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In a recent study published in the journal Current Biology, researchers from the University of Pisa, in collaboration with the Italian Institute of Technology in Genoa, shed light on the complex relationships between action, perception, and brain plasticity. The study "Active vision gates ocular dominance plasticity in human adults" showed that interfering with sensorimotor coordination is sufficient to open a window of plasticity, even after the complete maturation of the brain.

Immagine scientifica currbio

"Through a specially designed virtual reality system" - explains Cecilia Steinwurzel, first author - "we delayed the signal in one eye by a fraction of a second. In this way, without changing the quality of visual information, we made one eye essentially useless for visuomotor coordination". Participants used the conflicting images in the two eyes to guide the movement of their hands and build precarious towers with wooden bricks. After only 1 hour, a surprising result was observed: a rebalancing of the eyes, where the eye receiving the delayed image temporarily became dominant over the other eye. This effect represents a form of short-term visual plasticity.

steinwurzel binda morrone
Cecilia Steinwurzel, Paola Binda, Maria Concetta Morrone.

"Eye-balance is one of the simplest visual features, set at the very beginning of visual cortical processing; our results imply that the influence of action upon perception starts at a very early stage, even before the movement itself has started," explains Professor Paola Binda, senior author.

giulio sandini

Professors Maria Concetta Morrone and Giulio Sandini (in the picture on the right) summarize the results of the work: "Our research highlights the unexpected role that voluntary action plays in adult brain plasticity and how the intention to perform an action sends a 'pre-alert' signal for what the visual system should expect to see as a result of the planned movement." Understanding this mechanisms could, in the future, open up applicative perspectives and contribute to the study of the interaction between computational and cognitive aspects of visual processing.

The study is part of a broader research program aimed at understanding how perception is not the passive recording of signals from the environment but constitutes an active process of generating and coordinating information. This program is funded by a project from the European Research Council, PUPILTRAITS, an ERC-Starting based at the University of Pisa with Professor Paola Binda as the Principal Investigator, in coordination with research groups funded by national (PRIN2017, 2022, FARE-2) and international (ERC-Advanced) funds.

In uno studio pubblicato sulla rivista Current Biology, i ricercatori dell’Università di Pisa, in collaborazione con l’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, hanno fatto luce sui complessi rapporti tra azione, percezione e plasticità cerebrale. Lo studio, intitolato “Active vision gates ocular dominance plasticity in human adults”, dimostra che interferire con la coordinazione sensorimotoria è sufficiente ad aprire una finestra di plasticità anche dopo la completa maturazione del cervello.

Immagine scientifica currbio

“Attraverso un sistema di realtà modificata appositamente costruito – spiega Cecilia Steinwurzel, prima autrice del lavoro – abbiamo ritardato il segnale inviato ad uno dei due occhi di una frazione di secondo. In questo modo, senza cambiare la qualità dell’informazione visiva, abbiamo reso uno dei due occhi essenzialmente inutile ai fini della coordinazione del movimento”. I partecipanti usavano le immagini discordanti fornite dal visore per guidare il movimento delle proprie mani e costruire precarie torri con dei blocchetti di legno. Dopo solo un’ora, si è osservato un risultato sorprendente: un ri-bilanciamento degli occhi, in cui l’occhio che riceveva l’immagine ritardata diventava transitoriamente dominante sull’altro occhio. Un effetto che rappresenta una forma di plasticità visiva a breve termine.

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Da sinistra: Cecilia Steinwurzel, Paola Binda, Maria Concetta Morrone.

“In considerazione del fatto che il bilanciamento tra gli occhi è specifico dei primi stadi di elaborazione visiva, i risultati ci dicono che movimenti volontari finalizzati all’esecuzione di una azione agiscono a livello dei primi stadi del processamento visivo anche prima che il movimento stesso sia iniziato – aggiunge la professoressa Paola Binda, senior author.

giulio sandiniLa professoressa Maria Concetta Morrone e il professor Giulio Sandini (nella foto a destra) riassumono così i risultati del lavoro: "La nostra ricerca evidenzia il ruolo inatteso che l’azione volontaria svolge nel rendere possibile la plasticità del cervello adulto e di come l’intenzione di eseguire un’azione (un aspetto delle capacità cognitive umane) predispone in anticipo il sistema visivo all’elaborazione del movimento agendo come una specie di “preallarme” di quello che il sistema visivo si deve aspettare di vedere come effetto del movimento programmato”. La comprensione dei meccanismi sottostanti potrebbe, in futuro, aprire interessanti prospettive applicative e contribuire allo studio dell’interazione fra gli aspetti computazionali e quelli cognitivi dell’elaborazione visiva.

