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Materiali sostenibili ricavati a partire da scarti agro-alimentari, da cui vengono estratte le molecole essenziali per la produzione di rivestimenti per substrati di carta-cartone e plastica, in particolare usando gli scarti di frutta, crostacei e legumi. Questo era l’obiettivo, raggiunto, del progetto europeo ECOFUNCO, coordinato dall'unità di ricerca del Dipartimento di Ingegneria Civile e Industriale dell’Università di Pisa (DICI) che fa parte del Consorzio Interuniversitario di Scienza e Tecnologia dei Materiali (INSTM). I 17 partners europei, sia di ricerca sia industriali, si riuniranno a Pisa il 17 e 18 giugno per la prima conferenza internazionale di Chimica Verde e imballaggi sostenibili, durante la quale verranno presentati i risultati del progetto.

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“Le ricadute sono evidenti - commenta Patrizia Cinelli, docente di Fondamenti chimici delle tecnologie al DICI e coordinatrice di ECOFUNCO - se pensiamo che quasi il 60% della plastica non riciclabile viene da imballaggi alimentari. Le difficoltà nel riciclo dei packaging per alimenti, dei contenitori e posate monouso e dei prodotti per la cura della persona derivano sia dall’uso di materiali non sostenibili sia dalla composizione, un multistrato di materiali diversi, molto difficili da separare quando vanno differenziati. ECOFUNCO ha messo a punto gli strumenti per una economia circolare nel campo dei monouso perché dà nuova vita agli scarti agro-alimentari, ora usati per produrre materiali sostenibili che possono sostituire le confezioni di plastica non biodegradabile, difficilmente riciclabili. Per esempio, dalla buccia del pomodoro e dal melone si estrae la cutina, le proteine da scarti dei legumi, e chitina e chitosano dall’esoscheletro dei crostacei”.

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 La sostituzione della plastica convenzionale con un materiale sostenibile e compostabile assume una grande importanza nel settore agroalimentare, dove il 70% della plastica adoperata non viene riciclata, ma è dispersa nel suolo e nel mare o bruciata nei termovalorizzatori, con danni immensi all’ambiente.

“Al Dipartimento di Ingegneria Civile e Industriale – prosegue Cinelli – abbiamo attivato diversi progetti per evitare un futuro in cui il nostro ambiente sarà sommerso dalla plastica, sia studiando tecniche di smaltimento e biodegradazione dei rifiuti plastici più efficienti ed efficaci, che consentano la riduzione della quantità di materiale disperso nell’ambiente, sia, come nel caso di ECOFUNCO, lavorando per la sostituzione degli imballaggi con confezioni biodegradabili con le medesime prestazioni”.

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Queste soluzioni sono ora possibili grazie alla ricerca. Dopo la conferenza “Green chemistry and sustainable coatings” (chimica verde e imballaggi sostenibili) si apre una nuova fase, il cui scopo, grazie alla collaborazione con partner industriali, sarà progettare la produzione su vasta scala del packaging alternativo.


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Un parterre d’eccezione pubblico-privato che conta complessivamente cinquanta attori distribuiti su tutto il territorio nazionale. Un investimento di 394 milioni di euro per i primi 3 anni (2023-2025). 696 ricercatori dedicati e 574 quelli neoassunti. Sono questi i numeri che indicano la portata del Centro Nazionale per la Mobilità Sostenibile, un progetto che nasce con l’ambizione di essere uno strumento reale per la crescita e lo sviluppo del settore della mobilità. Il Centro nasce con una chiara missione: accompagnare la transizione green e digitale in una ottica sostenibile, garantendo la transizione industriale del comparto e accompagnando le istituzioni locali a implementare soluzioni moderne, sostenibili e inclusive nelle città e nelle regioni del Paese.

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Il Centro Nazionale per la Mobilità Sostenibile è infatti una risposta concreta ai bisogni di crescita di un settore chiave per l’economia che da solo si stima raggiungerà un valore complessivo di 220 miliari di euro nel 2030, assorbendo il 12% della forza lavoro. In questo contesto, si inseriscono le istituzioni comunitarie che spingono per il raggiungimento di una nuova mobilità sostenibile secondo le indicazioni del Green New Deal.

Sempre più rilevanti sono i temi legati alla decarbonizzazione, alla decongestione stradale, alla mobilità autonoma connessa e smart, alla sicurezza dei veicoli e delle infrastrutture, all’accessibilità, all’inserimento nel mercato di nuove professionalità e competenze. Il Centro Nazionale per la Mobilità Sostenibile risponde a queste esigenze supportando e stimolando la domanda e l’offerta di ricerca, innovazione tecnologica, formazione e competenze.

