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Giovedì, 03 Agosto 2023 14:32

Studiare a Pisa è internazionale!

L'Università di Pisa offre molte opportunità di studio all’estero, grazie a una varietà di accordi, programmi e convenzioni che mettono l’Ateneo in collegamento diretto con paesi europei ed extra-europei. Oltre all’ormai consolidato Programma Erasmus, l’Ateneo pisano ha attivato circa 30 double degree e joint degree, corsi di studio che consentono di frequentare lezioni in parte a Pisa e in parte all’estero e conseguire una doppia laurea o un titolo congiunto rilasciati da Unipi e da un ateneo europeo o extra-europeo (con anche università della Cina, del Giappone e del Sudafrica).

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Studenti dell'Università di Pisa a una Summer School in Cina presso il Beijing Institute of Technology.

Studiare all’Università di Pisa vuol dire inoltre studiare in un ateneo che fa parte di una Alleanza Universitaria Europea: Unipi è infatti uno dei 9 partner di Circle U. con Aarhus University, Humboldt-Universität zu Berlin, King’s College London, Université Paris Cité, Università di Belgrado, Università di Louvain, Università di Oslo e Universität Wien, che si sono unite per sviluppare insieme iniziative di eccellenza sul piano della formazione, della ricerca e dell’innovazione. Nell’ambito di Circle U. sono già attive alcune Summer School, finanziamenti di iniziative proposte da studenti e sono in arrivo corsi di studio congiunti. 

L’Università di Pisa ha poi accordi speciali con atenei della Cina, tra cui il prestigiosissimo Beijing Institute of Technology, all’avanguardia in particolare su ingegneria, scienze e tecnologia. D’intesa con la Fondazione ISSNAF (Italian Scientists and Scholars in North America Foundation) offre poi borse di studio e ricerca in Nord America

Inoltre, ogni anno l’Università di Pisa bandisce contributi di mobilità per studiare, fare tirocini formativi oppure svolgere la tesi all’estero.

Recentemente l’Università di Pisa, attraverso il suo Dipartimento di Scienze della Terra, è sbarcata in Uzbekistan con un progetto di cooperazione internazionale che nel suo genere è il primo in Italia. L’Ateneo pisano ha infatti attivato una sede a Tashkent, capitale dell’Uzbekistan, e in collaborazione con la University of Geological Sciences del Paese asiatico ha avviato un corso di laurea triennale in Geologia, con 50 studenti che hanno appena superato l’anno propedeutico in vista della prossima immatricolazione a Unipi. Ulteriori sviluppi didattici sono in via di definizione, con la progettazione di un curriculum dedicato alla Geologia ambientale e di un corso di laurea magistrale congiunto in Scienze e tecnologie geologiche, che porterà a un titolo di studio valido sia in Italia che in Uzbekistan.

Dal 31 luglio al 5 agosto, l'Università di Pisa ospita la European Summer School in Neuroscience, un corso estivo per studenti magistrali interessati ad approfondire la complessità della mente e del cervello sotto la guida di rinomati specialisti di europei. La Summer School è un'iniziativa di Circle U., l'Alleanza Europea delle Università che riunisce nove istituti: Aarhus, Belgrado, Berlino, Lovanio, Oslo, Parigi Cité, Pisa, Vienna e il King's College di Londra. È stata organizzata congiuntamente dall'Università di Pisa, dalla Humboldt-Universität zu Berlin, dall'UCLouvain e dall'Università di Aarhus.

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Trenta studenti provenienti da diverse realtà e paesi di tutta Europa stanno partecipando a lezioni e workshop al Polo Didattico Le Benedettine confrontandosi sugli esperimenti in corso presentati da scienziati di fama internazionale. Tra i partecipanti, sei studenti provengono dalle università facenti parte di Circle U.: Tobias Richter (Humboldt-Universität zu Berlin), Mathias Houe Andersen (Aarhus University), Ana Hadjès e Jad Laaboudi (Parigi Cité), Cecilia Barachini e Monica Lavelli (Università di Pisa). Così i ragazzi e le ragazze commentano la loro esperienza: "Grazie alla Summer School abbiamo avuto l'opportunità di incontrare persone con background e percorsi di studio diversi e conoscere approcci nuovi alla ricerca. Inoltre, abbiamo stabilito contatti personali e professionali che saranno utilissimi in futuro".

