Proteggere le pitture ad olio contemporanee dall’usura del tempo? Il problema è l’instabilità dei colori commerciali in tubetto, ma la chimica può darci una mano
Patine superficiali che offuscano lo splendore originario dei colori, efflorescenze, una imprevedibile sensibilità all'acqua e ai solventi in generale, pitture che colano anche dopo tanti anni che i quadri sono stati completati. C’è tutta una casistica di problemi di conservazione che riguardano i dipinti del XX e XXI secolo e che sono nettamente diversi da quelli delle opere realizzate nei secoli precedenti. A identificarli e a scoprire cause e soluzioni ci ha pensato il progetto europeo CMOP-Cleaning of modern oil paints appena giunto a conclusione, coordinato dall’Università di Amsterdam e al quale hanno partecipato il dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell’Università di Pisa, l’Agenzia Olandese per i Beni Culturali, la Tate di Londra, l’Istituto d'Arte Courtauld e il Getty Conservation Institute di Los Angeles.
Le opere d’arte studiate, tra cui ad esempio la “Donna nuda su una poltrona rossa” di Pablo Picasso del 1932, sono state oltre 70, principalmente provenienti dalle collezioni della Tate Modern, dello Stedelijk Museum Amsterdam e del Gemeentemuseum dell’Aia.
E’ emerso così che i problemi di conservazione dei dipinti ad olio contemporanei sarebbero legati soprattutto alle pitture commerciali, in tubetto e più economiche, ma altamente instabili, che gli artisti cominciano ad utilizzare dalla fine dell’Ottocento. Colori prodotti industrialmente, e non più frutto dell’abilità di pittori e artigiani, dove magari, anche per questioni di salute, vennero via via eliminati componenti più stabili come i pigmenti a base di piombo, a favore di altri più reattivi che però degradano l’olio.
“La conseguenza è che i rischi associati ai trattamenti di pulizia superficiale dei dipinti a olio contemporanei sono molto alti e potrebbero condurre a danni irreversibili delle opere”, spiega Ilaria Bonaduce dell’Università di Pisa che ha contribuito allo studio di questi meccanismi a livello molecolare insieme al suo gruppo di ricerca composto da Celia Duce, Anna Lluveras-Tenorio, Francesca Modugno, Ilaria Degano e Jacopo La Nasa.
“I sistemi comunemente utilizzati per la rimozione dello sporco dalla superficie, che si basano su mezzi acquosi, non possono infatti essere utilizzati, né altri trattamenti alternativi sinora testati si sono dimostrati efficaci - aggiunge Ilaria Bonaduce - D'altra parte, evitare la pulitura comporta il rischio che lo sporco si incorpori irreversibilmente nella superficie pittorica, causando potenzialmente un danno estetico permanente”.
Grazie al progetto CMOP il team di ricerca internazionale ha quindi individuato delle nuove procedure di pulitura, basate sull’impiego di gel, microemulsioni, e acque modificate (per pH e forza ionica), che si sono rivelate i sistemi più indicati per minimizzare i rischi legati alla pulitura dei dipinti.
“Nel corso del progetto abbiamo potuto studiare per la prima volta in modo sistematico la chimica dei dipinti a olio contemporanei unendo gli sforzi di un team internazionale e multidisciplinare – conclude Bonaduce - l'arte contemporanea rappresenta infatti la nostra storia recente, è dunque fondamentale garantire che le opere possano continuare a tramandare il loro messaggio alle generazioni future”.
Convenzione con la "Viaggi & Turismo Marozzi": sconti sugli autobus
È attiva una convenzione tra L’Università degli Studi di Pisa e la Società Viaggi & Turismo Marozzi s.r.l., azienda specializzata nel trasporto di persone con autobus principalmente da/per Puglia, Basilicata, Toscana, Lazio, Campania, Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna.
Gli studenti potranno ottenere uno sconto di 4€ sul prezzo totale del biglietto (per un massimo di 6 viaggi in un anno).