Saranno cinque i vettori del progetto, ovvero le aree e gli ambiti tecnologici di maggiore interesse: mobilità aerea; veicoli stradali sostenibili; trasporto su acqua; trasporto ferroviario; veicoli leggeri e mobilità attiva. Il Centro Nazionale si occuperà di rendere il sistema della mobilità più “green” nel suo complesso e più “digitale” nella sua gestione, attraverso soluzioni leggere e sistemi di propulsione elettrica e a idrogeno; sistemi digitali di riduzione degli incidenti; soluzioni più efficaci per il traporto pubblico; un nuovo modello di mobilità accessibile e inclusiva.

Il Centro sarà strutturato secondo l’impostazione Hub&Spoke, ovvero con un punto centrale a Milano e 14 nodi distribuiti in modo capillare da Nord a Sud, a garanzia di quel riequilibro territoriale alla base delle iniziative indicate dal PNRR e grande obiettivo di modernizzazione del Paese.

"L'Università di Pisa rappresenta da tempo un’eccellenza internazionale nella ricerca multidisciplinare sui temi della mobilità sostenibile ed eco-compatibile – commenta il professor Andrea Caiti, coordinatore del Centro per l’Università di Pisa e direttore del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione – La partecipazione come ente di ricerca promotore nell'appena costituito Centro Nazionale di Mobilità Sostenibile è da un lato una conferma della rilevanza del nostro Ateneo nel settore, e dall'altro una nuova straordinaria possibilità di crescita scientifica anche per i numerosi giovani ricercatori e dottorandi previsti nel progetto".

I soggetti coinvolti sono:

Enti di ricerca promotori
Politecnico di Milano, Cnr, Politecnico di Torino, Politecnico di Bari, Università di Bergamo, Università di Parma, Università di Torino, Università di Palermo, Università di Bologna, Università di Modena e Reggio Emilia, Università di Cagliari, Università di Roma La Sapienza, Università Federico II di Napoli, Università di Salerno, Università Napoli Parthenope, Università del Salento, Università di Padova, Università di Pisa.

Enti di ricerca aderenti
Università Bicocca, Università di Brescia, Università di Cassino e del Lazio Mediorientale, Università di Firenze, Università di Genova, Università di Reggio Calabria, Università politecnica delle Marche.

Fondatori
Autostrade, Eni, Ferrari, Fincantieri, Fs, Leonardo, Angel company, Pirelli, Almaviva, Iveco group, Unipol, Fnm, Poste, Snam, A2A, Intesa Sanpaolo.

Partecipanti
Brembo, Hitachi, Avio aero, Teoresi Group, Accenture, Thales, Stellantis – crf, Atos

Al via Smarties, un progetto dell’Università di Pisa focalizzato sull’innovazione del settore agroalimentare nelle aree rurali con specifica attenzione alla transizione ecologica.
Coordinato dal professore Gianluca Brunori, del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali, il progetto è finanziato dal Ministero dell'Università e della Ricerca nell’ambito dei PRIN e coinvolge le università di Cassino e del Lazio Meridionale, Federico II di Napoli, Perugia e Foggia.

Smarties si focalizzerà sull’innovazione delle pratiche agricole con particolare riferimento alla sostenibilità. I casi studio analizzati saranno la vendita online dei prodotti agricoli, le Comunità del Cibo in Puglia e in Basilicata, e i consorzi di produttori agricoli tra cui Melinda e Parmigiano Reggiano.

Nel kick-off meeting che si è svolto lo scorso 6 giugno, i vari partner si sono concentrati sul tema della transizione ecologica per identificare le politiche più adatte a sostenerla specie nel contesto attuale caratterizzato dai forti investimenti del PNRR.

 

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Il kick off meeting dello scorso 6 giugno

“In linea con il Green Deal europeo, diventa necessario stabilire degli obiettivi a lungo termine per preservare le risorse naturali del pianeta e raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 – spiega Brunori - Ciò implica un processo di transizione nel settore agricolo, rurale ed alimentare in grado di alimentare un sistema di conoscenza che incoraggi la digitalizzazione sostenibile condiviso da tutti gli attori del territorio”.
“In questo contesto – conclude Brunori - il progetto Smarties si propone di studiare in che modo si possa favorire l’adozione dei nuovi paradigmi dell’agroecologia e della circolarità nelle aree rurali attraverso lo sviluppo di ecosistemi di innovazione capaci di favorire il processo di transizione ecologica e digitale, diminuendo le diseguaglianze e preservando il tessuto sociale ed economico dei territori”.

