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Sono aperte sino al 15 dicembre le iscrizioni alla prima edizione del Master telematico di II livello in Sviluppo sostenibile e cambiamento climatico. Il corso è aperto ai laureati magistrali in qualunque settore desiderosi di approfondire le loro conoscenze e competenze sui temi dell’Agenda 2030 e i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite. Collaborano al master, sia per gli stage che per il contributo alla didattica, molti soggetti pubblici e privati fra cui Gruppo Aboca, Menarini, la multinazionale francese Cromology, Acque spa, Arpat, Enea e l’Istituto per la Bioeconomia del CNR.

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Il master, di durata annuale, ha la formula “week-end”, con lezioni a distanza concentrate al venerdì e sabato, per agevolare la partecipazione di figure già inserite nel mondo del lavoro che necessitano un aggiornamento. Il costo del master è di 2500 euro, sono previste agevolazioni in base al reddito e al merito ed è inoltre possibile usufruire dei voucher formativi erogati da enti regionali.

the-gender-equality-plan.pngL’Università di Pisa con decreto rettorale del 14 settembre scorso ha istituito un gruppo di lavoro ad hoc per la redazione del Gender Equality Plan (GEP), documento che serve a definire e programmare nel prossimo triennio la strategia a favore dell’eguaglianza di genere e le pari opportunità in Ateneo. Fanno parte del gruppo di lavoro la delegata del Rettore professoressa Elettra Stradella, il Direttore Generale dottor Rosario Di Bartolo, la professoressa Elena Dundovich, Presidente del Comitato Unico di Garanzia, la Presidente del Gruppo di Lavoro per la Redazione del Bilancio di Genere professoressa Nadia Pisanti e le dottoresse Alessandra Nucci, Francesca Pecori e Francesca Zampagni.

La realizzazione del GEP  è tra gli scopi del Piano di Azioni Positive (PAP) che le Università devono redigere in accordo con le Direttive della Presidenza del Consiglio dei Ministri e della Commissione Europea nel quadro delle misure volte al raggiungimento della parità di genere. Per spingere gli Atenei a stilare ed applicare il GEP, la Commissione Europea richiede questo documento come requisito essenziale per la partecipazione a tutti i bandi Horizon Europe per la ricerca e l’innovazione.

“Anche in questo caso – commenta il delegato del Rettore, il professor Arturo Marzano - l’Università di Pisa si dimostra al passo con i ritmi dettati dalle indicazioni europee come già dimostrato per la redazione del bilancio di genere elaborato da un gruppo di lavoro di elevata e comprovata competenza ed esperienza “.

L’Università di Pisa ha messa a punto un protocollo per decontaminare i sedimenti dei porti di oltre il 60% dei metalli pesanti in soli 100 giorni. La sperimentazione è avvenuta a Piombino nell’ambito del progetto GRRinPORT appena giunto a conclusione. Il progetto GRRinPORT (acronimo di Gestione sostenibile dei rifiuti e dei reflui nei porti), ha riguardato i porti di Piombino, Ajaccio, Livorno e Cagliari ed è stato finanziato dal Programma Interregionale Marittimo Italia – Francia. In particolare i ricercatori del Dipartimento di Ingegneria dell'Energia, dei Sistemi, del Territorio e delle Costruzioni (Destec) dell’Università di Pisa e dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra) hanno prodotto un piano di azione per la gestione sostenibile dei sedimenti che ha portato alla definizione di una procedura utile caso per caso.

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 Un prelievo di campioni nelle acque dei porti avvenuto nel corso del progetto

“I risultati delle prove di elettrocinesi sui sedimenti marini prelevati dal porto di Piombino che abbiamo svolto nel laboratorio LISAP del Destec sono promettenti – ha detto il professore Renato Iannelli dell’Università di Pisa – l’obiettivo ora è di ottimizzare il processo per ridurre i consumi elettrici e di materiali, i tempi di trattamento e gli scarti”. Una volta decontaminati, i sedimenti potranno essere riusati nell'ottica dell'economia circolare come materiali di recupero nei cantieri e nei manti stradali.

