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L’Università di Pisa e l’Azienda regionale per il diritto allo studio universitario consolidano la collaborazione reciproca, programmando politiche comuni che mirano alla realizzazione di attività e all’erogazione di servizi a favore degli studenti pisani. Lo hanno fatto attraverso la firma, avvenuta in Rettorato martedì 31 maggio 2011, di una convenzione quadro che regolerà i rapporti tra le due istituzioni nel quadriennio 2011-2015. Alla firma sono intervenuti il prorettore vicario, Nicoletta De Francesco; il presidente del DSU Toscana, Marco Moretti; il prorettore per gli Studenti, Rosalba Tognetti; la coordinatrice del Servizio interventi monetari AOT Pisa-DSU Toscana, Paola Masoni; il dirigente dell’Area Servizi per la didattica, Mauro Bellandi; il dirigente per l'Informatica, la telecomunicazione e la fonia, Stefano Suin, e il responsabile dell’Ufficio studenti, Luigi Rivetti.

La convenzione è stata già approvata dai Consigli di amministrazione dell’Ateneo e del DSU, con l’auspicio di firmare convenzioni analoghe con le altre sedi toscane di Firenze e Siena. Essa disciplina le relazioni tra i due enti su diverse materie e, in particolare, si sofferma sui temi della semplificazione delle procedure amministrative comuni, della rete virtuale delle residenze studentesche, delle attività di orientamento e delle azioni a sostegno della mobilità e all’uso del mezzo pubblico.

Di rilievo, riguardo al primo aspetto, vi è l’impegno di Università e DSU a semplificare le procedure e a ridurre le incombenze amministrative degli studenti, consolidando la pluriennale esperienza pregressa, attraverso un più efficace coordinamento per quanto riguarda l’incasso, il controllo e la rendicontazione delle tasse, la presentazione delle richieste di benefici, lo scambio di dati e la gestione di “CartaPiù”. In relazione al secondo punto, l’Università di Pisa ha realizzato una rete virtuale specifica del DSU, per consentire l’accesso a internet agli studenti alloggiati nelle residenze studentesche, e ne gestisce i relativi servizi di rete, in modo da mettere in condizione il DSU di progettare servizi autonomi di fonia e di rete. Il terzo aspetto prevede che Ateneo e DSU collaborino alla gestione delle attività di orientamento per i potenziali studenti, per gli studenti iscritti e per i laureati in relazione all’ingresso nel mondo del lavoro. Un ultimo capitolo riguarda l’adozione, in sinergia con gli enti locali e le società di gestione del trasporto pubblico locale, di politiche di sostegno alla mobilità e di promozione dell’utilizzo dei mezzi pubblici da parte del personale universitario e degli studenti. In questo caso, l’obiettivo è anche quello di sviluppare un’azione coordinata di sensibilizzazione verso la Regione, per fare in modo che il nuovo programma regionale per il trasporto pubblico comprenda le facilitazioni a favore degli studenti delle tre sedi universitarie toscane.

operazione cuoreVenerdì 27 maggio è stato eseguito dalla equipe di Cardiologia II, diretta dalla dott.ssa Maria Grazia Bongiorni, e di Radiologia Interventistica, diretta dal dr. Roberto Cioni, un intervento estremamente complesso e innovativo che finora era stato eseguito e descritto in modo esauriente solo negli Stati Uniti.

Il dr. Ezio Soldati e il dr. Roberto Cioni hanno dovuto intervenire su un paziente di 55 anni affetto da cardiomiopatia dilatativa portatore di pace maker bi ventricolare che aveva sviluppato una trombosi delle vene brachicefalica e cava superiore con sovrapposta infezione. Circa dieci giorni prima era stato ricoverato presso la Cardiologia II per eseguire l’estrazione degli elettrocateteri. Si trattava di un intervento in elezione: il paziente era giunto dal Lazio, essendo Pisa centro di riferimento nazionale per tali interventi.

