Per gli studenti dell'Università di Pisa si aprono le porte del Canada
Grazie a un "Memorandum of Understandig" della durata di 5 anni, per gli studenti e i docenti dell'Università di Pisa si aprono le porte del Canada, in particolare della Concordia University College di Alberta. La firma di un accordo quadro è avvenuta alcune settimane fa in occasione della visita a Pisa del professor Manfred Zeuch, docente responsabile dell'internazionalizzazione della Concordia, che ha proposto diverse possibilità di collaborazione, tra cui lo scambio di studenti e docenti e l'attivazione di lauree che rilascino un titolo congiunto tra i due atenei.
In particolare, sono in corso di definizione con il professor Manfred Zeuch e il professor Neil Querengesser, responsabile dell'area umanistica della Concordia University College, i dettagli per uno scambio studenti con i dipartimenti di Filologia, Letteratura e Linguistica e di Civiltà e Forme del sapere dell'Università di Pisa. Il Consolato generale italiano di Vancouver si è congratulato per l'iniziativa e si è dichiarato a disposizione per aiutare i rapporti di scambio.
Il lato buono dei microbi
Come è possibile addomesticare i microbi? E a quale scopo poi? Sono queste alcune delle domande a cui risponde, con rigore scientifico e piglio divulgativo, il volumetto fresco di stampa "Microbi domestici e addomesticati" (ETS, 2014) della professoressa Manuela Giovannetti (foto) Direttore del Centro Interdipartimentale di Ricerca "Nutraceutica e Alimentazione per la Salute" dell'Università di Pisa.
"La maggior parte delle persone considera i microbi in modo negativo, cioè come 'germi' o 'batteri' – spiega Manuela Giovannetti - eppure fin dalla nascita della civiltà, senza vederli e senza conoscerne l'esistenza, abbiamo utilizzato e manipolato i microrganismi per produrre cibi e bevande. E ancora oggi essi sono alla base della nostra vita quotidiana. Proviamo solo a immaginare per un momento un mondo senza microbi: dovremmo fare a meno di vino, birra, formaggi, yogurt, pane, pizza, caffè, cioccolato, funghi e tartufi, ma anche di un gran numero di sostanze terapeutiche come antibiotici, cortisone e insulina".
Insomma tutti noi conviviamo da sempre con le straordinarie imprese compiute quotidianamente dai microbi benefici. Basti pensare che il nostro intestino ne contiene da 10 a 100 mila miliardi (cioè circa 10 volte di più del totale delle cellule di tutto il nostro corpo), che in media pesano circa 1,2 Kg e che il loro genoma collettivo contiene almeno 100 volte più geni di quelli presenti nel nostro. Questi microbi non sono nostri commensali, ma dei veri e propri simbionti mutualistici, capaci di degradare molti polisaccaridi di origine vegetale di cui ci nutriamo, altrimenti indigeribili, e di sintetizzare aminoacidi e vitamine essenziali.
Ma nonostante tutto, i microbi continuano a godere di una cattiva fama. Se però cambiamo loro nome e li chiamiamo "fermenti", tutto cambia come dimostra la pubblicità delle grandi industrie alimentari. Basta infatti soffermarsi a leggere l'etichetta degli yogurt e dei vari tipi di latte fermentato per scoprire che i miliardi di fermenti vivi e attivi non sono altro che "microbi" come i bifido batteri, gli streptococchi e i lattobacilli.
"Sono dunque partita da queste considerazioni – conclude l'autrice - per raccontare le straordinarie imprese compiute dai microbi benefici che gli esseri umani hanno addomesticato durante la loro storia, usando sistemi sempre più precisi e raffinati per trasformarli in piccole 'macchine' capaci di produrre alimenti e bevande prelibati, composti farmaceutici salvavita e beni industriali di grande diffusione".
