I bambini dei Medici affetti da rachitismo
La vita al chiuso nelle bellissime dimore rinascimentali e l'allattamento prolungato condizionarono la buona salute dei bambini di casa Medici. Uno studio condotto sui resti scheletrici di nove piccoli principi fiorentini vissuti tra il XVI e il XVII secolo dimostra che i bambini della potente famiglia di regnanti toscani erano affetti da rachitismo, una patologia causata dalla carenza di vitamina D che provoca l'indebolimento e la deformazione delle ossa. Lo studio è stato condotto da un'equipe di ricercatori dell'Università di Pisa guidati dal professor Gino Fornaciari, direttore della Divisione di Paleopatologia, i cui risultati sono stati pubblicati in un articolo uscito sull'"International Journal of Osteoarchaeology".
Il rachitismo è considerato una malattia dell'industrializzazione, solitamente associato con condizioni di vita precarie in città sovraffollate, dove l'esposizione al sole era molto limitata. Ma i bambini dei Medici - dai neonati fino ai 5 anni di età - appartenevano a una classe sociale elevata e perciò è stato piuttosto inaspettato scoprire che fossero affetti da questa patologia.
I resti dei bambini sono stati riesumati dalle Cappelle Medicee nella Basilica di San Lorenzo a Firenze; la cripta che conteneva le loro sepolture è stata scoperta nel 2004 attraverso un passaggio sotto un disco di marmo, considerato fino allora un semplice elemento decorativo del pavimento, che in realtà nascondeva l'accesso ad una camera sotterranea sconosciuta.
L'esame sia macroscopico che radiologico delle ossa ha mostrato che sei dei nove bambini presentano segni evidenti di rachitismo, in particolare un incurvamento delle ossa degli arti superiori e inferiori, risultanti rispettivamente dalle attività di gattonamento e deambulazione su ossa estremamente malleabili. Uno dei bambini, Filippo (1577-1582), noto come don Filippino, mostra anche un anomalo allargamento della teca cranica, sempre conseguente al rachitismo.
Ma l'aspetto più sorprendente è che la malattia fosse il risultato dello stile di vita privilegiato in cui furono allevati i bambini.
Il rachitismo si previene facilmente mangiando cibi come uova e formaggio e trascorrendo un po' di tempo al sole, che stimola la sintesi della vitamina D attraverso la cute. Per indagare l'alimentazione di questi bambini i ricercatori hanno analizzato l'isotopo dell'azoto 15N nel collagene delle ossa, che è un indicatore dell'assunzione di proteine nella dieta attraverso il latte e la carne. Dallo studio paleonutrizionale è emerso che i bambini erano stati allattati fino ai due anni di vita, una pratica tradizionale in epoca rinascimentale. Il latte materno, pur essendo il miglior nutrimento per i neonati, è carente di vitamina D, tanto che oggi se ne raccomanda l'integrazione alimentare. Le fonti storiche suggeriscono che in epoca rinascimentale il latte materno era integrato con pappe preparate con pane e mele; ma i cereali sono molto poveri di vitamina D, mentre la frutta non ne contiene affatto.
Inoltre, nel XVI secolo, era usanza diffusa avvolgere i bambini in pesanti fasce e i piccoli Medici probabilmente dovevano passare gran parte del loro tempo all'ombra dei grandi palazzi e delle lussuose ville di proprietà della famiglia, e dunque non avevano modo di trascorrere molto tempo all'aria aperta e di esporsi alla luce solare come i loro coetanei meno fortunati.
Tra i bambini dei Medici, anche due neonati mostrano segni di rachitismo. I ricercatori ipotizzano che le stesse madri soffrissero di carenza di vitamina D a causa delle loro ripetute gravidanze; ad esempio Eleonora di Toledo (1522-1562), moglie di Cosimo I, mise al mondo ben 11 bambini in 14 anni. Nel Rinascimento l'ideale di bellezza femminile imponeva un incarnato pallido e le donne di alto rango, per distinguersi dalle contadine che si abbronzavano la pelle durante i lavori nei campi, evitavano l'esposizione al sole, usando anche un pesante trucco, per mantenere la pelle bianchissima.
Dunque questi due fattori legati allo stile di vita, ossia l'allattamento prolungato e una vita al chiuso, sono da considerare i responsabili della patologia che afflisse i piccoli principi di casa Medici.