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Cinque dei sei studenti Circle U.: Tobias, Cecilia, Ana, Mathias e Jad.

Paola Binda, coordinatrice della Summer School, e gli altri organizzatori Olivier Collignon (UCLouvain), Martin Rolfs (Humboldt-Universität zu Berlin) e Morten Storm Overgaard (Aarhus University), dichiarano: "Siamo molto contenti di vedere una comunità di studenti che lavorano attivamente per costruire un gruppo in cui circolano idee e che stanno sfruttando al massimo il contatto con i docenti. Circle U. ha innescato qualcosa che va sicuramente oltre l’Alleanza e l’Europa, poiché siamo riusciti ad avere partecipanti da altri continenti".


Olivier Collignon, Paola Binda e Martin Rolfs.

La Professoressa Paola Binda conclude: "A livello locale, è stata un'opportunità straordinaria per far conoscere Circle U. alle istituzioni locali come il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), la Scuola Normale Superiore, la Scuola IMT Alti Studi Lucca, Imago7 che sono stati subito molto reattivi e disponibili, contribuendo alla realizzazione della Summer School. Posso dire che per noi dell'area di Pisa è stata un'opportunità straordinaria di incontrarci e confrontarci sulle nostre ricerche".

From July 31st, until August 5th, the University of Pisa is hosting the European Summer School in Neuroscience, a summer course intended for Master’s degree students interested in delving into the complexity of the human mind and brain under the guidance of renowned European specialists. The Summer School is an initiative of Circle U. – the European University Alliance that brings together nine universities: Aarhus, Belgrade, Berlin, Louvain, Oslo, Paris Cité, Pisa, Vienna and King’s College London. – and was jointly organized by the University of Pisa, Humboldt-Universität zu Berlin, UCLouvain and Aarhus University.

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Thirty students with different backgrounds coming from all over Europe and beyond are attending lectures and workshops at Le Benedettine Teaching Centre, taking part in the discussion of ongoing experiments presented by scientists of international fame. Among the participants, six students are from Circle U. universities: Tobias Richter (Humboldt-Universität zu Berlin), Mathias Houe Andersen (Aarhus University), Ana Hadjès and Jad Laaboudi (Paris Cité), Cecilia Barachini and Monica Lavelli (Università di Pisa). They have spared a few minutes to tell us about this amazing experience: “We got the chance to know people from so many different backgrounds and courses of study and to learn about different approaches to research, which definitely widens your mind. Plus, we have established personal and working connections, which will be fruitful in the future.”

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Five of the six Circle U. students: Tobias, Cecilia, Ana, Mathias and Jad.

Paola Binda, coordinator of the Summer School, and the other organisers Olivier Collignon (UCLouvain), Martin Rolfs (Humboldt-Universität zu Berlin) and Morten Storm Overgaard (Aarhus University), shared their positive feedback on this experience: “We are so pleased to see a community of students that are actively working to build a group where information is shared and that they are making the best out of the connection with the teachers. Circle U. has sparked something that certainly extends way beyond CU and Europe because we managed to have people from other continents”.


Olivier Collignon, Paola Binda and Martin Rolfs.

Professor Paola Binda said: “Locally it was an amazing opportunity to showcase us to local institutions – Italian National Research Council (CNR), Scuola Normale Superiore, IMT School for Advanced Studies Lucca, Imago7 – who were immediately very responsive and supportive and contributed to the Summer School. I can say that this was an amazing opportunity for us in the Pisan area to meet and exchange more and more about our research”.

