L'Università ricorda Vincenzo Di Benedetto
Si è spento all'età di 79 anni Vincenzo Di Benedetto, professore emerito dell'Università di Pisa e uno dei maggiori studiosi al mondo di letteratura greca e profondo conoscitore del mondo classico. Originario della Calabria, si era diplomato presso la Scuola Normale e aveva insegnato per molti anni Letteratura greca nell'Ateneo pisano, oltre che nella stessa Scuola Normale. Era in pensione dal 2008.
Pubblichiamo di seguito il ricordo del professor Di Benedetto, scritto dal direttore del dipartimento di Filologia, letteratura e linguistica, il professor Mauro Tulli.
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Ricordo del professor Vincenzo Di Benedetto
Il Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica perde con Vincenzo Di Benedetto una delle figure centrali dell'Antichistica e più in generale dell'Area Umanistica di Pisa. Per decenni professore di Letteratura Greca presso l'Istituto di Filologia Greca e presso il Dipartimento di Filologia Classica, maestro fertile per generazioni di allievi che oggi possono dirsi con orgoglio voci delle sue vaste dottrine, Vincenzo di Benedetto ha intrecciato nelle innumerevoli pubblicazioni su Eschilo, su Sofocle, su Euripide, su Omero e Ippocrate, su Foscolo e Manzoni, gusto per la letteratura e sensibilità linguistica, con puntuale attenzione per la storia e per le dinamiche sociali.
Sempre nutrita dalla riflessione teorica, dall'analisi del materialismo e del marxismo, la passione politica non ha mai oscurato il rigore per la gestione della filologia, che nel materialismo e nel marxismo ha sempre trovato per le sue ricerce alimento e forza. Da un continuo e imprescindibile rapporto con il testo le sue pagine derivano fascino e concretezza, un'eredità preziosa per l'Area Umanistica di Pisa, da sempre custode di autonomia e libertà intellettuale, al riparo da facili mode. Le Baccanti, con energia inserite nella ricostruzione della drammaturgia e della filosofia di Euripide, con un panorama raffinatissimo della cultura classica, fra contraddizioni acute o ineludibili percezioni della fine, l'Odissea, interpretata quale inizio e culmine della letteratura greca, campo di un codice ineguagliabile che gioca per allusioni e richiami sulla trama di un testo maturo dove nulla è frutto di fugace improvvisazione: con le sue ultime opere, Vincenzo Di Benedetto ha ribadito il solido impianto dell'Area Umanistica di Pisa, un solido impianto che ha un passato glorioso e quanto mai ampio, ben al di là dell'Antichistica.
Non è certo questo il momento di ricordare Fraenkel o Timpanaro, figure dal peso decisivo nelle sue molteplici esperienze, non è certo questo il momento di ricostruire un cammino ad un tempo variegato e monolitico, sempre sviluppato nel segno della invincibile curiosità e della straordinaria velocità di pensiero. Il Magnifico Rettore, nei reiterati contatti di queste ore, mi ha pregato di portare le sue parole di profondo cordoglio: con tristezza, l'Università di Pisa esprime alla moglie Diana e all'amatissimo figlio Saverio affettuosa vicinanza, porge l'estremo saluto al grande intellettuale che al Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica offre un dono ineguagliabile, la coscienza dell'unità di metodo e di sapere che dirige il nostro dialogo con la letteratura, in ogni epoca e in ogni paese il prodotto più alto della civiltà.
Mauro Tulli
direttore del dipartimento di Filologia, letteratura e linguistica
Per una democratizzazione dei dati
«Parteciperemo ai finanziamenti della Commissione Europea Horizon 2020 per un'infrastruttura di ricerca e innovazione che riunisca anche fisicamente la comunità toscana di studiosi dei big data per favorire e aumentare i dottorati e i post dottorati in data scientist». Lo ha detto Dino Pedreschi docente del dipartimento di Informatica dell'Università di Pisa durante il convegno So Big data tenutosi presso il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) pisano.
Al convegno erano presenti i principali protagonisti dello studio e analisi dei dati scientifici del Cnr, dell'ateneo pisano, dell'Imt di Lucca e dell'Università di Firenze. «C'è bisogno di sempre più giovani che si dedichino alla scienza del futuro - ha detto Fosca Giannotti dell'Istituto di scienza e tecnologie dell'informazione del Cnr - che è proprio quella dell'analisi dei dati, giovani che abbiano una formazione multidisciplinare, scientifica ma anche che siano degli story teller, cioè che sappiano raccontare i cambiamenti delle società».
Al convegno è intervenuta anche la vice presidente della Regione Toscana, Stella Targetti che ha aggiunto: «Lo studio dei big data è un microscopio per guardare la società nel suo complesso ed è uno studio importante per gli amministratori territoriali per decifrare società e aggregati sempre più complessi». «Non si può parlare di smart cities senza pensare alla raccolta e all'analisi della grandissima mole di dati digitali che i cittadini lasciano consapevolmente e inconsapevolmente attraverso i loro pc o smart phone - ha detto Domenico Laforenza, presidente dell'area pisana del Cnr - ma è pur vero che in tutte queste raccolte e analisi, si deve tener conto di un ombrello etico di salvaguardia della privacy dei singoli».