Ne hanno parlato:
La Nazione Pisa
Il Tirreno Pisa
Tirreno.it/1
Tirreno.it/2
Nazione.it
VinieSapori.it
PisaInformaFlash.it
PaginaQ.it
GoNews.it
Controcampus.it
Zeroventiquattro.it
StampToscana.it
AgricolturaModerna.it
Pensione ai superstiti
La pensione indiretta o di reversibilità spetta ai superstiti del dipendente iscritto all'INPS – Gestione Dipendenti Pubblici e del pensionato secondo il seguente ordine:
- al coniuge;
- al coniuge separato, anche con addebito della colpa, se è titolare di assegno alimentare a carico del coniuge deceduto (articolo 5 della legge 898 del 1970, come sostituito dall'articolo 10 della legge 74 del 1987);
- al coniuge divorziato, se:
- è titolare di assegno alimentare (articolo 5 della legge 898 del 1970, come sostituito dall'articolo 10 della legge 74 del 1987);
- non è passato a nuove nozze;
- il pensionato o iscritto divorziato è deceduto dopo il 12 marzo 1987 (legge 74 del 1987);
- la data di assunzione in ruolo del pensionato o iscritto è anteriore alla data della sentenza di scioglimento o cessazione del matrimonio;
- non esiste coniuge superstite;
- al coniuge divorziato, anche se il defunto aveva contratto nuovo matrimonio e il nuovo coniuge è ancora in vita. In questo caso, il coniuge divorziato ha diritto al trattamento di pensione (legge 74 del 1987) purché in possesso dei requisiti elencati al punto 3) e solo con una specifica sentenza da parte del tribunale competente, che stabilisce le quote spettanti al coniuge e all'ex coniuge in proporzione alla durata dei singoli matrimoni e alle condizioni economiche e di reddito;
- ai figli ed equiparati che alla data del decesso del pensionato o dell'iscritto sono a carico del genitore e rientrano in una di queste condizioni:
minorenni;
studenti di scuola media superiore o professionale fino al 21esimo anno d'età, che non prestano lavoro retribuito;
studenti maggiorenni iscritti a università (o istituti equiparati) per tutta la durata legale degli studi, e comunque non oltre il 26esimo anno d'età, che non prestano lavoro retribuito;
maggiorenni inabili a carico del pensionato o iscritto defunti.
Sono equiparati a figli legittimi e naturali:
- i figli adottivi e quelli affiliati del pensionato o iscritto deceduto;
- i figli naturali non riconoscibili dal pensionato o iscritto deceduto, per i quali questi era tenuto al mantenimento o agli alimenti in virtù di sentenza;
- i figli naturali non riconoscibili dal pensionato o iscritto deceduto che nella successione del genitore hanno ottenuto il riconoscimento del diritto all'assegno vitalizio;
- i figli nati dal precedente matrimonio del coniuge del pensionato o iscritto deceduto;
- i figli naturali riconosciuti dal coniuge del pensionato o iscritto deceduto, o dichiarati tali in giudizio;
- i nipoti in linea retta minori e viventi a carico dell'iscritto o del pensionato, anche se non formalmente affidati.
In mancanza di coniuge o di figli che abbiano diritto alla pensione, questa spetta ai genitori del pensionato o iscritto se alla data del decesso:
- hanno almeno 65 anni d'età;
- non sono titolari di pensione diretta o indiretta;
- sono a carico del pensionato o iscritto deceduto.
In mancanza di coniuge, figli o genitori che abbiano diritto alla pensione, questa spetta ai fratelli celibi ed alle sorelle nubili dell'iscritto o del pensionato se alla data del decesso:
- sono inabili al lavoro (anche in età inferiore ai 18 anni);
- non sono titolari di pensione diretta o indiretta;
- sono a carico dell'iscritto o del pensionato deceduto.
Chi può essere considerato "inabile"
Secondo la normativa in vigore, l'inabilità corrisponde a un'assoluta impossibilità a svolgere una qualsiasi attività che produca reddito, e deve essere certificata dalle Asl, dalle Commissioni mediche di verifica o dagli Ospedali militari con une delle seguenti diciture: "Il soggetto è assolutamente e permanentemente inabile a qualsiasi attività lavorativa" oppure "Il soggetto è permanentemente inabile a proficuo lavoro".
Chi può essere considerato "a carico"
Il superstite viene considerato a carico del defunto in due casi:
se convivente, quando il suo reddito è pari o inferiore al minimo Inps per l'anno in corso maggiorato del 30%; a partire dal primo novembre 2000 tale limite è aumentato dell'importo dell'indennità di accompagnamento per i figli inabili che si trovano nelle condizioni previste dall'articolo 5 della legge 222 del 1984;
se non convivente, a seguito di un accertamento: l'ufficio verifica se il superstite era autosufficiente o meno dal punto di vista economico, e se il defunto concorreva in maniera rilevante e continuativa al suo mantenimento.
Pensione privilegiata
Consiste in un trattamento di natura economica che spetta al dipendente pubblico divenuto inabile per patologie derivanti da causa di servizio. Per causa di servizio si intende un danno fisico subito o una malattia contratta per cause o condizioni insite nel tipo di lavoro prestato. La concessione del privilegio avviene indipendentemente dagli anni di servizio.
