Il Centro 3R “si fa in 7” e dà il benvenuto al Campus Bio-medico di Roma
L’Università Campus Bio-Medico di Roma, un’altra vera e propria eccellenza italiana, è entrata a far parte del Centro 3R, la rete interuniversitaria di cui fa parte anche l’Università di Pisa, nata due anni fa con l’obiettivo di promuovere i principi di Riduzione, Raffinamento e Sostituzione nella ricerca e nella didattica. L’affiliazione dell’ateneo romano apre la strada a nuove vie di collaborazione in ambito di conoscenza scientifica e partenariati strategici al servizio di una ricerca consapevole che sia in grado di migliorare la qualità, il valore traslazionale e predittivo dei risultati nella ricerca biomedica.
“Abbiamo accolto con entusiasmo l’impegno del Centro 3R durante questi primi due anni di vita - dichiara Alberto Rainer, professore associato di bioingegneria industriale all’Università Campus Bio-Medico di Roma - e per questo abbiamo deciso di aderire come Università. La partecipazione a questo network nazionale ci permetterà di mettere a sistema nei nostri percorsi didattici una serie di iniziative rivolte alla sensibilizzazione dei giovani scienziati sul tema delle 3R e sarà un impulso per tutti noi docenti, ricercatori e studenti del Campus Bio-Medico ad alimentare questo progetto collettivo tramite la condivisione delle esperienze e del sapere scientifico”.
Attualmente fanno parte della rete interuniversitaria sette atenei italiani (oltre all’Università di Pisa, l’Università degli studi di Genova, l’Università di Pavia, il Politecnico di Torino, il Politecnico di Milano, l’Università degli studi di Milano-Bicocca e, appunto, la new-entry Università Campus Bio-medico di Roma), oltre 250 membri e una vasta gamma di competenze quali biologia, farmacologia, medicina, ingegneria, filosofia e diritto, che caratterizzano l’elevata multidisciplinarietà del Centro 3R.
“Siamo molto felici di accogliere l’Università Campus Bio-medico di Roma nel nostro Centro - commenta Arti Ahluwalia, direttrice del Centro 3R e professoressa dell’Università di Pisa - un altro ateneo italiano impegnato sul nostro fronte che amplierà notevolmente il novero di expertise dei membri. Questa nuova affiliazione non fa che confermare, ancora una volta, la vocazione della nostra infrastruttura a diventare sempre più un punto di riferimento per la ricerca sperimentale biomedica e un veicolo per formare un pensiero scientifico razionale nelle nuove generazioni di ricercatori in Italia”.
“Tra qualche giorno avrebbe dovuto tenersi il nostro terzo meeting annuale a Torino - conclude la direttrice Ahluwalia - ma purtroppo siamo stati costretti a rimandarlo al prossimo anno a causa dell’emergenza sanitaria in corso. Ciò nonostante, le attività dei nostri ricercatori non si sono mai fermate e anche in questa fase stiamo portando il nostro contributo nel dibattito nazionale”.
Giovedì 18 incontro tra docenti Unipi e giovani su “La Cybersecurity nella società e nell’economia dei dati”
“Più connessi, più sicuri? La Cybersecurity nella società e nell’economia dei dati” è il titolo dell’incontro che si tiene giovedì 18 giugno, dalle ore 18, nell’ambito del progetto “Pensiamo insieme il futuro”, in cui quattro docenti dell’Università di Pisa dialogano con i giovani e con tutti gli interessati su temi di rilievo per la società. Al dibattito, a cui si può partecipare dal sito del progetto: http://pensiamoilfuturo.unipi.it/, intervengono i professori Silvio Bianchi Martini di Economia aziendale, Gianluca Dini di Sistemi di elaborazione delle informazioni, Dianora Poletti di Diritto privato, e Giovanni Scarafile di Filosofia morale.
Dalle ore 18 la diretta può essere seguita anche su YouTube e sul canale Facebook dell’Ateneo.
La crescente digitalizzazione della società e dell’economia impone di affrontare il futuro con visioni aperte e con una preparazione evoluta e consapevole. La tavola rotonda affronta quindi alcuni importanti problemi che rivelano la complessità della società “datificata”: tra questi, l’accesso, l’uso e le implicazioni etiche delle informazioni e la protezione dei dati personali e altrui, la sicurezza dei dati e dei sistemi informatici che diventa un problema di sicurezza personale e di sicurezza aziendale, l’uso di strumenti di tracciamento e di geo-localizzazione per monitorare (ma anche controllare) la circolazione delle persone.
