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Dimostratore_radar_con_ricercatoriNon emettono onde elettromagnetiche, non inquinano e per funzionare usano i segnali già presenti nell'ambiente. Sono queste le caratteristiche dei "passive radar", una tecnologia in cui Pisa è all'avanguardia grazie al lavoro congiunto del Laboratorio Radar dell'Università di Pisa e dal Laboratorio Nazionale Radar e Sistemi di Sorveglianza (RaSS) del CNIT (Consorzio Nazionale Interuniversitario per le Telecomunicazioni).

Gli impieghi potenziali dei radar passivi sono moltissimi e fra le ultime applicazioni in ordine di tempo ci sono quelle studiate nel progetto triennale HABITAT (Harbour Traffic Optimization System) di cui è coordinatore scientifico il professor Fabrizio Berizzi del Laboratorio radar dell'Ateneo pisano. HABITAT, che giungerà a conclusione a fine 2013, è finanziato dal Ministero delle Infrastrutture e Trasporti (MIT) ed ha l'obiettivo di migliorare i sistemi di controllo del traffico portuale e costiero.

"La totale assenza di emissioni radio che caratterizzano la famiglia dei radar passivi – ha spiegato il professor Fabrizio Berizzi - dà la possibilità di realizzare un sistema integrato per il monitoraggio del territorio estremamente compatibile con l'ambiente. Il principio base è infatti quello di riutilizzare le onde radio già presenti per altri scopi e riciclarle al fine di realizzare la funzionalità radar".

Questo genere di sistema di sorveglianza, sebbene passivo, è infatti in grado di offrire tutti i vantaggi caratteristici dei radar convenzionali, quindi una capacità di costante monitoraggio, sia di giorno che di notte ed indipendentemente dalle condizioni meteorologiche. I segnali tipici da sfruttare sono quelli della televisione digitale terrestre (DVB-T), della telefonia mobile (3G-UMTS) oppure quelli delle trasmissioni televisive satellitari (DVB-S).

Il gruppo di ricerca pisano è attivo nel settore dei radar passivi sin dal 2007 e nel 2009 ha sperimentato questa tecnologia per la prima volta in Italia monitorando il traffico urbano grazie ad un dimostratore realizzato ad hoc (nella foto: il dimostratore pisano e alcuni componenti del gruppo di ricerca sul radar passivo, da sinistra verso destra, Christian Moscardini, Amerigo Capria e Michele Conti).

"Una delle peculiarità del sistema che abbiamo messo a punto – ha detto Amerigo Capria ricercatore del CNIT - è il totale impiego di soluzioni commerciali a basso costo per cui i costi finali del nostro dimostratore non raggiungono i 4.000 euro al contrario dei sistemi radar classici i cui costi vanno normalmente dalle centinaia di migliaia di euro fino ad alcuni milioni".

Ne hanno parlato:
Ansa.it
AdnKronos.com
Panorama.it
Corriere.it
Il Tempo
Iltempo.it
WallStreetItalia.com
Nazione.it
GreenReport.it
EcoReporter.tv
Lettera43.it
Tiscali.it
Rinnovabili.it
PisaToday.it
StampToscana.it
PisaInformaFlash.it
50Canale.it


Lunedì, 10 Giugno 2013 13:59

Concerto di primavera

L'associazione studentesca "Gruppo Universitari San Frediano" organizza per venerdì 14 giugno 2013  nel giardino della chiesa di San Frediano(ingresso via Paoli) il "Concerto di Primavera",  con musica, barbecue, presentazione del campo estivovento. L'evento è realizzato con il patrocinio del consiglio degli studenti dell'Università di Pisa.

