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Domande dalle ore 11:00 del 25 luglio alle ore 11:00 del 12 settembre 2023

Farmacologia e Tossicologia clinica, Statistica sanitaria e biometria
Domande dalle ore 11:00 del 25 luglio alle ore 11:00 del 12 settembre 2023

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Microbiologia e Virologia, Patologia clinica e Biochimica clinica
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Patologia clinica e Biochimica clinica
Scadenza: ore 11:00 del 22 novembre 2023 

Beni storico-artistici
Scadenza: ore 11:00 del 27 novembre 2023 

Beni archeologici
Scadenza: ore 11:00 del 1o dicembre 2023 

Professioni legali
Scadenza: ore 11:00 del 19 gennaio 2024

 

Con l’obiettivo di sviluppare una piattaforma digitale per tracciare le attività relative al ciclo di vita degli edifici, ha preso avvio BUILDCHAIN, un progetto di ricerca fortemente interdisciplinare coordinato dall’Università di Pisa a cui partecipano 11 partner europei. Finanziato dalla Commissione europea nell’ambito del programma Horizon Europe con un totale di 5.182.600 milioni di euro – di cui circa 681.650 euro destinati all’Università di Pisa – ha come responsabile scientifico Pietro Croce, professore associato di Tecnica delle Costruzioni presso il Dipartimento di Ingegneria Civile e Industriale.

“L'idea di BUILDCHAIN è quella di costruire una base di conoscenza digitale avanzata finalizzata al tracciamento di tutte le attività relative al ciclo di vita degli edifici – spiega il professor Croce – A partire dalle direttive dell'UE riguardanti la sostenibilità, la resilienza e l'efficienza energetica del patrimonio edilizio, si intende fornire una piattaforma digitale (LogBook) in cui vari attori a diverso titolo coinvolti nella costruzione e gestione di insiemi vasti di edifici possano condividere le loro conoscenze, compresi i certificati di qualità e le credenziali, in modo che si possa registrare e tracciare ogni informazione, attività e cambiamento, anche al fine di migliorare la sostenibilità”.

Il progetto estenderà gli strumenti e le funzionalità già disponibili in un Digital Building LogBook (DBL) esistente, utilizzato dal Comune di Firenze per la gestione e l'amministrazione di un vasto insieme di edifici (circa duemilacinquecento), con funzionalità, strumenti e dati innovativi, e, con l'ausilio di un grafico della conoscenza decentralizzato (DKG), proporrà una soluzione open source basata su blockchain.

Il software DKG includerà ontologie specifiche relative agli edifici, in modo che tutte le conoscenze e le informazioni sul ciclo di vita dell’edificio possano essere registrate, archiviate e continuamente aggiornate, fornendo strumenti e interfacce per le diverse parti interessate (tecnici, costruttori, gestori, conservatori, manutentori, ecc), per pubblicare, tracciare, condividere, modificare, aggiornare e recuperare dati e persino introdurre modelli commerciali in un'economia di mercato. L'integrazione delle informazioni e la loro elaborazione potrà supportare la definizione delle più opportune politiche di gestione del patrimonio edilizio anche al fine dell’allocazione ottimale delle risorse disponibili nell'ambito delle strategie di pianificazione degli interventi per grandi popolazioni di edifici.

L’innovativo DBL, caratterizzato da un’implementazione multiscala e multilivello, sarà integrato con diverse nuove funzionalità, che includono il monitoraggio strutturale, la vulnerabilità sismica, l’adattamento nei confronti dei cambiamenti climatici, anche ai fini della gestione operativa su scala urbana di eventi climatici estremi, e la valutazione del ciclo di vita degli edifici. Particolare attenzione sarà dedicata all'interoperabilità tra i sistemi legacy e gli strumenti esistenti, quali, per esempio, i modelli BIM (Building Information Modeling) generali e i modelli H-BIM (Heritage BIM), specificamente impiegati nell’ambito della conservazione dei beni culturali, anche al fine di definire un sistema di avviso e allerta automatizzato, basato sull'Intelligenza Artificiale, l’apprendimento automatico e i "gemelli digitali". Le nuove applicazioni basate sul DBL saranno testate su progetti pilota incentrati su edifici storici e strategici, e su insiemi di edifici. Scopo del progetto è di pervenire, in accordo con le politiche dell'UE, a un ambiente costruito più intelligente e sostenibile, aprendo mercati innovativi e favorendo nuova creazione di valore.

