal titolo: “Tecniche avanzate di ottimizzazione, applicate ad algoritmi per l’elaborazione dei segnali ricevuti in collegamenti via satellite, affetti da pioggia”;
Incarico per attività di consulenza a supporto dell’analisi/mappatura dei processi e riorganizzazione del lavoro per la certificazione di qualità ISO
Tumore pancreas: premiato studio pisano-olandese sulla formazione delle metastasi precoci al fegato
Uno studio innovativo sulla comprensione dei meccanismi con cui il tumore del pancreas tende a metastatizzare precocemente nel fegato, in collaborazione tra l’Aoup-Azienda ospedaliero-universitaria pisana e l’Università di Amsterdam UMC, è stato premiato come miglior lavoro al recente congresso nazionale dell’Associazione italiana studio pancreas, tenutosi a Bergamo.
La ricerca, dal titolo: “An innovative model for the study of exosomes and liver metastases from pancreatic cancer: the organotypic-liver slide culture system”, è stata presentata dalla dottoressa Annalisa Comandatore, specializzanda in Chirurgia generale all’Università di Pisa, attualmente visiting fellow all’Ospedale di Amsterdam UMC, ed è stata possibile sia grazie alla collaborazione scientifica e pluriennale esperienza dei due gruppi di ricerca sul tumore del pancreas, sia grazie al Global Grant della Rotary Foundation, ottenuto dal Rotary Club Pisa (presieduto dal dottor Sandro Sgalippa) sul progetto di ricerca presentato dalla dottoressa Comandatore, dal titolo “Bench-to-bedside studies on the role of exosomes for the individualized selection of effective drugs against pancreatic cancer” – “Studi traslazionali sul ruolo degli esosomi per lo sviluppo di approcci terapeutici personalizzati per i tumori pancreatici”, di cui è responsabile scientifico a Pisa Luca Morelli, professore associato di Chirurgia all’Università di Pisa e chirurgo nella Sezione dipartimentale di Chirurgia generale dell’Aoup (diretta dal professore Giulio Di Candio).
Fondamentali anche i ruoli di Elisa Giovannetti, professore associato all’Università di Amsterdam UMC-Cancer Center Amsterdam e responsabile del progetto di ricerca in Olanda, e di Marc Besselink, professore ordinario di Chirurgia dell’Università Amsterdam UMC, responsabile della formazione chirurgica della dottoressa Comandatore in questo anno di specializzazione.
Tra le persone chiave del gruppo di ricerca, anche la dottoressa Mjriam Capua, dottoranda della Scuola Superiore Sant’Anna alla Fondazione pisana per la scienza (FPS) e i dottori Raffaele Gaeta e Luca Emanuele Pollina, dell’Unità operativa di Anatomia patologica 2 dell’Aoup (diretta dal dottor Vincenzo Nardini).
Lo scopo del progetto di ricerca è di mettere a punto un nuovo modello, specifico per organo (in questo caso il fegato), per lo studio delle aree anatomiche dove attecchiscono le metastasi da tumore del pancreas e al contempo di valutare il ruolo di piccolissime vescicole extracellulari, chiamate esosomi, nella formazione di tale nicchia metastatica a partire dall’adenocarcinoma duttale pancreatico.
Il duplice obiettivo di questo studio è molto ambizioso perché il modello “organotipico” non è mai stato realizzato per questo tipo di tumore e permetterebbe di poter osservare in maniera diretta la formazione delle metastasi epatiche e come queste siano influenzate dalla presenza di esosomi derivati da linee cellulari altamente aggressive di adenocarcinoma pancreatico.
Lo studio del ruolo degli esosomi nel determinare la formazione di fenotipi con maggiore aggressività nel contesto della patologia tumorale pancreatica rappresenta infatti una sfida molto ambiziosa e comprendere tali meccanismi rappresenterebbe un passo in avanti non solo dal punto di vista diagnostico, ma anche terapeutico, in particolar modo per una patologia così aggressiva.
I risultati preliminari ottenuti dal gruppo di ricerca pisano-olandese sono molto incoraggianti e il riconoscimento conferito dalla comunità scientifica rappresenta una conferma del valore di questo nuovo filone di ricerca in ambito oncologico pancreatico, oltreché un incoraggiamento a proseguire sulla strada intrapresa.
(Fonte Ufficio Stampa AOUP).
Nelle foto: la dottoressa Annalisa Comandatore durante la presentazione dello studio e il professore Luca Morelli, responsabile scientifico del progetto di ricerca a Pisa
Scoperti nuovi nanomateriali sostenibili per fermare l’invecchiamento della carta
Dalla ricerca arrivano nuovi nanomateriali ricavati da fonti sostenibili per fermare l’invecchiamento della carta e restaurare libri ed opere d’arte. Lo studio pubblicato su Applied Materials and Interfaces, rivista della American Chemical Society, è stato condotto da un team di cui fanno parte Alessandra Operamolla e Valter Castelvetro, docenti del Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell’Università di Pisa.
“Dalle biomasse abbiamo ricavato dei nanocristalli di cellulosa che si possono applicare sotto forma di sospensione acquosa sulla carta antica per consolidarla e contrastare gli inevitabili effetti degli agenti chimico-fisici e biologici che ne causano la degradazione, come l’esposizione ad inquinanti e all’ossigeno atmosferico”, spiega Alessandra Operamolla.
Si tratta di nanocristalli trasparenti, meccanicamente resistenti, stabili nel tempo, e capaci di rivestire le fibre di carta proteggendole dall’invecchiamento. La tecnica innovativa facilita la conservazione di libri ed opere d’arte su carta e apre la strada ad un nuovo concetto di restauro “reversibile”. Quando il rivestimento protettivo ha assolto la sua funzione, può infatti essere rimosso con un idrogel, senza danneggiare la carta, e consentendo al restauratore di programmare un nuovo trattamento protettivo, se necessario.
Da sinistra Alessandra Operamolla e Valter Castelvetro
“E’ una scoperta, che trasforma il concetto di restauro in un trattamento innovativo, dinamico, sostenibile e reversibile e che permette di guardare al futuro in termini di rispetto per l’ambiente – sottolinea Valter Castelvetro - la nanocellulosa, essendo costituita dello stesso materiale di cui è composta la carta, rispetta l’identità delle opere da restaurare. Grazie alle conoscenze avanzate disponibili sulle strutture molecolari dei materiali naturali e dei materiali che costituiscono le opere d’arte, sarà sempre più possibile programmare gli interventi per salvaguardare al massimo il nostro patrimonio culturale”.
Oltre ai ricercatori dell’Università di Pisa lo studio è stato condotto da Laura Micheli, Claudia Mazzuca, Leonardo Severini e Mattia Titubante del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Chimiche dell’Università di Roma Tor Vergata, da Andrea Martinelli del Dipartimento di Chimica dell’Università di Roma La Sapienza e da Laura Capodieci e Francesca Di Benedetto dell’Agenzia Nazionale per le Nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile - ENEA - SSPT-PROMAS-MATAS – Centro Ricerche di Brindisi.