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 AAAAAbotanici-cover_vert.jpg“Botanici italiani. Cinque secoli di Botanica in 280 biografie” (Ets 2023) è l’ultimo libro del professore Lorenzo Peruzzi, direttore dell’Orto e Museo Botanico e presidente di Sistema Sistema Museale di Ateneo. A partire dall’antesignano Plinio il Vecchio, il volume offre una carrellata di ritratti che va dal XVI al XX secolo passando per nomi quali Leonardo da Vinci e Luca Ghini che a Pisa a Pisa fondò il primo orto botanico accademico al mondo, con scopi di ricerca e didattica.

Pubblichiamo di seguito la presentazione a firma del professore Alessandro Chiarucci, presidente della Società Botanica Italiana.

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L’autore di questo libro, il Prof. Lorenzo Peruzzi, è certamente uno dei botanici più attivi di questo Paese. Un collega stimato e anche un amico con cui, in questi anni, ho condiviso tante idee per sviluppare progetti di ricerca, ma anche per far riconoscere il valore della botanica e il ruolo dei botanici.

Troppo spesso, si usa il termine “botanico” per indicare in modo generico diverse persone, che possono spaziare dall’appassionato di erbe selvatiche, al giardiniere o all’agronomo. Il botanico non è nessuna di queste figure, o meglio non basta essere una di queste figure per essere botanico. Per diventare botanico, nel nostro paese, non esiste un percorso canonico predefinito, ma si parte da percorsi formativi di ambito scientifico in cui si apprendono conoscenze sulla biologia, l’evoluzione, la sistematica, la biogeografia e l’ecologia delle piante. Ma talvolta diventano botanici persone che hanno svolto studi in percorsi diversi, ad esempio quelli più tecnici. Insomma, si può essere botanici partendo da strade diverse, ma è necessario dedicare tanta attività di studio alla comprensione scientifica di questi diversificati organismi.

In Italia abbiamo avuto una ricca storia di studi botanici, contribuendo in modo significativo allo sviluppo delle conoscenze globali su piante, alghe, funghi e licheni. Si tratta di organismi diversi tra loro, studiati da persone con diverse conoscenze, ma tutti riconoscibili come botanici o botaniche. La “casa comune” della Botanica ha ospitato, e continua ad ospitare, persone con interessi focalizzati su svariati aspetti di organismi così diversi. Ma, come in tutte le cose umane, è la qualità delle persone che fa la differenza. Anche la Scienza è fatta di persone, e sono necessarie persone di qualità per fare scienza di alto valore. La Botanica non fa eccezione ed è arrivata dove è arrivata grazie a persone spesso eccezionali, dei cui meriti dobbiamo avere memoria. Sulle spalle dei giganti si vede lontano, dice una nota massima.

Il libro Botanici italiani di Lorenzo Peruzzi raccoglie una serie di biografie di persone che hanno rivestito un ruolo importante per lo sviluppo e l’accumulo di conoscenze botaniche, molti dei quali sono stati dei veri e propri giganti. Da Plinio il Vecchio e Leonardo da Vinci, fino a colleghe e colleghi dei nostri giorni. L’autore ha avuto il grande merito di raccogliere brevi, ma precise biografie di ben 280 personalità botaniche del nostro paese, rendendo disponibile a tutti le informazioni sulla loro vita, i loro studi e il loro contributo allo sviluppo della Botanica.

Come Presidente della Società Botanica Italiana sono orgoglioso che la comunità botanica nazionale sia costruita su radici culturali così profonde e diversificate e non posso che ringraziare Lorenzo per aver realizzato una opera che celebra queste persone, a cui tanto dobbiamo in termini di conoscenza e di progresso scientifico.

Alessandro Chiarucci
Alma Mater Studiorum - Università di Bologna
Presidente della Società Botanica Italiana

Coinvolgere i cittadini nella difesa della biodiversità può dare risultati inaspettati, come la riscoperta di specie che credevamo scomparse dai nostri ecosistemi. Lo documenta uno studio coordinato dall’Università di Firenze e a cui ha contribuito anche l’Università di Pisa, che riporta i risultati della partecipazione degli appassionati di farfalle nel monitoraggio delle specie presenti nei parchi nazionali italiani. La ricerca, pubblicata sulla rivista Biodiversity and Conservation, rappresenta un caso virtuoso di citizen science e ha permesso di aggiornare gli indici di rischio di estinzione delle circa 250 specie presenti nei parchi nazionali italiani. Responsabile dello studio è Leonardo Dapporto, ricercatore di Zoologia dell’Ateneo fiorentino, che ha guidato il team composto anche dai ricercatori delle Università di Pisa e di Torino e dell’Institute of Evolutionary Biology di Barcellona. Per l’Università di Pisa ha partecipato Alessandro Cini, ricercatore del Dipartimento di Biologia.

