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Martedì, 04 Luglio 2023 12:31

Rumba de Bodas in concerto

Sabato 21 luglio alle 22, ad Arno Vivo (Lungarno bruno buozzi 1), si tiene il concerto dei "Rumba de Bodas", organizzato dall’Associazione studentesca “Isola del Jazz”.

I Rumba de Bodas sono un gruppo fondato  nel 2008 da otto ragazzi bolognesi. La loro musica fonde ska, funk, ritmi latini e afro.

Hanno partecipato a festival come  Boomtown Fair, Fusion Festival, Edinburgh Jazz Festival, Cous Cous Festival, Irlanda in Festa, Montreux Jazz Festival, Seoul Music Week 2019, SulaFest 2020

La formazione:

  • Rachel Doe – vocals
  • Mattia Francheschini – keys/synth
  • Alessandro Orefice – drums
  • Giacomo Vianello Vos – bass
  • Fabio Scalmana - trumpet
  • Kim Gianesini - Saxophone
  • Alain - Guitar

Il concerto è realizzato con il contributo dell'Università di Pisa per le attività studentesche autogestite.

Info: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 

Pisa – Il 4 luglio alle 18 si inaugura al Museo della Grafica (Lungarno Galileo Galilei, ) la mostra Fashion, Sport, Tourism. L’esposizione, aperta sino al 29 ottobre 2023, presenta opere grafiche, manifesti, abiti e video dal primo ‘900 a oggi. Splendide storie di moda, di sport e turismo interpretati da grandi stilisti: da Elsa Schiaparelli a Emilio Pucci, Bally, Caruso, Purest, Lacoste, Miu Miu, da Pisa a Saint Tropez, alla Svizzera. Le opere compongono un originale percorso fra strategie e i modelli di comunicazione che intersecano i linguaggi del teatro e del cinema, della grafica e della pubblicità.

La mostra, realizzata dal Museo della Grafica (Comune di Pisa, Università di Pisa) e dall’Università della Svizzera Italiana, si inserisce all’interno del programma del convegno internazionale “Factum2023. La comunicazione della moda: tra tradizione e futuri sviluppi digitali”. L’evento, sulle pratiche di comunicazione nell’ambito dell'industria della moda e su come incidono sulla società, si svolge dal 3 al 5 luglio, al "Centro Congressi Le Benedettine” dell’Università di Pisa. Fra i partecipanti studiosi e docenti provenienti da numerose università italiane e internazionali fra cui Lorenzo Cantoni dell'USI, Nadzeya Sabatini della Gdańsk della University of Technology e dell'USI, Teresa Sabada dell'ISEM Fashion Business School, Università di Navarra, e Veronica Neri e Alessandro Tosi, direttore del Museo della Grafica, per l’Ateneo pisano.

 

Un linguaggio comune e una metodologia di collaborazione per vincere insieme la sfida delle nuove tecnologie. Università e impresa stringono una nuova alleanza grazie a Planet 4, il progetto europeo coordinato dall’Università di Pisa che dalla fine del 2020 è attivo per colmare il divario tra la ricerca scientifica su Intelligenza Artificiale (AI) e Machine Learning (ML) e la sua applicazione industriale come tecnologia abilitante per il paradigma dell’Industria 4.0.

Un progetto ambizioso, i cui risultati si rivolgono, potenzialmente, a una platea di circa 20 milioni di piccole e medie imprese – tante sono le PMI dell’Unione Europea in ritardo nell’adozione delle moderne tecnologie digitali 4.0.  

“Il modello dell’Industria 4.0 impone alle PMI europee di affrontare con maggior decisione il progresso tecnologico, se vogliono mantenere la propria competitività sul mercato globale – spiega Daniele Mazzei, professore associato del Dipartimento di Informatica dell’Università di Pisa e team leader del progetto – Con Planet4 abbiamo lavorato, in primo luogo, per migliorare la comunicazione tra il mondo accademico e le piccole e medie imprese europee sul fronte delle nuove tecnologie, creando un vero e proprio Esperanto dell'Industria 4.0. Questo ci ha permesso di sviluppare una nuova forma di collaborazione tra Università e impresa che rappresenta un’evoluzione del tradizionale trasferimento tecnologico. Il nuovo modello, infatti, permette di individuare in modo puntuale le necessità aziendali di adattamento al nuovo paradigma 4.0 e le migliori tecnologie per soddisfare tali bisogni. Questo secondo un percorso operativo che si articola in tre passaggi fondamentali: identificazione della sfida, fase di ricerca e proposta della soluzione”.