Gli erano stati rimossi gli elettrocateteri ed erano state eseguite PTA per mantenere pervia la via di reimpianto. Il paziente era stato quindi dimesso ed era tornato nel Lazio in attesa della guarigione, con terapia antibiotica, del processo infettivo.

Nel frattempo si è però verificata la comparsa di un blocco atrio ventricolare totale che ha reso necessario un reimpianto di urgenza.

Il paziente è stato quindi trasferito a Pisa - in elicottero ed aereo - dove si è proceduto, in sala angiografica, a ricanalizzare, mediante cateterismo delle vene ascellare e femorale con sistema di posizionamento di fili guida “a ponte” le vene succlavia, brachicefalica e cava eseguendo multiple angioplastiche in modo da ottenere un lume vascolare idoneo e una strada per il reimpianto degli elettrodi.

In seconda fase si è proceduto utilizzando il sistema di fili guida a ponte tra le vene ascellare e succlavia a reimpiantare i tre elettrocateteri nel seno coronarico, in ventricolo destro e in atrio destro.

In questo modo è stato possibile fornire al paziente un dispositivo in grado di trattare le aritmie e migliorare la funzione ventricolare sinistra salvaguardando al tempo stesso il circolo venoso già compromesso dal precedente impianto.

Il complesso intervento è stato possibile solo grazie alla collaborazione delle equipe di Cardiologia II e Radiologia Interventistica, che hanno lavorato in modo multidisciplinare - per due volte nello stesso tempo operatorio - massimizzando le competenze specifiche.

È l'ennesimo esempio di come la collaborazione multidisciplinare renda possibile interventi estremamente complessi e che necessitano di elevate competenze tecnologiche, uno degli obiettivi prioritari di un centro di eccellenza come l’Aoup.

(Ufficio stampa Aoup)

Mercoledì 1 giugno alle ore 16, nell’Aula Magna “Guido Mancini” della facoltà di Lingue e letterature straniere di Pisa, in via Santa Maria 85, Marco Mancini, professore ordinario di Glottologia, rettore dell’Università della Tuscia, da poco eletto presidente della Conferenza dei rettori italiani, presenterà il libro di Nunzio La Fauci “Relazioni e differenze. Questioni di linguistica razionale” (Sellerio, 2011).

Venerdì, 27 Maggio 2011 14:28

Intervento di protesi del ginocchio in 3D

protesi di ginocchio ricostruita in 3DIl 20 gennaio scorso, nell’Unità operativa di Ortopedia 1° universitaria di Cisanello diretta dal professor Michele Lisanti, è stato eseguito uno dei primi impianti in Italia di protesi totale di ginocchio usando una nuova tecnica chirurgica che prevede l'utilizzo di maschere di taglio femorale e tibiale fatte su misura (custom made) per il ginocchio del paziente.

La protesi di ginocchio, vista la sua complessità articolare, è da anni al centro di una continua evoluzione sia nel disegno protesico che nella tecnica chirurgica, e attualmente un chirurgo ortopedico che si vuole avvicinare a questo tipo di chirurgia deve confrontarsi con tecniche operatorie altamente avanzate, che prevedono l'utilizzo di computer intraoperatorio per il corretto posizionamento protesico. Il professor Lisanti, insieme alla sua equipe ed al gruppo di Endocas, da anni svolge ricerca nell’ambito della chirurgia computer assistita e delle tecniche ricostruttive tridimensionali. Questa nuova tecnica è il sistema Visionaire (Smith/Nephew) che permette, mediante l'elaborazione dei dati acquisiti da una risonanza magnetica del ginocchio del paziente, la progettazione personalizzata delle maschere di taglio così da essere perfettamente sicuri di poter impiantare la protesi in maniera anatomica. Le maschere vengono quindi stampate in 3D nei laboratori della Smith/Nephew di Memphis (USA) e quindi spedite al reparto di Ortopedia pisano, pronte per essere utilizzate.

