Performance, pressure and politics (online seminar, 10 April 2024)
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Light in the Dark: Exploring the Causes, Concepts, and Consequences of Corruption (Aarhus University, 1-5 July 2024)
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Language in Education Research: Ecological and Mixed Methods Approaches (Louvain-la-Neuve, 7-10 August 2024)
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Assegnato al professor Stefano Coronella il premio internazionale “Barbara D. Merino Award for Excellence in Accounting History Publication”
È stato assegnato al professor Stefano Coronella, ordinario di Economia aziendale presso il Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Pisa, il prestigioso premio internazionale “Barbara D. Merino Award for Excellence in Accounting History Publication”, assegnato annualmente, a partire dal 2014, dall’Academy of Accounting Historians (AAH), sezione dell’American Accounting Association, per il miglior volume di storia della ragioneria pubblicato nell’anno in corso e nei due anni precedenti.
Il testo, scritto da Stefano Coronella e Massimo Sargiacomo (Università “G. d’Annunzio” Chieti Pescara) intitolato “L’Accademia Italiana di Economia Aziendale: un percorso lungo oltre due secoli (1807-2023)”, ripercorre l’intensa vita e la variegata attività dell’Accademia Italiana di Economia Aziendale sin dalla sua istituzione, avvenuta sotto il nome di “Accademia dei Logismofili” dopo qualche anno di incontri informali tra alcuni giovani ragionieri bolognesi. Da sodalizio di stampo prevalentemente professionale, a partire dagli anni settanta del secolo scorso, l’Accademia si è concentrata pressoché esclusivamente sull’ambito scientifico, allargando il raggio di azione dalla Ragioneria alla più ampia Economia aziendale. Il lavoro si fonda su una profonda ricerca d’archivio che ha consentito di portare alla luce numerose fonti primarie, custodite prevalentemente presso la sede sociale, sino ad ora sconosciute e inedite.
È la prima volta che il premio “Barbara D. Merino Award for Excellence in Accounting History Publication” viene assegnato a italiani ed è la prima volta che viene assegnato a un volume non in lingua inglese.
Il premio verrà formalmente conferito durante il Congresso annuale dell’American Accounting Association che si svolgerà a Washington nel mese di agosto di quest’anno.
Effetto Rebound: ecco perché l'Economia Circolare non decolla
L'Economia Circolare è una grande opportunità d’innovazione e investimento, ma migliora davvero la sostenibilità ambientale? Solo se si interviene sull'intera filiera. A dirlo è Pierluigi Zerbino, ricercatore del Dipartimento di Ingegneria dell'Energia, dei Sistemi del Territorio e delle Costruzioni dell'Università di Pisa, autore di numerosi articoli scientifici e divulgativi sul cosiddetto "Effetto Rebound". Ossia quel fenomeno per cui i possibili benefici ambientali derivanti dalla transizione circolare sono in parte o totalmente annullati da un aumento della produzione e dei consumi dovuti a dinamiche di mercato.
“Sulla carta, l’Economia Circolare è spesso rappresentata come la soluzione a molti dei nostri di problemi ambientali, dal cambiamento climatico all’eccessivo consumo di risorse - spiega Pierluigi Zerbino - Eppure, dati alla mano, la transizione dall'attuale paradigma economico lineare a quello circolare stenta ad avanzare. La causa di questa inerzia, spesso spiegata con l'aumento dei consumi a livello globale, è verosimilmente legata al cosiddetto Effetto Rebound, determinato in primo luogo dai comportamenti di consumo di ciascuno di noi che, di fatto, possono compromettere i vantaggi ambientali derivanti dalla transizione a un'Economia Circolare”.
“Per capire meglio di cosa parliamo – prosegue Zerbino – è utile tenere sempre a mente come il prezzo e la qualità di un prodotto riciclato, riparato, o di seconda mano (spesso chiamati prodotti circolari) ci influenzino nella vita di tutti i giorni. Per esempio, un prezzo basso di un capo di vestiario prodotto con fibre riciclate può spesso portarci ad acquistare più capi di quelli di cui abbiamo realmente bisogno. Riteniamo di avere un comportamento “green” perché non acquistiamo prodotti nuovi, ma il basso prezzo ci invoglia a chiedere e consumare di più. E consumare di più vuol dire far produrre di più e far inquinare di più. E cosa succede, invece, quando acquistiamo un cellulare ricondizionato? Che pensiamo di aver contribuito a ridurre l’inquinamento comprando un secondo cellulare più economico, magari da usare con poca attenzione in viaggi avventurosi. Ma questo spesso non ci evita di acquistare anche l’ultimo modello dello smartphone top di gamma per la vita di tutti i giorni”.