Grazie a Planet4, i cui risultati saranno presentati a Pisa il 2 ottobre, in occasione della conferenza finale del progetto, sono stati messi a punto due strumenti strategici per il futuro dell’Industria 4.0 europea e che rispondono ad esigenze di diversa complessità.

Il primo è il Planet4 Taxonomy Explorer, una sorta di “motore di ricerca” per l’industria 4.0 e i suoi bisogni, che permette alle imprese di individuare, tra fonti accademiche e aziendali, possibili soluzioni alle proprie necessità, navigando tra quelle già adottate da altre realtà per risolvere problematiche simili alle loro, per poi svilupparle in autonomia. Ad oggi questa “tassonomia” comprende già 32 sfide/bisogni aziendali e 147 tecnologie abilitanti. 

Si ispira al Challenge-Based Learning di Apple, invece, il Challenge & Solution Template, il secondo strumento messo a punto dal progetto, che consente una maggior personalizzazione delle soluzioni. Il template, infatti, guida l’impresa attraverso un percorso a tappe prestabilite che vanno dalla definizione della sfida e del contesto aziendale, fino ad arrivare all’individuazione delle soluzioni tecnologiche necessarie a raggiungere gli obiettivi di partenza nei tempi previsti, passando anche da una valutazione della fattibilità, sia tecnica che economico-manageriale, della soluzione da adottare.

Completa il modello Planet4 l’attività di formazione che le Università sono chiamate a svolgere affinché la trasformazione digitale delle PMI europee possa avvenire in modo compiuto. Formazione rivolta tanto ai propri studenti, ossia ai lavoratori del futuro, che dovranno necessariamente saper utilizzare le tecnologie 4.0, che al mondo delle imprese, affinché possano prendere le proprie decisioni con la necessaria consapevolezza.

Oltre all’Università di Pisa (Coordinatrice), fanno parte di Planet4 anche: Panepistemioypole Ioanninon (Grecia); Elecnor Sa (Spagna); Viesoji Istaiga Kauno Mokslo Ir Technologiju Parkas (Lituania); Zerynth SpA (Italia e spinoff di UniPi); Bobst Bielefeld Gmbh (Germania); Ohs Engineering Gmbh (Germania); Exquisite Srl (Romania); Universitat Ramon Llull Fundacio (Spagna); Politechnika Rzeszowska Im Ignacego Lukasiewicza Prz (Polonia); Valuedo Srl (Italia). Lanciato il 1° novembre 2020, il progetto si concluderà il 31 ottobre 2023.

In the week from 22 to 28 June, 34 Chinese students arrived in Pisa for an internship period to be carried out in various facilities at our university. The students are enrolled in the two double master’s degrees, one in Marine Biology and one in Food Biosecurity and Quality, that the University of Pisa has activated with Zhejiang Ocean University.

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The partnership with the university in China dates back to 2015 and in 2017 led to the establishment of the “Zhejiang Ocean University – University of Pisa Marine Graduate School”, the only Sino-Italian school officially recognised by the Chinese government. This year the face-to-face internship took place for the first time in Pisa, made impossible until now because of the pandemic.

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Representatives of the university’s International Office welcomed 34 Chinese students and their teachers at Palazzo Vitelli and after a presentation and a visit to Palazzo alla Giornata and La Sapienza, the programme went underway with speeches by the lecturers of the two departments, coordinated by the directors of the two programmes, Professor Ferruccio Maltagliati and Professor Andrea Serra. The internship was carried out in the facilities of the two departments and concluded with a visit to the “Enrico Avanzi” Agro-Environmental Research Centre.

Nella settimana dal 22 al 28 giugno 34 studenti cinesi sono arrivati a Pisa per il periodo di internship da svolgere in diverse strutture del nostro ateneo. Gli studenti sono iscritti ai due doppi titoli di laurea magistrale, uno in Biologia Marina e uno in Biosicurezza e qualità degli alimenti che l’Università di Pisa ha attivato con la Zhejiang Ocean University.

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La partnership con l’università cinese risale al 2015 e ha portato nel 2017 alla costituzione della “Zhejiang Ocean University - University of Pisa Marine Graduate School”, unica scuola sino-italiana riconosciuta ufficialmente dal governo cinese. Quest’anno per la prima volta si è svolto l’internship in presenza a Pisa, resa finora impossibile a causa della pandemia.

