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È un approccio innovativo per la cura di patologie muscolari come la distrofia e la miopatia ed è il risultato di una ricerca internazionale in cui sono coinvolte le Università di Pisa, Padova, Stanford e l'University College di Londra. Lo studio, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nature, ha dimostrato il ruolo che il collagene VI, una proteina della matrice extracellulare, riveste nella rigenerazione muscolare e nel rinnovamento delle cellule staminali adulte muscolari. In particolare è stato messo a punto un materiale geliforme che, iniettato tramite una normale siringa commerciale, resta localizzato all'interno del muscolo naturale e permette di valutare la sua efficacia in vivo nel ripristino della funzionalità muscolare.

Lo studio è stato condotto dal gruppo di Giovanni Vozzi, docente del dipartimento di Ingegneria dell'Informazione e del Centro di ricerca "E. Piaggio", in collaborazione con Paolo Bonaldo, del dipartimento di Scienze biomediche dell'Università di Padova, Thomas Rando, del dipartimento di Neurologia e Scienze neurologiche della Stanford University, e Giulio Cossu del dipartimento di Biologia della cellula e dello sviluppo dell'University College di Londra. "Muscoli che presentano un'assenza del collagene VI mostrano significativa diminuzione di rigidità - spiega Giovanni Vozzi - Quando il collagene VI è reintegrato in vivo con l'impianto di fibroblasti capaci di produrre tale proteina, le proprietà biomeccaniche dei muscoli sono migliorate fino a giungere a un loro ripristino e le alterazioni nell'autorinnovamento delle cellule satellite vengono annullate".

Il ruolo svolto dai ricercatori dell'Università di Pisa è stato quello di caratterizzare biomeccanicamente muscoli con o senza collagene VI: "Una volta compreso il loro comportamento biomeccanico abbiamo messo a punto delle strutture geliformi a base di gelatina che mimassero la nicchia staminale sana e malata - continua Vozzi, che ha condotto lo studio con l'aiuto della dottoressa Francesca Montemurro - Su queste strutture sono poi state seminate le cellule satellite prelevate da muscolo sano e muscolo malato, in modo da vedere se erano in grado di attivare il loro differenziamento in cellule muscolari e ripristinare le loro normali attività cellulari, e una volta indirizzate verso ciò sono state impiantate nei muscoli malati".

"Nell'esperimento è stato interessante notare che numerose cellule satellite, dopo essere state coltivate sulle strutture meno rigide (cioè meccanicamente simili al muscolo malato), sono state trovate nell'interstizio dei muscoli trapiantati, suggerendo che queste cellule miogeniche sono meno capaci a localizzarsi nelle giuste posizioni rispetto a quelle coltivate su strutture con rigidità fisiologica, in quanto risentono del diverso comportamento meccanico del substrato su cui sono state coltivate. Quindi un corretto stimolo meccanico aiuta le cellule satellite ad attivare le loro normali attività cellulari e permette lo sviluppo di un tessuto muscolare sano", conclude Vozzi.

Il materiale geliforme utilizzato in questo lavoro di ricerca è in fase di ottimizzazione. Tale sistema potrebbe rappresentare un innovativo approccio per la cura di tutte le patologie muscolari connesse con le alterazioni nella produzione del collagene VI, incluse la miopatia di Bethlem e la distrofia muscolare congenita di Ullrich.

L'articolo è disponibile su: http://www.nature.com/ncomms/2013/130607/ncomms2964/full/ncomms2964.html

Quali sono i segreti dei giardini dell'antico Egitto? Perché poi un "giardino che si rispetti" dovrebbe avere una fontana? E come mai i giardini d'infanzia si chiamano proprio così? Sono questi alcuni dei temi che saranno affrontati nelle "Conversazioni sul giardino", il seminario annuale della Scuola di dottorato in Storia, Orientalistica e Storia delle Arti dell'Università di Pisa che si svolgerà giovedì 27 e venerdì 28 giugno nell'aula G1 del Polo Guidotti in via Trieste 38.