 

Apre a Pisa lo Sportello interuniversitario contro la violenza di genere su impulso dei tre atenei cittadini, il primo in Toscana in ambito universitario e il primo in Italia creato per iniziativa congiunta di più istituzioni accademiche. L’inaugurazione è avvenuta l’8 giugno dalle 10,30 nell’aula magna nuova del Palazzo della Sapienza (via Curtatone e Montanara, 15) . L’evento in presenza e in diretta streaming ha coinvolto Paolo Mancarella, Rettore dell’Università di Pisa, Luigi Ambrosio, Direttore della Scuola Normale Superiore, Sabina Nuti, Rettrice della Scuola Superiore Sant’Anna, oltre a rappresentanti dei Comitati Unici di Garanzia dei tre atenei e della Casa della Donna incaricata di gestire il servizio.

Anonimo, gratuito e senza obbligo di denuncia, lo Sportello è a disposizione per chi studia, fa ricerca, insegna e lavora nei tre atenei pisani. Chiunque abbia subito atti di discriminazione e violenza di genere o comunque legati alla propria identità sessuale, anche in luoghi diversi da quelli universitari, potrà rivolgersi allo sportello. E’ dunque interessata una vasta comunità di oltre 60mila persone che comprende studenti e studentesse, personale docente, tecnico-amministrativo e di imprese che abbiano rapporti di lavoro con le tre istituzioni accademiche cittadine.

Lo Sportello offre, sia in italiano che in inglese, un servizio di ascolto, assistenza, informazione sui diritti, indirizzando, in caso di bisogni particolari o di maggiore complessità, verso strutture, associazioni, istituzioni socio-sanitarie o giudiziarie del territorio. Per garantire l’anonimato di coloro che vi si rivolgono, il luogo in cui si trova lo Sportello è riservato e vi si potrà accedere solo inviando una mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. o telefonando allo 0502215104 secondo gli orari indicati sul sito www.ateneipisa.it.

 

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Da sinistra, Sabina Nuti, Paolo Mancarella, Luigi Ambrosio, Renata Pepicelli


Lo Sportello interuniversitario contro la violenza di genere è nato grazie ad un lavoro di coordinamento dei CUG dei tre atenei pisani convinti della necessità di intensificare il proprio impegno sul fronte della tutela delle persone offese da atti di violenza e di discriminazioni di genere nell’accezione più ampia, compresi gli ambiti psicologico, fisico, sessuale, morale ed economico.
La nascita dello Sportello è accompagnata da una campagna informativa, curata da Comunicattive, agenzia specializzata in comunicazione di genere, sia on line sia tramite affissioni nelle sedi dell’Università di Pisa, della Sant’Anna e della Normale. Ponendo una serie di domande dirette - Molestie sessuali? Violenze verbali? Stalking? Violenza digitali? – l’obiettivo è di mettere in evidenza casi concreti per far capire quando sia utile e auspicabile rivolgersi allo Sportello.

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La campagna informativa dello Sportello

“L’apertura di questo sportello rappresenta una presa di posizione chiara e nasce dalla nostra ferma volontà di dire basta alla violenza di genere. Non solo a quella fisica, ma anche a discriminazioni e molestie, troppo spesso sottovalutate, se non ignorate, aspetti che rendono questo fenomeno particolarmente insidioso – ha commentato il Rettore dell’Università di Pisa, Paolo Mancarella, - Il fatto, poi, che lo sportello antiviolenza nasca da un progetto congiunto tra Università di Pisa, Scuola Normale Superiore e Scuola Superiore Sant’Anna rende tutto ancor più significativo. Sono convinto, infatti, che le istituzioni, per prime, debbano essere di buon esempio per i cittadini, così come i genitori lo devono essere per i loro figli. Solo così si può combattere efficacemente la violenza di genere, estirpandone le radici stesse e imprimendo una svolta significativa alla nostra società”.

"Abbiamo lavorato per oltre un anno e mezzo alla creazione dello sportello di comune accordo con i tre CUG per definire gli ambiti di cui volevamo occuparci, partendo dal presupposto che la violenza di genere ha una dimensione strutturale che attraversa tutti i contesti sociali, compresi quelli delle comunità universitarie – ha detto la professoressa Renata Pepicelli dell’Università di Pisa coordinatrice dell’iniziativa - Il nostro progetto intende non solo fornire ascolto, supporto, sostegno a donne, soggettività LGBTQI+, uomini che sono oggetto di violenze e molestie, ma anche promuovere una cultura del rispetto e dell'uguaglianza".

