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Il 13 dicembre alle 18, presso il cinema Lumiere, l'associazione "Sinistra per... l'integrazione e le culture" presenta “Onda d’urto. Dal ’68 al ’78, cronache di un cambiamento irreversibile tra rivoluzione e restaurazione”, una lettura scenica con musica dal vivo del Teatro Studio di Grosseto, con drammaturgia e regia di Mario Fraschetti.

L'evento fa parte del progetto  “1968 – Niente come prima”, promosso dalla Rete biblioteche e archivi di Maremma.

Info: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

locandina

Dopo Barilla, Sammontana, Decathlon e Unicoop Firenze, è Lucart l’azienda partner del Master Marketing Management per il Premio Project Work 2019.
Nata nel 1953 per iniziativa della Famiglia Pasquini, con un fatturato consolidato di oltre 450 milioni di euro e più di 1.500 persone impiegate presso 10 stabilimenti produttivi, Lucart è leader in Europa nella produzione di carte tissue, airlaid e monolucide.
La collaborazione con Lucart rappresenta solo l’ultimo atto di un processo di crescita e condivisione che vede il Master in Marketing Management protagonista di numerose iniziative intraprese insieme alle aziende e, in particolar modo, con le eccellenze toscane. Come dichiarato da Daniele Dalli, Direttore del Master “con il passare del tempo, il Master ha rivolto sempre più l’attenzione alle imprese del territorio Toscano. Insieme ad esse vogliamo invertire una tendenza storica in base alla quale i professionisti di marketing devono necessariamente passare da Milano o addirittura dall’estero per la loro carriera. Cerchiamo invece di coltivare relazioni con imprese locali per generare un circolo virtuoso tra la nostra formazione e il recruiting aziendale per consentire ai nostri allievi di trovare condizioni di impiego e opportunità di crescita professionale sul territorio”.

lego biologici 2

Assemblare mattoncini biologici provenienti da organismi diversi per generare nuovi meccanismi molecolari può sembrare fantascienza ma, grazie allo sviluppo della biologia sintetica, l’obiettivo è sempre più vicino: in questo ambito si colloca la realizzazione di un nuovo sensore biologico di sintesi, ingegnerizzato per percepire e per rispondere a variazioni nei livelli di ossigeno nelle cellule e nei tessuti vegetali. Il risultato di questa ricerca è stato pubblicato sulla rivista internazionale “Plant Physiology” ed è stato ottenuto grazie alla collaborazione fra Scuola Superiore Sant’Anna, Università di Pisa, Scuola Normale Superiore. Si apre adesso la strada verso nuove strategie per fronteggiare i cambiamenti climatici, con particolare riferimento alle colture, che possono andare distrutte da piogge particolarmente abbondanti, le quali finiscono per sommergerle.

“Si tratta di una combinazione di elementi originari del mondo animale, vegetale e fungino – spiega Sergio Iacopino, dottorando dell’Istituto di Scienze della Vita della Scuola Superiore Sant’Anna e primo autore dell’articolo scientifico – assemblati in maniera opportuna per segnalare la presenza di ossigeno attraverso la produzione di bioluminescenza, fenomeno caratteristico delle lucciole o degli organismi marini. In questo modo potremo monitorare i livelli di ossigeno nei tessuti delle piante con elevata precisione e sensibilità”.

image copy copy copy copy copy copy copy copy copy copy copy copy copy copy copy copy“In laboratorio, questo prototipo è già stato superato – sottolinea Benedetta Mennucci, professore ordinario del dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell'Università di Pisa – e ora le nuove frontiere applicative per questi ‘lego biologici’ sembrano essere la possibilità di guidare specifici processi di crescita e di sviluppo delle piante in risposta agli stress per variazioni in gradienti di ossigeno. Questo successo apre le porte all’’utilizzazione del sensore molecolare per testare in laboratorio strategie di resistenza alla sommersione, ovvero alla mancanza di ossigeno. Tale condizione di stress per le piante – aggiunge Beatrice Giuntoli, ricercatrice del dipartimento di Biologia dell'Università di Pisa – ne mette sempre più spesso a repentaglio la sopravvivenza, facendo dell’indisponibilità dell’ossigeno un grave fattore limitante con il quale gli organismi vegetali dovranno sapersi confrontare, in conseguenza dei cambiamenti climatici in atto”.