Info

GrUSF - Gruppo Universitari San Frediano - PISA
Sito web:  http://grusf.it/
e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
mummie

Secrets of pre-Columbian mummies preserved at the "Filippo Civinini" Museum of Human Anatomy of the University of Pisa (Department of Translational Research and New Technology in Medicine and Surgery) will soon be revealed by an international research team. Thanks to an agreement with the University of Huddersfield (UK), signed last February, pre-Columbian remains dating back 700 years, which can be traced to the Chimù and Chancay cultures, will be analysed with modern investigative techniques. Such techniques will be able to establish the cause of death and reveal details of the traditions and life-habits of these cultures.

The study will be led by Professor Stefano Vanin (together with two of his collaborators) from the University of Huddersfield. They will carry out an entomological analysis on the abovementioned remains. Vanin has, in fact, collected parasites and other insects which colonised the bodies before and after death which will be analysed and classified. In this way, it will be possible to offer information on the social characteristics and health of these particular groups of Peruvian people who lived long ago. Some results have already been noted. "Our initial observations allowed us to identify a flea and some lice," announces Professor Gianfranco Natale, Professor of Human Anatomy at Pisa University and director of the museum. "Thanks to this study we will be able to establish if the bacillus of the plague was present in the American continent also during the pre-Columbian epoch."

mummie2-webThere are three pre-Columbian mummies at the Museum of Human Anatomy. One is a child and the other two are male adults. They arrived in Pisa during the second half of the eighteen hundreds. They were carried inside characteristic 'fardos', cloth wrappings of varying layers into which bodies (in the fetal position) were laid. These corpses were bundled up in layers of cloth which contained objects of daily life such as shoes, metal objects and also food fragments.

The story of their arrival in Pisa is fascinating. The mummies and the strongboxes containing artefacts for funereal rites (which today are preserved at the museum) are part of the remains collected in South America by Carlo Regnoli (1838-1873), a Pisan medical doctor and Professor of Ophthalmology. He distinguished himself in a number of ways. As a medical doctor he took part in the Third Italian War of Independence by curing wounded soldiers. Being fond of archeology, he carried out research both in Egypt and in South America. In 1869 he went on an important expedition in Peru from where he brought back pre-Columbian vases, botanical remains, mummy exemplars and artefacts for funereal rites, which he later donated to the Museum of Human Anatomy.

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The museum, established by Filippo Civinini during the 1830's, hosts around 3,400 exhibits subdivided into medical collections to which the pre-Columbian and Egyptian archeological collections have been added. As well as the mummies, the most interesting pre-Columbian remains preserved in Pisa are the 121 vases belonging to the pre-Inca culture, a basket, votive objects and an 'antara', a terracotta musical instrument. Further pre-Columbian items are preserved in thirty-six elegant glass ampoules containing fragments of vases, shells and, above all, plant remains.

sala_museo_anatomiaOther remains are preserved in five wooden strongboxes. These include skulls, artefacts for funereal rites (utensils, bowls, cloth, plant remains) as well as various 'fardos' which will assuredly be of great interest to medical and scientific research.

Even more striking is an impressive collection of heads from a family whose members were decapitated. Some scalps have also been preserved.

Inside one of the many pre-Columbian skulls a small page was found which made reference to a 'Botica y Drogueria del Ynca by Abbondio Roncoroni, Cordoba'. This brief text recounts the dramatic story of a person to whom the skull belonged. "This skull belongs to Cacicco Canepan who died in the "Paso de los Poleos" zone, Rio 4th, Province of Cordoba in the Argentinian Republic. The 9th Cavalry Regiment killed him. It was commanded by Commander Don Isidro Sora in the month of March of the year 1869. He belongs to the tribe of Rauqueles Indians." Probably Regnoli bought this skull at an archeological market in Cordoba.

mummie precolombianeI segreti delle mummie precolombiane conservate nel Museo di Anatomia umana "Filippo Civinini" dell'Università di Pisa (Dipartimento di Ricerca Traslazionale e Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia) saranno presto svelati da un team internazionale di ricerca. Grazie a un accordo con la University of Huddersfield (Regno Unito) firmato lo scorso febbraio, i resti precolombiani risalenti a circa 700 anni fa e riconducibili alle culture Chimù e Chancay saranno analizzati con moderne tecniche d'indagine in grado di stabilire le cause della morte e rivelare dettagli sulle loro tradizioni e abitudini di vita.

