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mucco PisanoÈ un laboratorio a cielo aperto, dove gli studenti e i ricercatori lavorano a diretto contatto con animali, piante e terreni, sperimentando le più moderne tecniche di allevamento, coltivazione e produzione agro-zootecnica. Il Centro interdipartimentale di ricerche agro-ambientali "Enrico Avanzi" (CIRAA) dell'Università di Pisa è una realtà unica nel suo genere e ha deciso di aprire le sue porte a tutto il personale dell'Ateneo – docenti e tecnici-amministrativi – con visite e seminari periodici, guidati dal direttore Marco Mazzoncini.

Un'opportunità unica per conoscere da vicino la vita di un Centro la cui missione principale è fare didattica e ricerca, ma anche offrire supporto e consulenza agli operatori del mondo agricolo, che periodicamente possono seguire workshop e incontri di aggiornamento sugli argomenti di maggiore interesse per le loro attività. "Qui al Centro facciamo una didattica funzionale allo sviluppo di competenze pratiche da spendere nel mondo del lavoro, gli studenti delle facoltà di Agraria e Veterinaria frequentano il Centro per lo svolgimento dei loro tirocini – spiega Mazzoncini – ma gran la parte delle nostre attività sono rivolte alla ricerca applicata allo sviluppo e al collaudo di nuove tecnologie. Visitare il Centro dà la possibilità di seguire diversi itinerari, da quelli di interesse storico e culturale (sulle tracce della bonifica medicea), agronomico (con la visita ai campi coltivati), zootecnico (visita agli allevamenti di bovini da latte e da carne) e ambientale (visita alle zone boscate), in un territorio molto vasto.

viti Centro AvanziIl Centro si estende infatti nell'area dell'antica Tenuta del Tombolo, che nel 1963 fu data in concessione all'Università di Pisa per "scopi didattici e scientifici", nel 2004 la proprietà è passata all'Ateneo: circa 1700 ettari di terreno, di cui 1000 di zone boschive e non coltivabili, 700 seminativi, 30 destinati alla pioppicoltura da energia. Appezzamenti di terreno in cui convivono tecniche di coltivazione diverse, da quella tradizionale, a quella integrata e biologica, aperti anche a esperienze di agricoltura sociale, per facilitare percorsi di inclusione sociale di soggetti a bassa contrattualità, elementi vulnerabili, a rischio di marginalizzazione. "Le nostre principali coltivazioni sono le colture foraggere, i cereali e le leguminose da granella– precisa il professor Mazzoncini – inoltre produciamo ortaggi "bio", che un giorno speriamo di poter vendere al pubblico".

macchinario CRIBE al Centro AvanziEsperienze di produzione e vendita sono già attive da alcuni anni, soprattutto per il latte crudo, proveniente da un allevamento di 120 capi di razza frisona che ogni giorno producono circa 1200 litri di latte di altissima qualità. Grazie al "bancolat" posizionato all'esterno della stalla, i consumatori possono acquistare un litro di latte fresco al prezzo di un euro: "Con il bancolat vendiamo circa 300 litri di latte al giorno, il resto è destinato alla grande distribuzione tramite la Centrale di Firenze".

Per quanto riguarda la carne, il Centro Enrico Avanzi, grazie a una grande operazione di recupero di una razza in via di estinzione, il "Mucco Pisano" ha oggi un allevamento di circa 110 capi, e vende circa 25 vitelli l'anno, diventati un prodotto di nicchia per il settore agro-alimentare della provincia. E vicino alla stalla, c'è il laboratorio chimico, dove si effettuano analisi relative alla qualità del terreno, dell'acqua, dei vegetali e dell'ambiente in genere. mucche Stalla centro Avanzi"Accanto ai laboratori tradizionali, al Centro Enrico Avanzi convivono strutture dedicate alla ricerca, come il Cribe, il centro che studia come ottimizzare la produzione di energia da biomasse, o il Toscovit dove si coltiva una grande varietà di vitigni italiani, per produrre non uva ma materiale di propagazione esente da malattie da vendere ai vivaisti", dice Mazzoncini.