“Il lavoro – conclude Francesco Cardarelli, professore associato di Fisica applicata della Scuola Normale Superiore – è frutto della collaborazione ormai stabilita da alcuni anni fra i nostri atenei, dove le competenze di ciascuna unità sono confluite nella realizzazione di questo sensore sintetico. Il progetto ha beneficiato della condivisione di laboratori e strumentazione presso il laboratorio Nest della Scuola Normale Superiore. Ci auguriamo di poter continuare in questa direzione con altrettanto successo”.

Il 13 dicembre alle 18, presso il cinema Lumiere, l'associazione "Sinistra per... l'integrazione e le culture" presenta “Onda d’urto. Dal ’68 al ’78, cronache di un cambiamento irreversibile tra rivoluzione e restaurazione”, una lettura scenica con musica dal vivo del Teatro Studio di Grosseto, con drammaturgia e regia di Mario Fraschetti.

L'evento fa parte del progetto  “1968 – Niente come prima”, promosso dalla Rete biblioteche e archivi di Maremma.

Info: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

locandina

Mercoledì, 05 Dicembre 2018 17:39

Sicilia di Clyde Chabot al Teatro Era

Sabato 8 dicembre alle ore 21 e domenica 9 dicembre ore 17,30, al Teatro Era di Pontedera, Clyde Chabot dirige e interpreta Sicilia.

La protagonista francese intraprende un viaggio fisico, con la figlia, alla ricerca dei luoghi della Sicilia di cui erano originari i suoi nonni, alla scoperta di una lingua che non si perdona di non saper parlare e delle tradizioni delle quali, in un impasto di modernità e arcaismo, conserva delle tracce.
Una produzione Teatro Metastasio di Prato e La Communauté inavouable. Scenografia di Stéphane Olry, traduzione Camilla Brison.

Personale unipi e studenti possono acquistare un biglietto ridotto a  8 euro.

Info

TEATRO ERA
Parco Jerzy Grotowski
via Indipendenza, 56025 Pontedera
0587.55720 / 57034
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
www.teatroera.it
www.teatrodellatoscana.it

Biglietteria Teatro Era
via Indipendenza, 56025 Pontedera
0587 213988.
Da martedì a sabato, dalle ore 16 alle ore 19.30. Domenica e lunedì riposo.
Biglietteria Serale
È possibile acquistare i biglietti di tutti gli spettacoli della stagione durante le serate di spettacolo presso la biglietteria del teatro.


Mercoledì, 05 Dicembre 2018 17:29

Sicilia di Clyde Chabot al Teatro Era

Sabato 8 dicembre alle ore 21 e domenica 9 dicembre ore 17,30, al Teatro Era di Pontedera, Clyde Chabot dirige e interpreta Sicilia.

La protagonista francese intraprende un viaggio fisico, con la figlia, alla ricerca dei luoghi della Sicilia di cui erano originari i suoi nonni, alla scoperta di una lingua che non si perdona di non saper parlare e delle tradizioni delle quali, in un impasto di modernità e arcaismo, conserva delle tracce.
Una produzione Teatro Metastasio di Prato e La Communauté inavouable. Scenografia di Stéphane Olry, traduzione Camilla Brison.

Personale unipi e studenti possono acquistare un biglietto ridotto a  8 euro.

Info

TEATRO ERA
Parco Jerzy Grotowski
via Indipendenza, 56025 Pontedera
0587.55720 / 57034
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
www.teatroera.it
www.teatrodellatoscana.it

Biglietteria Teatro Era
via Indipendenza, 56025 Pontedera
0587 213988.
Da martedì a sabato, dalle ore 16 alle ore 19.30. Domenica e lunedì riposo.
Biglietteria Serale
È possibile acquistare i biglietti di tutti gli spettacoli della stagione durante le serate di spettacolo presso la biglietteria del teatro.