Sono arrivati in Toscana da tutto il mondo per prendere parte a tre eventi organizzati da Ecological Economics in Tuscany, un gruppo di ricercatori delle Università di Pisa e Firenze che attraverso i principi dell’Economia Ecologica sono impegnati nel fornire una prospettiva metodologica utile per affrontare gli studi sulla sostenibilità.

I tre eventi, realizzati con la collaborazione del Virginia Tech (US) e del MIT (US) e sostenuti da Leonardo – Istituto di Ricerca sul Territorio e l’Ambiente di Pisa e dalla European Society for Ecological Economics (ESEE), hanno riunito studiosi e studenti internazionali sia per gettare le basi dell'Economia Ecologica Comportamentale, sia per introdurre gli studenti all'Economia Ecologica attraverso una scuola estiva e un'esperienza sul campo nelle Alpi Apuane.

Il coinvolgente programma messo a punto dal gruppo Ecological Economics in Tuscany si è aperto con un Workshop sull’Economia Ecologica Comportamentale (10-11 luglio), tenutosi presso il Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Firenze. L’appuntamento ha rappresentato un pionieristico sforzo di coniugare i campi dell’economia comportamentale e sperimentale con l’economia ecologica, facilitando la formazione di nuove collaborazioni e promuovendo la ricerca in questo campo emergente.

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Nei giorni successivi, presso l’Università di Pisa si è tenuta la Summer School “Leveraging Ecological Economics to Advance the Sustainability Transition” (11-15 luglio) che ha riunito 63 partecipanti tra studenti della laurea magistrale, dottorandi e post-dottorandi provenienti da oltre 20 paesi. La scuola, coordinata da Tommaso Luzzati, ha avuto tra i suoi docenti Elettra Stradella e Gabriella Iermano, due giuriste dell’Università di Pisa, nonché Mario Biggeri, Leonardo Boncinelli e Tiziano Distefano, tre economisti dell’Università di Firenze. Il corpo docente internazionale includeva Nicholas A. Ashford del Massachusetts Institute of Technology (MIT, USA) e Ralph Hall di Virginia Tech (VT, USA). La lezione inaugurale è stata tenuta da Elisa Giuliani, prorettrice dell’Università di Pisa per la Sostenibilità e l’Agenda 2030 e direttrice di REMARC.

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Infine, un gruppo di partecipanti della Summer School ha preso parte anche alla Hiking Summer School (16-19 luglio), soggiornando nel suggestivo Rifugio Orto di Donna in Val Serenaia. L’esperienza è consistita sia di momenti accademici sia in passeggiate in una natura aspra e coinvolgente. Alcuni partecipanti hanno presentato le loro ricerche, offrendo spunto per riflessioni e dibattiti guidati dai docenti presenti.

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“Durante le escursioni - spiega Tommaso Luzzati, Professore di Economia Politica presso il Dipartimento di Economia e Management dell'Università di Pisa - è stato spesso necessario concentrarsi sui propri passi e dosare le proprie forze, sperimentando così i propri limiti e scoprendo il valore del distaccarsi dalle continue distrazioni che caratterizzano la vita quotidiana”. “Questa esperienza – aggiunge - è stata molto significativa per un gruppo di giovani che ha posto al centro dei propri obiettivi formativi e di ricerca la trasformazione della società verso modelli di sviluppo più capaci di soddisfare i bisogni umani, la transizione verso la sostenibilità”.

Mercoledì, 02 Agosto 2023 11:51

Heaviest animal ever to live discovered in Peru

The fossilized remains of an extraordinary animal dating back to almost 40 million years ago have resurfaced in the Ica Desert, along the southern coast of Peru. The fossil in question belongs to an ancestor of the present-day whales and dolphins – one that was characterised by very large and heavy bones, which in turn evoke a sea monster of titanic proportions. An article that has just published in the prestigious scientific journal Nature presents a first analysis of this exceptional cetacean, which has been given the name of Perucetus colossus in honour of the South American country in which it was found and in reference to its literally colossal size. The international team of scientists that authored this paper features the strong participation of the palaeontologists of the Department of Earth Sciences of the University of Pisa, namely, professor Giovanni Bianucci (first author and coordinator of the research group), PhD student Marco Merella and assistant professor Alberto Collareta. Other Italian geologists and paleontologists from the universities of Milano-Bicocca (researcher Giulia Bosio and professor Elisa Malinverno) and Camerino (professors Claudio Di Celma and Pietro Paolo Pierantoni) also took part in the study, joined by researchers from Peru and various European countries.