protesi di ginocchio ricostruita in 3DQuesta tecnica chirurgica è un'evoluzione ulteriore dei sistemi di navigazione computerizzata che attualmente vengono usati per il posizionamento protesico. Il miglioramento sta nel fatto che con questo sistema lo studio morfometrico del ginocchio del paziente viene eseguito nelle settimane che precedono l’intervento, arrivando, così, in sala operatoria con un planning già definito e con una protesi fatta su misura per il paziente, riducendo al minimo i tempi chirurgici. La sensazione è che per la prima volta ci si trova di fronte ad un sistema di impianto protesico che possa garantire dei risultati ottimali per il chirurgo, ma anche e soprattutto per il paziente.

(Ufficio stampa Aoup)

operazTutto è partito da un piccolo robot interattivo con le fattezze e le funzioni vitali primarie di un neonato vero: Nina (v. foto), ovvero la macchina SimNewB, acquistata dall’Aoup qualche anno fa. Grazie a Nina è stato allestito un centro di formazione e simulazione neonatale vero e proprio inaugurato all’interno dell’Unità operativa di Neonatologia (direttore, professor Antonio Boldrini) all’inizio del 2010.

Da allora i formatori del Centro, diretto dal dottor Armando Cuttano, hanno effettuato corsi di addestramento differenziati per tutto il personale sanitario di sala parto (neonatologi, pediatri, ginecologi, anestesisti, medici in formazione, ostetriche, infermiere pediatriche) sia dell’Aoup che degli ospedali di Area vasta di I e II livello, per insegnare a stabilizzare un neonato critico, dal momento che circa il 5-6% di tutti i nati, e fino all’80% dei neonati con peso alla nascita inferiore a 1.500 grammi, necessitano di un intervento rianimatorio a diversi livelli in sala parto. Richieste di formazione sulle procedure rianimatorie neonatali stanno arrivando anche da altri ospedali e dai medici dell’emergenza.

La formazione attraverso la simulazione avanzata ha assunto una tale importanza da stimolare anche la la SIN- Società italiana di Neonatologia, a creare una task force nazionale (coordinata dal dott. Cuttano) per la formazione in simulazione in neonatologia i cui componenti sono: Armando Cuttano, Antonio Boldrini, Emilio Sigali, Paolo Gancia, Gina Ancora, Monica Manganaro, Franco Messina, Nicola Laforgia. Un ruolo di primo piano alla scuola pisana, dunque, che sarà confermato anche al prossimo congresso della SIN di ottobre.

Ma perché scegliere la formazione in simulazione? Per una serie di vantaggi: innanzitutto si opera in assenza di rischio per il “paziente”, si possono provare nuovi dispositivi e, se si sbaglia, lo scenario può proseguire. Nei paesi anglosassoni e nord europei, ad esempio, si investe una discreta fetta degli stanziamenti per la sanità in attività di simulazione.

Il Centro che accoglie “Nina”, poi, rispetta le raccomandazioni del “just in place” e “just in time”. Nasce infatti all’interno della Neonatologia ed è contiguo alla sala parto, il che significa che un corsista può passare dal simulatore al reparto vero per osservare e collaborare con i medici e gli infermieri che agiscono nella pratica quotidiana.

Strutturalmente il Centro è formato da un’area che simula un’isola neonatale in sala parto, da un’auletta (monitorata in audio e video) e da una stanza di regia, dove c’è il cuore e la mente di “Nina”. I corsi consistono in lezioni frontali seguite da esercitazioni pratiche dei corsisti (filmate da più telecamere) e per ultimo un’attività di debriefing, che permette di valutare costruttivamente il proprio operato.

Inoltre, sempre all’interno della Neonatologia, è stato fondato il “Gruppo Nina”, composto da medici e infermieri, per addestrare il personale su argomenti specifici della assistenza neonatale. Un modo efficace per coinvolgere un intero reparto e individuare eventuali errori, correggendoli in tempo reale.

È nato anche un sito: www.simulazionenina.it su cui trovare ulteriori informazioni.

