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Dal 18 al 21 marzo, un gruppo di studenti dei dipartimenti Scienze Politiche e di Giurisprudenza dell’Università di Pisa hanno partecipato alle Giornate di studio italo-spagnole all’Università di Cadìz (Spagna), coordinate dai professori Rita Biancheri, Alfredo Fioritto e Josè Maria Perez Monguiò e organizzate nell’ambito dei progetti di internazionalizzazione dell’Ateneo pisano. Gli incontri, che proseguono da alcuni anni, promuovono uno scambio di esperienze non solo sul piano didattico ma anche sui contenuti delle ricerche e vedono gli studenti direttamente coinvolti nella formazione e nella crescita di una comunità che sia aperta al confronto e anche efficace sul piano dell’apprendimento dei contenuti professionalizzanti.

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I temi affrontati nell’ultima edizione sono stati rispettivamente: “La violencia social y mecanismos para su control: especial consideraciòn a la violencia de genero” e “Desafìos actuales del derecho administativo España-Italia”. Le riflessioni scientifiche, condivise dai docenti delle due università durante i seminari tenuti sia a Pisa che a Cadìz, saranno prossimamente pubblicati in un volume edito dalla Pisa University Press, con l’intento di stimolare il dibattito in ottica multidisciplinare e aprire ad un proficua comparazione sui contenuti discussi durante i lavori.

Le giornate si sono concluse con la visita al municipio di El Puerto Santa Maria dove il sindaco, David de la Encina Ortega, ha spiegato il funzionamento amministrativo del Comune e le attività dei diversi settori - in particolare l’organizzazione del servizio sociale - permettendo agli studenti di conoscere l’attuazione delle diverse policies.

Pisa ospita la quinta edizione dei National Erasmus Games, diventando per tre giorni capitale dello sport internazionale e dell’Erasmus. Per l’evento, che si terrà dal 23 al 25 marzo 2018 al Centro Universitario Sportivo di Pisa (CUS), sono attesi circa 330 studenti Erasmus che arriveranno da 19 città italiane dove stanno svolgendo la loro esperienza di mobilità. Strutturati come delle vere e proprie Olimpiadi Erasmus, i NEG prevedono che gli studenti delle sezioni del network italiano si sfidino nelle diverse discipline sportive previste (calcio a 5, volley, basket e beach volley) indossando non i colori della propria nazione d’origine, bensì quelli della città in cui svolgono il loro periodo di mobilità studio, che rappresenta per loro una seconda patria d’adozione.

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La presentazione dei NEG si è svolta nella Sala Baleari del Comune di Pisa, alla presenza del vicesindaco Paolo Ghezzi, di Francesco Marcelloni, prorettore alla Cooperazione e relazioni internazionali dell'Università di Pisa, Marco Zeo, responsabile organizzazione evento, Manuela Locci, responsabile progetti ESN Italia, Alessandro Griffi, presidente ESN Pisa.

La sezione dell’Erasmus Student Network di Pisa è riuscita ad aggiudicarsi l’organizzazione di questo importante evento grazie alla sinergia con tutti gli Enti del territorio, Università di Pisa, la Regione Toscana, il Comune di Pisa, il DSU Toscana, che hanno garantito il pieno supporto. Un successo che conferma la proiezione internazionale della città.

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Da sinistra: il vicesindaco Paolo Ghezzi, Manuela Locci, responsabile progetti ESN Italia, Marco Zeo, responsabile organizzazione evento, Alessandro Griffi, presidente ESN Pisa, Francesco Marcelloni, prorettore alla Cooperazione e relazioni internazionali. 

Nella mattinata di venerdì 23 marzo si terrà la cerimonia di apertura presso il CUS, durante la quale verranno presentate le squadre partecipanti che sfileranno tutte insieme, divise per delegazioni cittadine, in una vera e propria Flag Parade, dando inizio ufficiale all’evento. A seguire, inizieranno i tornei e le partite si terranno tutte presso le strutture del CUS, che ha dato il suo pieno appoggio e sostegno logistico e istituzionale all’evento.

Durante i NEG verrà inoltre implementato anche un altro progetto internazionale, ExchangeAbility, con cui da anni il network nazionale dell’ESN intende dimostrare che l’Erasmus e lo sport sono accessibili a tutti. Per tale motivo sarà organizzata, in collaborazione con la sezione pisana dell’AIPD Associazione Italiana Persone Down, una partita di calcio a 5 fra gli studenti internazionali e i ragazzi con sindrome di Down.