“L’istituzione dello sportello antiviolenza testimonia la volontà dei tre atenei pisani di incidere attivamente – ha sottolineato Sabina Nuti, Rettrice della Scuola Superiore Sant'Anna – su questa problematica molto più presente nella vita quotidiana dei nostri studenti e delle nostre studentesse di quanto si creda. Questo sportello, fortemente voluto dai tre CUG, che colgo l’occasione per ringraziare caldamente per il lavoro fatto, potrà essere un chiaro punto di riferimento, facilmente accessibile da tutte e da tutti, per trovare supporto e indicazioni per combattere contro ogni violenza di genere”.

“Lo sportello interuniversitario – dichiara Luigi Ambrosio, Direttore della Scuola Normale Superiore - è un elemento concreto di cui possono avvalersi coloro che sentono di aver subito violenze legate alla propria identità di genere o al proprio orientamento sessuale. Avvalendosi operativamente della Casa della Donna, garantisce professionalità collaudate nel gestire problematiche così delicate. Per questo abbiamo accolto con grande interesse il progetto, che tra l'altro si inserisce all'interno di un percorso di sviluppo delle politiche inclusive intrapreso da tempo dalla Scuola Normale, per esempio con l'adozione di un proprio Gender Equality Plan volto a pianificare tutta una serie di azioni per promuovere l'equità di genere nella nostra comunità”.

È stata istituita all’Università di Pisa la cattedra dell’Unesco in “Sustainable Energy Communities” (https://unescochair.unipi.it/), che contribuirà alla missione dell’Agenzia delle Nazioni Unite di diffusione di programmi di sviluppo sostenibile attraverso la promozione dell'uso e della produzione di energia sostenibile. Prima a Pisa e tra le poche in Toscana, si distingue per il profilo internazionale e per la multidisciplinarietà, con il coinvolgimento dei dipartimenti dell’area di Ingegneria, di Informatica, di Giurisprudenza, di Chimica e Chimica industriale, di Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali, di Scienze politiche e di Economia e management. Partner dell’iniziativa sono l’ENI e la Electricite de France (EDF), il CNR e il CNR francese, più di trenta università di tutto il mondo e le istituzioni pisane e toscane.

La cattedra è stata presentata lunedì 30 maggio, nella Sala dei Mappamondi del rettorato dell’Università di Pisa, dal rettore Paolo Maria Mancarella e dal prorettore per la Ricerca applicata e il Trasferimento tecnologico, Marco Raugi, che è docente di Elettrotecnica e titolare della cattedra Unesco.

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Il progetto elaborato dall’Ateneo pisano si propone di sviluppare uno strumento che è diventato particolarmente attuale anche in termini di autosufficienza e sicurezza energetica oltre che di contribuire al programma dell'UNESCO mirato a risolvere le esigenze prioritarie dell’Africa, attraverso il coinvolgimento di partner africani nella progettazione di strutture energetiche sostenibili specificamente basate sulle caratteristiche dei loro paesi. L’obiettivo finale è quello di definire principi e strumenti tecnici di progettazione per la simulazione e la definizione di comunità energetiche completamente autonome attraverso metodi innovativi per l'integrazione di sistemi elettrici e termici, alimentati solo da fonti rinnovabili prodotte localmente. In questo senso è necessario prefigurare un caso di studio del tutto innovativo, ribaltando l'attuale paradigma in cui le risorse energetiche si adattano alle richieste e ai bisogni degli utenti ed esaminando invece una nuova prospettiva in cui sono i fabbisogni energetici degli utenti ad adeguarsi alle risorse energetiche disponibili, sia in termini di consumi complessivi che di distribuzione oraria.

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“L'accordo firmato da Università di Pisa e UNESCO per la creazione di una Cattedra sulle ‘Comunità energetiche sostenibili’ è la nostra risposta alla necessità di un'accelerazione nella transizione energetica, resa ancor più urgente dall'attuale conflitto ucraino - ha commentato il Rettore Paolo Mancarella - Un gesto che ci fa compiere un significativo salto di qualità nel nostro impegno a favore dello sviluppo sostenibile, oltre che un importante riconoscimento da parte della comunità internazionale. Tanto che la nostra candidatura è stata accompagnata da ben 40 lettere di endorsement da parte di prestigiose istituzioni, università e imprese”.