E proprio la privacy e la democratizzazione dei dati, è stata la chiave su cui la comunità di studiosi toscani ha basato il proprio «manifesto». «Già oggi, ci sono tutti gli strumenti tecnologici per analizzare i dati rispettando la privacy di tutti - ha spiegato Pedreschi - ma è pur vero che finora, la mole di dati raccolta nel mondo, è stato appannaggio di pochi «latifondisti», grandi multinazionali che con il web fanno soldi, mentre è necessario superare questo medioevo digitale, e passare alla democratizzazione dei dati che tradotto, vuol dire far sì che ogni singolo cittadino decida se e a chi dare i propri dati». La comunità di scienziati toscani ha creato il sito www.sobigdata.eu dove possono essere raggiunti per dare contributi scientifici. Al convegno ha partecipato anche Renato Soru, amministratore delegato di Tiscali. (ANSA)
Leggi il contributo del professor Dino Pedreschi "Capire la società attraversole briciole digitali".
Ne hanno parlato:
Sole 24 Ore Nova
Tirreno Pisa
TirrenoPisa.it (18/07)
GreenReport.it
GoNews.it
TirrenoPisa.it (17/07)
Funding approved for five research projects in an agreement between the University of Pisa and M.I.T.
Five research projects have been selected under the agreement between the University of Pisa and the Massachusetts Institute of Technology. They will be jointly developed by these two prestigious academic institutions. Research will focus on several domains in engineering and mathematics.
These five projects were selected after careful evaluation of the 19 proposals submitted, and will be funded through the reimbursement of travel and accommodation expenses for exchanges that the research groups will organize at the partner university. Direct contact between researchers aims to foster new ideas and forms of cooperation, with the purpose of developing wider-ranging projects.
The five winners of the MIT-UNIPI Project are the following:
Gianluca Fiori
Gianluca Fiori, from the Department of Information Engineering, will study the potential of biodimensional materials such as graphene and MoS2 in the field of 'next generation' electronics and in radiation detectors. He will build upon his expertise in the fields of both fabrication and simulation of nanoscale devices. His partner at MIT is Tomas Palacios.
Michele Lanzetta
Michele Lanzetta, from the Department of Civil and Industrial Engineering, aims to develop a 'gripper' (robotic hand) based on a type of magnet able to grab non-ferromagnetic objects of any size and shape. This technology is based on a combination of a magnet, a suction device and adhesive tape with the capacity to stick to and release an object at will. His partner at MIT is Karl Iagnemma.
Matteo Novaga
Matteo Novaga, from the Department of Mathematics, will carry out research in the field of calculus of variations and its applications to geometric and physico-mathematical problems. More specifically, he will focus on variational models in the treatment of images, geometric evolution and minimal surfaces. His partner at MIT is Tobias Holck Colding.
Roberto Mauri
Roberto Mauri, from the Department of Civil and Industrial Engineering, will carry out a theoretical, experimental and numerical study upon the basic level of interfacial effects relating to emulsion flows in porous mediums, with the aim of developing a predictive model which will allow them to be controlled. His partner at MIT is Ruben Juanes.
Elisabetta Rosellini
Elisabetta Rosellini, from the Department of Civil and Industrial Engineering, aims to develop 'scaffolds' which imitate natural heart tissue and which are capable of promoting the regeneration of infarcted myocardium following implantation in the patient's body. The philosophy of this project is based on a bio-inspired approach. The 'scaffolds' draw inspiration from nature at multiple levels: from chemical composition, from the architecture of the matrix and from the presence of biochemical signals, all of which are able to control the process of regeneration. Her partner at MIT is Ali Khademhosseini.
The University of Pisa holds that a further seven proposals are of particular interest and has decided to support them so as to initiate an active collaboration with research groups at MIT involved in these fields, thus laying the foundations for future projects. The selected proposals were submitted by Benedetta Mennucci (Department of Chemistry), Diego Lo Presti (Department of Energy, System, Territory and Construction Engineering (known as "Destec"); Rocco Rizzo ("Destec"), Andrea Pucci (Department of Chemistry), Monica Puccini (Department of Civil and Industrial Engineering), Luca Fanucci (Department of Information Engineering) and Marco Coccocioni (Department of Information Engineering).
A new call for the funding of new projects in collaboration with MIT is already issued.
Cinque progetti cofinanziati con il MIT di Boston
Sono cinque i progetti di ricerca selezionati nell'ambito dell'accordo tra l'Università di Pisa e il Massachusetts Institute of Technology, che saranno ora sviluppati in collaborazione tra le due prestigiose istituzioni accademiche. Le ricerche riguardano diversi ambiti dell'ingegneria e la matematica. Scelti dopo un'attenta valutazione delle 19 proposte presentate, i progetti vincitori saranno finanziati attraverso dei rimborsi per viaggi e soggiorni che i gruppi di ricerca potranno programmare nell'università partner. I contatti diretti tra ricercatori mirano a sviluppare le idee progettuali e le forme di collaborazione, con l'obiettivo di definire progetti di respiro più ampio.