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I NEG
I Neg, meglio conosciuti come Olimpiadi Erasmus, sono un evento sportivo a carattere nazionale che Erasmus Student Network Italia promuove ogni anno e organizza assieme alle sezioni locali dell’associazione. Durante i giochi studenti stranieri provenienti da tutti gli Atenei italiani si sfideranno in varie discipline sportive rappresentando non la loro nazione di provenienza, bensì i colori della città che li ospita durante il loro periodo di mobilità. Le squadre vincitrici per ogni disciplina guadagnano il diritto di partecipare agli International Erasmus Games, che, svolgendosi in maniera analoga, raccolgono partecipanti da ogni nazione d’Europa.

LA STORIA
Fin dai suoi albori, Erasmus Student Network Italia ha rivolto la propria attenzione all’organizzazione di progetti sportivi, raccogliendo l’invito dell'Unione Europea che ha inserito tra gli obiettivi del nuovo programma Erasmus+ la promozione dello sport di base riconoscendo lo sport come momento importante d’integrazione sociale e culturale.

ESN PISA
L’ESN - Erasmus Student Network è un’associazione studentesca di volontariato no profit che si occupa dell’integrazione degli studenti stranieri giunti in città col programma di scambio internazionale “Erasmus+”.

Dal 23 marzo al 17 giugno 2018, il Museo della Grafica presenta la mostra Robert Doisneau. Pescatore d’immagini. Curata dall’Atelier Robert DoisneauFrancine Deroudille e Annette Doisneau – in collaborazione con Piero Pozzi, prodotta e realizzata da Di Chroma Photography, ViDi - Visit Different, l’esposizione  offre l’occasione di ammirare, attraverso una suggestiva selezione di 70 immagini in bianco e nero, l’universo creativo del grande fotografo francese.

Nel raffinato allestimento delle sale di Palazzo Lanfranchi, il percorso espositivo si apre con l’autoritratto del 1949 e ripercorre i motivi più cari a Doisneau, conducendo il visitatore in un’emozionante passeggiata nei giardini di Parigi, lungo la Senna, per le strade del centro e della periferia, nei bistrot e nelle gallerie d’arte della capitale francese.I soggetti prediletti delle sue fotografie sono, infatti, i parigini: le donne, gli uomini, i bambini, gli innamorati, gli animali e il loro modo di vivere in questa città senza tempo. Nelle parole dell’artista: “Le meraviglie della vita quotidiana sono così eccitanti; nessun regista può ricreare l’inaspettato che si trova nelle strade”.

 

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Doisneau ha lasciato l’immagine della Parigi più vera, ormai scomparsa e fissata solo nell’immaginario collettivo: quella dei bistrot e dei clochards, delle antiche professioni e dei mercati a Les Halles, dei caffè esistenzialisti di Saint Germain des Prés punto d’incontro per intellettuali, artisti, musicisti, attori, poeti, come Jacques Prévert, che con Doisneau condivise un’amicizia fraterna e testimoniata dallo scatto Prévert au guéridon, che lo ritrae seduto al tavolino di un bar con il fedele cane e l’ancor più fedele sigaretta.

Tra i capolavori più celebri esposti a Pisa anche Le Baiser de l'Hôtel de Ville, foto del 1950 che ritrae una giovane coppia che si bacia davanti al municipio di Parigi mentre la gente cammina veloce e distratta. L’opera, per lungo tempo identificata come un simbolo della capacità della fotografia di fermare l’attimo, non è stata scattata per caso: Doisneau, infatti, stava realizzando un servizio per la rivista americana Life e per questo chiese ai due giovani di posare per lui. Nelle sale di Palazzo Lanfranchi è inoltre possibile ammirare Les pains de Picasso, in cui l’artista spagnolo, vestito con la sua tipica maglietta a righe, gioca a farsi ritrarre seduto al tavolo della cucina davanti a dei pani che surrogano, con la loro forma, le sue mani.

 



Come sottolinea Andrea Ferrante, Assessore alla Cultura del Comune di Pisa e Presidente del Museo della Grafica: "Una mostra importante per cui ci aspettiamo una forte partecipazione. Pisa, che negli stessi mesi ospiterà altri eventi di notevole caratura, sarà meta obbligata per tutti gli appassionati della grande fotografia".