Nell’ambito del progetto GRRinPORT, Ispra e Destec hanno operato con un vasto consorzio di cui fanno parte l’Università degli Studi di Cagliari come capofila, la Regione Autonoma della Sardegna, il Mediterranean Sea and Coast Foundation (Medsea), l’Université de Corse Pasquale Paoli e l’Office des Transports de la Corse.

 

matteo_vacchi.JPGNell’ultimo secolo e mezzo il Mediterraneo si è innalzato di circa 1,25 millimetri l’anno, un tasso più che raddoppiato rispetto agli ultimi 4000 anni. Il dato arriva da uno studio pubblicato sulla rivista Nature Communications e condotto da un team internazionale coordinato da Matteo Vacchi (foto), ricercatore dell’Università di Pisa, cervello di ritorno nel 2019 grazie al programma Rita Levi Montalcini.

Questo lavoro ci ha permesso di quantificare in modo dettagliato gli impatti delle emissioni di gas serra legate alla rivoluzione industriale sull’innalzamento del Mar Mediterraneo - spiega Matteo Vacchi del Dipartimento di Scienze della Terra – questo ci permetterà di calibrare meglio gli scenari futuri, i modelli attualmente disponibili sono infatti rilasciati su scala globale e devono quindi essere calibrati su scala più piccola, in particolare per un bacino semi-chiuso come il Mediterraneo dove le conseguenze del cambiamento climatico sono significativamente diverse da quelle degli Oceani globali”.

Lo studio ha riguardato complessivamente l’andamento dei tassi di innalzamento del Mediterraneo centrale e occidentale negli ultimi 10.000 anni.

I dati sono stati ricavati da circa 400 indicatori di paleo-livelli del mare datati al radiocarbonio e derivati per la maggior parte da carotaggi e campionamenti subacquei effettuati tra il livello del mare attuale e circa -45 metri di profondità. Dall’analisi è emerso che tra i 10.000 e i 7.000 anni fa, durante la prima fase di fusione delle calotte glaciali, i tassi di risalita del livello del mare si sono attestati in media a circa 8.5 mm/anno. Da quel momento e per gli ultimi 4000 anni, con la stabilizzazione delle calotte glaciali, i tassi medi sono scesi e sono rimasti nell’ordine degli 0.45 – 0.55 millimetri l’anno. Dal 1850 ad oggi, si è registrata invece una nuova e rapida impennata con tassi medi che si attestano tra 1.1 e 1.3 millimetri l’anno come anche indicato dalle stazioni mareografiche più antiche del Mediterraneo a Genova, Marsiglia e Trieste.

Oltre all’Ateneo pisano le istituzioni coinvolte nella ricerca sono state la Rutgers University, (USA), il CNRS-l’Université de Franche-Comté (Francia), il CNRS-Université Toulouse Jean Jaurès (Francia) e la University of Bremen (Germania).

Sono state 1711 le richieste prese in carico dall’Associazione Sante Malatesta nel periodo che va da settembre 2016 a giugno 2019, presentate da 376 studenti provenienti da 49 diverse nazioni afflitte dalla guerra o dalla povertà. “Con la pandemia – spiega il presidente Pietro Barbucci – le richieste sono addirittura aumentate, anche perché gli unici fuori sede rimasti a Pisa negli scorsi mesi erano gli studenti stranieri. Senza dimenticare che uno di coloro che abbiamo seguito, Christin Kamdem, è morto alla vigilia della laurea anche per le conseguenze riportate contraendo il covid 19”.