Le visite riservate ai dipendenti dell'Università di Pisa proseguiranno nei prossimi mesi con cadenza mensile (il 1° giovedì del mese). Per partecipare è necessario effettuare una prenotazione via e-mail indirizzata a Massimo Biagioni (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.).

Venerdì, 07 Ottobre 2011 09:07

Cosa farò da grande?

"open daysMa a Biologia c'è tanta matematica?", "E se scelgo questo corso di studi che sbocchi lavorativi ci sono?". Sono queste alcune delle domande che gli studenti delle ultime due classi delle scuole superiori hanno posto durante degli Open Days, le giornate di orientamento che l'Università di Pisa ha dedicato agli studenti delle ultime due classi delle scuole superiori.

Dal 22 settembre al 5 ottobre migliaia di ragazzi e ragazze si sono calati nella vita universitaria per scegliere in modo più consapevole il loro futuro percorso di studi. Gli iscritti on line erano 3500, ma ad arrivare sono stati anche di più, sia dalla Toscana che dalle altre regioni. In tanti hanno seguito le lezioni, sia quelle "vere" sia altre fatte ad hoc per loro. Le attività di orientamento prevedevano poi visite ai laboratori e alle biblioteche, la presentazione dei servizi di Ateneo e del DSU e, preziosissimo, il confronto con "colleghi" più grandi già inseriti nel percorso universitario.

L'interesse degli studenti si è distribuito fra le facoltà scientifiche e quelle umanistiche e alcuni hanno seguito le attività dell'una e dell'altra. Fra i picchi, i due giorni a Ingegneria e Scienze dove il 22 e 23 settembre c'è stato un vero e proprio boom di presenze, ma bene anche a Economia dove il 29 e 30 settembre hanno dovuto ripetere due volte le lezioni per il troppo afflusso. E a movimentare ancora di più l'atmosfera c'è stata anche la partnership di Ryanair, la compagnia aerea low cost, che ha messo a disposizione 50 voucher omaggio da sorteggiare fra tutti gli iscritti agli Open Days. "I vincitori – spiegano dall'Università di Pisa - nei prossimi giorni riceveranno una comunicazione personale e sapranno così che viaggio hanno vinto fra le decine di destinazioni collegate dall'aeroporto di Pisa".

"Gli Open Days – ha infine sottolineato la professoressa Tiziana Goruppi, delegata del rettore per l'Orientamento in entrata – sono una nuova formula che abbiamo sperimentato per la prima volta quest'anno e visti i risultati ripeteremo l'iniziativa anche il prossimo. Un successo che si deve all'impegno dei referenti di facoltà e al personale del servizio orientamento".

Mario MonicelliAlla scoperta del giovane Monicelli. È questa una delle "chicche" di EuropaCinema 2011 che si svolgerà Viareggio dal 9 al 16 ottobre. "Il nostro festival è l'unico a mettere insieme università e giovani, siamo i soli ad avere una giuria composta da cento studenti universitari provenienti da tutta Italia e specialmente da Pisa", ha detto Pier Marco De Santi, direttore artistico della manifestazione e docente di Cinema, Fotografia e Televisione dell'Ateneo pisano. "L'omaggio a Monicelli poi – ha aggiunto – si inserisce perfettamente in questa cornice: per Viareggio dove il grande regista ha vissuto e per l'Università di Pisa di cui è stato allievo, amico e testimonial".

L'accostamento università e cinema si conferma dunque la cifra del festival viareggino a cominciare dagli esordi cinematografici di Mario Monicelli. In anteprima assoluta sarà mostrato uno spezzone inedito del primo film del regista allora ventunenne, Pioggia d'estate, che Monicelli firmò con lo pseudonimo di Michele Badiek. Si tratta di 98 "spezzoni di pellicola" girati fra il '35 e il '36 per un totale di 400 fotogrammi. Il fortunoso ritrovamento si deve a Riccardo Mazzoni, esperto di storia viareggina che li ha rinvenuti nell'archivio privato di Andrea Bertini, il figlio del montatore del film. Grazie poi alla collaborazione con la Cineteca di Bologna, si potrà assistere alla proiezione de I ragazzi della via Paal (1935), considerato come un "film mitico" della giovinezza del regista. A seguire, la visione di un'altra rarità: l'episodio per la televisione, La moglie ingenua e il marito malato (1989), tratto da una novella di Achille Campanile e sceneggiato da Suso Cecchi D'Amico, che vede come interpreti Fernando Rey, Stefania Sandrelli, Diego Abatantuono, Carlo Giuffrè, Cinzia Leone.