Più di quaranta iscritti alla summer school in Public Auditing and Accountability
Sono più di quaranta, provenienti da diversi paesi europei, gli iscritti alla summer school in "Public Auditing and Accountability - Data Mining and Analytics: what implications for auditing?", che è stata inaugurata lunedì 23 luglio alla presenza del rettore Paolo Mancarella, del direttore generale, Riccardo Grasso, di alti rappresentanti della Corte dei Conti Europea (ECA) e della coordinatrice, la professoressa Giovanna Colombini. I partecipanti hanno esperienze formative e professionali molto differenti, essendo suddivisi tra dottorandi di ricerca, professionisti del settore privato, funzionari e magistrati delle istituzioni europee. La "scuola", che andrà avanti fino a venerdì 27, è una delle prime iniziative congiunte tra l'Università di Pisa e l'ECA, in questo caso con il coinvolgimento dell'Association of Chartered Certified Accountants.
I sistemi di controllo sui conti pubblici trovano oggi nuove opportunità grazie alle possibilità di acquisizione ed elaborazione dei dati digitali, necessitando di competenze specialistiche e di alto livello, che non possono prescindere dalle attività di ricerca e studio accademico. Per questo la summer school ospiterà nei prossimi giorni studiosi provenienti da importanti università e affermati professionisti del settore, che forniranno spunti originali sia sulle attuali tendenze e sulle prospettive future delle attività di audit, sia sulle sfide relative al tema della responsabilità finanziaria.
Al fine di sviluppare una cultura di audit aggiornata e di ampia portata, la summer school punta a esaminare le questioni globali che sono particolarmente rilevanti per la professione di auditor, dall'identificazione e valutazione dei rischi all'analisi delle opportunità, dalla valutazione di metodi e soluzioni, strumenti e tecnologie, fino alla promozione di standard ed etica professionali.
Nell’ampio dibattito che si è sviluppato nella professione di audit in merito all’impatto delle nuove tecnologie, sarà dato ampio spazio all'acquisizione delle competenze necessarie per l’elaborazione dei dati, in particolare riguardo alle tecniche statistiche per l’analisi dei Big data, che vedono Pisa, grazie alle attività del Knowledge Discovery and Data Mining Laboratory (KDD Lab), tra i principali centri di ricerca e formazione a livello europeo.
"La summer school che abbiamo inaugurato oggi - ha ricordato il rettore Paolo Mancarella - è una delle prime iniziative che seguono l'accordo di collaborazione firmato circa un anno fa dall'Università di Pisa con la Corte dei Conti Europea - il primo firmato dall'Istituzione europea con una università - per sviluppare progetti di comune interesse, oltre che per consentire a dottorandi, ricercatori e professori pisani di svolgere ricerche mirate presso la Corte".
Protecting modern oil paintings from the wear of time? The problem is the instability of commercial paint tubes, but chemistry can help us
Surface changes including colour, efflorescences and sensitivity to water and solvents, dripping paints that may occur as paintings age. There are conservation issues that are particulary pertientent to these changes in paintings of the twentieth and twenty-first centuries that differ from the concerns for treatment of works of art made in previous centuries. Research focusing on the identification of the causes of deterioration and possibilities for treatment of modern oil paintings has been carried out by a collaborative European project CMOP-Cleaning of modern oil paints. The project, coordinated by the University of Amsterdam incorporated a consortium of partnerships which included the Department of Chemistry and Industrial Chemistry of the University of Pisa, he Cultural Heritage Agency of the Netherlands, the Tate, the Courtauld Institute of Art (both in London) and the Getty Conservation Institute of Los Angeles.
The works of art studied, including, among others, the "Naked woman on a red armchair" by Pablo Picasso in 1932, were over 70, mainly from the collections of the Tate Modern, the Stedelijk Museum Amsterdam and the Gemeentemuseum of The Hague.
The project highlighted that the problems of conservation of contemporary oil paintings can be related to the composition of commercial paint tubes used by artists from the end of the nineteenth century. Commercial paint tubes were more affordable, but unstable. Paints produced industrially were no longer the result of the skills of painters and artisans, and were, in part also for health reasons, made without the more stable components such as lead-based pigments, in favour of others, more reactive, and potentially dangerous.
"The consequence is that the risks associated with surface cleaning treatments of contemporary oil paintings are very high and could lead to irreversible damage to the works of art," explains Ilaria Bonaduce of the University of Pisa who contributed to the study of these mechanisms at the molecular level, together with her research group composed by Celia Duce, Anna Lluveras-Tenorio, Francesca Modugno, Ilaria Degano and Jacopo La Nasa.