Note biografiche
Robert Doisneau (1912-1994)Noto oggi al grande pubblico, Doisneau, dopo essersi diplomato all’École Estienne, scopre la fotografia da giovane, mentre lavora in uno studio di pubblicità specializzato in prodotti farmaceutici. Nel 1931 è operatore da Vigneau e, nel 1934, fotografo per le officine Renault da cui viene licenziato cinque anni più tardi per assenteismo. Nel 1939 diviene fotografo-illustratore free-lance e nel 1946 entra definitivamente nell’agenzia Rapho. Nel 1974 la Galleria Chateau d’Eau di Toulouse espone le sue opere e, a partire dagli anni Settanta, ottiene i primi importanti riconoscimenti. Da allora le sue fotografie vengono pubblicate, riprodotte e.  vendute in tutto il mondo.
Autore di un grande numero di opere (gli archivi di Robert Doisneau comprendono circa 450.000 fotografie), Doisneau è diventato il più illustre rappresentante della fotografia “umanista” in Francia. Le sue immagini sono oggi conservate nelle più grandi collezioni in Francia, negli Stati Uniti e in Gran Bretagna e sono esposte in tutto il mondo.

 

È stata inaugurata all’Orto e Museo botanico dell’Università di Pisa una nuova serra tropicale. La nuova serra sarà aperta e visitabile gratuitamente, come tutto l’Orto botanico, anche sabato 24 e domenica 25 marzo dalle 9 alle 17 (ultimo ingresso alle 16) in occasione delle Giornate FAI di Primavera. Ad accogliere i visitatori nella nuova struttura c’erano il direttore dell’Orto botanico Lorenzo Peruzzi, e la presidentessa del Sistema Museale d’Ateneo Chiara Bodei.

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“La serra tropicale è stata ristrutturata dal punto di vista edilizio durante il triennio 2012-2014 – spiega Lorenzo Peruzzi – successivamente è iniziata la progettazione per il nuovo allestimento che ora comprende 150 specie vegetali arbustive e arboree provenienti dalle aree tropicali del Pianeta, quelle cioè comprese tra i tropici del Cancro e del Capricorno e caratterizzate da temperature elevate durante tutto l'anno”.

 

In particolare, l’allestimento segue un criterio geografico e ogni aiuola rappresenta un continente per riunire assieme il maggior numero possibile di specie della medesima provenienza, sia di ambienti forestali che di savana. Inoltre, un piccolo spazio vicino all’ingresso è dedicato specificatamente a una collezione di epifite tropicali, tra le quali spiccano alcuni bellissimi esemplari di orchidee.

Tra le altre piante presenti ci sono poi specie rare o a rischio di estinzione come Cycas circinalis e Cycas taiwaniana, esclusive, rispettivamente dell’India meridionale e della Cina meridionale.
Ma la scelta è stata anche quella di ospitare specie molto conosciute, perché coltivate come piante d’appartamento, che in natura però assumono portamenti imponenti, ben diversi da quelli che siamo abituati a vedere nelle nostre abitazioni. Ne sono esempi Chamaedorea elegans, il ben noto Ficus benjamina e la Kenzia, Howea forsteriana, specie esclusiva dell’Isola di Lord Howe, nell’Oceano Pacifico.

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Un momento dell'inaugurazione.

Per quanto riguarda l’allestimento, i lavori sono stati coordinati e realizzati sotto del professore Lorenzo Peruzzi, del curatore dell’Orto, Giuseppe Pistolesi e del conservatore del Museo, Lucia Amadei. Hanno collaborato i giardinieri dell’Orto Luca Ciampi, Andrea Giannotti e Otello Malfatti; Luca Davini e Alberto Trinco del Servizio Civile Regionale 2017; Roberta Vangelisti per le realizzazioni grafiche e Leonardo Cocchi per i cartellini identificativi delle piante.

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La presidentessa del Sistema Museale d’Ateneo Chiara Bodei e il direttore dell’Orto botanico Lorenzo Peruzzi.

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Da sinistra, Lucia Amadei, Giuseppe Pistolesi, Luca Davini, Luca Ciampi, Andrea Giannotti, Alberto Trinco.

