Il 23 aprile 2022, in occasione della Giornata della Terra, gli allievi del Dottorato Nazionale in Sviluppo Sostenibile e Cambiamento Climatico (PhD-SDC) hanno organizzato a Pisa, lungo il Viale delle Piagge, uno dei polmoni della città, un clean-up day per la raccolta dei rifiuti abbandonati lungo il percorso verde. L’evento è stato patrocinato dal Comune di Pisa e organizzato in collaborazione con l’associazione OnEarth. Un centinaio i partecipanti, tra studenti e docenti del PhD-SDC, e cittadini. Il materiale raccolto è stato differenziato adeguatamente e conferito per lo smaltimento e riciclaggio. Al termine un meritato aperitivo a base di prodotti locali del territorio toscano presso la Bottega di Fattoria Le Prata.
"Il nostro obiettivo - spegano gli organizzatori - era celebrare la Giornata della Terra, la più grande manifestazione ambientale del pianeta che coinvolge ogni anno un miliardo di persone in centinaia di Paesi, l’unico momento in cui cittadine e cittadini del mondo si uniscono per celebrare la Terra e promuoverne la salvaguardia. Le Nazioni Unite celebrano l’Earth Day ogni anno, un mese e due giorni dopo l'equinozio di primavera".
I partecipanti all'iniziativa
Nel far questo l'intento era anche di contribuire alla pulizia di aree verdi urbane, stimolando la sensibilità specialmente dei più giovani per il rispetto della cosa comune. Ultimo ma non ultimo lo scopo è di aumentare la visibilità del programma di dottorato in Sviluppo Sostenibile e Cambiamento Climatico. Si tratta infatti di un corso innovativo, promosso da una trentina di università italiane, che hanno deciso di orientare l’attività di ricerca verso le grandi sfide che l’umanità deve affrontare per mitigare e compensare gli effetti dei cambiamenti climatici e garantire lo sviluppo sostenibile. Il progetto è articolato in 6 curricula: Earth System and Environment, Socio-economic Risk and Impacts, Technology and Territory, Theories, Institution and Cultures, Agriculture and Forestry, Health and Ecosystems e due di essi sono affidati al coordinamento di docenti pisane: si tratta della professoressa Elisa Giuliani, ordinario presso il Dipartimento di Economia e Management, la quale segue il percorso Socio-economic Risk and Impacts e della professoressa Cristina Nali, ordinario presso il Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali, che guida l’ambito Agriculture and Forestry.
Giovedì 28 aprile è stato realizzato un intervento di green conservation oggi nell’area della Torre Pendente in piazza dei Miracoli a Pisa, annoverata nel 1987 dall’UNESCO tra i Patrimoni Mondiali dell’Umanità. Il progetto ideato, promosso e sostenuto da Fondazione Territorio Italia è realizzato in partnership con Green Heroes. La manutenzione pesticide free è stata condotta in collaborazione con l’Opera Primaziale Pisana e il Centro Ricerche Tappeti Erbosi Sportivi (CeRTES). dell’Università di Pisa.
L’intervento di agro-ingegneria ecodiserbante, utilizza additivi vegetali ricavati interamente da ingredienti recuperati dallo spreco alimentare. La tecnica praticata con il sistema Herbeeside è la prima brevettata in Europa con queste caratteristiche. L’ecodiserbo consente di conservare il patrimonio paesaggistico e ambientale grazie all’uso di sistemi ecologici evoluti di green conservation capaci di restituire valore ai territori
Il professore Marco Volterrani, responsabile CeRTES ha commentato: «Negli ultimi venti anni la collaborazione tra l’Opera della Primaziale Pisana e il CeRTES dell’Università di Pisa ha consentito il restauro del Quinto Monumento della Piazza dei Miracoli: il prato. La manutenzione dei 2,5 ettari di prato è coordinata dall’Ingegnere Roberto Cela e messa in pratica dal Greenkeeper Andrea Picardi e dagli ottimi collaboratori del team che si dedica giornalmente alla cura del prato. Per la gestione del tappeto erboso è stata scelta una linea ecocompatibile che non prevede utilizzo di fitofarmaci, i concimi utilizzati sono a lenta cessione, l’impiego dell’acqua irrigua è ottimizzato e gradualmente per il taglio dell’erba si stanno introducendo robot e rasaerba elettrici al fine di limitare il rumore e ridurre le emissioni locali di CO2. Alla ricerca di sistemi manutentivi a impatto zero, abbiamo deciso di collaborare con la Fondazione Territorio Italia e prevedere un intervento di eliminazione della flora spontanea che in primavera cresce negli anfratti dei cordoli, marciapiedi, stradine che circondano i monumenti e la piazza. Le erbe infestanti verranno eliminate con l’impiego di vapore acqueo, quindi con un mezzo fisico totalmente rispettoso dell’ambiente e della salute».