"Naked woman on a red armchair" Pablo Picasso 1932 (Tate, N06205) . © Succession Picasso/DACS 2018
"The systems commonly used for the removal of dirt from the paint surface, which are based on aqueous media, cannot be used, nor other alternative treatments tested so far have proved effective - adds Ilaria Bonaduce - On the other hand, avoiding cleaning increases the risk of dirt becoming irreversibly incorporated into the pictorial surface, potentially causing permanent aesthetic damage ".
Thanks to the CMOP project, the international research team has therefore identified new cleaning procedures, based on the use of gels, microemulsions, and modified waters (for pH and ionic strength), which have proved to be the most suitable systems to minimize risks related to the cleaning of the paintings.
"During the project we were able to study the chemistry of contemporary oil paintings for the first time in a systematic way, joining the efforts of an international and multidisciplinary team - concludes Bonaduce. Contemporary art represents our recent history, and is thus fundamental that these works can continue to pass on their message to future generations ".
Proteggere le pitture ad olio contemporanee dall’usura del tempo
Patine superficiali che offuscano lo splendore originario dei colori, efflorescenze, una imprevedibile sensibilità all'acqua e ai solventi in generale, pitture che colano anche dopo tanti anni che i quadri sono stati completati. C’è tutta una casistica di problemi di conservazione che riguardano i dipinti del XX e XXI secolo e che sono nettamente diversi da quelli delle opere realizzate nei secoli precedenti. A identificarli e a scoprire cause e soluzioni ci ha pensato il progetto europeo CMOP-Cleaning of modern oil paints appena giunto a conclusione, coordinato dall’Università di Amsterdam e al quale hanno partecipato il dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell’Università di Pisa, l’Agenzia Olandese per i Beni Culturali, la Tate di Londra, l’Istituto d'Arte Courtauld e il Getty Conservation Institute di Los Angeles.
Fenomeni di degrado delle pitture
Le opere d’arte studiate, tra cui ad esempio la “Donna nuda su una poltrona rossa” di Pablo Picasso del 1932, sono state oltre 70, principalmente provenienti dalle collezioni della Tate Modern, dello Stedelijk Museum Amsterdam e del Gemeentemuseum dell’Aia.
E’ emerso così che i problemi di conservazione dei dipinti ad olio contemporanei sarebbero legati soprattutto alle pitture commerciali, in tubetto e più economiche, ma altamente instabili, che gli artisti cominciano ad utilizzare dalla fine dell’Ottocento. Colori prodotti industrialmente, e non più frutto dell’abilità di pittori e artigiani, dove magari, anche per questioni di salute, vennero via via eliminati componenti più stabili come i pigmenti a base di piombo, a favore di altri più reattivi che però degradano l’olio.
“Donna nuda su una poltrona rossa” di Pablo Picasso del 1932 (Tate, N06205) . © Succession Picasso/DACS 2018
“La conseguenza è che i rischi associati ai trattamenti di pulizia superficiale dei dipinti a olio contemporanei sono molto alti e potrebbero condurre a danni irreversibili delle opere”, spiega Ilaria Bonaduce dell’Università di Pisa che ha contribuito allo studio di questi meccanismi a livello molecolare insieme al suo gruppo di ricerca composto da Celia Duce, Anna Lluveras-Tenorio, Francesca Modugno, Ilaria Degano e Jacopo La Nasa.
“I sistemi comunemente utilizzati per la rimozione dello sporco dalla superficie, che si basano su mezzi acquosi, non possono infatti essere utilizzati, né altri trattamenti alternativi sinora testati si sono dimostrati efficaci - aggiunge Ilaria Bonaduce - D'altra parte, evitare la pulitura comporta il rischio che lo sporco si incorpori irreversibilmente nella superficie pittorica, causando potenzialmente un danno estetico permanente”.
Grazie al progetto CMOP il team di ricerca internazionale ha quindi individuato delle nuove procedure di pulitura, basate sull’impiego di gel, microemulsioni, e acque modificate (per pH e forza ionica), che si sono rivelate i sistemi più indicati per minimizzare i rischi legati alla pulitura dei dipinti.
“Nel corso del progetto abbiamo potuto studiare per la prima volta in modo sistematico la chimica dei dipinti a olio contemporanei unendo gli sforzi di un team internazionale e multidisciplinare – conclude Bonaduce - l'arte contemporanea rappresenta infatti la nostra storia recente, è dunque fondamentale garantire che le opere possano continuare a tramandare il loro messaggio alle generazioni future”.