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Artistic reconstruction of Perucetus colossus (artwork by Alberto Gennari).

“Although the Perucetus’ skeleton is not complete, rigorous estimates based on the measurement of preserved bones as well as on comparisons with a broad database of living and fossil organisms - explains Giovanni Bianucci - indicate that the mass of the skeleton of Perucetus was about 5–8 tonnes - at least twice the skeletal mass of the largest living animal, the blue whale. The very heavy skeleton of Perucetus - which in life would have reached 20 meters in total body length - suggests that the body mass of this ancient cetacean may have been as much as 340 tonnes, almost twice that of the largest blue whales and more than three times that estimated for Argentinosaurus, one of the largest dinosaurs ever found”. Thus, Perucetus represents an excellent candidate for the role of heaviest animal of all times, a record from which the blue whale would be undermined. The palaeobiological implications of such a discovery are of extreme importance. "The enormous body mass of Perucetus - continues Bianucci - indicates that cetaceans developed phenomena of gigantism at least twice: in relatively recent times, with the evolution of the large baleen whales that inhabit the modern oceans, and some 40 million years ago, with the radiation of the basilosaurids of which Perucetus is the most extraordinary representative". Studying such a 'heavyweight' was certainly exciting but not without its challenges: "Each of the vertebrae of Perucetus is so heavy - the lightest weighs over 100 kg! - that several strong persons was required to handle it” says Marco Merella. “In addition to making the excavation and preparation phases more difficult, heaviness greatly complicated the osteoanatomical analysis of the skeleton. We therefore turned to the innovative methodologies of virtual palaeontology, and in particular to structured light scanning, to acquire and elaborate detailed three-dimensional models of all the collected bones. These models allowed us to continue the study once back to Pisa. In fact, thanks to structured light scanning, that it was possible to rigorously estimate the volume of the skeleton, thus providing quantitative support for the reconstruction of the body shape and lifestyle of this exceptional extinct cetacean".

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Skeletal mass vs. body mass across amniotes (mammals and reptiles, including birds) (credits: Giovanni Bianucci).

“The titanic size of the bones of Perucetus certainly represents the most striking feature of this new species - says Alberto Collareta - but the enormous mass reconstructed for the entire skeleton also reflects the high density of the type of bone tissue it is made of. Indeed, all the bones of Perucetus are made up of extremely dense and compact bone, similar to that found, though in a much less marked way, in the present-day sirenians. The latter live in shallow coastal waters, where a particularly heavy skeleton acts as a 'ballast', thus facilitating feeding at the seabed and increasing the inertia to the action of waves. The kind of thickening and heaviness of the skeleton - in technical terms, pachyosteosclerosis - which Perucetus shares with the sirenians is not found in any living cetacean. Although it is difficult to provide a palaeoecological interpretation of this extraordinary adaptation, it is thus likely that it provided Perucetus with the stability needed to inhabit the high-energy waters close to the coastline. Perucetus probably fed near the seabed, perhaps searching for the carcasses of other marine vertebrates as some large-bodied sharks do today."

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The research team at the fossil find site (Giovanni Bianucci).

Research at the University of Milano-Bicocca focused on reconstructing the stratigraphy and geological age of this ancient ancestor of the present-day whales. “Based on the micropaleontological analysis of planktonic species and radiometric dating of a volcanic ash found in the vicinity of the fossil - add Elisa Malinverno and Giulia Bosio - we were able to determine that the fossil is between 39.8 and 37.84 million year old. Thus, Perucetus lived during the Eocene epoch, when the forebears of the modern cetaceans were abandoning the terrestrial lifestyle in favour of a marine one".