 

L'atrio di Palazzo Blu ospita da oggi una Yurta, la tipica abitazione delle popolazioni nomadi dell’Asia centrale, che poteva essere smontata, spostata e assemblata in un tempo relativamente breve. Il montaggio della Yurta è stata realizzato in occasione della mostra fotografica "Il viaggio di Marco Polo nelle fotografie di Michael Yamashita" (24 marzo-1° luglio), realizzata per la Fondazione Palazzo Blu dal "National Geographic", con il contributo della Fondazione Pisa e del Museo Nazionale d’Arte Orientale Giuseppe Tucci. Resterà in esposizione per l'intero periodo della mostra.

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La Yurta è stata montata da alcuni studenti Erasmus+ attualmente all'Università di Pisa con il progetto di mobilità extraeuropea "KA 107", insieme al professor Pier Giorgio Borbone, ordinario di Ebraico e Siriaco. Gli studenti coinvolti, provenienti dal Kirghizistan, Kazakistan e Mongolia, hanno così avuto l’opportunità di far conoscere la loro tradizione culturale proprio nel giorno in cui ricade la Festa del Nawruz, ricorrenza che celebra il nuovo anno. La professoressa Ann Katherine Isaacs, esperta di programmi europei per la formazione e la ricerca e profonda conoscitrice delle regioni dell’Asia centrale, è intervenuta a sottolineare il grande contributo che i progetti di mobilità forniscono all’inclusione e alla reciproca virtuosa conoscenza, oltre naturalmente a quello più strettamente scientifico e accademico.

In occasione della mostra, la Fondazione Palazzo Blu e l’Università di Pisa hanno stipulato una convenzione che consente l’ingresso a tariffa ridotta agli studenti, ai docenti e al personale dell’Ateneo.

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copertina libro"Supports in Roman Marble Sculpture. Workshop Practice and Modes of Viewing" (Cambridge University Press 2018) è il titolo dell'ultimo libro di Anna Anguissola, ricercatrice in Archeologia Classica presso il dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell'Ateneo.

Fra gli altri suoi lavori "Difficillima Imitatio. Immagine e lessico delle copie tra Grecia e Roma" (L'Erma di Bretschneider 2012) e "Intimità a Pompei. Riservatezza, condivisione e prestigio negli ambienti ad alcova di Pompei" (De Gruyter 2010).

Pubblichiamo di seguito una introduzione al volume, buona lettura!

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‘Inartistic’, ‘obtrusive’, ‘disfiguring’, ‘unseemly’, ‘unsightly’, ‘visually disturbing’ e ‘distracting’ sono solo alcuni dei commenti che gli studiosi di lingua inglese hanno riservato ai supporti della scultura romana in marmo – giudizi che trovano pieno riscontro nell’ostilità tedesca verso elementi ‘unorganisch’, ‘störend’, ‘überflüssig’, ‘hässlich’ e ‘leblos’ e nell’avversione italiana per gli ‘orribili puntelli’. In effetti, in nessun altro periodo nella storia della scultura occidentale è altrettanto frequente la presenza di supporti e puntelli, di dimensioni talora esorbitanti rispetto alla figura che (apparentemente) sostengono e in forme non di rado sorprendentemente elaborate.

Proprio ai puntelli e ai problemi iconografici ed esegetici che sollevano è dedicato questo volume, le cui pagine ripercorrono la lunga storia della scultura in marmo dall’età greca arcaica alla tarda antichità. Da sempre ai margini degli studi sull’arte antica, il tema è stato finora trattato essenzialmente in una duplice prospettiva. Da un lato, nei puntelli si sono visti strumenti utili a tradurre, in pesante pietra, composizioni ideate in bronzo. I supporti, cioè, sarebbero caratteristici delle copie romane in marmo da antichi e celebri originali greci in bronzo. D’altro canto, si è suggerito che i puntelli fungessero, essenzialmente, come precauzioni per il trasporto. La presenza di sostegni, dunque, rivelerebbe la provenienza di una certa statua da un luogo assai lontano rispetto al contesto di esposizione.

Entrambe queste letture sono qui per la prima volta esplorate in maniera sistematica, nel quadro di un’approfondita analisi delle tecnologie della produzione statuaria nel Mediterraneo romano, oltre che dei modi e contesti di esibizione e lettura dell’arte.

In quale misura l’analisi di elementi estranei alla dimensione narrativa dell’opera può guidarci alla scoperta di fenomeni relativi al gusto e alle convenzioni visive di quanti producevano, acquistavano e osservavano la scultura nel mondo antico?