Giovedì 13 giugno all’Orto botanico a Pisa si presenta la riproduzione di una raccolta di disegni botanici del Seicento
Giovedì 13 giugno alle 17 all'Orto botanico in via Ghini 5 a Pisa sarà presentata la riproduzione facsimilare del florilegio "Hortus Amoenissimus" di Franciscus de Geest del 1668. L'evento è organizzato dall'Orto e Museo Botanico del Sistema Museale di Ateneo, in collaborazione con Aboca. Dopo i saluti di Marilina Betrò, presidente del Sistema Museale, e di Gino Fornaciari, coordinatore Polo Museale Storico, interverranno Lucia Tomasi Tongiorgi e Gianni Bedini dell'Università di Pisa insieme a Duilio Contin, direttore della Bibliotheca Antiqua di Aboca Museum. Ai partecipanti sarà data in omaggio una stampa botanica tratta dal facsimile Hortus Eystettensis, Aboca Edizioni.
L'Hortus Amoenissimus di Franciscus De Geest, edito da Aboca è una raccolta di 201 disegni originali, splendidamente colorati con tecnica mista, testimonianza della varietà di piante da fiore coltivate nei giardini botanici dell'epoca e delle ricche collezioni dei tanto ricercati tulipani d'Oriente. Accompagna il facsimile un Commentario di 96 pagine. La riproduzione dell'opera, fedele nei colori, conquisterà gli amanti dei fiori per la freschezza dei disegni e la vivacità delle tinte. L'originale, conservato presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, è datato Leeuwarden 1668.
I bioingegneri del Centro «E. Piaggio» al Music Hack Day di Barcellona
Il 13 e 14 giugno il Sonar Festival di Barcellona ospiterà il "Music Hack Day", un evento in cui programmatori e sviluppatori di software in campo musicale si riuniranno per collaborare ai progetti del futuro. Quest'anno, l'evento includerà alcune sessioni speciali, in cui la creazione di nuove musiche e interazioni musicali si avvarrà del contributo decisivo delle neuroscienze. Il Centro "E. Piaggio" dell'Università di Pisa sarà presente con il progetto europeo CEEDs (the Collective Experience of Emphatic Data Systems - www.ceeds-project.eu), che vede la collaborazione di 18 partner europei ed è stato finanziato dall'Unione Europea con quasi 6,5 milioni di euro.
"Scopo del progetto - spiegano Alessandro Tognetti e Daniele Mazzei, bioingegneri del Centro di Ricerca "E. Piaggio" dell'Università di Pisa - è sviluppare la tecnologia per analizzare come le persone, immerse in un ambiente complesso come può essere quello della vita di tutti i giorni, raccolgono dati e informazioni, li elaborano, e sulla base di essi reagiscono". Per raccogliere queste informazioni, in CEEDs gli utenti vengono immersi in spazi di realtà virtuale e monitorati con sensori indossabili non invasivi, che non alterano le risposte fisiologiche e mentali agli stimoli. Il sistema adatta di continuo le modalità con cui la realtà virtuale è visualizzata dall'utente, sulla base dello stato emotivo e fisiologico del soggetto in quel momento.
Al Music Hack Day, la tecnologia sviluppata da CEEDs sarà messa a disposizione della musica del futuro: a un campione di quattro persone verranno forniti degli stimoli musicali. CEEDs raccoglierà le risposte psico-fisiologiche e le tradurrà in termini di stati di essere degli individui. Questi dati verranno messi a disposizione degli hackers che dovranno sviluppare programmi musicali e software, che saranno in grado di stimolare determinati stati affettivi, e "parlare" direttamente con la parte emotiva del nostro cervello.
Una seconda tappa dell'applicazione di CEEDs allo sviluppo della musica del futuro si avrà proprio a Pisa: il Centro "E. Piaggio" in collaborazione con il progetto IoT prise e CNA Pisa sta organizzando un "Hackathon" sotto la torre pendente proprio durante il prossimo Internet Festival, in programma dal 10 al 13 ottobre.
Il progetto «Pépinière» per allevare nuovi talenti
Giovedì 13 giugno, alle ore 11.00, presso l'auditorium polivalente del Centro direzionale Le Bocchette (in via dei Carpentieri a Capezzano Pianore, Camaiore), sarà presentato "Pépinière", il progetto che il dipartimento di Economia e management dell'Università di Pisa, con il coordinamento scientifico del professor Alessandro Gandolfo, vice direttore e presidente del corso di laurea magistrale in Marketing e ricerche di mercato, sta realizzando in collaborazione con il Consorzio Promozione & Sviluppo "Le Bocchette".