Claudio Di Celma and Pietro Paolo Pierantoni from the Geology section of the University of Camerino carried out the geological-stratigraphic study of the area where Perucetus was discovered. “Through the study of the sedimentary rocks that embed the fossil - explains Claudio Di Celma - we have contributed to the reconstruction of the environment in which this ancient marine mammal lived. Where is now a desert that extends for hundreds of kilometers along the coast of Peru - explains the geologist Claudio Di Celma - in the past there was a broad marine embayment, the Pisco Basin, characterized by a great abundance of nutrients and a rich biodiversity”.

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Although Perucetus was by all means an unexpected find, the place and mode of this discovery were not. “The find of the first bones of Perucetus dates back to thirteen years ago and is due to Mario Urbina, a field researcher and true ‘living legend’ of Peruvian palaeontology”, explains Bianucci. “It is only thanks to Mario's perseverance that the multi-year excavation of this extraordinary (and very heavy) fossil was possible. It was Mario himself who realized that the Desert of Ica - one of the driest areas on Earth - is home to one of the largest deposits of fossil vertebrates worldwide".

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The palaeontological heritage of the Ica Desert

For about fifteen years, and thanks to a number of national and international research projects (many of which were led by the University of Pisa), this exceptional paleontological heritage has been adequately valued through scientific research carried out by a close-knit and multidisciplinary equipe of which Peruvian palaeontologists are an integral part. The Desert of Ica has thus become the scenario of many record-breaking discoveries: from the most ancient quadrupedal cetacean to have reached the Pacific Ocean, to the earliest ancestor of the modern baleen whales and the enormous macropredatory sperm whale Livyatan melvillei. All these discoveries confirmed the leading role of the University of Pisa in the study of marine mammal palaeontology.

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Thanks also to a new ministerial grant (PRIN) obtained by the University of Pisa, the research efforts on the Ica Desert cetaceans as well as on the exceptional conditions that led to the formation of this extraordinary fossil deposit will continue in the years to come. “I would bet the surprises aren't over yet”, concludes Bianucci.

Tutte le informazioni al link: https://www.msn.unipi.it/it/formazione/insegnanti/ 

Dal Deserto di Ica, lungo la costa meridionale del Perù, riaffiorano i resti fossilizzati di uno straordinario animale risalente a quasi 40 milioni di anni fa: un antenato delle balene e dei delfini caratterizzato da ossa grandissime e pesantissime che fanno pensare a un mostro marino dalle proporzioni titaniche. Un articolo appena pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Nature presenta una prima analisi di questo eccezionale cetaceo, a cui è stato dato il nome di Perucetus colossus in onore del paese sudamericano in cui è stato rinvenuto e in riferimento alla sua taglia letteralmente colossale. Il gruppo internazionale di scienziati autori della ricerca vede in primo piano i paleontologi del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa: il professor Giovanni Bianucci, primo autore e coordinatore della ricerca, il dottorando Marco Merella e il ricercatore Alberto Collareta. Allo studio hanno partecipato anche altri geologi e paleontologi italiani provenienti dalle università di Milano-Bicocca (la ricercatrice Giulia Bosio e la professoressa Elisa Malinverno) e Camerino (i professori Claudio Di Celma e Pietro Paolo Pierantoni), affiancati da ricercatori peruviani e di diverse nazionalità europee.