Una fase dell'intervento realizzato
La presidentessa di Fondazione Territorio Italia, Daniela Ducato, evidenzia l’importanza della conservazione e manutenzione dei beni culturali, ricchezza per il Paese e anello fondamentale nella catena della sostenibilità: «L’uso indiscriminato di erbicidi, per limitare la riproduzione delle erbe sui camminamenti e sulle superfici verticali e orizzontali, apporta tossicità al suolo, all’acqua, all’aria e mette a rischio la biodiversità vegetale e animale, oltre alla stessa salute di manutentori e fruitori. Non è sufficiente interdire le aree durante i trattamenti in quanto alcuni inquinanti, soggetti a micro-dispersione, vengono rilasciati anche successivamente nell’ambiente circostante. La Fondazione Territorio Italia ha a cuore la gestione responsabile ed ecologica dei beni culturali. La Torre di Pisa e il complesso monumentale di piazza Duomo sono luoghi la cui bellezza e autenticità va protetta e valorizzata, senza minare la salute di persone e animali e senza violare l’ambiente e la biodiversità dei paesaggi».
Eugenio Cavalli di Herbeeside sottolinea che «il sistema Herbeeside a misura di api nasce nel 2016 per soddisfare soprattutto la forte richiesta delle aziende del bio o in fase di riconversione in biologico. A questa si è affiancata la domanda da parte dei Comuni per la gestione sana e sostenibile del verde pubblico. Richiesta cresciuta in pandemia per la igienizzazione-sanificazione green di arredi urbani e superfici urbane anche monumentali. È invece molto più recente la consapevolezza da parte degli enti che gestiscono beni culturali nel paesaggio o parchi fotovoltaici. Fondazione Territorio Italia con questa best practice di green conservation offre una forte spinta all'innovazione nella manutenzione responsabile del patrimonio».
L’Università di Pisa è fra i primi dieci Atenei italiani più virtuosi nell’ambito della sostenibilità. E’ questo quanto emerge dall’ultima classifica stilata dall’agenzia Times Higher Education che ha valutato l’impegno di oltre 1400 atenei di tutto il mondo nel raggiungere i diciassette obiettivi di sostenibilità identificati dall'ONU (Sustainable Development Goals - SDG) su temi fondamentali per il futuro del nostro pianeta.
Nella classifica generale, costituita aggregando i risultati di tutti gli SDG, l’Ateneo si colloca attorno alla 350esima posizione a livello globale e nono a livello nazionale.
In particolare, l’Università di Pisa, che partecipa alla classifica per il secondo anno, è stata valutata su sei obiettivi: Salute e benessere (SDG3), Energia pulita e accessibile (SDG7), Industria, innovazione e infrastrutture (SDG9), Ridurre le disuguaglianze (SDG11), La vita sott'acqua (SDG14) e Partnership per gli obiettivi (SDG17).
Come risultato si è posizionata nelle prime duecento posizioni mondiali negli SDG 9, 11, 14 e 17, e nella parte alta della classifica anche negli altri due. Rispetto allo scorso anno c’è stato dunque un miglioramento in tutte le aree, dovuto alle numerose nuove iniziative intraprese e coordinate dalla Commissione per lo Sviluppo Sostenibile di Ateneo (COsA), presieduta dal professore Marco Raugi.