Il report 2016-2019 traccia il profilo degli studenti. Sono in prevalenza di sesso maschile e con un’età media di 29 anni, ma si registra una presenza sempre più ampia di studentesse, arrivate a superare un terzo dei casi totali. Il primo Paese di provenienza è il Camerun, la cui comunità è ben presente e consolidata nel tessuto universitario pisano, seguito dall’India, dal Marocco e dall’Albania, principale Stato di provenienza del continente europeo. Nel 30% dei casi si rivolgono all’Associazione una sola volta, anche se alcuni possono arrivare fino a un numero molto più alto di richieste.

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Studenti dell'Università di Pisa sostenuti dall'Associazione

Fondata nel 1999 da un gruppo di docenti dell’Università di Pisa, l’Associazione non ha fini di lucro, ma solidaristici, e si propone di fornire sostegno agli studenti stranieri, iscritti all’Ateneo e alle altre istituzioni universitarie pisane, provenienti dai Paesi in difficoltà, al fine di favorire il loro inserimento nella vita universitaria e cittadina, riducendo, o eliminando, i momenti di disorientamento e di difficoltà della loro integrazione sociale, economica e culturale. Con sede nella parrocchia universitaria di Piazza San Frediano, dove opera un Centro di Ascolto che recepisce le difficoltà e le richieste degli studenti stranieri, nel tempo ha dato sostegno a centinaia di studenti, erogando diverse decine di migliaia di euro, e grazie al contributo di privati ha istituito borse di studio e premi di laurea in favore di studenti meritevoli.

L’Associazione è impegnata ad affrontare concretamente le difficoltà che gli studenti stranieri incontrano su svariati fronti: quelle didattiche, finanziarie, di natura medica, connesse all’espletamento di procedure amministrative, ricerca di alloggi e così via. In questo impegno continua l’opera avviata dal professor Sante Malatesta, che è stato insigne docente di Elettrotecnica e di Elettronica all’allora facoltà di Ingegneria dell'Università di Pisa e all’Accademia Navale di Livorno e che, soprattutto, ha conformato tutta la sua vita a principi caritativi spendendosi senza riserve per l’aiuto al prossimo.

“Gli studenti si rivolgono a noi – sintetizza Pietro Barbucci – per richieste molto puntuali: il sostegno all’alloggio, l’aiuto alimentare, il pagamento delle rette universitarie, la gestione della riduzione delle tasse e delle more o la richiesta di assistenza per comunicare con la segreteria riguardo a pagamenti, iscrizioni o richieste di borsa di studio, il rinnovo dei documenti quali permesso di soggiorno, tessera sanitaria o passaporto, il reperimento dei materiali di studio come dispense, libri o altri sussidi necessari, l’aiuto per il pagamento degli abbonamenti dei mezzi pubblici, i bisogni legati alla salute, quali il pagamento di medicinali o l'accompagnamento a visite, l’aiuto alla preparazione di esami, il sostegno una tantum per emergenze economiche di vario tipo e infine l’aiuto per la ricerca di lavoro”.

Chi volesse sapere di più dell’Associazione o contribuire a sostenere le sue attività può consultare il sito: https://santemalatesta.it.

La maglia nera in fatto di diritti umani va alla britannica Standard Chartered Bank, seguita dalla francese BNP Paribas, ma nella lista dei peggiori compaiono anche istituti di credito statunitensi come Wells-Fargo, BlackRock e Morgan Stanley o la UBS svizzera. Il quadro emerge da una ricerca finanziata da Etica Sgr e condotta dalla professoressa Elisa Giuliani, direttrice del centro REMARC dell’Università di Pisa, insieme alla dottoressa Federica Nieri e ai professori Nicola Salvati e Davide Fiaschi. Lo studio appena pubblicato nel Quarto rapporto della Fondazione Finanza Etica ha riguardato un campione di 178 istituzioni finanziarie e assicurative, 10 delle quali italiane, fra economie avanzate ed emergenti in 27 Paesi del mondo. E’ così emerso che un quarto degli istituti analizzati - 47 banche pari al 26% del campione - è coinvolto in almeno un evento di violazione dei diritti umani, per un totale di 180 violazioni osservate nel periodo 2000-2015.