Come sempre gli studenti e tutti gli interessati potranno interagire in diretta ponendo domande e postando commenti.
Ai: come difendersi dagli “attacchi” all’imaging radiologico
Un articolo, pubblicato sulla rivista European Journal of Nuclear Medicine and Molecular Imaging del gruppo Springer Nature da Andrea Barucci dell’Istituto di fisica applicata “Nello Carrara” del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ifac) e dal radiologo dell’Università di Pisa Emanuele Neri, analizza attraverso lo strumento del machine learning la possibilità di modificare le immagini radiologiche, pilotando l’esito di una diagnosi. Un rischio che solo lo studio dell’Intelligenza artificiale (Ai) può consentire di fronteggiare, sventando errori o azioni compiute in malafede.
“Nel mondo digitale, la sanità 4.0 si muove veloce verso una nuova visione, fondata su dati e integrazione di informazioni. Le analisi basate sull’Ai costituiscono uno strumento sempre più diffuso in tutti gli ambiti clinici, suscitando grandi aspettative. Un esempio è la Radiomica, ossia l’estrazione di parametri quantitativi dalle immagini radiologiche, con cui creare modelli diagnostici e predittivi: uno strumento ormai ampiamente utilizzato e, negli ultimi anni, rafforzato dall’introduzione delle reti neurali, dando origine alla deep-radiomics”, dichiara Andrea Barucci del Cnr-Ifac. “Il machine learning, su cui principalmente si fonda la potenza di queste analisi informatiche delle immagini, può tuttavia essere usato anche in modo negativo, per creare attacchi avversi ai sistemi di analisi delle immagini, cioè modifiche ad hoc delle immagini, impercettibili anche all’occhio umano esperto, studiate per ingannare gli stessi algoritmi e pilotare l’esito di una diagnosi”.
Lo studio dei due ricercatori definisce questo fenomeno in ambito di imaging radiologico come “Adversarial Radiomics”: “Un’analogia con il più ampio campo di ricerca dell’adversarial machine learning, in cui il fenomeno è studiato da anni, per esempio, nella cyber-security e nella guida autonoma”, aggiunge Neri.
“Gli esempi avversi sono un problema relativamente recente nello studio del machine learning, ma la loro applicazione all’imaging clinico è un ambito ancor più nuovo e con risvolti sociali importanti”, prosegue Barucci, “ad esempio nelle frodi assicurative. D’altronde proprio lo studio di questi esempi avversi è estremamente utile per approfondire la comprensione di algoritmi complessi come le reti neurali e migliorare lo sfruttamento degli strumenti informatici a disposizione”.
“L’intuizione del radiologo è ancora essenziale nel controllo e nell’integrazione delle complesse analisi fornite dagli algoritmi di intelligenza artificiale e il futuro impone una sempre maggiore armonizzazione fra l’analisi informatica e quella umana”, conclude Neri. “Lo studio vuole mettere in luce come i nuovi strumenti di analisi digitale basati sull’Ai dovranno essere sempre più volti proprio a migliorare quest’interazione (human in the loop)”.
Il Centro 3R “si fa in 7” e dà il benvenuto al Campus Bio-medico di Roma
L’Università Campus Bio-Medico di Roma, un’altra vera e propria eccellenza italiana, è entrata a far parte del Centro 3R, la rete interuniversitaria di cui fa parte anche l’Università di Pisa, nata due anni fa con l’obiettivo di promuovere i principi di Riduzione, Raffinamento e Sostituzione nella ricerca e nella didattica. L’affiliazione dell’ateneo romano apre la strada a nuove vie di collaborazione in ambito di conoscenza scientifica e partenariati strategici al servizio di una ricerca consapevole che sia in grado di migliorare la qualità, il valore traslazionale e predittivo dei risultati nella ricerca biomedica.
“Abbiamo accolto con entusiasmo l’impegno del Centro 3R durante questi primi due anni di vita - dichiara Alberto Rainer, professore associato di bioingegneria industriale all’Università Campus Bio-Medico di Roma - e per questo abbiamo deciso di aderire come Università. La partecipazione a questo network nazionale ci permetterà di mettere a sistema nei nostri percorsi didattici una serie di iniziative rivolte alla sensibilizzazione dei giovani scienziati sul tema delle 3R e sarà un impulso per tutti noi docenti, ricercatori e studenti del Campus Bio-Medico ad alimentare questo progetto collettivo tramite la condivisione delle esperienze e del sapere scientifico”.