I cinque vincitori del MIT-UNIPI Project
Gianluca Fiori
Gianluca Fiori, del dipartimento di Ingegneria dell'Informazione, studierà le potenzialità dei materiali bidimensionali come il grafene e MoS2 nel campo dell'elettronica di prossima generazione e nei rivelatori di radiazioni (in collaborazione con il professor Francesco Forti, del dipartimento di Fisica), sfruttando le competenze già possedute sia nella fabbricazione che nella simulazione dei dispositivi su scala nanometrica. Il referente del MIT è Tomas Palacios;
Michele Lanzetta
Michele Lanzetta, del dipartimento di Ingegneria civile e industriale, mira a sviluppare un gripper (mano di robot) basato su una specie di calamita in grado di afferrare anche oggetti "non-ferromagnetici", di qualunque forma e dimensioni. Questa tecnologia è un misto di un magnete, una ventosa e del nastro adesivo, con la capacità di incollarsi e scollarsi a piacere dall'oggetto. Il referente del MIT è Karl Iagnemma;
Matteo Novaga
Matteo Novaga, del dipartimento di Matematica, svolgerà attività nell'ambito del calcolo delle variazioni e delle sua applicazioni sia a problemi geometrici che fisico-matematici. In particolare, si occuperà di modelli variazionali nel trattamento di immagini, di evoluzioni geometriche e di superfici minime. Il referente del MIT è Tobias Holck Colding;
Roberto Mauri
Roberto Mauri, del dipartimento di Ingegneria civile e industriale, realizzerà uno studio di tipo teorico, sperimentale e numerico, sul livello fondamentale degli effetti interfacciali legati a flussi di emulsioni in mezzi porosi, allo scopo di sviluppare un modello predittivo che permetta di controllarli. Il referente del MIT è Ruben Juanes;
Elisabetta Rosellini
Elisabetta Rosellini, del dipartimento di Ingegneria civile e industriale, ha come obiettivo lo sviluppo di scaffold che imitano il tessuto cardiaco naturale e che sono capaci di promuovere la rigenerazione del miocardio infartuato a seguito dell'impianto nel corpo del paziente. La filosofia alla base della progettazione è un approccio bioispirato, poiché gli scaffold traggono ispirazione dalla natura a molteplici livelli, quali la composizione chimica, l'architettura della matrice e la presenza di segnali biochimici capaci di guidare il processo di rigenerazione. Il referente del MIT è Ali Khademhosseini.
L'Università di Pisa ha ritenuto particolarmente significative altre sette proposte e deciso di sostenerle per consentire di avviare una fattiva collaborazione con i gruppi di ricerca del MIT coinvolti e per gettare le basi per progetti futuri. In questo caso i selezionati sono Benedetta Mennucci, del dipartimento di Chimica; Diego Lo Presti, del dipartimento di Ingegneria dell'energia, dei sistemi, del territorio e delle costruzioni (Destec); Rocco Rizzo, sempre del Destec; Andrea Pucci, del dipartimento di Chimica; Monica Puccini, del dipartimento di Ingegneria civile e industriale; Luca Fanucci, del dipartimento di Ingegneria dell'informazione; Marco Coccocioni, di Ingegneria dell'informazione.
È già stata emanata e scadrà nel mese di settembre una seconda call per il finanziamento di nuovi progetti in collaborazione con il MIT.
Ne hanno parlato:
InToscana.it
Tirreno.Pisa.it
NazionePisa.it
PisaToday.it
PisaInformaFlash.it
GreenReport.it
GoNews.it
PianetaUniversitario.com
Concerto Jazz: Daniele Gorgone 4tet feat. Max Ionata
Venerdì 19 Luglio 2013 dalle 21:30 alle 23:55 Argini e Margini.
L'associazione Isola del Jazz organizza per venerdì 19 luglio 2013 il concerto jazz:"Daniele Gorgone 4tet feat. Max Ionata".
L'evento è realizzato con il patrocinio del consiglio degli studenti dell'Università di Pisa.
Info
http://www.arginiemargini.com/eventi/376_daniele-gorgone-4tet-feat-max-ionata.html
Il mondo della cultura piange la scomparsa di Vincenzo Cerami
Il mondo della cultura piange la scomparsa di Vincenzo Cerami, scrittore, sceneggiatore, drammaturgo e paroliere, a cui nel 2006 l' Università di Pisa conferì una laurea specialistica honoris causa in Letterature e filologie europee, in una cerimonia a cui partecipò anche l'amico fraterno Roberto Benigni. Quel giorno a tenere la laudatio c'era il professor Francesco Orlando, che lo celebrò con il discorso "L'umanità racconta i suoi segreti"
Vincenzo Cerami parlò invece del rapporto tra letteratura e storia nella lectio magistralis "Il racconto della Storia", che riportiamo anche qui di seguito.