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Ricostruzione artistica di Perucetus colossus (Alberto Gennari).V

Le ossa fossili di questo cetaceo primitivo sono state recuperate in successive campagne di scavo e sono ora conservate presso il Museo di Storia Naturale di Lima. Consistono di tredici vertebre, quattro costole e parte del bacino, quest’ultimo a indicare che Perucetus era ancora provvisto di piccole zampe posteriori, una condizione riscontrata anche negli altri Basilosauridi, il gruppo di cetacei arcaici a cui è stato riferito questo nuovo mostro marino. “Sebbene lo scheletro da noi studiato non sia completo, stime rigorose basate sulla misurazione delle ossa conservate e sulla comparazione con un ampio database di organismi attuali e fossili – spiega Giovanni Bianucci – indicano che la massa scheletrica di Perucetus era di circa 5-8 tonnellate, un valore perlomeno doppio rispetto alla massa scheletrica del più grande animale vivente, la balenottera azzurra. Il pesantissimo scheletro di Perucetus, che in vita avrebbe raggiunto i 20 metri di lunghezza, suggerisce che la massa corporea di questo antico cetaceo potesse raggiungere le 340 tonnellate, quasi il doppio della più grande balenottera azzurra e oltre quattro volte quanto stimato per l’Argentinosauro, uno dei più grandi dinosauri mai rinvenuti”. Perucetus rappresenta dunque un ottimo candidato al ruolo di animale più pesante di tutti i tempi, un record da cui verrebbe scalzata proprio la balenottera azzurra. Le implicazioni paleobiologiche di una simile scoperta sono di estrema importanza. “L’enorme massa corporea di Perucetus – prosegue Bianucci – indica che i cetacei sono stati protagonisti di fenomeni di gigantismo in almeno due fasi: in tempi relativamente recenti, con l’evoluzione delle grandi balene e balenottere che popolano gli oceani moderni, e circa 40 milioni di anni fa, con la radiazione dei Basilosauridi di cui Perucetus è il rappresentante più straordinario”.

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Perucetus colossus, in evidenza le parti scheletriche conservate (Giovanni Bianucci e Marco Merella).

Lo studio di un simile ‘peso massimo’ è stato certamente eccitante ma non privo di difficoltà: “Ciascuna delle vertebre di Perucetus è talmente pesante (la più leggera pesa oltre 100 kg) da richiedere diverse persone robuste per ogni minimo spostamento – racconta Marco Merella – Oltre a rendere più difficili le fasi di scavo e preparazione, ciò ha complicato fortemente l’analisi osteoanatomica dei reperti. Ci siamo quindi rivolti alle innovative metodologie della paleontologia virtuale e in particolare alla scansione a luce strutturata, per acquisire ed elaborare modelli tridimensionali di dettaglio di tutte le ossa raccolte. Questi modelli ci hanno poi permesso di proseguire lo studio una volta ritornati a Pisa; infatti, è proprio grazie alla scansione a luce strutturata che è stato possibile stimare in maniera rigorosa il volume dello scheletro, fornendo così un supporto quantitativo alla ricostruzione della forma del corpo e del modo di vita di questo eccezionale cetaceo estinto”.

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Il gruppo di ricerca nel sito di ritrovamento del fossile (Giovanni Bianucci).


“La taglia titanica delle ossa di Perucetus rappresenta certamente il tratto più appariscente di questa nuova specie – afferma Alberto Collareta – ma l’enorme massa ricostruita per l’intero scheletro riflette anche l’alto peso specifico della tipologia di tessuto osseo di cui esso si compone. Tutte le ossa di Perucetus, infatti, sono costituite da osso estremamente denso e compatto, simile a quello che si rinviene, anche se in maniera decisamente meno marcata, nei sireni attuali. Questi mammiferi abitano in acque costiere poco profonde, dove uno scheletro particolarmente pesante funziona da ‘zavorra’, facilitando così l’alimentazione al fondale ed aumentando l’inerzia all’azione delle onde. L’ispessimento e appesantimento dello scheletro, in termini tecnici pachiosteosclerosi, che accomuna Perucetus ai sireni non si rinviene in nessun cetaceo attuale. Dunque, benché sia difficile fornire un’interpretazione paleoecologica di questo straordinario adattamento, è probabile che esso fornisse a Perucetus la stabilità necessaria per abitare acque agitate prossime alla linea di costa. Perucetus si alimentava probabilmente presso il fondale, forse privilegiando la ricerca di carogne di altri vertebrati marini come fanno oggi alcuni grandi squali”.

