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Sono quattro i brevetti dell’Università di Pisa presenti a InnovAgorà, la manifestazione in programma dal 6 all’8 maggio a Milano presso il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci che espone in mostra le migliori tecnologie prodotte da università ed enti di ricerca italiani.

L’Ateneo pisano partecipa con brevetti sviluppati in diverse aree tematiche, tre al dipartimento di Farmacia e uno al Dipartimento di Ingegneria dell'Informazione. Il primo è del professor Mauro Pineschi, e riguarda lo sviluppo di derivati 1,3-diaza-4-ossa- [3.3.1] - biciclici per il trattamento del diabete; il secondo è della professoressa Simona Rapposelli, ha come oggetto lo sviluppo di analoghi sintetici di 3-iodotironamina e loro usi; il terzo è della professoressa Claudia Martini che ha brevettato un metodo per la diagnosi di malattie neurodegenerative; il quarto è stato sviluppato dall’ingegner Vincenzo Ferrari ed è un visore indossabile per realtà aumentata.

InnovAgorà è un evento dedicato alla promozione dei risultati della ricerca pubblica per presentare a imprese e investitori una selezione di tecnologie brevettate per favorirne il trasferimento e la valorizzazione presso il tessuto imprenditoriale del paese. In totale saranno esposte e presentate al pubblico 170 tecnologie brevettate, selezionate tra i più promettenti risultati di ricerca di 48 atenei italiani e 13 enti di ricerca. L’evento è promosso dal MIUR e organizzato da CNR e MuST (Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci) in collaborazione con il Corriere della Sera.

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È scomparso all’età di 80 anni il professor Roberto Tartarelli, a lungo docente di Chimica industriale e tecnologica presso la facoltà di Ingegneria dell’Università di Pisa. Nato a Pietrasanta (Lucca) nel 1939, era stato nominato professore ordinario di “Cinetica Chimica applicata” nel 1974 e ha insegnato fino al 2010, anno del suo pensionamento. Era stato direttore del Dipartimento di Ingegneria Chimica, Chimica Industriale e Scienza dei Materiali per due mandati, dal 2004 al 2010. Nell’anno 2000 era stato insignito dell’onorificenza dell’Ordine del Cherubino.

I colleghi della Scuola di Ingegneria lo ricordano con queste parole:

«Con profondo dispiacere la Scuola di Ingegneria rende partecipi della scomparsa del Prof. Roberto Tartarelli. Generazioni di allievi ricordano il Prof. Tartarelli come docente di straordinaria chiarezza e capacità didattica; da Presidente del Corso di Studio in Ingegneria Chimica e Direttore del Dipartimento di Ingegneria Chimica è stato promotore di importanti iniziative di miglioramento e innovazione; brillante maestro di scienza, è stato insignito della massima Onorificenza accademica dell’Ordine del Cherubino. Nel coniugare sempre il suo eccezionale valore intellettuale con una essenziale sobrietà, è stato per tutti noi un esempio di dedizione ai più alti ideali accademici».

A new study just published in the international journal Biology Letters, published by the prestigious Royal Society of London, describes the enormous skeleton of a fossil blue whale, discovered in 2006 on the edge of Lake San Giuliano near Matera (southern Italy). This research involved the palaeontologists Giovanni BianucciAlberto CollaretaWalter LandiniCaterina Morigi and Angelo Varolaof the Department of Earth Sciences of the University of PisaAgata Di Stefano of the Department of Biological Geological and Environmental Sciences of the University of Catania, and Felix Marxof the Directorate Earth and History of Life of the Royal Belgian Institute of Natural Sciences in Brussels.

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Excavation of the fossil skeleton of Balaenoptera cf. musculus on the edge of San Giuliano Lake, Matera, Italy (photo G. Bianucci).

Giovanni Bianucci, who took part in the excavation and coordinated the study of the fossil, explains: "The shape of its bones clearly identifies the Matera fossil as a close relative of the living blue whale (Balaenoptera musculus), the largest animal that ever lived. This idea also fits with the estimated length of the new specimen, which at 26 meters is the largest whale fossil ever described, and perhaps the largest whale that ever swam in the Mediterranean Sea. This finding is important not just because it is a world record, but above all because of its implications for the evolution of extreme size".