Lo studio sarà condotto dal professor Stefano Vanin della University of Huddersfield insieme a due sue collaboratrici, che effettueranno sui resti analisi di carattere entomologico: Vanin ha infatti raccolto parassiti e altri insetti presenti sui corpi prima e dopo la morte che saranno analizzati e classificati. In questo modo sarà possibile dare informazioni anche sulle caratteristiche sociali e sullo stato di salute dell'antica popolazione peruviana. E già arrivano i primi risultati: "Le prime osservazioni hanno permesso d'individuare una pulce e alcuni pidocchi – annuncia il professor Gianfranco Natale, docente di Anatomia umana dell'Ateneo e direttore del museo – Grazie a questo studio, si potrà stabilire se il bacillo della peste era presente nel continente americano anche in epoca precolombiana".

mummie precolombianeLe mummie precolombiane del Museo di Anatomia umana sono tre (un bambino e due maschi adulti) e sono arrivate a Pisa nella seconda metà dell'Ottocento all'interno dei caratteristici fardos, contenitori di stoffa a vari strati in cui venivano riposti i corpi in posizione fetale. I defunti venivano fasciati in strati di tessuto che contenevano oggetti della vita quotidiana, come scarpe o oggetti di metallo, e anche frammenti di cibo.

Molto affascinante è la storia del loro arrivo a Pisa: le mummie e le casse contenenti i corredi funerari oggi conservati nel museo fanno parte dei reperti raccolti in Sudamerica da Carlo Regnoli (1838-1873), medico pisano e docente di Oftalmoiatria che si distinse su vari fronti: come medico partecipò alla Terza Guerra d'Indipendenza curando i militari feriti e, appassionato di archeologia, compì ricerche sia in Egitto che in Sudamerica. Nel 1869 effettuò un'importante spedizione in Perù da dove riportò i vasi precolombiani, resti botanici, gli esemplari di mummie e i corredi funerari, poi donati al Museo di Anatomia Umana.

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Istituito da Filippo Civinini intorno agli anni '30 dell'Ottocento, il museo raccoglie circa 3400 preparati suddivisi in collezioni di carattere medico, a cui si aggiungono le collezioni archeologiche egizie e precolombiane. Oltre alle mummie, tra i reperti precolombiani più interessanti sono conservati a Pisa 121 vasi appartenenti alle culture preincaiche, un cestino di fibra vegetale, oggetti votivi e un'antara, uno strumento musicale di terracotta. Altro materiale precolombiano è conservato in trentasei eleganti ampolle di vetro che contengono frammenti di vasi, conchiglie, ma soprattutto resti vegetali.

sala museo anatomiaIn cinque casse di legno sono conservati altri reperti tra cui crani, corredi funerari (utensili, ciotole, stoffe, altri resti vegetali), nonché diversi fardos che rivestono sicuramente un interesse medico-scientifico. Più impressionante, invece, è una collezione di teste provenienti da una famiglia i cui membri furono decapitati. Si conservano, infine, alcuni scalpi. All'interno di uno dei numerosi crani precolombiani è stato ritrovato un foglietto con un'intestazione di una Botica y Drogueria del Ynca, da Abbondio Roncoroni, Córdoba.

Il breve testo racconta la drammatica storia della persona a cui apparteneva il cranio: "Questo Craneo è del Cacicco Cañepan morto nel «Paso de los Poleos» dep.to Rio 4°, Provincia di Córdoba nella Repubblica Argentina. Lo uccise il Reg.to di Cav.ria N. 9 comandato dal Com.te Don Isidro Sora nel mese di marzo dell'anno 1869. Appartiene alla tribù degli Indii Rauqueles". Probabilmente Regnoli acquistò questo cranio in un mercato archeologico di Cordoba.