Lo studio rientra in un più ampio programma di ricerca volto a comprendere come la percezione non sia la passiva registrazione dei segnali provenienti dall’ambiente, ma costituisca un processo attivo di generazione e coordinazione delle informazioni. Questo programma è finanziato da un progetto dello European Research Council, PUPILTRAITS, un ERC-Starting con base all’Università di Pisa e Principal Investigator la professoressa Paola Binda, e si avvale di collaborazioni con gruppi di ricerca finanziati da fondi nazionali (PRIN2017, 2022, FARE-2) e internazionali (ERC-Advanced).

Martedì, 14 Novembre 2023 08:02

Prima di Fibonacci: Pisa (ri)scopre Burgundio

Un invito a riscoprire una delle figure più importanti del medioevo pisano e italiano. È quanto inviano alla cittadinanza l’Università di Pisa e il Comune con l’incontro “Burgundio da Pisa: Viaggiare e tradurre nel medioevo”, che si terrà giovedì 16 novembre (ore 16:00) presso la Sala delle Baleari in Palazzo Gambacorti. Momento divulgativo a cui interverranno l’Assessore alla cultura del Comune di Pisa, Frida Scarpa, il Rettore dell’Università di Pisa, Riccardo Zucchi, e Cristina D’Ancona, docente di Storia della filosofia medievale presso il Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell'Ateneo pisano e direttrice del Centro di studi interuniversitario GrAL (Greco Arabo Latino).

La presentazione di Palazzo Gambacorti precede l’inaugurazione del percorso guidato su Burgundio e la sua opera, che avverrà in occasione dell’incontro di studio annuale del centro GrAL, quest’anno dedicato alle traduzioni in latino, siriaco, armeno e arabo di un’opera sul cosmo falsamente attribuita ad Aristotele, in programma dal 20 al 23 novembre presso il Centro Congressuale Le Benedettine. Il percorso è dedicato al giurista, diplomatico e traduttore pisano, di cui ricorre l’830° anniversario della morte

“L’epoca che noi chiamiamo ‘medioevo’ è caratterizzata da un’attività di traduzione straordinariamente intensa, sia dal greco in arabo che dal greco in latino e dall’arabo in latino – spiega la professoressa Cristina D’Ancona - In questo contesto Burgundio è stato un attore di primaria importanza, con la sua opera di trasposizione dal greco al latino dei testi di Aristotele, Galeno, Giovanni Crisostomo, Giovanni Damasceno e di alcuni passi del Digesto: conduce i suoi contemporanei oltre confini non solo linguistici, ma anche culturali, favorendo quella fondamentale circolazione del sapere che ha caratterizzato il medioevo, specialmente nell'area mediterranea”.

Oggi meno noto di Fibonacci (m. dopo il 1241), che diffuse la matematica degli arabi nel mondo di lingua latina, ma non meno importante, Burgundio da Pisa (n. 1110 circa – m. 1193) fu tra coloro che nel XII secolo contribuirono al nuovo slancio culturale che avrebbe caratterizzato i secoli successivi, inaugurando il lungo e affascinante cammino che dal medioevo conduce al Rinascimento.

Raffinato traduttore dal greco, sempre in viaggio tra Pisa e l’Oriente, Burgundio con la sua opera favorì, infatti, quella circolazione di opere filosofiche e scientifiche che tanta importanza ebbe nello sviluppo del pensiero moderno. A lui, ad esempio, si deve la traduzione per intero o in parte di molte opere di Galeno su cui si baserà l’insegnamento della medicina a Montpellier, Parigi, Bologna e Padova. Ma Burgundio fu un traduttore instancabile: filosofia, teologia, medicina e diritto.

La memoria di Burgundio da Pisa, scomparso il 20 ottobre 1193, fino ad oggi era affidata quasi unicamente all’iscrizione marmorea posta sulla sua tomba conservata nella chiesa di S. Paolo a Ripa d'Arno e recentemente restaurata. Qui, nell’epitaffio i suoi contemporanei lo celebrano come “Dottor dei dottori”, “gemma preziosa dei maestri” che “insegnò tanto le regole necessarie ai poeti, quanto l’arte dei medici" e che “tutto quello che è umano, o che spetta alla terra, o che si trova sotto il sole, o che è possibile a sapersi, […] seppe”.