Dimmi come giochi e ti dirò chi sei e, soprattutto, come stai con gli altri. Il gioco è infatti una cartina di tornasole fondamentale per comprendere la qualità delle relazioni che legano gli individui fra loro. A svelare i risvolti sociali dei comportamenti ludici arriva una nuova ricerca di un team di etologi delle Università di Pisa e Torino appena pubblicata sulla rivista PlosOne.

Giada Cordoni, Ivan Norscia, Maria Bobbio ed Elisabetta Palagi hanno studiato come giocano scimpanzé e gorilla, due specie che condividono con noi il 98-99% del DNA e che rappresentano un ottimo modello per capire qualcosa di più anche sull’evoluzione del nostro comportamento. La fase sperimentale del lavoro si è svolta in Francia, nello ZooParc de Beauval a St. Aignan sur Cher, dove i ricercatori per tre mesi hanno osservato le colonie di 15 scimpanzé e 11 gorilla e stilando dei report giornalieri.

 

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Da sinistra Giada Cordoni, Ivan Norscia, ed Elisabetta Palagi


“Abbiamo messo in relazione il gioco con la propensione a costruire rapporti attraverso comportamenti di affiliazione e supporto – racconta Elisabetta Palagi del Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa - quello che è emerso è che gorilla e scimpanzé sono profondamente diversi per l’organizzazione sociale e il modo di creare amicizie e alleanze”.

Da un lato c’è quindi la società degli scimpanzé, unita e coesa, dove i soggetti hanno molti contatti affiliativi come ad esempio la pulizia reciproca (il cosiddetto “grooming”). Questo si rispecchia in sessioni di gioco allargate che coinvolgono molti membri del gruppo, giovani e adulti, e sebbene ci possano essere momenti concitati il gioco raramente sfocia in situazioni di vero scontro. La società dei gorilla invece è organizzata ad harem: le femmine stanno semplicemente vicine al maschio, ma senza mostrare particolari interazioni sociali. In questo caso a giocare sono soltanto i giovani gorilla mentre gli adulti non lo fanno praticamente mai. Nonostante poi le sessioni ludiche nei gorilla siano molto caute ed equilibrate, è molto più probabile che il gioco di lotta si trasformi in un vero e proprio conflitto aperto.


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 Una sequenza di gioco fra gorilla


“Il gioco è un comportamento attraverso cui si costruiscono legami sociali che possono durare nel tempo non saper giocare di fatto ostacola la formazione di relazioni positive e la capacità di mantenerle – conclude Elisabetta Palagi – Nell’uomo, unendo l’approccio etologico-naturalistico a quello psicologico, sarebbe interessante capire se chi è più competente nel gioco da bambino o ha semplicemente avuto più opportunità di giocare è anche un adulto socialmente più competente ed integrato”.




 

È scomparso all’età di 80 anni il professor Andrea Maggiolo Schettini, a lungo docente di Informatica all’Università di Pisa. Nato a Genova nel 1938, ha insegnato nell’Ateneo pisano dal 1979 ed è stato direttore del dipartimento di Informatica dal 1983 al 1986. Dal 1996 al 2006 è stato presidente del dottorato in Informatica e dal 2002 al 2005 è stato direttore della Scuola di dottorato in Scienze di base "Galileo Galilei". Nel 2001 è stato insignito dell'Ordine del Cherubino.

Qui di seguito pubblichiamo un intervento del professor Giorgio Levi in cui ricorda la figura umana e professionale di Andrea Maggiolo Schettini, a lungo suo collega al dipartimento di Informatica.

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Andrea Maggiolo Schettini, ordinario di Informatica a Pisa per molti anni e professore emerito dell’Ateneo, era prima di tutto una persona squisita, intelligente, colta, generosa e piena di curiosità. Si è sempre interessato di Storia dell’Arte, di Archeologia di Storia Medioevale, fino ad iscriversi all’Università in età avanzata, sostenendo anche molti esami. Genovese di nascita, formatosi inizialmente a Napoli e a Salerno, si è trasferito a Pisa dopo aver vinto un concorso da Ordinario.

Per tutta la vita, ha portato avanti una linea di ricerca rigorosa, a partire dai suoi primi contributi importanti sui linguaggi formali e proseguendo con modelli di calcolo come gli statecharts e, nell’ultimo periodo, con modelli orientati alla biologia. Andrea è stato per molti anni un ottimo Direttore della Scuola di Dottorato in Informatica.