Hipparchia neomiris foto di stefanodirektor
Hipparchia neomiris, foto di stefanodirektor, dal sito iNaturalist.org.

“Per la comunità degli studiosi può essere difficile raccogliere i dati necessari per registrare l’andamento della presenza degli insetti, tanto che per alcune specie paventavamo l’estinzione da alcuni Parchi nazionali in quanto mancavano conferme da decenni – spiega Dapporto – A scongiurare un possibile armageddon sono stati proprio i cittadini: con le foto e le informazioni su data e luogo degli scatti, postati sul sito di citizen science iNaturalist, abbiamo raccolto oltre 50.000 testimonianze per l’Italia, molto superiori alle osservazioni che avremmo potuto registrare durante le attività di ricerca sul campo”.

Grazie alla documentazione caricata negli ultimi quattro anni dagli appassionati, infatti, il team di ricercatori ha potuto confermare la presenza di farfalle di cui non si avevano avvistamenti da alcuni decenni. “Quando di un insetto non si hanno segnalazioni recenti, alla sua specie viene attribuito un indice di rischio di estinzione, che è il risultato del rapporto tra gli anni in cui le osservazioni sono assenti e quelli da cui si registra la prima presenza. La misura si applica a tutte le specie di un Parco per ottenere una percentuale generale di rischio. Per svariati ambienti e popolazioni di farfalle, questo indice si attestava su valori al di sopra del 50%, molto lontani quindi dal rischio zero – chiarisce il ricercatore. Per esempio, nello studio, abbiamo preso in esame specie delle quali non si avevano più avvistamenti dagli anni ’60, dunque con un rischio di estinzione estremamente elevato nei nostri Parchi”.

Valutando i dati della comunità virtuale dei naturalisti, spesso neppure consapevoli di aver ‘preso nella rete’ un esemplare rarissimo, i ricercatori hanno riconosciuto molte farfalle date per scomparse. È il caso di Hipparchia neomiris, specie endemica di poche isole e ‘sparita’ dagli anni ’80 a Capraia, finché due cittadini scienziati l’hanno registrata nel 2019 e nel 2020. “Le osservazioni dei cittadini scienziati ci fanno capire che la situazione è più rosea di quella descritta dalla letteratura scientifica – commenta Dapporto – Complessivamente, infatti, abbiamo abbassato di circa 11% l’alert relativo alle farfalle presenti nei Parchi naturalistici, che potrebbero contribuire a sviluppare le competenze degli appassionati e beneficiare così del loro straordinario contributo alla difesa della biodiversità degli insetti impollinatori”.

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Alessandro Cini, ricercatore del Dipartimento di Biologia dell'Università di Pisa.

Oltre ad aiutare a valutare lo stato di salute delle farfalle dei Parchi nazionali italiani, lo studio permette anche di capire l'importanza e il tipo di contributo che i cittadini scienziati possono fornire con i loro dati. "Questo aspetto è di grande importanza e attualità - aggiunge Alessandro Cini - capire i limiti e i punti di forza della scienza fatta dai e con i cittadini è un aspetto molto attuale della ricerca scientifica. Se infatti da un lato coinvolgere molte persone garantisce una grande quantità di segnalazioni, dall’altro ci potremmo aspettare che i dati risultanti possano essere frammentari e spesso molto dipendenti dalle preferenze delle singole persone. Questi bias esistono, ad esempio nel nostro studio mettiamo in luce che i cittadini scienziati che segnalano meno farfalle tendono a segnalare soprattutto quelle più appariscenti, ma questo non inficia la qualità e l'importanza del dato, di fatto mostrando come la citizen science, seppur con alcuni limiti inerenti, stia diventando un prezioso strumento nella cassetta degli attrezzi degli scienziati della conservazione". Proprio di citizen science si parlerà i prossimi 24, 25 e il 26 novembre agli Arsenali Medicei di Pisa in occasione dell'incontro nazionale del Network di Citizen Science.