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Rappresentanti dell’Ufficio Internazionale dell’ateneo hanno accolto i 34 studenti cinesi e i loro insegnanti a Palazzo Vitelli e dopo una presentazione e la visita del Palazzo alla Giornata e della Sapienza, il programma è entrato nel vivo con interventi da parte dei docenti dei due dipartimenti, coordinati dai direttori dei due programmi, il professor Ferruccio Maltagliati e il professorAndrea Serra. L’internship è stato svolto presso le strutture dei due dipartimenti e si è concluso con la visita del Centro di Ricerche Agro-Ambientali "Enrico Avanzi".

Mercoledì 5 luglio, alle ore 11, all’ingresso del cantiere di via Giunta Pisano sarà posata la prima pietra del nuovo polo didattico di Ingegneria, che è posto all’interno dell’area di via Diotisalvi, ma è raggiungibile anche da via Giunta Pisano.

Interverranno il rettore Riccardo Zucchi, il prorettore all’Edilizia, Francesco Leccese, il presidente della Scuola Interdipartimentale di Ingegneria, Gabriele Pannocchia, e i direttori dei tre Dipartimenti di Ingegneria, Andrea Caiti (DII), Rocco Rizzo (DESTEC) e Maria Vittoria Salvetti (DICI).

Con loro saranno presenti il professor Luca Lanini, coordinatore del gruppo di professori dell’Ateneo che ha predisposto la progettazione dell’opera, Fabio Bianchi della Direzione Edilizia, che è il responsabile del procedimento e coordinatore dell’intervento, Michela Bertini della stessa Direzione, che si occupa della direzione dei lavori in un team composto da tecnici interni e professionisti esterni all’Ateneo.

Con l’approvazione del nuovo progetto da parte della Commissione Europea, l’Alleanza Universitaria Europea Circle U. passa alla sua seconda fase e si prepara ad affrontare nuove sfide e obiettivi. Finanziato con 12,8 milioni di euro, “Circle U. 2030” avrà una durata di quattro anni e continuerà a sviluppare e promuovere iniziative di eccellenza sul piano della formazione, della ricerca e dell’innovazione per costruire società più sostenibili, democratiche e attente alla salute dell’uomo. In totale sono nove le università europee che fanno parte dell’Alleanza: oltre l’Università di Pisa, Aarhus University (Danimarca), Humboldt-Universität zu Berlin (Germania), King’s College London (UK), Université Paris Cité (Francia), Università di Belgrado (Serbia), Università di Louvain (Belgio), Università di Oslo (Norvegia) e Universität Wien (Austria).

Nel nuovo progetto ci sono molte novità. La prima è l’Open Campus, che diventerà punto di accesso unico per tutte le opportunità formative di Circle U. Sarà inoltre istituito un quarto Knowledge Hub che si occuperà di un nuovo tema, oltre a quelli esistenti su climate, democracy e global health. Quattro piattaforme collaborative permetteranno alle università di Circle U., alle loro comunità e ai partner associati di promuovere l’innovazione nella formazione, promuovere il multilinguismo, sostenere i ricercatori a inizio carriera e valorizzare le iniziative imprenditoriali di studenti. L’Academic Chair programme, sarà ampliato con un programma di Fellows, potendo così favorire i contatti tra accademici, ricercatori, studenti e partner associati e globali.

 

 

Con la nuova fase di Circle U. l’Università di Pisa coordinerà il gruppo di lavoro sul “Social Engagement” e, al suo interno, sarà responsabile di due task force specifiche: la prima è “Mapping the regional needs for an open discovery process”; l’altra è “Developing, scaling up and offering innovative educational activities that equip students to contribute to societal impact”. L’Ateneo pisano sarà inoltre responsabile di altre due task force all’interno del gruppo di lavoro “Creating interdisciplinary and innovative teaching and learning opportunities”: una si occuperà delle “Short-term blended activities”, con il compito di organizzare i corsi brevi in comune con gli altri partners; l’altra è “Boosting the societal impact of research and innovation in the Knowledge Hubs and expanding the ERIA pilot activities for citizens and society involvement in research and innovation”, con il compito di organizzare di lectures e seminari per il coinvolgimento di cittadini e della società.