"Dieci conferenze in due giorni - ha spiegato Giovanni Salmeri direttore della Scuola di dottorato – per offrire in primo luogo ai nostri dottorandi e poi a chiunque sia interessato una visione del giardino più ampia e articolata possibile in grado di farne almeno intuire la complessa stratificazione storica e l'estrema varietà di forme e tipi".

Giovedì 27 giugno alle 10,00 inaugura i lavori Luigi Zangheri, presidente della fiorentina Accademia delle Arti del Disegno, che parlerà di acqua e giardino, quindi Marilina Betrò, egittologa dell'Università di Pisa, introdurrà i partecipanti ai segreti dei giardini del Nilo. Lucia Battaglia, già docente di letteratura italiana all'Università di Pisa, traccerà invece un intrigante parallelo tra giardini letterari (basti pensare a Dante e Boccaccio) e i giardini dipinti nel tardo Medioevo. Nel pomeriggio Osvaldo Raggio dell'Università di Genova si soffermerà sui giardini dell'aristocrazia e Laura Savelli dell'Ateneo pisano tratterà dell'origine e delle varie implicazioni del termine "giardino d'infanzia" mentre Anthony Gerbino dell'Università di Manchester parlerà del giardino formale francese e Alessandro Tosi, direttore del Museo della Grafica, presenterà le sue riflessioni sul nesso giardino e paesaggio. La giornata si chiuderà con una visita dell'Orto Botanico guidata dal suo direttore, Gianni Bedini, a cui seguirà un concerto dell'Orchestra dell'Università di Pisa condotta da Manfred Giampietro.

Venerdì 28 giugno alle 9,30 sarà la volta di Cinzia Sicca dell'Università di Pisa che discuterà del rapporto tra scultura e architettura nel giardino inglese della prima metà del Settecento quindi lo storico dell'arte romano Ettore Janulardo rivolgerà la sua attenzione alle immagini del giardino nella città italiana del primo Novecento mentre Lucia Tomasi Tongiorgi traccerà un viaggio immaginario per i giardini pisani. Alle 12 è prevista la chiusura dell'incontro con una visita guidata della mostra "Arte botanica nel terzo millennio" al Museo della Grafica.

A 100 anni dalla sua prima istituzione, potrebbe presto rinascere a Pisa la Scuola di Ingegneria. Il 12 giugno scorso il Senato accademico dell'Università di Pisa ha espresso parere positivo sulla sua istituzione che verrà decisa nel Consiglio di Amministrazione del 26 giugno, completando così la trasformazione delle strutture didattiche e di ricerca degli atenei voluta dalla cosiddetta legge Gelmini del 2010. La Scuola di Ingegneria riunirà i tre dipartimenti nati dalla ex facoltà di Ingegneria (Ingegneria civile e industriale, Ingegneria dell'energia, dei sistemi, del territorio e delle costruzioni e Ingegneria dell'informazione) e i due dipartimenti di Matematica e Fisica. Il compito della Scuola sarà di coordinare le attività didattiche per garantire la qualità della formazione nelle scienze di base e una visione interdisciplinare, caratteristiche indispensabili alla formazione di un moderno ingegnere.

"La rinascita della Scuola di Ingegneria – ha sottolineato il professore Pierangelo Terreni già preside della ex facoltà di Ingegneria dell'Ateneo pisano – coincide con la sua prima fondazione avvenuta 100 anni fa, con la legge 856 del 22 giugno 1913 che all'articolo 2 recitava: 'È istituita in Pisa, presso quella Università, a cominciare dall'anno scolastico 1913–14, una scuola di applicazione per gl'ingegneri'".

La Scuola, che fu inizialmente diretta dal matematico Ulisse Dini, rimase pressoché immutata fino al 1935, quando diede origine alla "facoltà di Ingegneria" la cui sede in Largo Lucio Lazzarino a Pisa fu inaugurata l'anno successivo alla presenza di Vittorio Emanuele III e dell'allora rettore Giovanni D'Achiardi.

"L'eccellente reputazione di cui ha sempre goduto Ingegneria a Pisa – ha concluso il professor Terreni - è legata alla capacità di unire attività di ricerca ad alto livello con la più grande attenzione alla qualità della didattica. A questa eccellente reputazione si è accompagnata una sempre maggiore richiesta di accesso da parte degli allievi, con immatricolazione che hanno continuato a crescere, anche negli ultimi anni, ed un numero di iscritti che ha ormai superato le 10.000 unità".