BUILDCHAIN (BUILDing knowledge book in the blockCHAIN distributed ledger. Trustworthy building life-cycle knowledge graph for sustainability and energy efficiency) ha una durata triennale e ha come altri partner SZTAKI (Institute for Computer Science and Control) – Budapest (HU); l’Università di Granada (ES); ZAG (Slovenia National Building and Civil Engineering Institute) – Lubiana (SI); Università di Lubiana (SI); Athens University of Economics and Business Research Center – Atene (GR); Origin Trail (Prospeh) – Lubiana (SI); RINA Consulting – Genova (IT); CLIO srl – Lecce (IT); Comune di Firenze (IT); BEXEL Consulting – Belgrado (RS); PRP – Lubiana (SI).

Un autunno posticipato anche di due mesi in città per l’impatto dei lampioni LED su alcune specie di alberi. Lo scenario emerge da uno studio pionieristico dell’Università di Pisa sugli effetti dell’illuminazione urbana che adotta la tecnologia LED pubblicato sulla rivista Science of the Total Environment. La ricerca ha preso in esame due specie ampiamente utilizzate negli ambienti cittadini, il platano comune (Platanus × acerifolia) e il tiglio nostrale (Tilia platyphyllos), per valutare le conseguenze sui processi fisiologici e biochimici delle due specie.
I risultati hanno evidenziato un ritardo di circa due mesi dell’inizio della “dormienza invernale” (cioè il riposo che permette alle piante di superare "in condizione di sonno" la stagione avversa), ma solo per i platani che infatti, da questo punto di vista, risultano più sensibili all’illuminazione notturna rispetto ai tigli.

Per entrambe le specie, è inoltre emerso che le foglie mature degli alberi hanno un tasso di assimilazione di CO2 inferiore all'alba. Secondo i ricercatori si tratterebbe di una sorta di temporaneo “effetto hangover”, dato che la pianta a causa dell’illuminazione ha fotosintetizzato durante le ore notturne.

“L'illuminazione dei lampioni disturba i processi fisiologici naturali e i ritmi circadiani di tutti organismi viventi, compresi i "cittadini verdi” che popolano le nostre strade”, spiegano Marco Landi, ricercatore presso l’Università di Pisa ed Ermes Lo Piccolo, a Pisa quando è stato fatto lo studio e ora ricercatore presso l’Università degli Studi di Firenze.
Come ricorda la ricerca, attualmente ci sono circa 326 milioni di lampioni nel mondo, e il numero salirà a 361 milioni entro il 2029, il che rappresenta un grave problema per il consumo energetico. Se una soluzione può essere l'utilizzo dei lampioni a LED è però necessario capirne gli effetti sugli alberi, poiché questa tecnologia ha uno spettro luminoso diverso, con un picco nelle regioni blu e rosse, rispetto ad esempio alle vecchie lampade, che hanno un picco nella regione giallo-rossa.

“Il nostro studio – conclude il professore Damiano Remorini dell’Università di Pisa - rappresenta un primo passo in questo senso, l’obiettivo è di fornire indicazioni utili dal punto di vista della sostenibilità e della vivibilità di tutti gli organismi viventi nelle nostre città”.

La sperimentazione condotta al Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell’Ateneo pisano dai ricercatori e docenti Lucia Guidi, Marco Landi, Giulia Lauria, Ermes Lo Piccolo, Rossano Massai e Damiano Remorini ha riguardato, per ciascuna specie, 15 esemplari: 5 hanno costituito il gruppo di controllo e 10 invece sono stati illuminati a LED a circa 2 metri da terra (30 cm dalla chioma). L’osservazione ha quindi riguardato le foglie in tre stadi fenologici (giovani, mature, senescenti).

BUILDCHAIN, a strongly interdisciplinary research project coordinated by the University of Pisa and involving 11 European partners, was begun with the aim of developing a digital platform capable of tracking the activities related to the life cycle of buildings. Financed by the European Commission as part of the Horizon Europe programme for a total of 5,182,600 million euros - of which approximately 681,650 euros are earmarked for the University of Pisa – the project has Pietro Croce, Associate Professor of Construction Technology at the Department of Civil and Industrial Engineering, as its chief scientific officer.