Ne hanno parlato:
ADNkronos 
inToscana.it 
ilReporter.it 
 

Nell'anno accademico 2012/2013, gli studenti Erasmus raggiungeranno quota 3 milioni. Per festeggiare questo importante traguardo, la Commissione Europea selezionerà il 3 milionesimo studente Erasmus di ciascun Paese partecipante al Programma di mobilità.

erasmus

I ragazzi individuati saranno invitati a rappresentare la propria Nazione in occasione dei festeggiamenti che avranno luogo a Bruxelles.

Gli studenti selezionati dovranno essere disponibili a rilasciare interviste sulla loro esperienza di formazione all'estero e potranno essere invitati a partecipare ad attività organizzate a livello nazionale. Le loro immagini saranno pubblicate nel sito della Commissione Europea. Nelle procedure di selezione, la Commissione sarà affiancata dal Consiglio Internazionale dell'Erasmus Student Network.

È possibile presentare la propria candidatura via internet, nel sito dell'International Exchange Erasmus Student Network entro il 23 giugno 2013.

CostituzioneC'è anche una docente dell'Università di Pisa nella commissione di 35 saggi nominati dal presidente Enrico Letta per lavorare alle modifiche della Costituzione. Elisabetta Catelani, docente di Diritto costituzionale dell'Ateneo, farà parte della commissione di esperti di diritto che elaboreranno proposte per le riforme della Carta. Elisabetta Catelani si è laureata in Giurisprudenza all'Università di Firenze nel 1983 discutendo la tesi in Diritto costituzionale dal titolo "La giurisprudenza della Corte costituzionale in tema di rilevanza nei giudizi incidentali di legittimità costituzionale negli anni 1978/1982". Dopo essere stata ricercatrice dell'ateneo fiorentino, nel 1996 ha vinto il concorso come docente associato all'Università di Pisa. Nell'ottobre 2000 è diventata professore ordinario di Diritto costituzionale presso la facoltà di Economia e da settembre 2004 insegna "Istituzioni di Diritto pubblico". Dopo la riforma dello Statuto dell'Università entrata in vigore nel settembre 2012, afferisce al dipartimento di Giurisprudenza.

Tra i 35 saggi nominati da Letta ci sono anche due giuristi laureati all'Università di Pisa e che adesso insegnano in altri Atenei: Stefano Ceccanti, oggi professore ordinario di Diritto comparato a Roma, e Mario Chiti, ordinario di Diritto amministrativo all'Università di Firenze.

Giovedì, 06 Giugno 2013 14:09

«Quel ritratto che mi fece Franco Fortini»

Madrignani PossentiA cinque anni dalla scomparsa di Carlo Madrignani, storico della letteratura e professore all'Università di Pisa, esce il volume "Verità e visioni. Poesia, pittura, cinema, politica di Carlo A. Madrignani" (ETS, 2013) a cura di Alessio Giannanti e Giuseppe Lo Castro con un saggio introduttivo di Antonio Resta.

Il libro raccoglie una serie di saggi di Carlo Madrignani su poesia, pittura, cinema e politica, sparsi in riviste, miscellanee e cataloghi. Scritti d'occasione e poco noti, esterni agli interessi più immediati dell'autore, che si incentravano in particolare sulla narrativa dell'Ottocento. Il brano che qui proponiamo è un commento di Madrignani sul ritratto che gli fece Franco Fortini, uno schizzo eseguito su "un cartoncino di scarto (sul retro si legge un invito ad una conferenza universitaria) nelle more di una congrega accademica".

 

IL RITRATTO

madrignani fortiniI ritratti mi suscitano un indefinibile imbarazzo – anche quelli fotografici. Mi stupiscono e mi disorientano. Eppure amerei aver attaccati al muro di una qualche sala col caminetto due grandi olii con ritratti benportanti di avi materni – ma vivo in una casa con stanze piccole, senza camino – e senza olii edipici.