 

Incrementare la sicurezza del patrimonio informativo del comune e accrescere le opportunità di connettività delle scuole e del territorio. È questo lo scopo dell’accordo sottoscritto da Università di Pisa e Comune di Livorno per l’attivazione di un servizio di Disaster Recovery presso il Green Data Center (GDC) dell’Ateneo. Qui, il Comune potrà collocare degli apparati di storage dove effettuare copie di sicurezza dei proprio dati.

“Con l’attivazione di questo nuovo servizio di disaster recovery presso il nostro Green Data Center (GDC) il patrimonio dei dati informatici del Comune di Livorno viene messo al sicuro da possibili disastri – ha commentato Giuseppe Anastasi, Delegato del Rettore per la transizione digitale - Quello compiuto oggi è un passo importante nel processo di trasformazione digitale che il nostro Ateneo sostiene da tempo, mettendo a servizio del territorio le proprie infrastrutture. Non a caso l’accordo che abbiamo siglato si colloca nel quadro più ampio di una convenzione che riguarda tutta la rete civica cittadina e che vede diversi punti strategici del comune di Livorno collegati alla rete di Ateneo. Un modello di relazione il cui punto di forza è il ruolo interattivo e di reciprocità dell’Università rispetto al sistema locale, in cui l'Ateneo pisano, senza perdere la sua connotazione internazionale, diventa il motore di un processo di crescita e di sviluppo territoriale”.

“Questo accordo ci permette di innovare il nostro territorio attraverso due modalità – ha commentato l’Assessora all’Innovazione e all’Università del Comune di Livorno, Barbara Bonciani - La prima innovazione è quella della rete nazionale a banda ultra-larga (GARR-T) di nuova generazione che è dedicata alla comunità dell’istruzione e della ricerca. Grazie alla collaborazione con l’Università abbiamo avuto l’opportunità di portare questa rete ad ausilio delle scuole, dei poli universitari e dei centri di ricerca presenti sul nostro territorio. La seconda innovazione è l’attivazione di questo servizio di disaster recovery che permette di mettere in sicurezza il patrimonio informativo dell’Ente, un elemento di grande importanza per la nostra città e realizzato in collaborazione con l’Università di Pisa”.

”La accordo siglato oggi è un’ulteriore conferma del forte legame tra università di Pisa e città di Livorno – ha dichiarato Marco Macchia, Delegato del Rettore per i rapporti con il territorio - Abbiamo oltre 3000 studenti livornesi iscritti all’Università di Pisa, 6000 se consideriamo l’intera provincia. Per non parlare del Polo di Logistica di Villa Letizia, dove si tengono due nostri corsi di laurea, con più di 400 studenti che vengono da tutta Italia e che sono un unicum sul territorio. Si tratta di un’interazione importante che rientra nella nostra ‘terza missione’ la quale, nel caso specifico, ha come obiettivo quello di valorizzare il territorio e favorire la formazione dei giovani affinché possano trovare sbocchi occupazionali sul territorio di Livorno”.

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Un solo accordo, più benefici

L’accordo tra Comune di Livorno e Università di Pisa rappresenta una buona pratica che rende evidenti le potenzialità della collaborazione tra enti locali e istituzioni universitarie.

In particolare, l’accordo consente di raggiungere due risultati importanti:

  • offre all’Ente la possibilità di rafforzare la propria postura in termini di sicurezza dei dati, avendo la possibilità di disporre di un sito di backup presso il Green Data Center dell’Università di Pisa;
  • consente alle scuole superiori del Comune di Livorno di essere connesse ad una rete dati ad alte prestazioni, condizione abilitante per una didattica moderna e supporto fondamentale per lo sviluppo di progettualità e sperimentazioni a carattere innovativo, in particolare nell’ambito delle materie STEM.

 

La rete GARR e il Green Data Center

Collegata, dal marzo di quest'anno, con secondo nodo (PoP) alla rete nazionale a banda ultra-larga di nuova generazione "GARR-T", dedicata alla comunità dell’istruzione e della ricerca, la rete dell'Università di Pisa ha oggi una banda utilizzabile di 100 Gigabit/secondo che consente agli enti del territorio di mettere a disposizione della comunità servizi digitali di ultima generazione che permettono una miglior gestione del tempo e significativi risparmi in termini di risorse.