“Le comunità energetiche – ha precisato il professor Marco Raugi - possono diventare, attraverso il focus sull’energia, uno strumento abilitante per sviluppare un nuovo modello di società legato al reperimento delle risorse ai territori di riferimento. Per comunicare e informare questo cambiamento paradigmatico la cattedra Unesco prevede perciò, oltre alle attività di ricerca, anche attività rivolte alla società civile e ai giovani come eventi aperti alla cittadinanza, summer school, master e conferenze”.

Marco Avvenuti, Silvia Bencivelli, Carlo Carminati, Matteo Dondé, Vincenzo Mele, Giovanna Pizzanelli, Chiara Prosperini, Leonora Rossi, Marco Scarponi, Sara Venchiarutti hanno discusso e redatto le linee guida per la comunicazione stradale in occasione del convegno “Rinnovare la mobilità urbana: strumenti e comunicazione per una città sostenibile e sicura” organizzato dall’Università di Pisa, dall’Ordine dei Giornalisti della Toscana e dalla Fondazione Michele Scarponi. Qui di seguito il testo.

 

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I trasporti condizionano le nostre vite e le dinamiche della nostra collettività. Dai trasporti dipende l’accessibilità ai posti di lavoro e a quelli dell’educazione, così come la fruizione e la godibilità del tempo libero. L’organizzazione dei trasporti è determinante per l’inquinamento delle città, quindi per la nostra salute, e il modo in cui li usiamo incide globalmente sul cambiamento climatico.

In questo contesto, la sicurezza stradale potrebbe sembrare un aspetto secondario.
Crediamo che invece, al contrario, sia il punto di partenza dal quale ricostruire le nostre città. Soprattutto visto che la mortalità da incidenti stradali è una delle principali cause di morte in ogni fascia di età, e la principale nelle persone giovani. E la scarsa sicurezza stradale è il principale deterrente alla mobilità attiva (mobilità pedonale e ciclistica).

L’obiettivo deve essere coniugare sostenibilità ed efficienza nel nostro spazio urbano, cominciando con il rilancio del sistema di trasporto pubblico e della mobilità attiva, e mettendo al primo posto la sicurezza.

Si possono seguire i buoni esempi: migliorare il design delle strade, per esempio, come è stato fatto in Svezia a partire dagli anni Novanta, con un progetto chiamato Vision Zero che poi è stato preso a modello da altri paesi come Regno Unito e Svizzera.

Si può adottare un approccio per cui ogni intervento di trasformazione urbana sia rivolto a rendere più sicuri gli spostamenti in bicicletta e a piedi, il che rende di conseguenza lo spazio più sicuro per tutti.

Si possono studiare i problemi del traffico partendo, più che dalla presunta inadeguatezza delle strade, dall’abnorme uso delle automobili e dal mancato rispetto delle regole e dei limiti di velocità.

Si possono fare tante cose.
Di sicuro in questo profondo cambiamento culturale la comunicazione ha un ruolo decisivo. E il modo con cui raccontiamo gli incidenti stradali è cruciale.

Queste linee guida sono la nostra proposta per cominciare a parlarne. Traggono ispirazione dal documento di Laura LakerMedia Guidelines for Reporting Road Collisions” della University of Westminster, riproponendolo nel contesto italiano. Si tratta solo di un contributo iniziale, che potrà essere esteso e rielaborato, nella speranza che possa essere largamente condiviso.

Sempre, accuratezza: nella descrizione di un problema legato alla mobilità (incidente stradale, traffico eccessivo, deviazioni dei percorsi urbani, lavori in corso…) bisogna essere precisi. Soprattutto è necessario distinguere bene ciò che si sa, ed è verificato e verificabile, da ciò che non si sa e che magari è una voce o un racconto a metà, rilasciato in una situazione di confusione.

Seguire e approfondire: in molti casi, le informazioni sulle responsabilità e sulle dinamiche di un incidente arrivano dopo mesi o anni, quando ormai l’evento non è più una notizia. Al contrario, seguire un evento nel tempo permetterebbe di mostrare al pubblico come lavorano le forze dell’ordine e la giustizia stimolando una riflessione più meditata sul tema della sicurezza stradale.

L’importanza dei contesti: è importante parlare dei rischi della strada con riferimenti precisi alle statistiche. Si sa che veicoli più grandi e veloci possono creare danni maggiori, mentre pedoni e ciclisti sono più spesso vittime incolpevoli di un incidente: va detto. Al contrario, enfatizzare fattori statisticamente meno rilevanti (la nebbia o la mancanza del caschetto) induce il lettore a colpevolizzare la vittima dell’incidente prima che ne siano state chiarite le cause e la dinamica.