"La formula di EuropaCinema – ha spiegato De Santi - riprende e rafforza quanto già felicemente sperimentato l'anno scorso e l'impennata di film proposti per l'edizione 2011 ci conferma che siamo la strada giusta: sono più di un centinaio da tutta Europa da cui abbiamo scelto i 12 in concorso". Nella settimana del festival i cento studenti universitari della giuria, armati di carta e penna, dovranno visionarli, votarli e riempire delle schede di valutazione. "Una giuria la nostra – ricorda ancora il professore – del tutto particolare: sono rappresentate le università italiane con corsi di laurea in Cinema Musica e Teatro e la metà è composta da allievi dell'ateneo pisano, 40 italiani e 10 Erasmus". Agli studenti e alle studentesse che dovranno giudicare le pellicole in gara saranno riconosciuti 5 crediti formativi e 3 a tutti gli altri che a vario titolo partecipano al festival, magari facendo il catalogo o sottotitolando i film. "I giovani – conclude De Santi – sono centrali al nostro progetto, che è culturale e formativo insieme". Nella scorsa edizione ci sono volute ben sei ore di consiglio perché, serissima, la giuria decretasse il film vincente. Non resta dunque che aspettare l'esito di quest'anno, anche se forse dei vincitori ci sono già e sono proprio gli stessi studenti.

Tutte le informazioni sul festival sono disponibili sul sito http://www.viareggioeuropacinema.com/

Si concluderà mercoledì 5 ottobre la prima edizione degli Open Days dell'Università di Pisa, la manifestazione di orientamento dedicata agli studenti delle ultime classi delle scuole superiori organizzata dal Comitato orientamento di Ateneo.

Iniziati il 22 settembre, gli Open Days hanno coinvolto circa 3500 studenti provenienti da tutto il bacino della Toscana e da altre regioni d'Italia. Una partecipazione che testimonia il grande interesse da parte delle scuole per le iniziative di orientamento.

Gli studenti hanno preso parte a lezioni accademiche, ad attività di laboratorio, hanno assistito a presentazioni delle attività didattiche e dei servizi, hanno potuto visitare biblioteche e musei e hanno potuto confrontarsi con colleghi più grandi già inseriti nel percorso universitario. Un'occasione straordinaria per avere un contatto diretto con la quotidianità della vita universitaria e per poter effettuare una scelta più consapevole del percorso formativo.

A conclusione della manifestazione Ryanair, la compagnia aerea low cost, metterà a disposizione voucher omaggio che consentiranno ai vincitori di recarsi in alcune delle destinazioni collegate dall'aeroporto di Pisa, nazionali ed europee.

Pisa si conferma come sede di un'Università prestigiosa, crocevia di sapere e porta di ingresso al resto del mondo prima, durante e al termine del percorso formativo. Sono molti gli studenti dell'Ateneo impegnati in programmi di mobilità internazionale, così come sono numerosi gli studenti provenienti da altre regioni e in quantità sempre più crescente coloro che provengono dall'estero. I collegamenti low cost effettuati dalla compagnia Ryanair contribuiscono a fare dell'esperienza universitaria un'occasione di conoscenza assai più completa che, accanto alla formazione accademica, passa anche attraverso il viaggio e il contatto con un mondo sempre più interconnesso.