“È amaro a dirsi – aggiunge - e forse persino frustrante, ma l’Effetto Rebound di un’Economia Circolare definisce proprio questo rischio dei prodotti circolari di alimentare e non ridurre la nostra fame di consumo e l’inquinamento ad essa associata. Il problema è che, ad oggi, l’Effetto Rebound nell’Economia Circolare è poco noto, difficile da quantificare, e non è stato esaminato a fondo dalla letteratura accademica. Ma, se vogliamo stimarlo e mitigarlo con successo, è fondamentale dedicargli maggiore attenzione”.
Proprio ad una mappatura degli attuali modelli utilizzati per stimare l’Effetto Rebound dell’Economia Circolare è dedicato l'ultimo articolo scientifico che il ricercatore dell'Università di Pisa ha scritto assieme a tre colleghi della Sheffield University Management School e da poco pubblicato sul Journal of Cleaner Production di Elsevier.
"Nell'articolo sviluppato assieme al Dr. Benjamin H. Lowe, al Dr. Meletios Bimpizas-Pinis e al Professor Andrea Genovese dell'Università di Sheffield - spiega Zerbino - abbiamo passato in rassegna i metodi che potrebbero essere impiegati per misurare il Rebound in contesti circolari, identificando gli strumenti per stimarlo. Dalla mappatura nasce anche una riflessione sui dati necessari a stimarlo e sul modo in cui il Rebound si manifesta nei nostri comportamenti di consumo, nelle strategie aziendali, nelle filiere e nel commercio nazionale e internazionale. I risultati ottenuti evidenziano lacune nella stima di questo effetto e gettano le basi per sviluppare strategie per mitigarlo”.
“Solo conoscendo più a fondo il Rebound e concretizzandolo in numeri possiamo sperare di far fronte ad esso - conclude il ricercatore - e identificare gli interventi più significativi per (ri)lanciare l’Economia Circolare, così da invertire una tendenza negativa che, negli ultimi cinque anni, ha visto il tasso di circolarità ridursi dal 9.1% al 7,2%."
Marco Beghini
Nato a Verona nel 1959, il professore Marco Beghini ha frequentato il corso di Ingegneria meccanica dell’Università di Pisa come allievo ordinario della Scuola Superiore Sant’Anna e si è laureato con lode nel 1984. Nel 1989 ha conseguito il dottorato di ricerca in Meccanica dei Materiali. Dal 1990 si è inserito nel personale di ruolo dell'Università di Pisa, dapprima come ricercatore, in seguito dal 1997 come professore associato. Dal 2000 è professore ordinario di Progettazione meccanica e Costruzione di macchine. Nel 1996 è stato visiting scientist presso l’Oak Ridge National Laboratory (Tennessee USA) e dal 2010 al 2013 visiting professor presso l’Università di Urbana-Champaign (Illinois USA) dove ha tenuto corsi di sicurezza strutturale e di principi di progettazione.
Dal 1997 ha svolto e svolge una diversificata attività didattica in corsi di laurea triennale e magistrale della Scuola di Ingegneria di Pisa e ha insegnato in corsi di dottorato.
Il professore Beghini svolge l’attività di ricerca nei settori dell’Ingegneria meccanica e della meccanica dei materiali. I contributi principali riguardano lo sviluppo di tematiche di meccanica della frattura e di fatica per metalli e compositi, l’interazione dell’idrogeno con i metalli, la progettazione e verifica sperimentale di trasmissioni di potenza e lo sviluppo di metodi per modellare e misurare tensioni residue. Marco Beghini ha coordinato e ha partecipato a numerosi progetti di ricerca nazionali e internazionali. In particolare, è stato coordinatore del progetto di ricerca GeTFuTuRe, finanziato dalla UE, nell’ambito del quale è stato realizzato un laboratorio con un innovativo apparato per provare trasmissioni aeronautiche in piena scala e che ha ricevuto il secondo premio come Best Clean Sky project a Brusselles nel 2016.