L'intervento completo del professore Pierangelo Terreni sulla storia della Scuola di Ingegneria a Pisa dal 1913 a oggi: http://www.unipi.it/index.php/tutte-le-news/item/2620-dopo-100-anni-potrebbe-presto-rinascere-la-scuola-di-ingegneria

Se ci limitassimo all'anatomia del loro cervello, dovremmo dire che non ci vedono. Parliamo dei bambini che nascono con lesioni dovute ad emorragie o malformazioni che colpiscono la corteccia occipitale, l'area deputata alla visione. Nonostante abbiano questi danni congeniti, cioè sin dalla nascita, i ricercatori hanno notato che questi bambini rispondono agli stimoli come se ci vedessero: evitano gli ostacoli improvvisi, si spostano alla percezione dell'oggetto, si voltano verso la parte cieca. Un vero e proprio mistero che un team tutto italiano e tutto toscano ha finalmente svelato, aprendo nuove prospettive di cura per bambini e adulti con danni alle funzioni visive.

"Abbiamo scoperto che nei bambini con lesioni alla nascita la corteccia sana compensa la parte cerebrale lesionata", spiegano il professor Giovanni Cioni e la professoressa Maria Concetta Morrone, entrambi docenti presso l'Università di Pisa (rispettivamente dei Dipartimenti di Medicina Clinica e Sperimentale e di Ricerca Traslazionale) ma anche ricercatori presso l'IRCCS Fondazione Stella Maris per la Neuropsichiatria dell'infanzia e l'adolescenza. "Lo studio che abbiamo realizzato dimostra l'estrema plasticità del cervello del bambino - proseguono i due scienziati _ e quindi la sua formidabile capacità di riorganizzarsi anche dopo una lesione molto grande e potenzialmente invalidante".

Proprio per la sua importanza la ricerca è valsa la pubblicazione sulla autorevole rivista internazionale di Neuroscienze Cortex. L'équipe che ha fatto questa importante scoperta è multidisciplinare e comprende ricercatori dell'IRCCS Fondazione Stella Maris, del CNR e dell'Università di Pisa e dell'Università di Firenze. Lo studio che porta le firme di Francesca Tinelli, Guido Marco Cicchini, Roberto Arrighi, Michela Tosetti, Giovanni Cioni e Maria Concetta Morrone, ha evidenziato i meccanismi con cui alcuni soggetti riescono a correggere l'emianopsia, ovvero la perdita di metà del campo visivo, acquisendo la possibilità di utilizzare i segnali visivi provenienti dal campo cieco senza averne una percezione cosciente.

"Abbiamo seguito alcuni bambini con questo tipo di lesioni alla nascita nel corso degli anni, sottoponendoli ad imaging funzionale, ovvero l'uso della risonanza magnetica per analizzare e studiare la relazione tra l'attività di determinate aree cerebrali e specifiche funzioni cerebrali. _ continua la professoressa Morrone _. Con l'uso di queste avanzate tecnologie abbiamo potuto comprendere il meccanismo con cui il loro cervello compensa la mancanza di questa funzione visiva. La parte buona della corteccia assume anche le funzioni di quella danneggiata, andando a colmare il danno che si trova nell'altro emisfero. E' la prova di quanto sia plastico il cervello del bambino e quindi sia capace di riorganizzarsi per far fronte alle difficoltà".

Aggiunge il professor Cioni: "Questo avviene solo nei bambini con una lesione congenita. Nel gruppo dei bambini che hanno avuto danni di questo tipo successivamente e quindi non alla nascita, non abbiamo assistito a questa riorganizzazione e nemmeno negli adulti. La ricerca evidenzia chiaramente tre elementi fondamentali: il cervello è plastico; l'ambiente insegna ed è quindi il "farmaco del cervello" e in base a quanto scoperta possiamo studiare terapie ad hoc".