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Scavo vertebre Perucetus (Giovanni Bianucci).

Gli studi presso l’Università di Milano-Bicocca si sono concentrati sulla ricostruzione della stratigrafia e sulla datazione dell’antico antenato delle balene. “Sulla base di studi micropaleontologici di specie planctoniche e di una datazione radiometrica di una cenere vulcanica trovata nelle vicinanze del reperto – aggiungono Elisa Malinverno e Giulia Bosio– abbiamo potuto stimare un’età compresa tra 39.8 e 37.84 milioni di anni per questo fossile. Perucetus colossus viveva quindi nell’epoca denominata Eocene, quando gli antenati dei cetacei attuali stavano abbandonando lo stile di vita terrestre a favore di quello marino”.

Claudio Di Celma e Pietro Paolo Pierantoni della sezione di Geologia dell'Università di Camerino hanno realizzato lo studio geologico-stratigrafico dell’area in cui è stato scoperto Perucetus colossus. “Attraverso lo studio delle rocce sedimentarie che lo contenevano – spiega Claudio Di Celma – abbiamo contribuito alla ricostruzione dell’ambiente in cui questo antico mammifero marino ha vissuto. Dove oggi c’è un deserto che si estende per centinaia di chilometri lungo la costa del Perù meridionale, in passato si trovava un ampio bacino marino, il Bacino di Pisco, caratterizzato da una notevole abbondanza di nutrienti e una ricca biodiversità”.

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Per quanto la scoperta di Perucetus sia stata inaspettata, non lo sono il luogo e le modalità con cui essa è avvenuta. “Il ritrovamento delle prime ossa di Perucetus risale a tredici anni fa ed è merito di Mario Urbina, ricercatore di campo e vera e propria leggenda vivente della paleontologia peruviana – spiega Bianucci – ed è solo grazie alla perseveranza di Mario che lo scavo pluriennale di questo straordinario (e pesantissimo) fossile è stato possibile. È stato proprio Mario a realizzare che il Deserto di Ica - una delle aree più aride del pianeta - è sede di uno dei più grandi giacimenti di vertebrati fossili del mondo”.

Il patrimonio paleontologico del Deserto di Ica

Da una quindicina d’anni, grazie a una serie di progetti di ricerca nazionali e internazionali (molti dei quali a guida dell’Università di Pisa), questo eccezionale patrimonio paleontologico viene adeguatamente valorizzato attraverso la ricerca scientifica portata avanti da un gruppo affiatato e multidisciplinare di cui i paleontologi peruviani sono parte integrante. Il Deserto di Ica è quindi diventato scenario di molte scoperte da record: dal più antico cetaceo quadrupede ad aver raggiunto l’Oceano Pacifico, al più antico antenato delle attuali balene, senza dimenticare l’enorme capodoglio predatore Livyatan melvillei; scoperte che confermano il ruolo di primissimo piano della paleontologia pisana nel campo dei mammiferi marini.

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Lo studio dei cetacei del Deserto di Ica e delle condizioni eccezionali che hanno portato alla formazione di questo straordinario giacimento fossilifero proseguirà negli anni a venire, anche grazie ad un nuovo finanziamento ministeriale (PRIN) coordinato proprio dall’Università di Pisa. “Scommetto che le sorprese non sono finite”, conclude Bianucci.

Cambio di passo per il mondo dell’editoria universitaria accessibile che a Pisa, in occasione dei recenti Stati Generali, ha definito quelli che sono stati chiamati “Gli impegni di P.I.S.A.: Percorsi Inclusivi e Servizi Accessibili”. Una tappa importantissima, che si aggiunge e segue il Trattato di Marrakech e l'European Accessibility Act, aprendo di fatto la strada per la futura definizione di un protocollo nazionale, che vedrà gli atenei italiani e il Governo lavorare in sinergia con gli editori.