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“La violazione dei diritti da parte delle imprese è un tema di interesse crescente – spiega la professoressa Elisa Giuliani - su banche e diritti umani invece mancava sinora un’analisi sistematica, il che non sorprende, si tratta infatti di un tema difficile da documentare anche per la notevole opacità dei contesti dove avvengono le violazioni”.

Il team di ricerca dell’Università di Pisa ha analizzato il coinvolgimento diretto e indiretto delle istituzioni finanziarie e assicurative in abusi di diritti umani definiti sulla base della Dichiarazione Universale delle Nazioni Unite del 1948 e dei successivi patti e trattati: per esempio il diritto alla salute e alla vita, i diritti delle comunità indigene, delle donne, dei bambini e dei lavoratori. Il risultato è stato la creazione di un indice (Banks HUMAN RIGHTS Index) per misurare come le banche e altre istituzioni finanziarie e assicurative sono coinvolte o collegate a violazioni dei diritti umani, così da misurare l’andamento nel tempo, o confrontare diversi istituti o il settore finanziario con altri tipi di settori.

“Sul fronte dei diritti umani c’è un notevole ritardo del settore bancario – conclude Elisa Giuliani - la maggior parte delle istituzioni finanziarie con un punteggio peggiore rispetto all’Indice sta facendo dichiarazioni esplicite per affrontare le sfide di sostenibilità, ma finora la maggior parte degli sforzi ha riguardato la lotta al cambiamento climatico, mentre è probabile che i diritti saranno la prossima sfida che queste organizzazioni dovranno imparare ad affrontare”.

manifesto-mobile.jpgDomenica 27 giugno la bandiera arcobaleno sventolerà sul Rettorato dell’Università di Pisa per il Toscana Pride 2021. Questa iniziativa conferma l’impegno dell’Università di Pisa nel voler creare un ambiente inclusivo che lotti contro le discriminazioni che ancora oggi colpiscono le persone LGBT+.

“Si tratta di un atto simbolico - dice Arturo Marzano, delegato del rettore alle questioni di genere e alle pari opportunità - che rimanda alle decisioni prese dall’ateneo nel sostenere e proteggere da discriminazioni soprattutto studenti e studentesse della comunità LGBT+, a partire dall’adozione di un innovativo regolamento relativo alle carriere ALIAS che molti atenei italiani stanno prendendo a modello” .

L’iniziativa è promossa anche dal nuovo Comitato Unico di Garanzia per le pari opportunità, la valorizzazione del benessere di chi lavora e contro le discriminazioni (CUG) dell’Ateneo, appena insediato che ha approvato una mozione di sostegno al Toscana Pride 2021. L'appoggio si pone in continuità con azioni già intraprese dal precedente CUG fra cui la redazione del primo vero e proprio Bilancio di Genere 2020, l'attivazione della cosiddetta carriera alias per studenti in transizione, con rilascio di un doppio libretto universitario, e le attività formative realizzate in collaborazione con il Centro interuniversitario Cirque (Centro Interuniversitario di Ricerca Queer).

Il sostegno del CUG, presieduto dalla professoressa Elena Dundovich, si riferisce in particolare ai temi relativi al “Contrasto alle discriminazioni e diritti umani”; "Educazione alle differenze” e "Salute, prevenzione e benessere" del documento politico del Toscana Pride 2021. Si tratta di una posizione in linea con la Strategia europea per la parità di genere 2020-2025 e, in particolare, con la Strategia per l’uguaglianza delle persone lesbiche, gay, transgender, non binarie, intersessualità e queer (LGBTIQA+) nel convincimento che alla base del benessere sociale ci siano i valori dell’inclusione e della diversità.