Le ricadute di questo studio porteranno a nuove cure? "E' una speranza molto concreta - aggiunge il professor Cioni _ , comprendendo meglio I meccanismi possiamo intensificare gli stimoli sulla plasticità cerebrale e approntare interventi terapeutici anche per tutti quei bambini con danni non congeniti e per gli adulti. Certo siamo appena agli inizi ma abbiamo una prima e importante risposta preliminare". Che terapie pensa siano attivabili? "Mi riferisco per esempio a interventi riabilitativi con supporto di tecnologie bioingegneristiche e di Information Comunication - conclude il professore - capaci di riattivare la plasticità attraverso trattamenti più intensivi e personalizzati, fatti a casa ma con sorveglianza medica mediante la telemedicina. C'è uno studio in corso che si ricollega a questo, i cui risultati sono promettenti".

Lo scorso 14 giugno, a Venezia, un gruppo di ricercatori del Centro "E. Piaggio" dell'Università di Pisa ha ricevuto il primo premio per la categoria "Food and Green" del concorso Arscientia 2012-2013. Il progetto premiato è MultiDyn, un innovativo supporto per le tecniche alternative ai test sugli animali, che punta a ridurre il numero di cavie animali per i test usando dei modelli di tessuti e organi sviluppati in vitro unendo i vantaggi di tecnologie all'avanguardia come i bioreattori a quelli di sistemi ben conosciuti dai ricercatori come le multiwell.

"MultiDyn consente di implementare e monitorare in tempo reale modelli 3D multi-organo, in condizioni dinamiche - spiegano Tommaso Sbrana, Serena Giusti e Giorgio Mattei del Centro "E. Piaggio" - Il suo design è compatibile con molti dei protocolli sperimentali ad oggi consolidati e facilita quindi il passaggio a modelli in vitro più simili alla realtà in vivo".

Arscientia (www.arscientia.eu) punta a far convergere i territori di arte, scienza e impresa e apprezzarne le potenzialità d'innovazione attraverso momenti di dialogo e confronto su tendenze e scenari a cavallo tra arte e scienza.

Giovedì, 04 Luglio 2013 14:03

Dagli agrumi una protezione per il cuore

Gli agrumi offrono una protezione naturale per il cuore. Lo ha dimostrato un gruppo di ricerca del dipartimento di Farmacia dell'Università di Pisa, che negli scorsi giorni ha pubblicato i risultati del lavoro svolto sulla rivista scientifica "Biochemical Pharmacology". Gli studiosi pisani hanno evidenziato che la naringenina - un flavonoide di cui sono particolarmente ricchi i frutti del genere Citrus, quali arancia, limone e pompelmo - oltre alla tipica azione antiossidante, ha significative proprietà cardioprotettive nei confronti del danno ischemico, con un meccanismo d'azione specifico che risiede nell'interazione con una proteina (in particolare un canale ionico) localizzata a livello dei mitocondri cardiaci.

Molti studi epidemiologici avevano già mostrato che il consumo abituale di frutta e verdura, alimenti ricchi di flavonoidi, riduce l'insorgenza di patologie cardiovascolari. La maggior parte delle ricerche sperimentali si limitavano, tuttavia, a sottolineare le ben note proprietà antiossidanti dei flavonoidi, che da sole non sono sufficienti a giustificare gli effetti di questa importante classe di composti naturali. "Anche se finora gli studi sono stati condotti solo su modelli sperimentali - hanno precisato Vincenzo Calderone e Lara Testai, i due ricercatori del dipartimento di Farmacia che sono autori della ricerca - questa scoperta potrebbe avere un concreto impatto nutraceutico e farmaceutico, visto che tutt'oggi le patologie cardiovascolari rappresentano la principale causa di morte nei Paesi industrializzati e comportano inoltre una spesa imponente per il sistema sanitario nazionale. Appare dunque molto promettente la possibilità di sviluppare appropriate formulazioni nutraceutiche a base di naringenina, che assunte costantemente come integratori dell'alimentazione possano contribuire alla riduzione del rischio cardiovascolare".

