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Il Centro Interdisciplinare “Scienze per la Pace” e il CIDIC, il Centro per l’innovazione e la diffusione della cultura dell’Università di Pisa, presentano il volume “Al cuore della migrazione”, edito dalla Astarte Edizioni, primo spin-off di area umanistica dell’Ateneo. L’evento in presenza si svolgerà mercoledì prossimo, 30 giugno, alle ore 18, nel loggiato del primo piano del Palazzo della Sapienza. Essendo l’accesso limitato a causa delle restrizioni anti-Covid in vigore, sarà possibile seguire l’evento anche dalla pagina Facebook della casa editrice.

Astarte Edizioni è nata nel 2019 dall’iniziativa di tre giovani laureate dell’ateneo pisano - Carolina Paolicchi, Francesca Mannocci e Anita Paolicchi - che hanno deciso di fare del Mar Mediterraneo il tema centrale della casa editrice e delle sue collane di letteratura e saggistica. “Al cuore della migrazione” esprime nel modo più evidente questa missione: si tratta di un'opera collettiva, costruita dai contributi di più di sessanta scrittori, poeti e artisti provenienti da tutto il mondo, che hanno prestato le loro voci per raccontare la realtà della migrazione euro-mediterranea, andando al di là delle immagini stereotipate dei migranti, degli sbarchi, della marginalità dolente, della cronaca a cui i media ci hanno sempre più assuefatto.

Gli autori e le autrici, così come le traduttrici e i traduttori del volume, cercano di trovare parole nuove e più autentiche per descrivere la migrazione, fenomeno che accompagna da sempre l’umanità ma che mai come negli ultimi decenni è diventato terreno di scontro politico e questione umanitaria di prima grandezza: basti pensare alle quasi 40.000 persone morte ai confini d’Europa, dal 1993 a oggi, cui si aggiungono quelle scomparse senza lasciare traccia. Anche per questo i proventi delle vendite del libro verranno donati a SOS Méditerranée, organizzazione della società civile impegnata da anni nelle attività di soccorso in mare, in difesa del diritto alla vita e del diritto di asilo messi a repentaglio dalla chiusura dei confini.

Dopo i saluti del rettore Paolo Mancarella, del prorettore alla cooperazione e alle relazioni internazionale Francesco Marcelloni, della direttrice del CISP Enza Pellecchia e del direttore del CIDIC Saulle Panizza, prenderanno la parola la co-fondatrice della casa editrice Carolina Paolicchi, la direttrice della collana “azzurra” in cui il volume è pubblicato Barbara Sommovigo, e due attiviste di SOS Mediterranée Samanta Becuzzi e Valentina Nencini. Simone Marinai e Federico Oliveri interverranno infine per illustrare alcune delle iniziative della nostra università in ambito migratorio, come il progetto promosso dall’UNHCR "University Corridors for Refugees", il progetto Mentorship promosso dall'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM)", l'Osservatorio sul diritto europeo dell'Immigrazione, nonché il corso di alta formazione organizzato dal CISP “Diritti e migrazioni”. Nel corso della presentazione verranno letti brani di prosa e poesia tratti dal volume “Al cuore della migrazione”.

La maglia nera in fatto di diritti umani va alla britannica Standard Chartered Bank, seguita dalla francese BNP Paribas, ma nella lista dei peggiori compaiono anche istituti di credito statunitensi come Wells-Fargo, BlackRock e Morgan Stanley o la UBS svizzera. Il quadro emerge da una ricerca finanziata da Etica Sgr e condotta dalla professoressa Elisa Giuliani, direttrice del centro REMARC dell’Università di Pisa, insieme alla dottoressa Federica Nieri e ai professori Nicola Salvati e Davide Fiaschi. Lo studio appena pubblicato nel Quarto rapporto della Fondazione Finanza Etica ha riguardato un campione di 178 istituzioni finanziarie e assicurative, 10 delle quali italiane, fra economie avanzate ed emergenti in 27 Paesi del mondo. E’ così emerso che un quarto degli istituti analizzati - 47 banche pari al 26% del campione - è coinvolto in almeno un evento di violazione dei diritti umani, per un totale di 180 violazioni osservate nel periodo 2000-2015.

“La violazione dei diritti da parte delle imprese è un tema di interesse crescente – spiega la professoressa Elisa Giuliani - su banche e diritti umani invece mancava sinora un’analisi sistematica, il che non sorprende, si tratta infatti di un tema difficile da documentare anche per la notevole opacità dei contesti dove avvengono le violazioni”.

Il team di ricerca dell’Università di Pisa ha analizzato il coinvolgimento diretto e indiretto delle istituzioni finanziarie e assicurative in abusi di diritti umani definiti sulla base della Dichiarazione Universale delle Nazioni Unite del 1948 e dei successivi patti e trattati: per esempio il diritto alla salute e alla vita, i diritti delle comunità indigene, delle donne, dei bambini e dei lavoratori. Il risultato è stato la creazione di un indice (Banks HUMAN RIGHTS Index) per misurare come le banche e altre istituzioni finanziarie e assicurative sono coinvolte o collegate a violazioni dei diritti umani, così da misurare l’andamento nel tempo, o confrontare diversi istituti o il settore finanziario con altri tipi di settori.