(Ufficio stampa Aoup)

ehdnSi comunica che il Centro per la diagnosi e cura dei disordini del movimento del Dipartimento di Neuroscienze dell'Aoup diretto dal Prof. Luigi Murri ha ricevuto l’accreditamento presso il prestigioso consorzio europeo dedicato alla malattia di Huntington (European Huntington’s Disease Network). La malattia di Huntington è una grave malattia genetica neurodegenerativa autosomica dominante, trasmessa da una generazione all’altra, caratterizzata da movimenti involontari, alterazioni della personalità, disturbi cognitivi e psichici e, sebbene sia malattia rara, colpisce circa 40.000 persone in Europa e circa 400 persone in Toscana. Si stima inoltre che, approssimativamente, altri 160.000 soggetti siano a rischio di malattia in Europa, con un coinvolgimento familiare e sociale dalle proporzioni immaginabili.

Il centro di diagnosi e cura della malattia di Huntington dell’Unità operativa di Neurologia – Neurofisiopatologia coordinato dal dr. Roberto Ceravolo è da molti anni impegnato nella diagnosi e nell’assistenza ai pazienti affetti da malattia di Huntington, con un approccio multidisciplinare qualificato ed ha fornito importanti contributi a livello scientifico con ricerche condotte sia nel campo della diagnostica che della neurofarmacologia clinica, con collaborazioni attive con i più avanzati centri specialistici come l’Hammersmith Hospital di Londra dove il personale medico impegnato nel centro si è formato con lunghe esperienze professionali.

La qualità dell’attività assistenziale e scientifica svolta ha ottenuto nel gennaio 2011 questo ambito riconoscimento europeo, con l’inserimento nella lista dei centri eccellenti in Europa per la diagnosi e cura della malattia di Huntington.

La creazione di un registro europeo rappresenta un supporto per comprendere in modo più approfondito la malattia e per proseguire la ricerca, raccogliendo dati clinici e biologici da poter analizzare a livello centralizzato. La possibilità di far parte del consorzio europeo consente al centro di Pisa di rappresentare un centro pilota per la sperimentazione di nuove terapie, in grado di rallentare la degenerazione neuronale alla base del processo patologico e di costituire un legame stabile tra pazienti, familiari e le varie associazioni di sostegno, indispensabile supporto in malattie croniche progressive ed invalidanti come la malattia di Huntington.

Per informazioni rivolgersi al Centro per la diagnosi e cura della malattia di Huntington – Università di Pisa Dott. R. Ceravolo 050-992051/993145, o al sito internet www.euro-hd.net/registry o Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

(Ufficio stampa Aoup)

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impianto posteriore 3DFunziona come un pacemaker ed è poco più grande di una moneta da due euro: queste le dimensioni del nuovo dispositivo per trattare l’incontinenza fecale e la stipsi da rallentato transito, adottato con successo dal dottor Gabriele Naldini, Direttore della Struttura Dipartimentale di Chirurgia Proctologica e Perineale dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Pisa.

I pazienti che soffrono di certe disfunzioni croniche intestinali devono affrontare ogni giorno una vera e propria battaglia. La loro vita risulta condizionata dall’utilizzo costante di pannolini o assorbenti, nella continua preoccupazione che un’improvvisa perdita possa metterli in una condizione di comprensibile difficoltà, fino al punto di rinunciare ad uscire di casa e a fare una normale vita sociale. Si tratta infatti di pazienti che preferiscono spesso non manifestare, per vergogna, questo problema, rinunciando di fatto alle possibili cure.

