Della festa di Messer Gambacorta
Messer Andrea Ganbacorta, cioè lo figluolo del ditto messer Piero Ganbacorta, fu fatto chavalieriper man del conte di Vertù signor di Melano (el quale è chiamato messer Galeasso Novello, essendovivo messer Galeasso suo padre si era chiamato lo conte di Vertù, e di po’ lla morte del suo padresi fece poi chiamare messer Ghaleasso Novello). E lo ditto messer Andrea, essendo fatto chavalieridal ditto messer Galeasso Novello con grande onore, e’ fecieli grandissimi doni. E ssìe a uno autrocitadino di Pisa, gentile homo, ave’ nome Manfre’ Buzacharino, e a uno provigionato a chavallo delditto messer Piero, el quale ave’ nome Galvvano marcheze, funno fatti insieme cavalieri col dittoAndrea Ganbacorta.E venendo la novella a Pisa come l’Andrea, figluolo del ditto messer Piero, era fatto chavalieri permano di messer Galeasso Novello e signore di Melano, per amore della sua chavalaria in Pisa si fecieuna grandissima festa. Cioè dimouti citadini di Pisa, mercanti e artefici e gientili homini della cità,cioè donzzelli e chavalieri e mouti provigionati del Comune di Pisa e molti mercanti chatalani efiorentini e gienovesi, li quali abitavano in della cità, cioè mercanti e fattori, tutti si vestitteno di moutifini panni con belle palandre foderate, chie di sondado chie di dossi di vaio, chie di vaio e chie di unacosa e chie d’un’autra. E fecieno tra lloro dimoute brichate, chie di dodici homini chie di sedici chie divinti, e ciaschuna brigata eran vestiti a una tagla, qual brigata aveano le robe dimezzate di due colorie qual brigata di uno colore. E lli medici della cità fecien brigate di per sé e lli giudici brigate di persé e lli notari di per sé e dimouti citadini e cavalieri brigate di per sé insieme con messer Benedetto efratello del ditto messer Andrea Ganbacorta, e altri citadini richi con mouti cavalieri gentili hominibrigate di per sé, e spesiali di per sé, tavernari di per sé, vinaiuoli di per sé, pillicciai di per sé, chalsularidi per sé, tutte l’Arte di per sé, mouti giovani mercanti di per sé, li fiorentini di per sé, li catalani diper sé, li gienovesi di per sé, li provigionati di per sé. Anco si fecie dimoute brigate di armeggiatori digiovani gientili homini e mercanti meschulati insieme per ciaschuna brigata, e vestite tutte le brigatedi per sé a una tagla, e andavano armeggiando per la cità di Pisa al modo uzato, ronpendo l’aste. Efecieno la festa inanti la tornata di messer Andrea dì otto, e così di po’ lla sua tornata autretanto. E lladitta novella venne in Pisa a dì di luglo. E a dì xxv d’ogosto lo ditto messer Andrea tornòe in Pisainsieme col ditto messer Manfre’ Buzacarino e messer Galvano marchese, cioè la domenicha mattina.E con grande onore e festa, che li Ansiani con mouti citadini di Pisa e col Podestà e Capitano delPopulo di Pisa e altri uficiali e colla maznada, tutti a cavallo, li andonno incontra con tronbe e altristormenti e colle ditte brigate tutti vestiti a ttagla per amore del ditto messer Andrea, entròno per laporta dello Parlascio di Pisa. E alla ditta festa venneno a la corte di messer Andrea li tronbatori diFirense e di Siena e di Lucha e di Pistoia, e tutta questa giente l’aconpagnonno sine a la sua chasa.E per cierto li fu fatto per ognuno, grande e picciulo, grandissimi onori più che ssi faciesse mai acitadino nessuno. E lli dipintori della cità fecieno una grande e bella giraffa di legname covertata dipanno dipinto, cioè panno lino, e andavali dinanti, e per la cità facciendo grande festa ognuno. Emouti grandi e belli donamenti li fue donati da tutti i citadini, e ssìe da’ perlati, cioè calonaci e abatie preti e dimoute altre badie, e chie li donavano in proprietà. E anco tutte l’Arte di per sè li fecieno dirichi prezenti, cioè la corte del Mare e quella delli Mercatanti e quella della Lana e quella delle SetteArte e quella delli Notari e ssìe dimouti autri uficiali. E ’l Podestà e ’l Chapitano del Populo e autriuficiali e anco li fecieno donamenti le comunanse del contado e delle castella di Pisa. E molta bellae richa corte tenne messer Piero suo padre la domenicha mattina, come ditto è di sopra, di deznare,duròe dì otto la corte. E la domenica mattina tenneno a deznare pió di treciento homini citadini eforestieri e li uficiali, e piò di ciento donne citadine di Pisa.E lo lunedì mattina tenne a deznare le brigate ditte di sopra e autri citadini di Pisa, funo pió ditreciento homini e dimoute donne. E llo martedì mattina tenne dimouti perlati a deznare, cioècalonaci e abati e priori e mouti autri preti, e la mezedima mattina dimouti altri citadini e moutiprovigionati di Pisa tutti vi deznonno, e lo giovedì mattina tutti li artefici vi deznonno. E tutta lasettimana tenne grande corte bandita, e le taule de lo deznare erano poste in sulla piassa di SantoBastiano con grandissime e magne tende di sopra, e le taule delle donne erano in dello palasso delditto messer Piero suo padre. Tutta questa festa si fecie per amor di Andrea Ganbacorta. Moltegrande e belle cose sarebbeno a contare dello onore e donamenti ch’ebbe lo ditto messer Andrea, eper lunghessa lasso stare.