"The idea of BUILDCHAIN is to build advanced digital knowledge aimed at tracking all activities related to the life cycle of a building" explains Professor Croce, "Starting from the European Union directives on sustainability, resilience and energy efficiency of the building stock, it is intended to provide a digital platform (LogBook) where several participants with different skills in the construction and management of large sets of buildings can share their knowledge, including quality certificates and credentials, so that all information, activities and changes can be recorded and tracked, in order to improve sustainability too'.

buldchain home copy

The project will extend the tools and functionalities already available in an existing Digital Building LogBook (DBL), used by the Municipality of Florence for the management and administration of a large set of buildings (about two thousand five hundred), with innovative functionalities, tools, and data. Moreover, with the help of a decentralised knowledge graph (DKG), it will offer an open source blockchain-based solution.

The DKG software will include specific ontologies related to buildings, so that all the knowledge and information on the life cycle of a building can be recorded, archived, and continuously updated, providing tools and interfaces for different stakeholders (engineers, builders, managers, maintainers, etc.) in order to publish, track, share, modify, update and retrieve data and even introduce business models in the market economy. The integration of information and its processing will be able to help determine which policies are the most appropriate in the management of the building stock, also for the optimal allocation of available resources in the context of intervention planning strategies for large groups of buildings.

pietro croce copy
Professor Pietro Croce.


The innovative DBL, characterised by a multiscale and multilevel implementation, will be integrated with several new functionalities, including structural monitoring, seismic vulnerability, climate change adaptation, also for the operational management of extreme weather events on an urban scale, and building life cycle assessment. Particular attention will be paid to the interoperability between legacy systems and existing tools, such as for instance general BIM (Building Information Modelling) and H-BIM (Heritage BIM) models, specifically used in the field of cultural heritage conservation, also to define an automated warning and alert system, based on Artificial Intelligence, machine learning and “digital twins”. New DBL-based applications will be tested on pilot projects focusing on historic and strategic buildings and on groups of buildings. The aim of the project is to achieve, in accordance with EU policies, a more intelligent and sustainable built environment, opening innovative markets and fostering new valuable creations.

BUILDCHAIN (BUILDing knowledge book in the blockCHAIN distributed ledger. Trustworthy building life cycle knowledge graph for sustainability and energy efficiency) has a duration of three years and as other partners has SZTAKI (Institute for Computer Science and Control) - Budapest (HU); University of Granada (ES); ZAG (Slovenia National Building and Civil Engineering Institute) - Ljubljana (SI); University of Ljubljana (SI); Athens University of Economics and Business Research Center - Athens (GR); Origin Trail (Prospeh) - Ljubljana (SI); RINA Consulting - Genoa (IT); CLIO srl - Lecce (IT); Municipality of Florence (IT); BEXEL Consulting - Belgrade (RS); PRP - Ljubljana (SI).

Autumn will be delayed by up to two months in cities due to the impact of LED streetlights on certain tree species. This scenario emerges from a pioneering study by the University of Pisa on the effects of LED urban lighting technology published in the journal Science of the Total Environment. The research has examined two species that are widely used in urban environments, namely the London plane (Platanus × acerifolia) and the large-leaved linden (Tilia platyphyllos), to assess the consequences on the physiological and biochemical processes of the two species.

The results showed a delay of about two months in the onset of winter dormancy, i.e. the resting period that allows the plants to get through winter ‘in a sleeping condition’, but only for plane trees, which are in fact more sensitive to night lighting than linden trees.

“Street lighting disturbs the natural physiological processes and circadian rhythms of all living organisms, including the ‘green citizens’ that populate our streets,” explain Dr Marco Landi, researcher at the University of Pisa, and Dr Ermes Lo Piccolo, researcher at the University of Florence.

foto di albero illuminato da lampione a led


The experiment conducted at the Department of Agricultural, Food and Agri-Environmental Sciences by researchers Lucia Guidi, Marco Landi, Giulia Lauria, Ermes Lo Piccolo, Rossano Massai and Damiano Remorini involved 15 specimens of each species, 5 of which constituted the control group while 10 were illuminated with LEDs at about 2 metres from the ground (30 cm from the crown). The observation thus involved the leaves in three phenological stages (young, mature, senescent).

On a physiological level it was found that mature tree leaves in both species have a lower rate of CO2 assimilation at dawn. According to the researchers, this is a kind of temporary ‘hangover effect’, as the plant has photosynthesised during night hours because of lighting.

There are currently around 326 million streetlights in the world, and the number will rise to 361 million by 2029, which is a major problem for energy consumption. While a solution may be the use of LED streetlights, it is necessary to understand their effects on trees, as this technology has a different light spectrum, peaking in the blue and red regions, from, for example, the old street lamps, which peak in the yellow-red region.
“Our study,” concludes Prof. Remorini, “represents a first step in this direction, the aim being to provide useful indications in terms of sustainability and of the livableness of our cities for all living organisms.”