Riferimenti dell'articolo: "The activation of mitochondrial BK potassium channels contributes to the protective effects of naringenin against myocardial ischemia/reperfusion injury", in "Biochemical Pharmacology", 1° giugno 2013, pp.1634-1643, http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0006295213002189

Al via le prenotazioni per andare "A cena con le balene". L'appuntamento è per venerdì 28 giugno dalle 19 al Museo di Storia Naturale dell'Università di Pisa alla Certosa di Calci. Il programma prevede un aperitivo nella galleria storica, una visita guidata al museo e quindi la cena nella galleria dei cetacei. Il costo della serata è di 40 euro a persona ed è possibile prenotare ai numeri 0502212975 (giorni feriali 8.30 - 13.00), 0502212970 (sabato e festivi ore 10.00 - 19.00), oppure inviando una email all'indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Un pomeriggio per parlare di strategie di internazionalizzazione e di approccio ai mercati, ma anche di contrattualistica e dei rischi dell'export, di cash management e trade finance. Il mondo universitario si è unito a quello bancario per sostenere le aziende toscane nella sfida più importante di questi anni, quella del confronto con i mercati esteri. Si è tenuto a Pisa un focus sull'internazionalizzazione d'impresa organizzato dal dipartimento di Giurisprudenza, in collaborazione con UniCredit, rappresentata nell'occasione da Alessandro Raffo, direttore Commerciale Toscana Ovest e da Gino Bresciani, responsabile del Foreign Trade Office di Carrara. La sessione ha avuto l'obiettivo di fornire ai partecipanti della X edizione del master "Giurista dell'economia e manager pubblico", diretto dal professor Antonio Marcello Calamia, una prima conoscenza di base degli strumenti e delle metodologie per percorrere le strade dell'export in modo efficace e competitivo.

«È con vero piacere che ospitiamo questa sessione di approfondimento che nasce da una partnership virtuosa tra UniCredit, mondo universitario e mondo delle imprese - ha dichiarato la coordinatrice del master, Claudia Salvadori - Ritengo che il percorso didattico individuato sia di assoluta attualità, poiché nel contesto economico di questi anni, caratterizzato da una domanda interna che stenta a ripartire sia sul versante privato che su quello pubblico, l'internazionalizzazione appare come l'unica vera strategia a disposizione di imprese e istituzioni della nostra regione per uscire dalla crisi e attuare nuove politiche di crescita».

«È la prospettiva internazionale la strada maestra da seguire per le imprese italiane, al fine di superare l'attuale fase critica dell'economia - ha spiegato Alessandro Raffo - Tuttavia, sui mercati internazionali non si improvvisa perché richiedono una formazione specifica e dedicata, una conoscenza approfondita di regole e comportamenti e un agire sistemico tra imprese, banca e istituzioni del territorio, che possa aiutare l'imprenditore in questo percorso. Proprio questo, infatti, è lo scopo dell'iniziativa a cui abbiamo partecipato oggi a Pisa: contribuire a creare una generazione di futuri manager che farà da perno all'internazionalizzazione del nostro Paese e allo sviluppo della sua competitività».

Tre studentesse del corso di laurea magistrale in ingegneria gestionale si sono classificate al secondo posto al P&G Award 2013, il primo business game di Procter&Gamble Italia, una sfida appassionante fra studenti provenienti dalle più prestigiose Università italiane. I loro nomi sono Virginia Bigeschi, Antonia Ferramosca e Rachele Serra Botti. L'evento, che si è svolto nella fase finale a Roma il 5 e 6 giugno, è consitito in tre successive selezioni, a cui hanno partecipato più di 800 ragazzi, con il compito di definire proposte di innovazioni di prodotto e idee commerciali al fine di incrementare la penetrazione nel mercato dei prodotti della azienda promotrice l'iniziativa.

"E' stata un'esperienza gratificante e molto costruttiva - ha dichiarato Antonia Ferramosca al termine della manifestazione - e ha permesso di confrontarci con ragazzi altamente preparati e provenienti da Università quali la Bocconi o la Luiss. Spero che l'Università di Pisa promuova sempre più questo tipo di attività, utili ad avvicinare i ragazzi alle più importanti realtà aziendali del nostro Paese".