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Comparison between the ear bones of the extant blue whale and the fossil from Matera, highlighting similar features (photo and composition by F. Marx and G. Bianucci).

Gigantism is a phenomenon that has emerged, independently and at different times, in many vertebrate lineages. Large body size is thought to confer some form of competitive advantage, but exactly how and why it evolved remains a matter of debate. In recent years, research into vertebrate gigantism has focused especially on baleen whales (Mysticeti), which include the largest animals on Earth. By far the biggest is the blue whale, which can exceed 30 meters in length and reach up to 180 tonnes in weight. 

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Skull of Balaenoptera cf. musculus from Matera (left), next to an explanatory drawing showing the position of the preserved bones in the complete skull (photo of the skull by Akhet s.r.l.; drawing and composition by G. Bianucci and F. Marx).

Unlike most other mammals, mysticetes lack teeth, and instead use comb-like keratinous plates hanging from their upper jaw to trap tiny prey like krill. Their extremely large size has been interpreted as a way to avoid predation, e.g. by the - now extinct - gigantic sperm whale Livyatan melvillei, or the equally impressive megatooth shark Carcharocles megalodon; or as the result of a recent change in the availability and distribution of prey, which would have forced whales to move between distant feeding and/or breeding grounds.

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Artistic reconstruction of the Matera whale (drawing by Alberto Gennari).

"Most fossil whales are much smaller than their living relatives" explains Alberto Collareta, "which has led to the idea that baleen whale gigantism is a relatively recent phenomenon. For example, one recent study modelled the evolution of mysticete body size over time, and found that extremely large whales only arose during the past 2-3 million years. Unfortunately, the mysticete fossil record of this period is rather poor, which means that scientists so far had to rely mainly on data from the living species".

Fossils from the past 2-3 million years are rare, because sea levels during this period were often lower than today. Most of the fossils that formed were drowned when the water rose again, and now lie inaccessible beneath the ocean floor. There are, however, some exceptions, such as the new blue whale from Matera. Agata di Stefano and Caterina Morigi analysed microfossils found with the specimen, which showed that the animal lived sometime between 1.49 and 1.25 million years ago. Its size demonstrates that extremely large whales already existed back then, and likely arose earlier than previously thought. 

"Together, the Matera whale and some other, even older finds from Peru show that large whales evolved earlier, and probably more gradually, than previously thought. These ocean giants play a crucial role as ecosystem engineers, and probably have done so for quite some time." says Felix Marx.

Giovanni Bianucci concludes: "The profound impact of baleen whales on the modern ocean highlights the need to understand their deep-time ecology. Doing so will help us gain a better understanding of the evolutionary dynamics of the marine environment, and the delicate balance of the biological communities within it".

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Mysticete body length plotted against time. Red circles indicate the position of the Matera whale and three new fossil mysticetes from Peru (diagram modified by Graham J. Slater et al.; drawing of Balaenoptera cf. musculusby Carl Buell).

Lo scheletro fossile di un’enorme balena scoperto nel 2006 nel Comune di Matera, sulle rive del lago artificiale di San Giuliano, torna ora al centro dell’attenzione grazie a uno studio appena pubblicato sulla rivista internazionale Biology Letters, edita dalla prestigiosa Royal Society di Londra. La ricerca ha coinvolto i paleontologi Giovanni Bianucci, Alberto Collareta, Walter Landini, Caterina Morigi e Angelo Varola del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa, Agata Di Stefano del Dipartimento di Scienze Biologiche Geologiche e Ambientali dell’Università di Catania e Felix Marx del Directorate Earth and History of Life, Royal Belgium Institute of Natural Sciences di Bruxelles.

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Scavo dello scheletro fossile di Balaenoptera cf. musculus sulle rive del lago di San Giuliano, Matera (foto G. Bianucci).