“La risposta positiva della Commissione Europea alla nuova proposta di Circle U. ci riempie di orgoglio – commenta il rettore dell’Università di Pisa Riccardo Zucchi – Abbiamo partecipato attivamente alla fase di progettazione tramite la realizzazione di numerose attività in tutte e tre le aree tematiche degli Knowledge Hubs".

"Per il nuovo progetto “Circle U. 2030” - continua il rettore - ci siamo proposti come coordinatori di un settore cruciale, quello del “Social Engagement”, su cui in generale stiamo puntando molto come Ateneo. Stiamo infatti mettendo in atto molte iniziative volte ad attivare processi di interazione diretta dell’università con la società civile e il tessuto imprenditoriale, con l’obiettivo di promuovere la crescita economica e sociale del territorio. Ne è esempio lo Start Attractor presentato pochi giorni fa al convegno Converging Skills. Nel nuovo progetto saremo inoltre in prima linea nel formulare proposte operative per la definizione del quarto Knowledge Hub e nell’ideare e sperimentare nuove forme di insegnamento, tra cui le cosiddette micro-credenziali. Mi auguro che in questa nuova fase le componenti della comunità accademica di tutte le aree disciplinari del nostro Ateneo possano dare il loro contributo e partecipare in prima persona allo sviluppo e alla crescita di Circle U”.

Bjørn Stensaker, vicerettore dell’Università di Oslo e coordinatore del progetto "CU2030", esprime il suo entusiasmo: "L’approvazione di questo nuovo progetto è innanzitutto un riconoscimento del lavoro svolto dalle nostre nove università dal 2020. Nella fase pilota, abbiamo costruito una solida base per una cooperazione unitaria, basata sulla fiducia reciproca, sulla dedizione condivisa e sul dialogo continuo. Stiamo effettivamente plasmando il futuro delle nostre università. Nei prossimi quattro anni, rafforzeremo il nostro ecosistema condiviso, moltiplicheremo le opportunità e renderemo Circle U. una realtà per i nostri studenti, il nostro personale e i nostri partner".

Vincent Blondel, rettore dell’UCLouvain e presidente di Circle U., prosegue: "I partner di Circle U. sono impegnati a lungo termine e ci siamo impegnati a continuare questi processi di trasformazione anche dopo la fine dei periodi di finanziamento. Man mano che impariamo dalle nostre esperienze e cresciamo, avremo un impatto maggiore e diventeremo veramente l'università del domani".

Continuando a sperimentare nuove forme di cooperazione nella didattica e nella ricerca, Circle U. aumenterà le opportunità formative per i circa 500mila studenti delle 9 università: Summer e Winter Schools, seminari e public lectures, open courses, attività di apprendimento basate su challenge, moduli di competenze linguistiche e interculturali, corsi e programmi congiunti. Entro il 2030, Circle U. diventerà un’autentica Università Europea integrata: inclusiva, interdisciplinare e orientata alla ricerca, in cui studenti e personale in tutta Europa lavorano insieme all’interno di un ecosistema condiviso con strumenti, procedure e infrastrutture comuni.

ABOUT CIRCLE U.

Aarhus Universitet (Danimarca), Humboldt-Universität zu Berlin (Germania), King's College London (Regno Unito), UCLouvain (Belgio), Università di Pisa (Italia), Universität Wien (Austria), Université Paris Cité (Francia), Universitetet i Oslo (Norvegia) e Univerzitet u Beogradu (Serbia) hanno deciso di unire competenze e interessi comuni per costruire un'università europea chiamata Circle U. Entro il 2030, Circle U. sarà un'alleanza inclusiva, orientata alla ricerca e interdisciplinare, che offrirà un'eccezionale istruzione, ricerca e innovazione interdisciplinare attraverso un ecosistema innovativo e adattabile, al fine di promuovere società più sostenibili, democratiche e salutari.