Microsoft Italia e l'Università di Pisa lanciano "Cloud OS Immersion", un nuovo centro di competenza e laboratorio per far toccare con mano ai giovani, alle aziende e ai professionisti italiani i vantaggi delle nuove tecnologie integrate nel Sistema Operativo della Cloud. Il nuovo centro intende facilitare l'incontro con la tecnologia e favorire il dialogo e la condivisione di esperienze tra gli esperti Microsoft, i ricercatori universitari, gli studenti, le aziende e gli operatori di canale, per mettere a fattor comune le conoscenze su Cloud Computing e Big Data.

Grazie al consolidamento della collaborazione tra Microsoft e l'IT Center dell'Università di Pisa, il polo di eccellenza internazionale si arricchirà di nuove infrastrutture cloud, applicative e per il calcolo parallelo, con l'obiettivo di coinvolgere le aziende in un percorso esperienziale alla scoperta delle opportunità offerte dal Cloud OS, beneficiando di sessioni di consulenza dedicate.

Il centro si propone inoltre quale punto di riferimento per IT Pro, operatori di canale e decisori aziendali su tematiche, quali IT management e automation, virtualizzazione, cloud privato, pubblico e ibrido, applicazioni mobile e social, big data, open data e analytics, e in generale "IT as a Service". La filiera dell'information technology beneficerà di una grande opportunità di formazione, ma anche di business entrando in contatto con aziende interessate alle nuove tecnologie e dando vita insieme ad esse a progetti di innovazione, a conferma dell'impegno costante di Microsoft per il proprio ecosistema di partner.

Attraverso il centro si intende inoltre formare i professionisti di domani, offrendo ai giovani la possibilità di acquisire capacità tecniche largamente richieste nel mondo professionale, in modo da facilitarne l'inserimento nel mercato del lavoro. Microsoft metterà a disposizione le proprie competenze nell'ambito del Cloud Computing e delle imprese per contribuire a fornire, insieme ad altre realtà industriali e non, formazione sulle tecnologie cloud all'interno della didattica universitaria.

Capitalizzando le precedenti esperienze "Private Cloud Immersion" e "Transform the Datacenter Immersion", messe in pista negli scorsi mesi da Microsoft proprio con l'obiettivo di promuovere l'innovazione e apprezzate dalle aziende per la capacità di offrire consulenza su misura, il nuovo centro di Pisa intende andare oltre, per esplorare nuovi temi e raggiungere nuove basi geografiche. Pisa rappresenterà l'apripista e il fulcro di un modello a raggiera attraverso il quale l'esperienza delle sessioni interattive e dell'immersione negli scenari applicativi verrà riproposta in altri centri universitari o presso partner e aziende clienti su tutto il territorio nazionale. Presupposto dell'ampia portata delle attività del nuovo centro, l'abilità dell'Università di Pisa di far rete a livello istituzionale e con altri protagonisti del sistema universitario, e la capacità di networking di Microsoft con le community degli sviluppatori e gli operatori ICT.

"In un momento così difficile per l'Italia le tecnologie dell'informazione possono contribuire a dare uno slancio all'economia del Paese, e l'Università può dare il suo contributo, affiancando alla formazione di solide basi concettuali, occasioni per approfondire gli aspetti tecnologici ed industriali, offrendo percorsi più completi e luoghi di incontro tra studenti, professori, industria locale e nazionale", ha dichiarato il Prof. Antonio Cisternino, dell'IT Center dell'Università di Pisa.

"Siamo entusiasti di dar vita a un centro di competenza che intende fare dell'approccio esperienziale il proprio punto di forza, poiché siamo convinti che sia questo ciò di cui il Paese ha bisogno: far toccare con mano le opportunità offerte dal Cloud Computing e dalle nuove tecnologie per promuovere l'innovazione a tutti i livelli, all'interno della filiera ICT, nel mondo delle aziende e tra i giovani", ha dichiarato Luca Venturelli, Direttore della Divisione Server & Cloud di Microsoft Italia. "Capitalizzando sulla consolidata partnership con un polo d'eccellenza come l'Università di Pisa e facendo rete con le istituzioni e le community, potremo mostrare alle imprese scenari applicativi ad hoc offrendo consulenza su misura e, al contempo, formare studenti e partner favorendo il loro incontro con il mondo delle aziende per far decollare insieme progetti d'innovazione a supporto della competitività del territorio".

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