Il professor Beghini è coautore di circa trecento memorie di tipo scientifico, un terzo delle quali pubblicate su riviste internazionali del settore e ha curato la pubblicazione di materiale didattico originale a supporto dei corsi universitari. Ha ricevuto il premio dell’Associazione Italiana per l’Analisi delle Sollecitazioni nel 1992 e nel 2000, il premio Best Contribution 2010, conferito dall’Editorial Board del Journal of Strain Analysis for Engineering Design e il premio SMAU per l’Innovazione nel 2016.
Il professore Beghini è socio fondatore dell’azienda Letomec SrL, spin-off dell’Università di Pisa, e co-inventore di due brevetti: “un dispositivo per la rilevazione di caratteristiche meccaniche di materiali” e “una tecnica innovativa per la misura automatizzata del contenuto di idrogeno nei materiali: Helios”.
All’attività di didattica, ricerca e trasferimento tecnologico Marco Beghini ha affiancato con competenza, dedizione e spirito di servizio numerosi impegni istituzionali. Dal 2000, ha ricoperto per più mandati i ruoli di vicepresidente e di presidente del consiglio di corso di laurea integrato in Ingegneria meccanica. Nello stesso periodo, è stato membro della giunta del Dipartimento di Ingegneria Civile e Industriale, del consiglio della Scuola di Ingegneria e della relativa commissione didattica paritetica.
Lucia Migliore
Nata a Ceriale (Savona) nel 1954, la professoressa Lucia Migliore si è laureata con lode in Scienze biologiche all’Università di Pisa nel 1978. Inizialmente borsista CNR, è divenuta ricercatrice in Genetica nel 1981 e poi associata nel 1992. Nel 1999 è stata visiting researcher presso la Robert Gordon University ad Aberdeen (UK) nell’ambito di un progetto bilaterale British Council/CRUI. Nel 2002 è stata chiamata come professoressa ordinaria di Genetica medica presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Pisa.
È stata direttrice della Scuola di specializzazione in Genetica applicata e si è attivamente impegnata nelle Commissioni didattiche di corsi di laurea, come referente per la ricerca e per la terza missione, nelle commissioni di Valutazione della Ricerca per aree 05 e 06. Per l’ANVUR ha fatto parte del GEV 06, responsabile di subGEV per VQR, commissario ASN per il SSD MED/03.
I suoi studi iniziali in mutagenesi ambientale le hanno fruttato competenze sulla mutagenesi in vivo e in vitro, sulla genotossicità di nanomateriali, sui meccanismi di aneuploidia in cellule umane, sul biomonitoraggio di popolazioni esposte ad agenti ambientali, sulla suscettibilità genetica a malattie complesse. Tra i primi in Italia ha sottolineato il ruolo emergente dell’epigenetica, intesa come meccanismi con cui i fattori ambientali interagiscono con il nostro genoma, in particolare in malattie complesse come i disordini neurodegenerativi e il cancro.
Ha fondato e coordinato il gruppo di lavoro “Epigenetica” della Società Italiana di Genetica Umana e ha ricoperto incarichi nei direttivi di società scientifiche nazionali.
È stata responsabile di numerosi progetti di ricerca e gruppi di lavoro nazionali ed europei, tra cui la Carcinogenicity Taskforce (ECVAM, Ispra) e l'EU Nanosafety Cluster. Dal 2008 è responsabile del programma "Biomarcatori genetici ed epigenetici nelle malattie complesse” dell’AOUP.
È coordinatrice e co-autrice del testo universitario “Genomica e Mutagenesi Ambientale” (Zanichelli, 2018). Ha pubblicato 184 articoli su riviste internazionali, con più di 10.000 citazioni ed un h index di 57.
Per queste motivazioni il Senato accademico ha conferito l’Ordine del Cherubino alla professoressa Lucia Migliore.
