La testimonianza di Carlo Azeglio Ciampi
Il convegno “Le vie della libertā” ha rappresentato anche l’occasione per ricordare il professor Guido Calogero, filosofo eretico dell’idealismo.
Nel corso degli studi compiuti alla Scuola Normale di Pisa, l’ex presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, conobbe il professor Calogero che diventò un punto di riferimento, un vero e proprio maestro. Non potendo prendere parte al convegno, Ciampi ha rilasciato un’intervista pubblicata il 27 settembre 2007 sul quotidiano “la Repubblica” a cura di Simonetta Fiori.
Durante l’intervista la memoria dell’ex presidente corre a settant’anni fa, all’ingresso alla Scuola Normale, all’incontro con Calogero e, ancora più lontano nel tempo, al ricordo di quella domanda rivolta al professore da un Ciampi ancora diciassettenne: “Come si fa ad essere antifascistisenza diventare comunisti?”.
Partendo da questo interrogativo, Ciampi ripercorre le proprie tappe di formazione e crescita personale. “Devo a lui l’etica della responsabilità – afferma Ciampi – fu Calogero a spiegarmi l’autonomia dell’atto volitivo che matura naturalmente dalla conoscenza ma rivendicando uno spazio suo, che è poi la decisione. La conoscenza non genera l’atto dell’azione, ne crea le condizioni di base, ma senza l’esercizio del libero arbitrio l’atto decisionale non si genererebbe. Ebbi il privilegio di vivere con Calogero a Scanno nell’inverno del 1944, quando egli era confinato nel paesino abruzzese e io giovane ufficiale alla macchia tentavo di raggiungere gli alleati nel Sud. Nei momenti di maggior pericolo, condividemmo in montagna lo stesso giaciglio di paglia. Avevo vent’anni e ero pieno di domande: perché mi comportavo in quella maniera? Perché non rispondevo all’appello della Repubblica di Salè? Come si giustificava moralmente questa mia decisione? Calogero non mi negò mai le risposte. Mi insegnò a decidere”.
Ma lo stretto legame tra l’ex presidente della Repubblica e il professor Calogero non si esauriva qui. Lo ritroviamo, infatti, anche in quella che Ciampi definisce la “religione di vita” testimoniata “nella costante predicazione di amore e rispetto del prossimo, principi che erano molto vicini alla mia identità di giovane cattolico, grazie ai quali riuscii a coniugare il credo religioso con la militanza nel Partito d’Azione. Ero l’unico credente in un movimento di atei.”
Sebbene siano passati molti anni, molte delle idee e dei valori promossi da Calogero sono attuali per esempio il richiamo a una “comune moralitā” dedita “all’unico dovere dell’uomo di trovare il proprio bene nel bene degli altri”
Guardando alla situazione di oggi, Ciampi afferma che “appare sempre più vivo l’appello di Calogero al rinnovamento morale della politica e delle istituzioni”. Nonostante tutto, l’ex presidente ci dice anche che “non bisogna mai disperare. Se si è convinti che alcuni principi siano validi, si deve continuare a matterli in pratica, senza scoraggiarsi. La battagli non è mai persa.”
Irene Paggetti