Info su: http://orientamento.unipi.it/opendays

La flora neozelandese ha un numero medio di cromosomi doppio rispetto a quella italiana. La scoperta è di due ricercatori pisani del dipartimento di Biologia, Lorenzo Peruzzi e Gianni Bedini che hanno collaborato con un collega neozelandese, Murray I. Dawson. "I risultati della nostra indagine – spiega Peruzzi – se avvalorati da ulteriori ricerche suggeriscono un'ipotesi molto suggestiva e cioè che per le piante esistano modalità evolutive diverse nei due emisferi, australe e boreale".

Lo studio dei ricercatori pisani e neozelandesi rivoluziona infatti una teoria formulata fra gli anni '50 e '70 e tuttora accreditata nel mondo scientifico secondo la quale la percentuale di poliploidia (e di conseguenza il numero medio di cromosomi) nelle piante dovrebbe aumentare proporzionalmente alla latitudine. La "poliploidia", cioè l'avere più copie dello stesso set di cromosomi, è infatti uno dei meccanismi evolutivi delle specie vegetali che può determinare dei vantaggi adattativi, utili per esempio alle piante che, allontanandosi dall'equatore, devono magari sopravvivere in climi più freddi. Secondo questa teoria dunque il numero medio di cromosomi della flora italiana e di quella neozelandese dovrebbe essere all'incirca uguale, dato che i due Paesi, sorprendentemente simili dal punto della morfologia, si trovano più o meno alla stessa latitudine anche se in emisferi opposti. E invece non è così. "La flora neozelandese – spiega Peruzzi - presenta un numero cromosomico medio attorno a 2n = 60 (60,9), quasi perfettamente doppio rispetto a quello della flora italiana, che si aggira attorno a 2n = 30 (30,54)".

"Il nostro studio – aggiunge Peruzzi – che abbiamo pubblicato sulla rivista online AoB Plants (http://aobpla.oxfordjournals.org/content/2011/plr020.full.pdf+html) della Oxford University Press, è durato alcuni mesi e si è basato sull'analisi della letteratura cariologica mondiale e sulle banche dati delle specie vegetali presenti nei due Paesi". Il prossimo passo sarà di verificare la poliploidia della flora della Slovacchia e della Polonia. "La difficoltà – conclude Peruzzi – è che le banche dati a disposizione sono molto scarse e presenti solo in alcuni Paesi come Italia, dove è presente proprio nel nostro dipartimento (liberamente consultabile all'indirizzo www.biologia.unipi.it/chrobase), Gran Bretagna, Slovacchia e Polonia. E da questo punto di vista, purtroppo, c'è ben poco che riguardi l'emisfero australe".

Sarà l'ex calciatore del Milan e della Nazionale e attuale vice presidente della Figc, Demetrio Albertini, a inaugurare il corso di Tappeti erbosi, tenuto all'interno del corso di laurea magistrale in Progettazione e gestione del verde urbano e del paesaggio. L'appuntamento è per martedì 4 ottobre 2011, alle ore 9.00, nell'Aula magna della facoltà di Agraria in via del Borghetto 80.

Il Centro di ricerche sui Tappeti erbosi sportivi (CeRTES) dell'Università di Pisa è all'avanguardia a livello nazionale e internazionale nella ricerca sui tappeti erbosi, con particolare attenzione rivolta alle problematiche ambientali e alle applicazioni sportive. In particolare, a Pisa si studiano nuove specie vegetali e nuove tecnologie per i tappeti erbosi del futuro, a beneficio delle attività sportive più usuranti per il prato quali il calcio, il rugby e le attività ippiche. Alla ricerca si affianca l'attività didattica, svolta nell'ambito dei corsi di laurea della facoltà di Agraria. Il Centro effettua anche ricerche e consulenze per enti pubblici e aziende.

Studiare attraverso innovative tecniche di linguistica computazionale il rapporto fra cultura araba e greca mettendo al centro la cosiddetta "Teologia di Aristotele", uno dei principali testi che ha segnato questo legame. E' questo lo scopo principale del progetto ERC "Greek into Arabic. Philosophical Concepts and Linguistic Bridges" attivo dal 2010. I risultati scientifici, a un anno dall'inizio dei lavori, saranno presentati durante un workshop che si svolgerà a Pisa 3 ottobre in Santa Croce in Fossabanda. Dopo i saluti del prorettore alla ricerca Roberto Barale interverranno i coordinatori del progetto Cristina D'Ancona (Università di Pisa), Gehrard Endress (Università di Bochum) e Andrea Bozzi (ILC/CNR, Pisa) insieme alla professoressa Alessandra Avanzini dell'Ateneo pisano.