Un autunno posticipato anche di due mesi in città per l’impatto dei lampioni LED su alcune specie di alberi. Lo scenario emerge da uno studio pionieristico dell’Università di Pisa sugli effetti dell’illuminazione urbana che adotta la tecnologia LED pubblicato sulla rivista Science of the Total Environment. La ricerca ha preso in esame due specie ampiamente utilizzate negli ambienti cittadini, il platano comune (Platanus × acerifolia) e il tiglio nostrale (Tilia platyphyllos), per valutare le conseguenze sui processi fisiologici e biochimici delle due specie.
I risultati hanno evidenziato un ritardo di circa due mesi dell’inizio della “dormienza invernale” (cioè il riposo che permette alle piante di superare "in condizione di sonno" la stagione avversa), ma solo per i platani che infatti, da questo punto di vista, risultano più sensibili all’illuminazione notturna rispetto ai tigli.

Per entrambe le specie, è inoltre emerso che le foglie mature degli alberi hanno un tasso di assimilazione di CO2 inferiore all'alba. Secondo i ricercatori si tratterebbe di una sorta di temporaneo “effetto hangover”, dato che la pianta a causa dell’illuminazione ha fotosintetizzato durante le ore notturne.


foto di albero illuminato da lampione a led


“L'illuminazione dei lampioni disturba i processi fisiologici naturali e i ritmi circadiani di tutti organismi viventi, compresi i "cittadini verdi” che popolano le nostre strade”, spiegano Marco Landi, ricercatore presso l’Università di Pisa ed Ermes Lo Piccolo, a Pisa quando è stato fatto lo studio e ora ricercatore presso l’Università degli Studi di Firenze.
Come ricorda la ricerca, attualmente ci sono circa 326 milioni di lampioni nel mondo, e il numero salirà a 361 milioni entro il 2029, il che rappresenta un grave problema per il consumo energetico. Se una soluzione può essere l'utilizzo dei lampioni a LED è però necessario capirne gli effetti sugli alberi, poiché questa tecnologia ha uno spettro luminoso diverso, con un picco nelle regioni blu e rosse, rispetto ad esempio alle vecchie lampade, che hanno un picco nella regione giallo-rossa.

“Il nostro studio – conclude il professore Damiano Remorini dell’Università di Pisa - rappresenta un primo passo in questo senso, l’obiettivo è di fornire indicazioni utili dal punto di vista della sostenibilità e della vivibilità di tutti gli organismi viventi nelle nostre città”.

La sperimentazione condotta al Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell’Ateneo pisano dai ricercatori e docenti Lucia Guidi, Marco Landi, Giulia Lauria, Ermes Lo Piccolo, Rossano Massai e Damiano Remorini ha riguardato, per ciascuna specie, 15 esemplari: 5 hanno costituito il gruppo di controllo e 10 invece sono stati illuminati a LED a circa 2 metri da terra (30 cm dalla chioma). L’osservazione ha quindi riguardato le foglie in tre stadi fenologici (giovani, mature, senescenti).

Con l’obiettivo di sviluppare una piattaforma digitale per tracciare le attività relative al ciclo di vita degli edifici, ha preso avvio BUILDCHAIN, un progetto di ricerca fortemente interdisciplinare coordinato dall’Università di Pisa a cui partecipano 11 partner europei. Finanziato dalla Commissione europea nell’ambito del programma Horizon Europe con un totale di 5.182.600 milioni di euro – di cui circa 681.650 euro destinati all’Università di Pisa – ha come responsabile scientifico Pietro Croce, professore associato di Tecnica delle Costruzioni presso il Dipartimento di Ingegneria Civile e Industriale.

“L'idea di BUILDCHAIN è quella di costruire una base di conoscenza digitale avanzata finalizzata al tracciamento di tutte le attività relative al ciclo di vita degli edifici – spiega il professor Croce – A partire dalle direttive dell'UE riguardanti la sostenibilità, la resilienza e l'efficienza energetica del patrimonio edilizio, si intende fornire una piattaforma digitale (LogBook) in cui vari attori a diverso titolo coinvolti nella costruzione e gestione di insiemi vasti di edifici possano condividere le loro conoscenze, compresi i certificati di qualità e le credenziali, in modo che si possa registrare e tracciare ogni informazione, attività e cambiamento, anche al fine di migliorare la sostenibilità”.