A distanza di 830 anni dalla sua scomparsa, la sua figura è stata riportata alla luce dagli studi condotti dal Centro di studi interuniversitario GrAL (Greco Arabo Latino),  nato nel 2006 da un accordo tra l’Università di Pisa e l’Università di Padova e di cui oggi fanno parte studiosi provenienti da: Università degli Studi di Napoli Federico II, Università di Pavia, Università di Roma “La Sapienza”,  Università di Torino, Accademia dei Lincei di Roma, Centre national de la recherche scientifique (CNRS), École Pratique des Hautes Études (Parigi), Commissio Leonina (Parigi), Institute of Ismaili Studies (Oxford).

Martedì, 14 Novembre 2023 07:47

Prima di Fibonacci: Pisa (ri)scopre Burgundio

Un invito a riscoprire una delle figure più importanti del medioevo pisano e italiano. È quanto inviano alla cittadinanza l’Università di Pisa e il Comune con l’incontro “Burgundio da Pisa: Viaggiare e tradurre nel medioevo”, che si terrà giovedì 16 novembre (ore 16:00) presso la Sala delle Baleari in Palazzo Gambacorti. Momento divulgativo a cui interverranno l’Assessore ai Rapporti con le istituzioni universitarie del Comune di Pisa, Frida Scarpa, il Rettore dell’Università di Pisa, Riccardo Zucchi, e Cristina D’Ancona, docente di Storia della filosofia medievale presso il Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell'Ateneo pisano e direttrice del Centro di studi interuniversitario GrAL (Greco Arabo Latino).

La presentazione di Palazzo Gambacorti precede l’inaugurazione del percorso guidato su Burgundio e la sua opera, che avverrà in occasione dell’incontro di studio annuale del centro GrAL, quest’anno dedicato alle traduzioni in latino, siriaco, armeno e arabo di un’opera sul cosmo falsamente attribuita ad Aristotele, in programma dal 20 al 23 novembre presso il Centro Congressuale Le Benedettine. Il percorso è dedicato al giurista, diplomatico e traduttore pisano, di cui ricorre l’830° anniversario della morte.

Tomba Burgundio Pisa

La tomba di Burgundio conservata nella chiesa di S. Paolo a Ripa d'Arno a Pisa. Foto: Alberto Martini, CFS Università di Pisa

 

“L’epoca che noi chiamiamo ‘medioevo’ è caratterizzata da un’attività di traduzione straordinariamente intensa, sia dal greco in arabo che dal greco in latino e dall’arabo in latino – spiega la professoressa Cristina D’Ancona - In questo contesto Burgundio è stato un attore di primaria importanza, con la sua opera di trasposizione dal greco al latino dei testi di Aristotele, Galeno, Giovanni Crisostomo, Giovanni Damasceno e di alcuni passi del Digesto: conduce i suoi contemporanei oltre confini non solo linguistici, ma anche culturali, favorendo quella fondamentale circolazione del sapere che ha caratterizzato il medioevo, specialmente nell'area mediterranea”.

Oggi meno noto di Fibonacci (m. dopo il 1241), che diffuse la matematica degli arabi nel mondo di lingua latina, ma non meno importante, Burgundio da Pisa (n. 1110 circa – m. 1193) fu tra coloro che nel XII secolo contribuirono al nuovo slancio culturale che avrebbe caratterizzato i secoli successivi, inaugurando il lungo e affascinante cammino che dal medioevo conduce al Rinascimento.

 

Lapide Burgundio PIsa

La lapide commemorativa posta sopra la tomba di Burgundio nella chiesa di S. Paolo a Ripa d'Arno a Pisa. Foto: Alberto Martini, CFS Università di Pisa

 

Raffinato traduttore dal greco, sempre in viaggio tra Pisa e l’Oriente, Burgundio con la sua opera favorì, infatti, quella circolazione di opere filosofiche e scientifiche che tanta importanza ebbe nello sviluppo del pensiero moderno. A lui, ad esempio, si deve la traduzione per intero o in parte di molte opere di Galeno su cui si baserà l’insegnamento della medicina a Montpellier, Parigi, Bologna e Padova. Ma Burgundio fu un traduttore instancabile: filosofia, teologia, medicina e diritto.