L'iniziativa si pone l'obiettivo di progettare e realizzare un ambiente "protetto" (denominato "pepinière" o "incubatore per i pulcini"), all'interno del quale, attraverso iniziative formative di vario tipo (lezioni, seminari, dibattiti, stage ecc.), saranno "allevati" giovani talenti, in possesso delle qualità personali e curriculari per diventare imprenditori di successo.
A differenza di esperienze analoghe - come gli "incubatori" di imprese – l'iniziativa non si rivolge a chi cerca le risorse o gli strumenti per "avviare" un'impresa, ma agli studenti universitari per far nascere o consolidare in loro la passione per l'imprenditorialità.
Concerto di primavera dell'Orchestra dell'Università di Pisa
Giovedì 13 giugno alle 21.15 appuntamento alla Stazione Leopolda in piazza Guerrazzi a Pisa con il "Concerto di Primavera" dell'Orchestra dell'Università di Pisa diretta da Manfred Giampietro. In programma l'ouverture dal Nabucco di Giuseppe Verdi, il concerto per viola in sol maggiore di Georg Philipp Telemann con la solista Marta Degl'Innocenti, "Una cartolina dalla Senna" di Manfred Giampietro e il concerto per pianoforte e orchestra n. 3 di Ludwig van Beethoven con il solista Giovanni F. Gronchi. Il concerto è a ingresso gratuito.
I segreti delle mummie precolombiane del Museo di Anatomia umana
I segreti delle mummie precolombiane conservate nel Museo di Anatomia umana "Filippo Civinini" dell'Università di Pisa saranno presto svelati da un team internazionale di ricerca. Grazie a un accordo con la University of Huddersfield (Regno Unito) firmato lo scorso febbraio, i resti precolombiani risalenti a circa 700 anni fa e riconducibili alle culture Chimù e Chancay saranno analizzati con moderne tecniche d'indagine in grado di stabilire le cause della morte e rivelare dettagli sulle loro tradizioni e abitudini di vita.
Lo studio sarà condotto dal professor Stefano Vanin della University of Huddersfield insieme a due sue collaboratrici, che effettueranno sui resti analisi di carattere entomologico: Vanin ha infatti raccolto parassiti e altri insetti presenti sui corpi prima e dopo la morte che saranno analizzati e classificati. In questo modo sarà possibile dare informazioni anche sulle caratteristiche sociali e sullo stato di salute dell'antica popolazione peruviana. E già arrivano i primi risultati: "Le prime osservazioni hanno permesso d'individuare una pulce e alcuni pidocchi – annuncia il professor Gianfranco Natale, docente di Anatomia Umana dell'Ateneo e direttore del museo – Grazie a questo studio, si potrà stabilire se il bacillo della peste era presente nel continente americano anche in epoca precolombiana".
Le mummie precolombiane del Museo di Anatomia umana sono tre (un bambino e due maschi adulti) e sono arrivate a Pisa nella seconda metà dell'Ottocento all'interno dei caratteristici fardos, contenitori di stoffa a vari strati in cui venivano riposti i corpi in posizione fetale. I defunti venivano fasciati in strati di tessuto che contenevano oggetti della vita quotidiana, come scarpe o oggetti di metallo, e anche frammenti di cibo.
Molto affascinante è la storia del loro arrivo a Pisa: le mummie e le casse contenenti i corredi funerari oggi conservati nel museo fanno parte dei reperti raccolti in Sudamerica da Carlo Regnoli (1838-1873), medico pisano e docente di Oftalmoiatria che si distinse su vari fronti: come medico partecipò alla Terza Guerra d'Indipendenza curando i militari feriti e, appassionato di archeologia, compì ricerche sia in Egitto che in Sudamerica. Nel 1869 effettuò un'importante spedizione in Perù da dove riportò i vasi precolombiani, resti botanici, gli esemplari di mummie e i corredi funerari, poi donati al Museo di Anatomia umana.
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Istituito da Filippo Civinini intorno agli anni '30 dell'Ottocento, il museo raccoglie circa 3400 preparati suddivisi in collezioni di carattere medico, a cui si aggiungono le collezioni archeologiche egizie e precolombiane. Oltre alle mummie, tra i reperti precolombiani più interessanti sono conservati a Pisa 121 vasi appartenenti alle culture preincaiche, un cestino di fibra vegetale, oggetti votivi e un'antara, uno strumento musicale di terracotta. Altro materiale precolombiano è conservato in trentasei eleganti ampolle di vetro che contengono frammenti di vasi, conchiglie, ma soprattutto resti vegetali.