Un incidente racconta tante cose: Gli incidenti non sono quasi mai fatalità isolate e si possono prevenire: chi ne scrive deve dare la possibilità al lettore di farsi un’idea di insieme del problema, soprattutto finché le cause del singolo incidente sono in corso di accertamento. Nella narrazione, inquadrarli come un problema di salute pubblica, includendo il contributo di pianificatori ed esperti di sicurezza stradale.

Non generalizzare: nel caso in cui un avvenimento (incidente, rallentamento, ostacolo alla percorribilità di una strada…) sia imputabile a una specifica persona, bisogna evitare di stigmatizzare l’intera categoria a cui appartiene. Evitare di riferire l’evento, genericamente, ad automobilisti o ciclisti, per esempio, per smorzare l’aggressività tra i diversi gruppi di utenti della strada.

Gli oggetti non hanno colpe: nella cronaca di uno scontro tra veicoli, è indispensabile riferire l’evento alle persone coinvolte e non ai veicoli. Non sostituire la descrizione dell’attore umano coinvolto con il nome del veicolo: si può semplicemente parlare dell’autista, del motociclista, del ciclista e così via, e non del pedone investito da un’auto perché il pedone è stato investito da un automobilista.

Nessuna complicità: bisogna evitare qualsiasi forma di accondiscendenza verso chi viola la legge o non rispetta il codice della strada, e tantomeno di trasformare i trasgressori in vittime. Per esempio, bisogna evitare di presentare gli autovelox come strumenti per vessare gli automobilisti, perché è proprio la velocità a causare la maggior parte degli incidenti stradali e ad aggravarne le conseguenze.

Sempre dalla parte del più debole: la percezione di una gerarchia fra gli utenti della strada induce ad essere più severi nei riguardi del più debole. Non cadere in questa trappola: al ciclista o al pedone si rimprovera troppo superficialmente di “non essersi fatto vedere”, o di essere “sbucato all’improvviso”.

Confezioni di farmaci scaduti trent’anni fa e ben più nuove mascherine chirurgiche e FFP2 lascito della pandemia da Covid-19. Sono questi alcuni degli oggetti rinvenuti da un team dell’Università di Pisa che ha analizzato quantità e meccanismi di accumulo dei rifiuti marini nel Mediterraneo prendendo come caso studio Marina di Pietrasanta, nota località balenare toscana della Versilia. I risultati della ricerca finanziata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca sono stati appena pubblicati sulla rivista “Science of the Total Environment”.

Il team di biologi marini e biologi igienisti ha stimato che dal 2020 al 2021 lungo i 4,7 km di spiaggia di Marina di Pietrasanta si siano depositati circa 367mila oggetti, al 90 per cento costituiti da plastica, e che il costo per rimuoverli sia stato di circa 27.600 euro al chilometro l’anno. Inoltre, come appurato dallo studio la maggioranza di rifiuti (in media 710 oggetti ogni 100 metri) si spiaggia con le mareggiate invernali e autunnali e anche la tipologia varia a seconda delle stagioni con alcuni oggetti, ad esempio pezzi di polistirolo e scarpe, più abbondanti in autunno mentre altri, come i sacchetti di plastica, in primavera ed estate.

 

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Rifiuti marini depositata sulla spiaggia di Marina di Pietrasanta ed alcuni esempi di oggetti raccolti durante le attività di ricerca

 

“I risultati del nostro studio forniscono indicazioni per gestire in modo più efficace la pulizia delle coste, e suggeriscono ad esempio la possibilità di intervenire anche in inverno quando l’accumulo è maggiore - spiega la professoressa Elena Balestri dell’Università di Pisa fra le autrici della pubblicazione.

“Ma c’è anche da sottolineare che i rifiuti marini spiaggiati non dipendono interamente da quanto prodotto ed eventualmente mal gestito in loco ma piuttosto dall’interazione tra correnti litoranee e attività antropiche collegate a fiumi e porti – continua Balestri - la gestione dei rifiuti ed i relativi costi di rimozione e pulizia non possono quindi essere interamente delegati ai singoli comuni costieri, ma devono essere affrontati almeno a scala regionale coinvolgendo enti pubblici e privati e anche associazioni di volontari”.