Attualmente fanno parte della rete interuniversitaria sette atenei italiani (oltre all’Università di Pisa, l’Università degli studi di Genova, l’Università di Pavia, il Politecnico di Torino, il Politecnico di Milano, l’Università degli studi di Milano-Bicocca e, appunto, la new-entry Università Campus Bio-medico di Roma), oltre 250 membri e una vasta gamma di competenze quali biologia, farmacologia, medicina, ingegneria, filosofia e diritto, che caratterizzano l’elevata multidisciplinarietà del Centro 3R.
“Siamo molto felici di accogliere l’Università Campus Bio-medico di Roma nel nostro Centro - commenta Arti Ahluwalia, direttrice del Centro 3R e professoressa dell’Università di Pisa - un altro ateneo italiano impegnato sul nostro fronte che amplierà notevolmente il novero di expertise dei membri. Questa nuova affiliazione non fa che confermare, ancora una volta, la vocazione della nostra infrastruttura a diventare sempre più un punto di riferimento per la ricerca sperimentale biomedica e un veicolo per formare un pensiero scientifico razionale nelle nuove generazioni di ricercatori in Italia”.
Giovedì 18 incontro tra docenti Unipi e giovani su “La Cybersecurity nella società e nell’economia dei dati”
“Più connessi, più sicuri? La Cybersecurity nella società e nell’economia dei dati” è il titolo dell’incontro che si tiene giovedì 18 giugno, dalle ore 18, nell’ambito del progetto “Pensiamo insieme il futuro”, in cui quattro docenti dell’Università di Pisa dialogano con i giovani e con tutti gli interessati su temi di rilievo per la società.
Al dibattito, a cui si può partecipare dal sito del progetto, intervengono i professori Silvio Bianchi Martini di Economia aziendale, Gianluca Dini di Sistemi di elaborazione delle informazioni, Dianora Poletti di Diritto privato, e Giovanni Scarafile di Filosofia morale.
Dalle ore 18 la diretta può essere seguita anche su YouTube e sul canale Facebook dell’Ateneo.
La crescente digitalizzazione della società e dell’economia impone di affrontare il futuro con visioni aperte e con una preparazione evoluta e consapevole. La tavola rotonda affronta quindi alcuni importanti problemi che rivelano la complessità della società “datificata”: tra questi, l’accesso, l’uso e le implicazioni etiche delle informazioni e la protezione dei dati personali e altrui, la sicurezza dei dati e dei sistemi informatici che diventa un problema di sicurezza personale e di sicurezza aziendale, l’uso di strumenti di tracciamento e di geo-localizzazione per monitorare (ma anche controllare) la circolazione delle persone.
Come sempre gli studenti e tutti gli interessati potranno interagire in diretta ponendo domande e postando commenti.
Borsa di studio della durata di 3 (tre) mesi per lo svolgimento presso il Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali di una attività di studio sul tema “Il genere Salicomia nel litorale toscano centrosettentrionale”.
La Cardiochirurgia universitaria pisana macina numeri e successi nell'alta specialità
Un aumento del 60% dell’attività chirurgica trattando tutti i tipi di patologie cardiache, sia programmate sia in emergenza-urgenza, una percentuale di riparazioni della valvola mitrale che ora si attesta sul 96% mentre sulla riparazione della valvola aortica il programma ha ripreso slancio con una percentuale del 90% nei casi programmati. La rivascolarizzazione miocardica con bypass con doppia arteria mammaria è ulteriormente cresciuta rispetto allo storico arrivando al 70% dei casi programmati. Sono solo alcuni dei numeri che snocciola il nuovo direttore della Sezione dipartimentale di Cardiochirurgia universitaria dell’Aoup, il professor Andrea Colli (nella foto), 44 anni, di Reggio Emilia, che si è insediato a Pisa in Aoup a settembre ed è professore associato presso il Dipartimento di Patologia Chirurgica, Medica, Molecolare e dell'Area Critica dell'Uniersità di Pisa.
Laureato a Modena, specializzato in Chirurgia cardiaca a Parma, si è formato professionalmente all’estero, in particolare a Barcellona (Hospital Clinic e Hospital Germans Trias i Pujol, dove ha lavorato per molti anni). Ha completato poi la sua formazione con la fellowship clinica all’Herzzentrum di Lipsia e al Mount-Sinai Hospital di New York. È rientrato a fine 2011 in Italia stabilendosi all’Università di Padova dove si è occupato di chirurgia valvolare riparativa mitralica transcatetere e micro-invasiva a cuore battente, di chirurgia transcatetere della valvola tricuspide e chirurgia dell’aorta toracica e del supporto meccanico cardiocircolatorio nei pazienti con insufficienza cardiaca (ECMO).