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Il racconto della Storia
Il più giocoso e astratto degli scrittori europei, Raymond Queneau, non ama l'umorismo, il surrealismo, la retorica dell'ispirazione, la letteratura del sublime, del frammento lirico. La sua concezione "tradizionalista" della letteratura, per la quale l'opera va costruita con sapienza e coscienza del marchingegno, non è in contraddizione con lo sguardo "patafisico" della sua scrittura, efficace quant'altri nell'evocazione del vero. Egli non rinuncia a una concezione materialistica e antropologica della letteratura, vista come luogo della Storia, storia che egli definisce "scienza dell'infelicità degli uomini".
In un saggetto del '45 Queneau ricorda che sono stati scritti romanzi che non hanno tenuto conto del contesto storico in cui si svolge la vicenda. In molte opere inglesi, da Tom Jones a David Copperfield, non si fa cenno ad alcun evento politico o a situazioni sociali. Ma precisa, tra parentesi, che non si tratta di opere fuori della Storia: come dire che ogni racconto situato nella realtà è fatalmente dentro la Storia, anche quando non compaiono date, guerre e rivoluzioni. Queneau non approfondisce una questione apparentemente marginale ma essenziale: il racconto non situato nella realtà ha una stretta connessione con la Storia?
Di specifico interesse è l'epilogo del breve saggio, là dove egli afferma che la presenza della Storia, in una narrazione, ha significato soltanto se consente allo scrittore "di scoprire i primi germi di quella che domani diventerà la banale realtà, di rendere pubblici valori che restano ancora inosservati". Queneau si domanda, implicitamente, se il romanzo debba o no far concorrenza alla narrazione storiografica. E qui si annida la sua vera provocazione, entrando di traverso nel dibattito esploso in Europa ai tempi delle Annales di Marc Bloch. Stendhal, Balzac, Flaubert hanno proposto personaggi e uomini che sarebbero apparsi sulla scena francese di lì a poco. "Balzac è grande non perché ha descritto bene la società del suo tempo, ma perché l'ha descritta come generatrice di quella che sarebbe succeduta".
Qual è il senso di "rendere pubblici valori che restano ancora inosservati"? La risposta ce la offre indirettamente Ortega y Gasset nel definire intellettuale chiunque si chieda cosa succederà fra un'ora. Balzac è dunque uno scrittore intellettuale. Ma c'è da chiedersi se non sia intellettuale anche Mallarmé quando tenta una letteratura autonoma e tesa all'assoluto, verso la pura letterarietà.
La fuga dalla Storia ha caratterizzato diversi momenti della letteratura europea, ed è sempre stata lo specchio di un conflitto insostenibile tra libertà individuale e condizionamento culturale. Ci sono momenti in cui è forte nell'uomo la tentazione di svincolarsi dalle influenze esterne, dal laccio di un comportamento parassitario, coatto. Il desiderio di essere totalmente padroni delle proprie azioni è il sogno della piena libertà, negata sia da Marx che da Freud, emblemi della sottomissione alla storia e alla psiche. L'ultimo esempio risale agli anni Sessanta, quando l'Europa, in una estrema vocazione positivista, ha introdotto nello studio della realtà lo strumento del metalinguaggio. Althusser ha tentato di destorificare il marxismo; Lacan la psicoanalisi, attraverso l'autoreferenzialità dell'inconscio e Lévi–Strauss l'indagine antropologica, usando metodologie linguistiche astoriche. Molta semiotica di quegli anni, analizzando le strutture, emarginava i contenuti semantici e i valori estetici dei testi, cioè l'extratesto.
La domanda che si pone è questa: la Storia è necessaria alla metonimia del racconto realistico, cioè alla trama, o non è piuttosto immanente alla scrittura stessa? La lingua, che è figlia della Storia, quindi corpo "in movimento" e in continua trasformazione lessicale, sintattica e stilistica, un immenso contenitore di oggetti, paesaggi, anime, può essere destorificata, svuotata dei contenuti accidentali di un'epoca e usata solo strumentalmente, come fosse super partes?
La lingua di Gadda, il romanesco del Belli o il milanese del Porta o il siciliano di Vincenzo Consolo o lo stile mimetico di Verga non sono mai esistiti in natura: sono un'invenzione che allontana il racconto dalla realtà o, al contrario, il risultato di uno sforzo per offrire della realtà l'immagine più essenziale e veritiera, nascosta appunto dalla lingua naturalistica, in circolazione, fuorviante e inquinata dalla cultura del momento? L'inglese di Raymond Carver non riproduce ma mima la voce dei suoi personaggi: solo così ne coglie l'essenzialità e l'anelito segreto; solo così evoca il sogno della provincia americana degli anni Settanta e Ottanta, frustrato e rimosso. Ogni opera letteraria non ha solo un "come", ma anche un "quando".
Se nel romanzo l'aggancio con la realtà si verifica attraverso la lingua, fatalmente mutuata da quella extratestuale del quotidiano, vuol dire che qualsiasi testo letterario, compreso il racconto fantastico, contribuisce al ritratto di un'epoca. Anch'esso ha un "quando". La lingua si appropria del presente storico sempre e comunque. La filologia, che si prefigge la corretta interpretazione dei testi letterari, opera contemporaneamente sul testo e sull'extratesto, sul linguaggio letterario e sulla storia della lingua, al di là dei generi e dei livelli stilistici.