L’elemento umano e l’alta formazione sono i pilastri per affrontare le sfide sociali, economiche, ambientali e sanitarie che l’umanità ha davanti a sé. I paesi più sviluppati, inclusi i nostri partner europei, stanno investendo risorse ingenti in ricerca e formazione, a partire dai dottorati di ricerca che creano i ricercatori e gli innovatori di domani.

In questo scenario, il sistema dell’università e della ricerca nazionale, su sollecitazione del Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR), ha sviluppato due programmi di dottorato nazionale, su “Intelligenza Artificiale” e su “Sviluppo Sostenibile e Cambiamento Climatico”, volti a superare la frammentazione mettendo a sistema le risorse delle università e degli enti di ricerca, per formare una generazione di dottori di ricerca in grado di guidare la transizione digitale ed ecologica del Paese.

I due dottorati nazionali hanno in comune un approccio multidisciplinare che mette insieme la formazione sugli aspetti fondazionali e metodologici con l’applicazione in settori strategici, al fine di formare dottori di ricerca in grado non solo di sviluppare nuova conoscenza ma anche di diffonderla per lo sviluppo socio-economico del Paese.

Entrambi sono finanziati al 50% dal MUR e al 50% dalle università ed enti di ricerca partecipanti. Quello in Intelligenza Artificiale (www.phd-ai.it), coordinato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche e dall’Università di Pisa, parte con un finanziamento di oltre 15 milioni di Euro che permette di offrire al primo ciclo oltre 170 borse: uno dei programmi di dottorato sull’AI più grandi ed ambiziosi a livello mondiale. A dimostrazione del ruolo trasformativo dell’Intelligenza Artificiale sull’economia e sulla società, questo dottorato sarà suddiviso in 5 aree di specializzazione, ciascuna coordinata da un’università capofila: Salute (Campus Bio-Medico di Roma), Industria 4.0 (Politecnico di Torino), Agricoltura e Ambiente (Università Federico II di Napoli), Sicurezza (Sapienza Università di Roma) e Società (Università di Pisa). Il dottorato nazionale in “Sviluppo Sostenibile e Cambiamento Climatico” (www.iusspavia.it/phd-sdc) coordinato dalla Scuola IUSS di Pavia, ha ottenuto un finanziamento di oltre 8 M Euro per più di 100 borse di dottorato solo per il primo ciclo ed è il primo in Italia e in Europa sui temi della sostenibilità e del cambiamento climatico fondato su una rete a scala nazionale e su un approccio multi-, trans- ed inter-disciplinare.

Oltre ai coordinatori e alle università capofila, i due dottorati prevedono il coinvolgimento di tutte le migliori risorse nazionali attraverso due chiamate aperte, in base alle quali sono state selezionate ulteriori 52 università e 3 enti pubblici di ricerca per il dottorato nazionale in Intelligenza Artificiale e 30 atenei e il contributo di 6 EPR per quello in Sviluppo Sostenibile e Cambiamento Climatico.

 

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Questo approccio ha consentito di far emergere, in due settori chiave per la transizione digitale ed ecologica del Paese, le reti dei centri di eccellenza nazionali, caratterizzate da una ricchezza di competenze in grado di competere a livello mondiale, e allo stesso tempo garanti di un’ampia copertura territoriale, così da rappresentare un importante punto di riferimento per le attività di innovazione da sviluppare nell’ambito del PNRR.
In questi giorni, con l’uscita dei bandi di ammissione ai due dottorati nazionali (scadenza delle domande nella seconda metà di luglio) ha preso l’avvio il processo di selezione degli oltre 270 dottorandi (170 per IA e 105 per Sostenibilità e Clima) che prenderanno parte, a partire da novembre 2021, alla prima edizione. L’ambizione è non solo di trattenere in Italia i migliori laureati ma anche di attrarre talenti dagli altri paesi, per sviluppare le risorse umane indispensabili per sostenere la ricerca scientifica e l’innovazione sociale e industriale verso una società digitale rispettosa delle persone e dell’ambiente, volta al benessere e alla sostenibilità.