“I buoni risultati ottenuti – aggiunge Francesco Marcelloni, prorettore alla Cooperazione e Relazioni Internazionali – testimoniano sia il grande impegno dell’Ateneo sui temi della sostenibilità che il grande lavoro fatto negli ultimi anni dal gruppo di lavoro coordinato dal professore Milazzo per migliorare il posizionamento dell'Università di Pisa nei ranking internazionali. La partecipazione a questo ranking ha richiesto un enorme lavoro di indagine e raccolta dati di cui dobbiamo ringraziare l’ufficio statistica di Ateneo e il professore Daniele Antichi della Commissione per lo Sviluppo Sostenibile di Ateneo”.
L’Università di Pisa ha firmato due convenzioni per offrire a studenti, docenti e dipendenti dell’Ateneo tariffe agevolate per l’utilizzo dei monopattini elettrici in città. In particolare, le convenzioni riguardano Helbiz e BitMobility, due servizi di noleggio attivi nel Comune di Pisa. L’attivazione delle convenzioni si inserisce nelle iniziative che l’Ateneo sta promuovendo per la sostenibilità, in particolare attraverso la Commissione per lo Sviluppo Sostenibile che proprio recentemente ha presentato i risultati dei suoi due anni di attività in un incontro aperto a tutta la comunità accademica (disponibile sul canale YouTube d’Ateneo).
La convenzione con Helbiz ha validità un anno e, per poter usufruire dello sconto del 20% sul valore della tariffa al minuto e sul valore dello sblocco del veicolo, sono state previste tre possibili modalità di attivazione: i clienti non iscritti ad Helbiz dovranno utilizzare il dominio @unipi.it per avere l’attivazione delle agevolazioni; i clienti già iscritti ad Helbiz con la mail dell’organizzazione, avranno automaticamente l’attivazione delle agevolazioni; i clienti già iscritti ad Helbiz con mail “privata” dovranno provvedere a creare un nuovo account con l’indirizzo e-mail dell’organizzazione per ottenere l’attivazione delle agevolazioni, direttamente sul portale Helbiz.
La convenzione BitMobility ha validità due anni e consente di avere una agevolazione economica pari a due sblocchi giornalieri gratuiti, oltre al 20% di sconto sulla tariffa a tempo dal lunedì al sabato. Per usufruire della convenzione, gli studenti, i docenti e il personale tecnico amministrativo dovranno accedere a questa pagina web e una volta visualizzato il codice convenzione, dovranno inserirlo nell’apposita sezione all’interno dell’app. Per attivare la convenzione sarà necessario utilizzare la mail istituzionale dell’Ateneo.
Sono aperte le visite nell’ex tenuta di Tombolo grazie al percorso “Una passeggiata negli agroecosistemi” realizzato dal Centro di Ricerche Agro-Ambientali "Enrico Avanzi" dell’Università di Pisa. Il percorso a tappe è accessibile a tutti in bicicletta o a piedi e prevede tre diversi itinerari da 3, 10 e 15 Km.
A partire dalla Basilica romanica di San Piero a Grado i visitatori potranno attraversare l’ex tenuta di Tombolo che ospita le ricerche del Centro Avanzi sui sistemi di agricoltura sostenibile. Quindici cartelloni lungo il percorso presentano i vari temi, dalla mucca pisana, all’agricoltura biologica, passando per la meccanizzazione sostenibile, la gestione delle acque e l’apicoltura. Il testo dei cartelloni è disponibile in italiano e in inglese e i QR code accessibili da smartphone permettono di acquisire ulteriori informazioni.
Una foto dell'escursione organizzata nell'ambito di M'illumino di meno lo scorso 11 marzo
Il Centro “E. Avanzi” organizza inoltre su prenotazione delle visite guidate gratuite il martedì, il giovedì e il primo e terzo sabato del mese con partenza alle ore 8,30 (solo eccezionalmente e in relazione alle condizioni climatiche, la partenza potrà essere posticipata alle ore 15:30). Le escursioni sono riservate a gruppi di 6-16 persone e la prenotazione va effettuata con almeno 48 ore di anticipo scrivendo all’indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..
Per la gita è consigliato l’uso di biciclette da trekking, il Centro “E. Avanzi” ne mette a disposizione quattro a titolo gratuito previa prenotazione. Il tempo medio dell’escursione guidata in bicicletta di 15 km è di tre ore e mezzo e lungo il percorso è possibile riempire le borracce grazie ad un impianto di acqua potabile disponibile.