A chi si rivolge
Sono destinatari della prestazione tutti i pubblici dipendenti iscritti all'INPS -GDP collocati a riposo a seguito di patologie contratte in servizio e per causa di servizio riconosciute tali entro il 31.12.2011, in quanto la Riforma Fornero ha demandato all'infortunistica ordinaria gestita dall'INAIL la competenza alla liquidazione delle prestazioni di legge.
Requisiti di accesso
Ha diritto alla pensione di privilegio l'iscritto che rientra in entrambe le condizioni seguenti:
- l'iscritto ha contratto una malattia contagiosa o una malattia professionale, o riporta una ferita o una lesione traumatica, per causa o concausa di servizio (nel secondo caso la concausa deve essere necessaria e preponderante);
- la condizione di infermità sopra descritta rende l'iscritto inabile al servizio.
La decorrenza è dal 1° giorno successivo a quello del collocamento a riposo d'ufficio.
Pensione di inabilità
Inabilità relativa
Si consegue nel caso in cui la cessazione dal servizio sia dovuta ad una infermità non dipendente da causa di servizio che comporti l'inidoneità alla mansione svolta o al proficuo lavoro.
I requisiti:
- Anzianità contributiva minima di 15 anni;
- Risoluzione del rapporto di lavoro per infermità non dipendente da causa di servizio;
- Stato di inidoneità a svolgere la mansione o proficuo lavoro conseguente ad infermità non dipendente da causa di servizio, riconosciuta dall'apposita Commissione Medica di verifica della Ragioneria Provinciale dello Stato o dalla Competente Commissione ASL se il procedimento è avviato d'ufficio dall'Amministrazione.
La decorrenza è dal 1° giorno successivo al collocamento a riposo per motivi di salute.
Inabilità assoluta e permanente
Si consegue nel caso in cui la cessazione dal servizio sia dovuta ad una infermità non dipendente da causa di servizio che comporti l'assoluta e permanente impossibilità a svolgere qualsiasi attività lavorativa.
I requisiti:
- Anzianità contributiva minima di 5 anni di cui 3 esistenti nel quinquennio antecedente la decorrenza della pensione;
- Risoluzione del rapporto di lavoro per infermità non dipendente da causa di servizio;
- Stato di assoluta e permanente impossibilità a svolgere qualsiasi attività lavorativa conseguente ad infermità non dipendente da causa di servizio, riconosciuta dall'apposita Commissione Medica di verifica della Ragioneria Provinciale dello Stato.
Si consegue una pensione calcolata incrementando i servizi utili alla cessazione del periodo intercorrente tra la data di cessazione e quella in cui si sarebbe maturato il limite di età, fermo restando l'anzianità max dei 40 anni utili.
La decorrenza è dal 1° giorno successivo al collocamento a riposo per motivi di salute.
Pensione anticipata
I soggetti che maturano i requisiti per l'accesso al pensionamento a partire dal 1° gennaio 2012, possono accedere alla pensione anticipata a condizione che risulti maturata un'anzianità contributiva di 42 anni e 1 mese per gli uomini e 41 anni e 1 mese per le donne. Tali requisiti sono aumentati di un mese per l'anno 2013 e di un ulteriore mese a decorrere dal 2014, fermi restando gli incrementi della speranza di vita a decorrere dal 1° gennaio 2013.
I requisiti minimi richiesti devono essere maturati mentre si è ancora iscritti all'ente previdenziale. Chi è cessato dal servizio senza aver conseguito il diritto può decidere di mantenere l'iscrizione all'Istituto con la prosecuzione volontaria dei contributi.
I requisiti prescritti a partire dal 1° gennaio 2012 per il diritto alla pensione anticipata, sia in un sistema di calcolo misto (contributivo pro-rata) sia contributivo, sono riportati nella tabella seguente.
Anno | Anzianità contributiva uomini | Anzianità contributiva donne |
---|---|---|
2012 | 42 anni e 1 mese | 41 anni e 1 mese |
2013 | 42 anni e 5 mesi | 41 anni e 5 mesi |
2014 | 42 anni e 6 mesi | 41 anni e 6 mesi |
2015 | 42 anni e 6 mesi | 41 anni e 6 mesi |
N.B. queste anzianità contributive sono sottoposte ad eventuali aumenti in base alla c.d. "speranza di vita" che sarà determinata con apposito DPCM per il triennio 2016/2019.