“I caratteri morfologici del cranio e della bulla timpanica, che è una parte dell'orecchio interno che serve ad amplificare i suoni – afferma Giovanni Bianucci che ha preso parte allo scavo e ha coordinato lo studio del reperto - rivelano le forti affinità tra la balena di Matera e l’attuale balenottera azzurra (Balaenoptera musculus), confermate anche dalla stima della lunghezza massima dell’animale che superava i 26 metri. Si tratta del più grande fossile di balena mai descritto e, forse, della più grande balena che abbia mai solcato le acque del Mar Mediterraneo. Questo dato è importante non solo perché ci permette di inserire questo fossile nei Guinness dei primati, ma anche, e soprattutto, perché l’aumento estremo delle dimensioni è uno degli aspetti più interessanti dell’evoluzione”.

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Confronto tra la bulla timpanica della balenottera azzurra attuale e della balena fossile di Matera con in evidenza i caratteri simili (foto e composizione di F. Marx e G. Bianucci).

Il gigantismo è, infatti, un fenomeno che è comparso e si è affermato, in maniera indipendente e in tempi diversi, in molte linee evolutive di vertebrati. Al di là di un generico vantaggio che le grandi dimensioni potrebbero aver dato ad una specie nella competizione con quelle di taglia più piccola, molti aspetti del fenomeno restano oscuri. In particolare, negli ultimi anni l’attenzione dei ricercatori si è focalizzata sul gigantismo estremo evoluto dai misticeti, quei cetacei che nel corso della loro evoluzione hanno sostituito i denti con i fanoni per filtrare dalla massa d’acqua i piccoli organismi di cui si nutrono.

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Cranio in veduta dorsale della Balaenoptera cf. musculus di Matera con in evidenza le parti conservate (foto del cranio di Akhet s.r.l.; disegno e composizione di G. Bianucci e F. Marx).

Questi mammiferi marini, comunemente noti come balene, hanno il proprio rappresentante più spettacolare proprio nella balenottera azzurra, che può superare i 30 metri di lunghezza e le 180 tonnellate di peso, attestandosi dunque come il più grande animale, in termini di massa, mai comparso sulla Terra. Tra le possibili cause del gigantismo dei misticeti ipotizzate da studi recenti va ricordata la pressione selettiva esercitata dai grandi predatori marini del passato, come Livyatan melvillei (un parente del capodoglio trovato fossile in Perù) e lo squalo gigante Carcharocles megalodon, che avrebbe avvantaggiato le balene più grandi e quindi meno vulnerabili agli attacchi. Anche il progressivo raffreddamento del pianeta potrebbe aver favorito l’enorme aumento della taglia delle balene. In particolare, la messa in posto delle calotte glaciali contribuì alla ridistribuzione di cibo nei mari concentrandolo soprattutto in quelli polari. Molte balene si spostarono a loro volta in queste aree fredde per nutrirsi, dovendo tuttavia compiere lunghi viaggi stagionali per tornare a riprodursi nelle acque calde tropicali. In questo caso la pressione selettiva avrebbe favorito le balene più grandi perché in grado di immagazzinare una quantità maggiore di risorse energetiche per affrontare le lunghe migrazioni.

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Ricostruzione artistica di Balaenoptera cf. musculus di Matera (disegno di Alberto Gennari).

“Poiché tutte le balene fossili sono molto più piccole delle enormi balenottere attuali – spiega Alberto Collareta - fino ad oggi i modelli macroevolutivi hanno sostenuto che il gigantismo dei misticeti fosse un fenomeno molto recente, originatosi durante il periodo Quaternario, coincidente con gli ultimi due milioni e mezzo di anni. Questa idea ha trovato supporto in studi recenti che, attraverso modelli macroevolutivi, sostengono che l’estremo gigantismo dei misticeti sia un fenomeno limitato agli ultimi 2-3 milioni di anni. Un punto debole di queste ricerche consiste però nel fatto che i resti fossili di misticeti risalenti agli ultimi milioni di anni sono molto scarsi e pertanto l’ipotesi della recente accelerazione nell’aumento della taglia si basa prevalentemente sulle dimensioni gigantesche delle balene attuali”.