Per informazioni sulle visite e scaricare le mappe: https://avanzi.unipi.it/una-passeggiata-negli-agro-ecosistemi-2/
Nell'ansa dell’Arno che ospita la frazione di Campo, S. Giuliano Terme, la splendida zona naturalistica lacustre diventerà un laboratorio a cielo aperto per il team di robotica subacquea del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa, che condurrà nelle acque diversi esperimenti che consentiranno un monitoraggio permanente e non invasivo dell’area.
E' stato infatti inaugurato il 13 aprile un accordo tra il Comune di San Giuliano Terme e il Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione, che consentirà ai ricercatori di fruire del lago per mettere al lavoro Zeno, un drone subacqueo autonomo in grado di monitorare lo stato del fondale e delle acque.
Il team del DII, secondo a sinistra Riccardo Costanzi, a seguire Andrea Caiti, Filippo Pancrazzi assessore del comune di San Giuliano Terme ed Elena Fantoni del servizio ambiente del comune di San Giuliano Terme
Per l'occasione, Zeno ha effettuato il primo monitoraggio, alla presenza dell'assessore all'ambiente del Comune di San Giuliano Terme, Filippo Pancrazzi, e del Direttore del Dipartimento di Ingegneria dell'Informazione (DII) dell'Ateneo Pisano, Andrea Caiti.
“A bordo del robot abbiamo vari sensori, incluso un side scan sonar - spiega Riccardo Costanzi, docente di robotica al DII - Da Zeno partiranno segnali acustici diretti al fondale, per stabilire in modo preciso la profondità grazie all’analisi dell'eco riflessa. Manderemo anche onde acustiche diffuse, per comprendere sia la conformazione del fondale sia le dimensioni della fauna marina che ci vive. In questo modo saremo anche in grado di individuare ed identificare eventuali oggetti presenti sul fondale.Inoltre, il robot è dotato di telecamera. Dopo il suo monitoraggio potremo quindi unire le informazioni visive e quelle acustiche, ed avere una mappatura precisa del lago. Questa convenzione ci permette di sperimentare diverse funzionalità del robot in un ambiente protetto come quello del lago e, al contempo, di mettere a disposizione del Comune di S. Giuliano Terme informazioni di montaggio ambientale sempre aggiornate”.
“Supportare la scienza e la ricerca mettendo a disposizione un luogo meraviglioso come l'area dei laghetti di Campo è motivo d'orgoglio per la nostra amministrazione - commenta l'assessore all'ambiente Filippo Pancrazzi -. La ricerca scientifica è, peraltro, inserita nella scheda norma del Poc relativa alle attività a cui è dedicata l'area dei laghetti. Ringrazio l'Università di Pisa, con cui collaboriamo sempre con piacere, in particolare il Dipartimento di Ingegneria dell'Informazione. Un tema fondamentale che questa collaborazione mette in evidenza è la tutela ambientale, che deve essere sempre più al centro delle agende politiche”.
"I laghetti di Campo hanno una grande potenzialità - aggiunge il sindaco di San Giuliano Terme Sergio Di Maio -, in questa occasione nel campo della ricerca scientifica incentrata sulla tutela ambientale. Grazie al Dipartimento d'Ingegneria dell'Informazione dell'Università di Pisa per il lavoro e la condivisione: da noi le porte saranno sempre aperte per collaborare".
“Ringraziamo il Comune di San Giuliano Terme per questa opportunità - conclude Andrea Caiti, Direttore del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione - Il robot Zeno proviene direttamente dai nostri CrossLab, laboratori che ospitano le tecnologie più mature e all'avanguardia in tutti i settori chiave della trasformazione digitale del 4.0. Accordi di questo tipo ci consentono di metterle a punto e adattarle alle esigenze specifiche degli enti pubblici e delle aziende, in questo caso le amministrazioni impegnate nella tutela del nostro territorio, e che nel prossimo futuro potranno avvalersi degli ultimi risultati della ricerca di frontiera.”
La "ricerca per la sostenibilità" come chiave per affrontare le grandi sfide future quali il cambiamento climatico, la povertà e le disuguaglianze, anche e soprattutto alla luce della situazione post-covid. Le linee guida che dovranno indirizzare questa trasformazione sono descritte in un articolo appena uscito sulla rivista “Nature Food”.