Sulla quota del trattamento pensionistico relativa alle anzianità contributive maturate antecedentemente al 1° gennaio 2012 è applicata una riduzione pari a 1 punto percentuale per ogni anno di anticipo nell'accesso al pensionamento rispetto all'età di 62 anni; tale riduzione è elevata a 2 punti percentuali per ogni anno ulteriore di anticipo rispetto a due anni (ovvero rispetto ai 60 anni di età). Nel caso in cui l'età al pensionamento non sia intera la riduzione percentuale è proporzionale al numero dei mesi.
Le suddette riduzioni percentuali non trovano applicazione, limitatamente ai soggetti che maturano il previsto requisito di anzianità contributiva entro il 31 dicembre 2017, qualora la predetta anzianità contributiva derivi esclusivamente da prestazione effettiva di lavoro, inclusi i periodi di astensione obbligatoria per maternità, per l'assolvimento degli obblighi di leva, per infortunio, per malattia e cassa integrazione ordinaria.
Requisiti fino al 31 dicembre 2011
I lavoratori che hanno maturato entro il 31 dicembre 2011 i requisiti di età e anzianità contributiva, previsti dalla normativa vigente a tale data, conservano il diritto alla prestazione pensionistica secondo tale normativa sia ai fini del diritto sia ai fini della relativa decorrenza. I requisiti precedenti per l'acquisizione del diritto alla pensione di anzianità prevedevano il raggiungimento della "quota 96" come somma di età anagrafica e anzianità contributiva: si poteva cioè andare in pensione a 60 di età con 36 anni di contribuzione, oppure a 61 anni con 35 anni di contribuzione.
Pensione di vecchiaia
A partire dal 1° gennaio 2012 i requisiti per ottenere la pensione di vecchiaia, per le lavoratrici e i lavoratori sono riportati nella tabella seguente.
Anno | Età | Anzianità contributiva |
2012 | 66 anni | 20 anni |
2013/14/15 | 66 anni e 3 mesi | 20 anni |
Considerato che i requisiti di accesso al sistema pensionistico devono essere adeguati agli incrementi della speranza di vita ai sensi dell'articolo 12 del D.L. 31 maggio 2010, n. 78 convertito con modificazioni dalla legge 30 luglio 2010 n. 122 e s.m.i., con apposito DPCM saranno adeguati per il successivo triennio 2016/2019
* Per i lavoratori il cui primo accredito contributivo decorre successivamente al 1° gennaio 1996, fermi restando il limite anagrafico minimo pari a 66 anni e quello contributivo pari a 20, l'accesso al pensionamento è condizionato all'importo della pensione che deve risultare non inferiore a 1,5 volte l'importo dell'assegno sociale; tale importo è annualmente rivalutato sulla base della variazione media quinquennale del PIL nominale, appositamente calcolata dall'ISTAT, con riferimento al quinquennio precedente l'anno da rivalutare. Il predetto importo non può in ogni caso essere inferiore, per un dato anno, a 1,5 l'importo mensile dell'assegno sociale stabilito per il medesimo anno.
Si prescinde dal predetto requisito di importo minimo se si hanno almeno settanta anni, ferma restando un'anzianità contributiva effettiva di cinque anni.
Per "contribuzione effettiva" deve intendersi solo la contribuzione, sia obbligatoria che volontaria, effettivamente versata e accreditata con esclusione quindi di quella figurativa.
Requisiti fino al 31 dicembre 2011
Chi aveva maturato entro tale data il 65° anno di età se uomo o il 61° anno di età se donna, unitamente ad almeno 20 anni di contribuzione, ha mantenuto il diritto all'applicazione della previgente normativa in materia di pensione di vecchiaia e non è riguardato dall'innalzamento del limite di età previsto dalla Riforma.
Siamo del gatto!
Dopo il successo di Dolce acqua, la mostra dedicata nel 2013 all'acqua, il Museo della Grafica propone un nuovo, suggestivo appuntamento con l'arte e la scienza. L'idea della mostra "Siamo del gatto!" nasce infatti da un progetto di comunicazione scientifica promosso dal Museo di Storia naturale dell'Università di Pisa e supportato dalla Regione Toscana. Il progetto, dedicato al precursore della moderna genetica Gregor Johann Mendel, intende spiegare attraverso il colore del gatto le leggi che prendono il suo nome (la Certosa di Calci ospita una numerosa colonia di gatti con mantelli di colori diversi).