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Evoluzione della taglia dei misticeti nel tempo geologico. In evidenza la balena di Matera e tre misticeti fossili del Perù utilizzati per ridefinire il trend evolutivo (grafico modificato da Graham J. Slater e colleghi; disegno di B. musculus di Carl Buell).

Lo studio della balena di Matera porta un contributo fondamentale per chiarire gli aspetti ancora oscuri di questi importanti processi evolutivi. Le analisi dei microfossili associati alla balena, condotte da Agata di Stefano e Caterina Morigi, hanno infatti fornito una datazione compresa tra 1,49 e 1,25 milioni di anni fa, all'interno di un intervallo temporale (il Pleistocene inferiore) relativamente vicino al presente, in cui il record fossile dei cetacei è quasi inesistente o quanto meno non accessibile poiché le rocce che ne potrebbero contenere i resti fossili si trovano in gran parte ancora nei fondali marini.

“Inserendo i dati ottenuti dallo studio preliminare della balena di Matera e di altri reperti recentemente rinvenuti in Perù nei modelli macroevolutivi più largamente accettati – afferma Felix Marx - si è scoperto che l’estremo gigantismo dei misticeti è un fenomeno più antico di quanto si pensasse e che l’aumento delle dimensioni è stato probabilmente più graduale di quanto prima teorizzato”.

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“Considerato il profondo impatto che i misticeti hanno avuto sull’evoluzione degli ecosistemi marini a scala globale, nonché la loro fondamentale influenza nel foggiare la struttura ecologica degli oceani moderni – conclude Giovanni Bianucci - conoscere in dettaglio questi processi evolutivi è di fondamentale importanza per decifrare le dinamiche evolutive dell'ambiente marino e i delicati equilibri delle comunità biologiche dell'oceano globale e quindi anche per capire quali potrebbero essere gli effetti dovuti alla scomparsa di questi giganti del mare. Non dobbiamo, infatti, dimenticare che la balenottera azzurra, dopo essere riuscita a sopravvivere con successo per oltre un milione di anni, è stata portata sull’orlo dell’estinzione da soli cento anni di caccia spietata da parte dei balenieri e ancora non sappiamo come la sua definitiva scomparsa potrebbe cambiare il delicato equilibrio naturale di cui fa parte”.

Gini greco fortunatoIl classico problema dell’ “ago nel pagliaio” è molto più spinoso di quanto sembri, quando gli aghi sono oggetti come sottomarini, aerei o navi, e il pagliaio un vasto spazio marittimo o aereo. La questione di come fare a localizzare questi oggetti relativamente piccoli rispetto allo spazio in cui sono posizionati ha ricadute fondamentali nell’ambito della difesa militare, dei trasporti e del commercio. Una ricerca a firma del team di sistemi radar del dipartimento di Ingegneria dell’Informazione, formato dai professori di Telecomunicazioni Fulvio Gini e Sabrina Greco, e il ricercatore Stefano Fortunati, propone una soluzione innovativa.

L’articolo ha vinto il premio “2019 EURASIP JASP Best Paper Award” come miglior articolo dell’anno pubblicato sulla rivista Journal on Advances in Signal Processing (JASP).

“Quello che abbiamo fatto – commenta Fulvio Gini – è stato usare un approccio statistico innovativo per stimare la posizione di oggetti di interesse, quali aerei o navi nel caso di dati radar o di sottomarini e persino relitti nel caso di dati sonar. La teoria usata, chiamata “compressed sensing” permette infatti di sfruttare il fatto che i possibili oggetti di interesse sono “sparsi” (cioè “pochi” rispetto all’estensione dell’area da monitorare) per ridurre drasticamente in numero di dati necessari all’identificazione e alla localizzazione degli oggetti stessi”.