Al Museo della Grafica inaugurata la mostra “Orme pisane in Sardegna"
È stata inaugurata al Museo della Grafica di Palazzo Lanfranchi la mostra “Orme pisane in Sardegna. Immagini di storia e di affetti”, visitabile fino al 23 settembre 2018. Alla presentazione erano presenti il professor Alessandro Tosi, direttore del Museo, Giovanni Padroni, autore delle foto esposte, e la professoressa Maria Laura Testi Cristiani, storica dell’arte dell’Ateneo.
Nel 1994 Giovanni Padroni firma, con Orme pisane in Sardegna, un volume fotografico dedicato alla storia e alle memorie della città, inseguite e ricomposte attraverso le tante testimonianze di architettura romanica legata ad antiche maestranze pisane. Un viaggio in Sardegna sentimentale, artistico e intellettuale che riesce a cogliere il significato più profondo del rapporto tra i segni della storia e le qualità del paesaggio, laddove la forza emozionale e poetica dell’immagine fotografica suggerisce e accende trame inattese e sorprendenti in una geografia di linguaggi e culture, uomini e idee.
Ad accompagnare le splendide fotografie di Padroni sono i testi di autorevoli studiosi come Maria Laura Testi Cristiani e Marco Tangheroni, che ripercorrono tali legami in termini artistici, politici e culturali. E il viaggio sulle “orme pisane”, arricchito da pagine tanto belle, trova ulteriori complicità in alcuni disegni eseguiti in Sardegna nel 1978 da Fernando Vallerini, raffinato artista e conoscitore che a Pisa e al suo territorio ha lasciato altri titoli indimenticabili.
Nella foto, da sinistra: Giovanni Padroni, Maria Laura Testi Cristiani e Alessandro Tosi.
Dal ricordo e dalle emozioni di quel volume nasce la mostra Orme pisane in Sardegna. Immagini di storia e di affetti, che nel magico accordo tra creazione artistica e ricerca storica unisce altri ricordi, altre emozioni. La galleria fotografica di Giovanni Padroni, riproposta in un suggestivo allestimento e con l’aggiunta di scatti inediti, è annunciata da una selezione dei disegni di Fernando Vallerini conservati nelle collezioni del Gabinetto Disegni e Stampe dell’Università di Pisa, attraverso cui inseguire evocazioni e corrispondenze di antiche pietre. E la trama affettiva che le immagini trattengono e amplificano si arricchisce nel ricordo di Marco Tangheroni, della sua biografia intellettuale, di una grande eredità scientifica e umana – memorabile la mostra Pisa e il Mediterraneo – che ancora consente di pensare alla storia, e ai suoi paesaggi, come preziosa, irrinunciabile occasione per spiegare il presente.
La mostra è realizzata dal Museo della Grafica (Comune di Pisa, Università di Pisa) con la collaborazione della Società Storica Pisana. Con il patrocinio del Centro di Studi Storici Mediterranei “Marco Tangheroni” e de Gli Amici dei Musei e Monumenti Pisani. Un particolare ringraziamento al Rotary Club di Pisa, nel 1994 promotore (con il Rotary Club di Cagliari) del volume di Giovanni Padroni Orme pisane in Sardegna.
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ORME PISANE IN SARDEGNA. Immagini di storia e affetti
Pisa, Museo della Grafica – Palazzo Lanfranchi (Lungarno Galileo Galilei, 9)
20 luglio – 23 settembre 2018
Orari
Lunedì-domenica 09:00-20:00
Biglietti
Intero: € 5,00
Ridotto: € 3,00
Informazioni
Museo della Grafica
+39-050-2216060
email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
www.museodellagrafica.unipi.it
ORME PISANE IN SARDEGNA IMMAGINI DI STORIA E DI AFFETTI
È stata inaugurata al Museo della Grafica di Palazzo Lanfranchi la mostra “Orme pisane in Sardegna. Immagini di storia e di affetti”, visitabile fino al 23 settembre 2018. Alla presentazione erano presenti il professor Alessandro Tosi, direttore del Museo, Giovanni Padroni, autore delle foto esposte, e la professoressa Maria Laura Testi Cristiani, storica dell’arte dell’Ateneo.