Partendo dalle opere delle proprie raccolte e con il generoso contributo di collezionisti privati, il Museo della Grafica ha voluto condividere lo spirito e le finalità del progetto allestendo nelle sale di Palazzo Lanfranchi un percorso di storie e immagini con cui artisti di diverse epoche hanno raffigurato e raccontato il gatto.
Dall'antico Egitto alla contemporaneità, tra preziosi amuleti in faience e il "Neko" che gioca con il mouse di un computer, con riferimenti all'illustrazione scientifica e all'umanizzazione animale, prende corpo un'originale galleria di ritratti felini. Da Federico Barocci ad alcuni protagonisti del '900, è possibile ammirare opere grafiche di Antonio Bobò, Benito Boccolari, Spartaco Carlini, Antonio Carbonati, Paolo Ciampini, Furio de Denaro, Benvenuto Disertori, Franco Gentilini, Marcello Guasti, Silvio Loffredo, Antonio Possenti, Toti Scialoja, Luigi Servolini, Giorgio Settala.
Il titolo "Siamo del gatto!", che riprende un modo di dire ampiamente diffuso in Toscana per alludere a situazioni di estrema difficoltà, è insieme ammissione della potenza felina, riferimento al nostro essere complici e vittime dell'irresistibile fascino del gatto.
Nel periodo della mostra, il cinema Arsenale proporrà "Cinegatto", una serie di appuntamenti con alcuni dei più celebri e affascinanti film di animazione sui gatti, a cominciare da Gli Aristogatti (1970) programmato per lunedì 22 dicembre in versione originale con sottotitoli in italiano. Altri titoli della rassegna: Un gatto a Parigi di Alain Gagnol, Jean -Loup Felicioli, Francia 2010; Il gatto con gli stivali di Kimio Yabuki, Giappone 1969; Doraemon di Takashi Yamazaki, Ryûichi Yagi, Giappone 2014.
L'Università di Pisa investe in ricerca
L'Università di Pisa investe nel settore della ricerca, con la pubblicazione di due bandi che mirano a finanziare progetti di ricerca di Ateneo e l'acquisto di grandi attrezzature.
Con il finanziamento di Progetti di Ricerca di Ateneo (PRA), l'Università intende promuovere, in tutte le Aree CUN, la realizzazione di ricerche presentate da gruppi di ricercatori dell'Ateneo. Il finanziamento a disposizione per l'anno 2015 - che si aggiunge a quello di pari importo stanziato per la ricerca individuale - è di 3 milioni di euro e la scadenza per la presentazione delle proposte è fissata per le ore 17 di mercoledì 28 gennaio 2015.
Il testo del bando e la relativa modulistica sono disponibili sul sito dell'Ateneo, all'indirizzo: www.unipi.it/index.php/finanziamenti/item/5363-bando-per-il-finanziamento-di-progetti-di-ricerca-di-ateneo-pra-2015.
Con il secondo bando, l'Università vuole cofinanziare l'acquisto di attrezzature scientifiche di costo superiore a 100 mila euro (IVA compresa), che studiosi dell'Ateneo potranno utilizzare per svolgere attività di ricerca.
Il finanziamento complessivo per il 2015 è pari a 1 milione e mezzo di euro e la scadenza per l'invio delle proposte è fissata per le ore 17 di giovedì 22 gennaio 2015.
Il testo del bando e la relativa modulistica sono disponibili sul sito dell'Ateneo, all'indirizzo: www.unipi.it/index.php/finanziamenti/item/5365-bando-per-il-cofinanziamento-di-grandi-attrezzature-scientifiche.
Per gli studenti dell’Università di Pisa si aprono le porte del Canada
Grazie a un "Memorandum of Understanding" della durata di 5 anni, per gli studenti e i docenti dell'Università di Pisa si aprono le porte del Canada, in particolare della Concordia University College di Alberta. La firma di un accordo quadro è avvenuta alcune settimane fa in occasione della visita a Pisa del professor Manfred Zeuch, docente responsabile dell'internazionalizzazione della Concordia, che ha proposto diverse possibilità di collaborazione, tra cui lo scambio di studenti e docenti e l'attivazione di lauree che rilascino un titolo congiunto tra i due atenei.
In particolare, sono in corso di definizione con il professor Manfred Zeuch e il professor Neil Querengesser, responsabile dell'area umanistica della Concordia University College, i dettagli per uno scambio studenti con i dipartimenti di Filologia, Letteratura e Linguistica e di Civiltà e Forme del sapere dell'Università di Pisa. Il Consolato generale italiano di Vancouver si è congratulato per l'iniziativa e si è dichiarato a disposizione per aiutare i rapporti di scambio.