“Non appena sono arrivato a Pisa – dichiara Andrea Colli – insieme al personale medico, infermieristico e della Direzione ci siamo messi subito al lavoro per ristrutturare, riorganizzare e rilanciare la cardiochirurgia ma non perché avesse bisogno di correzioni dal punto di vista professionale. Era però necessario ristabilire un giusto clima interno specie per la demotivazione diffusa nel personale dopo anni di attacchi che avevano generato un non appropriato riconoscimento del valore della struttura. A Pisa invece – prosegue – ho trovato ottimi professionisti e sono convinto che, con queste competenze, si possa rilanciare insieme la cardiochirurgia universitaria rivitalizzando una struttura di eccellenza in grado di offrire le migliori soluzioni terapeutiche per il paziente, utilizzando le più innovative tecnologie disponibili. Del resto, questi primi mesi di attività hanno dimostrato che siamo riusciti ad aumentare notevolmente i numeri. I risultati clinici inoltre parlano da soli dimostrando una buona performance globale del servizio offerto per una popolazione ad alta complessità clinica. Le nuove e forti interazioni con i colleghi delle Cardiologie 1, 2 e dell’Emodinamica hanno prodotto nuove collaborazioni cliniche che hanno permesso di offrire approcci terapeutici sempre più personalizzati e specifici per ogni paziente. Penso ad esempio alle procedure transcatetere per le valvole aortiche e mitraliche, alle estrazioni complesse di elettrocateteri o le ablazioni di aritmie atriali e ventricolari con approcci ibridi. Grazie alla rinnovata e più stretta collaborazione con i colleghi della Chirurgia vascolare e della Radiologia interventistica sono stati eseguiti numerosi interventi di chirurgia dell’aorta toracica con tecnica aperta ed endovascolare sia per le rotture aortiche in emergenza sia nei casi di aneurismi aterosclerotici cronici. Allo stesso modo, sono stati eseguiti interventi multidisciplinari per patologie oncologiche che invadevano il mediastino lavorando insieme ai colleghi della Chirurgia toracica e dell’Endocrino-chirurgia. Un altro straordinario aspetto del percorso di rilancio è stata la rinnovata e più intima collaborazione con i colleghi dell’Anestesia e rianimazione cardiotoracovascolare che ci supportano con forza per affrontare ogni nuova sfida. Un dato per me estremamente importante è l’elevata soddisfazione dei pazienti, come testimoniano i numerosi attestati di stima e ringraziamento che abbiamo ricevuto in forma privata e pubblica”.
Per il professor Colli l’eccellenza assistenziale passa attraverso la cultura della condivisione, del continuo apprendimento e dell’innovazione sia all’interno dell’Aoup sia insieme ai colleghi degli altri ospedali dell’Area vasta nord-ovest e ai medici di medicina generale, creando una stretta rete di collaborazioni.
“Sono particolarmente soddisfatto – ammette - di come abbiamo superato la fase acuta della pandemia Covid-19 grazie al supporto della Direzione aziendale e dell’Università. Durante questi mesi siamo riusciti ad offrire la stessa qualità assistenziale per tutti i malati Covid-positivi e negativi implementando dei percorsi specifici che hanno permesso di curare ogni tipo di patologia cardiovascolare. L’esito è stato straordinario, infatti non abbiamo avuto nessun nuovo contagio Covid-19 tra i nostri malati o tra gli operatori. La cosiddetta fase 2 è già iniziata da alcuni giorni in maniera cauta, come suggerito dalle autorità, implementando sia la telemedicina per la valutazione dei pazienti in lista d’attesa che il ‘tampone’ per il ricovero”.
Sul futuro ci sono molti progetti in campo: “Pensiamo sia allo sviluppo di un programma di chirurgia robotica sia a nuovi protocolli di ricerca clinica e sperimentale. Auspichiamo anche l’acquisizione di due sale operatorie ibride-multidisciplinari per le attività del nostro ospedale. Ci vogliamo preparare al meglio – conclude - per la grande opportunità che rappresenterà la costruzione del nuovo Ospedale S. Chiara a Cisanello. Il clima di lavoro è ottimo, il gruppo motivato, gli obiettivi sono significativi, i risultati di questo nuovo corso sono superiori alle attese per cui possiamo dire che i cittadini del nostro territorio possono trovare in questa Cardiochirurgia un solido e affidabile interlocutore per ogni tipo di patologia cardiaca e, naturalmente, saremo disponibili anche per l’utenza che proviene da altre zone”.