I numeri di Circle U. dal suo lancio nel 2020

  • 49 Academic Chairs nominati per guidare le iniziative didattiche e di ricerca di Circle U.
  • 3 Knowledge Hub come spazi interdisciplinari per accademici, ricercatori, studenti e partner per lo sviluppo congiunto di attività di didattica, insegnamento e ricerca sui temi prioritari di Circle U. - climate, democracy e global health.
  • 6 Circle U. Challenge per fornire a studenti e personale le competenze per sviluppare soluzioni sostenibili a sfide reali.
  • 1 Think&Do Tank per promuovere la riflessione e l'azione verso un'istruzione sostenibile e innovativa.
  • 1 Female Founder Network per sostenere l'imprenditorialità e l'innovazione guidate da studentesse.
  • 152 studenti e dottorandi hanno partecipato a 5 scuole estive organizzate nel 2022.
  • Circa 250 studenti e dottorandi parteciperanno a 5 scuole estive organizzate nel 2023.
  • 18 programmi e corsi congiunti per offrire opportunità di apprendimento uniche agli studenti.
  • 1.397 studenti, ricercatori e pubblico hanno partecipato a una dozzina di seminari tematici e conferenze pubbliche organizzate nel 2021 e nel 2022.
  • 5 strumenti di finanziamento e progetti di mobilità per promuovere la ricerca e l'innovazione interdisciplinare e sostenere i ricercatori in fase iniziale.
  • 24 progetti finanziati dal Circle U. seed-funding scheme nel 2021 e nel 2022 per stimolare iniziative dal basso.
  • 10 policy papers che si concentrano su diversi argomenti, tra cui l'istruzione sostenibile, la diversità, la sostenibilità e la qualità.

Informazioni

Contact our Secretary General (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) or our communication team (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.)

Un linguaggio comune e una metodologia di collaborazione per vincere insieme la sfida delle nuove tecnologie. Università e impresa stringono una nuova alleanza grazie a Planet 4, il progetto europeo coordinato dall’Università di Pisa che dalla fine del 2020 è attivo per colmare il divario tra la ricerca scientifica su Intelligenza Artificiale (AI) e Machine Learning (ML) e la sua applicazione industriale come tecnologia abilitante per il paradigma dell’Industria 4.0.

Un progetto ambizioso, i cui risultati si rivolgono, potenzialmente, a una platea di circa 20 milioni di piccole e medie imprese – tante sono le PMI dell’Unione Europea in ritardo nell’adozione delle moderne tecnologie digitali 4.0.  

“Il modello dell’Industria 4.0 impone alle PMI europee di affrontare con maggior decisione il progresso tecnologico, se vogliono mantenere la propria competitività sul mercato globale – spiega Daniele Mazzei, professore associato del Dipartimento di Informatica dell’Università di Pisa e team leader del progetto – Con Planet4 abbiamo lavorato, in primo luogo, per migliorare la comunicazione tra il mondo accademico e le piccole e medie imprese europee sul fronte delle nuove tecnologie, creando un vero e proprio Esperanto dell'Industria 4.0. Questo ci ha permesso di sviluppare una nuova forma di collaborazione tra Università e impresa che rappresenta un’evoluzione del tradizionale trasferimento tecnologico. Il nuovo modello, infatti, permette di individuare in modo puntuale le necessità aziendali di adattamento al nuovo paradigma 4.0 e le migliori tecnologie per soddisfare tali bisogni. Questo secondo un percorso operativo che si articola in tre passaggi fondamentali: identificazione della sfida, fase di ricerca e proposta della soluzione”.

Grazie a Planet4, i cui risultati saranno presentati a Pisa il 2 ottobre, in occasione della conferenza finale del progetto, sono stati messi a punto due strumenti strategici per il futuro dell’Industria 4.0 europea e che rispondono ad esigenze di diversa complessità.

Il primo è il Planet4 Taxonomy Explorer, una sorta di “motore di ricerca” per l’industria 4.0 e i suoi bisogni, che permette alle imprese di individuare, tra fonti accademiche e aziendali, possibili soluzioni alle proprie necessità, navigando tra quelle già adottate da altre realtà per risolvere problematiche simili alle loro, per poi svilupparle in autonomia. Ad oggi questa “tassonomia” comprende già 32 sfide/bisogni aziendali e 147 tecnologie abilitanti.

 

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Il gruppo dell'Università di Pisa che coordina il progetto Planet4. Dall'alto in senso orario: Daniele Mazzei (team leader), Riccardo Amadio, Roberto Figliè e Daniele Atzeni 

 

Si ispira al Challenge-Based Learning di Apple, invece, il Challenge & Solution Template, il secondo strumento messo a punto dal progetto, che consente una maggior personalizzazione delle soluzioni. Il template, infatti, guida l’impresa attraverso un percorso a tappe prestabilite che vanno dalla definizione della sfida e del contesto aziendale, fino ad arrivare all’individuazione delle soluzioni tecnologiche necessarie a raggiungere gli obiettivi di partenza nei tempi previsti, passando anche da una valutazione della fattibilità, sia tecnica che economico-manageriale, della soluzione da adottare.