Nella conclusione del memorabile saggio Mimesis, il realismo nella letteratura occidentale, Erich Auerbach afferma che "Stendhal e Balzac, facendo oggetto di rappresentazione seria, problematica, o addirittura tragica, persone comuni della vita quotidiana, condizionate dal tempo in cui vivevano" hanno inaugurato il realismo moderno. Questa impostazione prevede che i suddetti autori conoscano obiettivamente il tempo storico che fa da sfondo alla vicenda, mentre è lecito il sospetto che con i loro racconti scoprano e rivelino via via , attraverso la storia dei personaggi, il tempo in cui essi vivono, cioè la Storia. Il paradigma di partenza, lo schema ideologico dell'opera, fa da pre-testo. La scrittura, indagando i comportamenti e raccontandoli anche nelle fughe dal freddo schema prestabilito, finisce per rappresentare una società che si muove, che cambia faccia, che vincola le persone.
Ma è lo stesso Auerbach a dirci che l'argomento dei suoi studi è "l'interpretazione della realtà per mezzo della rappresentazione letteraria". Quindi il rapporto tra letteratura e realtà è circolare: una prima realtà fa da scena al racconto, e il racconto ne palesa alla fine una seconda, non più trasognata questa volta, ma prossima al vero.
La frase di Auerbach "interpretazione della realtà per mezzo della rappresentazione letteraria" può perfettamente essere adottata dagli storici. Cos'è lo studio della Storia se non una interpretazione della realtà? Già agli inizi degli anni Ottanta il nostro storico Carlo Ginzburg, come ricorda nel suo Il filo e le tracce, vero falso finto, cancella la distinzione tra narrazioni storiche e narrazioni di finzione. Vede le une e le altre in competizione nella "rappresentazione della realtà". Se una ricostruzione storica è indiziaria, il romanzo è senz'altro una miniera di tracce utili al racconto del vero, è un libro di Storia a tutti gli effetti.
Il racconto di finzione può giocare, insieme con altro materiale documentario, un ruolo importante nella narrazione storica. Sappiamo ormai quanto poco senso abbia nei libri di Storia l'elencazione cronologica dei fatti accaduti, legati tra loro più o meno meccanicamente. Il filo rosso della Storia prende un'andatura casuale, fatalistica. Il Manzoni, nel suo saggio in forma di lettera Del romanzo storico, parla del racconto letterario usando la terminologia di uno storico: "La storia che aspettiamo da voi non è un racconto cronologico dei soli fatti politici e militari e, per eccezione, di qualche avvenimento straordinario d'altro genere; ma una rappresentazione più generale dello stato dell'umanità in un tempo, in un luogo...". Manzoni fa l'esempio di una carta geografica: lo storiografo descrive le catene di monti, le pianure, le città; lo scrittore descrive invece i villaggi, le viuzze, le case isolate... e anche i costumi, le opinioni, l'essere e il fare degli uomini.
Se lo storico non vuole dare l'impressione della casualità dei fatti, è necessario che costruisca una drammaturgia narrativa, che faccia in qualche modo letteratura. Serve un punto fermo di riferimento per la decodificazione degli accadimenti. In poche parole, per capire ciò che è successo ieri egli deve sapere com'è fatto l'oggi, perché le cose accadute hanno prodotto il presente, si sono sviluppate e intrecciate in modo da dare il risultato che oggi è davanti agli occhi di tutti. Senza questo zodiaco di orientamento ogni tentativo di dare senso alla cronologia paga il prezzo della interpretazione soggettiva.
Ma come "fotografare" il presente, come offrirne l'immagine obiettiva? È impossibile, non bastano dati, date, statistiche e sondaggi per restituire complessità e contraddizioni di un momento storico. Chi scrive è immerso e perso nel presente, tuttavia elabora un testo che presume di inquadrare la contemporaneità, di distanziarlo da sé. Di situarlo in un "quando". Il romanzo, nella sua vocazione originaria, ha proprio questo come obiettivo, ma sa di inseguire una lepre di pezza, di rincorrere vanamente un mito. Tuttavia può succedere, come nel caso di Stendhal e di Balzac, che la letteratura metta a disposizione "testi impregnati di Storia" (per citare Ginzburg). Si pensi anche a Pasolini: nessuno meglio di lui, di un poeta, ha descritto, in presa diretta, la massificazione e la rivoluzione antropologica del nostro paese.
Per concludere: se ogni romanzo è un libro di Storia, il narratore ha gli stessi doveri deontologici dello storico. L'etica dello scrittore è la stessa dello storico. La coscienza linguistica, che differenzia lo scrittore da chi semplicemente scrive, coincide con la consapevolezza di raccontare un "quando". La realtà del reale è l'utopia dell'artista. Da sempre.