L’Università di Pisa nel XXII Rapporto AlmaLaurea: attrattiva e con buone performance occupazionali
L’Università di Pisa si conferma una sede fortemente attrattiva, con quasi la metà dei laureati magistrali proveniente da fuori regione, che assicura percentuali occupazionali più alte e maggiori retribuzioni sia rispetto alla media toscana che a quella nazionale. Sono questi i principali dati che emergono dal XXII Rapporto sul profilo e sulla condizione occupazionale dei laureati di AlmaLaurea, presentato negli scorsi giorni in diretta web dalla sede del MUR.
Il Rapporto ha analizzato le performance formative di oltre 290 mila studenti che hanno conseguito il titolo nel 2019 nelle 76 università aderenti al Consorzio, registrando anche il loro grado di soddisfazione rispetto all’esperienza universitaria. Il Rapporto sulla condizione occupazionale ha invece analizzato 650 mila laureati e laureati magistrali del 2018, 2016 e 2014 contattati, rispettivamente, a uno, tre e cinque anni dal conseguimento del titolo.
Profilo laureati
I laureati nel 2019 sono stati 7.539. Si tratta di 4.294 di primo livello, 2.343 magistrali biennali e 882 magistrali a ciclo unico; i restanti sono laureati in altri corsi pre-riforma.
L’Ateneo sembra però meno capace di attrarre studenti stranieri - la quota di laureati di cittadinanza estera è complessivamente pari al 2,5%: il 2,2% tra i triennali e il 3,2% tra i magistrali biennali (contro, rispettivamente, il 3,1% e il 5,5% a livello nazionale). Si conferma però, e anzi si rafforza, la capacità di attrarre studenti da fuori regione, con una quota complessiva del 34,3% dei laureati; in particolare è il 30,9% tra i triennali e il 43,0% tra i magistrali biennali (rispetto al 20,1% e al 29,4% del dato nazionale), a riprova della notevole importanza che questa componente studentesca riveste per tutto il tessuto sociale ed economico della città.
Anche a Pisa, come nel resto d’Italia, estremamente elevata (78,7%) la quota di studenti che si immatricolano in possesso di un diploma di tipo liceale mentre possiede un diploma tecnico solo il 18,5% dei laureati, confermando la limitata predisposizione di questo tipo di diploma ad accedere all’istruzione superiore universitaria.
Se consideriamo l’età media alla laurea e la regolarità del percorso di studio vediamo che a Pisa complessivamente l’età alla laurea è in linea col dato nazionale (25,9 rispetto a 25,8), ma è inferiore la quota di laureati in corso (complessivamente il 35,7% contro il 55,7% nazionale) ma con un voto medio di laurea più elevato (104,3 contro 103,1). Insomma i pisani si confermano mediamente più bravi ma più lenti.
Un dato in controtendenza rispetto allo scenario nazionale è la percentuale di studenti che svolgono tirocini curriculari (45,2% contro 59,9% del dato nazionale), che fanno esperienze di studio all’estero (8,8% contro 11,2%) e che fanno esperienze lavorative durante gli studi (57,4% contro il 65,2% nazionale).
Complessivamente gli studenti sono soddisfatti dell’esperienza universitaria. L’85,3% dei laureati è soddisfatto del rapporto con il corpo docente e il 79,0% ritiene il carico di studio adeguato alla durata del corso. In merito alle infrastrutture messe a disposizione dall’Ateneo, il 68,7% dei laureati che le ha utilizzate considera le aule adeguate. Più in generale, l’87,6% dei laureati si dichiara soddisfatto dell’esperienza universitaria nel suo complesso
E quanti si iscriverebbero di nuovo all'Ateneo pisano? Il 71,7% degli intervistati sceglierebbe nuovamente lo stesso corso e la stessa sede, mentre il 9,5% si riscriverebbe allo stesso Ateneo, ma cambiando corso. Insomma una chiara dimostrazione di forte apprezzamento per gli studi fatti e per la città che li ha ospitati nei loro anni migliori.
Condizione occupazionale
L’Indagine sulla condizione occupazionale ha riguardato complessivamente 13.389 laureati dell'Università di Pisa. I dati si concentrano sull’analisi delle performance dei laureati triennali e magistrali usciti nel 2018 e intervistati a un anno dal titolo e su quelle dei laureati magistrali del 2014 e intervistati dopo cinque anni.