“Sul fronte dei diritti umani c’è un notevole ritardo del settore bancario – conclude Elisa Giuliani - la maggior parte delle istituzioni finanziarie con un punteggio peggiore rispetto all’Indice sta facendo dichiarazioni esplicite per affrontare le sfide di sostenibilità, ma finora la maggior parte degli sforzi ha riguardato la lotta al cambiamento climatico, mentre è probabile che i diritti saranno la prossima sfida che queste organizzazioni dovranno imparare ad affrontare”.

La maglia nera in fatto di diritti umani va alla britannica Standard Chartered Bank, seguita dalla francese BNP Paribas, ma nella lista dei peggiori compaiono anche istituti di credito statunitensi come Wells-Fargo, BlackRock e Morgan Stanley o la UBS svizzera. Il quadro emerge da una ricerca finanziata da Etica Sgr e condotta dalla professoressa Elisa Giuliani, direttrice del centro REMARC dell’Università di Pisa, insieme alla dottoressa Federica Nieri e ai professori Nicola Salvati e Davide Fiaschi. Lo studio appena pubblicato nel Quarto rapporto della Fondazione Finanza Etica ha riguardato un campione di 178 istituzioni finanziarie e assicurative, 10 delle quali italiane, fra economie avanzate ed emergenti in 27 Paesi del mondo. E’ così emerso che un quarto degli istituti analizzati - 47 banche pari al 26% del campione - è coinvolto in almeno un evento di violazione dei diritti umani, per un totale di 180 violazioni osservate nel periodo 2000-2015.

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“La violazione dei diritti da parte delle imprese è un tema di interesse crescente – spiega la professoressa Elisa Giuliani - su banche e diritti umani invece mancava sinora un’analisi sistematica, il che non sorprende, si tratta infatti di un tema difficile da documentare anche per la notevole opacità dei contesti dove avvengono le violazioni”.

Il team di ricerca dell’Università di Pisa ha analizzato il coinvolgimento diretto e indiretto delle istituzioni finanziarie e assicurative in abusi di diritti umani definiti sulla base della Dichiarazione Universale delle Nazioni Unite del 1948 e dei successivi patti e trattati: per esempio il diritto alla salute e alla vita, i diritti delle comunità indigene, delle donne, dei bambini e dei lavoratori. Il risultato è stato la creazione di un indice (Banks HUMAN RIGHTS Index) per misurare come le banche e altre istituzioni finanziarie e assicurative sono coinvolte o collegate a violazioni dei diritti umani, così da misurare l’andamento nel tempo, o confrontare diversi istituti o il settore finanziario con altri tipi di settori.

“Sul fronte dei diritti umani c’è un notevole ritardo del settore bancario – conclude Elisa Giuliani - la maggior parte delle istituzioni finanziarie con un punteggio peggiore rispetto all’Indice sta facendo dichiarazioni esplicite per affrontare le sfide di sostenibilità, ma finora la maggior parte degli sforzi ha riguardato la lotta al cambiamento climatico, mentre è probabile che i diritti saranno la prossima sfida che queste organizzazioni dovranno imparare ad affrontare”.

Domenica 27 giugno la bandiera arcobaleno sventolerà sul Rettorato dell’Università di Pisa per il Toscana Pride 2021. Questa iniziativa conferma l’impegno dell’Università di Pisa nel voler creare un ambiente inclusivo che lotti contro le discriminazioni che ancora oggi colpiscono le persone LGBT+.

“Si tratta di un atto simbolico - dice Arturo Marzano, delegato del rettore alle questioni di genere e alle pari opportunità - che rimanda alle decisioni prese dall’ateneo nel sostenere e proteggere da discriminazioni soprattutto studenti e studentesse della comunità LGBT+, a partire dall’adozione di un innovativo regolamento relativo alle carriere ALIAS che molti atenei italiani stanno prendendo a modello” .

L’iniziativa è promossa anche dal nuovo Comitato Unico di Garanzia per le pari opportunità, la valorizzazione del benessere di chi lavora e contro le discriminazioni (CUG) dell’Ateneo, appena insediato che ha approvato una mozione di sostegno al Toscana Pride 2021. L'appoggio si pone in continuità con azioni già intraprese dal precedente CUG fra cui la redazione del primo vero e proprio Bilancio di Genere 2020, l'attivazione della cosiddetta carriera alias per studenti in transizione, con rilascio di un doppio libretto universitario, e le attività formative realizzate in collaborazione con il Centro interuniversitario Cirque (Centro Interuniversitario di Ricerca Queer).

Il sostegno del CUG, presieduto dalla professoressa Elena Dundovich, si riferisce in particolare ai temi relativi al “Contrasto alle discriminazioni e diritti umani”; "Educazione alle differenze” e "Salute, prevenzione e benessere" del documento politico del Toscana Pride 2021. Si tratta di una posizione in linea con la Strategia europea per la parità di genere 2020-2025 e, in particolare, con la Strategia per l’uguaglianza delle persone lesbiche, gay, transgender, non binarie, intersessualità e queer (LGBTIQA+) nel convincimento che alla base del benessere sociale ci siano i valori dell’inclusione e della diversità.

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