Ma è stato soprattutto un grandissimo maestro, che ha saputo allevare varie generazioni di brillanti ricercatori, mantenendo relazioni di vera amicizia con tutti, anche quando si sono spostati in altri Atenei. Andrea non lascia parenti, ma alcuni amici di una vita e tanti figli “scientifici” che lo adorano e gli sono stati vicini anche negli ultimi tristi anni, rovinati da una grave malattia.
Giorgio Levi

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Nella foto: il professor Andrea Maggiolo Schettini con l'ex rettore Massimo Augello alla cerimonia di conferimento del titolo di emerito.

Sono stati annunciati in Regione Toscana i vincitori della XVIII edizione del Premio Touring ai "Centri di innovazione per l’agricoltura sostenibile” e tra loro c’è il Centro di Ricerche Agro-Ambientali "E. Avanzi” dell’Università di Pisa, selezionato tra le dieci realtà che in Toscana operano in maniera innovativa per lo sviluppo sostenibile del mondo agricolo. I destinatari del premio sono stati presentati nel corso di una conferenza stampa a Firenze, a cui hanno partecipato la vicepresidente del Touring Club Italiano Claudia Sorlini, il console regionale del Touring Gianluca Chelucci e i dirigenti del settore agricoltura della Regione Toscana. La consegna del premio, che sarà ritirato dal direttore del Centro Avanzi Marcello Mele, è prevista a Pisa l’11 maggio prossimo.

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Il Premio Touring è un riconoscimento assegnato annualmente a realtà artistiche, ambientali, produttive, culturali e sociali tipiche della terra di Toscana, che ben ne traducano e rappresentino nel mondo l'immagine di pregio. L’edizione 2017 è dedicata all’innovazione per lo sviluppo agricolo sostenibile: un riconoscimento che vuole premiare la missione e l’impegno dei Centri di ricerca (CReA), degli Istituti scolastici e delle Aziende agricole sperimentali operanti nella Regione. Il premio è organizzato in collaborazione con Assessorato Agricoltura, Politiche per la Montagna e Politiche per il Mare della Regione Toscana.

Nelle motivazioni, si legge che il premio è assegnato “ai centri di ricerca, agli istituti di formazione e alle imprese della Toscana che operano a fianco delle istituzioni per lo sviluppo sostenibile del mondo agricolo promuovendo la cultura dell’innovazione, l’utilizzo di nuove tecnologie e la valorizzazione delle eccellenze produttive nella consapevolezza che innovare vuol dire utilizzare con maggior parsimonia e meglio le risorse disponibili per un miglioramento complessivo delle condizioni economiche, ambientali e sociali.

Per questa edizione del premio sono state identificate dieci realtà, una per ogni provincia: il Centro di ricerca Viticoltura ed Enologia di Arezzo, il Centro Agricoltura e Ambiente e Centro Difesa e Certificazione di Firenze, la Tenuta di Alberese (Grosseto), l'Istituto Tecnico Agrario "C. Cattaneo" di Cecina (Livorno), l'Istituto Tecnico Agrario "N.B. Busdraghi" (Lucca), l'Istituto d'Istruzione Superiore "A. Pacinotti" di Bagnone (Massa Carrara), il Centro di Ricerche Agro-Ambientali "E. Avanzi" di Pisa, l'Istituto Tecnico Agrario "D. Anzillotti" di Pescia (Pistoia), il Polo Universitario "Città di Prato" e l'Istituto Tecnico Agrario "B. Ricasoli" di Siena

Centro di Ricerche Agro-Ambientali "Enrico Avanzi"
Il Centro di Ricerche Agro-Ambientali "Enrico Avanzi" (CiRAA) è uno dei più grandi centri di ricerca per lo studio dei sistemi agricoli sostenibili, si trova all'interno del Parco Naturale di "Migliarino - San Rossore - Massaciuccoli" e della riserva della biosfera "Selva Pisana", accanto alla basilica di San Piero a Grado.

La sua storia comincia nel 1963, quando l'ex tenuta di Tombolo fu concessa all’Università di Pisa per sviluppare ricerca e didattica nei settori delle scienze agrarie e veterinarie. Il Centro è intitolato al professor Enrico Avanzi, studioso, agronomo e docente dell’Università di Pisa, della quale è stato rettore dal 1947 al 1959.