Quando le terapie conservative (farmacoterapia, riabilitazione del Pavimento Pelvico) risultano inefficaci, l’approccio più innovativo per trattare le disfunzioni del pavimento pelvico che portano all’incontinenza o alla stipsi è la neuromodulazione sacrale, tecnica che favorisce il controllo di questi disturbi mediante l’impianto di un semplice sistema che invia lievissimi impulsi elettrici, attraverso un piccolo elettrodo, ai nervi sacrali, quelli che controllano gli organi deputati alla continenza. La neuromodulazione è una pratica esistente da diversi anni, ma si è ora evoluta attraverso sistemi sempre più piccoli e confortevoli, come il nuovo dispositivo, che si inserisce a livello percutaneo con un procedimento mininvasivo in anestesia locale. Negli studi clinici l’impianto ha dimostrato di trattare efficacemente alcuni tipi di disturbi correlati al controllo dell’intestino e della vescica in molti pazienti che non avevano ottenuto risultati o non tolleravano altri trattamenti farmacologici.

“Dal 2005 abbiamo trattato circa 80 casi di incontinenza o stipsi con neuromodulatore sacrale, con una percentuale di successo pari a circa il 70%– spiega il Dottor Naldini – Le indicazioni codificate per il nuovo dispositivo includono i sintomi della vescica iperattiva, ritenzione urinaria, incontinenza fecale e dolore pelvico cronico, ma la letteratura scientifica si sta arricchendo di studi sull’efficacia della neuromodulazione sacrale per il trattamento della stipsi da rallentato transito e da dissinergia del pavimento pelvico. La risoluzione di questo problema è ancora lontana, ma i dati dei primi studi sembrano essere molto promettenti.”

“Inoltre – conclude Naldini - medici e pazienti possono valutare l’efficacia della terapia con un semplice test, ovvero una stimolazione di prova, prima di procedere all’impianto definitivo del sistema. Con l’impianto definitivo il paziente riceve poi una sorta di telecomando che permette di regolare l’intensità a seconda della necessità.”

Come funziona il pacemaker?

Il sistema InterStim II è costituito da un piccolo neurostimolatore, un elettrocatetere e un programmatore per il paziente. La Terapia InterStim funziona mediante la stimolazione elettrica dei nervi sacrali, che controllano la vescica e i muscoli circostanti, i quali presiedono alla funzione dello svuotamento intestinale. I nervi sacrali vengono stimolati attraverso un elettrocatetere che viene posizionato nelle loro vicinanze tramite un introduttore percutaneo, in anestesia locale. L’elettrocatetere è collegato direttamente al nuovo neurostimolatore (poco più grande di una moneta da 2 euro) che viene impiantato in una tasca sottocutanea nella parte superiore del gluteo. Il neurostimolatore invia lievi impulsi elettrici al nervo sacrale attraverso l’elettrocatetere. Il paziente percepisce generalmente una leggera sensazione di formicolio non fastidiosa. Con un programmatore esterno il medico regola lo stimolatore in modo da ottimizzare la terapia per ogni paziente. Attraverso il piccolo telecomando fornitogli in dotazione, il paziente può accendere, spegnere e regolare l’intensità della stimolazione.

Per ulteriori informazioni rivolgersi a:

Value RelationsTel. 02 20241357
Maria Luisa Paleari – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. – 331 6718518
Angela Sirago – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. – 349 2690403

(Ufficio stampa Aoup)

Venerdì, 27 Maggio 2011 13:46

Pisa adotta il defibrillatore a pedali

defibrillatore a pedaliPisa sarà la prima città italiana a dotarsi di defibrillatori a pedali, sulla scia di Londra e di altre città europee in prima linea nelle politiche di prevenzione sanitaria. In pratica le biciclette della polizia municipale saranno dotate di pallone rianimatore e bombola di ossigeno in modo tale da poter soccorrere immediatamente persone colpite da arresto cardiaco nel centro città e intorno alla Torre pendente, in attesa dell’arrivo del 118. L’iniziativa verrà presentata il 24 marzo prossimo in Comune con l’inaugurazione del “DAE...a pedali”. Il corso di addestramento all’utilizzo dell’apparecchiatura, riservato ai vigili urbani, sarà tenuto una settimana prima dal Dr. Maurizio Cecchini, cardiologo dell’Aoup e docente alla Scuola di specializzazione in Medicina di emergenza-urgenza, che ha fondato il sito “cecchinicuore.org” http://www.cecchinicuore.org/index.php?option=com_content&task=view&id=407&Itemid=1 e si è fatto promotore di una campagna di sensibilizzazione alla diffusione dei defibrillatori automatici in luoghi pubblici, che finora ha portato all’installazione di 21 apparecchiature sul territorio comunale di Pisa.