Un potenziamento, dunque, dà modo di sfruttare a pieno le potenzialità e di valorizzare le risorse dell'infrastruttura territoriale dell'Ateneo. In primo luogo, il Green Data Center dell’Ateneo, uno dei principali datacenter italiani nel panorama delle Pubbliche amministrazioni, asset strategico per le attività di ricerca dell’Università di Pisa e uno dei pochissimi classificato «A» da AgID. Ma anche elemento centrale di quello che un vero proprio “modello UniPi” di transizione digitale, in cui l’Università di Pisa mette a disposizione del territorio le sue infrastrutture e le sue forti competenze nel campo dell’ICT.

Modello che oggi coinvolge non solo la comunità universitaria e scientifica pisana, ma anche le reti civiche e le scuole di ogni ordine e grado di Pisa e di Livorno, con importanti ricadute sia a livello sociale che economico.

Doppio titolo per cinque studenti del dipartimento di Economia e Management dell’Università di Pisa. Federico Bianchini, Carlotta Francalanci, Anna Gori, Anita Minichino e Matteo Pulisci hanno conseguito la Laurea Magistrale in Banca, Finanza Aziendale e Mercati finanziari all’Ateneo pisano e il Master in International Finance della Nuertingen-Geislingen University International Finance in Germania.

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Un momento della cerimonia, i laureati e le laureate in prima fila

La sessione di laurea si è svolta lunedì 23 ottobre e a dicembre è prevista una seconda proclamazione presso la Nuertingen-Geislingen. La cerimonia è stata aperta dai saluti della professoressa Elena Bruno, presidente del Corso di Studi, che ha ricordato la professoressa Giovanna Mariani, scomparsa nel novembre del 2022, promotrice e ideatrice del doppio titolo. La commissione di laurea, presieduta dalla professoressa Bruno, era composta dai professori Vincenzo Pinto, Caterina Giannetti, Emanuele Vannucci, Alberto Lang e Zeila Occhipinti.

 

 

Doppio titolo per cinque studenti del dipartimento di Economia e Management dell’Università di Pisa. Federico Bianchini, Carlotta Francalanci, Anna Gori, Anita Minichino e Matteo Pulisci hanno conseguito la Laurea Magistrale in Banca, Finanza Aziendale e Mercati finanziari all’Ateneo pisano e il Master in International Finance della Nuertingen-Geislingen University International Finance in Germania.

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Un momento della cerimonia, i laureati e le laureate in prima fila

La sessione di laurea si è svolta lunedì 23 ottobre e a dicembre è prevista una seconda proclamazione presso la Nuertingen-Geislingen. La cerimonia è stata aperta dai saluti della professoressa Elena Bruno, presidente del Corso di Studi, che ha ricordato la professoressa Giovanna Mariani, scomparsa nel novembre del 2022, promotrice e ideatrice del doppio titolo. La commissione di laurea, presieduta dalla professoressa Bruno, era composta dai professori Vincenzo Pinto, Caterina Giannetti, Emanuele Vannucci, Alberto Lang e Zeila Occhipinti.

 

 

E nato all’Università di Pisa il master di primo livello in Scienze Sensoriali per un’Alimentazione Sana e Consapevole in collaborazione con l’International Academy of Sensory Analysis. Obiettivo del master è rendere più consapevole l’approccio al cibo e più gratificante l’applicazione dei principi di una sana e corretta alimentazione a cominciare dalla dieta mediterranea. Il master è aperto ai laureati in ogni disciplina ed è possibile iscriversi sino al 13 novembre. Le competenze acquisite potranno essere spese in vari settori, dal tecnologico per ottimizzare il profilo sensoriale degli alimenti, alla comunicazione, al marketing, sino all’ambito educativo.
Il percorso formativo è organizzato in quattro moduli di cui tre on line, con lezioni concentrate tra il venerdì e il sabato da metà gennaio a metà luglio. Sono inoltrepreviste sessioni interattive di analisi sensoriale dei principali alimenti che caratterizzano la dieta mediterraneaad esempio vino, pane e prodotti da forno, olio, formaggi, salumi, cioccolato, caffè
La dieta mediterranea è spesso citata nei programmi tv che parlano di cucina e di corrette abitudini alimentari per raggiungere ilbenesserema quando proviamo a calare questi concetti nella vita reale arrivano le difficoltà - spiegala professoressaFrancesca Venturi dell’Università di Pisa -Sappiamo infatti scegliere il cibo che mangiamo e riconoscerne le caratteristiche al di là delle informazioni nutrizionaliche troviamo sulle etichette?.
In realtà i nostri sensi ci parlano, ci danno indizicontinua Venturi-tuttavia, nella maggior parte dei casi non sappiamo ascoltare quello che il cibo ci racconta oppure ci facciamo distrarre da ciò che è appositamente aggiunto agli alimenti percondizionarci nelle scelte. Da qui l’esigenza del master, per sviluppare un approccio innovativo e consapevole alla scelta dei regimi alimentari.
Il master è promosso dal Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell’Università di Pisa e dal Centro Interdipartimentale di Ricerca Nutraceutica e Alimentazione per la Salute Nutrafood. Il costo è di 3600 euro e sono previste agevolazioni e borse.Per info: https://www.agr.unipi.it/master-di-primo-livello-in-scienze-sensoriali-per-unalimentazione-sana-e-consapevole/