Vincenzo Cerami
Pisa al vertice della ricerca in Italia
L'Università di Pisa è al 12° posto tra le 32 grandi università prese in considerazione dall'indagine dell'Anvur sulla ricerca nel periodo 2004-2010 e poco più in basso se si considera il rapporto tra dimensione e qualità delle strutture. Tra i grandi atenei, al primo posto c'è Padova, mentre ai lati del podio si piazzano la Bicocca di Milano e Verona. L'Ateneo pisano è il primo in Toscana, seguito da Siena al 16° posto e da Firenze in 23a posizione. A completare il buon risultato pisano, ci sono i primi due posti conquistati dalla Scuola Sant'Anna e dalla Scuola Normale tra le università di piccole dimensioni.
"I dati dell'Anvur - commenta il rettore Massimo Augello - ribadiscono l'eccellenza della nostra Università nelle diverse aree delle Scienze naturali (in particolare, in Matematica, Fisica e Scienze della terra) e in Informatica, oltre che in quella delle Scienze politiche e sociali. L'Ateneo pisano mantiene inoltre un'elevata qualità nel settore medico e in quello umanistico. In definitiva - pur avendo bisogno di tempo per analizzare i dati in modo disaggregato e avere quindi un quadro completo e dettagliato della situazione - siamo soddisfatti del risultato acquisito, tanto più considerando che le valutazioni Anvur riguardano il periodo 2004-2010 e che negli ultimi anni registriamo performance in decisa e continua crescita. Unito all'ottimo risultato ottenuto dalla Scuola Sant'Anna e dalla Scuola Normale, il nostro dato conferma Pisa al vertice della ricerca in Italia". Come sempre, conclude il rettore, "questo risultato deve servirci come stimolo per migliorare ulteriormente, affinché Pisa possa continuare a essere punto di riferimento per la comunità scientifica nazionale e internazionale, e per rispondere al meglio alle logiche dei futuri processi valutativi".
L'Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (Anvur), costituita nel 2006, ha svolto il suo lavoro in venti mesi, monitorando quasi 185 mila prodotti della ricerca (articoli, monografie, atti di convegno, brevetti e così via) presentati dai professori e dai ricercatori delle diverse strutture. Alla fine, ha così valutato 95 università, 12 enti di ricerca e 26 consorzi. Il sistema di valutazione si è articolato sulle 14 aree disciplinari identificate dal Comitato universitario nazionale e ha preso in considerazione sette indicatori: la qualità della ricerca, l'attrazione delle risorse, la mobilità dei ricercatori, l'internazionalizzazione degli stessi, l'alta formazione del personale, le risorse proprie e l'indicatore di miglioramento.
Nel corso della presentazione dei dati Anvur, il ministro Maria Chiara Carrozza ha annunciato che 540 milioni di euro - la quota premiale dell'8% del Fondo di finanziamento ordinario erogato annualmente agli atenei - saranno distribuiti in base ai risultati del rapporto.
Il bike-sharing a Pisa si 'laurea' a ingegneria gestionale
Oltre settemila questionari on line per conoscere le esigenze dei potenziali utenti, uno studio di fattibilità tecnica ed economica più le linee guida per gestire il servizio. Per un anno quattro studenti di ingegneria gestionale dell'Università di Pisa hanno collaborato con Pisamo alla realizzazione di CicloPi, il servizio di bike sharing cittadino inaugurato a maggio. Un'esperienza che è diventata una tesi di laurea che Simone Topazzini, Chiara Niccolai, Eleonora Zanzi e Luisa Gianfrotta hanno discusso il 17 luglio nell'aula magna di ingegneria alla presenza del sindaco di Pisa Marco Filippeschi, del prorettore agli studenti Rosalba Tognetti e dell'assessore alla mobilità del Comune David Gay. Dopo i discorsi e i saluti delle autorità presenti che hanno auspicato future collaborazioni fra l'Ateneo e il Comune, il voto di laurea: Luisa Gianfrotta ha preso 110/100 e lode, Simone Topazzini 105/110, Chiara Niccolai 110/110 e lode e Eleonora Zanzi 110/110.
Dunque una storia a lieto fine, cominciata circa un anno fa, nel marzo del 2012, quando i quattro studenti, per superare l'esame del dell'ingegner Gionata Carmignani, hanno ricevuto l'incarico di realizzare un progetto di gestione aziendale di un servizio di bike-sharing. Caso volle che l'architetto Marco Bertini dell'ufficio Biciclette di Pisamo fosse giusto in quel periodo alle prese con l'idea di sviluppare qualcosa di simile per Pisa. Dal primo incontro ne sono quindi seguiti altri e il progetto si è ampliato fino a diventare la tesi di laurea dei quattro ragazzi.
"Il ruolo dei quattro studenti – ha spiegato l'ingegner Carmignani - è stato quello di proporre idee, strumenti e metodi per guidare il processo progettuale del servizio. Fra l'altro il loro contributo ha permesso a Pisamo di redigere il bando di gara per la gestione del servizio".