Poiché tradizionalmente i laureati di triennali decidono di proseguire il percorso formativo con un corso di secondo livello (la quota è del 67,7%) ci soffermiamo sui dati occupazionali dei laureati magistrali biennali a uno e a cinque anni dalla laurea.
I laureati magistrali del 2018 contattati dopo un anno dal titolo sono 3.350 (di cui 2.411 magistrali biennali e 939 magistrali a ciclo unico), quelli del 2014 contattati a cinque anni sono 2.890 (di cui 2.113 magistrali biennali e 777 magistrali a ciclo unico), un campione quindi altamente rappresentativo.
A un anno
Tra i laureati magistrali del 2018 il tasso di occupazione (cioè di coloro che sono impegnati in un’attività retribuita, di lavoro o di formazione) è pari complessivamente al 76,1% (80,6% tra i magistrali biennali e 66,2% tra i magistrali a ciclo unico) rispetto al 71,7% nazionale e al 73,9% regionale.
La retribuzione è in media di 1.312 euro mensili netti (1.296 euro per i magistrali biennali e 1.364 euro per i magistrali a ciclo unico). Il dato regionale è di € 1.263 e quello nazionale è di € 1.285.
Il 62,3% degli occupati ritiene la laurea conseguita molto efficace o efficace per il lavoro che sta svolgendo (il 55,6% tra i magistrali biennali e l’84,1% tra i magistrali a ciclo unico); inoltre, il 53,8% dichiara di utilizzare in misura elevata, nel proprio lavoro, le competenze acquisite durante il percorso di studi (49,6% tra i magistrali biennali e 67,7% tra i magistrali a ciclo unico).
A cinque anni
Il tasso di occupazione dei laureati magistrali del 2014 è pari all’88,9% (89,0% per i magistrali biennali e 88,4% per i magistrali a ciclo unico), il dato regionale è pari a 88,0% e quello nazionale 86,8%.
Le retribuzioni arrivano in media a 1.625 euro mensili netti (1.639 per i magistrali biennali e 1.575 per i magistrali a ciclo unico). Il dato regionale è inferiore di € 92 e quello nazionale di ben € 126. Una ottima affermazione anche in senso retributivo dei laureati unipi.
Con gli anni cresce anche il grado di soddisfazione per il titolo di studio. Il 65,4% degli occupati ritiene la laurea conseguita molto efficace o efficace per il lavoro svolto (è il 60,8% tra i magistrali biennali e ben l’80,7% tra i magistrali a ciclo unico); il 54,8% dichiara di utilizzare in misura elevata, nel proprio lavoro, le competenze acquisite all’università (51,2% tra i magistrali biennali e 66,9% tra i magistrali a ciclo unico).
Il 73,3% dei laureati è inserito nel settore privato, mentre il 23,0% nel pubblico. La restante quota lavora nel non-profit 3,6%. L’ambito dei servizi assorbe il 72,2%, mentre l’industria accoglie il 25,8% degli occupati; 1,2% la quota di chi lavora nel settore dell’agricoltura.
“I dati del XXII Rapporto mostrano che complessivamente il sistema universitario italiano, prima della pandemia, era in costante miglioramento rispetto al passato, con una crescita del numero di studenti e di immatricolati, anche se ancora basso rispetto ai paesi europei, e una costante riduzione dei tempi di conseguimento del titolo di studio e del tasso di abbandono – ha dichiarato il professor Rossano Massai, prorettore per gli Studenti e delegato al Placement di Ateneo - I dati dell’Università di Pisa per il 2019 sono in linea con questa tendenza, anzi i tassi occupazionali e i salari si sono confermati superiori alla media nazionale. E’ importante non disperdere questo patrimonio di competenze e valorizzarlo per il futuro: la fine dell’emergenza per il Covid-19 avrà bisogno di tutta la preparazione e l’inventiva dei nostri laureati per riavviare il processo di innovazione e ammodernamento del nostro Paese, bruscamente interrotto dalla pandemia. Mai come ora si rende necessaria una politica attiva dei nostri governanti per evitare l’allontanamento dei giovani dal percorso universitario e per dare piena consistenza al concetto di diritto allo studio. Il nostro Ateneo sta mettendo in campo tutte le risorse e le strategie disponibili per non interrompere la tendenza positiva degli ultimi anni sia in tema di didattica che di ricerca e anche per dare al contesto cittadino e territoriale un supporto indispensabile per la crescita".
Tutti i dati sono consultabili sul sito www.almalaurea.it