Uno studio dell’Università di Pisa ha dimostrato che la plasticità del cervello degli adulti è maggiore di quanto sinora ritenuto e che la suscettibilità al cambiamento riguarda aree sinora ritenute “stabili” come quella visiva primaria. La scoperta apre la strada a una nuova comprensione di cosa succede al nostro cervello dopo una lesione e, potenzialmente, ad un nuovo approccio terapeutico per la sindrome dell’occhio pigro efficace anche negli adulti.
La ricerca, pubblicata sulla rivista eLife, è stata condotta da Paola Binda, Jan W. Kurzawski, Claudia Lunghi e Maria Concetta Morrone per il Dipartimento di Ricerca Traslazionale e Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia dell’Università di Pisa e da Laura Biagi e Michela Tosetti per l’IRCCS Fondazione Stella Maris e per il centro di ricerca Imago7.
“Il cervello cambia ogni volta che impariamo qualcosa di nuovo, ma non tutto il cervello è plasmabile dall’esperienza - spiega Paola Binda - Mentre nei bambini c’è una riserva di plasticità in ampie regioni del cervello, negli adulti la maggioranza delle regioni cerebrali sembra essere immune al cambiamento; fra queste, si è pensato finora che le aree visive del cervello fossero particolarmente stabili. Il nostro studio ha dimostrato che anche la corteccia visiva di individui adulti può andare incontro a cambiamenti notevoli anche in tempi brevissimi”.
Per dimostrarlo, i ricercatori hanno sfruttato le più avanzate tecniche di neuroimmagine in combinazione con una manipolazione dell’esperienza visiva. Per questo hanno chiesto ad alcuni volontari di bendarsi un occhio per due ore, quindi usando la risonanza magnetica funzionale a campo ultra-alto, hanno misurato la rappresentazione di ciascun occhio, prima e dopo questo breve periodo di esperienza visiva anomala. Quello che hanno osservato è un cambiamento rilevante dell’attività nel cervello visivo, che ha amplificato la rappresentazione dell’occhio bendato per qualche minuto dopo la sua riapertura.
“L’applicazione di una benda monoculare è ad oggi il principale approccio terapeutico per la cura dell’ambliopia, o sindrome dell’occhio pigro: un deficit visivo che dipende dalla ridotta rappresentazione di uno dei due occhi al livello del cervello visivo – conclude Maria Concetta Morrone - Questa terapia è generalmente considerata possibile solo nei bambini, mentre sembra inefficace nell’adulto, ma i risultati ottenuti aprono nuove prospettive per la comprensione e la cura di questa condizione, e più in generale per lo sviluppo di nuove strategie che sfruttino il potenziale di plasticità del cervello adulto per la cura e la riabilitazione delle malattie del sistema nervoso centrale”.

Didascalia immagine:
Ricostruzione tridimensionale di un emisfero cerebrale di un individuo adulto, in cui si evidenzia la posizione delle aree deputate alla visione. Contrariamente a quanto si pensava, lo studio di Binda e collaboratori appena pubblicato sulla rivista eLife dimostra che queste aree visive sono plasmate dall’esperienza: nell’adulto come nei bambini. Infatti, la rappresentazione dei due occhi si modifica dopo un breve periodo di sole due ore, durante il quale i volontari indossavano una benda traslucida su uno dei due occhi. Si tratta di una scoperta importante che apre nuove prospettive per la terapia dell’occhio pigro.

Uno studio dell’Università di Pisa ha dimostrato che la plasticità del cervello degli adulti è maggiore di quanto sinora ritenuto e che la suscettibilità al cambiamento riguarda aree sinora ritenute “stabili” come quella visiva primaria. La scoperta apre la strada a una nuova comprensione di cosa succede al nostro cervello dopo una lesione e, potenzialmente, ad un nuovo approccio terapeutico per la sindrome dell’occhio pigro efficace anche negli adulti.

La ricerca, pubblicata sulla rivista eLife, è stata condotta da Paola Binda, Jan W. Kurzawski, Claudia Lunghi e Maria Concetta Morrone per il Dipartimento di Ricerca Traslazionale e Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia dell’Università di Pisa e da Laura Biagi e Michela Tosetti per l’IRCCS Fondazione Stella Maris e per il centro di ricerca Imago7.