Si tratta di una sintesi del lavoro svolto da un gruppo di esperti nominati dalla Commissione europea nell'ambito del Comitato permanente per la ricerca agricola. Il gruppo di esperti coordinato dal professore Gianluca Brunori (foto) dell’Università di Pisa ha lavorato tra il 2019 e il 2020 al rapporto Resilience and Transformation pubblicato alla fine del 2020 sul sito web della Commissione UE.
L'articolo dunque enuncia e discute quattro principi cardine: responsabilità (che assume un'attenzione da parte del ricercatore agli effetti della propria ricerca), pluralità (che coinvolge nel processo di ricerca più voci e sensibilità), apertura (che tende a superare la separazione tra discipline) e collaborazione (che concepisce la ricerca come azione collettiva).
“Nell'ambito agro-alimentare, ad esempio, questo vuol dire che la ricerca dovrà contribuire a cambiare profondamente il modo con cui si produce, si trasforma, si distribuisce e si consuma il cibo con l’obiettivo di ridurre l'inquinamento, la perdita di biodiversità, gli sprechi e l'obesità – spiega Gianluca Brunori – per questo occorre rifondare il rapporto scienza e politica allocando in modo diverso le risorse e coinvolgendo soggetti, valori e interessi diversi”.
Azioni sostenibili che hanno un impatto diretto sul territorio e la città, si va dalla mobilità casa lavoro, alla gestione del verde e delle risorse come acqua ed energia in Ateneo sino all’organizzazione di iniziative di sensibilizzazione su specifici temi. Venerdì 18 marzo alle 10 la Commissione per lo Sviluppo sostenibile di Ateneo (CoSA) racconta i progetti in cantiere e il lavoro svolto nei primi due primi anni dal suo insediamento di fronte al Senato Accademico e al Consiglio di Amministrazione in seduta congiunta.
L'incontro, dal titolo "La sostenibilità è una CoSA seria", è aperto alla città e a tutti gli interessati grazie alla diretta streaming sul canale YouTube di Ateneo. Dopo i saluti del Rettore Paolo Mancarella, il presidente della Commissione Marco Raugi coordinerà gli interventi dei componenti della commissione referenti delle varie aree: Daniele Antichi parlerà di spazi verdi ed ecosistemi, Carlo Carminati di mobilità sostenibile, Elisa Giuliani di gestione di acqua e rifiuti Luca Lanini di architettura sostenibile, Maria Luisa Cialdella di energia e Giovanna Pizzanelli di cultura della sostenibilità.
Fra le varie iniziative realizzate e in progress ci sono quindi ad esempio l’organizzazione di giornate evento “Pianta un albero in ateneo” o l’escursione sui monti pisani per il Climbing for Climate della Rus, il censimento della biodiversità vegetale e animale in Ateneo, il progetto della ciclabile per il nuovo dipartimento di Scienze veterinarie a San Piero a Grado in partnership col Comune di Pisa e le convenzioni Helbiz e Bitmobility per il car sharing. Sul versante energy, dal gennaio 2021 l’Università di Pisa assorbe energia elettrica prodotta esclusivamente con Certificazione di Garanzia di Origine da fonte rinnovabile (GO). Questo a fronte di un consumo annuo medio di 26 GWh di energia elettrica, equivalente a circa 10.000 appartamenti di medie dimensioni. Per quanto poi riguarda la gestione dell’acqua, sono stati installati 15 erogatori in collaborazione con Acque spa a cui se ne aggiungeranno altri 16.
Nel corso di questi due anni la Commissione per lo Sviluppo sostenibile di Ateneo ha inoltre prodotto due Rapporti di Sostenibilità, inserito l’Ateneo nel THE Ranking "Green" ottenendo buone valutazioni su temi specifici e risultando complessivamente nel top 35% degli Atenei a livello mondiale. Inoltre tra le prime in Italia ha attivato una offerta formativa completa di corsi multidisciplinari, che vanno dalla Laurea Triennale ad un Master, sull’Agenda 2030 e gli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile.