Completa il modello Planet4 l’attività di formazione che le Università sono chiamate a svolgere affinché la trasformazione digitale delle PMI europee possa avvenire in modo compiuto. Formazione rivolta tanto ai propri studenti, ossia ai lavoratori del futuro, che dovranno necessariamente saper utilizzare le tecnologie 4.0, che al mondo delle imprese, affinché possano prendere le proprie decisioni con la necessaria consapevolezza.

Oltre all’Università di Pisa (Coordinatrice), fanno parte di Planet4 anche: Panepistemioypole Ioanninon (Grecia); Elecnor Sa (Spagna); Viesoji Istaiga Kauno Mokslo Ir Technologiju Parkas (Lituania); Zerynth SpA (Italia e spinoff di UniPi); Bobst Bielefeld Gmbh (Germania); Ohs Engineering Gmbh (Germania); Exquisite Srl (Romania); Universitat Ramon Llull Fundacio (Spagna); Politechnika Rzeszowska Im Ignacego Lukasiewicza Prz (Polonia); Valuedo Srl (Italia). Lanciato il 1° novembre 2020, il progetto si concluderà il 31 ottobre 2023.

L’esperimento IceCube, il più grande telescopio di neutrini del mondo che da oltre dieci anni studia il cosmo dalle profondità dei ghiacci dell’Antartide, ha realizzato una nuova e inaspettata osservazione: un’emissione diffusa di neutrini di energie molto elevate, da 500 GeV fino a diversi PeV, concentrata lungo la Via Lattea. La scoperta, che apre una nuova finestra sull’astrofisica delle alte energie nella nostra galassia, è stata possibile anche grazie all’impiego di nuovi modelli teorici di emissione dei neutrini per l’interpretazione dei dati sperimentali: senza di essi, infatti, non sarebbe stato possibile identificare il tenue bagliore di neutrini della nostra galassia. Uno dei modelli teorici utilizzato, chiamato KRA_gamma, è stato sviluppato da un gruppo di ricercatori italiani dell’INFN e delle Università di Pisa, Federico II di Napoli, Sapienza di Roma, in collaborazione con colleghi del GSSI Gran Sasso Science Institute e dell’Università di Stoccolma. I risultati di IceCube sono stati pubblicati su "Science".

IceCube2

IceCube è stato il primo esperimento a rivelare, nel 2013, neutrini astrofisici di altissima energia, inaugurando la cosiddetta astronomia dei neutrini, che oggi consta di cataloghi con centinaia di eventi.
Nel 2018, IceCube ha annunciato l’identificazione di una loro prima sorgente extra galattica, ma ad oggi l'origine della maggior parte dei neutrini rivelati rimane non identificata. Comunque, la distribuzione fortemente isotropa di questi eventi sulla sfera celeste lascia ritenere che essi siano prevalentemente di origine extra galattica.
Tuttavia, anche la Via Lattea deve essere una sorgente di neutrini di altissima energia, perché sappiamo che vengono prodotti nelle collisioni della componente adronica (protoni e nuclei leggeri) dominante nei raggi cosmici diffusi in tutta la galassia con il gas interstellare. E la nuova scoperta di IceCube conferma proprio l’esistenza di una emissione diffusa di natura adronica dalla Via Lattea, che si estende, però, inaspettatamente, fino a energie oltre il PeV, con un flusso ben superiore a quello predetto dai modelli convenzionali di trasporto dei raggi cosmici e in accordo con il modello KRA_gamma. Se i primi fossero stati corretti, IceCube non avrebbe avuto, ancora per diversi altri anni, statistica sufficiente per rivelare l’emissione galattica.
Il risultato che la Collaborazione Scientifica IceCube è riuscita a realizzare, grazie anche all’interpretazione dei dati sperimentali sulla base del nuovo modello teorico, è una conquista scientifica di notevole importanza, che sembra, quindi, riservarci già delle belle sorprese.