Grazie alla donazione della famiglia pisana Bartalini (in ricordo della signora Mirella), all’interessamento fattivo dell’Associazione “Idee per Pisa”, all’attenzione del Sindaco di Pisa e alla campagna di “cecchinicuore.org” per la diffusione dei DAE pubblici, l’iniziativa è stata resa possibile (a ruota seguirà il Comune di Bergamo).

La bicicletta, che sarà presentata alla stampa il 24 marzo alle 10, in Palazzo Gambacorti, sarà dotata di un DAE, di un pallone ambu, cannule di Guedel, maschera facciale ed una piccola bombola di ossigeno (quest’ultime donate dal sito “cecchinicuore.org”).

(Ufficio stampa Aoup)

cuoreAl Dipartimento Cardiotoracico dell'Azienda ospedaliero universitaria pisana (AOUP) martedì 19 è stato eseguito il primo intervento su cuore umano di correzione di malfunzionamento di anello mitralico con impianto di una protesi biologica valvolare per via percutanea con tecnica anterograda tran settale.

Il paziente, un sessantaquattrenne della provincia di Pisa, è stato dimesso dopo una settimana di ricovero e dovrà tornare in ospedale solo per i controlli di rito.

In conseguenza di un infarto, il paziente aveva già subito due interventi cardiochirurgici negli ultimi anni: un primo intervento di bypass aorto-coronarico, un secondo intervento di reimpianto di anello mitralico per correzione di insufficienza mitralica severa. Negli ultimi mesi il paziente aveva sviluppato una nuova insufficienza mitralica severa. Un terzo intervento avrebbe avuto un rischio troppo elevato per il paziente che, tra l'altro, non era nelle condizioni di rientrare nella lista dei candidati al trapianto di cuore.

Un consulto tra il dottor Fabio Guarracino, direttore dell’Unità operativa di Anestesia e rianimazione cardiotoracica, e la professoressa Anna Sonia Petronio, responsabile del Coordinamento organizzativo dell'attività di Cardiologia interventistica, ha portato all'individuazione di una metodica che apre una nuova strada ed offre nuove opportunità a pazienti non in condizioni di sopportare interventi che necessitino di anestesia generale prolungata e di circolazione extracorporea.

L'intervento in questione è in effetti durato solo un'ora e mezzo e non ha comportato – come accadeva finora nei pochi casi riportati dalla letteratura scientifica – neppure una piccola incisione necessaria per effettuare il passaggio attraverso il cuore.

La tecnica utilizzata dalle equipe del Dipartimento Cardiotoracico dell'Aoup era stata finora utilizzata in via sperimentale su pecore (in Germania) e - seguendo però un'altra metodica - nell’uomo dal dottor Alain Cribier, dell'ospedale di Rouen, in Francia, inventore del metodo di sostituzione della valvola aortica percutanea.

L’intervento è stato effettuato dalla professoressa Petronio in team con il dottor Guarracino che ha guidato la procedura con l'ecografia transesofagea intraoperatoria, e dai loro collaboratori i cardiologi Marco De Carlo, Andrea Pieroni, Piersilvio Chella, Cristina Giannini, la cardioanestesista Rubia Baldassarri che ha eseguito la delicata anestesia generale e l’intera equipe dell’Unità operativa di Anestesia e rianimazione cardiotoracica che ha seguito il decorso postoperatorio in terapia intensiva.

Ha partecipato anche l'equipe dell’Unità operativa di Malattie cardiovascolari 1, ed in particolare la dottoressa Rita Dell’Anna che segue da tempo il paziente.