La particolarità del progetto ERC "Greek into Arabic" è di applicare alle opere filosofiche greche tradotte in arabo le più avanzate tecniche di datamining elaborate dalla linguistica computazionale. Il testo al centro di queste ricerche è uno dei più importanti della filosofia arabo-islamica delle origini, la cosiddetta "Teologia di Aristotele", per secoli erroneamente attribuita al grande filosofo greco. L'opera non ha ancora un'edizione critica e per farla occorre partire dai manoscritti, molti dei quali sono conservati in biblioteche extra-europee (Egitto, Turchia, Iran, India). Occorre inoltre la comparazione minuziosa del testo arabo con la sua fonte greca: tutto questo è ora reso possibile dal progetto ERC "Greek into Arabic", che consente a un gruppo di ricercatori di varie discipline di viaggiare alla ricerca dei manoscritti, studiare la tradizione del testo, la sua lingua e il suo contenuto filosofico, e applicare i più avanzati strumenti della linguistica computazionale alla comparazione del testo arabo con la sua fonte greca. I risultati dei lavori sono anche disponibili sul sito www.greekintoarabic.eu.

tessuto CuoreHeart tissue is being recreated in laboratories at the University of Pisa through the development of a polymeric support that can regenerate infarction of the myocardium. This is the result (still partial but of great importance) of research carried out by the 'Bio-materials' group from the Department of Chemical Engineering. Their work was presented at the recent European 'bio-materials' Congress held in Dublin. The event aroused a strong interest in the subject; so much so that it was reported on the front page of 'The Irish Times'.

This support consists of highly innovative materials based on a combination of two organic polymers – alginate (which is a polysaccheride extracted from seaweed) and collagen (which is the main structural protein of the human body) - and a synthetic polymer able to provide the bio-artificial system deriving from it with the elasticity necessary for sustaining cardiac activity. The results obtained so far are very promising since they have demonstrated a high degree of similarity with the elasticity of natural tissue.

Research on cardiac tissue is one of the subjects of the activities of the European 'BIOSCENT' project established via collaboration between the University of Pisa and the 'Sorin Biomedica Cardio Srl', a leading company in the cardiovascular sector. Coordinated by Elisabetta Rosellini, a young post graduate researcher, this project has an international feel about it, for eleven universities and four companies from eight countries are involved (as well as Italy the countries included are: Denmark, France, Germany, Holland, the UK, the Czech Republic and Romania).

A multidisciplinary project employing engineers, doctors and scientists, it has been financed through the 7th Framework Programme of the European Commission for a total of 6.5 million euros to be subdivided in the five year period of 2009 – 2013.

The aim of 'BIOSCENT' is the development of scaffold multifunctional polymers which, thanks to the bio-activity provided by the presence of 'signal' molecules, are able to control cardiovascular (myocardium vessels and valves) tissue development starting with adult stem cells. Two diverse strategies are currently being investigated. The first regards the in vitro engineering, which involves the cultivation of cells on polymer scaffolds in a bioreactor and the subsequent implantation of the newly formed tissue as a real prothesis. The second aims at the in vivo engineering, whereby the supporting polymeric structure is inserted into the patient's body where it recruits the stem cells and guides their growth towards the appropriate tissue. This latter approach is particularly attractive for the bio-medical industry since stem cell manipulation in the lab is not necessary and thus all ethical problems and connected technical difficulties are eliminated.

Elisabetta RoselliniIn the first two years of activity, scientists working at this project concentrated on identifying the fundamental components of engineered tissue, i.e. polymeric material, the 'signal' molecules able to guide tissue growth and the sources of more adaptable adult stem cells. At the same time, dynamic culture environments were designed, the so called bio-reactors, whereby tissue will be able to be cultivated before being implanted. The attention now turns towards the integration of these components for the development of engineered biometrical scaffolds, able to promote in vitro and/or in vivo regeneration of myocardium blood vessels and cardiac valves.