Sulla mensola di una lunga libreria (quella degli scrittori stranieri) c'è, in una cornice di vile metallo con fregi déco dei primi del secolo, un ritratto, doverosamente ingiallito (manca il vetro), cui volgo furtivamente frequenti occhiate interrogative. È un cartoncino di scarto (sul retro si legge un invito ad una conferenza universitaria) segnato da tenui e ispessite linee rossastre, non di sanguigna, ma di biro. L'abile accostamento disegna un viso, occhialuto, semicapelluto, di un ovale piuttosto allungato, intonato a mestizia. È un lavoro di fine esecuzione, ben costruito, amabilissimo alla lettura, da cui trapela un gusto d'interpretazione composto e quasi raggelato. Insomma un esercizio di tutto rispetto. Ma la causa della mia ripetuta curiosità, dell'attrazione tutta particolare e mai appagata è dovuta a due fattori singolari: il primo è l'oggetto del ritratto, che è lo scrivente, l'altro la firma piccola e nitida dell'esecutore, che recita 'F. Fortini', cioè il Fortini poeta e saggista di cui molti conoscono la passione (tutta privata, a quel che ne so) per l'esercizio grafico e pittorico.

Non voglio inventarmi elogi, come si fa per altri artisti-disegnatori (Fellini, Pasolini ecc.); non ho materiale sottomano e non ne vedo l'opportunità, in questa sede. Tralascio di ricostruire il lungo, segmentato filo dei ricordi da quando incontrai Fortini a Sarzana nei primi anni '60, anche se la tentazione è forte. Sono ancora sotto il fascino di quel ritratto: il narcisismo ha l'ovvia sua parte, ma più un dubitativo senso del doppio o meglio di una strana mescolanza di sé e dell'altro da sé. Cosa pensasse il ritrattista, nelle more di quella congrega accademica, nel mentre che tracciava le sapienti linee, non saprei proprio rievocarlo. Era molto concentrato sul cartoncino e mi parlava a rapidi cenni di un disgustato saggio (forse ancora in pectore) sul carducciano Montale, sulla sua codarda poesia da bardo della borghesia ambrosiana. Ero coinvolto, ma non stupefatto. Ora lo so: solo Fortini poteva permettersi di intravvedere e confutare in anticipo l'invadente accademismo dei montaliani di professione, con quanto di vile e di corrotto comportano questo costume, questo stile, questa ovazione «doverosi».

Quando gli carpii, incuriosito, il disegno, lo tenni furtivamente disteso in mezzo ad un libro e mi misi a studiarlo, fra l'inameno vociare dei colleghi. Sentivo che nel disegno s'era infiltrato il senso di quel discorso smozzicato e che quel viso chiuso e rabbuiato, la tensione contratta degli occhi chiusi continuavano a «parlare». Da allora fisso ripetutamente la parte inferiore del viso; quel grumo di forza e di rancore che è dato dalla bocca appena dischiusa mi consegna la vera identità di quel ritratto, al di là di ogni facile identificazione. E vedo i miei tratti confondersi in una sovrimpressione che si dilata in un altro ritratto, nel quale l'artista emerge e s'impone a visualizzare il disgusto per quegli (e questi) tristi conformismi. E scatta e si dilata un altro ricordo con incongrua connessione. Pochi anni prima, una cena nella campagna lucchese, quando sentimmo per la prima volta parole forti e insinuanti, dove primeggiano due bocche e un destino. «Il raffio di ferro / che trascina / la tua bocca e la mia / è uno solo».

[1985]

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Carlo Alberto Madrignani (Sarzana 1936 - Pisa 2008), allievo di Luigi Russo, ha insegnato Letteratura italiana nelle università di Siena, Pisa e Cagliari; definitivamente dal 1974 come professore ordinario a Pisa. Ha collaborato a riviste di prestigio come «Belfagor», «La rassegna della letteratura italiana», «Quaderni piacentini» e «Problemi», con numerosi articoli e recensioni su autori anche contemporanei.