La memoria di Burgundio da Pisa, scomparso il 20 ottobre 1193, fino ad oggi era affidata quasi unicamente all’iscrizione marmorea posta sulla sua tomba conservata nella chiesa di S. Paolo a Ripa d'Arno e recentemente restaurata. Qui, nell’epitaffio i suoi contemporanei lo celebrano come “Dottor dei dottori”, “gemma preziosa dei maestri” che “insegnò tanto le regole necessarie ai poeti, quanto l’arte dei medici" e che “tutto quello che è umano, o che spetta alla terra, o che si trova sotto il sole, o che è possibile a sapersi, […] seppe”.

A distanza di 830 anni dalla sua scomparsa, la sua figura è stata riportata alla luce dagli studi condotti dal Centro di studi interuniversitario GrAL (Greco Arabo Latino),  nato nel 2006 da un accordo tra l’Università di Pisa e l’Università di Padova e di cui oggi fanno parte studiosi provenienti da: Università degli Studi di Napoli Federico II, Università di Pavia, Università di Roma “La Sapienza”,  Università di Torino, Accademia dei Lincei di Roma, Centre national de la recherche scientifique (CNRS), École Pratique des Hautes Études (Parigi), Commissio Leonina (Parigi), Institute of Ismaili Studies (Oxford).

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IMMAGINE IN HOME: Una pagina del Cod. Bodmer 97 conservato presso la Fondation Martin Bodmer di Cologny (Svizzera) contenente il “De fide orthodoxa” di Giovanni Damasceno tradotto in latino da Burgundio Pisano – XIII sec. Cologny , Fondation Martin Bodmer, Cod. Bodmer 97, f. 2r (www.e-codices.ch). CC BY-NC 4.0 DEED

Missione milanese per il Laocoonte in gesso della GiArA - Gipsoteca di Arte Antica e Antiquarium del Sistema Museale di Ateneo dell’Università di Pisa. La versione ricostruttiva della celebre scultura in marmo dei Musei Vaticani è attualmente esposta al Palazzo Reale di Milano, nell’ambito della mostra “EL GRECO” (www.mostraelgreco.it) che si concluderà l’11 febbraio 2024.

Il pittore Doménikos Theotokópoulos, universalmente noto come El Greco (Creta, 1541 – Toledo, 1614) rappresenta infatti lo stesso mito, di cui il poema virgiliano è la versione più nota: «il sacerdote Laocoonte ammonisce i Troiani che si accingono a introdurre il cavallo di legno in città. Il tentativo di resistenza è reso vano da Atena, protettrice dei Greci: la dea invia due serpenti marini che raggiungono Laocoonte e i suoi figli durante un sacrificio presso l’altare di Apollo, stringendoli in una morsa letale». 

La raccolta della gipsoteca (collezione di calchi in gesso) di arte antica dell’Università di Pisa, tra le prime in Italia, prende avvio nel 1887 su iniziativa di Gherardo Ghirardini. Il professore si ispirò al modello dell’archeologia germanica che impiegava i calchi in gesso con finalità didattiche e di ricerca. La collezione, incrementata negli anni dai direttori della Gipsoteca, offre oggi una sintesi delle opere più note e significative dell’arte greca, etrusca e romana, accanto ad esemplari meno noti o inediti, e piccoli manufatti plastici.

 

Laocoonte Gipsoteca

Il gesso pisano di fronte alla tela di El Greco proveniente dalla National Gallery of Art Washington. (Foto Artuu Magazine)

 

Tra i prezzi più pregiati della collezione due diverse versioni ricostruttive del Laocoonte dei Musei Vaticani, elaborate da Silvio Ferri, che tra il 1931 e il 1961 diresse l’Istituto di Archeologia e la sua Gipsoteca. Le opere sono oggi esposte presso la Gipsoteca di Arte Antica e Antiquarium dell’Università di Pisa (quella in mostra a Milano) e Palazzo Vitelli, sede amministrativa dell’Ateneo.

Professore ordinario di Archeologia e Storia dell'arte greca e romana nell'Università di Pisa dal 1946 al 1961, Silvio Ferri è stato uno dei più noti e apprezzati docenti dell’Ateneo pisano e tra i più insigni archeologi del nostro tempo. Ferri fu il primo a utilizzare, nel dopoguerra, i calchi per i suoi studi, dando vita alla ricostruzione di celebri originali scultorei.

