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Galileo Galilei e Antonio Pacinotti
Strumenti e scoperte di due scienziati pisani

La mostra allestita al Museo degli Strumenti per il Calcolo a cura del professor Roberto Vergara Caffarelli ha approfondito la relazione tra i due scienziati pisani. Ai visitatori sono stati proposti una collezione di compassi del XVII e XVIII secolo, alcuni prototipi di apparecchi elettromagnetici realizzati da Pacinotti ed esposti per la prima volta dal 1934 e documenti del suo archivio. La disponibilità di quattro pc ha consentito l’esplorazione delle macchine di Pacinotti in tre dimensioni e delle funzioni del compasso di Galileo. In una nuova sede e con un allestimento rinnovato è stata riproposta anche la sezione del Laboratorio Galilei.

una sala del mostra

Una sala della mostra

Anche quest’anno, come ogni primavera, il Museo degli Strumenti per il Calcolo ha allestito una mostra sulla storia della scienza che ha presentato al pubblico nuovi strumenti della ricca collezione del Museo.

La mostra, dedicata a Galileo Galilei e Antonio Pacinotti, che si è svolta dal 17 aprile al 20 maggio, ha offerto ai visitatori un percorso diversificato snodato in due diverse sedi: quella tradizionale del Museo degli Strumenti per il Calcolo, nell’area dei vecchi macelli, e la Domus Galilaeana.

Al Museo, nella sala delle mostre temporanee, sono state esposte una collezione di compassi del XVII e XVIII secolo, fra cui uno di tipo galileiano, e una trentina di medaglie riguardanti Galileo, che la Fondazione Galileo Galilei ha acquistato nel 2006 da un collezionista pisano.

A completamento dell’esposizione, una quindicina di prototipi di apparecchi elettromagnetici inventati e realizzati da Antonio Pacinotti. Queste preziose macchine, che fanno parte del Fondo Pacinotti affidato dall’Università di Pisa alla Fondazione Galileo Galilei, sono state restaurate tra il 1999 e il 2003 da Carlo Guidi su incarico del dipartimento di Fisica dell’Università di Pisa e con un finanziamento della Fondazione Cassa di Risparmio di Pisa. Le macchine di Pacinotti sono complessivamente una trentina: la scelta per l’esposizione è stata effettuata tenendo conto da un lato del restauro, dall’altro dell’ingombro delle macchine stesse.

Oltre a quelle in mostra, ci sono altre macchine che, essendo di notevoli dimensioni e ancora in attesa di essere sottoposte a un lavoro di restauro, non sono state esposte in questa occasione, anche se di alcune di esse è stata proposta una ricostruzione tridimensionale.

Infatti nella sala, appositamente per l’evento, è stato apportato anche un cambiamento strutturale, realizzato grazie ad un progetto cofinanziato dalla Regione Toscana: il totem centrale – che fino allo scorso anno accoglieva un poster esplicativo su ogni facciata - è stato modificato: su due delle quattro facciate sono state ricavate altrettante nicchie, ciascuna delle quali accoglie un computer. Su uno di essi un’applicazione software proponeva la ricostruzione 3d dei prototipi delle macchine di Pacinotti: cinque macchine presenti in mostra e quattro non esposte. Il pregio della ricostruzione tridimensionale è di consentire al visitatore di osservare l’oggetto da tutte le prospettive e fin nei minimi dettagli, e capirne il funzionamento.

anelli e macchinetta di Pacinotti

Gli anelli e la macchinetta di Antonio Pacinotti

L’altro computer del totem, sempre a disposizione del pubblico, ha proposto l’applicazione multimediale realizzata nel 2004 dall’Istituto e Museo di Storia della Scienza di Firenze, interamente dedicato al compasso di Galileo: decine di filmati, che spiegano in modo chiaro ed esaustivo le funzioni del compasso, accompagnano l’utente nell’esplorazione del compasso e delle sue operazioni.

Nell’edificio adiacente sono state allestite altre due sale dedicate al Laboratorio di Galileo Galilei; questa sezione, che già lo scorso anno aveva suscitato un notevole interesse nei visitatori, è stata ideata dal professor Roberto Vergara Caffarelli, ed è costituita da una serie di installazioni che ripropongono al visitatore esperimenti ideati, e in parte realizzati, da Galileo. Il Laboratorio è stato riproposto in una nuova sede e con un allestimento rinnovato; rispetto allo scorso anno poi il Laboratorio è stato arricchito da un nuovo strumento che permette di realizzare diversi esperimenti: il piano inclinato con carrucola. La costruzione dello strumento, realizzato per le parti in legno dalla ditta Tantussi di Montecalvoli e per le parti metalliche da Stefano Gennai del dipartimento di Fisica dell’Università di Pisa, è terminata agli inizi del 2007 e ha concorso a rendere ancora più completo il Laboratorio, unico nel suo genere.

Sarebbe complicato dilungarsi qui nella descrizione di tutte le apparecchiature in mostra e ancora di più enumerare e spiegare in dettaglio tutti gli esperimenti realizzabili con le macchine del Laboratorio di Galileo. E in ogni caso nessuna descrizione sarebbe tanto efficace quanto l’osservazione diretta.