Giovedì, 06 Giugno 2013 08:48

L’italiano di ICoN per mille brasiliani

brasiliani2Quasi mille studenti universitari brasiliani pronti a venire in Italia hanno iniziato a studiare l'italiano via Internet. A permettere questa soluzione è un corso online realizzato da ICoN, (Italian Culture on the Net), un consorzio interuniversitario per la diffusione della lingua e della cultura italiana all'estero che ha la sua sede principale a Pisa. Il corso procederà fino ad agosto e lascerà poi il passo a più tradizionali corsi in presenza organizzati dalle università ospiti.

Dalla base operativa di Pisa sono state adesso attivate cinquanta classi virtuali indirizzate all'apprendimento dell'italiano di base per 937 giovani brasiliani. Gli studenti, che lavorano al proprio computer o in laboratori informatici in Sud America, sono sostenuti e guidati nello studio da tutori brasiliani e italiani. I vantaggi del sistema sono evidenti: gli studenti arriveranno in Italia avendo già fatto pratica con la nostra lingua. Il servizio offerto dal Consorzio non si limita però all'erogazione dei corsi. Le attività degli studenti saranno infatti tracciate e monitorate costantemente, in modo da valutare i loro ulteriori bisogni linguistici e il livello di competenza raggiunto.

Gli studenti coinvolti fanno parte del progetto internazionale denominato "Ciência sem Fronteiras" ("Scienza senza frontiere"), promosso e interamente finanziato dal governo di Brasilia. Il progetto permette a studenti, studiosi e ricercatori brasiliani di spostarsi nelle università e nei centri di ricerca di alta qualificazione nel resto del mondo. Un'occasione importante anche per le università italiane, chiamate a dare un contributo alla formazione della futura classe dirigente di un paese in rapida crescita.

"L'economia del Brasile è in forte espansione, ma per continuare su questa strada ha bisogno urgente di altri laureati – spiega il professor Mirko Tavoni, presidente di ICoN -. Le università brasiliane non riescono a formarne un numero sufficiente e il governo di Dilma Rousseff ha scelto quindi di finanziare gli studi dei cittadini brasiliani nei più importanti atenei del mondo. ICoN è entrato a far parte di questo programma con un progetto di formazione linguistica di base interamente sovvenzionato dal governo brasiliano".

Per seguire buona parte dei corsi e partecipare alla vita del paese ospite, infatti, gli studenti devono avere almeno una padronanza di base dell'italiano. Per questo i responsabili di "Ciência sem Fronteiras" si sono rivolti all'Istituto Italiano di Cultura di San Paolo, punto di riferimento per le istituzioni e i cittadini italiani in Brasile, che a sua volta ha contattato ICoN. Il Consorzio ICoN, che riunisce 19 tra le principali università italiane e ha oltre dieci anni di esperienza nei corsi di lingua online, è quindi stato incaricato dall'IIC di gestire la formazione linguistica per il prossimo gruppo di studenti in arrivo. "Circa un anno fa abbiamo condotto un'esperienza pilota – racconta Mirko Tavosanis, direttore di ICoN -. La qualità tecnica e didattica dei nostri corsi ha convinto i nostri interlocutori a proseguire su questa strada."

Il successo dell'iniziativa rappresenta un buon esempio di come possa funzionare il sistema-paese: nello sviluppo del programma è stato determinante il ruolo dell'Università di Bologna e della rete italo-brasiliana a supporto di "Ciência sem Fronteiras" che, al momento, comprende anche il Consiglio Nazionale delle Ricerche e quattordici università italiane individuate dal governo brasiliano.