I risultati teorici derivati dal gruppo di ricerca sono poi stati validati tramite una campagna di misure fatta in collaborazione con il centro CMRE (Centre for Maritime Research and Experimentation), della NATO con sede a La Spezia, utilizzando sensori subacquei mobili. “La validazione sperimentale – aggiunge Sabrina Greco – ha permesso di mettere chiaramente in luce tutti i vantaggi di questo nuovo approccio. Il basso numero di dati richiesto dall’algoritmo di rivelazione porta infatti ad una veloce localizzazione degli oggetti di interesse molto più rapida rispetto alle tecniche classiche.

Il premio verrà assegnato nel corso della prossima conferenza internazionale sul Signal Processing (EUSIPCO) che si svolgerà a La Coruna dal 2 al 6 settembre 2019.

Andrà in scena sabato 4 maggio il "Triangolare della solidarietà", incontro di calcio a scopo benefico che vedrà impegnate le rappresentative del Centro Ricreativo dei Dipendenti Universitari (CRDU), della Polizia di Stato e del Pisa VIP, nelle cui fila giocheranno diversi personaggi dello sport pisano. Le partite si terranno negli impianti sportivi US di Porta a Piagge, in via De Ruggiero, a partire dalle ore 14,30.

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Il ricavato della manifestazione sarà devoluto all'associazione “Per donare la vita Onlus” e sarà finalizzato all'acquisto di un apparecchio portatile per ecografia destinato all'Unità Operativa di Chirurgia generale e dei trapianti dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana diretta dal professor Ugo Boggi. Durante le gare saranno estratti i due numeri vincenti della lotteria legata alla manifestazione: in palio ci sono la maglia e il pallone del Pisa autografati dai protagonisti.

La manifestazione è stata illustrata a Palazzo alla Giornata dal rettore Paolo Mancarella, dalla vicedirigente della Polizia, Roberta Falaschi, dal professor Ugo Boggi, dalla rappresentante dell'Associazione “Per donare la vita Onlus”, Maria Teresa Alfano, dal presidente del CRDU, Bruno Sereni, e dal rappresentante di Pisa VIP, Mauro Mangini.
"La solidarietà è un valore da recuperare al giorno d'oggi - ha detto il rettore Mancarella - ed è compito delle istituzioni promuovere iniziative che la riportino al centro dell'attenzione pubblica".

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Nella foto in alto: da sinistra Alfano, Falaschi, Mancarella, Boggi, Sereni e Mangini.
Nella foto in basso: il rettore Mancarella con alcuni rappresentanti del CRDU.

Una mattinata speciale per gli alunni della 1A e 1B delle scuole elementari Nicola Pisano e De Sanctis di Pisa che il 29 aprile hanno visitato l’ospedale didattico veterinario dell’Università di Pisa a San Piero a Grado in occasione della Giornata della Solidarietà organizzata dall’Associazione Nicola Ciardelli Onlus.

 

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Le bambine e i bambini in visita all'ospedale didattico veterinario

 

Accompagnati dalle maestre Gabriella Neglia e Federica Craparo, i bambini e le bambine hanno potuto scoprire tutto su cani e cavalli, dal colore del mantello, alle andature, sino alla pet therapy o all’utilizzo dei cani come guida i non vedenti.

Un momento della "lezione" sui cavalli

 

Ad accompagnarli nel viaggio alla scoperta di doti e virtù di questi nostri amici a quattro zampe gli etologi e i veterinari dell’Ateneo pisano fra cui Angelo Gazzano, Marcella Zilocchi, Martina Felici, Vanessa Rossi e la direttrice dell’ospedale Micaela Sgorbini.

Il Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa è arrivato primo nella classifica dei musei ecomusei di rilevanza regionale per l’anno 2019. Ottimi piazzamenti anche per gli altri musei dell’Ateneo con il Museo della Grafica e l’Orto e Museo botanico che sono arrivati rispettivamente al settimo e quattordicesimo posto.