"Le Università, sia per il loro ruolo sociale, sia in quanto collettività numerose, svolgono un ruolo fondamentale per l’affermazione della cultura della sostenibilità e la messa in pratica di nuovi modelli di sviluppo e di comportamento - ha commentato il Rettore, Paolo Mancarella - Partendo da questa consapevolezza, l'Università di Pisa, ormai da anni, sta compiendo azioni concrete in questa direzione che, grazie al lavoro svolto dalla Commissione per lo Sviluppo sostenibile di Ateneo, mirano a dare un contributo incisivo allo sviluppo sostenibile. Si tratta di un atto di responsabilità sociale che ci tenevamo a condividere con i nostri concittadini, affinché sapessero cosa stiamo facendo, consci che la nostra comunità universitaria, dati i suoi numeri, può avere un impatto importante sulla qualità della vita di tutta Pisa".
La Commissione per lo Sviluppo Sostenibile di Ateneo (CoSA) è stata istituita nel 2020 e resterà in carica sino al 2023. Ne fanno parte 18 componenti fra docenti, personale tecnico/amministrativo e studenti. Per restare aggiornati sulle sue attività il sito è https://sostenibile.unipi.it
A questo link i materilai e il report della giornata: https://sostenibile.unipi.it/2022/03/21/la-sostenibilita-e-una-cosa-seria-rivivi-levento-in-streaming/
Si chiama RECOVER (Development of innovative biotic symbiosis for plastic biodegradation and synthesis to solve their end of life challenges in the agriculture and food industries), ed è un progetto finanziato dall’Unione Europea che punta a studiare la biodegradazione della plastica usata nel packaging industriale e nelle attività agricole sfruttando l’attività di insetti, lombrichi e funghi. Lo scopo è quello di progettare sistemi innovativi di compostaggio dove le plastiche differenziate in modo errato possano venire letteralmente “mangiate” da questi organismi.
Il consorzio include partners da Italia, Germania, Spagna, Belgio, Gran Bretagna e Portogallo. Tra i partners italiani anche il Dipartimento di Ingegneria Civile e Industriale dell’Università di Pisa (DICI), dove il gruppo di ricerca in Ingegneria Chimica si occupa di verificare la biodegradazione dei diversi materiali post trattamento, e di sviluppare la logistica e la progettazione degli impianti di compostaggio del futuro.
“Nel settore agroalimentare - commenta Patrizia Cinelli, docente di Fondamenti Chimici delle Tecnologie al DICI - si ricicla solo circa il 30% della plastica impiegata nel packaging o in agricoltura. La maggior parte finisce dispersa nell’ambiente o nei termovalorizzatori. In questo scenario, l’analisi dei tempi e dei modi di biodegradazione della plastica dispersa nell’ambiente assume una grande rilevanza: dobbiamo capire in quanto tempo si biodegrada, e se facendolo ha un impatto sull’inquinamento del suolo. Il riciclo è difficile, perché richiede che le varie plastiche siano separate, e spesso quelle usate per gli imballaggi del cibo ne contengono residui.
Parte del lavoro di RECOVER consiste nell’individuare le plastiche più adatte ad essere biodegradate, definendo metodi adatti a raccoglierle e pretrattarle, per poterle poi “dare in pasto” a enzimi e microorganismi”.
Gli insetti e i microorganismi sono stati selezionati studiandone le caratteristiche in natura e potenziandoli poi con enzimi che li rendono maggiormente in grado di assorbire le quantità di plastica necessaria. Tra gli organismi selezionati l' Eisenia foetida (verme rosso californiano) il Lumbricus Terrestris (lombrico comune) e Tenebrio molitor (tarma della farina) e Galleria mellonella (tarma della cera).
“In una ulteriore fase di sviluppo del progetto - prosegue Patrizia Cinelli - dallo scheletro degli insetti verrà estratta la chitina, da cui si produce anche il chitosano, con note proprietà anti-microbiche valorizzabili in prodotti per imballaggio attivo, agricolo, e cura della persona, mentre dai residui organici degli insetti e dei lombrichi si potrà produrre biofertilizzante.