La gipsoteca di arte antica è ospitata nella chiesa di S. Paolo all’Orto, oggi chiusa al culto, insieme alle collezioni di archeologia classica e preistorica. All’unicità della raccolta si aggiunge la vivace attività culturale del museo, che cura, insieme alle funzioni istituzionali di ricerca e didattica universitaria, iniziative educative e divulgative rivolte alla comunità e ai visitatori con interessi ed esigenze disparate.   

Per approfondire: Tarantino C., Gruppo statuario di Laocoonte, in El Greco. Un pittore nel labirinto (Catalogo della mostra), a cura di P. Martínez-Burgos García e J.A. García Castro, Milano 2023, pp. 288-289.

L’Italia come una specie di grande Gattopardo delle rivoluzioni mancate, dall’epoca della Riforma protestante fino al ’68 e oltre. È questo il tema del nuovo volume del professore Stefano Brugnolo (foto) dell’Università di Pisa Rivoluzioni e popolo nell’immaginario letterario italiano ed europeo (Quodlibet, 2023).

Il libro verrà presentato a Pisa lunedì 13 novembre, alle 17.30 a Palazzo Boilleau, con i professori dell’ateneo pisano Roberto Bizzocchi e Sergio Zatti per il ciclo dei Seminari di Interpretazione testuale.

Brugnolo parte da una constatazione: “Per noi occidentali oggi è più facile rappresentare la fine del mondo piuttosto che un rivoluzione che modifichi l’attuale sistema vigente” Come si spiega questo? “Perché tutti noi almeno in Occidente siamo coinvolti in questo grande sistema che è il capitalismo, siamo cioè poco o tanto cointeressati al mantenimento di questo sistema, mentre la rivoluzione secondo Marx la fa chi non ha proprio niente da perdere”.
Se questa ipotesi è attendibile ecco che allora il caso italiano, al centro dello studio di Brugnolo, così segnato dalle rivoluzioni mancate, racconterebbe la rivoluzione mancata a livello più generale; esemplificherebbe cioè le attese, le speranze e le paure che quella prospettiva di cambiamento radicale ha suscitato durante tutta la Modernità.

La tesi di Brugnolo si sviluppa lungo trenta capitoli per oltre 400 pagine, un viaggio che attraversa i secoli cominciando da Machiavelli, passando attraverso Milton, Büchner, Hugo, Manzoni, Zola, Nievo, Verga, fino ad arrivare a Malaparte, Pasolini, Calvino e tanti altri, anche saggisti: da Galileo a Gramsci. Al centro ci sono soprattutto gli autori italiani che hanno raccontato le non-rivoluzioni nostrane in dialogo con alcuni grandi scrittori e pensatori europei.


Si tratta di un percorso in cui emergono degli spartiacque decisivi, come la Riforma protestante ma soprattutto la Rivoluzione francese, un evento che ha avuto grande risonanza in Italia, come dimostra il caso di Alessandro Manzoni che nei Promessi sposi sia pur parlando di un caso seicentesco in realtà si sta interrogando su come operare un cambiamento reale senza passare attraverso uno sconvolgimento simile.

Sempre secondo Brugnolo ci sarebbero “Rivoluzioni mancate in terra e rivoluzioni mancate in cielo”, e a quest’ultima specie appartiene quella tentata da Galileo. “Galileo tentò vanamente di rassicurare i vertici della Chiesa che le sue scoperte erano di tipo astratto e non potevano e dovevano coinvolgere il popolo, a cui il linguaggio matematico caratterizzante l’astronomia copernicana sarebbe comunque risultato incomprensibile”. A sentire quello scienziato si sarebbe insomma trattato di questioni che avrebbero interessato pochi e non avrebbero comportato più ampi sconvolgimenti culturali. “La Chiesa non si fidò delle rassicurazioni di Galileo – prosegue Brugnolo -, ma esse testimoniano una delle caratteristiche peculiari delle mancate rivoluzioni italiane: il distacco fra élite politiche e intellettuali e popolo”.