“La necessità di lavorare in rete per favorire l’accesso alla cultura e agli studi universitari per tutti gli studenti e per tutte le studentesse con disabilità e con disturbi specifici dell’apprendimento è emersa in modo chiaro da tutti gli interventi e dalla tavola rotonda che ha concluso gli Stati Generali dell’editoria universitaria accessibile del 7 luglio scorso, organizzati a Pisa dalla Conferenza Nazionale Universitaria dei Delegati per la Disabilità (CNUDD), ha commentato Maurizio Messina, presidente del Gruppo Accademico Professionale AIE Associazione Italiana Editori. L’esperienza di Fondazione LIA, nata dalla collaborazione di AIE E UICI (Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti) e riconosciuta come caso di eccellenza nel campo dell’accessibilità editoriale a livello internazionale, è un esempio di come lavorando insieme con obiettivi comuni si possano raggiungere risultati importanti. L’auspicio è che Gli impegni di P.I.S.A possano rappresentare la base per un futuro che, grazie alla condivisione ed al confronto fra tutti gli attori coinvolti, veda risolti i problemi attuali, grazie alla messa a punto di un progetto organico che superi l’attuale mancanza di coordinamento e renda più efficiente l’intero sistema”.

“Con Gli impegni di P.I.S.A, si avvicina sempre di più l’obiettivo di garantire a tutti l’accesso alla conoscenza e all’alta formazione, rispettando i traguardi temporali definiti a livello europeo nonché le linee tracciate da ANVUR attraverso il nuovo modello di accreditamento degli Atenei AVA3”, ha sottolineato il professor Luca Fanucci, Delegato all’inclusione degli studenti e del personale con disabilità e DSA dell’Università di Pisa e coordinatore del convegno. “La strada da compiere è, però, ancora lunga – aggiunge Fanucci - e la sfida è quella di mettere a disposizione della popolazione universitaria (e non solo) prodotti editoriali di natura digitale, inclusivi e accessibili, creando un sistema strutturato efficiente ed efficace”.

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Una sfida che, da tempo, vede proprio l’Università di Pisa e la sua casa editrice, la Pisa University Press, in prima linea, con un progetto di accessibilità inaugurato dall’edizione digitale, certificata dalla Fondazione LIA, della Costituzione Italiana, curata e commentata dai professori Roberto Romboli e Saulle Panizza, a cui presto si aggiungeranno altri titoli.

Un traguardo, quello raggiungo dalla Pisa University Press, che diventa esigenza imprescindibile rispetto ai numeri dell’ateneo pisano, frutto di una nuova consapevolezza diffusa tra gli studenti e il corpo docente. Nell’Università di Pisa sono, infatti, 1.866 gli studenti con certificazione di disabilità e 553 quelli con certificazione Disturbi Specifici per l’Apprendimento.

Al convegno del 7 luglio scorso, dal titolo “AVA3 e le nuove sfide per l’inclusione didattica: il ruolo dell’editoria universitaria accessibile”, promossa dalla CNUDD in collaborazione con il Centro per l’Innovazione e la Diffusione della Cultura dell’Università di Pisa-CIDIC, sono intervenuti: Riccardo Zucchi, Rettore dell’Università di Pisa; Claudio Pettinari, Rappresentante CRUI; Alberto Arenghi, Presidente CNUDD; Fabio Ferrucci, Delegato del Rettore alla Disabilità, Università degli Studi del Molise; Mario Barbuto, Presidente Fondazione LIA e UICI; Cristina Mussinelli, Segretario Generale Fondazione LIA; Maurizio Messina, Presidente Gruppo Accademico Professionale AIE (Associazione Italiana Editori); Claudia Napolitano, Presidente Associazione “Coordinamento University Press Italiane” e responsabile di Pisa University Press; Paola Passarelli, Direttore Generale Biblioteche e diritto d’autore.

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