"I risultati ottenuti – ha aggiunto Carmignani - sono stati ottimi e l'esperienza ha permesso soprattutto di ottenere un grande risultato: per i ragazzi l'opportunità di applicare concretamente i loro studi, per l'amministrazione comunale di sperimentare metodi innovativi di progettazione dei servizi che potranno essere utili nel futuro e infine, per l'Università, di compiere una delle sue missioni fondamentali, cioè trasferire competenze, metodi e buone pratiche alla comunità in cui opera. Il tutto naturalmente a titolo assolutamente gratuito".
"Sfruttando il caso bike-sharing – ha concluso Carmignani - la tesi propone un modello di progettazione e sviluppo dei servizi pubblici e privati. E' infatti importantissimo avere un approccio 'progettuale' in modo da avere meno problemi all'atto dell'erogazione del servizio. Il ruolo dell'ingegnere gestionale è proprio questo: fornire strumenti utili per pensare bene prima ciò che si vuol realizzare dopo, che si tratti di prodotti o, a maggior ragione, di servizi".
Ne hanno parlato:
Il Tirreno
Tirreno.it/1
Tirreno.it/2
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Greenreport.it
GoNews.it
PisaToday.it
PisaInformaFlash
InToscana.it
GiovaniSì
Una nuova sede di prestigio per la biblioteca di Geografia
La biblioteca di Geografia dell'Università di Pisa troverà definitivamente spazio nel complesso ex Salesiani, una delle strutture più belle e prestigiose dell'Ateneo che sarà inaugurata nel 2014. L'Università di Pisa ha recentemente trasferito a Palazzo Boileau il nucleo della collezione di Geografia maggiormente utilizzato da studenti e docenti, e presso l'Archivio generale di Ateneo di Montacchiello le riviste non più sottoscritte e le monografie di rara e saltuaria consultazione. Questa iniziativa rappresenta il primo passo verso una sistemazione definitiva e di grande dignità per questa prestigiosa biblioteca che per molti anni è stata relegata in un ambiente poco adeguato a una razionale disposizione delle collezioni e a una confortevole fruizione da parte degli utenti.
Il primo temporaneo spostamento della Biblioteca di Geografia a Palazzo Boileau, in spazi certamente non ampi, ma sicuramente più gradevoli di quelli della precedente sede in via San Giuseppe, è stato l'occasione per una prima fase di revisione della collezione di Geografia che per molti anni ha vissuto come isolata dal contesto del Sistema bibliotecario dell'Università e dall'evoluzione e aggiornamento grazie al quale le altre biblioteche dell'Ateneo partecipano a buon diritto alla vita culturale cittadina e nazionale.
Scelte rispondenti a una logica locale e circoscritta piuttosto che a una logica di integrazione e di sistema hanno fatto sì che la maggior parte dei testi di geografia non sia catalogato. Questo significa che quei testi così prestigiosi esistono solo per una cerchia ristretta di utenti che frequentano abitualmente quei locali e ne conoscono l'esistenza. I testi della biblioteca di Geografia saranno ora finalmente catalogati: con questa operazione sarà possibile utilizzare e apprezzare non solo il nucleo della collezione che sarà ospitato nella nuova biblioteca del complesso ex Salesiani, ma tutto il materiale meno utilizzato - non per questo meno ricco di testi rari e degni di valorizzazione - collocato nell'Archivio di Ateneo.
In questa fase di revisione è stato eliminato un corpus di tesi di laurea che risultavano doppie – all'Archivio di Montacchiello vengono già depositate le copie consegnate alle segreterie studenti – e volumi, non più consultati da molti anni, che avevano subito gravi danni del tempo. A Palazzo Boileau è stata trasferita anche la collezione cartografica - di competenza del dipartimento di Civiltà e forme del sapere - in attesa anch'essa di trovare una sede definitiva nel complesso ex Salesiani.
Capire la società attraverso le briciole digitali
Giovedì 18 luglio 2013, nella sede del CNR, si riunisce la comunità nazionale e internazionale che studia i Big data, gli strumenti che in prospettiva potrebbero aiutarci a prevedere crisi economiche, epidemie e pandemie, diffusione di opinioni, distribuzione delle risorse economiche o energetiche, bisogni di mobilità. Il tutto con una grande attenzione rivolta al tema della privacy. Nell'ambito dell'iniziativa, dal titolo "So Big Data", sarà lanciato il progetto di un laboratorio di ricerca sui temi dei big data e del social mining che, a partire dal nucleo di scienziati toscani, intende aggregare una vasta rete europea di ricercatori di varie discipline. Ce lo descrive di seguito il professor Dino Pedreschi, a nome degli studiosi che hanno dato vita all'iniziativa.
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Nel mondo che abitiamo oggi abbiamo l'opportunità di osservare da vicino e misurare il funzionamento della società attraverso i "big data", le briciole digitali che le nostre attività quotidiane lasciano per effetto del nostro uso dei sistemi Ict. Briciole che registrano i comportamenti individuali e collettivi con una precisione senza precedenti, in modo che le diverse dimensioni della nostra vita sociale trovano un'immagine riflessa nello specchio digitale: desideri, opinioni, stili di vita, movimenti, relazioni.
