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Pisa crocevia di uomini, lingue e culture. L’età Medievale

Numero 21 - Editoriale
Novembre 2007

Vi sono figure che, nell’immaginario popolare, sembrano più compiutamente incarnare, nelle loro fattezze, i tratti tipizzanti, l’“idea” stessa di un’intera epoca. Per quanto riguarda almeno il pieno Medioevo occidentale, fra quelle più emblematiche, accanto al cavaliere (magari nella combinazione cortese dama–cavaliere), potremmo senz’altro collocare il pellegrino e il chierico – o, per dirla in termini pił attuali, lo studente. Comunemente associata soprattutto alle ultime due, ma in effetti consustanziale a tutte e tre le figure, è una caratteristica: la mobilità. Ad imporre questa modalità strutturante dell’esistenza è, da una parte, la consolidata introiezione dell’ideale religioso–cristiano secondo il quale l’essere umano altro non è che un «passante» in questo mondo, viator; dall’altra, e in parallelo, la precarietà della nozione stessa di proprietà individuale, che trova il suo corrispettivo sistemico, nell’ambito delle istituzioni sociali, politiche ed economiche, nel feudalesimo. A facilitare il cammino a tanta parte di questa umanità così spesso in movimento, vi č poi in quei secoli, al di sopra di ogni barriera linguistica, la sostanziale «comunanza culturale fra i paesi della “Romąnia”» di cui parlava Curtius nella sua Letteratura europea e Medio Evo latino – non solo una pietra miliare nella storia della critica, ma una delle più nobili espressioni della cultura che l’ha prodotta, e della quale indaga forme, tempi e luoghi. Nella fascia più meridionale della Romània, quella che si affaccia sul Mediterraneo, il contatto fra popoli e tradizioni diverse non è sempre e inevitabilmente conflittuale. Nel pieno centro della penisola iberica, la Toledo del 1100, non più sotto il dominio arabo, ma popolata da mori ed ebrei, spagnoli musulmani e cristiani, resta l’esempio più celebrato, talvolta idealizzato, di feconda convivenza di genti, lingue, religioni e culture dell’Europa medievale. Caso forse irripetibile. Ma accanto a quello, sia pure in forme meno sensazionali, esiste una quantità di territori “intermedi” – Provenza, Italia settentrionale, Sicilia – che fanno da terreno d’incontro, e, al loro interno, centri che rappresentano altrettanti gangli, linfonodi da cui si irradia e circola la linfa intellettuale e spirituale dell’Europa, quali Milano, Pisa, Montpellier, Salerno, Napoli, Palermo. Presto, tuttavia, venuto meno anche il contributo vivo della civiltà islamica, ormai definitivamente inaridita, l’Europa si chiude in larga misura su se stessa: nel corso dei due secoli successivi il confronto intellettuale si istituzionalizza e si localizza nelle sedi “proprie”: la rete delle grandi Universitą che copre il continente, da Oxford a Praga, passando per Bologna e Padova, Basilea e Vienna, ruotando intorno a Parigi. È qui che, sia pure fra contraddizioni interne foriere di inevitabili crisi strutturali, si elaborano ideologie, metodi e prassi, e si formano gli intellettuali e gli amministratori destinati a divenire l’ossatura di papato, impero e stati nazionali nell’Europa dei secoli a venire. A fare da connettivo, particolarmente in Italia, una quantità di sedi di minori dimensioni (fra queste, Pisa), a carattere, in taluni casi, meno accentuatamente ecclesiastico.

Consapevole della posizione che la città ha a lungo occupato sullo scenario culturale e politico internazionale principalmente, appunto, nel Medioevo, l’Università, per iniziativa di colleghi fra i più autorevoli, ha inteso chiamare a raccolta studiosi in grado di fare il punto, e di indicare nuovi percorsi di indagine, intorno al tema “Pisa crocevia di uomini, lingue, culture. L’età medievale”, declinato nella molteplicità e complessità delle sue articolazioni – consapevole anche del fatto che, ridimensionato dal susseguirsi delle vicende storiche il ruolo politico e civile di Pisa nelle epoche successive, l’Università stessa ne è divenuta l’istituzione di maggiore rilevanza e risonanza ben oltre i confini locali e nazionali, capace di onorare la tradizione trasmettendo e rinnovando forme e contenuti del sapere, e desiderosa di svolgere degnamente il ruolo di crocevia di uomini, lingue, culture che ad essa compete nel mondo sempre pił “sconfinato” d’oggi.

Enrico Giaccherini