”La sfida - conclude- è quindi quella di progettare processi di compostaggio condotti da enzimi e microorganismi in grado di trattare in modo adeguato le frazioni di plastica e microplastica che arrivano al compostaggio insieme al rifiuto organico derivanti principalmente dalla produzione e commercializzazione degli alimenti, e dalle pratiche agricole.
La messa a punto di una catena di smaltimento virtuosa non toglie che del lavoro debba essere fatto per ridurre al minimo l’impiego di plastica nel packaging e gli sprechi alimentari, ma almeno avremo a nostra disposizione uno strumento in più per limitare gli immensi danni all’ambiente che ora provoca la dispersione della plastica nel suolo e nel mare”.
Quarantadue specie aliene, con popolazioni anche numericamente consistenti, sono state ritrovate nei porti di Livorno, Bastia e Olbia, si tratta soprattutto di crostacei, vermi policheti, molluschi e altri invertebrati. La notizia arriva da uno studio dell’Università di Pisa pubblicato sulla rivista Marine Pollution Bulletin che per la prima volta ha anche valutato quali delle zone interne alle aree portuali siano più soggette alle bioinvasioni.
“Le bioinvasioni rappresentano ad oggi una delle principali problematiche ecologiche che interessano gli ecosistemi marini, specialmente nel Mediterraneo – spiega Alberto Castelli, professore ordinario del Dipartimento di Biologia dell’Ateneo pisano - lo studio degli ambienti portuali riveste quindi un particolare interesse proprio perché si tratta di aree particolarmente suscettibili alle bioinvasioni dove le specie aliene, volontariamente o accidentalmente introdotte dall’uomo, costituiscono un rischio per la biodiversità locale”.
Foto a sinistra: Il Dott. Jonathan Tempesti durante le fasi di un campionamento, seguito da studenti del Corso di Laurea Triennale in Scienze Biologiche e del Corso di Laurea Magistrale in Biologia Marina dell’Università di Pisa.
Foto a destra: Il gruppo di ricerca dell’Università di Pisa. Da sinistra: Dott. Jonathan Tempesti (Dipartimento di Biologia), Prof. Ferruccio Maltagliati (Dipartimento di Biologia), Prof. Claudio Lardicci (Dipartimento di Scienze della Terra), Dott. Joachim Langeneck (Dipartimento di Biologia), Prof. Alberto Castelli (Dipartimento di Biologia).
Per rintracciare le specie aliene i ricercatori hanno analizzato il fouling, cioè l’insieme di organismi che vive sui substrati artificiali sommersi come le banchine o le chiglie delle imbarcazioni. Dai dati è dunque emerso che, contrariamente a quanto atteso, l’area turistica dei grandi porti ha una presenza di specie aliene molto maggiore rispetto a quella commerciale, che è direttamente interessata dal traffico marittimo internazionale.
“Lo studio del fouling risulta di particolare importanza al fine di comprendere l’identità degli invasori, i loro meccanismi di introduzione e i loro effetti sugli ambienti invasi, in particolare sulla biodiversità originaria – dice il dottor Jonathan Tempesti, dottorando del Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa - inoltre, l’identificazione delle zone dei porti che risultano più vulnerabili, e dei fattori ambientali e antropici correlati, sono di fondamentale importanza per lo sviluppo di efficaci piani di monitoraggio e di prevenzione”.
La ricerca condotta nei porti di Livorno, Bastia e Olbia è durata due anni ed è stata svolta da un team dell’Università di Pisa da tempo impegnato in studi di biologia marina ed ecologia nelle aree marino-costiere dell’Alto Mar Tirreno. Il gruppo comprende ricercatori e docenti dei dipartimenti di Biologia e di Scienze della Terra. In particolare, questo lavoro fa parte del progetto di dottorato del dottor Jonathan Tempesti ed è stato condotto sotto la supervisione dei professori Ferruccio Maltagliati, Claudio Lardicci e Alberto Castelli, con il fondamentale contributo del dottor Joachim Langeneck. Hanno inoltre collaborato allo studio, che si è avvalso del supporto dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Settentrionale e della Direction adjointe des Ports et Aéroports de la Collectivité de Corse, il dottor Luigi Romani del Gruppo Malacologico Livornese e la dottoressa Marie Garrido dell’Office de l'Environnement de la Corse.