La vera novità della mostra, però, è stata rappresentata senz’altro dagli oggetti di Antonio Pacinotti che vengono esposti al pubblico per la prima volta dal 1934.

Anche per quanto riguarda gli strumenti di Antonio Pacinotti, non è possibile in questa sede proporre la descrizione dettagliata delle macchine e spiegarne il funzionamento. Ci limiteremo pertanto a ricordarne alcune, come la famosa macchinetta ad anello e i veicoli a trazione elettromagnetica.

La macchinetta è sicuramente lo strumento più famoso inventato e realizzato - nel 1860 - da Pacinotti; rappresenta la prima dinamo a corrente continua e la soluzione tecnologica adottata ancora oggi nella costruzione di questo dispositivo. Pacinotti, per vari motivi, non riuscì a trasformare questo prototipo in macchina industriale; cosa che invece riuscì a Zenobio Gramme che, sicuramente ispirato dalla documentazione che Pacinotti aveva ingenuamente diffuso durante un suo viaggio in Francia, realizzò e brevettò la sua dinamo ad anello, che fu impiegata successivamente anche a livello industriale.

Poco o per niente conosciuti, invece, sono i veicoli a trazione elettromagnetica: un binario con un cosiddetto carruccio, un modello per tranvia, un viale elettromagnetico (detto fucile) e un carrello con binario. Senza entrare nei particolari del funzionamento di questi prototipi, basti dire che in alcuni Paesi, come per esempio il Giappone e la Germania, con l’avvento dei magneti superconduttori si è iniziato ad applicare la trazione elettromagnetica ai trasporti e, quando vengono ricordate le origini dell’idea, si parla di Goddard o di Bachelet, ma non si nomina mai il professore pisano Antonio Pacinotti che, tra l’altro, aveva brevettato in varie nazioni (Italia, Belgio, Inghilterra e Francia) queste sue scoperte.

visita alla mostra

Un momento della visita alla mostra dei manoscritti, seguita al convegno del 20 aprile

La mostra, dunque, oltre ad esporre oggetti di indubbio interesse storico-scientifico, ha richiamato l’attenzione sull’opera di Antonio Pacinotti - da sempre focalizzata sull’invenzione dell’anello - proponendo le altre sue invenzioni nel campo delle apparecchiature elettromagnetiche che, sicuramente, meritano di essere valorizzate più di quanto sia stato fatto fino ad ora.

La mostra, come abbiamo anticipato, ha avuto una sorta di naturale prosecuzione in un’altra sede: alla Domus Galilaeana, infatti, è stata allestita una piccola mostra di manoscritti dell’Archivio Pacinotti, che - unitamente alla collezione di strumenti e alla Biblioteca - costituisce il Fondo Pacinotti, di proprietà dell’Università di Pisa.

L’iniziativa ha risposto all’esigenza di far conoscere in maniera più diffusa l’esistenza di un patrimonio archivistico rilevante per la storia della scienza e per la conoscenza dello scienziato pisano.

La scelta della sede, in un certo senso, è stata obbligata: benché di proprietà dell’Università di Pisa, il Fondo Pacinotti, la cui gestione è affidata alla Fondazione Galileo Galilei, fu depositato alla Domus Galilaeana, e solo l’Archivio e alcuni strumenti sono stati trasferiti nei locali della Fondazione. La biblioteca è ancora conservata alla Domus ed è in attesa della sua collocazione definitiva.

Per questo la Fondazione Galileo Galilei, che vuole diffondere la conoscenza di questo importante patrimonio, ha ritenuto opportuno allestire una mostra proponendo una scelta di manoscritti di Antonio Pacinotti, e la sede più idonea non poteva essere che la Domus Galilaeana: in questo modo, infatti, i visitatori hanno avuto la possibilità di visitare anche la biblioteca dello scienziato, aperta in via del tutto eccezionale.

laboratorio

Nel laboratorio di Galileo Galilei

In una saletta attigua a quella in cui è stata allestita la mostra di manoscritti, è stato proiettato il film Antonio Pacinotti e il secolo dell’elettricità di Stefano Nannipieri, prodotto dall’Associazione per la diffusione della cultura scientifica “La Limonaia”. Il film, per gentile concessione dell’Associazione stessa, è stato riprodotto per il progetto multimediale “Raccontare la FISICA Esperimenti e Personaggi Esemplari” realizzato a cura della Società Italiana di Fisica in occasione dell’Anno Mondiale della Fisica 2005.

Data la rilevanza dell’evento, è stato organizzato anche un convegno, che si è svolto il 20 aprile alla Domus Galilaeana: cinque relatori hanno approfondito alcuni aspetti degli studi dei due scienziati.

Del Consiglio Scientifico, istituito appositamente, hanno fatto parte i professori Vincenzo Cappelletti dell’Università di Roma e presidente della Domus Galilaeana; William R. J. Shea dell’Università di Padova; Paolo Rossi, Steve Shore e Roberto Vergara Caffarelli dell’Università di Pisa.

La Fondazione, inoltre, sta preparando una pubblicazione su Antonio Pacinotti: questa monografia offrirà un importante contributo per la conoscenza dell’opera dello scienziato pisano, proponendo uno studio attento e rigoroso della sua opera.

Claudio Luperini
claudio.luperini@df.unipi.it
Tiziana Paladini
tiziana.paladini@df.unipi.it