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Balenottera comune, Museo di Storia Naturale, foto Danilo Battaglia

In questi giorni, la Direzione Cultura e Ricerca della Regione Toscana ha infatti stilato la graduatoria per l’assegnazione annuale dei contributi ai musei prendendo in considerazione vari parametri tra cui le dotazioni fisse, i servizi di accoglienza, le ore di apertura al pubblico, il numero di visitatori, le attività educative, gli eventi e le attività di studio e ricerca. Al Museo di Storia Naturale sono andati circa 15.800 euro, al Museo della Grafica circa 14.700 e all’Orto e Museo botanico poco più di 14mila.

Ecco nello specifico i dati relativi ai tre musei dell’Ateneo in termini di visitatori e attività svolte.

Museo di Storia Naturale
Il Museo di Storia Naturale, con sede nella Certosa di Pisa a Calci, ha accolto durante l’anno 2018 un totale di oltre 71.000 visitatori, superando così anche il record del 2016 di 65.000 visitatori. Nel corso dell’anno il Museo ha potuto garantire 3664 ore complessive di apertura.
Con questo record il pubblico ha premiato l’impegno del direttore del Museo, professor Roberto Barbuti, e di tutto il personale, che nel 2018 ha lavorato intensamente per rinnovare le esposizioni e offrire al pubblico una ricca e variegata programmazione culturale con eventi di divulgazione dedicati ai visitatori di tutte le età.
Nel corso del 2018 sono stati inaugurati tre nuovi allestimenti permanenti (le gallerie dei mammiferi e dei cetacei e la “Grotta del Leone, l’uomo preistorico sul Monte Pisano”) e il Museo ha inoltre ospitato due importanti esposizioni temporanee di rilevanza nazionale, “Dinosauri, predatori e prede” e “Arthropoda. Viaggio in un microcosmo”, oltre ad altre nove mostre temporanee di fotografia, pittura e scultura.
Le scuole si confermano uno dei pubblici privilegiati del Museo con 1000 le attività tra visite guidate e laboratori didattici organizzate dall’area educativa, un altro record rispetto agli anni precedenti.
Non mancano infine le attività dove non sono i “numeri” a fare la differenza. Il Museo propone infatti corsi di formazione per insegnanti, guide ambientali e operatori museali, e una serie di iniziative per il benessere degli individui e delle famiglie: campi per bambini durante le vacanze scolastiche, percorsi volti all’inclusione sociale come quelli dedicati a persone con Alzheimer, a migranti e a persone con autismo.

Museo della Grafica
Per un totale complessivo di 3971 ore di apertura al pubblico nell’anno 2018, il Museo della Grafica ha accolto un totale di 19684 visitatori, che hanno partecipato a 11 mostre temporanee e 30 tra conferenze, seminari, convegni e congressi.
Hanno partecipato inoltre alle attività educative organizzate dal Museo, tra cui laboratori didattici rivolti alle scuole e altre attività programmate al di fuori dell’ambito scolastico, come i campus al museo, i laboratori per famiglie o le attività per pubblici con necessità speciali, un totale di 937 utenti, dove il dato più rilevante sono le 109 classi che hanno partecipato a 12 diverse attività educative e 26 classi che hanno partecipato a visite guidate rivolte alle scuole e all’Università.
Sono stati pubblicati infine 17 tra cataloghi e ricerche o studi scientifici.

Orto e Museo Botanico
L’Orto e Museo Botanico è stato visitato complessivamente da 61929 visitatori per un totale di 7420 ore di apertura. Di questi visitatori, 9000 hanno partecipato a mostre, conferenze, seminari, convegni, congressi e altre attività, mentre 600 persone hanno svolto attività educative e visite guidate. 791 persone, tra bambini, ragazzi e adulti hanno partecipato alle attività programmate al di fuori dell’ambito scolastico, come i campus al museo, i laboratori per famiglie e le attività per pubblici con necessità speciali.