"Cardiovascular diseases," recalls Elisabetta Rosellini, a thirty year old Pisan woman with a First Class Honours 'cum laude' degree in Biomedical Engineering and a PhD in Bio-materials, "are the main cause of death and hospitalisation today in industrialised countries. They are the prime cause of death for people over the age of 65. This is most probably destined to worsen in the near future due to the progressive ageing of the population. The interest aroused by our research, which could offer new therapeutic opportunities for the repair and regeneration of damaged cardiovascular tissue, is therefore immediately understandable, both for its clinical implications and for the bio-medical market."

Gruppo ricerca cuoreNei laboratori dell'Università di Pisa si sta ricreando il tessuto del cuore, attraverso lo sviluppo di un supporto polimerico che possa rigenerare il miocardio infartuato. È questo il risultato, ancora parziale ma già di grande rilievo, di una ricerca condotta dal gruppo di Biomateriali del dipartimento di Ingegneria chimica, che è stata presentata al recente congresso della società europea di biomateriali tenuto a Dublino, dove ha destato un forte interesse, tanto da essere riportata sulla prima pagina dell'"Irish Times".

Il supporto è costituito da materiale altamente innovativo, basato sulla combinazione di due polimeri biologici - l'alginato, che è un polisaccaride estratto dalle alghe, e il collagene, che è la principale proteina strutturale del corpo umano - e di un polimero di sintesi, in grado di fornire al sistema bioartificiale che ne deriva l'opportuna elasticità necessaria per sostenere l'attività cardiaca. I risultati finora ottenuti sono molto promettenti, avendo dimostrato una elevata similarità con il tessuto naturale.

La ricerca sul tessuto cardiaco è una delle linee di attività del progetto europeo "BIOSCENT", nato dalla collaborazione tra l'Università di Pisa e Sorin Biomedica Cardio Srl, azienda leader nel settore cardiovascolare. Coordinato da Elisabetta Rosellini, giovane assegnista di ricerca, il progetto ha un carattere internazionale, riguardando undici università e quattro industrie di otto Paesi europei (oltre all'Italia, Danimarca, Francia, Germania, Olanda, Regno Unito, Repubblica Ceca e Romania), ed è fortemente multidisciplinare, coinvolgendo ingegneri, medici e scienziati. È stato finanziato nell'ambito del VII Programma Quadro della Commissione Europea, per un totale di 6.5 milioni di euro da suddividere nel quinquennio 2009-2013.

Lo scopo di "BIOSCENT" è quello di sviluppare scaffold polimerici multifunzionali che, grazie alla bioattività fornita dalla presenza di molecole segnale, siano in grado di guidare lo sviluppo di tessuti cardiovascolari (miocardio, vasi e valvole) a partire da cellule staminali adulte. Due diverse strategie sono attualmente in fase di studio. La prima riguarda l'ingegnerizzazione in vitro, che prevede la coltivazione delle cellule sullo scaffold polimerico all'interno di un bioreattore e il successivo impianto del tessuto neoformato come una vera e propria protesi. La seconda punta sull'ingegnerizzazione in vivo, secondo cui la struttura polimerica di supporto non seminata viene inserita all'interno del corpo del paziente, dove recluta le cellule staminali e ne guida la crescita verso il tessuto di interesse. Quest'ultimo approccio risulta essere particolarmente attraente per l'industria biomedica, in quanto non comporta la manipolazione in laboratorio di cellule staminali e quindi elimina tutte le problematiche etiche e le difficoltà tecniche ad essa connessa.