“Virgolettato della Presidente del CNR, Prof.ssa Maria Chiara Carrozza”:
Afferma la presidente del CNR Maria Chiara Carrozza: “Il progetto del dottorato nazionale in AI (PhD-AI.it) mostra l’importanza strategica per il Paese di promuovere una stretta collaborazione tra il mondo accademico e quello degli enti pubblici di ricerca per dare una risposta alle complesse sfide socio-economiche-ambientali che la nostra società e il mondo stanno affrontando. Il CNR, con la sua presenza su tutto il territorio nazionale e la sua forte vocazione multidisciplinare, è il naturale catalizzatore per l’avvio e il coordinamento di azioni strategiche per la trasformazione digitale del Paese con l’obiettivo di realizzare una società più resiliente, sostenibile, efficiente ed equa. Attraverso i suoi istituti, il CNR fornirà un contributo ampio ed articolato al dottorato nazionale in AI, relativo sia agli aspetti metodologi e fondazionali sia alle ricerche multidisciplinari che caratterizzano le cinque aree di specializzazione: la salute, l’agricoltura e l’ambiente, la sicurezza, l’industria, e la società.

“Virgolettato del Rettore dell’Università di Pisa, Prof. Paolo Mancarella”:
È tempo di costruire il futuro dell’Italia. Il Dottorato nazionale in Intelligenza Artificiale, coordinato dall’Università di Pisa assieme al CNR, è un passo importante in questa direzione e consente oggi al nostro Ateneo di avere un ruolo attivo nello sviluppo delle strategie nazionali e questo ci riempie di orgoglio. Specialmente in un momento in cui il nostro Paese ha particolarmente bisogno di vedere all’orizzonte la possibilità concreta di una nuova stagione di crescita e di sviluppo. Nella sua realizzazione, le opportunità offerte dall’Intelligenza Artificiale, se debitamente sfruttate, giocheranno sicuramente un ruolo fondamentale. In questo, la risposta avuta da parte del sistema nazionale dell'università e della ricerca alla nostra chiamata aperta dell'autunno scorso non può che farci guardare al futuro con grande fiducia.

“Virgolettato del Rettore della Scuola Universitaria Superiore IUSS di Pavia, Prof. Riccardo Pietrabissa”:
Le scelte di oggi determinano le conseguenze sul futuro dei nostri figli e nipoti ed è ormai evidente che solo con l’integrazione di competenze si possono affrontare le nuove sfide del progresso. Il nuovo dottorato in Sviluppo Sostenibile e Cambiamento Climatico coordinato dalla Scuola IUSS di Pavia offre una straordinaria occasione per sperimentare, su larga scala nazionale, la formazione di una nuova classe dirigente che avrà una visione ampia sulle opportunità e sui rischi del progresso. Dall’ambiente alla società, dalla tecnologia all’ economia, dal territorio alla salute, così si preparano i nuovi dottori di ricerca in sviluppo sostenibile e cambiamento climatico, pronti non solo a cambiare il proprio stile di vita, ma anche a essere promotori della costruzione di un futuro green.

 

 

 

E’ disponibile on line il Rapporto di Sostenibilità 2020 dell’Università di Pisa. Pubblicato dalla Pisa University Press, il volume è frutto del lavoro della Commissione per la Sostenibilità di Ateneo e racconta l’impegno dell’Ateneo sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

 

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Composto da circa 160 pagine ricche di foto e infografiche, il Rapporto si articola in quattro sezioni che descrivono quali impegni l’Ateneo si è assunto negli ultimi 3 anni per contribuire attivamente alla costruzione di un mondo e di una società più sostenibili. “Identità e cifre” illustra l’università e la comunità accademica in tutte le sue componenti; “la nostra agenda per la sostenibilità” spiega come si declina la sostenibilità all’interno dell’Ateneo a livello di risorse, strutture e ricerca; “politiche di benessere e inclusione sociale” descrive tutte le azioni e i servizi di tutela dei diritti e contrasto alle discriminazioni e messi in atto dal personale e dai diversi organi dall’Ateneo; “il nostro impegno per l’ambiente” è dedicato infine alle iniziative intraprese in tema ambientale con in primo piano energia, rifiuti, acqua e mobilità e i relativi consumi.