C’è anche una studentessa dell’Università di Pisa tra i 30 studenti europei selezionati per partecipare a “Vulcanus in Japan”, il programma promosso dal Centro UE-Giappone per la Cooperazione industriale che permette di svolgere un tirocinio presso un’industria giapponese. Giulia Impalà, 24 anni, originaria di Civitavecchia (Roma), iscritta al corso di laurea magistrale in Ingegneria chimica, svolgerà il suo tirocinio nel reparto Ricerca e Sviluppo dell’Akishima Chemical Industries, dove avrà il compito di raccogliere dati cinetici in laboratorio, che verranno utilizzati per lo sviluppo di un software di simulazione. «Sono entusiasta di questo risultato perché avrò l’opportunità di interfacciarmi con una realtà molto diversa da quella a cui sono abituata e potrò sicuramente arricchire il mio bagaglio – commenta Giulia – Penso che sarà un’esperienza molto formativa sia dal punto di vista professionale che personale: il mio auspicio infatti è poter lavorare, dopo la laurea, proprio nel settore Ricerca e Sviluppo, magari nell’ambito del biorefining».

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Il programma “Vulcanus” si svolge su un arco di tempo di un anno ed è rivolto a studenti dell’Unione Europea iscritti tra il quarto anno ufficiale di studi e il penultimo anno di PhD di Ingegneria, Informatica, Chimica, Biotecnologia, Fisica, Matematica. Ogni anno il Centro UE-Giappone riceve circa 700/800 candidature, che vengono selezionate con valutazioni fatte da una commissione giudicatrice composta da personale del EU-Japan Centre for Industrial Cooperation ed esperti esterni. Il processo di selezione è lungo e complesso: dopo una scrematura, fatta sulla base del curriculum accademico, del parere dei professori, della conoscenza dell’inglese scritto e parlato, della motivazione, dell’interesse nei confronti delle relazioni Unione Europea-Giappone e la capacità di adattamento, si arriva a preselezionare circa 120 domande che verranno presentate alle società di hosting giapponesi che offrono stage e alle quali spetta l’ultima parola: solo una su 4 delle application preselezionate sarà accolta, per un totale di 30 partecipanti.

Il programma è articolato in varie fasi: i ragazzi selezionati devono frequentare un seminario sul Giappone, 4 mesi di corso intensivo di lingua giapponese e svolgere 8 mesi di tirocinio presso un’industria giapponese. La borsa di studio, di 1.900.000 yen, è destinata a coprire le spese del viaggio, l'assicurazione e le spese di soggiorno in Giappone. Il Centro UE-Japan si fa carico dei costi inerenti il corso di lingua e il seminario, mentre le aziende coinvolte provvedono all’alloggio per l'intero periodo di 12 mesi.

Italian researchers and professors have spent over 2.5 million dollars to publish articles in predatory journals, that is journals which boast scientific standards they do not respect. The data emerges from a study carried out by Mauro Sylos Labini (photo) from the Department of Political Sciences of the University of Pisa, by Manuel Bagues from the University of Warwick in England and by Natalia Zinovyeva from the University of Aalto in Finland. These three researchers examined the CVs of 46,000 researchers and professors who participated in the first edition of the National Scientific Qualification 2012-13, the first stage in the procedure necessary to become a professor in Italian universities. The results of their analyses have just been published in the monographic edition of “Research Policy” journal, which is devoted to the theme of bad scientific practices.

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“A conservative estimate based on our study suggests that in order to publish around 6,000 articles, the researchers surveyed spent more than two and a half million dollars, an average of 440 dollars per article,” says Mauro Sylos Labini. “A part of this figure comes directly from the pockets of the researchers, but a part comes from their public research funds, and it is, however, an estimate which does not take into consideration the cost of attending ‘predatory’ conferences often associated with these publications.”

The study reveals that, overall, more than 2,000 researchers, around 5% of the participants in the National Scientific Qualification, have published in ‘predatory’ journals. The scientific sectors most affected are Economics and Business. However, on the financial side, the misuse of resources appears to be higher in Medicine where some researchers have paid up to 2,500 dollars to publish one article.

The financial cost is actually the classic tip of the iceberg,” concludes Sylos Labini. “The fact that many researchers and professors publish articles in these journals and include them in their CVs shows that there are major problems in the evaluation of research. Our results, in fact, suggest that when this assessment is carried out by inexperienced researchers these articles may even receive a positive evaluation.”











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