Peraltro, questa emissione di neutrini deve avere un corrispettivo nei raggi gamma (radiazione elettromagnetica di altissima energia), che alcuni esperimenti hanno effettivamente osservato, come riportato dai recentissimi risultati della collaborazione LHAASO. Tuttavia, i raggi gamma potrebbero anche essere prodotti da elettroni ultrarelativistici, ad esempio originati da pulsar, solo che, in questo caso, non darebbero luogo a neutrini. Il modello teorico KRA_gamma, utilizzato dalla Collaborazione IceCube, tenendo conto di alcune anomalie precedentemente riscontrate nei dati gamma e usando avanzati strumenti numerici, risulta in ottimo accordo sia con i dati di IceCube sui neutrini, sia con i dati di LHAASO sui raggi gamma.
Queste nuove osservazioni sembrano così implicare che la popolazione di raggi cosmici nelle regioni più interne del piano galattico è più energetica di quella osservata in prossimità della Terra da esperimenti come AMS sulla Stazione Spaziale Internazionale. E, oltre ad avere forti implicazioni per la fisica del trasporto dei raggi cosmici, questo risultato è importante anche perché può aiutarci nel prossimo futuro a comprendere la loro, ancora misteriosa, origine.

IceCube gruppo

I ricercatori del progetto IceCube riuniti a Madison, negli Stati Uniti (Credit: Benjamin Eberhardt).

La tanto attesa scoperta delle interazioni di raggi cosmici nella nostra galassia è un grande progresso nella comprensione dei misteri attorno alle sorgenti di raggi cosmici. Ulteriori preziose conferme e dettagli necessari a completare questi nuovi scenari verranno delle future analisi dei dati di IceCube e dai risultati degli osservatori per raggi gamma e telescopi per neutrini di prossima generazione, come KM3NeT, IceCube Gen 2 e Baikal-GVD. In particolare, KM3NeT, un telescopio simile in dimensioni ad IceCube, è in fase di realizzazione da parte di altro gruppo internazionale di scienziati nel Mare Mediterraneo. Pensato per operare dalle profondità marine in due siti distinti, tra cui la Sicilia, KM3NeT è supportato dallo European Strategy Forum of Research Infrastructures (ESFRI), e inserito nel Piano Nazionale delle Infrastrutture di Ricerca (PNIR) del Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR), e riconosciuto come infrastruttura di ricerca di interesse strategico dalla Regione Siciliana. KM3NeT sarà uno degli esperimenti di punta dell’INFN per i prossimi anni e avrà il piano galattico come principale obbiettivo di osservazione. Anche la collaborazione europea ANTARES, alla quale l’INFN partecipa sin dalle fasi iniziali, sta cercando un eccesso astrofisico di neutrini che segua la distribuzione spaziale ed energetica prevista da questo ultimo aggiornamento del modello KRA_gamma, avendo a disposizione un catalogo ampio di dati, e ha recentemente individuato un possibile eccesso dalle regioni centrali della nostra galassia.

ll telescopio di neutrini IceCube è stato costruito ed è operato dalla National Science Foundation (NSF) con il supporto finanziario e la partecipazione di varie istituzioni membri della Collaborazione IceCube provenienti da quattordici paesi, tra cui l’Università degli Studi di Padova, solo gruppo italiano che partecipa al progetto, il cui contributo è coordinato da Elisa Bernardini del Dipartimento di Fisica e Astronomia.
I modelli impiegati per l’interpretazione dei dati sperimentali dalla collaborazione IceCube e che hanno contribuito all’importante scoperta sono stati elaborati da Daniele Gaggero e Dario Grasso della Sezione INFN di Pisa e dell’Università di Pisa, Antonio Marinelli dell’Università Federico II e della Sezione INFN di Napoli, Alfredo Urbano e Mauro Valli della Sapienza e della Sezione INFN di Roma, in collaborazione con Carmelo Evoli del GSSI e dei Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’INFN e Pedro de La Torre Luque dell’Università di Stoccolma.

In particolare, il modello modello KRA_gamma^5 è stato presentato in Astrophys.J.Lett. 815 (2015) 2, L25 • e-Print: 1504.00227 [astro-ph.HE], e recentemente aggiornato sulla base di nuovi dati in Front.Astron.Space Sci. 9 (2022) 1041838 • e-Print: 2209.10011 [astro-ph.HE].

(fonte: Ufficio Stampa INFN)

Building on the success of the alliance’s pilot projects (Circle U., ERIA and InnovEd4TS), Circle U. will continue developing, offering and supporting outstanding education, research and innovation to contribute to more sustainable, democratic and healthier societies.