Liliana Dell'Osso
Nata a Bernalda (Matera) nel 1953, la professoressa Liliana Dell’Osso si è laureata in Medicina e Chirurgia con 110/110, lode e dignità di stampa presso l'Università di Pisa nel 1979 e specializzata in Psichiatria con 70/70 e lode sempre presso l'Università di Pisa.
La sua carriera accademica si è svolta interamente presso l’Università di Pisa. È stata ricercatrice dal 1983 presso l’Istituto di Farmacologia e dal 1987 presso la Clinica psichiatrica. Associata di Psichiatria dal 1992, ha conseguito l’ordinariato nel 2001, anno in cui ha assunto la direzione dell'UO Psichiatria dell’AOUP.
Dal 2001 al 2018 è stata a più riprese presidente del corso di laurea in Tecnica della Riabilitazione psichiatrica. Dal 2010 al 2023 è stata direttrice della Scuola di Specializzazione in Psichiatria. Dal 2018 al 2023 è stata direttrice del master di secondo livello “Spettro autistico dal bambino all’adulto”. La sua attività didattica ha riguardato principalmente gli insegnamenti fondamentali di Psichiatria dei corsi di laurea in Medicina e Chirurgia, di Psicologia e Tecnica della Riabilitazione psichiatrica, di master e di numerose scuole di specializzazione.
È autrice/coautrice di oltre 600 pubblicazioni su Scopus (H-index = 70) incentrate su psicopatologia, neurobiologia, clinica e farmacoterapia di schizofrenia, PTSD, disturbi bipolari, d’ansia e del neurosviluppo. Su alcuni di questi temi ha partecipato a diversi progetti di ricerca (PRA, PRIN).
Dal 1995 ha partecipato allo “Spectrum Project”, una collaborazione internazionale che ha condotto allo sviluppo di questionari di valutazione dimensionale della psicopatologia, per la diagnosi precoce dei disturbi dell'umore, d'ansia, stress-correlati, psicotici è, più recentemente, dello spettro autistico e catatonico.
Nell’ultima decade ha svolto attività di divulgazione scientifica attraverso conferenze e interventi sui media e con la pubblicazione di numerosi saggi in lingua italiana.
Dal 2018 al 2021 è stata presidente del Collegio nazionale dei professori ordinari di Psichiatria. Dal 2009 al 2015 è stata Presidente della Sezione Toscana della Società Italiana di Psichiatria (SIP) e dal 2015 al 2018 vice presidente nazionale. Dal 2022 è presidente-eletta della SIP.
Per queste motivazioni il Senato accademico ha conferito l’Ordine del Cherubino alla professoressa Liliana Dell’Osso.
Giuseppe Anastasi
Nato a Marsala (TP) nel 1963, il professore Giuseppe Anastasi si è laureato con lode in Ingegneria Elettronica (indirizzo Calcolatori) nel 1990 e ha conseguito il dottorato di ricerca nel 1995, presso l’Università di Pisa, sotto la supervisione del professore Luciano Lenzini. Dal 1992 è entrato nei ruoli accademici, dapprima come ricercatore, poi dal 2001 come professore associato e, infine, dal 2011 come professore ordinario di Ingegneria Informatica. Durante la sua carriera accademica ha trascorso dei periodi presso la University of Texas at Arlington e la Hong Kong Polytechnic University.
Nel 2013-14 ha diretto il Master Universitario in Smart Cities. Dal 2016 al 2020 ha ricoperto la carica di direttore del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione, dopo esserne stato vice direttore nel quadriennio precedente. Come direttore ha promosso l’attivazione di due nuovi corsi di laurea magistrale, rispettivamente in Artificial Intelligence & Data Engineering e in Cybersecurity. Ha inoltre ha avuto un ruolo rilevante nella istituzione del corso di dottorato in Smart Industry, attivato congiuntamente dalle Università di Pisa, Firenze e Siena e gestito amministrativamente dal Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa.
Sotto la sua direzione il Dipartimento ha ricevuto la qualifica di “Dipartimento di Eccellenza” per il quinquennio 2018-22 con il progetto CrossLab che ha portato, fra le altre cose, alla realizzazione di 5 laboratori interdisciplinari (CrossLab) sulle aree chiave di Industria 4.0, presso il Polo Tecnologico di Navacchio. Tali laboratori sono aperti alla collaborazione con le aziende del territorio e costituiscono un importante asset di Ateneo per il trasferimento tecnologico. Il progetto CrossLab ha contribuito a porre le basi per la riconferma della qualifica di “Dipartimento di Eccellenza” per il quinquennio 2023-28.