Nel 1994 Giovanni Padroni firma, con Orme pisane in Sardegna, un volume fotografico dedicato alla storia e alle memorie della città, inseguite e ricomposte attraverso le tante testimonianze di architettura romanica legata ad antiche maestranze pisane. Un viaggio in Sardegna sentimentale, artistico e intellettuale che riesce a cogliere il significato più profondo del rapporto tra i segni della storia e le qualità del paesaggio, laddove la forza emozionale e poetica dell’immagine fotografica suggerisce e accende trame inattese e sorprendenti in una geografia di linguaggi e culture, uomini e idee.
Ad accompagnare le splendide fotografie di Padroni sono i testi di autorevoli studiosi come Maria Laura Testi Cristiani e Marco Tangheroni, che ripercorrono tali legami in termini artistici, politici e culturali. E il viaggio sulle “orme pisane”, arricchito da pagine tanto belle, trova ulteriori complicità in alcuni disegni eseguiti in Sardegna nel 1978 da Fernando Vallerini, raffinato artista e conoscitore che a Pisa e al suo territorio ha lasciato altri titoli indimenticabili.
Dal ricordo e dalle emozioni di quel volume nasce la mostra Orme pisane in Sardegna. Immagini di storia e di affetti, che nel magico accordo tra creazione artistica e ricerca storica unisce altri ricordi, altre emozioni. La galleria fotografica di Giovanni Padroni, riproposta in un suggestivo allestimento e con l’aggiunta di scatti inediti, è annunciata da una selezione dei disegni di Fernando Vallerini conservati nelle collezioni del Gabinetto Disegni e Stampe dell’Università di Pisa, attraverso cui inseguire evocazioni e corrispondenze di antiche pietre. E la trama affettiva che le immagini trattengono e amplificano si arricchisce nel ricordo di Marco Tangheroni, della sua biografia intellettuale, di una grande eredità scientifica e umana – memorabile la mostra Pisa e il Mediterraneo – che ancora consente di pensare alla storia, e ai suoi paesaggi, come preziosa, irrinunciabile occasione per spiegare il presente.
La mostra è realizzata dal Museo della Grafica (Comune di Pisa, Università di Pisa) con la collaborazione della Società Storica Pisana. Con il patrocinio del Centro di Studi Storici Mediterranei “Marco Tangheroni” e de Gli Amici dei Musei e Monumenti Pisani. Un particolare ringraziamento al Rotary Club di Pisa, nel 1994 promotore (con il Rotary Club di Cagliari) del volume di Giovanni Padroni Orme pisane in Sardegna.
Si laurea a Pisa la prima studentessa cubana del progetto “Inclinados”
Si è laureata all’Università di Pisa lo scorso 11 luglio la prima studentessa cubana del progetto “Inclinados Hacia América Latina”. Amalia De la Guardia Rey, che ha appena conseguito il titolo in Scienze e tecniche delle attività motorie preventive e adattate, viene dall’Avana e ha scelto l’Ateneo pisano spinta dalla volontà di mettere alla prova le sue capacità e crescere come professionista.
All’Universidad de Ciencias de la Cultura Física y el Deporte Manuel Fajardo a Cuba, Amalia si laurea in Scienze e tecniche motorie e lo sport diventa il suo pane quotidiano: inizia a lavorare come professoressa di anatomia degli sportivi, insegna front-tennis e successivamente diventa coordinatrice sportiva. Poi, la svolta.
Grazie al progetto “Inclinados Hacia América Latina”, che ogni anno offre agli studenti dell’America Latina l’opportunità di continuare il proprio percorso formativo all’Unipi, Amalia decide di cambiare rotta: lascia la sua terra e punta dritto verso Pisa, iscrivendosi al corso di laurea magistrale in Scienze e tecniche delle attività motorie preventive e adattate.
Con tenacia e impegno riesce a destreggiarsi tra le difficoltà che inevitabilmente il trasferimento comporta: “All’inizio è sempre difficile, ti ritrovi immersa in un clima e culture diverse. L’Università di Pisa utilizza altri metodi di valutazione e un altro idioma, ma con dedizione si supera qualsiasi ostacolo. Con il tempo non puoi fare a meno di amare questo paese”. Queste le parole della studentessa cubana di cui colpiscono l’entusiasmo e la profonda riconoscenza verso l’Ateneo pisano dove si è sentita fin da subito accolta, e seguita.