With this funding, the Alliance will consolidate and further develop the joint ecosystem. The Open Campus  will become a single entry point for all educational opportunities in Circle U. A fourth Knowledge Hub will be  established tackling a new theme, in addition to the existing ones on climate, democracy and global health. Four collaborative platforms will enable the Circle U. universities, their communities and associated partners to foster educational innovation, boost multilingualism, support early-career researchers and empower student entrepreneurs. The backbone of Circle U., the Academic Chair programme, will be expanded with a Fellow programme, ensuring strong, sustainable and concrete connections between academics, researchers, students as well as associated and global partners.

Whilst continuously testing out new concepts in higher education and research cooperation, Circle U. will scale up and offer a significantly increased range of flexible learning opportunities for half a million students and other learners: summer and winter schools, public conversations and lectures, open courses, challenge-based learning activities, language and intercultural skills modules, joint courses and programmes.

By 2030, Circle U. will be a truly integrated European University –inclusive, interdisciplinary and research-intensive– where students and staff across Europe and beyond work seamlessly together within a shared ecosystem through joint tools, procedures and infrastructure.

With Università di Pisa and Universität Wien now formally project partners, Circle U. and its nine partner universities share the dedication, motivation and resources to maximize the impact of their joint action. With universities from European countries within and outside the European Union, the Alliance is contributing to shaping a multifaceted identity rooted in shared European democratic values. Circle U. is a European and global alliance, whose unique transformational dynamic will also benefit partners outside the EU. 

Bjørn Stensaker, Vice-rector at the University of Oslo and coordinator of the “CU2030” project, shares his enthusiasm: “The selection of this new project is firstly an acknowledgment of the work accomplished by our nine universities and our communities since 2020. In the pilot phase, we have established a solid ground for a unique cooperation, based on mutual trust, shared dedication and continuous dialogue. And we are actually shaping the future of our universities. In the next four years, we will strengthen our shared ecosystem, multiply the opportunities and make Circle U. a reality for our students, staff and partners.

Vincent Blondel, Rector of UCLouvain and President of Circle U., continues: “Circle U. partners are in this for the long run and we are committed to continue these transformational processes long after the funding periods end. As we learn from our experiences and scale up, we will have more impact and truly become the university of tomorrow.

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About CIRCLE U.

We, Aarhus Universitet (Denmark), Humboldt-Universität zu Berlin (Germany), King’s College London (United Kingdom), UCLouvain (Belgium), Università di Pisa (Italy), Universität Wien (Austria), Université Paris Cité (France), Universitetet i Oslo (Norway) and Univerzitet u Beogradu (Serbia), we have agreed to combine our expertise and common interests to build a European University with the name Circle U. By 2030, Circle U. is to be an inclusive, a research-intensive and interdisciplinary alliance delivering outstanding interdisciplinary education, research and innovation through an innovative and adaptive ecosystem, in order to enable more sustainable, democratic and healthier societies. Our students, researchers, staff and partners from civil society, the private and public sectors will strengthen and shape our alliance through a process of co-creation to ensure they have the skillset, mindset and values to interact in meaningful ways to mobilise knowledge for impact.

SOME KEY FIGURES ABOUT CIRCLE U. SINCE ITS LAUNCH IN 2020

  • 49 academic chairs appointed to drive the academic and research actions of Circle U.
  • 3 Knowledge Hubs as interdisciplinary spaces for academics, researchers, students and partners to co-develop learning, teaching and research activities on Circle U.’s priority themes – climate, democracy and global health
  • 6 Circle U. challenges to empower students and staff to develop sustainable solutions to real-life challenges
  • 1 Think&Do Tank to push the reflection and actions towards sustainable and innovative education
  • 1 Female Founder Network to support female student-led entrepreneurship and innovation
  • 152 students and PhD candidates participated in 5 summer schools organised in 2022
  • Around 250 students and PhD candidates will participate in 5 summer schools organised in 2023
  • 18 joint programmes and courses to offer unique learning opportunities to students
  • 397 students, researchers and public audience participated in a dozen of thematic seminars, public lectures, organised in 2021 and 2022
  • 5 funding instruments and mobility schemes to foster interdisciplinary research and innovation and support early-career researchers
  • 24 projects funded by the Circle U. seed-funding scheme in 2021 and 2022 to boost bottom-up initiatives
  • 10 policy papers focusing on multiple topics including sustainable education, diversity, sustainability and quality assurance

Further information

  • Visit our website: circle-u.eu
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