Una cesura che arriva sino al ’68 dove la mancata (o presunta) rivoluzione, promossa dal movimento studentesco, secondo Pasolini, avrebbe preso la forma di una trasformazione interna al sistema non certo di una sua messa in causa. Si sarebbe cioè passati da un capitalismo fondato su idee di disciplina e sacrificio ad un capitalismo consumistico ed edonistico. Anche in questo caso, insomma, si sarebbe trattato della riproposizione del paradigma cosiddetto gattopardesco, secondo cui bisogna cambiare tutto ma per far sì che poi tutto resti uguale.

L’ultimo libro esaminato da Brugnolo è “Il formaggio e i vermi” di Carlo Ginzburg del 1976. “Qui si narra del grande cambiamento che sogna un mugnaio del Cinquecento che sul formaggio e i vermi aveva costruito una cosmogonia di matrice popolare. È una vicenda – conclude Brugnolo - che richiama il principio della storia da me esaminata, quel sogno di cambiare il mondo che fu promosso dalla Riforma protestante e che il nostro paese rigettò allora e anche dopo”.

Lunedì, 13 Novembre 2023 11:42

Riforma dell’emergenza-urgenza

C’è anche il professor Lorenzo Ghiadoni (nella foto, il terzo da sx), presidente dell’Academy of Emergency Medicine and Care (AcEMC) - nonché direttore della Scuola di specializzazione in Medicina d’emergenza urgenza dell’Università di Pisa e dell’Unità operativa di Medicina d’emergenza universitaria dell’Aoup - nel gruppo di lavoro di professionisti che ha elaborato la proposta di legge 1455 “Disposizioni per la riorganizzazione del sistema nazionale di emergenza-urgenza sanitaria” depositata agli atti il 4 ottobre e presentata il 9 novembre nella sala stampa della Camera dei Deputati in un incontro con istituzioni e stakeholders.

 

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Il testo – d’iniziativa di alcuni deputati - mira a garantire la sostenibilità del sistema quanto all’ottimizzazione delle risorse professionali ed economiche; l’aggiornamento alla luce dell’evoluzione tecnologica e professionale; l’uniformità della risposta in tutto il territorio nazionale, mutuando anche dalle esperienze regionali più virtuose; la normazione adeguata per i professionisti; l’eticità della risposta; l’adeguamento dei sistemi alle ultime evidenze scientifiche; le soluzioni per diminuire il sovraffollamento delle strutture di pronto soccorso.

Due i punti di partenza: da un lato l’urgenza di riformare un sistema regolamentato trent’anni fa, il 27 marzo 1992 con il DPR n° 287 , e dall’altro la necessità di tener conto, all’interno di un disegno di legge, di una serie di fattori, tra cui l’evoluzione della tecnologia di telecomunicazione, la nascita del numero unico di emergenza 112 e del numero europeo armonizzato per le cure non urgenti 116117, l’avvio di una progressiva riorganizzazione delle sale operative del sistema 118, l’evoluzione della professionalità infermieristica. Il testo rappresenta quindi il punto di arrivo di un confronto serrato tra la politica e le organizzazioni del settore, professionali e sindacali.

Secondo il professor Ghiadoni “La priorità è ridurre il sovraffollamento del Pronto soccorso e il tempo di stazionamento dopo la diagnosi in attesa del posto letto di ricovero, per garantire un adeguato servizio a cittadini ma anche condizioni di lavoro migliori per tutti gli operatori della sanità. È necessario quindi che il sistema ospedaliero d’emergenza, che si fonda sulla professionalità dei medici, degli infermieri, dei tecnici dell’emergenza e di tutte le figure ad essa correlate, si integri sempre di più con il sistema territoriale e che si rafforzi l’organizzazione dei percorsi di triage e fast track, che sono gli strumenti fondamentali che oggi abbiamo a disposizione nel settore dell’emergenza-urgenza per migliorare l’appropriatezza degli accessi e delle cure”.

Su queste basi, la proposta di legge si configura come un importante intervento normativo che consente il superamento di modelli organizzativi frammentati e difformi a favore della nascita di un sistema di soccorso sanitario equo e universalistico basato su una profonda revisione organizzativa e tecnologica delle sale operative del sistema pre-ospedaliero e sulla loro integrazione con l’emergenza ospedaliera, garantendo piena valorizzazione alle diverse professionalità, sanitarie e non-: medici, infermieri, tecnici, soccorritori, autisti soccorritori. (Fonte: ufficio stampa Aoup)

stefano-brugnolo-bw-458x458-1.jpgL’Italia come una specie di grande Gattopardo delle rivoluzioni mancate, dall’epoca della Riforma protestante fino al ’68 e oltre. È questo il tema del nuovo volume del professore Stefano Brugnolo (foto) dell’Università di Pisa Rivoluzioni e popolo nell’immaginario letterario italiano ed europeo (Quodlibet, 2023).