La missione del CiRAA è quella di promuovere l'innovazione socialmente responsabile in campo agro-zootecnico e ambientale. Con questo intento, il CiRAA opera nel campo della ricerca, della formazione, dell'educazione ambientale e alimentare e dei servizi, valorizzando la multifunzionalità dell'agricoltura. In quasi cinquanta anni di vita il CiRAA ha seguito un modus operandi basato su ricerca, sperimentazione e trasferimento dell’innovazione, indispensabile per identificare modelli di sviluppo sostenibile del territorio e del suo tessuto sociale. Il rapporto tra società moderna e agricoltura è sostanzialmente cambiato, l’agricoltura non produce solo alimenti, ma svolge anche altri ruoli altrettanto importanti: produzioni non alimentari e energia rinnovabile (biomassa); conservazione del paesaggio; mantenimento della biodiversità; conservazione della fertilità del suolo; riduzione dell’inquinamento ambientale; conservazione della cultura contadina; ospitalità rurale.

Si è conclusa con la cerimonia di consegna dei diplomi ai 24 allievi la prima edizione del master universitario in CyberSecurity, che aveva preso il via nel febbraio 2017 grazie alla collaborazione tra il dipartimento di Ingegneria dell’informazione dell’Università di Pisa e l’Istituto di informatica e Telematica del Cnr (Iit-Cnr) di Pisa. Alla presenza dei direttori dei due istituti e di diverse aziende che hanno investito nell’iniziativa, è stato anche dato il via ufficiale alla seconda edizione. Scopo del master è formare i nuovi “guardiani del web”, fornendo le competenze per riconoscere e intervenire in modo efficace contro le minacce informatiche che possono interessare privati cittadini, imprese e le istituzioni.

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“Questo corso orientato nello specifico alla CyberSecurity – commenta Gianluca Dini, docente al dipartimento di Ingegneria dell’informazione e direttore del master – è il primo in Toscana, e risponde all’esigenza sempre più pressante, da parte di aziende e istituzioni, di avere figure professionali in grado di operare nel campo della sicurezza informatica, dove si stimano, a livello globale, 1,5 milioni di posti di lavoro vacanti. Proprio questa richiesta ha portato la prima e soprattutto la seconda edizione del master, appena partita, ad avere un numero di domande di ammissione molto superiore ai posti disponibili, con candidati provenienti da tutta Italia”.

Domenico Laforenza, direttore dello Iit-Cnr, dichiara: “La cybersecurity era un argomento fantascientifico fino a pochi anni fa, mentre oggi è uno degli asset strategici in ogni organizzazione su cui si concentrano investimenti in infrastrutture tecnologiche, sviluppo di competenze, definizione di profili professionali. È un settore in continua evoluzione destinato a crescere enormemente e sinergicamente anche con le prospettive di Industria 4.0. Pisa passa da essere culla dell’informatica, a protagonista del presente e del futuro delle applicazioni internet più evolute e dagli orizzonti più futuribili; il tutto non perdendo mai di vista le necessità occupazionali che esigono una formazione multidisciplinare come quella realizzata nel master appena conclusosi e che va a colmare un gap di preparazione per il “nuovo” mondo del lavoro”.

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"Il tema della CyberScurity - aggiunge Giuseppe Anastasi, direttore del dipartimento di Ingegneria dell’informazione - è una delle chiavi nella nuova rivoluzione industriale, e aziende e amministrazioni sono pronte a investire in questo settore, come dimostra la nascita, lo scorso 27 febbraio, del centro regionale per la CyberSecurity, con sede proprio a Pisa. Il Centro, frutto della collaborazione tra Regione Toscana, le Università di Pisa, Firenze e Siena, il Cnr e l’IMT di Lucca, avrà il compito di proteggere dagli attacchi i sistemi informatici di Comuni, Asl, centri dell'amministrazione pubblica, ma anche le piccole e medie imprese della Toscana. Un passaggio importante nella strategia di concretizzazione del piano Industria 4.0.”.

"Oltre alle istituzioni - conclude Dini - anche le aziende, sia piccole che grandi, sono consce che uno dei nodi fondamentali per l’innovazione è la sicurezza informatica. Il master ha visto la sponsorizzazione di diverse imprese, che erano presenti alla cerimonia. Nell’immediato futuro i diplomati del master potrebbero diventare figure professionali chiave in moltissime realtà, sia pubbliche che private”.

 

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