La ragazza si è fatta così testimone della salda cooperazione tra Cuba e l’Ateneo, legame ancor più forte dopo la visita ufficiale all’Università di Pisa dell’ambasciatore Jose Carlos Rodriguez Ruiz alla quale è stata invitata anche la studentessa dell’Avana. L’allora laureanda ha portato i suoi saluti all’ambasciatore e raccontato brevemente la sua esperienza a Pisa, sottolineando con quanto orgoglio ha intrapreso la sua esperienza qui in Italia.
L’11 luglio Amalia ha concluso il suo percorso all’Università di Pisa discutendo una tesi che guarda al miglioramento società: la formazione emotiva dei ragazzi della scuola elementare attraverso la lezione di educazione fisica. Riconoscere l’importanza della pratica sportiva per il benessere generale del paese è il grande sogno che Amalia coltiva da sempre: “Vorrei poter insegnare ai ragazzi che si possono divertire di più con un pallone che con un cellulare, aiutare le persone a vivere una vita con meno stress”, confessa la laureata cubana, il cui traguardo si fa portavoce dell’ormai collaudato progetto di internazionalizzazione a favore degli studenti sudamericani.
Avviso di fabbisogno interno per la seguente attività rivolta all’utenza del Centro di Medicina Riabilitativa Sport and Anatomy: trattamento di sportivi con problematiche a carico dell’apparato muscolo scheletrico
Si laurea a Pisa la prima studentessa cubana del progetto Inclinados
Si è laureata all’Università di Pisa lo scorso 11 luglio la prima studentessa cubana del progetto "Inclinados Hacia América Latina". Amalia De la Guardia Rey, che ha appena conseguito il titolo in Scienze e Tecniche delle attività motorie preventive e adattate all’Università di Pisa, viene dall’Avana e ha scelto l’Ateneo pisano spinta dalla volontà di mettere alla prova le sue capacità e crescere come professionista.
All’Universidad de Ciencias de la Cultura Física y el Deporte Manuel Fajardo a Cuba, Amalia si laurea in Scienze e Tecniche Motorie, e lo sport diventa il suo pane quotidiano: inizia a lavorare come professoressa di anatomia degli sportivi, insegna fronttennis e successivamente diventa coordinatrice sportiva. Poi, la svolta.
Grazie al progetto “Inclinados Hacia América Latina”, che ogni anno offre agli studenti dell'America Latina l’opportunità di continuare il proprio percorso formativo all’Unipi, Amalia decide di cambiare rotta: lascia la sua terra e punta dritto verso Pisa, iscrivendosi al corso di laurea magistrale in Scienze e Tecniche delle attività motorie preventive e adattate. Con tenacia ed impegno riesce a destreggiarsi tra le difficoltà che inevitabilmente il trasferimento comporta: “All’inizio è sempre difficile, ti ritrovi immersa in un clima e culture diverse. L’Università di Pisa utilizza altri metodi di valutazione, ed un altro idioma, ma con dedizione si supera qualsiasi ostacolo. Con il tempo non puoi fare a meno di amare questo paese”. Queste le parole della studentessa cubana di cui colpiscono l’entusiasmo e la profonda riconoscenza verso l’Ateneo pisano dove si è sentita fin da subito accolta, e seguita.
La ragazza si è fatta così testimone della salda cooperazione tra Cuba e l’Ateneo, legame ancor più forte dopo la visita ufficiale all’Università di Pisa dell’ambasciatore Jose Carlos Rodriguez Ruiz alla quale è stata invitata anche la studentessa dell’Avana. L’allora laureanda ha portato i suoi saluti all’ambasciatore e raccontato brevemente la sua esperienza a Pisa, sottolineando con quanto orgoglio ha intrapreso il suo percorso qui in Italia.
L’11 luglio Amalia ha concluso il suo percorso all’Università di Pisa discutendo una tesi che guarda al miglioramento società: la formazione emotiva dei ragazzi della scuola elementare attraverso la lezione di educazione fisica. Riconoscere l’importanza della pratica sportiva per il benessere generale del paese è il grande sogno che Amalia coltiva da sempre: “Vorrei poter insegnare ai ragazzi che si possono divertire di più con un pallone che con un cellulare, aiutare le persone a vivere una vita con meno stress”, confessa la laureata cubana, il cui traguardo si fa portavoce dell’ormai collaudato progetto di internazionalizzazione a favore degli studenti sudamericani.