In cinque casse di legno sono conservati altri reperti tra cui crani, corredi funerari (utensili, ciotole, stoffe, altri resti vegetali), nonché diversi fardos che rivestono sicuramente un interesse medico-scientifico. Più impressionante, invece, è una collezione di teste provenienti da una famiglia i cui membri furono decapitati. Si conservano, infine, alcuni scalpi. All'interno di uno dei numerosi crani precolombiani è stato ritrovato un foglietto con un'intestazione di una Botica y Drogueria del Ynca, da Abbondio Roncoroni, Córdoba. Il breve testo racconta la drammatica storia della persona a cui apparteneva il cranio: "Questo Craneo è del Cacicco Cañepan morto nel «Paso de los Poleos» dep.to Rio 4°, Provincia di Córdoba nella Repubblica Argentina. Lo uccise il Reg.to di Cav.ria N. 9 comandato dal Com.te Don Isidro Sora nel mese di marzo dell'anno 1869. Appartiene alla tribù degli Indii Rauqueles". Probabilmente Regnoli acquistò questo cranio in un mercato archeologico di Cordoba.
Ceserani e Mainardi, il letterato e l’etologo, presentano a Pisa il loro nuovo libro scritto a quattro mani
Martedì 11 giugno alle 16,30 Remo Ceserani e Danilo Mainardi sono a Pisa per presentare il loro nuovo libro scritto a quattro mani "L'uomo, i libri e altri animali. Dialogo tra un etologo e un letterato" (il Mulino, 2013). L'incontro, organizzato dal Sistema Museale di Ateneo dell'Università di Pisa, si svolge nell'Aula Magna della ex – Facoltà di Scienze del Polo Fibonacci in Largo Pontecorvo.
Dopo il saluto di Marilina Betrò, presidente del Sistema Museale di Ateneo, Roberto Barbuti, direttore del Museo di Storia Naturale, introdurrà gli autori del volume e gli altri relatori. Maria Cristina Cabani, italianista del Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica, parlerà del libro cogliendone gli aspetti più legati allo studio della letteratura, mentre Elisabetta Palagi, primatologa del Museo di Storia Naturale, farà un paragone fra l'evoluzione biologica e culturale dell'uomo e quella di altri animali con particolare riferimento alle grandi scimmie antropomorfe. Al termine della presentazione del libro sarà premiato l'autore del logo del Sistema Museale di Ateneo e sarà offerto un rinfresco ai partecipanti.
Danilo Mainardi, etologo, ecologo e divulgatore scientifico, è professore emerito di Ecologia Comportamentale all'Università Ca' Foscari di Venezia ed è direttore della Scuola Internazionale di Etologia di Erice. È Presidente Onorario della LIPU (Lega Italiana Protezione Uccelli), membro di accademie e società tra cui l'Accademia Nazionale delle Scienze (dei Quaranta) e l'International Ethological Society di cui è stato presidente. Collabora con il Corriere della Sera ed è ospite abituale di Piero Angela a Superquark.
Microfunghi per difendere le piante dalle malattie
I patologi vegetali del Dipartimento di scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali dell'Università di Pisa hanno individuato tre microfunghi in grado di difendere da attacchi parassitari le colture floro-vivaistiche, il pomodoro e il frumento stimolandone al contempo la crescita. Si tratta di tre specie diverse appartenenti al genere Trichoderma: T. asperellum, T. harzianum e T. gamsii. In particolare, nel caso del frumento, si sono dimostrate particolarmente efficaci come difesa contro la fusariosi della spiga, con immediate ricadute sull'accumulo di microtossine e, quindi, sulla salubrità degli alimenti.
"I tre microfunghi che abbiamo individuato - ha spiegato Giovanni Vannacci professore di Patologia vegetale dell'Ateneo pisano – hanno superato la fase di selezione e sono maturi per una valutazione pre-industriale. Il mercato dei prodotti fitosanitari con principi attivi non derivanti dalla sintesi chimica vale attualmente circa 1,3 miliardi di dollari ed ha una crescita annua stimata al 10%, tanto che sta attraendo le principali multinazionali del settore".