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Il progetto estenderà gli strumenti e le funzionalità già disponibili in un Digital Building LogBook (DBL) esistente, utilizzato dal Comune di Firenze per la gestione e l'amministrazione di un vasto insieme di edifici (circa duemilacinquecento), con funzionalità, strumenti e dati innovativi, e, con l'ausilio di un grafico della conoscenza decentralizzato (DKG), proporrà una soluzione open source basata su blockchain.

Il software DKG includerà ontologie specifiche relative agli edifici, in modo che tutte le conoscenze e le informazioni sul ciclo di vita dell’edificio possano essere registrate, archiviate e continuamente aggiornate, fornendo strumenti e interfacce per le diverse parti interessate (tecnici, costruttori, gestori, conservatori, manutentori, ecc), per pubblicare, tracciare, condividere, modificare, aggiornare e recuperare dati e persino introdurre modelli commerciali in un'economia di mercato. L'integrazione delle informazioni e la loro elaborazione potrà supportare la definizione delle più opportune politiche di gestione del patrimonio edilizio anche al fine dell’allocazione ottimale delle risorse disponibili nell'ambito delle strategie di pianificazione degli interventi per grandi popolazioni di edifici.

pietro_croce.jpegIl professor Pietro Croce.

L’innovativo DBL, caratterizzato da un’implementazione multiscala e multilivello, sarà integrato con diverse nuove funzionalità, che includono il monitoraggio strutturale, la vulnerabilità sismica, l’adattamento nei confronti dei cambiamenti climatici, anche ai fini della gestione operativa su scala urbana di eventi climatici estremi, e la valutazione del ciclo di vita degli edifici. Particolare attenzione sarà dedicata all'interoperabilità tra i sistemi legacy e gli strumenti esistenti, quali, per esempio, i modelli BIM (Building Information Modeling) generali e i modelli H-BIM (Heritage BIM), specificamente impiegati nell’ambito della conservazione dei beni culturali, anche al fine di definire un sistema di avviso e allerta automatizzato, basato sull'Intelligenza Artificiale, l’apprendimento automatico e i "gemelli digitali". Le nuove applicazioni basate sul DBL saranno testate su progetti pilota incentrati su edifici storici e strategici, e su insiemi di edifici. Scopo del progetto è di pervenire, in accordo con le politiche dell'UE, a un ambiente costruito più intelligente e sostenibile, aprendo mercati innovativi e favorendo nuova creazione di valore.

BUILDCHAIN (BUILDing knowledge book in the blockCHAIN distributed ledger. Trustworthy building life-cycle knowledge graph for sustainability and energy efficiency) ha una durata triennale e ha come altri partner SZTAKI (Institute for Computer Science and Control) – Budapest (HU); l’Università di Granada (ES); ZAG (Slovenia National Building and Civil Engineering Institute) – Lubiana (SI); Università di Lubiana (SI); Athens University of Economics and Business Research Center – Atene (GR); Origin Trail (Prospeh) – Lubiana (SI); RINA Consulting – Genova (IT); CLIO srl – Lecce (IT); Comune di Firenze (IT); BEXEL Consulting – Belgrado (RS); PRP – Lubiana (SI).

È uscita la 20° edizione del QS World University Rankings, la classifica redatta dall’agenzia Quacquarelli Symonds che valuta le università nel loro complesso. In un’edizione rinnovata quest’anno nella struttura di ponderazione degli indicatori e nell’inclusione di nuove metriche, l’Università di Pisa sale di 55 posizioni, collocandosi al 349° posto a livello globale e 8° in Italia, grazie in parte alla riduzione del peso attribuito al rapporto tra numero di studenti e numero di docenti che finora penalizzava il modello italiano rispetto a quello anglosassone. Sui nuovi indicatori che misurano la rete di ricerca internazionale e l’impatto sulla società Unipi ottiene un ottimo punteggio, posizionandosi rispettivamente al 209° e 182° posto su scala globale.

L’Università di Pisa è da anni presente nei principali ranking internazionali, stilati da agenzie specializzate o testate giornalistiche. Queste classifiche hanno acquisito nel tempo una rilevanza sempre maggiore nell’affermare il prestigio degli atenei e sono diventati un punto di riferimento importante per tutti i portatori di interesse nei confronti delle istituzioni universitarie: studenti, ricercatori, aziende, organizzazioni ed enti governativi.

I ranking sono tuttavia il risultato di una combinazione di più fattori basata su criteri, qualitativi e quantitativi, che differiscono a seconda dell’ente valutatore. Per questo è importante mantenere una visione di insieme della posizione nelle principali classifiche e valutare attentamente punti di forza e di debolezza che emergono dai diversi indicatori nelle macroaree oggetto di valutazione, produzione scientifica, indicatori dimensionali, riconoscimenti e indagini reputazionali.