Insieme a Elena Balestri hanno partecipato alla ricerca Annalaura Carducci come responsabile, Virginia Menicagli, Davide De Battisti, Ferruccio Maltagliati e Alberto Castelli, Marco Verani, Ileana Federigi e Claudio Lardicci.

Il 23 aprile 2022, in occasione della Giornata della Terra, gli allievi del Dottorato Nazionale in Sviluppo Sostenibile e Cambiamento Climatico (PhD-SDC) hanno organizzato a Pisa, lungo il Viale delle Piagge, uno dei polmoni della città, un clean-up day per la raccolta dei rifiuti abbandonati lungo il percorso verde. L’evento è stato patrocinato dal Comune di Pisa e organizzato in collaborazione con l’associazione OnEarth. Un centinaio i partecipanti, tra studenti e docenti del PhD-SDC, e cittadini. Il materiale raccolto è stato differenziato adeguatamente e conferito per lo smaltimento e riciclaggio. Al termine un meritato aperitivo a base di prodotti locali del territorio toscano presso la Bottega di Fattoria Le Prata.

"Il nostro obiettivo - spegano gli organizzatori - era celebrare la Giornata della Terra, la più grande manifestazione ambientale del pianeta che coinvolge ogni anno un miliardo di persone in centinaia di Paesi, l’unico momento in cui cittadine e cittadini del mondo si uniscono per celebrare la Terra e promuoverne la salvaguardia. Le Nazioni Unite celebrano l’Earth Day ogni anno, un mese e due giorni dopo l'equinozio di primavera".

 

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I partecipanti all'iniziativa


Nel far questo l'intento era anche di contribuire alla pulizia di aree verdi urbane, stimolando la sensibilità specialmente dei più giovani per il rispetto della cosa comune. Ultimo ma non ultimo lo scopo è di aumentare la visibilità del programma di dottorato in Sviluppo Sostenibile e Cambiamento Climatico. Si tratta infatti di un corso innovativo, promosso da una trentina di università italiane, che hanno deciso di orientare l’attività di ricerca verso le grandi sfide che l’umanità deve affrontare per mitigare e compensare gli effetti dei cambiamenti climatici e garantire lo sviluppo sostenibile. Il progetto è articolato in 6 curricula: Earth System and Environment, Socio-economic Risk and Impacts, Technology and Territory, Theories, Institution and Cultures, Agriculture and Forestry, Health and Ecosystems e due di essi sono affidati al coordinamento di docenti pisane: si tratta della professoressa Elisa Giuliani, ordinario presso il Dipartimento di Economia e Management, la quale segue il percorso Socio-economic Risk and Impacts e della professoressa Cristina Nali, ordinario presso il Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali, che guida l’ambito Agriculture and Forestry.

Giovedì 28 aprile è stato realizzato un intervento di green conservation oggi nell’area della Torre Pendente in piazza dei Miracoli a Pisa, annoverata nel 1987 dall’UNESCO tra i Patrimoni Mondiali dell’Umanità. Il progetto ideato, promosso e sostenuto da Fondazione Territorio Italia è realizzato in partnership con Green Heroes. La manutenzione pesticide free è stata condotta in collaborazione con l’Opera Primaziale Pisana e il Centro Ricerche Tappeti Erbosi Sportivi (CeRTES). dell’Università di Pisa.

L’intervento di agro-ingegneria ecodiserbante, utilizza additivi vegetali ricavati interamente da ingredienti recuperati dallo spreco alimentare. La tecnica praticata con il sistema Herbeeside è la prima brevettata in Europa con queste caratteristiche. L’ecodiserbo consente di conservare il patrimonio paesaggistico e ambientale grazie all’uso di sistemi ecologici evoluti di green conservation capaci di restituire valore ai territori

Il professore Marco Volterrani, responsabile CeRTES ha commentato: «Negli ultimi venti anni la collaborazione tra l’Opera della Primaziale Pisana e il CeRTES dell’Università di Pisa ha consentito il restauro del Quinto Monumento della Piazza dei Miracoli: il prato. La manutenzione dei 2,5 ettari di prato è coordinata dall’Ingegnere Roberto Cela e messa in pratica dal Greenkeeper Andrea Picardi e dagli ottimi collaboratori del team che si dedica giornalmente alla cura del prato. Per la gestione del tappeto erboso è stata scelta una linea ecocompatibile che non prevede utilizzo di fitofarmaci, i concimi utilizzati sono a lenta cessione, l’impiego dell’acqua irrigua è ottimizzato e gradualmente per il taglio dell’erba si stanno introducendo robot e rasaerba elettrici al fine di limitare il rumore e ridurre le emissioni locali di CO2. Alla ricerca di sistemi manutentivi a impatto zero, abbiamo deciso di collaborare con la Fondazione Territorio Italia e prevedere un intervento di eliminazione della flora spontanea che in primavera cresce negli anfratti dei cordoli, marciapiedi, stradine che circondano i monumenti e la piazza. Le erbe infestanti verranno eliminate con l’impiego di vapore acqueo, quindi con un mezzo fisico totalmente rispettoso dell’ambiente e della salute».