Il libro è stato presentato a Pisa lunedì 13 novembre, alle 17.30 a Palazzo Boilleau, con i professori dell’ateneo pisano Roberto Bizzocchi e Sergio Zatti per il ciclo dei Seminari di Interpretazione testuale.

Brugnolo parte da una constatazione: “Per noi occidentali oggi è più facile rappresentare la fine del mondo piuttosto che un rivoluzione che modifichi l’attuale sistema vigente” Come si spiega questo? “Perché tutti noi almeno in Occidente siamo coinvolti in questo grande sistema che è il capitalismo, siamo cioè poco o tanto cointeressati al mantenimento di questo sistema, mentre la rivoluzione secondo Marx la fa chi non ha proprio niente da perdere”.
Se questa ipotesi è attendibile ecco che allora il caso italiano, al centro dello studio di Brugnolo, così segnato dalle rivoluzioni mancate, racconterebbe la rivoluzione mancata a livello più generale; esemplificherebbe cioè le attese, le speranze e le paure che quella prospettiva di cambiamento radicale ha suscitato durante tutta la Modernità.

La tesi di Brugnolo si sviluppa lungo trenta capitoli per oltre 400 pagine, un viaggio che attraversa i secoli cominciando da Machiavelli, passando attraverso Milton, Büchner, Hugo, Manzoni, Zola, Nievo, Verga, fino ad arrivare a Malaparte, Pasolini, Calvino e tanti altri, anche saggisti: da Galileo a Gramsci. Al centro ci sono soprattutto gli autori italiani che hanno raccontato le non-rivoluzioni nostrane in dialogo con alcuni grandi scrittori e pensatori europei.


Si tratta di un percorso in cui emergono degli spartiacque decisivi, come la Riforma protestante ma soprattutto la Rivoluzione francese, un evento che ha avuto grande risonanza in Italia, come dimostra il caso di Alessandro Manzoni che nei Promessi sposi sia pur parlando di un caso seicentesco in realtà si sta interrogando su come operare un cambiamento reale senza passare attraverso uno sconvolgimento simile.

Sempre secondo Brugnolo ci sarebbero “Rivoluzioni mancate in terra e rivoluzioni mancate in cielo”, e a quest’ultima specie appartiene quella tentata da Galileo. “Galileo tentò vanamente di rassicurare i vertici della Chiesa che le sue scoperte erano di tipo astratto e non potevano e dovevano coinvolgere il popolo, a cui il linguaggio matematico caratterizzante l’astronomia copernicana sarebbe comunque risultato incomprensibile”. A sentire quello scienziato si sarebbe insomma trattato di questioni che avrebbero interessato pochi e non avrebbero comportato più ampi sconvolgimenti culturali. “La Chiesa non si fidò delle rassicurazioni di Galileo – prosegue Brugnolo -, ma esse testimoniano una delle caratteristiche peculiari delle mancate rivoluzioni italiane: il distacco fra élite politiche e intellettuali e popolo”.

Una cesura che arriva sino al ’68 dove la mancata (o presunta) rivoluzione, promossa dal movimento studentesco, secondo Pasolini, avrebbe preso la forma di una trasformazione interna al sistema non certo di una sua messa in causa. Si sarebbe cioè passati da un capitalismo fondato su idee di disciplina e sacrificio ad un capitalismo consumistico ed edonistico. Anche in questo caso, insomma, si sarebbe trattato della riproposizione del paradigma cosiddetto gattopardesco, secondo cui bisogna cambiare tutto ma per far sì che poi tutto resti uguale.

L’ultimo libro esaminato da Brugnolo è “Il formaggio e i vermi” di Carlo Ginzburg del 1976. “Qui si narra del grande cambiamento che sogna un mugnaio del Cinquecento che sul formaggio e i vermi aveva costruito una cosmogonia di matrice popolare. È una vicenda – conclude Brugnolo - che richiama il principio della storia da me esaminata, quel sogno di cambiare il mondo che fu promosso dalla Riforma protestante e che il nostro paese rigettò allora e anche dopo”.

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