Elisabetta RoselliniNel primo biennio di attività, gli scienziati del progetto si sono concentrati sull'individuazione dei componenti fondamentali dei tessuti ingegnerizzati, ovvero i materiali polimerici, le molecole segnale capaci di guidare la crescita dei tessuti e le sorgenti di cellule staminali adulte più idonee. Contemporaneamente sono stati progettati gli ambienti di coltura dinamici, i cosiddetti bioreattori, nei quali i tessuti potranno essere coltivati prima dell'impianto. L'attenzione è ora rivolta all'integrazione di queste componenti per lo sviluppo di scaffold biomimetici ingegnerizzati, capaci di promuovere in vitro e/o in vivo la rigenerazione di miocardio, vasi sanguigni e valvole cardiache.

"Le malattie cardiovascolari – ricorda Elisabetta Rosellini, trentenne pisana con alle spalle la laurea con lode in Ingegneria biomedica e il dottorato in Biomateriali - sono oggi la principale causa di morte e di ospedalizzazione nei Paesi industrializzati, costituendo in assoluto la prima causa di decesso per le persone al di sopra dei 65 anni. Questa situazione sarà destinata con ogni probabilità ad aggravarsi nel prossimo futuro per il progressivo invecchiamento della popolazione. Risulta quindi immediatamente comprensibile l'interesse, sia clinico che del mercato biomedicale, per le nostre ricerche, che potrebbero offrire nuove opportunità terapeutiche per la cura e la rigenerazione dei tessuti cardiovascolari danneggiati".

Ne hanno parlato:

Nazione Pisa

Tirreno Pisa

Unità Toscana

InToscana.it

PisaNotizie.it

TirrenoPisa.it

NazionePisa.it

PisaInformaFlash.it

TG:

TGT Italia 7

cartine italia nuova zelanda a confrontoLa flora neozelandese ha un numero medio di cromosomi doppio rispetto a quella italiana. La scoperta è di due ricercatori pisani del dipartimento di Biologia, Lorenzo Peruzzi e Gianni Bedini che hanno collaborato con un collega neozelandese, Murray I. Dawson. "I risultati della nostra indagine – spiega Peruzzi – se avvalorati da ulteriori ricerche suggeriscono un'ipotesi molto suggestiva e cioè che per le piante esistano modalità evolutive diverse nei due emisferi, australe e boreale".

Lo studio dei ricercatori pisani e neozelandesi rivoluziona infatti una teoria formulata fra gli anni '50 e '70 e tuttora accreditata nel mondo scientifico secondo la quale la percentuale di poliploidia (e di conseguenza il numero medio di cromosomi) nelle piante dovrebbe aumentare proporzionalmente alla latitudine. La "poliploidia", cioè l'avere più copie dello stesso set di cromosomi, è infatti uno dei meccanismi evolutivi delle specie vegetali che può determinare dei vantaggi adattativi, utili per esempio alle piante che, allontanandosi dall'equatore, devono magari sopravvivere in climi più freddi. Secondo questa teoria dunque il numero medio di cromosomi della flora italiana e di quella neozelandese dovrebbe essere all'incirca uguale, dato che i due Paesi, sorprendentemente simili dal punto della morfologia, si trovano più o meno alla stessa latitudine anche se in emisferi opposti. E invece non è così. "La flora neozelandese – spiega Peruzzi - presenta un numero cromosomico medio attorno a 2n = 60 (60,9), quasi perfettamente doppio rispetto a quello della flora italiana, che si aggira attorno a 2n = 30 (30,54)".

"Il nostro studio – aggiunge Peruzzi – che abbiamo pubblicato sulla rivista online AoB Plants della Oxford University Press, è durato alcuni mesi e si è basato sull'analisi della letteratura cariologica mondiale e sulle banche dati delle specie vegetali presenti nei due Paesi". Il prossimo passo sarà di verificare la poliploidia della flora della Slovacchia e della Polonia. "La difficoltà – conclude Peruzzi – è che le banche dati a disposizione sono molto scarse e presenti solo in alcuni Paesi come Italia, dove è presente proprio nel nostro dipartimento (liberamente consultabile all'indirizzo www.biologia.unipi.it/chrobase), Gran Bretagna, Slovacchia e Polonia. E da questo punto di vista, purtroppo, c'è ben poco che riguardi l'emisfero australe".


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