Il gruppo di ricerca pisano studia da molti anni i microfunghi benefici al fine di utilizzarli per una gestione sostenibile della difesa delle colture, in questo andando incontro al decreto legislativo 150 del 2012 che a sua volta recepisce la direttiva europea 2008/128 sull'uso sostenibile dei fitofarmaci. Le ricerche più recenti condotte dai micologi dell'Ateneo pisano sono state realizzate grazie a fondi propri e a finanziamenti del Ministero dell'Istruzione dell'Università e della Ricerca (MIUR), del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (MIPAAF) e della Regione Toscana. I risultati sono stati recentemente pubblicati su riviste scientifiche internazionali: l'ultimo in ordine di tempo è un articolo del 2012 uscito su "Microbiology" dal titolo "Biocontrol of Fusarium head blight: interactions between Trichoderma and mycotoxigenic Fusarium".
A cena con le grandi scimmie antropomorfe
A cena con le grandi scimmie antropomorfe, è il nuovo appuntamento goloso che si svolgerà venerdì 7 giugno al Museo di Storia Naturale in via Roma 79 a Calci.
Il programma comincia alle 18 con una conferenza sull'evoluzione della specie umana. Elisabetta Palagi, primatologa del Museo, presenterà sia la dieta delle grandi scimmie antropomorfe sia quella dell'uomo e dei suoi antenati. Quindi Roberto Barale, professore di genetica dell'Università di Pisa, parlerà delle basi genetiche del gusto nell'uomo e nelle scimmie antropomorfe. Al termine della conferenza alcuni collaboratori del professor Barale proporranno ai partecipanti di valutare le loro capacità gustative mediante l'uso di campioni di sapori e per ognuno verrà stilato un "gustogramma" dal quale si potrà capire la diversità di percezione dei sapori.
Alle 19 seguirà una visita alle sale dei primati e dell'uomo accompagnati dagli esperti del Museo. Alle 20,15 sarà servita la cena base di "pietanze" amate dai nostri cugini primati e da noi. Il menù, curato dal ristorante Villa Poschi - le Arcate, è composto da carpaccio di carne con verdure, zuppa di farro della Garfagnana igp del consorzio produttori farro della Garfagnana, mucco pisano alla griglia con verdure grigliate, banane alla Cita, vino rosso della tenuta di Ghizzano.
Il costo della serata è 30 euro a persona. Per prenotare telefonare allo 050 2212975 (lunedì / venerdì ore 8.00-13.00) o allo 050 2212970 (sabato e festivi, ore 10.00-19.00), o inviare una email all'indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..
"A cena con le grandi scimmie antropomorfe" fa parte di un ciclo di cene organizzato dal Museo di Storia Naturale in collaborazione con la Camera di Commercio di Pisa e la Confesercenti e la Confcommercio locali nell'ambito del progetto regionale "Il gusto dell'arte (l'arte del gusto)" di Vetrina Toscana.
Firmato un Protocollo per la definizione dei criteri di scientificità delle pubblicazioni
La Pisa University Press ha aderito al Protocollo d'intesa sottoscritto dal coordinamento delle University Press italiane per la definizione dei criteri di scientificità delle pubblicazioni di alta divulgazione. Il Protocollo sviluppa una proposta operativa che definisce adeguati criteri di validità scientifica e individua concrete procedure di attribuzione dello status di "pubblicazione scientifica" ai prodotti della ricerca che potranno quindi essere presentati per le diverse istanze di valutazione, dai Nuclei di Valutazione all'Abilitazione Scientifica Nazionale, dalla Valutazione della Qualità della Ricerca ai progetti nazionali ed europei. La certificazione sarà documentata attraverso l'apposizione nel colophon del volume del logo UPI accompagnato dall'indicazione "Opera sottoposta a peer review secondo il protocollo UPI".
Il Protocollo stabilisce che, per potersi definire scientifica, una pubblicazione dovrà avere un carattere di originalità e presentarsi in una forma che permetta la verifica e il riuso in attività di ricerca. La lingua utilizzata e la distribuzione dovranno rendere accessibile la pubblicazione ai ricercatori potenzialmente interessati. La sede editoriale - rivista, collana, monografia, sito web - dovrà infine assicurare l'esistenza sistematica di una peer review esterna e con carattere di terzietà. Alla base dell'intero processo valutativo ci dovrà essere un percorso trasparente e tracciabile.
La Pisa University Press, aderendo a questo protocollo, intende fornire un significativo servizio ai docenti dell'Ateneo tenendo conto della sempre più rilevante tematica della valutazione e nella convinzione che "l'editore accademico" debba necessariamente avere come obbiettivo principale la divulgazione scientifica di alta qualità.