 

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Una fase dell'intervento realizzato

La presidentessa di Fondazione Territorio Italia, Daniela Ducato, evidenzia l’importanza della conservazione e manutenzione dei beni culturali, ricchezza per il Paese e anello fondamentale nella catena della sostenibilità: «L’uso indiscriminato di erbicidi, per limitare la riproduzione delle erbe sui camminamenti e sulle superfici verticali e orizzontali, apporta tossicità al suolo, all’acqua, all’aria e mette a rischio la biodiversità vegetale e animale, oltre alla stessa salute di manutentori e fruitori. Non è sufficiente interdire le aree durante i trattamenti in quanto alcuni inquinanti, soggetti a micro-dispersione, vengono rilasciati anche successivamente nell’ambiente circostante. La Fondazione Territorio Italia ha a cuore la gestione responsabile ed ecologica dei beni culturali. La Torre di Pisa e il complesso monumentale di piazza Duomo sono luoghi la cui bellezza e autenticità va protetta e valorizzata, senza minare la salute di persone e animali e senza violare l’ambiente e la biodiversità dei paesaggi».

Eugenio Cavalli di Herbeeside sottolinea che «il sistema Herbeeside a misura di api nasce nel 2016 per soddisfare soprattutto la forte richiesta delle aziende del bio o in fase di riconversione in biologico. A questa si è affiancata la domanda da parte dei Comuni per la gestione sana e sostenibile del verde pubblico. Richiesta cresciuta in pandemia per la igienizzazione-sanificazione green di arredi urbani e superfici urbane anche monumentali. È invece molto più recente la consapevolezza da parte degli enti che gestiscono beni culturali nel paesaggio o parchi fotovoltaici. Fondazione Territorio Italia con questa best practice di green conservation offre una forte spinta all'innovazione nella manutenzione responsabile del patrimonio».

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L’Università di Pisa è fra i primi dieci Atenei italiani più virtuosi nell’ambito della sostenibilità. E’ questo quanto emerge dall’ultima classifica stilata dall’agenzia Times Higher Education che ha valutato l’impegno di oltre 1400 atenei di tutto il mondo nel raggiungere i diciassette obiettivi di sostenibilità identificati dall'ONU (Sustainable Development Goals - SDG) su temi fondamentali per il futuro del nostro pianeta.

Nella classifica generale, costituita aggregando i risultati di tutti gli SDG, l’Ateneo si colloca attorno alla 350esima posizione a livello globale e nono a livello nazionale.

In particolare, l’Università di Pisa, che partecipa alla classifica per il secondo anno, è stata valutata su sei obiettivi: Salute e benessere (SDG3), Energia pulita e accessibile (SDG7), Industria, innovazione e infrastrutture (SDG9), Ridurre le disuguaglianze (SDG11), La vita sott'acqua (SDG14) e Partnership per gli obiettivi (SDG17).

Come risultato si è posizionata nelle prime duecento posizioni mondiali negli SDG 9, 11, 14 e 17, e nella parte alta della classifica anche negli altri due. Rispetto allo scorso anno c’è stato dunque un miglioramento in tutte le aree, dovuto alle numerose nuove iniziative intraprese e coordinate dalla Commissione per lo Sviluppo Sostenibile di Ateneo (COsA), presieduta dal professore Marco Raugi.

“I buoni risultati ottenuti – aggiunge Francesco Marcelloni, prorettore alla Cooperazione e Relazioni Internazionali – testimoniano sia il grande impegno dell’Ateneo sui temi della sostenibilità che il grande lavoro fatto negli ultimi anni dal gruppo di lavoro coordinato dal professore Milazzo per migliorare il posizionamento dell'Università di Pisa nei ranking internazionali. La partecipazione a questo ranking ha richiesto un enorme lavoro di indagine e raccolta dati di cui dobbiamo ringraziare l’ufficio statistica di Ateneo e il professore Daniele Antichi della Commissione per lo Sviluppo Sostenibile di Ateneo”.

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