Nel 2022 il magnifico rettore professore Riccardo Zucchi ha nominato il professore Anastasi nella squadra di governo dell’Ateneo con delega alla Transizione digitale. In tale ruolo ha coordinato il Tavolo per la transizione digitale che ha elaborato il Piano di trasformazione digitale dell’Ateneo. Ha inoltre finalizzato l’accordo quadro per il consolidamento e il potenziamento della Rete Civica di Pisa che collega, attraverso l’Università, il Comune, la Prefettura, il Tribunale, la Procura della Repubblica, la Questura, i Carabinieri, i Vigili del Fuoco, l’AOUP e il Consorzio di Bonifica Basso Valdarno.
L’attività di ricerca del professore Anastasi si è incentrata sulle reti informatiche e sui sistemi distribuiti. I suoi interessi attuali riguardano l’Internet of Things, i sistemi di Cloud/Edge Computing, la Cybersecurity e il Quantum Internet. È autore di circa 170 pubblicazioni in riviste scientifiche e conferenze internazionali, ha curato la pubblicazione di due volumi collettanei e figura nel top 2% dei ricercatori più citati a livello mondiale. Nel corso degli anni è stato coinvolto in numerosi progetti di ricerca, nazionali e internazionali, in molti dei quali ha svolto ruoli di coordinamento. Ha ricoperto il ruolo di General Chair e Program Chair in numerose conferenze internazionali. Dal 2015 al 2018 è stato il primo direttore del Laboratorio Nazionale “Smart Cities & Communities”, istituito dal Consorzio Interuniversitario Nazionale per l’informatica (CINI) e articolato, attualmente, in 29 laboratori di ricerca ubicati presso altrettante università e centri di ricerca nazionali.
Per queste motivazioni il Senato accademico ha conferito l’Ordine del Cherubino al professor Giuseppe Anastasi.
Giovanni Alberti
Nato a Ferrara nel 1965, Giovanni Alberti è professore ordinario di Analisi matematica presso l’Università di Pisa. Tra il 1984 e il 1991 è stato allievo della Scuola Normale Superiore, prima del corso ordinario poi del corso di perfezionamento, dove ha studiato le proprietà fini delle funzioni a variazione limitata e delle misure rettificabili sotto la guida di Ennio De Giorgi, Giuseppe Buttazzo, Luciano Modica e Stefano Mortola. Successivamente è stato ricercatore universitario di Analisi matematica presso l'Università di Pisa dal 1992 al 1998, poi professore associato dal 1998 al 2002 e infine professore ordinario a partire dal 2002.
All’Università di Pisa ha ricoperto le cariche di presidente dei corsi di studio in Matematica dal 2005 al 2008 e di coordinatore del Dottorato in Matematica dal 2017 al 2022.
È un analista di ampia e consolidata fama internazionale. Ha ottenuto risultati fondamentali nel campo del calcolo delle variazioni e della teoria geometrica della misura. Tra i suoi contributi più significativi ricordiamo il Teorema di Lusin per i gradienti e il Teorema del rango-uno, che risolve una famosa congettura di Ennio De Giorgi sulla struttura delle funzioni a variazione limitata, oltre ad alcuni teoremi sulle singolarità delle funzioni convesse. Più recentemente ha ottenuto risultati cruciali nella teoria delle correnti e delle equazioni di tipo iperbolico, in particolare a riguardo dell’equazione di continuità associata a campi vettoriali non regolari con divergenza nulla.
Nella sua carriera ha avuto numerosi studenti di laurea e di dottorato, tra i quali anche Alessio Figalli (per la laurea triennale), Medaglia Fields nel 2018.
Ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti per i suoi risultati scientifici quali il Premio Caccioppoli dell’Unione Matematica Italiana nel 2002 e il Premio Amerio dell'Istituto Lombardo nel 2019.
Per queste motivazioni il Senato accademico ha conferito l’Ordine del Cherubino al professore Giovanni Alberti.