“Fra i molti punti che emergono da questo rapporto – dice la professoressa Elisa Giuliani che ha curato il volume assieme ad altri membri della Commissione – vorrei sottolineare l’impegno dell’Ateneo sui programmi di scambio con i Paesi a reddito medio-basso e la convergenza dei progetti di ricerca nazionali ed internazionali sugli obiettivi dell’Agenda 2030, con molti progetti di successo su questi temi coordinati da donne”.
Infine, sottolinea Giuliani, “il report mostra alcune delle iniziative in materia ambientale promosse dall’Ateneo su impulso della Commissione, come l’installazione degli erogatori di acqua pubblica nei principali poli didattici, che ci auguriamo sia la prima di una lunga serie di azioni orientate a garantire maggiore benessere, equità e salute nella nostra comunità”.


“La nostra università sta sempre di più adottando comportamenti che siano all’altezza di quanto insegniamo – aggiunge il Rettore Paolo Mancarella - E se la recente nascita del Polo della memoria San Rossore 1938, nel suo essere ad impatto zero, è certamente la più concreta e visibile dimostrazione di questo impegno, è nelle piccole cose di ogni giorno che vogliamo incidere, dalla riduzione dell’uso della plastica a quello delle emissioni di gas serra nell’atmosfera. E’ un processo in divenire e Rapporto di Sostenibilità 2020 è un momento di bilancio che serve a percorrere la strada che ancora manca”.

 

 

E’ semplice, veloce e conveniente il nuovo kit brevettato al Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell’Università di Pisa per rilevare presenza di Macrophomina phaseolina, un fungo patogeno delle piante.
La diagnosi precoce di questo fungo è vantaggiosa sia dal punto di vista economico che ambientale per difendere i raccolti e ridurre l’uso di prodotti chimici. Macrophomina phaseolina è infatti diffusa in tutto il mondo, attacca oltre 500 specie vegetali e può causare perdite di produzione fino al 90% nel girasole, 30-60% nella fragola, 50% nella soia e 70% nel mais. Il patogeno predilige climi caldi tropicali e sub-tropicali e a seguito dei cambiamenti climatici in atto, è stato previsto un aumento della sua aggressività anche in zone del mondo in cui attualmente è presente ma non provoca molti danni.

 

 

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Laboratorio portatile LABINABAG per effettuare diagnosi in campo

 

“I sintomi causati da Macrophomina phaseolina sono spesso sono simili a quelli provocati da altri patogeni, per confermarne la presenza le tecniche attuali prevedono analisi di laboratorio lunghe e laboriose fatte da personale specializzato - spiega Susanna Pecchia ricercatrice dell’Ateneo pisano che ha sviluppato il brevetto - grazie al nostro kit saranno invece possibili diagnosi anche sul campo, senza bisogno di personale specializzato e senza l’uso di apparecchiature e reagenti sofisticati e costosi, il tutto in sole due ore, fra raccolta del campione ed esito”.

Un primo prototipo del kit diagnostico è già stato sviluppato e validato in laboratorio e in campo, il prossimo passo sarà lo sviluppo industriale. Intanto il prototipo è stato presentato all’edizione 2021 di Tech Share day, evento digitale promosso da Netval e dall’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi del Ministero dello Sviluppo Economico, per dare visibilità alla ricerca delle istituzioni pubbliche nei confronti di industrie e investitori.

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