Tra i punti più deboli su cui lavorare c’è ad esempio l’internazionalizzazione (sia per la componente studente che docente) e gli indicatori connessi alla conoscenza a livello internazionale delle attività di ricerca a formative di Unipi. L’Università di Pisa ha già messo in campo diverse attività per migliorare il proprio livello di internazionalizzazione, tra queste l’adesione a Circle U., l'Alleanza universitaria europea di cui fa parte il nostro ateneo insieme ad altri 8 prestigiosi atenei europei. Sul piano della propria immagine all’esterno l’Ateneo si sta impegnando per potenziare il rapporto con aziende e potenziali investitori nella ricerca e, più in generale, per migliorare le proprie strategie di comunicazione.

La nostra specie è capace degli atti più violenti mai registrati in natura. Tuttavia, siamo anche in grado di risolvere i nostri conflitti e di ripristinare relazioni pacifiche, e questo ci permette di vivere in società complesse. Per esplorare le radici evolutive di tale capacità, un team italo-etiope guidato dalla professoressa Elisabetta Palagi dell’Università di Pisa studierà le scimmie gelada come specie modello per la risoluzione dei conflitti, un argomento mai esplorato prima. Il progetto intitolato “Science for reconciliation: What an Ethiopian monkey tells us about peace-making” è l’unico italiano i 24 finanziati dalla Leakey Foundation, istituzione nata nel 1968 con l’obiettivo di aumentare conoscenza e comprensione delle origini umane, dell'evoluzione, del comportamento e della sopravvivenza.


Il team dell’Ateneo pisano in collaborazione con il gruppo della professoressa Bezawork Afework della Addis Ababa University lavorerà in un'area non protetta intorno a Debre Libanos in Etiopia per raccogliere dati comportamentali e genetici sul gelada, una specie di primate endemico etiope che vive in società complesse con gruppi che si associano a differenti livelli gerarchici. Questa struttura sociale, simile alla nostra, rende il gelada un buon modello per studiare la risoluzione naturale dei conflitti all'interno e tra i gruppi.

“Vogliamo indagare le tattiche comunicative multimodali utilizzate durante i conflitti intergruppo e la tendenza soggettiva a mettere in atto comportamenti cooperativi e riparatori in base alla parentela, al sesso, al rango gerarchico – spiega Elisabetta Palagi - l'obiettivo è ambizioso e speriamo di poterlo raggiungere arrivando anche a costituire un team di ricerca a lungo termine composto da studiosi etiopi e italiani. Da questo punto di vista, lo scopo generale del progetto va anche oltre i risultati scientifici, puntando a costruire una vera e propria piattaforma cooperativa che coinvolge un paese africano e uno europeo”.

The 20th edition of the QS World University Ranking compiled by the “Quacquarelli Symonds” agency, which makes an overall assessment of universities, has been published. This year, with a revamped edition in the weighting structure of the indicators and in the inclusion of new metrics, the University of Pisa climbs 55 positions, placing itself 349th globally and 8th in Italy. This is partially thanks to the reduction in the weight attributed to the ratio between the number of students and the number of lecturers, which until now had penalised the Italian model compared to the Anglo-Saxon model. In fact, Unipi scores very well, ranking 209th and 182nd on a global scale, based on the new indicators which measure the international research network and the impact on society.

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For years, the University of Pisa has had a place in the main international rankings drawn up by specialised agencies and newspapers. Over time, these rankings have become increasingly important in affirming the prestige of universities and have become an important point of reference for all interested parties in university institutions: students, researchers, companies, organisations, and government bodies.

However, the rankings are the result of a combination of several factors based on both qualitative and quantitative criteria that differ depending on the evaluating body. For this reason, it is important to maintain an overview of the position in the main rankings and to carefully assess the strengths and weaknesses that emerge from the various indicators in the macro-areas assessed, such as scientific production, size indicators, awards, and reputational surveys.

For example, the weakest points to be worked include internationalisation (for both students and lecturers) and the indicators of how well Unipi’s research and teaching activities are known internationally. The University of Pisa has already implemented various activities to improve its level of internationalisation, including membership to Circle U., the European University Alliance to which our university belongs along with eight other prestigious European universities. In terms of its external image, the university is working on strengthening relations with companies and potential investors in research and more broadly to improve its communication strategies.

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