Mercoledì, 05 Giugno 2013 09:52

Microfunghi a difesa delle piante

CameliaI patologi vegetali del Dipartimento di scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali dell'Università di Pisa hanno individuato tre microfunghi in grado di difendere da attacchi parassitari le colture floro-vivaistiche, il pomodoro e il frumento stimolandone al contempo la crescita. Si tratta di tre specie diverse appartenenti al genere Trichoderma: T. asperellum, T. harzianum e T. gamsii. In particolare, nel caso del frumento, si sono dimostrate particolarmente efficaci come difesa contro la fusariosi della spiga, con immediate ricadute sull'accumulo di microtossine e, quindi, sulla salubrità degli alimenti.

"I tre microfunghi che abbiamo individuato - ha spiegato Giovanni Vannacci professore di Patologia vegetale dell'Ateneo pisano – hanno superato la fase di selezione e sono maturi per una valutazione pre-industriale. Il mercato dei prodotti fitosanitari con principi attivi non derivanti dalla sintesi chimica vale attualmente circa 1,3 miliardi di dollari ed ha una crescita annua stimata al 10%, tanto che sta attraendo le principali multinazionali del settore".

Il gruppo di ricerca pisano studia da molti anni i microfunghi benefici al fine di utilizzarli per una gestione sostenibile della difesa delle colture, in questo andando incontro al decreto legislativo 150 del 2012 che a sua volta recepisce la direttiva europea 2008/128 sull'uso sostenibile dei fitofarmaci. Le ricerche più recenti condotte dai micologi dell'Ateneo pisano sono state realizzate grazie a fondi propri e a finanziamenti del Ministero dell'Istruzione dell'Università e della Ricerca (MIUR), del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (MIPAAF) e della Regione Toscana. I risultati sono stati recentemente pubblicati su riviste scientifiche internazionali: l'ultimo in ordine di tempo è un articolo del 2012 uscito su "Microbiology" dal titolo "Biocontrol of Fusarium head blight: interactions between Trichoderma and mycotoxigenic Fusarium".

Ne hanno parlato:
Tirreno.it
Greenreport.it
Liberoquotidiano.it (AdnKronos)
lettera43.it
L'eco di Bergamo
PisaInformaFlash.it
Controcampus.it
Ognisette.it
PianetaUniversitario.it


La Pisa University Press ha aderito al Protocollo d'intesa sottoscritto dal coordinamento delle University Press italiane per la definizione dei criteri di scientificità delle pubblicazioni di alta divulgazione. Il Protocollo sviluppa una proposta operativa che definisce adeguati criteri di validità scientifica e individua concrete procedure di attribuzione dello status di "pubblicazione scientifica" ai prodotti della ricerca che potranno quindi essere presentati per le diverse istanze di valutazione, dai Nuclei di Valutazione all'Abilitazione Scientifica Nazionale, dalla Valutazione della Qualità della Ricerca ai progetti nazionali ed europei. La certificazione sarà documentata attraverso l'apposizione nel colophon del volume del logo UPI accompagnato dall'indicazione "Opera sottoposta a peer review secondo il protocollo UPI".

Il Protocollo stabilisce che, per potersi definire scientifica, una pubblicazione dovrà avere un carattere di originalità e presentarsi in una forma che permetta la verifica e il riuso in attività di ricerca. La lingua utilizzata e la distribuzione dovranno rendere accessibile la pubblicazione ai ricercatori potenzialmente interessati. La sede editoriale - rivista, collana, monografia, sito web - dovrà infine assicurare l'esistenza sistematica di una peer review esterna e con carattere di terzietà. Alla base dell'intero processo valutativo ci dovrà essere un percorso trasparente e tracciabile.

La Pisa University Press, aderendo a questo protocollo, intende fornire un significativo servizio ai docenti dell'Ateneo tenendo conto della sempre più rilevante tematica della valutazione e nella convinzione che "l'editore accademico" debba necessariamente avere come obbiettivo principale la divulgazione scientifica di alta qualità.

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