Questo intervento è l'ennesima testimonianza del grado di eccellenza delle equipe – compresi il personale tecnico e infermieristico della Cardiologia interventistica – del Dipartimento Cardiotoracico, che si sta ormai configurando come un vero e proprio centro di riferimento a livello nazionale nell'ambito dell'installazione delle valvole con tecnica percutanea.

(Ufficio stampa Aoup)

Venerdì, 27 Maggio 2011 13:31

Un aiuto per i bambini con problemi di udito

bambino bisbiglia nell'orecchio a un altroLa disabilità uditiva in età infantile può determinare gravi difficoltà nell’apprendimento del linguaggio e di conseguenza problematiche a livello scolastico e di inserimento sociale. Alle criticità che incontrano i piccoli nel relazionarsi efficacemente con l’ambiente esterno, spesso si sommano gli svantaggi legati ad una scarsa conoscenza di questo tipo di disabilità, che determina spesso un approccio inadeguato sia da parte delle famiglie che delle istituzioni scolastiche.

Dall’entrata in vigore dello screening uditivo neonatale (che in Toscana è attivo dal 2007) ci sono sempre più casi di bambini in cui l’ipoacusia è diagnosticata precocemente ed è quindi possibile agire fin dai primi mesi di vita con un adeguato trattamento logopedico, supportato dall’applicazione di moderne protesi acustiche o dall’intervento di impianto cocleare. In questi casi le conseguenze possono essere limitate e lo sviluppo del bambino molto simile a quello dei coetanei normoudenti, sempre che si realizzino interventi adeguati e coordinati fra strutture socio-riabilitative, famiglia e scuola. Esistono però anche forme di sordità infantile diagnosticate con ritardo, di particolare gravità o associate ad altri handicap. In questi casi, se manca un adeguato supporto psico-sociale da parte delle istituzioni che accolgono il bambino, il rischio di emarginazione ed esclusione sociale diventa molto elevato.

Per aiutare le istituzioni scolastiche a comprendere la realtà attuale relativa alla disabilità uditiva, il personale dell’Unità operativa di ORL Audiologia e Foniatria universitaria dell’Aoup diretta dal Prof. Stefano Berrettini, insieme all’Asic (Associazione per la sordità e impianti cocleari), in collaborazione con le Assessore alla Pubblica istruzione di Comune e Provincia, Marilù Chiofalo e Miriam Celoni, hanno organizzato un incontro formativo, che si terrà il 25 marzo nell’Auditorium Maccarrone della Provincia di Pisa (via Silvio Pellico 6 – Ore 14).

Si tratta di un corso di aggiornamento rivolto agli operatori scolastici, dal titolo: “Il bambino con disabilità uditiva a scuola – Se lo conosci lo aiuti”, cui prenderanno parte medici e logopedisti della sudddetta Unità operativa di ORL, esperti della Fondazione “Stella Maris”, dell’Ufsmia (Unità funzionale salute mentale infanzia adolescenza) delle Aziende Usl 2 e Usl 5 e dell’Asic.

In occasione del corso verrà presentato un opuscolo sulla materia, da distribuire nelle scuole di ogni ordine e grado, realizzato da logopediste e medici, nel quale attraverso spiegazioni chiare e precise, corredate anche da vignette illustrate, vengono fornite informazioni teoriche e pratiche sul funzionamento dell’udito, sulla sordità e le relative conseguenze comunicativo-linguistiche nonché le difficoltà scolastiche e sociali del bambino ipoacusico.

Vengono inoltre affrontate le modalità attuali di approccio alla sordità, a partire dall’importanza dello screening neonatale, le tecniche di trattamento fra le quali l’intervento di impianto cocleare, gli approcci riabilitativi, il ruolo dei genitori e della scuola con consigli sulle strategie educative e comunicative più idonee a favorire lo sviluppo del bambino, nonché istruzioni pratiche per la corretta gestione delle protesi acustiche tradizionali o degli impianti cocleari.

(Ufficio stampa Aoup)

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