“Il cervello cambia ogni volta che impariamo qualcosa di nuovo, ma non tutto il cervello è plasmabile dall’esperienza - spiega Paola Binda - Mentre nei bambini c’è una riserva di plasticità in ampie regioni del cervello, negli adulti la maggioranza delle regioni cerebrali sembra essere immune al cambiamento; fra queste, si è pensato finora che le aree visive del cervello fossero particolarmente stabili. Il nostro studio ha dimostrato che anche la corteccia visiva di individui adulti può andare incontro a cambiamenti notevoli anche in tempi brevissimi”.

 

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Ricostruzione tridimensionale di un emisfero cerebrale di un individuo adulto, in cui si evidenzia la posizione delle aree deputate alla visione



Per dimostrarlo, i ricercatori hanno sfruttato le più avanzate tecniche di neuroimmagine in combinazione con una manipolazione dell’esperienza visiva. Per questo hanno chiesto ad alcuni volontari di bendarsi un occhio per due ore, quindi usando la risonanza magnetica funzionale a campo ultra-alto, hanno misurato la rappresentazione di ciascun occhio, prima e dopo questo breve periodo di esperienza visiva anomala. Quello che hanno osservato è un cambiamento rilevante dell’attività nel cervello visivo, che ha amplificato la rappresentazione dell’occhio bendato per qualche minuto dopo la sua riapertura.

“L’applicazione di una benda monoculare è ad oggi il principale approccio terapeutico per la cura dell’ambliopia, o sindrome dell’occhio pigro: un deficit visivo che dipende dalla ridotta rappresentazione di uno dei due occhi al livello del cervello visivo – conclude Maria Concetta Morrone - Questa terapia è generalmente considerata possibile solo nei bambini, mentre sembra inefficace nell’adulto, ma i risultati ottenuti aprono nuove prospettive per la comprensione e la cura di questa condizione, e più in generale per lo sviluppo di nuove strategie che sfruttino il potenziale di plasticità del cervello adulto per la cura e la riabilitazione delle malattie del sistema nervoso centrale”.

 

Il dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Pisa ha ospitato otto docenti provenienti da prestigiosi atenei dell’Uzbekistan (Andijan, Tashkent, Nukus e Samarcanda) per una training activity nell'ambito del Progetto BUzNet (B-learning Uzbekistan Veterinary Network), finanziato dall’Unione Europea (Erasmus+, Capacity Building). Il progetto, coordinato dall’Universidade do Portoe, per l’Università di Pisa, dalla professoressa Alessandra Guidi, ha l’obiettivo di riqualificare le competenze e di promuovere il miglioramento della formazione dei medici veterinari e dei professionisti della produzione animale in Uzbekistan.
Le lezioni hanno riguardato la tecnologia, l’ispezione e la certificazione nella filiera lattiero casearia coinvolgendo alcuni docenti del dipartimento di Scienze Veterinarie, in particolare, oltre ad Alessandra Guidi, coordinatrice locale del progetto, anche il professore Francesco Di Iacovo e le dottoresse Roberta Moruzzo, Roberta Nuvoloni e Francesca Pedonese. Altri docenti e tecnici del dipartimento hanno inoltre partecipato all’organizzazione e allo svolgimento delle attività laboratoriali/sul campo, in particolare la dottoressa Beatrice Torracca e il dottor Omar Benini per il controllo dell’igiene del latte, le dottoresse Federica Salari e Iolanda Altomonte per la qualità del latte e il professore Duccio Panzani per le problematiche riproduttive nelle vacche da latte.
Nel corso della settimana, gli ospiti hanno inoltre potuto visitare l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Lazio e Toscana (sede di Pisa), la stalla del Centro di Ateneo di Ricerche Agro-Ambientali "Enrico Avanzi" (CiRAA), il caseificio Busti e la Mukki Centrale del Latte della Toscana S.p.A di Firenze.
Dopo questa tappa pisana, gli otto docenti uzbeki completeranno nei prossimi mesi la propria formazione presso gli altri partner europei del progetto, le università di Padova e Porto (Portogallo) e la Estonian University of Life Sciences di Tartu.

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