In spray, liquido, pellicola o in vaschette ecco gli eco-imballaggi a base di chitosano ricavato dall’esoscheletro di insetti come la mosca soldato nera. L’innovazione per ridurre l’uso della plastica nel packaging arriva dal progetto europeo PRIMA Fedkito appena giunto a conclusione e coordinato dalla professoressa Barbara Conti del dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell’Università di Pisa.

 “Il chitosano è una sostanza del tutto naturale e biodegradabile che ha molteplici usi in agricoltura biologica e nell’industria cosmetica, farmacologica, medica, veterinaria e tessile – spiega Barbara Conti – Generalmente si ricava dall’esoscheletro di crostacei o dalle pareti cellulari dei funghi, ma anche da insetti. Seguendo un criterio di economia circolare noi per produrlo abbiamo utilizzato le pupe di Hermetia illucens (Diptera Stratiomyidae), conosciuta anche come mosca soldato nera, allevata su scarti organici della filiera alimentare”.

In generale, gli imballaggi messi a punto sono stati pensati a seconda delle caratteristiche dei cibi. Si va dalla pellicola alle vaschette sino allo spray per proteggere frutta, verdura, carne formaggi e prosciutti in stagionatura 

Per potenziare gli effetti protettivi del chitosano, i ricercatori hanno inoltre sperimentato l’aggiunta di oli essenziali che già da soli hanno proprietà insetticide e fungicide. Il risultato sono stati imballaggi aromatizzati in modo diverso, con un valore aggiunto dal punto di vista sensoriale, come ad esempio uno spray al chitosano e pepe nero per esaltare le caratteristiche organolettiche e l’aspetto brillante e fresco di piccoli hamburger.

Un ulteriore passo avanti della sperimentazione è stata la produzione di imballaggi non solo sostenibili ma intelligenti. L’unità di ricerca dell’Università di Bologna diretta dalla professoressa Elisa Michelini ha infatti messo a punto dei biosensori di nuova generazione, economici e molto semplici da usare, da applicare sulle confezioni in chitosano per monitorare la presenza e la quantità di contaminanti, batteri, micotossine, ma anche la qualità del cibo confezionato.

Oltre all’Università di Pisa, il consorzio del progetto Fedkito comprende le Università di Bologna, Hassan II di Casablanca in Marocco, Tessaglia in Grecia, la Sorbona e il Centre Technique Industriel de la Plasturgie et des Composites per la Francia, il Centro di Biotecnologia di Borj Cedria in Tunisia e, come partner aziendali due italiane, Gusto parmigiano e Azienda Agricola Salvadori Furio.

 

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It has repeatedly been said that developing Circle U. is like running a marathon. And that the alliance’s pilot phase has been like a sprint. The last hectic week of the first phase must have felt like a sprint warming up to a marathon, with the seventh Circle U. National Conference in Brussels and the General Assembly in Oslo.

On 23 and 24 October, UCLouvain was the proud host of the conference which closed the National Conferences series cycle and highlighted the transition to the next phase of our alliance. For the University of Pisa, there was the vice-rector for cooperation and international relations, Giovanni F. Gronchi; Professor Alessio Cavicchi, delegate of the rector for the promotion of entrepreneurial culture and innovation, and Professor Marco Abate; and some administrative staff that are part of the Alliance Work Packages.