I nostri desideri, opinioni, sentimenti lasciano traccia nei social media a cui partecipiamo, nelle domande che facciamo ai motori di ricerca, nei tweet che inviamo e riceviamo, così come i nostri stili di vita lasciano traccia nei record dei nostri acquisti. I nostri movimenti lasciano traccia nelle traiettorie disegnate dai nostri smart-phone e dai sistemi di navigazione delle nostre auto: è stupefacente osservare lo spettacolo della mobilità umana dalla prospettiva che i big data ci offrono oggi, un po' come le prime immagini della terra vista dai satelliti negli anni 60. Anche le nostre relazioni sociali lasciano traccia nella rete dei nostri contatti telefonici e delle email e nei link di amicizia del nostro social network preferito. Possiamo esplorare la rete di relazioni che costituisce il nostro tessuto sociale, la sua robustezza o debolezza.
I big data sono il nuovo microscopio che rende "misurabile" la società. Come la scoperta di ogni nuovo microscopio nel passato, i big data stanno spingendo verso una nuova scienza dei dati, una sociologia computazionale, o social data mining, in grado di misurare e, in prospettiva, prevedere crisi economiche, epidemie e pandemie, diffusione di opinioni, distribuzione delle risorse economiche o energetiche, bisogni di mobilità. Nuovi strumenti per aumentare, o accelerare, la conoscenza e migliorare la qualità delle nostre decisioni, sia a livello di singoli cittadini, che di istituzioni, che di imprese.
Certo, bisogna essere consapevoli delle grandi opportunità così come dei nuovi rischi: occorrono tecnologie a sostegno della privacy, occorre un "new deal" sui temi della privacy, della trasparenza e della fiducia necessario per creare e accedere alla conoscenza dei big data come un bene pubblico per tutti. Certo, bisogna superare la fase attuale, in cui la maggior parte dei big data sono tutt'altro che "open data" e se ne stanno chiusi nei database delle web corporations e degli operatori telecom.
Ma nel nostro mondo globale e interconnesso non possiamo permetterci di perdere l'opportunità offerta dai Big Data, dobbiamo trovare un nuovo ecosistema socio-tecno-legale in cui la conoscenza diventi un bene comune e sicuro. Quindi niente grande fratello, no alla sorveglianza globale: riportiamo il singolo individuo al centro del gioco, restituendoci trasparenza e diritti. In una parola: democratizzare i Big Data, perché possano diventare fattore concreto di sviluppo, di partecipazione, di creatività, di occasioni economiche per tutti.
Di questi temi si parlerà a Pisa, all'Auditorium del CNR dell'area della ricerca di S. Cataldo, il prossimo giovedi 18 luglio (programma in linea sul sito www.sobigdata.eu). L'evento, promosso da due istituti del CNR, ISTI e IIT, e dal dipartimento di Informatica dell'Università di Pisa, rappresenta il lancio di un laboratorio di ricerca sui temi dei big data e del social mining che, a partire da una nucleo iniziale toscano, intende aggregare una vasta rete europea di ricercatori di varie discipline. Come dimostra il nucleo di scienziati toscani, pionieri dell'analisi dei big data e del social data mining, che hanno lanciato l'iniziativa, c'è in Toscana una massa critica in grado di sviluppare una rete europea, capace di affrontare sfide scientifiche e sociali a livello globale. Questi scienziati invitano ad essere parte dell'evento del 18 luglio, dedicato a discutere le opportunità dei big data dalle diverse prospettive della politica, della pubblica amministrazione, della Commissione Europea, delle imprese, della ricerca scientifica, ma anche dei singoli cittadini.
L'agenda dell'incontro è ricca: oltre alle presentazioni divulgative dei ricercatori, in cui verranno presentati idee e progetti concreti, ci saranno due tavole rotonde con Stella Targetti (Vice Presidente Regione Toscana), Franco Accordino (Commissione Europea), Emanuele Baldacci (Dirigente ISTAT), Cosimo Comella (Dirigente Garante Privacy), Flavia Marzano (Stati Generali dell'Innovazione), Renato Soru (AD di Tiscali), Oscar Cicchetti (CdA Telecom Italia), Tina Martino (Octotelematics), Gianluigi Gigliucci (ENEL Ricerca), Andrea Di Benedetti (CNA).
Il nucleo di ricercatori che ha dato vita all'iniziativa è composto da: Fosca Giannotti, Raffaele Perego e Fabrizio Sebastiani (ISTI-CNR, Pisa), Andrea Passarella e Maurizio Tesconi (IIT-CNR, Pisa), Paolo Ferragina e Dino Pedreschi (Dip. Informatica, Univ. Pisa), Monica Pratesi (Dip. Economia e Management, Univ. Pisa), Guido Caldarelli (IMT Lucca), Fabrizio Lillo (Scuola Normale Superiore, Pisa), Roberto Barontini (Scuola S. Anna, Pisa), Paolo Raviolo (Univ. Siena), Filomena Maggino (Univ. Firenze).
La partecipazione è libera ma occorre registrarsi online su www.sobigdata.eu
Dino Pedreschi
docente di Informatica
Ne hanno parlato:
PisaInformaFlash.it
InToscana.it
GreenReport.it
PianetaUniversitario.com