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In the new phase of Circle U., the University of Pisa will coordinate the "Strengthening Societal Engagement" working group and, within it, will be responsible for two specific task forces: "Mapping the regional needs for an open discovery process" and "Developing, scaling up and offering innovative educational activities that equip students to contribute to societal impact."

Within the working group "Creating Interdisciplinary and Innovative Teaching and Learning Opportunities" the University of Pisa will also be responsible for two more task forces: one will deal with "Short-term blended activities", which will take on the task of organizing short courses in common with the other partners. The other task force, "Boosting the societal impact of research and innovation in the Knowledge Hubs and expanding the ERIA pilot activities for citizens and society involvement in research and innovation", will organize lectures and seminars for the involvement of citizens and society.

In the last two years, National Conferences were organised by the Circle U. partner universities with the aim to discuss the development of the European University Initiative with policy-makers and stakeholders in the field of higher education and research. The choice of Brussels as the location of the last conference of the series was symbolic in that this extended the debate beyond the national level through the involvement of European and Brussels-based stakeholders.

The conference brought together more than 150 participants from partner universities, other alliances, university networks, European stakeholders’ organisations, ministries and other public authorities, EU institutions and other partners. Together, we looked at the role of alliances in the transformation of higher education and research in Europe. How will this new transnational cooperation change the way we do teaching, learning and research? How are the various stakeholders – students, academics, straff, the non-academic sector being impacted? How can we move forward and fulfill the potential of the innovative practices being developed by the alliances?

Looking back on the alliance’s first three years, there are numerous achievements to celebrate and build on, as well as lessons learned.

A lot to be proud of

Among the prime achievements are that the Knowledge Hubs on Climate, Democracy and Global Health are up and running – addressing some of the major challenges the world is facing. The Summer Schools, ten in total and organized by the Hubs and the Chairs, have been a success two years in a row, out of which research funding proposals were developed.

The 46 Chairs have been instrumental in all the opportunities that Circle U. has provided: Besides the Summer Schools, there have been hackathons and challenges for students, seed funding for bottom-up initiatives, the Inter Circle U. Prize and Early Career Researchers forum for academics, to mention but a few. The Circle U. Student Union (CUSU) has played a significant role in shaping the alliance. And let’s not forget that this work started in the middle of a pandemic, and we expanded from seven to nine universities.

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“Three years in the lifetime of our universities is almost nothing. But looking back at the pilot phase, it is really impressive how much we have achieved. Beyond the concrete realisations and opportunities developed thanks to all the dedicated colleagues, we have been able to build the conditions to make this alliance a transformative and sustainable dynamic. In the next phase, we will scale up the many existing initiatives, explore new ways of teaching, learning and working together. We will continue shaping the future of higher education and research,” says Kevin Guillaume, Secretary General.

Moving forward

Moving forward, getting common procedures and better coordination between the universities, increase the number of short-term opportunities, and scale up the offers towards students, are some of the priorities.

“One of the major tasks in the next phase will be the development of the Circle U. Open Campus, a virtual European campus serving as a single entry point to educational and mobility opportunities. This endeavor will engage a diverse group, including academic, technical, and administrative personnel, necessitating meticulous coordination,” says the Dean of the Open Campus, Prof. Eivind Engebretsen.

In Oslo to set the course

The day following the National Conference in Brussels, the General Assembly met at the University of Oslo. Rectors, Presidents and students did not only discuss the progress of Circle U. so far – and thus the finalization of the pilot phase – but they also reflected on the future of the alliance. Among many strategic topics, the General Assembly provided some decisive inputs for the global strategy of Circle U., discussed the necessity to monitor and evaluate our realizations, exchanged views on how to foster student engagement in the future and already reflected on the next funding period and the so-called “investment pathway” currently designed by the European Commission.

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Rectors, Presidents and students also engaged in a very interesting discussion with Oslo Science City and further discussed the cooperation with local and regional innovation actors. Present for the University of Pisa were the rector Riccardo Zucchi and Giovanni F. Gronchi, vice-rector for cooperation and international relations.

“Our discussions have shown once again that Circle U. is very high on the strategic agenda of all partner universities. Since the launch of our alliance, we have committed to go beyond any other EU-funded project. And therefore, although the ending of the pilot phase is an important step, the rectors and presidents as well as the CUSU representatives are already looking forward to the next phase and even beyond," says Rector Vincent Blondel.

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